ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 3 ottobre 2014

Faimatathon, una domenica a passeggio tra le bellezze d’Italia

C’è una maratona in Italia che si corre con gli occhi. È la FaiMarathon, iniziativa promossa dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano, in collaborazione con il Il Gioco del Lotto e grazie all’aiuto di oltre tremila volontari, che domenica 12 ottobre ritorna, per il terzo anno consecutivo, ad animare oltre centoventi città del nostro Paese.
Chiese, palazzi, teatri, monumenti, negozi storici, cortili, ponti, giardini, luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale che fanno parte della nostra vita, spesso troppo frenetica per permetterci di conoscere veramente ciò che ci circonda, sono al centro dell'iniziativa, ideata a sostegno della campagna di raccolta fondi «Ricordati di salvare l’Italia», che per l’intero mese di ottobre si propone di sensibilizzare le persone sull’importanza di salvaguardare e, quindi, di consegnare alle generazioni future il nostro patrimonio artistico, monumentale, storico e naturalistico.
La maratona proposta dal Fai, che nella passata edizione ha coinvolto ben 29.000 persone, è, in realtà, una passeggiata non competitiva e adatta a tutte le età, che si propone -raccontano dagli uffici della Cavallerizza di Milano- di far «riscoprire il nostro splendido Paese e i suoi tesori, un patrimonio d'arte e natura unico al mondo e una risorsa preziosa, il motore da cui far ripartire la nostra economia».
«Non correre e scopri l’Italia intorno a te» è lo slogan scelto per questa terza edizione della maratona culturale, che sarà possibile seguire anche grazie alla App disponibile per iPhone e Android, tramite la quale ci si potrà iscriversi alla passeggiata culturale, ricevere gli aggiornamenti in tempo reale, navigare le mappe degli itinerari proposti dalle delegazioni del Fai, sapere chi dei propri amici ha deciso di camminare alla scoperta delle bellezze italiane e, naturalmente, seguire l’evento anche sui social network.
Grande novità di quest’anno è, poi, il torneo di fotografia #scattidifelicità, che premierà i primi cinque classificati: per partecipare basta scaricare l’App, caricare una foto che esprima la propria felicità o raccontare ciò che ci rende felici, convincere utenti e amici a votare il proprio scatto e magari essere tra i fortunati vincitori.
Rimane, inoltre, attivo il vecchio sito www.faimarathon.it, dove poter trovare il proprio itinerario di visita o iscriversi on-line (e con un piccolo risparmio) alla corsa. Per partecipare è sufficiente farsi trovare al punto di partenza prescelto, registrarsi (il costo è di euro 10,00 a persona contro i 4 di chi conferma la propria partecipazione on-line), ritirare il kit del maratoneta che comprende uno zaino, una pettorina, l’itinerario scelto, un biglietto d’ingresso omaggio in uno dei beni della fondazione e un adesivo a sostegno della campagna «Ricordati di salvare l’Italia», e partire alla scoperta delle bellezze italiane che fanno da cornice alla nostra vita quotidiana.
Ma la Faimarathon non è solo una passeggiata, è anche una raccolta fondi finalizzata a progetti di recupero e restauro che permettono di salvare luoghi d’Italia altrimenti abbandonati. «Questo -raccontano dal Fai- non tanto per conservarli “e basta”, vuoti e disabitati, quanto per aprirli al pubblico e farli vivere, proponendo esperienze positive e coinvolgenti».Un'occasione per rendere il nostro Paese più bello.

Informazioni utili 
FaiMarathon.  Italia, sedi varie. Quando: domenica 12 dicembre 2014. Costo della corsa: € 10,00 ai banchi Fai; € 4,00 on-line; gratuita per chi rinnova la propria iscrizione al Fai. Informazioni: Fai, via Carlo Foldi, 2 - Milano, tel. 02.4676151. Siti internet: www.faimarathon.it; http://faimarathon.it/marathons; www.appfaimarathon.it.

giovedì 2 ottobre 2014

Dal Mart di Rovereto alla Fondazione Torino Musei, nuove gallery sulla piattaforma Google Art Project

È il «Movimento d’uccello» di Fortunato Depero, colorato capolavoro futurista dalle forme astratto-geometriche datato 1916, ad aprire la galleria virtuale del Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, da poco entrato a far parte del Google Art Project, la piattaforma sviluppata per preservare e ammirare on-line le opere d'arte e gli interni dei più importanti musei al mondo, alla quale hanno finora aderito importanti realtà come la Tate Gallery di Londra, il Metropolitan museum of art di New York, gli Uffizi di Firenze e i Musei capitolini di Roma.
Più di duecento le opere del Mart attualmente inserite sul sito, tutte fotografate dallo staff del Google Cultural Institute con tecnologie avanzate e pubblicate con una risoluzione in gigapixel (7 miliardi di pixel) che consente agli internauti di conoscere e studiare in modo approfondito le collezioni del museo, annullando le distanze geografiche.
Si possono così visionare capolavori di una ventina di importanti artisti nazionali e internazionali che hanno operato dalla fine dell’Ottocento ad oggi, a cominciare dai futuristi Giacomo Balla, Fortunato Depero, Umberto Boccioni, Gino Severini e Luigi Russolo, per passare, poi, ad autori quali Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Pablo Picasso, Salvador Dalí, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Vasilij Kandinsky, Alighiero Boetti e Michelangelo Pistoletto.
Attraverso la funzionalità Street View, i visitatori hanno, inoltre, l’opportunità di effettuare un tour virtuale nelle gallerie del museo immergendosi in una vera e propria visita scandita da fotografie a 360°.
La realtà trentina, guidata da Cristina Collu, conferma così il proprio impegno a favore dell’accessibilità dei contenuti culturali. Un impegno, questo, che negli ultimi tre anni ha portato il Mart ad essere uno dei musei internazionali più attivi e seguiti sui social network, in grado di coinvolgere community virtuali e sviluppare progetti di web communication, anche grazie alla copertura wi-fi in tutta la struttura e al recente invito a fotografare le opere esposte e a postare i propri scatti su twitter, facebook, instagram, pinterest, flickr e spotify.
Sulla piattaforma Google Art Project è da poco approdata anche la Fondazione Torino Musei, che ha inserito un primo corpus di duecentoottanta immagini ad alta risoluzione presenti negli allestimenti dei suoi quattro spazi espositivi: la Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, Palazzo Madama, il Mao – Museo d’arte orientale e il Borgo medioevale.
Di sicuro interesse per gli studiati sono le riproduzioni in gigapixel di tre capolavori appartenenti alle collezioni torinesi: «Orange Car Crash (Orange Disaster) (5 Death 11 Times in Orange)» di Andy Warhol, la «Madonna con bambino sul trono con quattro angeli» (1475-1480) di Giovanni Maria Spanzotti e una Thang-ka tibetana raffigurante un mandala del XV-XVI secolo.
Per la Gam sono state caricate sulla piattaforma di Google Art Project cinquantasei immagini in alta risoluzione dei principali capolavori presenti nei percorsi tematici del museo, tra i quali si ricordano opere di Fontanesi, Pellizza da Volpedo, Modigliani, Morandi e Casorati, per giungere a lavori di esponenti dell'Arte povera come Giulio Paolini, Mario Merz e Alighiero Boetti. Mentre le oltre ottanta immagini ad alta risoluzione di Palazzo Madama testimoniano la ricchezza e la varietà del patrimonio custodito nel museo, dove è possibile ammirare testimonianze artistiche di Gaudenzio Ferrari e Giovanni Battista Crosato, ma anche lavori noti come l’enigmatico «Ritratto d'uomo» di Antonello da Messina o alcune raffinate miniature di Jan van Eyck, senza dimenticare le preziose manifatture appartenenti alle collezioni di arte decorativa.
Per il Mao sono state, invece, caricate novanta immagini ad alta risoluzione che abbracciano tutte le aree storico-geografiche rappresentate nelle collezioni del museo. Tra i lavori disponibili sulla piattaforma si ricordano il celebre «Tughra di Solimano», esposto nella galleria dei Paesi islamici dell'Asia, e un rarissimo esemplare di albero delle monete di epoca Han, visibile nella galleria cinese.
Completa la presenza della Fondazione Torino Musei sulla piattaforma Google Art Project il tour virtuale sul Borgo e la Rocca medievale, arricchito da cinquantuno immagini storiche ad alta risoluzione provenienti dall'Archivio fotografico della fondazione, che documentano l'evoluzione del complesso nato quale sezione di arte antica dell'Esposizione generale italiana di Torino del 1884.
Un tool digitale, quindi, sempre più ricco quello di Google che permette agli utenti collegati da ogni parte del mondo di avvicinarsi alle opere d’arte, ai reperti storici e ai manufatti artistici, con un semplice click, scoprendone i dettagli più nascosti, spesso invisibile ad occhio nudo.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Il Mart di Rovereto sulla piattaforma Google Art Project; [fig.2] Il Mao di Torino sulla piattaforma Google Art Project; [fig. 3] La Gam di Torino sulla sulla piattaforma Google Art Project.

Vedi anche 
I Musei civici veneziani sul Google Art Project 

Informazioni utili 
https://www.google.com/culturalinstitute/project/art-project?hl=it

mercoledì 1 ottobre 2014

«Invito a Palazzo», un sabato tra i tesori della banche italiane

Luoghi di lavoro e scrigni d’arte: le sedi storiche delle banche italiane, edifici disseminati lungo tutto il territorio nazionale e nelle cui stanze si celano molti capolavori del nostro patrimonio storico-artistico, aprono le proprie porte per la tredicesima edizione di «Invito a Palazzo», manifestazione promossa dall’Abi – Associazione bancaria italiana per tutta la giornata di sabato 4 ottobre, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica italiana e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Un piccione viaggiatore in abiti settecenteschi è l’immagine ufficiale della prossima edizione, i cui numeri dimostrano come questa iniziativa di promozione culturale cresca di anno in anno: ottantaquattro, infatti, gli edifici che sarà possibile visitare, nove dei quali accessibili per la prima volta, cinquantaquattro gli istituti di credito italiani coinvolti e quarantacinque le città che offriranno al proprio pubblico un ricco calendario di iniziative ad ingresso gratuito, da visite guidate in italiano e in inglese a concerti e mostre tematiche.
Roma si presenta coma la grande protagonista di questa edizione di «Invito a Palazzo» con ben nove luoghi visitabili, tra i quali palazzo Altieri, la Filiale romana della Banca di Sassari nel complesso del monastero di Santa Susanna, la Cappella del palazzo del Monte di Pietà e la direzione generale della Bnl, la cui quadreria annovera capolavori quali «Giuditta ed Oloferne» del Lotto, «La Madonna Albani» del Barocci, un «Capriccio» del miglior Canaletto.
Seguono a ruota Torino e Milano con cinque edifici visitabili a testa. Nel capoluogo piemontese, oltre ai palazzi Bricherasio, Perrone e Turinetti, sarà possibile visitare il Museo del risparmio di Intesa San Paolo, un luogo pensato per i bambini e i ragazzi in cui è possibile avvicinarsi al concetto di risparmio e investimento con un linguaggio semplice, ma non banale. Mentre all’ombra della Madonnina, oltre alla Gallerie d’Italia in piazza Scala, merita una visita la sede della banca Cesare Ponti, aperta per la prima volta al pubblico, dove è conservata la grande tela «Maria Stuarda che sale al patibolo» di Francesco Hayez e nella quale, grazie ai vetri smerigliati sugli sportelli decorati da festoni Liberty, si respira un’atmosfera ottocentesca.
Un’altra proposta interessante nel capoluogo lombardo è quella della Deutsche Bank che, con la collaborazione di Corsi arte e la curatela di Angela Madesani, propone nella sede di via Turati la mostra «Fotografie d’autore» (visitabile previo accreditamento), con una selezione di opere della collezione permanente, il cui tema ispiratore è il «viaggio in Italia» e tra le quali si trovano lavori di Luigi Ghirri, Candida Höfer, Heidi Specker, Martin Liebscher e Adrian Paci.
Da Spoleto (con palazzo Zacchei Travaglini) a Fano (con lo Spazio XX Settembre di palazzo Bambini), da Mantova (con palazzo Strozzi) a Frosinone (con la filiale della Banca popolare di Cassino), da Bergamo (con la sede della Banca popolare) a Firenze (con il Banco di Desio e della Brianza) sono, poi, molte anche le città che propongono al pubblico la visita di edifici mai prima d’ora accessibili e in alcuni casi freschi di restauro e ricchi di testimonianze artistiche da non perdere.
Tra le tante proposte si segnala anche quella del Credem di Reggio Emilia che apre le porte di Palazzo Spalletti Trivelli, al cui interno si trovano rovine romane, una rarissima raccolta d’arte orientale e una collezione di pittura antica del ‘500, del ‘600 e del ‘700, oltre alla nota «Sibilla Cimmeria» del Guercino (1638).
Mentre tra le mostre in cartellone meritano una visita le installazioni di Gionata Xerra ad Acireale e l’esposizione dei bozzetti disegnati dall’artista Pinuccio Sciola per la realizzazione della scenografia della «Turandot», in scena al teatro Lirico di Cagliari tra giugno e agosto 2014,  visibile alla Banca di Sassari. Tante, dunque, le proposte messe in cantiere dall’Abi – Associazione bancaria italiana per scoprire come la cultura sia il vero motore del nostro Paese.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della tredicesima edizione di «Invito a Palazzo»; [fig. 2] Palazzo Spalletti Trivelli a Reggio Emilia, sede del Credem, tra gli edifici aperti per «Invito a Palazzo»; [fig. 3] Hall del Palazzo Turati di Milano, sede della Deutsche Bank. © Giorgio Benni.  

Informazioni utili
«Invito a Palazzo». Italia, sedi varie. Quando: sabato 4 ottobre 2014, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Informazioni: Abi – Associazione bancaria italiana, tel. 06.67671 o invitoapalazzo@abi.it. Sito internet: http://palazzi.abi.it o https://www.facebook.com/InvitoAPalazzo

martedì 30 settembre 2014

«Architetti in famiglia», con il Fai alla scoperta dell’architettura milanese del Novecento

Sarà un incontro su Giovanni Muzio (Milano, 12 febbraio 1893 – 21 maggio 1982), esponente di rilievo del movimento artistico Novecento al quale si devono opere come il Santuario di Sant’Antonio a Varese e la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, a inaugurare il ciclo di appuntamenti «Architetti in famiglia», promosso dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano nelle sue due sedi di Villa Necchi Campiglio e della Cavallerizza.
Otto gli incontri in agenda dal 1° ottobre al 20 dicembre, che, attraverso voci di amici e familiari, racconteranno la storia di altrettanti progettisti che hanno lasciato il loro indelebile segno nella Milano del Novecento, svelandone anche la sfera privata, il lessico familiare e il carattere.
Dalle scatole dei ricordi emergeranno così voci e immagini che permetteranno di rivivere la vita e l’opera di interessanti protagonisti della progettualità lombarda quali Piero Portaluppi, Tomaso Buzzi, Guglielmo Ulrich, Gio Ponti, Franco Albini, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Pier Giulio e Vico Magistretti, oltre al già citato Giovanni Muzio.
La figura di quest’ultimo sarà ricordata a Villa Necchi mercoledì 1° ottobre dal nipote, omonimo dell’architetto, intervistato da Roberto Dulio, docente al Politecnico di Milano. Sarà un’occasione, questa, per andare alla scoperta di come siano nati edifici di culto milanesi come la chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, quella dei Santi Quattro Evangelisti e ancora quella di San Giovanni Battista alla Creta o come siano state ideate opere civili quali la Ca’Brutta in via della Moscova e il Palazzo dell’Arte, sede attuale della Triennale di Milano.
A seguire, mercoledì 15 ottobre, la dimora di via Mozart ospiterà un incontro su Piero Portaluppi (Milano, 1888-1967), con il nipote Piero Castellini, intervistato da Luca Molinari, docente all’università «Luigi Vanvitelli» di Napoli e collaboratore di prestigiose riviste quali «Abitare», «Domus» e «Ottagono». All’architetto milanese, di cui è nota anche la sua passione per il disegno satirico, si devono una serie di importanti progetti, tra i quali la Casa degli Atellani, la sistemazione della Pinacoteca di Brera, il Palazzo della Banca commerciale italiana, il Planetario Hoepli e il palazzo per la Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto in corso Venezia. Portaluppi firmò anche, negli anni Trenta, il progetto di Villa Necchi Campiglio, raffinato scrigno di modernità e gusto dell’abitare, che viene considerata il suo capolavoro in fatto di edilizia residenziale.
Il ciclo di incontri promosso dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano analizzerà, quindi, la figura di Tomaso Buzzi (Sondrio, 1900- Rapallo,1981), attraverso una conversazione con Marco Solari e Valerio Terraroli, in programma mercoledì 29 ottobre. Fervido e instancabile disegnatore, il progettista che ha legato il proprio nome alla storia della Venini & C. -raccontano al Fai- «fu architetto e arredatore della nobiltà e dell’alta borghesia italiana, classe sociale quest’ultima a cui apparteneva la famiglia Necchi Campiglio che, a partire dal 1938, affidò proprio a lui il riallestimento della propria abitazione milanese. Con grande gusto e raffinatezza egli seppe esaudire le richieste dei suoi illustri committenti riformulando in chiave moderna stimoli ed elementi provenienti dalla storia dell’arte antica, soprattutto dal Cinquecento al Settecento, accostandoli con una cifra stilistica del tutto personale».
L’ultimo incontro a Villa Necchi, in programma il 12 novembre, analizzerà, invece, la vita e l’opera di Guglielmo Ulrich (Milano, 1904-1977), uno dei più apprezzati protagonisti della storia del mobile italiano degli anni Trenta, attraverso le parole e i ricordi di Giancorrado Ulrich, intervistato da Luca Scacchetti.
La rassegna «Architetti in famiglia» si sposterà, quindi, alla Cavallerizza, dove il 19 novembre Salvatore Licitra e Massimo Martignoni dialogheranno intorno alla figura di Gio Ponti (Milano, 1891-1979), professionista dall'ingegno multiforme che si dedicò anche all'arredamento e alle arti decorative svolgendo in questo campo un'importante opera di rinnovamento, il cui nome è legato principalmente alla costruzione del modernissimo Grattacielo Pirelli, progettato e realizzato tra il 1956 e il 1961.
Sarà, quindi, la volta di un incontro su Franco Albini (Como, 1905 – Milano, 1977), progettista che lasciò ai milanesi la segnaletica e l’allestimento delle stazioni della linea 1 della metropolitana, del quale parleranno, nel pomeriggio del 26 novembre, Marco e Paola Albini.
Alberico e Ricciarda Barbiano di Belgiojoso ricorderanno, poi, la figura di Lodovico Barbiano di Belgiojoso (1909-2004), la seconda B del celebre Studio BBPR, vero e proprio laboratorio della modernità fondato insieme agli architetti Banfi, Peressutti e Rogers, che si occupò, tra l'altro, dell’allestimento della IX Triennale, della progettazione e realizzazione della celebre torre Velasca e del riallestimento museale del Castello Sforzesco. A condurre l'appuntamento, in agenda per mercoledì 3 dicembre, sarà Maria Vittoria Capitanucci.
Mentre a chiudere il ciclo di incontri, tutti in programma dalle ore 18.45 e ad ingresso gratuito, sarà il 10 dicembre un appuntamento su Pier Giulio (1891-1945) e Vico (1920-2006) Magistretti, con Margherita Pellino e Stefano Poli. Un’occasione, quella offerta dal Fai, per avere un’immagine inedita e insolita di grandi progettisti del Novecento milanese, ma anche di architetture simboliche della città.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Locandina del ciclo di incontri «Architetti in famiglia»; [fig. 2] Veduta esterna di Villa Necchi Campiglio a Milano; [fig. 3] Veduta esterna della Cavallerizza di Milano, sede degli uffici del Fai – Fondo per l’ambiente italiano. 

Informazioni utili 
 «Architetti in famiglia». La grande architettura milanese raccontata dai familiari dei protagonisti. Dove: Villa Necchi Campiglio, via Mozart 14 - Milano; La Cavallerizza, via Carlo Foldi 2 - Milano. Ingresso libero. Calendario degli incontri: http://www.fondoambiente.it/Attivita-FAI/Index.aspx?q=architetti-in-famiglia. Informazioni: tel. 02.467615252-346 o ufficio_cultura@fondoambiente.it. sito internet: www.fondoambiente.it. Dal 1° ottobre al 10 dicembre 2014.

lunedì 29 settembre 2014

Venezia, Lorenzo Lotto tra i tesori di Palazzo Cini a San Vio

Un altro ospite illustre anima il percorso espositivo della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, straordinaria casa-museo veneziana che la Fondazione Giorgio Cini ha da poco restituito alla fruizione del pubblico grazie al sostegno delle Assicurazioni Generali e in occasione del sessantesimo anniversario del suo Istituto di storia dell’arte.
Dopo il «Ritratto di giovane con liuto» del Bronzino, in mostra da maggio a luglio, l’elegante palazzo lagunare che fu dimora di Vittorio Cini ospita, fino al prossimo 2 novembre, l’«Adorazione dei pastori» di Lorenzo Lotto, capolavoro della maturità del pittore veneziano, proveniente dalla collezione della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, ora conservata al museo di Santa Giulia.
L’iniziativa è proposta nell’ambito del serie espositiva «L’ospite a Palazzo», un’operazione che, grazie a nuove intese con istituzioni internazionali, vedrà le sale della collezione permanente di Palazzo Cini accogliere ogni anno un’opera ospite, intrecciando relazioni visive, dialogiche e di contenuto con gli altri lavori conservati nella galleria veneziana ed esprimendo sottili relazioni tra raccolte artistiche affini per valore, storia e significato.
L’«Adorazione dei pastori», realizzata intorno al 1534, è un’opera dalla funzione devozionale e fu con ogni probabilità commissionata all’artista da due membri della famiglia Baglione di Perugia, Braccio II e Sforza, i cui ritratti sarebbero celati nelle fattezze dei due pastori a destra nella composizione. La notizia della provenienza giunse dal mercante che nel 1825 vendette il dipinto al conte Paolo Tosio, il cui raffinato e colto collezionismo ha dato origine al primo nucleo della Pinacoteca bresciana, che comprende attualmente circa ottocento dipinti, databili dal XIII al XVIII secolo, realizzati da importanti artisti quali, per esempio, Raffaello, Lorenzo Lotto, Giovanni Battista Moroni, Andrea Appiani e Francesco Hayez.
Nel quadro, giocato su accostamenti cromatici di grande suggestione ed effetti luministici e atmosferici di mirabile intensità, il tema dell’adorazione dei pastori viene descritto con sensibilità bucolica. La Vergine è inginocchiata in primo piano e adora il Bambino poggiato su un panno bianco e sulla paglia, all’interno di una cesta di vimini, secondo la più antica tradizione iconografica della Madonna dell’Umiltà. Alle spalle si vedono San Giuseppe, il bue e l’asinello.
Sulla destra due angeli dalle lunghe ali spiegate, sublimi intermediari tra cielo e terra come spesso avviene nel «teatro sacro lottesco, introducono i pastori al cospetto della Sacra famiglia. Non vi è dubbio che queste due figure rappresentino i committenti, come dimostrano i loro eleganti abiti cinquecenteschi, visibili sotto le modeste tuniche. I due portano in dono un agnello, verso il quale il Bambino allunga le proprie braccia, allusione simbolica al destino sacrificale del Cristo.
Grazie a quest’iniziativa che porta a Venezia la straordinaria «Adorazione dei pastori» della Pinacoteca Tosio Martinengo, è possibile delineare anche un ideale itinerario lottesco nel sestiere di Dorsoduro, costituito dalla chiesa dei Carmini, con la pala raffigurante «San Nicola in gloria e santi» (1527-29), e dalle vicine Gallerie dell’Accademia, con lo straordinario «Ritratto di giovane» (1530 ca.). Un itinerario, questo, che si può estendere sino al sestiere di Castello, dove è ospitata, nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo, la pala de «L’elemosina di Sant’Antonino» (1540-42).
Fino ai primi di novembe, il visitatore avrà anche l’occasione di vedere le sale del primo piano nobile del palazzo, arredate con mobili e oggetti d'arte che riflettono il carattere originario dell'abitazione e il gusto personale di Vittorio Cini. In questi spazi sono esposti una trentina di dipinti di scuola toscana, donati da Yana Cini alla fondazione veneziana nel 1984. Accanto alle opere pittoriche, tra le quali spiccano «Il giudizio di Paride» di Sandro Botticelli, la «Madonna con il Bambino e due angeli» di Piero di Cosimo e vari dipinti di scuola ferrarese del Rinascimento, come il «San Giorgio» di Cosmè Tura, sono raccolti alcuni significativi esempi di arti applicate: un servizio completo di porcellana della manifattura settecentesca veneziana dei Cozzi, placchette e cofanetti d'avorio della Bottega degli Embriachi, smalti rinascimentali, oreficerie, sculture in terracotta, credenze, cassapanche di notevole importanza, tra cui un raro cassone nuziale senese della metà del Trecento, e una portantina napoletana del Settecento.
Un’occasione, quella della riapertura di Palazzo Cini a San Vio, per scoprire il raffinato gusto collezionistico di Vittorio Cini, imprenditore e politico che Federico Zeri definì «un vero raccoglitore di pittura antica».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Lorenzo Lotto, «L’adorazione dai pastori», 1534 ca. Olio su tela, cm 147x166. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo; [fig. 2 e 3] Lorenzo Lotto, «L’adorazione dai pastori» - particolare, 1534 ca. Olio su tela, cm 147x166. Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo. 

Informazioni utili 
 «L’ospite a Palazzo» - «L’adorazione dai pastori» di Lorenzo Lotto. Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: ore 11.00–19.00, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: info@cini.it. Sito web: www.cini.it. Fino al 2 novembre 2014.