ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 21 febbraio 2013

Un Carpaccio inedito nel nuovo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani

È l’annuncio della straordinaria scoperta, nei depositi del museo Correr, di una «Pietà», riconosciuta e restituita a Vittore Carpaccio da Giorgio Fossaluzza, la notizia di spicco del settimo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani, importante resoconto di studi e contributi scientifici del settore, a cura di Camillo Tonini e Cristina Crisafulli.
La pubblicazione, edita da Skira e dalla stessa istituzione veneta (136 pagine, 80 illustrazioni, 22 a colori), propone una serie di interventi scientifici su tematiche storico-artistiche connesse alle collezioni lagunari, fonte inesauribile di nuove conoscenze e continuo oggetto di studio e indagine. Tre le sezioni nelle quali si articola il volume: «Collezioni», «Studi e Contributi» e «Attività».
Ad aprire il bollettino è uno scritto di Andrea Daninos sulle problematiche connesse allo sviluppo della ceroplastica a Venezia, accompagnato da un contributo di Camillo Tonini e Diana Cristante sulla formazione e sulle peculiarità della preziosa raccolta conservata presso i Musei civici veneziani (con schede di catalogo di diversi studiosi per ciascuna opera).
Mentre alla notizia legata a Vittore Carpaccio, alla cui mano venne ricondotta anche una «Madonna con il Bambino», rinvenuta sempre nelle collezioni di Teodoro Correr, sono dedicati i testi scientifici della seconda parte della pubblicazione.
L’assegnazione della «Pietà n. 1088» dei depositi del Correr al corpus del grande artista veneziano, autore delle storie di Sant’Orsola, risulta di assoluto rilievo, aprendo prospettive inedite sulla fase giovanile della sua pittura, così rara di esempi nonostante i recenti recuperi. Collocabile sul finire degli anni Ottanta, la tavola di nuova attribuzione (cm 60,1x82,2) sarebbe, infatti, preceduta unicamente dalla già citata «Madonna con il Bambino», la cui attribuzione avvenne nel 2011, dopo che il restauro -lo illustra Andrea Bellieni, nell’attuale bollettino- aveva permesso di leggere la firma «Vethor Scharpaco». Originalissima sarebbe, poi, la scelta del tema per il quale Carpaccio, pur ancora legato al magistero belliniano, sembra rifarsi a modelli devozionali di matrice nordica e soprattutto alle posture e gestualità di qualche gruppo plastico.
Sempre nella sezione «Studi e Contributi», si rivela interessante la proposta di Ettore Merkel che ravvisa in una grande tavola lignea a fondo oro, fresca di un lungo e difficile restauro, l’ancòna che Francesco Amadi avrebbe commissionato a Gentile da Fabriano, citata nei documenti, ma ritenuta perduta, e per molti anni collocata probabilmente in un’edicola votiva nella calle dove si trovava il palazzo della famiglia mercantile.
La cauta pulitura delle ridipinture non originali e la prudente velatura delle ferite inferte dal tempo e dagli uomini hanno permesso di recuperare la struttura lignea cuspidata che definisce la tavola proprio come un’ancòna o tabernacolo votivo di carattere privato, nonché la particolare raffinatezza di molti tratti meno danneggiati del dipinto. Se si trattasse davvero dell’ancòna per Francesco Amadi, «una delle pochissime opere d’arte eseguite a Venezia dall’artista» -scrive Merkel- essa potrebbe testimoniare «con la sua data precoce e il suo stile ancora tardo-giottesco, quale fu l’incipit del Gotico Internazionale per Venezia».
Seguono nella pubblicazione altri quattro saggi che offrono ricchi spunti per l’approfondimento e la comprensione di opere conservate nelle diverse sedi dei Musei civici di Venezia e collocabili tutte tra XVIII-XIX secolo. Si tratta dei disegni di Antonio Gaspari relativi a tre ville venete, analizzati da Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, di due ritratti di Bartolomeo Nazari, studiati da Paolo Delorenzi, del libro il «Forestiere Illuminato», del quale Juergen Schulz ha scoperto altre due edizioni prima non segnalate, e di un curioso manoscritto, con una versione in inglese di due canzoni del poeta ottocentesco Pietro Buratti, illustrato da Giuliano Averna.
Nella sezione «Attività» è, invece, reperibile un contributo di Giorgio Fossaluzza, contenente i risultati più recenti della ricerca sulla grande vetrata colorata della chiesa veneziana di san Giovanni e Paolo. Si succedono, quindi, una serie di interventi che rendono conto del lavoro effettuato sulle collezioni e sui fondi conservati presso i Musei civici veneziani.
Conclude l’opera, come di consueto, l’elenco di tutta l’attività del 2011, redatto da Monica da Cortà Fumei e Claudia Calabresi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Vittore Carpaccio, «Pietà» , Venezia, Museo Correr; [fig. 2] Gentile da Fabriano (attr.), «Madonna con il Bambino» , Venezia, Museo Correr; [fig. 3] Ceroplasta sconosciuto, «Battaglia di cavalieri romani» , seconda metà del XVII secolo; [fig. 4] Ceroplasta sconosciuto, «Manichino a grandezza naturale: bambina», 1790-1795 circa

Informazioni utili 
AA.VV., Bollettino dei Musei civici veneziani, III serie – 7.2012 (Le cere nelle collezioni dei Musei Civici Veneziani). Skira /Musei civici veneziani, Milano-Venezia 2012.

martedì 19 febbraio 2013

L’arte al servizio della vita: un concorso Unesco per fotografi ed artisti

«Create un’immagine, illustrate amore, compassione e cura». È questo l’invito che lancia la seconda edizione del «Concorso di bioetica e arte», promosso dalla cattedra Unesco in Bioetica e diritti umani, istituita presso il Pontificio ateneo Regina apostolorum e l’Università europea di Roma.
Tre le categorie previste dalla competizione: artisti professionisti, fotografi e giovani (dai 13 ai 17 anni). Per realizzare la propria opera i partecipanti dovranno ispirarsi a un passaggio della Dichiarazione universale di bioetica e diritti umani dell’Unesco, nella quale si sottolinea il «rispetto per tutte le culture e le religioni» e «l’impatto delle scienze della vita per le generazioni presenti e future».
La data ultima di consegna degli elaborati per fotografi e artisti professionisti è fissata al 1° aprile 2013; mentre quella per i giovani al 1° luglio.
Le opere saranno, quindi, valutate da una commissione internazionale che, a fine settembre, eleggerà cinque finalisti per ogni categoria. Tra di essi verranno scelti i tre vincitori; tutte e quindici i lavori selezionati, oltre a ricevere un premio in denaro, saranno esposti in una mostra, che toccherà le città di New York, Honk Kong e Roma.
«Lo scopo dell’iniziativa –spiega il professor Alberto Garcia, direttore della cattedra Unesco di Bioetica e diritti umani e membro dello staff degli organizzatori – è diffondere la cultura e il rispetto della vita in ogni sua forma. La novità di quest’anno è l’apertura del bando di concorso alle giovani generazioni alle quali speriamo di trasmettere in modo durevole il senso del valore della vita. L’arte può avvicinare la società a certi temi in modo molto più efficace che convegni e generiche campagne di sensibilizzazione».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Mariconti, «Una repubblica democratica fondata sul lavoro», tecnica mista (opera vincitrice della prima edizione del «Concorso di bioetica e arte»)

Informazioni utili
«Concorso di bioetica e arte». Data ultima di consegna: 1° aprile 2013 per artisti professionisti e fotografi, 1° luglio 2013 per giovani. Informazioni e consegna materiali: www.bioethicsart.org.
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venerdì 15 febbraio 2013

«I luoghi del cuore», un milione di voti per l’Italia

«Migliaia di luoghi, un milione di voti, un solo cuore, l’Italia»: così il Fai (Fondo per l'ambiente italiano) ha presentato, nella giornata di San Valentino, i risultati della sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo e sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, al fine di far conoscere e proteggere siti importanti non solo per la geografia e la storia del nostro Paese, ma anche per la memoria e la sfera emotiva dei propri abitanti.
La consultazione, lanciata lo scorso maggio e rimasta aperta fino alla fine di novembre, ha visto attestarsi al primo posto, con 53.953 segnalazioni, la Cittadella di Alessandria, costruita per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia tra il 1726 e il 1728, e considerata, per i suoi settantaquattro ettari di superficie, uno dei più grandiosi esempi di fortificazione settecentesca in Europa. Il complesso piemontese, che durante il Risorgimento fu luogo simbolo dei moti rivoluzionari per la Costituzione (qui sventolò per la prima volta il tricolore a opera di Santorre di Santarosa) è, oggi, consumato dalla vegetazione per la proliferazione dell’ailanto, pianta infestante fortemente invasiva, che cresce sui tetti, sui bastioni, sulle rampe. Necessita, quindi, di interventi di manutenzione urgenti che possano far ritornare l’intera struttura, tra le cui mura soggiornarono, tra gli altri, l’imperatore d’Austria Giuseppe II, Giuseppe Garibaldi e Giovanni Guareschi, all’antico splendore.
Al secondo posto si è, invece, classificata la Chiesa di San Nicola a San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, chiusa al culto dal 1999, in seguito ai danni subiti dal susseguirsi di fenomeni tellurici che hanno interessato il territorio pugliese. Sempre in provincia di Foggia, a Mattinata sul Gargano, si trova il terzo bene classificato: l’Abbazia Benedettina della SS. Trinità di Monte Sacro. Mentre ad aggiudicarsi il quarto posto è stato il Rione Santità-Museo di Totò a Napoli, che sogna di inaugurare un percorso o un edificio museale in ricordo del principe Antonio De Curtis.
Restando in Campania, non bisogna viaggiare molto per incontrare il bene in quinta posizione: il Real Sito di Carditello a San Tammaro, in provincia di Caserta, gioiello dell’architettura settecentesca, oggi vittima dell’abbandono ed esposta ad azioni vandaliche, al punto che ignoti ne hanno portato via gradini, parti della balaustre, degli affreschi, persino delle mattonelle. Nessuna sorveglianza permette di tutelare quella che sarebbe una reggia di invidiabile bellezza, oppressa da una discarica di immondizie collocata a meno di un chilometro di distanza. Nelle prime posizioni, si trovano, poi, il Faro del Monte della Guardia a Ponza, il borgo di Finale Emilia, devastato dal terremoto, l’ottocentesca Villa Taranto di Verbania, il cui giardino è stato funestato la scorsa estate da una violenta tromba d’aria, il Colle dell’Infinito a Recanati, il Castello di Miramare e la stupenda Cattolica di Stilo, chiesa bizantina tanto importante, anche se poco conosciuta, da comparire nella filigrana del passaporto italiano.
I luoghi segnalati sono in tutto 10.451. Puglia (straordinario il risultato della provincia di Foggia che ha raccolto oltre 173.000 voti), Campania, Piemonte, Lombardia e Toscana sono state le regioni più sensibili al censimento. I votanti, di età media intorno ai 45 anni, sono stati al 52,8% donne al 47,2% uomini. La tipologia dei beni più votati è quella delle chiese, seguita da abbazie e ville. Le risposte sono arrivate da 123 Paesi: dal Canada all’Olanda, dal Malawi alla Cina, dalle Isole Cook agli Stati Uniti, a dimostrazione che i nostri beni e il nostro paesaggio che stanno negli occhi e nella memoria di tutto il mondo.
Tra i «luoghi del cuore» segnalati alla sesta edizione del censimento, si procederà, nei prossimi mesi, a un monitoraggio, in modo da poter intervenire concretamente per il salvataggio di alcuni; a giugno, in accordo con le Direzioni regionali del Ministero per i beni e le attività culturali, è previsto l’annuncio degli interventi che verranno effettuati. Il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) promette, inoltre, di farsi portavoce delle segnalazioni ricevute da italiani e stranieri e di sollecitare, anche attraverso l’azione capillare delle sue oltre cento delegazioni provinciali, le istituzioni preposte affinché tengano in considerazione i luoghi più amati dai cittadini, sensibilizzando sindaci, soprintendenze e presidenti di regione. Nell’attesa, si può continuare a seguire il censimento sul blog «Italia del Cuore»: un’occasione, questa, per conoscere tanti luoghi, da ripristinare o da riscoprire, che compongono la geografia di un amore, sempre più forte, per il nostro patrimonio culturale.


Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Cittadella di Alessandria, © Archivio CAST, Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro; [fig.2] Cattolica di Stilo, Stilo, Reggio Calabria; [fig. 3] Verbania,Villa Taranto e Giardini © Ente Giardini Botanici Villa Taranto

Informazioni utili
www.iluoghidelcuore.it 
www.italiadelcuore.it

mercoledì 13 febbraio 2013

L’arte del bottone, un viaggio tra storia e moda

«Il dettaglio è importante quanto l'essenziale. Quando è infelice distrugge tutto l'insieme». Così lo stilista francese Christian Dior, responsabile del rilancio internazionale della moda parigina nel secondo dopoguerra, sottolineava l’importanza del bottone per determinare lo stile di un abito.
A questo piccolo oggetto del nostro vivere quotidiano, che la maison Prada ha recentemente scelto come vezzoso accessorio per scarpe e borsette e che il couturier spagnolo Cristobal Balenciaga riteneva perfetto solo se più piccolo dell’occhio femminile, guarda la nuova mostra dei Musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano, nel Bresciano. Fino al prossimo 20 aprile, le sale espositive gestite dalla Fondazione Giacomini Meo Fiorotti accolgono, infatti, la rassegna «Il bottone. Arte e moda», curata dal collezionista Franco Jacassi e promossa grazie al sostegno di Bomisa, Gritti Group, Sandra B. e Secondo Stefano Pavese.
Dalle raffinate e romantiche miniature in avorio o underglass del Settecento alle creazioni surrealiste di Elsa Schiaparelli e a quelle fantasiose di Moschino, oltre diecimila bottoni, prodotti tra il XVIII secolo e gli anni Novanta del Novecento, focalizzano l’attenzione sulla ricca collezione dello stesso Franco Jacassi, signore del vintage, che, dopo esperienze come gallerista d’arte e bibliofilo, ha aperto, in un suggestivo cortile della vecchia Milano, uno showroom di capi, tessuti e ricami d’alta moda datati tra l'Ottocento e gli anni Ottanta, ai quali si aggiungono abiti anni Venti e Trenta firmati da Vionnet e Chanel, indumenti anni Cinquanta e Sessanta targati Emilio Pucci, Christian Dior, Pierre Cardin e Balenciaga, ma anche borse d'antan di Roberta di Camerino, Gucci ed Hermès.
Tra raffinatezze e preziosità, nella mostra bresciana il bottone smette gli abiti di semplice oggetto del vivere quotidiano e diventa, come è giusto che sia, un piccolo pezzo d'arte, nonché un mezzo per leggere la storia e i mutamenti della cultura attraverso l’evoluzione della moda. Il visitatore potrà così farsi incantare dalla preziosità dei materiali e dalla ricercatezza del design di pezzi, molti dei quali mai esposti prima, come preziose lavorazioni cut steel, picture buttons vittoriani in metallo stampato, madreperle finemente cesellate, smalti francesi dell’Ottocento e del periodo Liberty. Tra le scatole e i campionari esposti, si nascondono, poi, pezzi unici di Eva Sabbatini, le storiche palline da golf dorate di Hermés, le tartarughe di Valentino, i bottoni logati di Lanvin e di Ken Scott e, per finire, quelli intrecciati con fili di seta colorata, oro e argento da Paul Poiret nei primi del Novecento. Tante piccole meraviglie in smalto, madreperla, avorio, oro e cristallo, raffiguranti fiori, animali, paesaggi e ritratti, che raccontano come un particolare possa fare la differenza.

Didascalie delle immagini 
[fig.1 ] Bottone della maison Moschino; [fig. 2] Henry Hamm, bottone in galalite del 1930; [fig. 3] Hermes, bottone in madreperla e corozo inciso a laser

Informazioni utili
«Il Bottone. Arte e moda». Musei Mazzucchelli, via Mazzucchelli, 2 - Ciliverghe di Mazzano (Brescia). Orari: lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00; sabato e domenica 10.00-18.30. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00; scolaresche € 3,50. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 030.212421. Sito web: www.museimazzucchelli.it. Fino al 20 aprile 2013.

venerdì 8 febbraio 2013

Biennale di Venezia: quattordici artisti e un progetto di crowdfunding per il Padiglione Italia

Quattordici artisti per sette stanze, distribuiti su una superficie di circa milleottocento metri quadrati: sono questi i numeri di «vice versa», il progetto espositivo che Bartolomeo Pietromarchi ha ideato per il Padiglione Italia, promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali, attraverso la Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, nell’ambito della cinquantacinquesima Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia.
Dal 1° giugno al 24 novembre, alle Tese delle Vergini, all’Arsenale, sarà possibile compiere un viaggio ideale nell’arte italiana di ieri e di oggi, nel quale maestri riconosciuti, come Giulio Paolini e Luigi Ghirri, dialogheranno con artisti delle generazioni successive, da Elisabetta Benassi a Piero Golia, per raccontare la complessità e le contraddizioni del nostro Paese.
A fare da filo rosso tra le opere esposte, il 90% delle quali inedite, sarà il tema del doppio, uno degli aspetti più profondamente caratterizzanti l’arte contemporanea italiana come provano le ricerche di Alighiero Boetti, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Luigi Ontani e Gino De Dominicis, basate su figure dicotomiche quali ordine e disordine, immagine e riflesso, visibile e invisibile, realtà e finzione, originale e copia.
«Vice versa» racconterà, dunque, la natura antitetica della nostra arte contemporanea, trovando spunto ideativo nel volume «Categorie italiane. Studi di poetica» (1996) del filosofo Giorgio Agamben, nel quale si sostiene che per interpretare la cultura italiana sia necessario individuare «una serie di concetti polarmente coniugati», capaci di descriverne le caratteristiche di fondo.
Installazioni, sculture, dipinti, performance, interventi sonori e ambientali, all’interno e all’esterno del Padiglione Italia (la rassegna occuperà anche i mille metri quadrati del giardino che circonda le Tese delle Vergini), porteranno, dunque, il pubblico a riflettere su binomi quali tragedia e commedia o suono e silenzio. Ecco così che il paesaggio, tra visione e memoria, sarà al centro del dialogo tra Luigi Ghirri (1943-1992) e Luca Vitone (1964). Il rapporto sofferto e contraddittorio con la storia, declinato tra dimensione personale e collettiva, si manifesterà nei lavori di Fabio Mauri (1926-2009) e Francesco Arena (1978). Il gioco dialettico tra tragedia e commedia metterà, invece, in relazione Piero Golia (1974) e Sislej Xhafa (1970). Mentre Marcello Maloberti (1966) e Flavio Favelli (1967) si occuperanno degli sconfinamenti tra autobiografia e immaginario collettivo, attraverso riferimenti alla cultura e alle tradizioni popolari. E ancora, l’arte come illusione e sguardo prospettico vedrà confrontarsi Giulio Paolini (1940) e Marco Tirelli (1956); la contrapposizione tra suono e silenzio, tra libertà di parola e censura, sarà affrontata da Massimo Bartolini (1962) e Francesca Grilli (1978). A Gianfranco Baruchello (1924) ed Elisabetta Benassi (1966) toccherà, infine, raccontare -spiega Bartolomeo Pietromarchi- «la tensione tra frammento e sistema, in cui l’umana ambizione ad archiviare e a classificare si scontra con l’impossibilità e il fallimento».
L’ideazione e l’elaborazione delle opere esposte sarà documentata da un catalogo bilingue, in italiano e in inglese, a cura di Mousse Agency, agenzia che si occuperà anche dell’immagine coordinata della mostra, dal logo alla campagna di comunicazione, dagli inviti alla pannellistica.
Ma a quattro mesi dall’apertura della Biennale, e in tempi di crisi economica (è di solo seicento mila euro il finanziamento pubblico), a far parlare la stampa, in questi giorni, è soprattutto la scelta di Bartolomeo Pietromarchi di puntare sul crowdfunding per sostenere la mostra «vice versa» e tutte le iniziative correlate, dalla produzione degli artisti a un grande convegno sullo stato della cultura italiana. La raccolta fondi, che inizierà martedì 12 febbraio e che avrà la durata di novanta giorni, prevede eventi a Roma, Milano, Londra e New York, per poi proseguire sul web, sul sito ufficiale del padiglione. L’obiettivo è di raccogliere cinquantamila euro attraverso un finanziamento privato basato sul contributo diffuso, anche di piccola entità, simbolico. Un’idea, questa, figlia dei tempi come documentano le iniziative «Tous Mécènes» del Louvre di Parigi e, per restare nel nostro Paese, «Acquista con noi un pezzo di storia» del torinese Palazzo Madama.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Ritratto di Bartolomeo Pietromarchi, curatore del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia; [fig. 2] Ritratto di Giulio Paolini, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia;  [fig. 3] Ritratto di Fabio Mauri, uno degli artisti del Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia.

Informazioni utili
«vice versa» . Padiglione Italia alla 55. Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia. Curatore: Bartolomeo Pietromarchi. Commissario: Maddalena Ragni. Arsenale – Tese delle Vergini, Calle della Tana, 2169/S - Venezia. Sito web: www.viceversa2013.org. Dal 1° giugno al 24 novembre 2013. Inaugurazione: giovedì 30 maggio 2013, ore 11.30.