ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 11 marzo 2012

«Doni di pace», argenti Tiffany a Torino

Torna in mostra, dopo più di cent'anni, il servizio in argento Tiffany donato dagli Stati Uniti a Federico Sclopis nel 1873, come segno di ringraziamento per l’opera politico-diplomatica da lui prestata n ella questione nota come «Alabama Claims». L'occasione è offerta dalla rassegna offerta dalla nuova rassegna «Opere in primo piano», un’iniziativa di Palazzo Madama dedicata a singole opere delle collezioni, o a piccoli gruppi di opere come in questo caso, protagoniste di un restauro importante o di studi approfonditi.
A Torino sarà, dunque, possibile vedere gli argenti donati dagli Stati Uniti a Federico Sclopis di Salerano, giurista e senatore torinese, nominato da Vittorio Emanuele II delegato del Regno d’Italia per il Tribunale arbitrale di Ginevra, chiamato nel 1872 a risolvere un’importante questione politica che contrapponeva Gran Bretagna e Stati Uniti. L’abilità diplomatica di Sclopis, che
I cinque magnifici pezzi, che sono stati sottoposti a un recente intervento di restauro, sono testimonianza del gusto delle Grandi esposizioni di fine Ottocento per le oreficerie di grandi dimensioni, decorate da figure tridimensionali, in stile revivalista e accademico. La scelta di valorizzarli oggi, attraverso un nuovo intervento di pulitura e l’esposizione al secondo piano di Palazzo Madama, ha tanti significati: raccontare una storia torinese, legata all’operato in ambito internazionale di Federico Sclopis, protagonista della vita politica cittadina nella seconda metà dell’Ottocento; arricchire il percorso espositivo legato alle arti decorative; e soprattutto sottolineare l’orientamento attuale del museo, che dal 2008 è impegnato a studiare, esporre ed acquisire anche le opere di arte decorativa del XIX e XX secolo. portò alla soluzione di un contenzioso legato al comportamento contraddittorio della Gran Bretagna durante la guerra di secessione americana, gli valse due importanti riconoscimenti ufficiali: il servizio Tiffany, opera di Eugène Soligny, dono del governo americano, e la fioriera degli argentieri londinesi Garrard, dono della regina Vittoria. Le opere giunsero in Italia nel 1873 e nello stesso anno vennero richieste per l’Esposizione universale di Vienna; rimasero quindi a Torino nel palazzo di famiglia fino al 1883, quando Isabella Sclopis decise di offrire tutti i preziosi argenti al Museo civico di Torino. Esposti per pochi anni, dal 1883 al 1890, vennero poi ritirati a deposito negli anni della direzione Avondo.
Il servizio Tiffany comprende un grande centrotavola o coppa da punch con l’interno rivestito in oro e ai lati due teste di satiri con foglie di vite e grappoli d’uva tra i capelli; due candelabri con figura femminile abbigliata all’antica (Arianna, figlia di Minosse
re di Creta, già compagna di Teseo, poi sposa di Diòniso) che regge i dodici lumi dei candelabri, tutti decorati da viticci. Infine, una coppia di rinfrescatoi per bottiglia con la raffigurazione, sulle due facce, di figure allegoriche che rappresentano l’agricoltura e il commercio. La coppa presenta un’iscrizione in inglese, incisa frontalmente, che tradotta recita: «gli Stati Uniti al conte Federico Sclopis arbitro nominato da Sua Maestà il Re d’Italia conformemente all’art. 1 del Trattato tra gli Stati Uniti e Sua Maestà Britannica, conclusosi a Washington l’8 maggio 1871, come segno della loro stima
per la dignità, dottrina, abilità e imparzialità con cui eseguì a Ginevra i suoi ardui incarichi».
L’intero servizio può attribuirsi a Eugene Julius Soligny - orafo e designer francese attivo per Tiffany dal 1858 - sulla base della firma presente sul lato sinistro dei candelieri (EJ e S). Lo stile dei pezzi, come in molte creazioni dell’artista, è classicheggiante e neorinascimentale, anche se nelle figure dell’agricoltura e del commercio, cominciano già a ravvisarsi spunti dell’Art nouveau.
La donazione di Isabella Sclopis comprende anche una grande coppa in argento cesellato e dorato, da interpretare come fioriera della ditta londinese «R. & S. Garrard», argentieri e orafi che si distinsero nella seconda metà del XIX secolo come fornitori abituali della corte, specializzati nella produzione di argenti ricchi di rimandi ai principali stili storici in voga nell’Ottocento. La coppa presenta la raffigurazione delle armi d’Inghilterra nella parte centrale, due protomi leonine alle estremità e piedi in forma di zampe leonine. Il museo conserva anche la cassa originale dell’opera, utilizzata nel 1873 per farla viaggiare da Londra a Torino.

Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2 e 3] Particolari del servizio in argento Tiffany donato dagli Stati Uniti a Federico Sclopis nel 1873, come segno di ringraziamento per l’opera politico-diplomatica da lui prestata nella questione nota come «Alabama Claims». Foto: Ufficio stampa Torino Musei.

Informazioni utili
«Doni di pace. Gli argenti Tiffany di Palazzo Madama». Palazzo Madama, Museo civico d’arte antica, piazza Castello - Torino. Orari: martedì-sabato, ore 10.00-18.00; domenica, ore 10.00-20.00, chiuso lunedì. Ingresso (comprensivo della visita al museo): Informazioni: tel. 011.4433501. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Incontro di presentazione: venerdì 17 marzo 2012, ore 17 (in Sala Senato). Da sabato 17 marzo 2012.

venerdì 4 novembre 2011

Dalla «Rosetta» alle murrine: in mostra un secolo di perle veneziane

Un secolo di perle veneziane in mostra: potrebbe essere questo lo slogan dell’esposizione che il Museo del vetro di Murano dedica alla ditta «Ercole Moretti e Fratelli», in occasione del centesimo anniversario di attività. La rassegna, curata da Chiara Squarcina e corredata da un numero speciale della collana «Schegge di vetro», allinea alcune note realizzazione dell’azienda veneta, come la perla «Rosetta», la più conosciuta al mondo, la perla «Mosaico», la Millefiori, e, per finire, la straordinaria murrina.
Ieri strumento di scambio, oggi espressione originale di un decoro tanto effimero quanto
indispensabile, quella delle perle veneziane rappresenta un’importante produzione, la cui origine risale nei secoli: già nel 1338 è documentata una spedizione in barile da Venezia di «paternostri di vitro» (grani di vetro per le corone del rosario).
Ma è con l’invenzione della tecnica a lume che la produzione di perle conosce un grande impulso. Nasce così una nuova corporazione di mestiere, quella dei «supialume» (così chiamati perché producevano anche oggetti vuoti all’interno, soffiati a bocca). Data, invece, 1672 la nascita l’«Arte dei Perleri».
Dopo questo sviluppo le perle veneziane conoscono una nuova straordinaria stagione tra la fine dell'Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento, quando le perle a lume, le «conterie»
e la perla «Rosetta» sono richieste soprattutto presso le colonie dell'Africa occidentale, delle Americhe e in India. Portate in quei Paesi lontani da compagnie straniere a bordo delle loro navi, vengono usate come preziosa materia di scambio (trade beads). Con esse si possono acquistare oro, spezie, e perfino schiavi. Presso i nativi sono inoltre molto apprezzate per il valore magico e scaramantico a loro attribuito.
In questo clima euforico, nel 1911 - con la lavorazione della perla rosetta, l'aristocratica
- inizia a Murano la sua attività la Ercole Moretti, fondata dai fratelli Ercole e Norberto Moretti, ai quali si aggiunge qualche tempo Iginio, il terzo fratello. Qualche anno più tardi, visto il successo della «Rosetta» i Moretti avviano la produzione
delle perle «Millefiori», mentre nel 1922 e nel 1923, per due anni consecutivi, l’azienda vince il primo premio a un concorso indetto dall'Istituto per il Lavoro tra i fabbricanti di perle a lume.
Ma, nel corso dei decenni, i Moretti non si sono limitati alle sole perle di tradizione veneziana. Nel 1930 presentano le collane fatte con perle molate, che sorprendono ancor oggi per la loro modernità. Successivamente allargano ancora di più il campo dei loro prodotti con lavorazioni che con le perle veneziane hanno da spartire solo la materia prima: nascono così i bottoni per camicetta e le cosiddette perle false, formate da un nucleo di vetro rivestito di vernici madreperlacee che imitano le perle vere, quelle dell'ostrica.
La ditta è la prima in Italia a produrre questo tipo di ornamento, nel 1937, in seguito imitata da altri produttori veneziani. Successivamente, nel 1948, vengono eseguite in esclusiva le cannucce per bibita per i «Grandi Magazzini Duilio» di Firenze.
Ma, mentre si producono queste novità, non vengono trascurate le altre tipologie di perle veneziane: dal sommerso semplice a quello con l'oro e l'argento, dal fiorato a tutta una serie di perle di fantasia, fatte con l'avventurina e con le vette.
Nel 1960 viene avviata la produzione delle imitazioni di pietre dure, soprattutto del turchese caramazze, che poteva ingannare chi non
conoscesse alla perfezione gli originali. Anche altre pietre sono ben imitate: il quarzo rosa, la malachite, il topazio e l'ametista. Alcune risultano addirittura inventate, ma talmente verosimili da sembrare vere.
Nel 1968 viene introdotta una piccola grande invenzione, quella delle cosiddette murrine, ottenute realizzando una complessa composizione all'interno di una sagoma di rame piatto, che avvia una moda viva ancor oggi. Pendenti grandi e piccoli, piatti e ciotole di murrina sono gli ultimi nati dalla eclettica fantasia dei Moretti, che in questi cento anni hanno utilizzato tecniche diverse utilizzando i materiali più disparati, tuttavia, proprio la lavorazione a murrina rappresenta a tutti gli effetti il loro vero fiore all'occhiello.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Pendenti di recente creazione; [fig.2 ] Perle di Mosaico, 1915; [fig. 3] Perle Millefiori di varie forme, anni Venti; [fig. 4] Collane di recente creazione.

Informazioni utili
Ercole Moretti. Un secolo di perle veneziane. Museo del Vetro di Murano, Fondamenta Giustinian, 8 – Murano (Venezia). Orari: 10.00-17.00 (biglietteria 10.00-16.30); chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio 2012. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,50. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia) e +39.041.42730892 (dall’estero). Sito web: www.visitmuve.it. Fino al 6 gennaio 2012.

Tutti nel magico mondo di Pipilotti Rist

Milano ritrova uno dei suoi vecchi cinema. Dopo cinque anni dalla chiusura, riapre i battenti il Manzoni, storica sala cittadina costruita negli anni Cinquanta dall'architetto Alziro Bergonzo e nota per aver fatto da scenario anche a importanti film come «Cronaca di un amore» (1950) e «La signora senza camelie» (1952), entrambi di Michelangelo Antonioni.L'occasione è offerta dalla nuova mostra della Fondazione Nicola Trussardi. Il direttore artistico dello spazio di piazza della Scala, Massimiliano Gioni, ha, infatti, scelto l'elegante sala cinematografica di via Manzoni 40 come location per la mostra «Parasimpatico», prima grande personale di Pipilotti Rist in un’istituzione italiana.
Continua così l’attività «nomade» della fondazione lombarda: un’attività, questa, tesa a riscoprire e valorizzare attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea luoghi spesso «dimenticati» o in disuso, gioielli preziosi nascosti tra le pieghe della città.
L’artista svizzera, una delle voci più autorevoli e anticonformiste dell’arte di oggi, ha combinato, per questa sua esposizione milanese, lavori vecchi e nuovi, creando un unicum vivo e pulsante, fatto di immagini dal fascino magico e gioioso: video e installazioni, che creano negli ambienti sontuosamente decorati del Manzoni, dalla hall allo scalone d’ingresso, dalla platea al bar- un carosello di suoni, luci e colori.
Il visitatore è invitato a entrare fisicamente nell'opera e ad interagire anche emotivamente con essa,
così come è già avvenuto in passato quando installazioni dell’artista sono state presentate in luoghi inaspettati -toilette, bottiglie di liquore, conchiglie e borsette da signora- o proiettate su superfici suggestive, come soffitti di chiese e giganteschi schermi televisivi.
Entrare tra le pareti dell’ex cinema Manzoni sarà, dunque, come compiere un viaggio alla Alice del paese nelle meraviglie, in un mondo in bilico tra sogno e realtà.
Il visitatore abiterà, infatti, spazi dalle proporzioni stravolte e si sentirà come un piccolo lillipuziano di fronte a immagini gigantesche, che esaltano la sensazione del ricordo infantile di un mondo puro, dove la corporeità sembra riconciliarsi con la razionalità e dove la sensualità acquista una dimensione quasi spirituale, a tratti venata di ironia e malinconia.
La porta d’accesso ai lavori di Pipilotti Rist, artista che vanta esposizioni in importanti istituzioni internazionali come il MoMA di New York e il Centre Pompidou di Parig, è, dunque, la nostra parte emozionale, quella che reagisce in modo involontario agli stimoli che vengono dall’esterno. Da queste considerazioni deriva la scelta del titolo «Parasimpatico» per la sua mostra con la fondazione Nicola Trussardi. Con il suo tipico senso dell’umorismo, l’artista fa riferimento a quella branca del sistema nervoso che presiede le funzioni corporee involontarie, che stimolano la
quiete, la digestione, il rilassamento, il riposo e l’immagazzinamento di energia.

Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2, 3] Pipilotti Rist, Homo Sapiens Sapiens, 2005. Audio-video installation. Courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine, New York

Informazioni utili
Pipilotti Rist. Parasimpatico. Ex cinema Manzoni,via Manzoni 40 – Milano.Orari:tutti i giorni, dalle 11.00 alle 21.00. Ingresso libero. Informazioni: Fondazione Nicola Trussardi, pia
zza della Scala, 5 – Milano, tel. 02.8068821 o info@fondazionenicolatrussardi.com.Vernice per il pubblico: 8 novembre 2011, ore 18.30. Fino al 18 dicembre 2011.