ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 12 aprile 2011

Siena, il Trittico di Badia a Rofeno torna al suo antico splendore

Torna a risplendere il Trittico di Badia a Rofeno, una delle opere più straordinarie del Medioevo senese. In occasione della XIII Settimana della Cultura, il laboratorio dei dipinti dell’Opificio delle pietre dure di Firenze ha presentato in anteprima assoluta il restauro di uno dei capolavori indiscussi di Ambrogio Lorenzetti (Siena, notizie dal 1319 al 1348). L'opera, il cui intervento conservativo è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Musei Senesi (con il supporto della Fondazione Monte dei Paschi e con finanziamenti ministeriali), farà ritorno al Museo d'arte sacra di Palazzo Corboli ad Asciano fra la fine di maggio e gli inizi di giugno.
Attribuito per la prima volta ad Ambrogio Lorenzetti nel 1912 dal De Nicola, che lo vide nella sua antica collocazione di Badia a Rofeno, il trittico costituisce una delle più formidabili testimonianze della pittura di questo artista: l’immagine imponente del san Michele Arcangelo, elegantissimo, che lotta con la bestia dalle sette teste descritta dall'Apocalisse, ebbe una singolare risonanza nelle generazioni di artisti a venire, apprezzato anche per gli azzardati ed accattivanti contrasti cromatici.
L’intervento conservativo, curato da un’equipe di restauratori, diretta da Marco Ciatti e coordinata da Luisa Gusmeroli, è stato reso necessario dal repentino aggravarsi nel dicembre del 2006 delle condizioni dell’opera, già segnata da una storia conservativa complessa, che presentava gravissimi ed estesi distacchi e sollevamenti del colore. Una prima fase del lavoro è stata, perciò, compiuta in loco al fine di proteggere con una adeguata velinatura la superficie pittorica e di predisporre tutte le altre operazioni necessarie per poter poi trasportare in sicurezza il dipinto al Laboratorio della Fortezza. Qui la situazione è stata documentata ed il dipinto è stato sottoposto alle indagini diagnostiche necessarie per la comprensione dei suoi materiali, della tecnica artistica e delle patologie in atto. Secondo la metodologia propria dell’Opificio delle pietre dure si è iniziato con le indagini non invasive di area (radiografia Rx, riflettografia Ir, fluorescenza Uv, falso colore Ir, ecc.), per passare poi agli approfondimenti tramite misure non invasive puntuali (fluorescenza X, misure di riflettanza Fors), riservando così la conoscenza più approfondita propria delle tecniche invasive, cioè con prelievo, ad un numero limitatissimo di punti.
Per far fronte ai distacchi ed ai sollevamenti del colore è stato messo a punto un sistema di consolidamento tramite l’impiego del sottovuoto e per poterlo realizzare si è reso necessario separare il trittico nei suoi elementi costitutivi: le tavole dipinte da Ambrogio e la complessa cornice intagliata, dorata e dipinta del secolo XVI, attribuita a Fra’ Raffaele da Brescia (Brescia 1479 - Roma 1539), pesantemente inchiodata alle parti più antiche.
Grazie allo smontaggio è stato possibile compiere l’interessante scoperta delle antiche cornici dipinte da Ambrogio, nascoste da secoli, che, insieme agli originari perni di collegamento tra le tre tavole maggiori, dimostrano che esse costituivano fin dall’origine un unico dipinto.
Risolti i problemi di adesione del colore, il restauro ha affrontato il risanamento delle strutture lignee secondo il progetto di rendere le due parti, il trittico di Ambrogio e la cornice cinquecentesca, ciascuna autoportante ed indipendente rispetto all’altra.
È poi seguita la pulitura della superficie dallo sporco e dalle ridipinture alterate, recuperando sia la raffinata cromia di Ambrogio, sia alcuni dettagli della figurazione. Le mancanze di colore sono state stuccate e trattate con due sistemi di reintegrazione: una di tipo ricostruttivo delle forme, sia pur in modo differenziato e riconoscibile, dove ciò era filologicamente possibile, ed una invece non ricostruttiva, dove non vi erano sufficienti informazioni nelle parti residue, detta “astrazione cromatica” al fine di non falsificare il documento figurativo.
La fortuita scoperta delle antiche cornici trecentesche dipinte da Ambrogio Lorenzetti costituisce una tappa fondamentale nella conoscenza delle capacità formali di Ambrogio e dà un senso alla testimonianza del Vasari che documentava per il Polittico di Badia a Rofeno una fortuna critica straordinariamente vasta.
L’opera è ora presentata in Laboratorio con le due parti separate, il Trittico di Ambrogio Lorenzetti e la cornice cinquecentesca, in modo da consentire una piena fruizione del capolavoro del grande pittore senese e delle novità emerse con il restauro. Con il ritorno dell’opera nel Museo d’Arte Sacra di Asciano si prevede un primo periodo di esposizione analogo a quello qui attuato, ed una successiva ricomposizione, a cura degli specialisti dell’Opificio delle pietre dure delle due parti, che rimarranno comunque strutturalmente indipendenti.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Il Polittico di Badia a Rofeno dopo dell'intervento di restauro; [fig. 2] Il Polittico di Badia a Rofeno prima dell'intervento di restauro; [fig. 3] Particolare del san Michele Arcangelo del Polittico di Badia a Rofeno durante la pulitura [Le foto sono state fornite dall'Agenzia Freelance di Siena]

Informazioni utili
Museo Palazzo Corboli, corso Giacomo Matteotti, 128 - Asciano (Siena). Informazioni: tel. 0577.719524; tel. 0577.718811 (Ufficio turistico) o tel. 0577.707262 (Ufficio turistico Abbazia Monteoliveto Maggiore). Orari: da martedì a domenica, ore 10.30-13.00 e ore 15.00-18.30 Ingresso: intero € 4,50, ridotto € 3,00. Sito web: www.palazzocorboli.it.

Merano, all'Imperialart Hotel si dorme in dodici stanze d'autore

Per tutto il Novecento ha rappresentato il salotto buono di Merano, ospitando tra le sue pareti grandi nomi della cultura internazionale come Hugo von Hoffmannsthal, Franz Kafka, Ezra Pound e Peggy Guggenheim. Stiamo parlando del Caffè e Garni Imperial, affacciato sul centralissimo corso Libertà e a due minuti dal centro termale. Uno spazio, questo, che il nuovo proprietario Alfred Strohmer ha trasformato, dallo scorso autunno, nel raffinato Hotel Imperialart, una meta perfetta per chi ama soggiornare in un ambiente riservato, approfittando di spazi dal grande impatto e personalità. Dietro la facciata originale in stile Liberty, datata al 1899, si “nascondono”, infatti, dodici camere di design e arte, disposte su tre piani, in cui si alternano decori a stucco di cristalli astratti, pareti di ferro e istallazioni al neon, combinazioni di colori e materiali ispirati ad antichi edifici della storia meranese.
Le concept room dell'Imperialart hotel, un vero e proprio museo a quattro stelle con tanto di catalogo d'arte, sono state plasmate dallo stile di tre famosi artisti meranesi contemporanei: Elisabeth Hölzl, Marcello Jori e Ulrich Egger. Tutti e tre hanno lavorato condividendo le proprie visioni con l’architetto Harald Stuppner e sotto supervisione della Fondazione Kunst Meran/o Arte.
Il risultato del restyling sovrappone il passato al futuro. Nel Caffè le restaurate Tulip Chairs di Saarinen, risalenti agli anni Cinquanta, dialogano con nuovissimi oggetti di design, come le famose sedute Moroso. Una fila di luci scorta il visitatore al piano superiore attraverso immagini a parete retroilluminate e ringhiere dorate. Da qui inizia il viaggio tra dodici suite da favola, tutte diversi tra di loro, ma tutte ugualmente magiche.
La proposta concettuale di Ulrich Egger, attraverso un gioco realizzato con differenti materiali, come lastre di ferro e pannelli di video-immagini in movimento, intende portare l’ospite della camera a una riflessione sulla propria funzione di inconsapevole fruitore d’arte e di partecipante alla vita di altre persone. Elisabeth Hölzl rimane, invece, fedele al suo confronto con la memoria dei luoghi. Nelle “sue” stanze sono, infatti, state ricreate le atmosfere di edifici simbolo di Merano, partendo da splendide fotografie che documentano lo stesso vecchio Imperial, l’antico hotel Bristol, le vecchie Terme. Infine, Marcello Jori, artista designer, collaboratore anche per Moroso, ha seguito la sua fascinazione per la densità, la struttura fisica e la luminosità dei cristalli, che per lui sono dei veri e propri talismani in quanto costituenti minimi della vita. Le sue concept room appaiono così come dei “castelli di sogno”, con nomi onirici e fantastici.

Didascalie delle immagini
[fg. 1] Veduta esterna dell'
Imperialart hotel di Merano; [fig. 2] Camera progettata da Elisabeth Hölzl all'Imperialart hotel di Merano; [fig. 3] Camera progettata da Elisabeth Hölzl all'Imperialart hotel di Merano.

Informazioni utili
Imperialart hotel, corso Libertà, 110 -Merano. Informazioni: tel. 0473.237172 o info@imperialart.it. Web Site: www.imperialart.it.

Per saperne di più
www.accart.it/el_h%F6.htm
www.ulrichegger.com
www.marcellojori.it

lunedì 11 aprile 2011

Un nuovo museo per la Spagna: il Thyssen di Malaga

Sarà sicuramente il fiore all’occhiello della candidatura a Capitale europea della cultura 2016 di Malaga. Stiamo parlando del nuovo museo Thyssen, che ha aperto i battenti, negli scorsi giorni, all’interno del restaurato palazzo di Villalón, un edificio simbolo dell’architettura rinascimentale locale, edificato alla fine del secolo XVI.
Situato nella calle Compañía, nel cuore del centro storico della città, lo spazio ha una superficie di 7.147 metri quadrati, oltre 5.000 dei quali dedicati ad uso espositivo. La collezione permanente è, invece, composta da circa duecentotrenta opere, raccolte dalla baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, che permettono di realizzare un percorso importante e completo attraverso l’arte spagnola del XIX secolo e dell’inizio del secolo successivo, con particolare attenzione alla pittura andalusa. Tra gli artisti più importanti si segnalano, Zurbarán, Sorolla, Zuloaga o Romero de Torres, insieme con pittori originari di Malaga quali Gómez Gil, Moreno Carbonero e Barrón.
Il percorso espositivo permette di vedere, al momento, solo centosettanta di questi lavori (gli altri resteranno in magazzino e saranno presentati in maniera ciclica), suddivisi in otto sezioni. Nella prima, Costumbrismo, sono raccolte opere di pittori come Rafael Benjumea o Guillermo Gómez, ispirate ai costumi e alla vita popolare del secolo XIX. La sezione Preciosismo ospita dipinti ispirati all’omonima corrente artistica. Tra i Maestros Antiguos si trovano alcuni capolavori come la Santa Marina di Francisco de Zurbarán, o la Adorazione dei Magi di Jerónimo Ezquerra. Nella sezione Pintura de entresiglos, artisti come Muñoz Degrain, Zuloaga e Sorrolla permettono di comprendere alcuni dei cambiamenti vissuti non solo dall’arte ma da tutta la società spagnola degli inizi del secolo XX. Paisajismo romantico e Paisajismo naturalista raccolgono opere ispirate alle omonime correnti artistiche. Nella sezione Pintura naval, si distinguono stampe dei porti di Malaga e Siviglia e artisti quali Manuel Barrón y Carrillo ed Emilio Ocón y Rivas. Completano il museo le sezioni dedicate alle Opere su carta, tra cui si trovano stampe di Flórez Ibáñez, Cecilio Plá e Sorolla, e i Prestiti a tre anni, con dipinti di Fortuny, Madrazo y Garreta e Rico Ortega.
Il museo accoglie, inoltre, fino al 30 giugno l’esposizione antologica Da Picasso a Tapies, con opere del secolo XX proveniente da fondi di Carmen Thyssen di autori quali Juan Gris, Joan Mirò, Antonio Saura, oltre agli stessi Picasso e Tapies.
Un'occasione, dunque, imperdibile -questa- per un viaggio a Malaga, città che, nei prossimi giorni, coinvolgerà il pubblico anche in una delle sue tradizioni più autentiche e sentite, la Settimana Santa, festa barocca ed andalusa per eccellenza, che trasforma il centro storico in uno splendido scenario in cui tutta la popolazione rivive i momenti della Passione di Cristo. Ogni giorno della settimana, dalla domenica delle Palme a Pasqua, sfileranno per le vie del centro varie confraternite, provenienti dalle diverse chiese della città e caratterizzate dal colore e dallo stile della tunica dei loro membri. Questi gruppi porteranno in processione i propri troni, cioè sontuose strutture scultoree che raffigurano immagini di Cristo o della Madonna, vere e proprie pale d’altare che camminano portate sulle spalle. La processione del Risorto del giorno di Pasqua è, invece, formata da nazareni che rappresentano tutte confraternite cittadine: è un lungo corteo colorato che entra nella Alameda Principal a mezzogiorno e si raccoglie alle 2 nella chiesa di San Julián, nei pressi della calle Carretería, per celebrare in modo indimenticabile la Festa della Resurrezione.

Didascalie delle immagini
[fig. 1]
Veduta interna del Museo Thyssen di Malaga; [fig. 2] Ramon Casas i Carbó, Julia, c. 1915. Olio su tela, 85 x 67 cm; [fig. 3] José García Ramos, Corteggiamento spagnolo, 1885. Olio su tela, 54,3 x 33,5 centimetri.

Informazioni utili
Museo Thyssen di Malaga, Azienda Calle 10 - Málaga (Spagna). Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-20.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 3,50. Sito web: www.carmenthyssenmalaga.org.

Per saperne di più
www.spain.info/it
www.diariosur.es/multimedia/fotos/ultimos/74146-museo-carmen-thyssen-malaga-realidad-0.html