ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 20 ottobre 2014

«Arte Veneta», una nuova veste grafica per la rivista della Fondazione Cini di Venezia

Era il 1947 quando all’Università di Padova nasceva, sotto la presidenza di Giuseppe Fiocco e la direzione scientifica di Rodolfo Pallucchini, la rivista «Arte Veneta», periodico trimestrale dedicato all’arte della Serenissima, «tra le zone più vitali della tradizione artistica italiana ed europea», come sottolineava l’editoriale del primo numero.
Punto di riferimento imprescindibile per gli studi storico-artistici, annoverabile tra le più importanti pubblicazioni specialistiche sull’arte veneta, il periodico ebbe il suo primo “quartier generale” all’Istituto universitario di storia dell’arte padovano. L’anno successivo la rivista cambiava la propria periodicità, optando per un’uscita a cadenza annuale, che le conferiva, come si può leggere nella «Nota al lettore» del 1956, il carattere di «una raccolta organica di studi», ovvero una sorta di annuario, arricchito da un bollettino bibliografico riguardante tutto ciò che potesse avere attinenza con l’arte di ambito veneto.
Il trasferimento a Venezia, in seno alla Fondazione Giorgio Cini, avvenne, invece, nel 1954, anche grazie al fatto che il professor Giuseppe Fiocco fu nominato direttore dell’istituzione lagunare, nata per rispondere alle istanze di rinnovamento, metodologico e critico, nello studio delle arti figurative, soprattutto in relazione agli ingenti danni bellici subiti dal patrimonio culturale.
Risale, invece, al 1976 lo spostamento della redazione sull’isola di San Giorgio negli scenografici spazi della Fondazione Cini, che ha sede presso la biblioteca seicentesca del Longhena e la quattrocentesca “manica lunga” del Buora.
La prestigiosa rivista, che insieme a «Saggi e Memorie» (altra pubblicazione della Fondazione Giorgio Cini) rappresenta uno strumento e un punto di riferimento imprescindibile per gli studi storico-artistici, ha da poco editato, in collaborazione con Electa Mondadori, il suo sessantanovesimo numero, presentato nei giorni scorsi da Lionello Puppi e Luca Massimo Barbero.
In occasione dei sessant’anni dalla nascita dell’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini, la rivista si presenta a studiosi e lettori in una veste editoriale e grafica profondamente rinnovata con un impaginato che ne migliora la leggibilità e un più ricco apparato di illustrazioni a colori. Allo stesso tempo ribadisce con forza l’impianto scientifico di alto livello che da sempre contraddistingue la pubblicazione, la ricchezza ed eterogeneità dei contenuti (architettura, pittura, scultura, miniatura, grafica e arti decorative), la varietà dei materiali proposti (saggi, segnalazioni, carte d’archivio, letture, mostre e restauri) e la tradizionale struttura che organizza i saggi critici secondo una scansione cronologica.
Gli argomenti trattati nel numero sessantanove di «Arte veneta» spaziano dal Trecento al Settecento, con importanti contributi scientifici che danno conto di alcune preziose scoperte. Szilárd Papp scrive, per esempio, un saggio sulla scoperta dell’inedita scultura con Cristo dello Szépművészeti Múzeum di Budapest, attribuita al veneziano Andriolo de’Santi e proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino di Cremona; mentre Matthias Wivel racconta alcune novità sul giovanile «Ritratto di uomo» di Tiziano conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, che accurate indagini e convincenti confronti portano a identificare con l’effigie di Giovanni Bellini.
La ricostruzione dello straordinario e singolare «gabinetto degli specchi» di Ca’ Corner del ramo di San Polo, decorato da Giambattista Tiepolo nel 1741-1742, è, invece, spiegata dalla raffinata penna di Massimo Favilla. Si segnalano, infine, per il Settecento la pubblicazione di documenti inediti sui rapporti dal pittore napoletano Francesco Solimena e la committenza veneziana, e l’analisi degli ‘appunti’ del Taccuino italiano di Francisco Goya, dai quali emergono nuove notizie sui legami dell’aragonese con Venezia e Ca’ Farsetti.
Novità importante per facilitare l’accesso a questo strumento fondamentale per gli studi dell’arte della Serenissima è, poi, la pubblicazione in digitale, tramite e-book scaricabile gratuitamente, della Bibliografia dell’arte veneta, l’appendice della rivista dedicata all’informazione bibliografica relativa ad argomenti di interesse storico-artistico veneto, alla quale gli studiosi hanno sempre fatto riferimento come strumento di aggiornamento e orientamento.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Cover del numero 69 di «Arte Veneta»; [fig. 3] Copertina della «Bibliografia dell'arte veneta (2011)», allegato al numero 69 di «Arte Veneta»

Informazioni utili
AA.VV., «Arte Veneta» # 69, Fondazione Giorgio Cini - Mondadori Electa, Venezia- Milano, 2014.  ISBN: 9788891800664. Dati tecnici: cartonato, pp. 220, ill. e tavv. b/n col., cm 23,5x31,5.Prezzo:  € 95,00. Informazioni:  Redazione «Arte Veneta» - Istituto di storia dell'arte, Fondazione Giorgio Cini onlus, tel. 041.2710272, fax. 041 .5205842, chiara.ceschi@cini.it. Sito internet: www.cini.it

sabato 18 ottobre 2014

«Artusi Remix», la cucina romana incontra l’arte

Lui si presenta al pubblico come dj, filosofo, economista ed appassionato di gastronomia. Il «New York Times» ha, invece, preferito definirlo «uno dei più inventivi attivisti del cibo» a livello mondiale. Don Pasta, nome d’arte di Daniele De Michele, è diventato famoso per le sue esibizioni musicali che lo vedono portare sul palco vinili e pentole, mixer e minipimer per frullare musica e veloutés.
Dopo «Food sound system», spettacolo multimediale divenuto anche un libro per i tipi delle edizioni Kowalski, il talentuoso performer, che da anni vive in Francia e che ha al suo attivo collaborazioni con Paolo Fresu e David Riondino, torna in scena con un nuovo progetto sulla cucina popolare italiana e sui sapori della nostra tradizione: «Artusi Remix – La cucina italiana nel nuovo millennio».
Domenica 19 ottobre l’iniziativa fa tappa a Roma, negli spazi del Macro alla Pelanda (Testaccio), dove Don Pasta racconterà il cibo capitolino tra trippe, code alla vaccinara e carbonare in un concentrato di rappresentazioni simboliche e memorie riccamente documentate da interviste ai protagonisti popolari della tradizione gastronomica locale. Per realizzare questo progetto e per conoscere la vera cucina romana, l’artista si è fatto invitare a pranzo da persone di San Basilio, San Lorenzo, Testaccio, Appia e Ostia, gente di borgata custode dei saperi più antichi del cibo, e ha rielaborato il materiale raccolto con il vj e regista videoAntonello Carbone e DgVisual.
«Raccontare una ricetta significa andare a capire cosa sia cambiato nella cucina tradizionale, nella sua geografia, nelle sue testimonianze, ma anche raccontare la storia di chi la racconta», afferma Don Pasta. «Significa fare una fotografia non solo della cucina romana ma di Roma stessa, parlando però anche della città del nuovo millennio col suo precariato e la sua disoccupazione, le migrazioni in entrata e uscita, il fallimento delle utopie, i conflitti generazionali. Questo perché, attraverso la cucina, tutto ciò diventa tela di fondo e strumento di ricostruzione di una nuova identità della città. Sapere cosa si sia conservato, cosa sia in mutamento, cosa si sia smarrito per sempre; capirne le tracce affettive ed emozionali in ognuno, lo smarrimento, l’ancorarsi a ciò che c’è sempre stato, lo sperimentarne la sua trasformazione in qualcosa di nuovo. Ho voluto, -spiega ancora il performer- con questo, rendere omaggio alla città eterna attraverso la sua gente e il quinto quarto».
Donpasta continua così la sua ricerca, in parte etnografica ed in parte culinaria: una performance che si fa dunque strumento di riconnessione tra arte e socializzazione ed è costruita, con la consulenza di Casartusi e della Treccani, anche in funzione di un progetto più ampio che prevede la pubblicazione di un libro per la casa editrice Mondadori, un nuovo tour mondiale, la ristampa DeLuxe della prima edizione del libro «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene» di Pellegrino Artusi.

Informazioni utili 
Don Pasta presenta «Artusi Remix a Roma - Se magni bene nun mori mai». Factory La Pelanda, piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma (Testaccio). Ingresso libero.Domenica 19 ottobre 2014, alle ore 18.30. Informazioni: danieledemichele@gmail.com. Sito internet: www.donpasta.com.

venerdì 17 ottobre 2014

«NavigArte», danza, musica, teatro e arti visive alla Porta del Mar di Pisa

Una rassegna di danza, teatro, musica e arti visive per riscoprire il rapporto della città di Pisa con le sue vie di acqua: si presenta così «NavigArte», calendario di spettacoli e performance, giunto alla sua quarta edizione, che dal 18 ottobre al 21 novembre trasformerà la Corte Sanac, o meglio la Porta del Mar di Pisa, un tempo centro di scambio con tutto il bacino del Mediterraneo attraverso la navigazione, in un luogo inedito di produzione culturale.
Ad aprire la rassegna sarà, sabato 18 ottobre ai Teatri di danza e delle arti, la Compagnia Estemporada con lo spettacolo «Lo stato della materia», per la regia e la coreografia di Livia Lepri.
Il cartellone proseguirà, nella serata di sabato 25 ottobre, con «Brainstorming Studio 2 The free leggend race», appuntamento a cura della Compagnia Borderline Danza, nel quale viene raccontato, attraverso le coreografie di Claudio Malangone, la storia di due danzatori che viaggiano in uno spazio-tempo indefinito e in un instabile equilibrio tra la luminosità e il suo contrario, il movimento e la quiete, il suono e il silenzio, la presenza e l'assenza.
Seguirà, quindi, l’esibizione della Compagnia Elledanse, proveniente da Bratislava, che venerdì 31 ottobre proporrà lo spettacolo «Score», per le coreografie di Boris Nahálka, rappresentazione di un gioco le cui regole incerte vengono manipolate dai giocatori stessi. Sempre il 31 ottobre, dalle 19 in poi, gli spazi urbani della Corte Sanac ospiteranno «Sconfinamenti tra i linguaggi delle arti e i luoghi del quotidiano». Anche quest’anno, dopo il grande successo delle precedenti edizioni, tornano ad essere protagonisti giovani coreografi e video artisti provenienti dall’Italia e dall’estero che reinterpretano i luoghi in modo originale.La staffetta di esibizioni vedrà susseguirsi le performance «Stabat Mater» di Tiziana Petrone, «Voci» di Silvia Bergamasco, «Body Sattva» di Ambrose Laudani e «Public Space» di Movimentoinactor, coreografia costruita sul video d’arte omonimo di Marcantonio Lunardi.
Il mese di novembre si aprirà con un doppio appuntamento: venerdì 7 novembre negli spazi della Biblioteca comunale di Pisa si terrà un incontro con lo scrittore e giornalista Enzo Romeo, autore del libro «L’invisibile bellezza», nel quale viene ripercorsa la biografia di Antoine de Saint Exupery. Subito dopo, la biblioteca si trasformerà in spazio teatrale e ospiterà lo spettacolo «L’amore invincibile del Principe e della Rosa», nuova produzione della Compagnia Movimentoinactor Teatrodanza, per la regia e coreografia di Flavia Bucciero, ispirata alla relazione fra Antoine e Consuelo de Saint Exupéry, riletta in controluce attraverso le pagine del libro «Il piccolo principe».
Seguirà, nel tardo pomeriggio di martedì 18 novembre, la rassegna di video-arte «Vie d’acqua elettroniche»; mentre a chiudere il festival sarà uno spettacolo per i bambini: «Babajaga» della Compagnia Balletto di Sardegna/Asmed, riadattamento di una nota leggenda russa che parla di amore, amicizia e coraggio, per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena in scena giovedì 20 e venerdì 21 novembre ai Teatri di danza e delle arti. Un cartellone, dunque, vario quello di «NavigArte» che vuole raccontare come le vie d’acqua non siano solo il passato, ma anche il futuro di Pisa.

Informazioni utili
«NavigArte». Teatri di danza e delle arti, via del Chiassatello-Corte Sanac 97-98 – Pisa. Orari: ore 21.00. Ingresso agli spettacoli: € 8,00, ridotto € 5,00 (per studenti universitari, bambini, anziani, residenti del quartiere di Porta a mare, Cep, Barbaricina, allievi di scuole di danza e di teatro, soci Coop). Informazioni e prenotazioni: tel. 050.501463, e-mail movimentoinactor@tiscalinet.it. Sito web:  www.movimentoinactor.it. Dal 18 ottobre al 21 novembre 2015. 

giovedì 16 ottobre 2014

«Confi.Dance», a Siena la danza scende in piazza e si mette in vetrina

A Siena l’arte incontra la quotidianità. Per i prossimi tre giorni, ovvero da venerdì 17 a domenica 19 ottobre, nella città del Palio la danza e il teatro irromperanno nel gesto di un caffè consumato al bar, nello sguardo che si posa sulla vetrina di un negozio, nell’incedere distratto di un passante. L’occasione è offerta dalla sesta edizione di «Confi.Dance 2014», rassegna dedicata alla contaminazione degli stili e dei linguaggi della danza: dal tango al flamenco, dall’hip hop alla breakdance, con l’arte coreutica contemporanea, protagonista di spettacoli in piazza, sit specific nelle vetrine di boutique e bar del centro storico.
Tante novità e tante sorprese caratterizzano il cartellone del festival senese, ideato e diretto da Marcello Valassina, in collaborazione con la compagnia Francesca Selva/Consorzio coreografi danza d’autore, e realizzato con il contributo del Comune di Siena e della Fondazione Toscana spettacolo, a sostegno della candidatura di Siena a Capitale europea della cultura 2019. Ritornerà, per sempio, in città la compagnia Abbondanza/Bertoni con lo spettacolo «Le fumatrici di pecore», in scena sabato 18 ottobre al teatro dei Rozzi (ingresso: € 2,00), nel quale Antonella Bertoni e Patrizia Birolo, vestite di nero su un tappeto bianco e sulle note di Mahler o al ritmo di cantilene di Kyrie, raccontano a passo di danza una storia di amicizia e di solidarietà, di sofferenza e di gioia, di condivisione e di reciprocità, di abilità e disabilità.
Ma Siena stupirà turisti e cittadini soprattutto per la modalità allestitiva del suo festival: una sorta di staffetta itinerante tra artisti indipendenti e compagnie internazionali che vedrà intrecciarsi percorsi artistici e di vita con l’obiettivo di far rivivere gli spazi urbani come luoghi di produzione e fruizione culturale e far riscoprire, anche al pubblico più distratto, la magia della danza in teatro.
Si comincia venerdì 17 ottobre, a mezzogiorno, con i Guys and Dolls, una crew di hip hop e breakdance tra le più interessanti della scena underground senese, che si esibirà in piazza San Domenico. In contemporanea, la boutique «Max Mara» in via Banchi di Sopra ospiterà all’interno della sua vetrina, la performance «Selfie» della Compagnia LuogoComune, di cui sono interpreti Silvia Franci e Chiara Pacioni. In serata, dall1 19 alle 20, è in programma ancora un appuntamento di improvvisazione hip hop con i Guys and Dolls, ma questa volta al Caffè «La Piazzetta» in via Montanini.
Chiude la prima giornata di festival un doppio appuntamento con la Compagnia Francesca Selva che, a partire dalle 21.30, metterà in scena al Tartarugone (in piazza del mercato) un nuovo e originale allestimento dello spettacolo «Le scarpe di Anita», con le incursioni di OblivionTango. Seguirà, quindi, una affascinante milonga che andrà avanti fino a notte fonda.
La seconda giornata di «Confi.dance» si aprirà, sempre a mezzogiorno, con l’energia dei Guys and Dolls e le loro libere improvvisazioni, alle quali farà da scenario piazza San Domenico. Seguirà, dalle 12 alle 14 e dalla 17 alle 19, la performance «Duet» della Compagnia Francesca Selva alla boutique «Max Mara». Sempre nel pomeriggio di sabato, dalle 18 alle 19.30, il Caffè «La Piazzetta» farà da scenario allo spettacolo di flamenco «Evocación» della bailaora Francesca Stocchi. Chiuderà la seconda giornata di festival lo spettacolo «Le fumatrici di pecore» della Compagnia Abbondanza/Bertoni.
Domenica 19 ottobre si aprirà, alle 11, con un brunch-dance, una colazione con gli artisti alla LiberamenteOsteria di piazza del Campo. Dalle 12 alle 14, Piazza Salimbeni farà, quindi, da cornice alle coreografie di hip hop e breakdance dei Guys and Dolls, mentre nel pomeriggio, dalle 16 alle 17, in piazza San Domenico ci sarà spazio per le esibizioni di tango di OblivionTango.
A chiudere la rassegna sarà la Compagnia Cie Twain con lo spettacolo «Angeli e Insetti», in programma nel foyer del teatro dei Rinnovati, subito dopo la performance «Indistinti confini» di Irene Stracciati Danza.
Anche quest’anno gli spettatori di «Confi.Dance» saranno protagonisti partecipando al challenge #Confidance2014. Durante gli spettacoli della rassegna si potranno scattare una foto con instagram, geolocalizzarsi e condividerla su fb, tw e instagram utilizzando l’hastag #Confidance2014. Le foto migliori saranno pubblicate sulla pagina facebook della Compagnia Francesca Selva. Tutti gli spettacoli, fatta eccezione per quello della Compagnia Abbondanza/Bertoni, saranno ad ingresso gratuito. «Highest quality to lowest cost» è, infatti, lo slogan del festival, che vuole proporre danza di qualità a basso costo. «Vogliamo vincere la scommessa di riporate il pubblico a teatro -spiega, a questo proposito, il direttore artistico Marcello Valassina- ma per farlo dobbiano offrire performance di altissimo livello a prezzi popolari. La danza contemporanea chiede di essere compresa e vissuta non solo quando diventa urbana e si imbatte in spettatori inaspettati e complici loro malgrado, ma anche quando per esprimersi e farci emozionare ha bisogno dei tempi e dei respiri della scena di un teatro».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina di «Confi.Dance»; [fig. 2] Una scena dello spettacolo «Le fumatrici di pecore» con la Compagnia Abbondanza/Bertoni; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «Le scarpe di Anita» con la Compagnia Francesca Selva

Informazioni utili 
«Confi.Dance». Sedi varie – Siena. Ingresso: gratuito per tutti gli spettacoli; € 2,00 per lo spettacolo della Compagnia Abbondanza/Bertoni. Informazioni: francescaselvadanza@gmail.com. Sito internet: www.francescaselva.com. Dal 17 al 19 ottobre 2014. 

mercoledì 15 ottobre 2014

Venezia, tre giorni di convegno sui rami smaltati rinascimentali alla Fondazione Cini

È la seconda collezione più importante nel mondo dopo quella conservata al Louvre di Parigi. Stiamo parlando della raccolta di rami smaltati rinascimentali cosiddetti «veneziani» ospitata nella sala della Galleria di Palazzo Cini a Venezia, una produzione rara e raffinata della quale non esistono più di trecento esemplari tra Vecchio e Nuovo Continente. Ed è proprio la Fondazione Cini, che ha da poco riaperto le porte della prestigiosa casa-museo di Campo San Vio, a promuovere per le giornate da giovedì 16 a sabato 18 ottobre un convegno internazionale di studi nel quale si confronteranno storici dell’arte, conservatori, restauratori ed esperti nel campo delle analisi scientifiche. «I rami smaltati detti veneziani del Rinascimento italiano. Geografia artistica, collezionismo, tecnologia» è il titolo dell’appuntamento, promosso dall’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini, con il museo del Louvre e il Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France di Parigi.
Ammirati e collezionati nell’Ottocento, questi oggetti, le cui origini risalgono alla fine del Quattrocento, furono poi dimenticati. Il rame è coperto da una decorazione riccamente colorata, formata da vetri bianchi, blu, viola o verdi, posti a strati su un fondo di vetro bianco opaco o su una miscela di colore bianco e traslucido; il tutto è ornato da lumeggiature in rosso e turchese e la doratura assume un ruolo molto importante. La maggioranza dei pezzi conservati è formata da servizi da tavola composti da calici, piatti, bacili, saliere, brocche e fiasche, ma ci sono anche cofanetti, candelabri, uno specchio; mentre alcune paci, ampolline e reliquari attestano anche un uso religioso.
Il convegno interdisciplinare intende approfondire la conoscenza di queste opere di altissima qualità artistica -presenti nei principali musei e collezioni del mondo- sia dal punto di vista delle tecniche di fabbricazione, delle forme e della decorazione che da quello del contesto socio-culturale che le ha generate. Si cercherà di definire un corpus di forme e di decorazioni, di evocare la clientela e i committenti, grazie allo studio dell’araldica e dell’emblematica, di rintracciare il loro arrivo sul mercato dell’arte europeo nell’Ottocento, e poi americano nel Novecento. Verrà riconsiderata anche l’origine veneziana di questa produzione con il contributo delle recenti ricerche archivistiche, dello studio dei ricettari dei vetrai e dei risultati delle indagini fisico-chimiche realizzate dal C2RMF di Parigi, il Lama di Venezia e l’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Nel corso dei tre giorni di convegno, al quale prenderanno parte rappresentanti di diverse istituzioni europee come i Civici Musei di Brescia o le Civiche raccolte d'arte applicata del Castello Sforzesco di Milano, sarà esposto al pubblico lo specchio in rame smaltato restaurato per l’occasione dall’Opificio delle Pietre Dure, appartenente alla raccolta della Galleria di Palazzo Cini.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Piatto, fine del XV o inizio del XVI secolo. Venezia, Galleria di Palazzo Cini; [fig. 2] Coppa, inizio del XVI secolo. Parigi, Musée du Louvre. © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre) / Martine Beck-Coppola; [fig. 3] Specchio, fine del XV secolo. Venezia, Galleria di Palazzo Cini

Informazioni utili 
«I rami smaltati detti veneziani del Rinascimento italiano. Geografia artistica, collezionismo, tecnologia» - Convegno internazionale di studi. Istituto di storia dell'arte - Fondazione Giorgio Cini onlus, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia. Programma su: http://www.cini.it/wp-content/uploads/2014/09/140922_pieghevole.pdf. Orari: giovedì 16 ottobre, ore 9.30-13.30 e 15.00-18.00; venerdì 17 ottobre, ore 9.30-13.30 e 14.30-18.00; sabato 18 ottobre, ore 9.30-13.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 041.2710230, fax 041.5205842, arte@cini.it. Sito web: www.cini.it. Da giovedì 16 a sabato 18 ottobre 2014.