ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 19 dicembre 2013

Milano, aperto al pubblico l’Archivio capitolare della basilica di San’Ambrogio

Ci sono il «Messale dell’Incoronazione» di Gian Galeazzo Visconti, quattro lettere autografe di Santa Chiara ad Agnese di Boemia e la pergamena con la prima ricetta del «Lumbolos cum panicio», la nota cotoletta alla milanese, tra i preziosi tesori conservati presso l’Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, recentemente aperto alla fruizione del pubblico, dopo oltre novecento anni dalla sua fondazione, grazie al lavoro di riqualificazione e di interior design della sala di San Satrio, luogo raccolto tra la chiesa e la residenza dell’abate, che gli architetti Michela Spinola e Giovanni Antonelli Dudan hanno trasformato, da biblioteca privata, in moderna sala di consultazione per studiosi e appassionati di storia locale e non.
Il progetto di restauro ha interessato anche la sala parrocchiale, posta sopra il porticato del Bramante e utilizzata in passato come museo, all’interno della quale trovano ora spazio la reception, alcuni testi recenti e una piccola mostra documentaria con foto e immagini storiche dedicate alla memoria del bombardamento del 1943, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario.
Minimal e raffinato il nuovo allestimento. Entrando nell’Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, il cui progetto di riqualificazione è stato reso possibile dalle donazioni di alcuni privati, ci si trova, infatti, di fronte a un ambiente inaspettato: «un affresco restaurato, un tabernacolo e alcuni volumi esposti sono gli unici oggetti presenti, oltre alla postazione di consultazione e alla libreria -racconta l’architetto Michela Spinola-. Si è voluto così restituire un ambiente sobrio ed elegante con l’intento di attirare l’attenzione su piccole ‘fessure’ che, come tagli nella mobilia, lascino intravedere codici medievali e preziosi documenti», alcuni dei quali risalenti a prima dell’anno Mille.
Cinquantacinque manoscritti membranacei del periodo tra il IX e il XV secolo, trenta manoscritti cartacei di carattere liturgico, milleduecento pergamene dei secoli dal IX e al XVII, ma anche tremila volumi e disegni antichi compongono il ricco tesoro archivistico di Sant’Ambrogio, del quale sono stati attenti tutori prima i monaci e poi i canonici della basilica, e che è attualmente affidato alla cura di Marco Petoletti, docente di letteratura latina medievale e umanistica all’università Cattolica.
È, dunque, un incontro con la storia quello che potranno vivere i visitatori del fondo archivistico, da oltre novecento anni fonte inesauribile di racconti, ma anche di piccoli aneddoti, su Milano e sui suoi residenti. Eleganti lettere papali, verbali di processi, donazioni e più modeste compravendite si configurano, infatti, come eloquenti testimoni della vita della basilica nel Medioevo e della devozione al patrono della città. Nella ricchissima documentazione sono presenti anche alcune curiosità sugli usi e costumi degli abitanti del capoluogo lombardo, a partire dalla ricetta della cotoletta alla milanese, che fa la sua comparsa su una pergamena datata 1148, nella quale viene descritto un pranzo offerto ai canonici dall’abate di Sant’Ambrogio nel giorno di San Satiro.
L’archivio è, poi, ricco di documenti di assoluto pregio, dal Codice col martirologio-calendario di Beda il Venerabile ai sei antifonari ambrosiani conosciuti come «Corali di Crescenzago», fino alle uniche quattro lettere autografe di Santa Chiara d’Assisi giunte fino a noi, scritte intorno al 1230-1240 per confortare Agnese di Boemia nella sua scelta coraggiosa di seguire la via della povertà assoluta piuttosto che i fasti di un matrimonio imperiale.
 
Informazioni utili 
Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, piazza Sant’Ambrogio, 15 – Milano, archivio.capitolare@basilicasantambrogio.it o tel. 02.86450895.

mercoledì 18 dicembre 2013

Genova, una tempesta in 4D al Galata – Museo del mare

Novità sotto l’albero di Natale al Galata di Genova. Alla vigilia delle feste, il museo più grande e visitato della Liguria apre una nuova sezione che farà la gioia dei lupi di mare e degli amanti delle avventure estreme: la Sala della tempesta in 4D.
Il nuovo allestimento si suddivide in due parti: il visitatore può, prima, scoprire -attraverso dipinti, stampe, incisioni, ex voto e oggetti semplici della vita comune- le origini, le motivazioni e le storie di chi, in passato, sceglieva di solcare le acque più temibili del mondo, a partire da quelle di Capo Horn, per, poi, sperimentare un’esperienza molto particolare: la salita a bordo di una scialuppa, in mezzo al mare in tempesta.
Ad aprire il percorso del nuovo exhibit, allestito al secondo piano del museo genovese, è un’immagine ingrandita dell’opera «Sauvetage», litografia del pittore francese Ferdinand Perrot che rappresenta il salvataggio, alla metà del XIX secolo, dell’equipaggio di una barca disalberata nella tempesta da parte del veliero svedese «Neptune».
Nella sala, scenograficamente dipinta di blu scuro, si trovano, quindi, due vetrine con molteplici reperti risalenti all’epoca in cui velieri genovesi dai nomi esotici come bricche (dall’inglese brick, brigantino), scippe (da ship) e barco bestia (da the best bark, navi goletta) battevano i mari del mondo per portare i loro carichi: dal grano ucraino alle pelli e alla carne argentina, dal guano peruviano (escrementi di volatili marini usato come fertilizzante bio) al carbone inglese di Cardiff e al riso della Birmania. Il visitatore può così rivivere una stagione della vita marinara, purtroppo dimenticata, che ebbe come protagonisti capitani e naviganti del calibro di Giuseppe Garibaldi e di Nino Bixio, patriota italiano che, dopo l’impresa dei Mille, tornò ad imbarcarsi e morì di febbre gialla, a bordo del piroscafo «Maddaloni», nell’isola di Sumatra.
Con questi viaggi la scoperta di nuove rotte marittime che vide le navi italiane uscire dal Mediterraneo e battere i mari del mondo scoprendo la difficoltà di navigare in luoghi come il canale della Manica, il Gulf Stream, il Capo di Buona Speranza e Capo Horn, la nera scogliera all’estremità dell’America meridionale (55°58’47” Sud), dove le masse di acqua e di aria dell’Atlantico e del Pacifico si scontrano generando forti venti e una risalita verso Ovest quasi proibitiva.
Molto spesso i marinai e i loro ospiti -contadini liguri, piemontesi, veneti e lombardi che andavano in America per i raccolti dell’estate australe- erano costretti ad abbandonare le navi e a mettere in mare le scialuppe, cercando di dotarle di acqua e provviste: qualche coperta, una bussola, una carta nautica, un sestante, i remi, un arpione per fiocinare qualche pesce o qualche volatile. Ed è proprio questa esperienza che si ha modo di rivivere a Genova grazie a un allestimento realizzato dalla Moviemex di Catania e dal movie maker genovese Federico Basso: su una piattaforma mobile il visitatore vive pochi minuti di intensa immersività per capire che con il mare non si scherza. Il naufrago virtuale si trova, infatti, in un vano buio, illuminato da una sola forte luce rivolta al soffitto, dove una scialuppa –una baleniera originale del XIX secolo con tutte le sue attrezzature- è rovesciata, nell’immagine dell’ultima disperazione.
La voce concitata del nostromo che appare sullo schermo con il suo «Sud Ovest», tipico abbigliamento dell’epoca composto da cerata e cappello, invita il pubblico a salire a bordo di un’altra scialuppa, a prendere posto sui banchi e a iniziare a remare perché la nave sta per affondare. Intanto si illuminano gli schermi, mostrando Capo Horn, mentre le onde e i piovaschi che si alternano alle forti raffiche di vento coinvolgono il visitatore in un’esperienza multisensoriale. La barca beccheggia, sale e scende sulle onde, mentre intorno ai superstiti passano come fantasmi gli albatros, le orche e le balene. Un’esperienza forte, dunque, quella che regala il Galata di Genova con questo nuovo allestimento all’insegna di storia, divertimento ed edutainment.

Informazioni utili 
 Sala della tempesta in 4D. Galata Museo del Mare, Calata De Mari, 1 - Genova. Da sabato 21 dicembre 2013. Orario stagione invernale (1° novembre – 28 febbraio): martedì-venerdì, ore 10.00–18.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00); sabato, domenica e festivi, ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso alle ore 18.30); lunedì chiuso. Orario stagione estiva (1° marzo - 31 ottobre): lunedì-domenica, ore 10.00–19.30 (ultimo ingresso alle ore 18.30). Ingresso: AcquarioVillage, adulti € 45,00, ragazzi € 29,00, ridotto € 38,00; GalatAcquario (Acquario di Genova + Galata Museo del Mare), adulti € 35,00, ragazzi € 22,00, ridotto € 30,00; Visita solo Galata Museo del Mare, adulti € 17,00, ragazzi € 12,00, ridotto € 14,00; tutte le tipologie di biglietto sono acquistabili presso le biglietterie dell’Acquario di Genova e del Galata Museo del Mare e sui siti www.acquariovillage.it, www.acquariodigenova.it e www.incomingliguria.it. Informazioni: tel. 0102345655 o info@galatamuseodelmare.it. Sito web: www.galatamuseodelmare.it. Da sabato 21 dicembre 2013. 

lunedì 16 dicembre 2013

«Notre-Dame de Paris», Roberto Bolle sul grande schermo dei cinema italiani

È una delle stelle italiane della danza. La sua abilità tecnica e la sua espressività corporea hanno incantato i palcoscenici più prestigiosi del mondo. Il suo nome è legato a termini come eleganza, grazia, armonia e bellezza. Ma, nella scorsa stagione scaligera, Roberto Bolle ha saputo stupire ancora una volta il pubblico cimentandosi in un ruolo per lui inusuale, contrario alle sue note qualità fisiche apollinee e tutto giocato sulla bruttezza come punto di forza comunicativo. Il ballerino piemontese ha, infatti, vestito i panni di Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale di Notre-Dame di Parigi nato, nel 1831, dalla fantasia di Victor Hugo e diventato uno dei grandi personaggi della danza mondiale, nel 1965, grazie alla vena creativa di Roland Petit.
L’invenzione del coreografo francese, nell’allestimento proposto al teatro alla Scala di Milano lo scorso febbraio (registrando il tutto esaurito nelle settimane in cui è rimasto in cartellone), diventa a Natale un film-evento, arricchito da un accurato lavoro di post-produzione ed edizione, con riprese in HD e audio 5.1, che ha visto all’opera Rai e Microcinema Distribuzione a partire dalla registrazione effettuata lo scorso San Valentino.
Il balletto «Notre-Dame de Paris», campione di incassi della scorsa stagione teatrale, sarà sul grande schermo di numerosi cinema italiani nelle giornate di lunedì 16, martedì 17 e mercoledì 18 dicembre.
 Lo spettacolo, che si avvale della supervisione coreografica di Luigi Bonino, vanta solidi punti di forza nei vivaci e geometrici costumi di alta moda disegnati da Yves Saint-Laurent, nella scenografia stilizzata e di segno espressionista firmata da René Allio, nelle belle musiche di Maurice Jarre, cariche di energia ritmica, echi di liturgie e canti di strada che vengono da lontano.
Roberto Bolle, nei panni del dolce e sensibile Quasimodo, innamorato senza speranza della bella gitana Esmeralda, dà vita a un’interpretazione superlativa e di grande intensità emotiva, accanto a Natalia Osipova, principal del teatro Mikhailovskij e dell’American Ballet Theatre, e ai primi ballerini scaligeri Mick Zeni ed Eris Nezha.
Il balletto è uno spettacolare affresco coreografico nel quale «danza, scene, costumi, partitura musicale» si integrano e si completano fino a dare vita all’idea di spettacolo come «creazione totale» cara a Roland Petit. Tutto ruota attorno a quattro personaggi principali e ai loro stati d’animo: Quasimodo, campanaro della cattedrale parigina che mette sotto gli occhi dello spettatore la sua dolorosa lotta interiore di persona travolta dai sentimenti e impotente di fronte all’amore non ricambiato per la seducente Esmeralda, preda della passione dell’arcivescovo Frollo, «un uomo tormentato fra i suoi desideri e la sua coscienza, fra la carne e lo spirito», che si avvale dell’aiuto del capitano Phoebus (e della sua presunzione) per possedere la giovane donna.
Commentatore, testimone e presenza dei diversi momenti della vicenda è il corpo di ballo che, come il coro della tragedia greca, ne sottolinea le dinamiche, arricchendo la storia di colore e calore. Sullo sfondo presenza silente ma incombente, testimone e attrice di questo dramma dalle tinte oscure e tenebrose del Medioevo, appare la cattedrale di Parigi, «un prodigio di grandezza e leggiadria», come scrisse Victor Hugo, della quale ricorrono quest’anno gli ottocentocinquanta anni dalla fondazione.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Immagine promozionale del balletto «Notre-Dame de Paris», nei cinema italiani a Natale;  [Fig., 2, 3, 4 e 5] Una scena del balletto «Notre-Dame de Paris», su musiche di Maurice Jarre e per le coreografie di Roland Petit, con il ballerino Roberto Bolle. Credits: Microcinema Distribuzione 

Informazioni utili 
«Notre-Dame de Paris», balletto in due atti, dal Teatro alla Scala di Milano. Coreografia: Roland Petit. Supervisione coreografica: Luigi Bonino. Assistente alla coreografia: Gillian Whittingham. Direttore: Paul Connelly. Scenografia: René Allio. Cast: Roberto Bolle, Natalia Osipova, Eris Nezha. Distribuzione: Microcinema. Genere: balletto al cinema – evento in play HD. Durata: 1 ora e 35 minuti. Informazioni sullo spettacolo: www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2012-2013/notre-dame-de-paris.html. Elenco sale: www.microcinema.eu/news-press/notre-dame-de-paris-0