ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 6 maggio 2014

«Navigando tra gli ex-voto», il mare e la fede in mostra a Milano

«Trattieni i venti e placa le tempeste»: è un verso della Preghiera del marittimo quello che la Fondazione per Grazie ricevute ha scelto come sottotitolo della mostra «Navigando tra gli ex-voto», che allinea a Milano, al primo piano della Casa del Manzoni, una settantina di tavolette votive, provenienti da tutto il mondo e la cui realizzazione data tra il XV secolo e gli anni Venti del Novecento.
Il percorso espositivo, visibile fino al prossimo 20 dicembre, si configura come una sorta di «mappa privilegiata» per comprendere come una forma d’arte considerata «minore» come quella degli ex-voto, testimonianza di una fede struggente e prova tangibile del ringraziamento per un miracolo invocato e avvenuto, si sia relazionata con il mondo marinaro.
Onde impetuose e barche alla deriva, alberi spezzati e sartie allentate, relitti e scogli minacciosi battuti dai flutti, tempeste e naufragi, ma anche cieli limpidi e acque tornate tranquille grazie all’intervento divino scorrono davanti agli occhi del visitatore di Casa Manzoni. I pericoli e la bellezza della navigazione, i momenti in cui non resta altro che affidarsi alla preghiera e quelli in cui ci si stupisce della meraviglia del Creato sono, dunque, i soggetti raffigurati su queste tavolette votive, testimonianza di un pathos rappresentato in modo semplice e ingenuo, ma sicuramente efficace agli occhi di tutti.
Le scene dipinte a mano su ardesia, legno e tela raccontano così di un mare amico da rispettare, da ringraziare ogni giorno, ma anche da temere, tant’è che, ancora oggi, è diffuso il proverbio tra i marinai delle nostre coste «si vaje e tuorne già he fatto ‘nu buono viaggio».
Tra i manufatti più curiosi in mostra si segnala una tavoletta dai colori allegri, recante la data del 1881 e ritraente il pericolo scampato da due messicani a bordo di una barchetta piccolissima, quasi un guscio di noce, rovesciatasi tra onde piene di pescecani con la bocca spalancata.
È di due anni dopo, del 1883, un olio su tavola raffigurante in modo quasi infantile un vascello a vela e vapore, molto stilizzato, giunto nel porto di Rio de Janeiro: il «Savoja», pilotato da due soli uomini che ringraziano la Madonna delle Grazie per averli accolti all’entrata dell’estuario.
In porto è ambientato anche un ex-voto, datato 1888, che documenta l'angoscia di alcuni emigranti napoletani per il viaggio oltremare e che raffigura quattro immagini della Madonna, leggermente diverse.
Sempre alla Madonna, o meglio alla Nostra Signora di Monteallegro, nelle vicinanze di Rapallo, rivolgono le loro preghiere i marinai del brigantino «Innocenza», rimasto intrappolato tra onde gigantesche, in preda a un temporale sul Mar Nero nella giornata del 20 novembre 1856, come prova un ex-voto donato dal capitano Benedetto Olivari al santuario ligure.
La mostra documenta, inoltre, le difficoltà del navigare sul lago, esponendo alcune lettere originali di Teresa Stampa Manzoni al figlio Stefano. Una rassegna,dunque, curiosa quella milanese per conoscere una tradizione popolare antica, che unisce fede, superstizione e sacro.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine promozionale della mostra «Navigando tra gli ex-voto».  (Ex voto per la Chiesa di Santa Maria del Soccorso a Forio d’Ischia); [fig. 2] 1616 - Campania, Pomigliano d'Arco - Madonna dell'Arco - Tempera su tavola, cm 29 x 26; [fig. 3]  1881 - Messico, Tequizquac - Parrocchia Santiago Apostolo - Olio su tela, cm 49 x 37 

Informazioni utili 
«Navigando tra gli ex-voto». Casa del Manzoni,via Morone, 1 – Milano. Orari: martedì – venerdì, ore 9.00-16.00; chiuso il lunedì, il sabato, i festivi e tutto il mese di agosto. Ingresso libero. Informazioni: tel. 02.86460403 o info@pergraziericevute.it. Sito internet: www.pergraziericevute.it. Fino al 20 dicembre 2014

lunedì 5 maggio 2014

Torino, tre incontri su «Visione e missione» della fotografia

Sarà Nili Goren (Gerusalemme, 1965), per anni docente alla Bezalel Academy of arts and design di Gerusalemme e attualmente curatrice al Tel Aviv Museum of Art, ad aprire la seconda edizione della rassegna «I lunedì dell’arte», promossa dalla Fondazione De Fornaris alla Gam – Galleria d’arte moderna di Torino.
Da lunedì 5 maggio il prestigioso museo piemontese -che vanta una collezione di oltre quarantamila opere di autori come Fontanesi, Fattori, Pellizza da Volpedo, Medardo Rosso, Morandi, Casorati, Martini e De Pisis – aprirà, infatti, le porte a tre incontri con altrettanti esperti di fotografia. L’iniziativa –ideata da Antonella Russo, allieva di Beaumont Newhall e autrice di un volume stimolante per gli studi del settore come «Storia culturale della fotografia italiana» (Einaudi, Torino 2011)- nasce con l’intento di aggiornare il pubblico su programmi espositivi e attività di importanti musei o festival internazionali e sulle diverse strategie di circolazione istituzionale dell’immagine fotografica contemporanea in capitali europee ed extra–europee, nell’epoca della tecnologia avanzata, di internet e dei social media.
A presentare la rassegna, intitolata «Fotografia. Visione e missione II», sarà la stessa Antonella Russo, che vanta in curriculum attività didattica al Moma e al Metropolitan di New York e che ha curato mostre come «Mario Giacomelli» (1992) al Castello di Rivoli e «Viewpoints Italy in Black and White» (2005) alla Estorick Collection di Londra, con la collaborazione di Riccardo Passoni, vicedirettore del museo torinese.
Lunedì 5 maggio, alle 21, Nili Goren intratterrà i presenti con una conferenza dal titolo «Contemporary Israeli Photography: from landscape to land-escape», nella quale verrà tracciata una ricognizione sulla fotografia israeliana odierna e sarà proposta una riflessione sul ruolo d’indagine e diffusione che il Tel Aviv Museum of Art svolge nel rappresentare le tendenze della fotografia nazionale moderna e contemporanea, nel contesto della storia del mezzo fotografico.
Il secondo incontro, in agenda per lunedì 19 maggio, vedrà al tavolo dei relatori Paul di Felice (Differdange, Lussemburgo, 1953), professore di Storia dell’arte all’Università del Lussemburgo, co-direttore dell’European Month of Photography, co-editore di Café Créme édition e socio fondatore della rivista on-line «lacritique.org», che parlerà di «Trenta anni di fotografia contemporanea internazionale in Lussemburgo».
A chiudere gli appuntamenti sarà Walter Moser (Wels, 1979), capo curatore di fotografia dell’Albertina Museum di Vienna, che lunedì 26 maggio terrà una conferenza dal titolo «To see more more closely: insights into the photographic collection at the Albertina», un’articolata meditazione sulla collezione di fotografia del museo viennese, uno dei più prestigiosi del continente.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Shai Kremer, Abandoned Syrian base, View of a minefield, Golan Heights, 2007; [fig. 2] Adi Nes, Untitled (Hagar),2005 

Informazioni utili 
«I lunedì dell’arte - Fotografia. Visione e missione II ». Gam – Sala conferenze, corso Galileo Ferraris 30 – Torino. Conferenze: lunedì 5 maggio, ore 21 - Nili Goren; lunedì 19 maggio, ore 18 - Paul di Felice; lunedì 26 maggio, ore 21 - Walter Moser. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Informazioni: tel. 011.542491 o fdf@fondazionedefornaris.org. Sito internet: www.fondazionedefornaris.org. Da lunedì 5 a lunedì 26 maggio 2014. 


venerdì 18 aprile 2014

Da Picasso a Fontana, in un museo l’arte amata da Paolo VI

«Noi abbiamo bisogno di voi»: con queste parole papa Paolo VI si rivolgeva il 7 maggio 1964 a una delegazione di artisti riuniti nella Cappella Sistina per la solennità dell’Ascensione, consegnando loro il capitolo VII della costituzione sulla sacra liturgia «Sacrosanctum Concilium» (4 dicembre 1963), nel quale venivano tracciate le coordinate per ripensare il rapporto tra arte e vita della Chiesa.
In questo modo il pontefice intendeva ristabilire un rapporto con gli artisti, «creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità», rinnovando un’amicizia che, per secoli, era stata «veicolo, tramite, interprete, ponte» tra il mondo religioso e la società e che, agli inizi del Novecento, si era «guastata» da entrambe le parti, sia col ricorrere a un’arte staccata dalla vita, sia con il pretendere l’assuefazione a cliché e modelli che Paolo VI aveva definito «di pochi pregi e di poca spesa».
«Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo; perdonateci!» era l’accorato appello che papa Giovanni Battista Montini rivolgeva ai pittori e agli scultori riuniti nella Cappella Sistina, la cui opera poteva essere «segno e simbolo della realtà soprannaturale».
Iniziava con questa omelia, dagli accenti commossi e dal grande pathos, un rinnovato dialogo tra Chiesa e arte. Un dialogo che il pontefice avrebbe sollecitato in molte altre occasioni, a partire dalla «Gaudium et spes» (1965) fino all’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei vaticani (1973), come ricorda il libro «Paolo VI. Su l’arte e agli artisti. Discorsi, messaggi e scritti (1963-1978)» delle edizioni Studium.
Il prezioso rapporto tra Giovanni Battista Montini e i pittori e gli scultori contemporanei diede origine, negli anni dell’episcopato e del pontificato, a una ricca collezione privata formata da oltre settemila opere tra dipinti, incisioni, stampe, sculture e medaglie, della cui conservazione e esposizione si occupa, dal 1987, l’associazione «Arte e Spiritualità» di Brescia.
Henri Matisse, Marc Chagall, Pablo Picasso, Salvador Dalí, René Magritte, Gino Severini, Mario Sironi, Giorgio Morandi, Felice Casorati, Georges Rouault ed Emilio Vedova sono solo alcuni degli artisti presenti nella raccolta, di proprietà dell’Opera per l’educazione cristiana, alla quale è giunta attraverso vari lasciti disposti prevalentemente da monsignor Pasquale Macchi, segretario del pontefice, e della quale sono stati pubblicati nel 1995 e nel 2006 due cataloghi generali a cura di Cecilia De Carli. Dal 2011 la collezione si è, inoltre, arricchita di circa duecento lavori conferiti in comodato dalla Cei e realizzati da artisti contemporanei per illustrare i volumi del nuovo lezionario da messa.
Aperta al pubblico dal 1988 nella cittadina di Concesio, nel Bresciano, e ospitata dal 2009 in una nuova realtà espositiva, ubicata nelle vicinanze della casa natale di papa Montini, la raccolta è visibile dallo scorso febbraio con un regolare orario di visita, dal martedì al sabato, dopo che per lungo tempo era stato possibile garantirne l’accesso esclusivamente a gruppi su prenotazione. Si tratta di una prima tappa di un piano di rilancio triennale che prevede incontri, conferenze, visite guidate, laboratori per bambini, collaborazioni e scambi con i musei più prestigiosi del mondo, e che, recentemente, ha visto la struttura diventare punto Fai (Fondo per l’ambiente italiano).
Articolato su due piani, per un totale di quasi mille metri quadrati di superficie espositiva, il museo allinea circa duecentosettantacinque opere, che testimoniano «il grande impegno profuso da Paolo VI –scrive Paolo Bolpagni, nella guida breve alla collezione- per la promozione dell’arte contemporanea nelle sue più varie manifestazioni, nella ricerca di un dialogo – talvolta anche tormentato, difficile, contrastato – e di una reciproca comprensione». La raccolta non sposa, dunque, uno stile e non indica nemmeno una via allo sviluppo di una pittura e di una scultura «sacra», ma mostra tutte quelle forme di espressione artistica intrise di domande profonde, escatologiche e di ricerca di senso che hanno caratterizzato il Novecento. Ecco così esposte opere dalla componente aniconica che rimandano a una prospettiva altra, quella del divino e dell’ultraterreno, come la tela «T 1966 – E 9» (1966) di Hans Hartung, e lavori legati alla dimensione liturgica come le due tempere su carta del giapponese Kengiro Azuma per il progetto della «Santa Croce» nel convento dei frati cappuccini di Sion (in Svizzera), o ancora la piccola «Croce» (1942) in terracotta dipinta di Mirko Basaldella e la «Crocifissione» (1955-1960) in ceramica di Lucio Fontana per il concorso della Quinta Porta del Duomo di Milano, nella quale «il Cristo -scrive Paolo Bolpagni- sembra contemporaneamente patiens e triumphans, inchiodato alla Croce ma già proiettato verso la Resurrezione».
Uno spazio importante del museo è dedicato alla grafica, per la quale è stato studiato un piccolo «Gabinetto delle stampe», un ambiente intimo e raccolto nel quale trovano posto, tra l’altro, alcune opere di soggetto biblico di Marc Chagall, un’acquaforte della serie «Miserere» di Georges Rouault e nove litografie di Henri Matisse, riferite al suo intervento decorativo nella Cappella del Rosario delle suore domenicane di Vence, in Provenza. Un museo, dunque, interessante quello di Concesio per scoprire come papa Paolo VI fosse riuscito a riannodare i fili tra il mondo dell’arte e la Chiesa, a farsi rispondere affermativamente a quella domanda, franca e sentita, che rivolse ai presenti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964: «Rifacciamo la pace? Quest’oggi? Qui? Vogliamo ritornare amici? Il Papa ridiventa ancora l’amico degli artisti?».

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Ernst Günter Hansing, «Paolo VI raccolto in preghiera», 1969, tempera su carta, inv. 2314; [fig. 2] Entrata della Collezione Paolo VI di Concesio (Brescia); [figg. 3 e 4] Vista interna della Collezione Paolo VI di Concesio (Brescia); [fig. 5] Lucio Fontana, «Crocifissione», 1955-1960, ceramica colorata e riflessata, inv. S81

Informazioni utili

Collezione Paolo VI, via Marconi,15 - Concesio (Brescia). Orari: martedì-venerdì, ore 9-00-12.00 e ore 15.00-17.00; sabato, ore 14.00-19.00. Ingresso: € 5,00. Visita guidata: € 30,00 + il biglietto di ingresso. Agevolazioni soci Fai: sconto del 50% sul biglietto d’ingresso al museo, e riduzione del 20% sull’acquisto dei libri in vendita nel bookshop. Informazioni: tel. 030.2180817 o info@artespiritualita.org. Sito internet: www.collezionepaolovi.it


giovedì 17 aprile 2014

La grande bellezza di Roma nelle incisioni di Luigi Rossini

È una mostra preziosa, forse di nicchia, quella che il m.a.x. di Chiasso -museo svizzero nato nel 2005 con l’intento di divulgare la conoscenza dell’arte grafica, del design, della fotografia e dell’architettura- dedica a Luigi Rossini (Ravenna, 1790-Roma, 1857), incisore di talento, cugino del più famoso Gioachino, che per la critica è stato l’ultimo grande illustratore delle meraviglie di Roma dopo Giuseppe Vasi e Giovan Battista Piranesi e prima dell’avvento della fotografia, che sostituì l’acquaforte tra i souvenir della Città eterna preferiti dai viaggiatori del Grand tour.
La rassegna, curata da Nicoletta Ossanna Cavadini e Maria Antonella Fusco, espone per la prima volta al pubblico opere provenienti da collezioni private e della famiglia come suggestivi disegni acquerellati, schizzi, lettere e appunti di viaggio, oltre a preziosi rami e a rare incisioni provenienti dall’Istituto nazionale per la grafica di Roma, una delle tre principali raccolte pubbliche di matrici al mondo, dove la rassegna sull’artista ravennate verrà proposta il prossimo autunno.
Attraverso le oltre centocinquanta opere in mostra, riunite sotto il titolo «Luigi Rossini (1790-1857), incisore. Il viaggio segreto», sarà possibile ripercorrere il percorso artistico e biografico del maestro romagnolo, caro amico dello scultore Adamo Tadolini e collaboratore di Bartolomeo Pinelli, che nella sua vita beneficiò anche della stima e della protezione di Antonio Canova e Vincenzo Camuccini.
La preziosità dell’esposizione svizzera, corredata da un catalogo bilingue (in italiano e in inglese) pubblicato da Silvana editoriale, consiste nella possibilità di veder raffrontati l’acquarello preparatorio, la matrice e, infine, la stampa di molti lavori di Luigi Rossini, così da poter studiare tutti le sue volute variazioni e i suoi leggeri spostamenti di punti di vista.
Attraverso opere di elegante fattura come «Il monte Quirinale preso in cima al Palazzo Caligola» (1827) o «Puteale di Pompei» (1830 ca.), la mostra al m.a.x. di Chiasso documenta le varie fasi del lavoro dell’artista che, partito dalla «visionarietà» tipica di Giovan Battista Piranesi, approda a una cultura dell’antico aperta alle prime espressioni del Romanticismo e del Pittoresco. Lungo il percorso ci sono anche una sezione libraria contenente i preziosi in folio e la collezione di gemme antiche e impronte in ceralacca, ma ciò che cattura lo sguardo del visitatore sono soprattutto le fantasie architettoniche acquerellate e le splendide incisioni (in alcuni casi addirittura editio princeps), realizzate dagli anni Venti agli anni Cinquanta dell’Ottocento.
Nato a Ravenna nel 1790 da «famiglia oscura ma onestissima» originaria di Lugo di Romagna, Luigi Rossini studia all’Accademia di Bologna ed ha come maestri Leandro Marconi nell'ornato e il celebre Giovanni Antonio Antolini nell'architettura. Nel 1813 viene insignito del «Premio del regno Italico», poi ottiene l'alunnato all'Accademia italiana di palazzo Venezia a Roma. Data al 1817 una prima serie di cinquanta «prospettive di Roma incise a contorno, e colorate», stampata con il nome di Giovanni Rossini. Segue la pubblicazione, tra il 1823 e il 1829, della serie «Le antichità romane», ben centouno vedute dell'Urbe che inaugurano la ricca produzione grafica dell’artista dedicata alla Città eterna e riunita nelle raccolte «Le antichità dei contorni di Roma» (1826-'29), «I sette colli» (1829), «Le porte antiche e moderne» (1829) e «I monumenti più interessanti» (1830). Si tratta di lavori che portano serenità economica a Luigi Rossini, dopo gli anni giovanili di ristrettezze, tanto è vero che lo stesso artista in una lettera del 1830 a Carlo Emanuele Muzzarelli, pubblicata a Torino nel 1853 da Diamillo Müller nelle «Biografie autografe e inedite di illustri italiani di questo secolo», si definisce «ben agiato e contento».
Seguono le lastre «Archi trionfali, onorarii e funebri» (1836), «Viaggio pittoresco da Roma a Napoli» (1839), «Scenografia degl'interni delle più belle chiese e basiliche antiche» (1839-'43), «Scenografia di Roma moderna» (1850) e «I principali fori di Roma antica» (1850): un ricco gruppo di opere che racconta la Città eterna come meta turistica e che, finalmente, con questa mostra in Svizzera, nel vicino Canton Ticino, ottiene la giusta consacrazione.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Luigi Rossini, Disegno preparatorio - Parte del foro romano e monte Capitolino col tempio di Giove, 1827-1829, acquarello; [fig. 2] Luigi Rossini, Il Monte Capitolino e parte del Foro Romano coll’incendio nel Tempio di Giove Capitolino e col saccheggio dato da Genserico a Roma, 1827, matita e inchiostro color seppia acquerellato su carta vergata con cornice riquadrata, 60,5 x 83 cm, Collezione privata; [fig. 3] Luigi Rossini, Schizzo di Piazza Navona o Circo Agonale col Mercato, 1839, penna e acquerello color seppia su carta vergata, 45 x 64,5 cm, Courtesy Gian Enzo Sperone Switzerland; [fig. 4] Luigi Rossini, Puteale in Pompei, senza data (ca. 1830), matita e inchiostro color seppia acquerellato su carta vergata, 46 x 57,5 cm, Collezione privata

Informazioni utili
«Luigi Rossini (1790-1857), incisore. Il viaggio segreto». m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 4 -  Chiasso (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-18.00; lunedì chiuso. Intero: ChF 10; ridotto ChF 7. Informazioni: tel. +41.91.6825656 o info@maxmuseo.ch. Sito internet: www.maxmuseo.ch. Fino al 4 maggio 2014. 

mercoledì 16 aprile 2014

Da Palazzo Ducale a Ca’ Pesaro: è Venezia la città italiana più presente nel Google Art Project


È Venezia la città italiana più presente nel Art Poject di Google, la piattaforma sviluppata per preservare e ammirare on-line le opere d'arte e gli interni dei più importanti musei al mondo.
Dopo la prima fase di collaborazione, che ha visto, nel mese di novembre 2013, il lancio sul portale di oltre centocinquanta opere raccolte in tre gallery dedicate a Ca’ Pesaro, al Correr e al Museo del vetro di Murano, la Fondazione musei civici veneziani propone, da qualche giorno, un viaggio virtuale in altre tre realtà afferenti alla sua rete: Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonico e il Centro studi di storia del tessuto e del costume. Trecentosettanta le immagini ad alta definizione inserite sul sito, nato nel febbraio 2011 con l’obiettivo di «democratizzare» l'accesso alla cultura e di promuovere la sua conservazione per le generazioni future.
Di Palazzo Ducale, vero e proprio simbolo millenario della storia, della cultura e dell’arte veneziana, sarà possibile ammirare capolavori straordinari come il celebre affresco di Tiziano raffigurante il «San Cristoforo», l’opera «Nettuno offre a Venezia le ricchezze del mare» di Giambattista Tiepolo, tre meravigliosi lavori di Paolo Veronese che decorano le sale istituzionali dell’edificio -ovvero «Vecchio orientale e giovane donna», «Giunone offre a Venezia il corno dogale» e «L’apoteosi di Venezia»- e, ultimo ma non ultimo, una stupefacente tela di Jacopo e Domenico Tintoretto, «Paradiso», considerata, con i suoi ventidue metri di larghezza per sette metri in altezza, la più grande al mondo.
Navigando tra le opere di Ca’ Rezzonico ci si potrà, invece, immergere nell’atmosfera e nel gusto del Settecento veneziano attraverso le celebri scene di genere di Pietro Longhi, le splendide decorazioni a soffitto «La Nobiltà e la Virtù che abbattono l’ignoranza» e «Il Trionfo di Zefiro e Flora» a firma di Giambattista Tiepolo, e gli affreschi staccati da villa Zianigo, con il suggestivo «Mondo Novo» e le scene della vita di «Pulcinella», realizzati da Giandomenico Tiepolo. Nella gallery on-line sono state inserite anche due magnifiche vedute giovanili del Canaletto: la «Veduta del Rio dei Mendicanti» e il «Canal Grande da Ca’ Balbi verso Rialto».
Di Palazzo Mocenigo a San Stae, recentemente riaperto al pubblico dopo un radicale intervento di restyling, sarà, infine, possibile ammirare le importanti collezioni di rari tessuti e costumi, tra cui originali e sfarzosi abiti del Settecento, di particolare pregio.
Ma le novità non finiscono qui. Per Palazzo Ducale e Ca’ Rezzonico sono state ideate anche due speciali visite virtuali agli straordinari ambienti interni, che consentono di apprezzare ulteriormente la bellezza dei percorsi espositivi delle due sedi, soffermandosi su particolari aspetti o opere come il «Leone marciano andante» del Carpaccio o la veduta del «Canal Grande da Ca’ Balbi verso Rialto» del Canaletto, eccezionalmente disponibili in risoluzione Gigapixel.
Si arricchisce, dunque, di un tassello interessante la sezione italiana del Google Art Project, che vanta già tra i suoi partner le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Vecchio a Firenze, i Musei capitolini, il Museo Poldi Pezzoli e il Museo diocesano di Milano, il Museo archeologico di Ferrara, i Musei di Strada nuova a Genova, la Fondazione musei senesi, la Venaria Reale di Torino e Palazzo Grassi a Venezia.
I visitatori della piattaforma Art Project possono sfogliare le opere in base al nome dell'artista, al titolo illustrativo, al tipo di arte, al museo, al paese, alla collezioni e al periodo temporale.
Facebook, Twitter, Google+ e video sono integrati nella piattaforma, consentendo agli utenti di invitare gli amici a vedere e discutere le loro opere preferite.
Tra le altre funzioni a disposizione dei visitatori virtuali, ci sono «Le mie Gallerie» che permettono di salvare viste specifiche delle opere d'arte selezionate e di costruire un proprio museo personale.
I commenti possono essere aggiunti a ogni dipinto e l'intera galleria può essere condivisa con gli amici. Inoltre, la funzione «Confronta» consente di esaminare due opere d'arte «fianco a fianco», nella stessa schermata, per vedere più da vicino come lo stile di un artista si è evoluto nel tempo, collegare le tendenze artistiche, o osservare in profondità due particolari di un’opera.
Google Art Project si qualifica, quindi, come un tool digitale che permette agli utenti collegati da ogni parte del mondo di avvicinarsi alle opere d’arte, ai reperti storici e ai manufatti artistici, con un semplice click, scoprendone i dettagli più nascosti.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Schermata dedicata al Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 2] Carrellata delle opere conservata al Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 3] Street View del Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 4] Dettaglio su Google Art Project dell'opera «Canal  Grande da Ca’ Balbi verso Rialto» del Canaletto, conservata a Ca' Rezzonico di Venezia; [fig. 5] Dettaglio del «Leone marciano andante» del Carpaccio su Google Art Project 

Informazioni utili 
www.google.com/culturalinstitute/project/art-project?hl=it