ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 14 maggio 2013

Svelato il primo nucleo della Terra Sancta Museum: il tesoro segreto di Gerusalemme è a Versailles

E’ un dono del sovrano Carlo di Borbone e della moglie Maria Amalia di Sassonia il pezzo più prezioso, almeno economicamente, della mostra «Trésor du Saint-Sépulcre. Presents des cours royales europeennes à Jérusalemm» («Tesoro del Santo Sepolcro. Doni dalle corti europee a Gerusalemme»), allestita fino a domenica 14 luglio alla Reggia di Versailles, tra gli incanti neo-gotici delle appena restaurate «Sale delle Crociate», e nella cittadina di Châtenay-Malabry, presso la Maison de Chateaubriand.
Il pregiato manufatto, giunto in Francia con una copertura assicurativa di cinque milioni di euro (la fonte della notizia è il «Corriere della Sera») e scelto come immagine guida per le locandine dell’evento espositivo parigino, rappresenta una punta d’eccellenza nella lavorazione orafa napoletana del Settecento. Persino il pittore e architetto Luigi Vanvitelli, solitamente poco incline ai complimenti, elogiò -ricorda Alvar González-Palacios sulle pagine del quotidiano «Il Sole 24 Ore», nell’inserto domenicale del 14 aprile- questo sontuoso baldacchino eucaristico in oro e pietre preziose, arricchito da un ostensorio gemmato e da una croce di lapislazzuli, che ritorna per la prima volta in Europa dopo la sua donazione, datata al 1754, insieme a molti altri «tesori» confluiti a Gerusalemme, presso la Basilica del Santo Sepolcro, nel corso dei secoli.
La mostra alla Reggia di Versailles, della quale rimarrà memoria in un catalogo bilingue in inglese e in francese edito dalla milanese Silvana editoriale, allinea, nello specifico, duecentocinquanta capolavori «sconosciuti», concessi in prestito, dopo quattro anni di trattative, dai frati francescani della Custodia di Terra Santa al Castello di Versailles e al Consiglio generale del dipartimento Hauts-de-Seine. Si tratta di croci, candelabri, pissidi, calici, lampade votive, paramenti liturgici, casule, vassoi e tessuti preziosi, di grande importanza artistica e di notevole valore economico, usciti dalle migliori botteghe artigiane europee e donati da influenti sovrani del Vecchio continente -in particolare del Sacro Romano Impero, della Repubblica di Genova, dei regni di Spagna, Francia e Portogallo-, in segno di devozione verso il Salvatore, ma anche per attestare la potenza della propria casata e del proprio Stato.
La spada di Goffredo di Buglione, un bastone pastorale in argento dorato e pietre preziose donato dal Re Sole, un imponente baldacchino eucaristico firmato da Francesco Natale Juvarra e regalato da Filippo IV di Spagna, un lume in oro massiccio offerto da Maria Teresa d’Asburgo e un prezioso piviale rosso cremisi inviato come omaggio da Luigi XIII sono solo alcune delle opere in mostra, selezionate dai curatori Bernard Degout e Jacques Charles-Gaffiot con l’intento di disegnare una pagina inedita e sconosciuta del pellegrinaggio in Terra Santa, quella che vide molti sovrani cattolici (ma anche anonimi donatori) inviare le proprie preziose offerte per la tomba di Gesù Cristo, al posto di partire alla volta di Gerusalemme e affrontare un viaggio, talvolta, troppo rischioso.
Non mancano nell’esposizione parigina una serie di oggetti di alto valore simbolico, come una delle due stauroteche seicentesche contenenti frammenti della croce, un prezioso modello del Santo Sepolcro in legno d’ulivo, con decori in madreperla, ebano e avorio, fabbricato nella seconda metà del XVII secolo, e una bacinella portoghese del medesimo periodo, con la quale il Custode di Terra Santa lavava i piedi dei pellegrini e che viene tuttora utilizzata durante le celebrazioni del giovedì santo.
Tra questi magnifici «doni al Re dei re», ci sono anche una quindicina di tele, esposte alla Maison de Chateaubriand, dopo un accurato intervento di restauro conservativo. Quasi tutte queste opere, fatta eccezione per un’«Adorazione dei pastori» e una «Decollazione di San Giovanni Battista» (entrambe datate al 1630), furono realizzate dal pittore napoletano Francesco De Mura intorno al 1730 e rappresentano episodi del Nuovo Testamento, quali l’«Annunciazione» o il «Compianto del Cristo morto».
Quello proposto a Parigi è solo un piccolo assaggio del futuro museo permanente sulle radici della cristianità e sulla conservazione dei «luoghi della Passione» che la Custodia di Terra Santa, sotto la guida di Pierbattista Pizzaballa e in concerto con lo Studium Biblicum Franciscanum diretto da Eugenio Alliata, sta approntando per il 2015 nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, all’interno delle mura antiche fatte costruire da Solimano il Magnifico e nelle vicinanze delle principali mete di pellegrinaggio e di turismo della città (la Spianata delle Moschee, il Muro del Pianto e il Santo Sepolcro).
Il progetto espositivo della Terra Santa Museum, la cui metodologia espositiva porta la firma di Gabriele Allevi e il cui allestimento verrà realizzato dallo Studio GTRF Tortelli e Frassoni architetti associati di Brescia, prevede ben tre musei -archeologico, multimediale e storico- articolati su una superficie di 2.573 metri quadrati e distribuiti in due sedi già esistenti, distanti tra loro non più di 1.500 metri: il Convento della Flagellazione, sulla Via Dolorosa, e il Convento di San Salvatore, nei pressi di Porta Nuova, il punto di ingresso al quartiere cristiano.
In quest’ultimo spazio troverà posto il patrimonio artistico e storico raccolto dai frati francescani in otto secoli di permanenza a Gerusalemme (cioè a partire dall’incontro di San Francesco con il sultano Malik Al Kamil nel 1219) attraverso le donazioni di sovrani europei, duchi e granduchi delle Repubbliche marinare, papi e anonimi pellegrini.
Tra sculture, dipinti, oggetti d’oreficeria, codici miniati del Quattrocento e del Cinquecento, rari vasi da farmacia, armature, paramenti liturgici e preziosi documenti d’archivio, sarà possibile vedere anche la Bolla pontificale del 1342, con la quale Clemente VI riconosce la Custodia di Terra Santa, ufficializzando la presenza dei francescani iniziata a Gerusalemme una trentina di anni prima, e il primo documento mamelucco del 1347, che conferma questo riconoscimento, oltre a un rametto d’ulivo in oro portato in dono, nel 1964, da Paolo VI.
Al Convento della Flagellazione verrà, invece, ristrutturato e ampliato il già esistente museo archeologico, al cui interno sarà conservata una selezione dei reperti più significativi, provenienti da ritrovamenti e scavi condotti in Terra Santa negli ultimi 150 anni e riferibili cronologicamente a un periodo storico che parte dall’età cananea (II millennio) e arriva al Medioevo crociato (XI-XII secolo d.C.). Mentre accanto, nel Lapidarium dello Studium Biblicum Franciscanum, verrà allestito il museo multimediale, che illustrerà attraverso immagini, video e ricostruzioni in 3D la metamorfosi dell’antico cammino della croce, del Calvario e del Santo Sepolcro dai tempi di Cristo a oggi.
Il Terra Santa Museum si configura, dunque, come un luogo perfetto per accontentare i pellegrini sulle tracce di memorie bibliche, ma anche i visitatori laici in cerca di emozioni storiche e di bellezze artistiche, di opere ideate e donate nel corso dei secoli «ad maiorem Dei gloriam», «per la maggior gloria di Dio».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Anonimo, Modello della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme, seconda metà del XVII secolo. Legno d'ulivo decorato con madreperla, avorio ed ebano. H: 45 cm; L.: 57,5 cm; P.: 62,5 cm. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa; [fig. 2] Francesco Natale Juvarra, Baldacchino eucaristico (dono di re Filippo IV di Spagna), 1666. Argento, bronzo dorato, pietre preziose. H: 165 cm, L: 90 cm. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa; [fig. 3] Claude Caignet, Grande bacinella (dono di Luigi XIII), 1625. Argento lavorato a sbalzo, cesellato e dorato. Diametro 38 cm. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa;  
[fig. 4] Spada che si dice essere appartenuta a Goffredo di Buglione, XV-XVI secolo. Ferro, ferro battuto, avorio, tracce di doratura. H: 100 cm. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa; [fig, 5] Francesco da Mura, Annunciazione (particolare), 1730. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa; [fig. 6] Tessuto ornamentale (dono della Repubblica di Genova), 1686. Gerusalemme, Museo della Custodia francescana di Terra Santa

Informazioni utili 
«Trésor du Saint-Sépulcre. Presents des cours royales europeennes à Jérusalemm». 
Château de Versailles, Place d'Armes - 78000 Versailles (Francia)  Orari: martedì-domenica, ore 9.00-18.30; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude alle ore 18.00). Ingresso: Le Passeport (accesso a tutti i tour della Reggia) € 18,00; Château, intero € 15,00, ridotto € 6,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni:+33.1.30837800. Sito web: www.chateauversailles.fr. Fino a domenica 14 luglio 2013. 
Maison de Chateaubriand,  87 Rue de Chateaubriand - 92290 Châtenay-Malabry (Francia). Orari: 
da martedì a sabato, ore 10.00-12.00 e ore 14.00-18.00;domenica, ore 11.00-18.00 (ultimo ingresso dei visitatori: ore 17.40). Ingresso: intero E 6,00, ridotto € 4,50. Informazioni: tel. +33.1.55521300. Sito web: maison-de-chateaubriand.hauts-de-seine.net. Fino a domenica 14 luglio 2013. 

Terra Sancta Museum: convento della Flagellazione - Museo archeologico (I luoghi evangelici in Palestina) e Museo multimediale (Gerusalemme e il Santo Sepolcro: da Erode ai giorni nostri); Convento di San Salvatore - Museo storico (La Custodia francescana in Terra Santa). Sito web: www.terrasanctamuseum.org. Aperto dal 2015.

sabato 11 maggio 2013

«Writing», a Milano una fiera sullo stationery design

Agende, quaderni, penne e colori, ma anche forbici, colle, chiavette usb e mouse: lo stationery design si mette in fiera. Succede a Milano con la prima edizione della mostra-mercato «Writing. Design on your desk».
La manifestazione, in cartellone da venerdì 24 a domenica 26 maggio, nasce da un’idea di Frigoriferi Milanesi, Viapiranesi, Bold, Pitis e Soup Studio, con il patrocinio del Comune di Milano, del Consiglio di Zona Quattro e dell’Aiap - Associazione italiana design della comunicazione visiva.
Per tre giorni, aziende, progettisti auto-produttori, graphic designer e illustratori potranno presentare e vendere le proprie creazioni: matite, pennelli, colle, scotch, forbici, stilografiche, inchiostri, tavolette grafiche, tablet e tutto quello che riguarda gli oggetti che ognuno di noi tiene sulla scrivania per disegnare, scrivere, comunicare e creare con strumenti e supporti analogici e digitali.
«I prodotti dello stationery design -raccontano gli organizzatori- sono strumenti con cui ciascuno quotidianamente interagisce, che tutti acquistano e utilizzano, a cui ci si affeziona, che hanno un tipo di utenza anagraficamente eterogenea e che spesso appagano, senza troppo onere, il desiderio di acquistare qualcosa di bello e di personale. Attorno a questi oggetti, oggi si esprime sempre più una raffinata ricerca visiva, formale, di materiali e di lavorazioni che va incontro a un’attenzione e un gusto esigente e formato».
Il settore, presieduto da grandi e importanti brand nazionali e internazionali, trova risposte interessanti e innovative anche nel lavoro e nelle piccole produzioni di grafici, illustratori e designer. Tutti questi prodotti sono, però, diffusi in pochi e specifici contesti, come i bookshop dei musei, negozi monomarca, trend store internazionali, alcuni shop on-line, librerie di design, grafica e architettura.
«Writing. Design on your desk», che animerà gli spazi dei Frigoriferi milanesi, offre, dunque, una nuova occasione per conoscere e acquistare questi oggetti, ma anche per scoprire i talenti del domani, attraverso una vetrina dedicata agli under 30 e alle migliori scuole e università di graphic design nazionali.
Al’interno del programma della fiera sono previsti anche dei workshop, tutti su prenotazione. In «Portfolio Parade», i più giovani potranno presentare gratuitamente il proprio portfolio e confrontarsi con alcuni dei principali professionisti italiani del settore, da Cristiano Bottino ad Andrea Braccaloni, passando per Ginette Caron, Francesco Franchi, David Moretti, Paolo Palma e Massimo Pitis. Sono previste tre sessioni di lavoro (24-25-26 maggio, dalle ore 11.00 alle ore 13.00), riservate a soli venticinque partecipanti per ciascun appuntamento.
Nel laboratorio «Desk-Top», realizzato da Thype! e Cartiera Paudice, ci si potrà, invece, cimentare con la cartotecnica, nella progettazione di veri e propri visual espositivi. Soggetti di questo workshop, in programma venerdì 24 maggio, dalle ore 12.00 alle 17.00, saranno la carta e le lettere che verranno utilizzate per creare una composizione tipografica, su una scrivania che si fa canvas a supporto dell'art work cartaceo. Il laboratorio, riservato a 16 persone, ha un costo di dieci euro cadauno.
 Chiude l’offerta formativa di «Writing. Design on your desk», il workshop «Fatti gli auguri» tuoi», ideato da Officina Nove Punti (sabato 25 maggio, ore 11.00-12.00 / 12.30-13.30 / 15.00 -16.00 / 16.30 – 17.30 / 18.00 - 19.00; euro 15,00 - quattro partecipanti per ciascun incontro), durante il quale sarà possibile realizzare e stampare delle fantasiose cartoline personalizzate.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Immagine guida della prima edizione di «Writing. Design on your desk»; [fig. 3] Immagine guida del laboratorio  «Desk-Top», realizzato da Thype! e Cartiera Paudice; [fig. 4] Immagine guida del laboratorio «Fatti gli auguri» tuoi», ideato da Officina Nove Punti [Le immagini sono state fornite dall'ufficio stampa di Frigoriferi Milanesi]

Informazioni utili 
«Writing. Design on your desk».  Frigoriferi Milanesi, via Piranesi 10 – Milano. Orari: ore 10.00-20.00. Press preview: venerdì 24 maggio, dalle ore 11 alle ore 15. Inaugurazione: venerdì 24 maggio, ore 18.30. Informazioni: tel. 02.73983231. Sito web: www.writingonyourdesk.it. Da venerdì 24 a domenica 26 maggio 2013. 

mercoledì 8 maggio 2013

«Perché», quarant’anni d’arte attraverso gli occhi di Lucrezia De Domizio Durini

Operatrice culturale, giornalista, editrice, collezionista, scrittrice e mecenate. Sono tante le etichette usate per descrivere Lucrezia De Domizio Durini (Trento, 1936), testimone privilegiata di un’epoca che ha visto la nascita della Transavanguardia, dell’Arte povera e del Concettuale, il cui nome è particolarmente legato a quello di Joseph Beuys. Per chi volesse approfondire la vita di questa atipica protagonista del sistema dell’arte contemporanea è appena uscito in libreria, per i tipi di Mondadori Illustrati - Electa, il romanzo autobiografico «Perché. Le sfide di una donna oltre l’arte».
Il libro, scritto con uno stile diretto ed empatico, ripercorre la storia artistica, politica e sociale degli ultimi quarant’anni, svelandone protagonisti, incontri ed episodi inediti attraverso gli occhi dell’autrice.
Sullo sfondo della propria abitazione parigina o della Piantagione Paradise del borgo antico di Bolognano, dove per anni ha condiviso arte e pensieri con il marito Buby, Lucrezia De Domizio Durini regala al lettore un flusso di descrizioni e scorci di vita che ritraggono, anche nella loro quotidianità e umanità, grandi artisti come Alighiero Boetti, Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli e Gino De Dominicis, ma anche Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto. Non mancano tra le oltre trecento pagine di questo volume aneddoti su noti critici e curatori italiani, fra i quali Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Bruno Corà, Vittorio Sgarbi e Italo Tomassoni.
In un’affascinante conversation piece, la scrittrice parla, poi, anche della Biennale di Venezia, di Documenta di Kassel, di musei come il Guggenheim di New York, la Kunsthaus di Zurigo e il Mart di Rovereto. In un flusso di coscienza razionale ed emozionale al tempo stesso, senza soluzione di continuità tra passato e presente, il libro permette, inoltre, di rivivere i ricordi dell’autrice su galleristi e su protagonisti del mondo dello spettacolo e della musica come Lina Wertmüller, John Cage, Giorgio Gaslini ed Emanuel Pimenta.
Dalle pagine di «Perché», emerge la filosofia di vita di Lucrezia De Domizio Durini, una filosofia che sfugge alle ideologie politiche, alle fedi religiose, agli orientamenti culturali, ma che crede fermamente nel «coraggio» delle proprie idee e azioni, nell’«integrità» nel perseguirle e nella «generosità» nel condividerle con gli altri, a partire da coloro che sono stati i suoi punti di riferimento: il marito Buby Durini, prematuramente scomparso, Joseph Beuys, e i critici Harald Szeemann e Pierre Restany.
Nel libro, l’autrice si definisce «collezionista di rapporti umani» e la sua vita ne è l’esempio. Al centro di tutto vi è l’etica nei rapporti e, quindi, il valore fondamentale dell’amicizia e della conoscenza di se stessi, importante nella quotidianità quanto nell’arte. Emerge con forza la convinzione che, per comprendere l’opera, sia necessario prima di tutto conoscere l’artista nella sua autenticità. L’arte, dunque, deve avere soprattutto una funzione sociale, «deve portare a riflettere e non più a soddisfare l’occhio», deve aspirare a un cambiamento.
Per questo «Perché» rappresenta il coraggio di un sogno vissuto in maniera «radicale» e rivoluzionari». Un sogno che ha dovuto fare i conti con delusioni, dolori e sofferenze, ma che ha permesso a Lucrezia De Domizio Durini di coltivare quello che definisce «l’eros dell’arte e la sua seducente capacità di saper ricordare e donare ai posteri le verità vissute appassionatamente». Il romanzo di una vita diviene così, al tempo stesso, un j’accuse ricco di episodi e spunti critici sulle carenze del sistema culturale e politico italiano, troppo spesso incapace di valorizzare e sostenere il patrimonio impareggiabile di arte e talenti che il Paese può vantare. Lucrezia De Domizio Durini offre, però, al lettore anche un’intensa riflessione sull’esistenza, l’arte, la scienza, il destino, l’amore e la morte. Una riflessione che è stimolo per riflettere sui grandi valori e sui sentimenti che animano le scelte, spesso difficili, della nostra vita e dei suoi tanti perché.

Informazioni utili
Lucrezia De Domizio Durini, «Perché. Le sfide di una donna oltre l’arte», Mondadori Illustrati - Electa, Milano 2013. ISBN: 9788837094720. Formato: cm 14 x 21. Pagine: 320. Prezzo: € 15,00. Presentazione a Milano: lunedì 13 maggio 2013, alle ore 18.30, presso il Modadori Multicenter (piazza Duomo, 1).



lunedì 6 maggio 2013

«Il Rinascimento di Colle», spettacoli e rievocazioni storiche per un viaggio nel Cinquecento

Saltimbanchi, cantastorie e musici in piazza: Colle di Val d’Elsa, centro della provincia senese attraversato dalla via Francigena, aziona la macchina del tempo e ritorna al Cinquecento. Sabato 8 e domenica 9 giugno, la cittadina che ha dato i natali all’architetto Arnolfo di Cambio propone, infatti, «Il Rinascimento di Colle», suggestiva rievocazione storica e grande spettacolo a cielo aperto che, dalle 17 fino a mezzanotte, animerà le vie e le piazze del borgo antico.
La festa, giunta alla sua terza edizione e organizzata dalla direzione artistica del Cers - Consorzio europeo rievocazioni storiche, proporrà un vero e proprio tuffo nel passato della città: accanto ad artisti di strada, giullari, musici, giocolieri, saltimbanchi e cantastorie, ci sarà spazio per rivivere l’atmosfera rinascimentale passeggiando per le vie del borgo, incontrando figuranti in costume, visitando l’accampamento militare, assistendo ai duelli in piazza e agli spettacoli itineranti, riscoprendo i sapori tipici del territorio nelle taverne all’aperto, allestite per l’occasione.
Nella prima giornata, sabato 8 giugno, si terrà un ulteriore omaggio alla storia colligiana, con la sfilata di un suggestivo corteo storico che ricorderà quanto avvenne nel giugno del 1592, quando Colle di Val d’Elsa venne proclamata sede di una nuova diocesi -con bolla di papa Clemente VIII, datata 5 giugno- e acquisì il titolo di città. A sfilare saranno figuranti vestiti da nobili, popolani e rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose di allora.
Lo scenario di rievocazione storica sarà arricchito da un presidio militare e da artigiani, antiche botteghe e mestieri medievali e rinascimentali che popoleranno le vie di Castello, accanto alla riproduzione di un mercato dell’epoca. L’età rinascimentale sarà protagonista anche a tavola, nelle taverne allestite nelle piazze e nei ristoranti del borgo, dove si potranno gustare, serviti da personale in costume, vino speziato e antiche ricette, accanto a piatti tipici della tradizione povera toscana. Non mancherà uno spazio per i bambini, che avranno l’occasione di sperimentare giochi rinascimentali e di partecipare a laboratori didattici.
«Il Rinascimento di Colle», manifestazione che fa parte anche del «Via Francigena Collective Project» di Civita, offrirà, poi, l'opportunità di conoscere il territorio e il suo patrimonio artistico, culturale ed enogastronomico. Nella città valgono senz’altro una visita il piccolo e suggestivo Teatro dei Varii, che nel corso della sua storia fu anche ospedale, il Baluardo, fortificazione medievale che domina Colle bassa, e il Bastione di Sapia, dedicato alla figura di Sapia Salvani, citata da Dante Alighieri nel XIII canto del «Purgatorio».
La manifestazione darà, poi, modo di scoprire i prodotti di eccellenza in campo artigianale che offre il territorio, a partire dal cristallo. Il borgo di Castello ospita, infatti, un laboratorio permanente nel vicolo della Misericordia, a due passi dal Duomo, dove sarà possibile assistere, anche nelle giornate sabato 8 e domenica 9 giugno, alla lavorazione dal vivo, a caldo e a freddo, con ingresso libero.
In attesa di vivere pienamente la festa, sarà possibile tenersi costantemente aggiornati sulla pagina Facebook dell’evento, dove saranno presentati il programma e i protagonisti della due giorni di rievocazione storica. Durante la manifestazione, poi, la pagina sarà aggiornata con video e foto dei protagonisti ‘catturate’ nelle strade e nelle piazze del borgo. La pagina del social network dedicata della Festa sarà, così, una finestra e una piazza aperte sull’evento, dove chiunque potrà curiosare e scoprire la sua magica atmosfera, chiedere informazioni, commentare i post e condividere foto e video.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Immagini delle precedenti edizioni della manifestazione «Il Rinascimento di Colle» [Le foto sono state fornite da Robespierre S.a.s.-ufficio stampa del Comune di Colle di Val D'Elsa]

Informazioni utili  
«Il Rinascimento di Colle». Centro storico - Colle di Val D'Elsa (Siena). Ingresso: intero € 9,00, ridotto € 6,00, gratuito per i bambini fino ai 12 anni. Informazioni: segreteria@cersonweb.org o tel. 345-7583298. Sito web:  www.ilrinascimentodicolle.org. Sabato 8 e domenica 9 giugno 2013, dalle ore 17.00 a mezzanotte. 

venerdì 3 maggio 2013

«Bookhouse», al Marca le mille forme del libro

E’ una Torre di Babele formata da più ottomila volumi, forniti dalla casa editrice Rubettino, ad aprire il percorso espositivo della mostra «Bookhouse. La forma del libro», organizzata dalla Provincia di Catanzaro, con il contributo economico della Regione Calabria, per i mesi primaverili ed estivi.
Da Claes Oldenburg a Jannis Kounellis, senza dimenticare Anselm Kiefer, William Kentridge, Candida Höfer, Dennis Oppenheim e Michelangelo Pistoletto: sono più di una cinquantina gli artisti della scena nazionale e internazionale invitati da Alberto Fiz, negli spazi del Marca – Museo d’arte di Catanzaro, a confrontarsi con la forma libro, attraverso differenti linguaggi artistici quali la scultura, la fotografia, la video-arte e la pittura. Non mancano una serie di installazioni site-specific realizzate per l’occasione, a partire dalla già citata «Idiom» dell’artista slovacco Matej Krén, una torre alta quattro metri e formata da ottomila libri, nella quale un gioco di specchi crea una spirale infinita di volumi in un labirinto di colori e forme profondamente intimista.
La spagnola Alicia Martín ha, invece, creato per Catanzaro una delle sue note cascate di tomi della serie «Biografias», opere sulle quali il pubblico può lasciare un segno della propria presenza attraverso la scrittura o portandosi a casa un tomo o una sua pagina. Mentre il coreano Kibong Rhee, ispirandosi al filosofo Ludwig Wittgenstein e al suo «Tractatus Logico-Philosphicus», ha ideato un libro danzante in una soluzione di 800 litri d’acqua, la cui forma cambia in un continuo ondeggiare tra materia e spirito, tra logica e reale accadimento.
Altamente scenografiche sono anche l’opera dello svizzero Peter Wüthrich, una camera da letto interamente formata da copertine e segnalibri, e l’installazione «Firma Terra Firma» dell’americano Richard Wentworth, che lascia penzolare i libri dal soffitto, come fossero strani uccelli costringendo lo spettatore ad osservarli con la testa all’insù.
Un senso di inquietudine anima anche la scultura «From The Entropic Library» di Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, proveniente dal museo di Saint-Etienne, nella quale il maestro della pop art fa esplodere una libreria interrogandosi sul caos linguistico e culturale. Dennis Oppenhiem gioca, invece, con la forma libro attraverso «Upper cut» (2000), una grande struttura a forma di dentiera dove al posto dei denti è sistemata una serie di volumi. Un sorriso lo strappa anche Mark Dion con la sua ironica «Library for the birds», che colloca i libri all’interno di una gabbia per uccelli in cui albergano volatili vivi e vegetazione.
Lungo il percorso espositivo, articolato su tre piani e in costante dialogo con la collezione d’arte antica del museo, il visitatore troverà, poi, «What Dust Will Rise», installazione realizzata da Michael Rakowitz per Documenta 13, che riproduce con pietra proveniente dalle cave della regione di Bamiyan in Afghanistan, quella dove si trovavano i famosi Buddha distrutti dai talebani, una serie di manoscritti antichi collocati nella biblioteca del museo Fridericianum quando, nel 1943, la città di Kassel fu bombardata dagli alleati. Un’installazione della memoria è anche quella proposta da Anselm Kiefer, nella quale libri in piombo entrano in relazione con l’enigmatico poliedro che compare nell’opera di Albrecht Dürer. E sul passato riflette pure Paolo Canevari con un video nel quale cuoce, a fuoco lento, una copia del libro «Mein Kampf» di Aldolf Hitler; mentre Mimmo Paladino presenta un cavallo-libreria al cui interno sono conservati i volumi dell’«Ulysses» di James Joyce da lui illustrati.
In una rassegna sul libro d’arte non poteva, poi, mancare Emilio Isgrò con le sue «cancellature, che –ricorda Alberto Fiz nel catalogo pubblicato da Silvana editoriale- non sono una negazione di carattere nichilista, ma, semmai, un luogo rigenerativo della parola sopita, una messa in discussione dei dogmi». Il «Cristo cancellatore», un’installazione formata da trentotto libri, è fondamentalmente un Cristo che ha il compito di redimere e di preservare il linguaggio, allargando gli orizzonti in una fratellanza tra la mano che scrive e quella che cancella. Claudio Parmiggiani mette, invece, in mostra una libreria di fumo, sulla quale rimane solo l’eco della presenza dei volumi sugli scaffali.
Il libro è un territorio da esplorare anche per Stefano Arienti, che con il suo «Autoritratto Van Gogh» presenta una serie di tomi raffiguranti la medesima immagine del maestro olandese, o Maria Lai, l’artista novantatreenne recentemente scomparsa, alla quale Alberto Fiz rende omaggio con «Le parole imprigionate», un volume di stoffa del 1964 con i fili che pendono come capelli scarmigliati.
Candida Höfer porta, invece, il visitatore tra le stanze della Biblioteca nazionale di Napoli con una delle sue inconfondibili e silenti foto. E il silenzio è anche la cifra stilistica delle «Nature morte» di Pierpaolo Calzolari, con libri in rame e in piombo accostati a bottiglie.
La visita tra le pareti del Marca riserva, poi, tante altre piccole sorprese: dal volume bruciato di Robert Rauschenberg ai disegni cancellati di William Kentridge, dalla poltrona-libro di Art & Language ai quadri elettronici di Davide Coltro, modi differenti di raccontare la forma libro, quella «piega – scrisse Stéphane Mallarmé- di oscuro merletto che trattiene l’infinito».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alicia Martin, «Singularidad», 2011-2012. Installazione site-specific, Santiago de Compostela, Ciudad de la Cultura; [fig. 2] Dennis Oppenheim, «Upper Cut», 1992. Legno, compensato, schiuma indurita, libri d’arte, 150x180x180 cm; [fig. 3] Claudio Parmiggiani, «Parla anche tu», 2005, libro e cuore di ferro

Informazioni utili
Bookhouse. La forma del libro. Marca,  via Alessandro Turco, 63 – Catanzaro. Orari: martedì-domenica, ore 9.30-13.00 e ore 16.00-20.30; chiuso il lunedì. Ingresso: € 3,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 0961.746797 o info@museomarca.com. Sito web: www.museomarca.info. Fino a domenica 6 ottobre 2013. [prorogata fino al 24 novembre 2013]