ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 21 maggio 2015

Milano, al Museo dei Cappuccini una mostra su nutrimento e conservazione

Nutrimento e mantenimento sono i due temi al centro del progetto A.R.T. (Advanced Refrigeration Technology), promosso da Andrea B. Del Guercio, docente dell’Accademia di Belle arti di Brera, con l’intento di focalizzare l’attenzione sulla questione dell'alimentazione e dell'importanza del cibo, concentrandosi sul tema della sua conservazione, condivisione e consumo. Figura iconica centrale della proposta espositiva, che si articola tra Milano e Venezia, è il frigorifero, raccontato attraverso le idee creative di trentasei artisti, tra cui dodici giovani emergenti, coinvolti nell’iniziativa da Banca Sistema, che ha lavorato in collaborazione con Lops ritratti d'arredo e Meson's, leader rispettivamente nel settore dell'arredamento e delle cucine.
In occasione di Expo Milano 2015, il progetto trova casa anche al Museo dei cappuccini, dove martedì 26 maggio, alle ore 18.30, verranno inaugurate due opere, alla presenza di padre Maurizio Annoni, presidente dell’Opera San Francesco per i poveri di Milano, dell’architetto Carlo Capponi, dell’ufficio Beni culturali della Diocesi di Milano, di don Marco Scarpa, del Patriarcato di Venezia, di don Cesare Pagazzi, della Facoltà teologica di Milano e del professor Andrea B. Del Guercio.
Si tratta di «Sant'Acqua» di Luca Ovani (Pesaro, 1995) e di «3 Piani» di Gianmaria Milani (Savigliano – Cuneo, 1995), due frigoriferi che, grazie alla loro singolare realizzazione, fungeranno da conduttori della relazione tra il concetto di cibo materiale e cibo spirituale, connesso con l’attività dei frati cappuccini e con la vicina mensa dell’Opera San Francesco per i poveri.
L’opera di Luca Ovani è rappresentata da un monolite bianco pieno di bottiglie d'acqua sigillate con l’etichetta del brand «Sant'Acqua», creato dall’artista per l'occasione. «Il suo frigorifero –si legge nella presentazione- è una metafora della Chiesa. Come il fedele, desideroso di conforto, apre le porte della Casa del Signore, così l’assetato apre lo sportello del frigorifero e trova bottiglie di Sant’Acqua (ironico rimando a quella benedetta), per dissetarsi e sopravvivere».
«3 Piani» di Gianmaria Milani racconta, invece, come l’elemento tecnologico rappresenti l’evoluzione del genere umano, la sua voglia di governare la natura e riprodurla. Nello specifico, oltre alla conservazione del cibo, funzione principale, di fatto l’elettrodomestico riproduce un elemento climatico naturale: il freddo.
Da qui muove lo studio dell’opera, in cui coesistono tre aree: la sezione inferiore (il congelatore), dipinta di giallo, rappresenta l’energia solare, la luce, fonte di vita. C’è, poi, un frigorifero, un paesaggio martoriato e modificato per mano dell’uomo; il terzo elemento è la scala che unisce le due precedenti sezioni e simboleggia il passaggio da una vita spirituale ad una vita terrena e, contestualmente, l’indomabile voglia dell’uomo di raggiungere vette sempre più alte, fino a voler governare la natura.
Il progetto A.R.T. (Advanced Refrigeration Technology) si va ad affiancare ad un’altra iniziativa in corso in questi giorni al museo: «l’arte nutre lo spirito e il corpo», che permette al pubblico di unirsi ai frati cappuccini nell’impresa di dare nutrimento alle persone più disagiate attraverso una donazione facoltativa di 3,50 euro che sarà devoluta alla mensa di Opera San Francesco per i poveri come offerta per un pasto ai più bisogni.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] «Sant'Acqua» di Luca Ovani - Ph Andrea Sartori. Courtesy Banca Sistema; [Fig. 2] «3 Piani» di Gianmaria Milani - Ph Andrea Sartori. Courtesy Banca Sistema 

Informazioni utili 
Progetto A.R.T. (Advanced Refrigeration Technology). Museo dei Cappuccini, via Kramer, 5 - Milano. Quando: martedì 26 maggio 2015, dalle ore 17.00. Informazioni: tel. 02.77122580. Sito web: www.museodeicappuccini.it.

mercoledì 20 maggio 2015

«Amore Amaro», Francesca Selva al Find Festival con i suoi Romeo e Giulietta

Debutta al Find Festival di Cagliari il nuovo allestimento di «Amore Amaro», spettacolo della compagnia Francesca Selva/Con.Cor.D.A., co-prodotto con il Theatre du Centre-AvignonOFF 2014. L’appuntamento, che reinterpreta in chiave contemporanea e con un inatteso finale la storia di Romeo e Giulietta, è fissato per domenica 24 maggio, alle ore 21, al teatro Auditorium Comunale.
Nella coreografia di Francesca Selva il ruolo dei due sfortunati amanti di Verona è interpretato dai danzatori Andrea Rampazzo e Silvia Bastianelli, che si ritrovano finalmente sposati e costretti a vivere la quotidianità di un amore forte, intenso, a volte feroce, tormentato dalla solitudine interiore e dall'incomunicabilità, attraversato dalla paura della fine che diventa essa stessa già fine.
Nel soggetto ideato da Marcello Valassina, che cura anche la regia dello spettacolo, il cuore degli amanti si spezza all'improvviso. Cade. Precipita in un silenzio assordante. È pesante, ingombrante, eppure non fa rumore. Tace al mondo il suo dolore che si dimena come una bestia in trappola per poi scoppiare in un riso amaro che lo salverà.
Reduce da Avignon Off 2014, dove è stato applaudito e apprezzato dalla critica francese di settore, «Amore Amaro» è una delle produzioni più intense di Francesca Selva, che sintetizza al meglio la sua ricerca coreografica lunga vent’anni.
Dopo aver collaborato con grandi interpreti come Sylvie Guillem e Rudolph Nureyev, l'Operà du Nord di Lille e il Balletto europeo Sab, l’artista ha iniziato a lavorare da sola e ha  portato i suoi lavori nei teatri di New York, l'Havana, Tokyo, Kyoto, Shanghai, Taipei, Budapest, Tirana, Sofia, Nairobi, Istanbul, Limassol, Yerevan, Edimburgo e Avignone. Il suo personalissimo linguaggio, che affonda le radici nella ricchezza del vocabolario classico, viene declinato in chiave contemporanea rivolgendo la propria attenzione agli aspetti più intimi della quotidianità. Ad ispirare Francesca Selva è la vita: la lettura di un testo, la visione di un film, un incontro fortuito in metropolitana, la rottura di una tazzina che cade, una notizia di cronaca locale, da cui nascono spettacoli come «Oppio», «Sulle labbra tue dolcissime», «Le scarpe di Anita», «La vertigine» e «Ferita» che rievocano e mettono in scena stati d'animo e sentimenti appena accennati sublimando emozioni che attraverso il linguaggio del corpo toccano l'animo dello spettatore.

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1 e 2] «Amore Amaro».Foto di Alessandro Bottigelli 

Informazioni utili 
 «Amore Amaro». Teatro Auditorium Comunale, piazza Dettori, 8 – Cagliari. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,00. Orari: ore 21.00. Informazioni utili 342/7838614 o festivalnuovadanza@gmail.com. Sito internet: www.festivalnuovadanza.it. Domenica 24 maggio 2015.

mercoledì 6 maggio 2015

Biennale, l’arte racconta la storia e «Tutti i futuri del mondo»

Guarda la storia con gli occhi dell’arte, raccontando i cambiamenti socio-politici del nostro pianeta in bilico tra crisi economica e flussi migratori che ridisegnano la geografia del mondo, la nuova edizione della Biennale di Venezia. In occasione del centoventiseiesimo anniversario della prima mostra ai Giardini, centotrentasei artisti provenienti da cinquantatré Paesi, ottantanove dei quali alla loro prima esperienza in Laguna, riflettono sull’attuale «stato delle cose», sullo scenario globale sempre più lacerato e incerto, anche in relazione ai simboli e ai ricordi che la storia ci consegna, e provano ad intravvedere nuovi scenari semantici.
Non a casa a fare da filo rosso tra le opere esposte nelle due sedi espositive, i Giardini di Castello e l’Arsenale, il giornalista e curatore nigeriano Okwui Enwezor, direttore della Haus der Kunst di Monaco di Baviera, ha scelto una frase del filosofo Walter Benjamin sull’«Angelus Novus» di Paul Klee, contenuta nel libro «Tesi di filosofia della storia»: «[…] ha il volto rivolto al passato. Dove a noi appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe che accumula senza tregua rovine su rovine […]. Egli vorrebbe ben trattenersi […]. Ma una tempesta spira […] e lo spinge irresistibilmente nel futuro».
Ecco così spiegato il titolo della 56. Esposizione internazionale d’arte: «All The World ‘s Futures (Tutti i futuri del mondo)» , un invito a guardare più lontano, oltre la prosaica apparenza delle cose, anche grazie al ritorno in Laguna, con un proprio Padiglione nazionale, di Ecuador, Filippine e Guatemala, e alla presenza di cinque nuovi Paesi quali Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico e Repubblica delle Seychelles.
A completare il quadro di questa nuova Biennale veneziana, visitabile fino al 22 novembre, sono, poi, quarantaquattro eventi collaterali sparsi tra le calli e i campielli di Venezia, dalla mostra «Glasstress Gotika» a Palazzo Franchetti, con opere medioevali in vetro dell’Ermitage e lavori in vetro muranese di maestri contemporanei come Olafur Eliasson e Tony Cragg, alla rassegna di Grisha Bruskin negli spazi dell’ex chiesa di Santa Caterina, senza dimenticare il nuovo allestimento dell’opera «Norma» di Vincenzo Bellini al teatro La Fenice, firmato dall’artista americana Kara Walker.
Ad aprire il percorso espositivo della Biennale 2015 sono, ai Giardini di Castello, nove sculture della serie «Coronation Park», realizzate dal collettivo indiano Raqs Media Collective. Raffigurano eroi, re e potenti del passato che si ergono imponenti sui piedestalli, scrutando l'orizzonte; ma la loro monumentalità è solo apparente: queste figure appaiono prive di testa e braccia, o con il busto spezzato. Sembrano avere una valenza quasi simbolica così come le bandiere nere che Oscar Murillo ha posto a copertura della maestosa facciata neoclassica del Padiglione centrale, su cui è visibile anche una nuova opera in tubi fluorescenti di Glenn Ligon.
Gioca sul simbolismo pure la poetica installazione di Fabio Mauri, posta proprio sotto la cupola dipinta da Galileo Chini nel 1909: «Il muro occidentale o del pianto» (1993), un’alta parete di valigie che parla di identità incenerite nelle camere a gas dei lager nazisti, ma anche negli esodi di massa che stanno modificando la nostra mappa geopolitica.
L’arte scelta da Okwui Enwezor per questa Biennale spalanca così le porte su un mondo straziato da guerre, povertà, disuguaglianze sociali, sfruttamento del lavoro e razzismo. Cannoni, coltelli conficcati nel terreno, motoseghe, muri ricoperti da sacchi di iuta, sculture in procinto di decomporsi e volti, o per meglio dire, teschi che ricordano lo straziante urlo di Edvard Munch costellano l’intero percorso espositivo, suddiviso in due differenti progetti intitolati rispettivamente «Garden of disorder» e «Liveness: on epic Duration», rendendo così palpabile quel senso di precarietà, instabilità e disagio che è proprio dei nostri tempi.
Il cuore pulsante di questa Biennale è ai Giardini, dove è ancora in costruzione la coloratissima giostra a carosello di Carsten Holler che, nelle prossime settimane, permetterà al pubblico di prendersi una pausa durante la visita ai vari padiglioni nazionali, tra cui merita una particolare segnalazione quello del Giappone con una spettacolare installazione di Chiharu Shiota sul valore della memoria, formata da una barca che sembra venuta da lontana e da una pioggia di chiavi fissate su un velario rosso che scende dal soffitto.
Questo spazio di particolare importanza è l’Arena, un auditorium progettato dall'architetto ghanese-britannico David Adijane che fungerà, per tutti e sei i mesi di apertura, da luogo di raccolta della parola parlata, dell’arte del canto, del recital e delle proiezioni di film. Qui si terrà, sotto la regia del britannico Isaac Julien, la lettura dal vivo del libro «Il capitale», fondamentale e tuttora controverso testo di Karl Marx che parla di economia e società. Su quest’opera, o meglio sulla sua attualizzazione, lavorerà anche il collettivo «The Tomorrow».
Mentre Olaf Nicolai animerà gli spazi dell’Arena con l’interpretazione di una composizione di Luigi Nono, unita a versi di Cesare Pavese e suoni registrati durante le contestazioni politiche della Biennale del '68. Jason Moron proporrà, invece, una mappatura dei canti di lavoro nelle prigioni e nei campi dell’Angola, alla quale risponderà Charles Gaines con le partiture musicali della Guerra civile americana.
Anche l’Arsenale sarà palcoscenico di varie performance, a cominciare dal nuovo progetto di Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla, che coinvolge un coro nell’esecuzione del lavoro «La creazione», composto da Joseph Haydn tra il 1796 e il 1798, a partire dai racconti della Genesi e del «Paradiso perduto» di Milton.
È, dunque, una Biennale che fa dell’oralità e del racconto la sua principale cifra stilistica quella di Okwui Enwezor, primo curatore africano nella storia dell’Esposizione internazionale d’arte di Venezia.
Voci, rumori, sibili, vibrazioni: i suoni del mondo chiedono attenzione al visitatore. Ed è per esempio seguendo il riecheggiare di rintocchi metallici che, all’Arsenale, si scopre l'opera «The Bell, 2014-15» dell’artista iracheno Hiwa K, in cui è visibile una grande campana realizzata facendo fondere materiale bellico proveniente da vari terreni devastati dalla guerra. L’installazione comprende due video, che ripercorrono tutte le fasi di realizzazione, dalla raccolta delle armi, fornite da tre Paesi, alla fusione dei metalli e alla creazione dell’opera. La campana è posta direttamente sul pavimento, sostenuta da una struttura di legno: tirando una fune legata al batacchio è possibile farla suonare, trasformando i simboli di distruzione in una creazione, in un suono di pace.
Fra le cose più interessanti che si fanno ricordare all'interno dell'Arsenale figura il Padiglione della Repubblica del Kosovo con l’installazione «Speculating on the Blue» di Flaka Haliti: una stanza col pavimento ricoperto di sabbia blu dalla quale si ergono frammenti di recinti e barriere inutili quasi a svelare l'assurdità di confini arbitrari in un mondo che non dovrebbe averne. Di grande impatto visivo è anche il Padiglione della Turchia con il progetto «Respiro» di Sarkis che tra arcobaleni, specchi e vetrate colorate crea uno spazio dove perdersi e ritrovarsi, accompagnati dalle note di Jacopo Baboni-Schilingi.
In città merita, infine, una visita il Padiglione dell’Armenia, collocato nel Monastero Mekhitarista sull’Isola di San Lazzaro degli Armeni: «Armenity» -questo il titolo del progetto- ruota intorno a concetti di identità, dislocamento, territorio, confini e geografia, che fanno parte del vissuto di questi artisti, eredi di un popolo che si è disperso per il mondo nel tentativo di non soccombere al tentativo di genocidio del 1915, il primo del XX secolo, attuato dal governo dei Giovani turchi nelle fasi finali dell’Impero ottomano.
Sarà questo Padiglione, così vicino al racconto di una storia antica che si fa presente, a vincere il Leone d’oro? La risposta l’avremo sabato 9 maggio, durante la cerimonia di apertura di questa edizione della Biennale. Una manifestazione, questa, che invita il visitatore a riflettere su un periodo storico di forte cambiamento a livello globale, proprio come quello che stiamo vivendo, guardando all’esempio dell’«angelo della storia» narrato da Walter Benjamin: «un angelo con gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese verso il futuro».

Informazioni utili
«All The World ‘s Futures (Tutti i futuri del mondo)». 56. Esposizione internazionale d'Arte. Giardini e Arsenale - Venezia.Orari: 10.00-18.00; chiuso il lunedì, escluso lunedì 11 maggio, lunedì 1° giugno e lunedì 16 novembre 2015; ore 10.00-20.00 all’Arsenale tutti i venerdì e i sabato fino al 26 settembre 2015. Ingresso: intero € 25,00, ridotto € 22,00 o € 20,00, studenti/under 26 € 15,00, family formula € 42,00 (2 adulti + 2 under 14), altre agevolazioni sono consultabili sul sito ufficiale dell’evento. Catalogo ufficiale, catalogo breve e guida: Marsilio editore, Mestre. Informazioni: tel. 041.5218828. Sito internet: www.labiennale.org.Fino al 22 novembre 2015.

giovedì 16 aprile 2015

Un Educational Day per i musei Amaci

Laboratori, workshop, conferenze, visite guidate, ma anche performance, happening e flash mob: sarà una giornata ricca di eventi quella promossa dai dipartimenti educativi delle realtà riunite nella rete Amaci - Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani per domenica 19 aprile.
A firmare l’immagine guida di questo primo Educational Day sono Botto & Bruno. Il loro lavoro, intitolato «Silent Walk», propone una riflessione sul rapporto uomo-paesaggio. Una figura di profilo occupa metà dello spazio visivo ed è intenta a compiere un’azione. Il volto è tagliato, non si distinguono né il sesso né l’età, l’attenzione è focalizzata sulle sue mani e sul gesto che sta compiendo: con una forbice ritaglia della carta, sta costruendo un proprio paesaggio, un luogo mentale attraverso il quale tracciare il proprio cammino. Sullo sfondo una distesa verde, il cui orizzonte si confonde con la nebbia e il cielo. Non ci sono case, non c’è architettura, non c’è altra presenza umana. C’è solo una rete metallica che divide la figura dal paesaggio, anche se in realtà si intravede un’apertura, un passaggio, che le dà la possibilità di non essere isolata, di mettersi in relazione con l’ambiente che la circonda. La figura rappresentata è, quindi, intenta a costruire; la sua gestualità, che indica partecipazione, è silenziosa, ma non passiva. Ed è proprio l’azione del creare dal nulla, in modo semplice, quasi come fosse un gioco, il proprio mondo e il proprio futuro il fulcro di «Silent Walk», che gli artisti hanno scelto di indicare come metafora della costruzione di una società migliore attraverso il ruolo, fondamentale, dell’educazione.
L’Educational Day rimette, infatti, al centro della scena la funzione educativa dei musei, in particolare d’arte contemporanea, e il loro imprescindibile legame con il territorio cui fanno riferimento, ribadendo che non sono asettici contenitori di oggetti, bensì luoghi vivi, aperti, inclusivi, che hanno un’importante responsabilità sociale nei confronti delle loro comunità di appartenenza. I musei sono, e possono diventare sempre di più, centri di formazione permanente, luoghi di scambio e di crescita, laboratori per lo sviluppo del pensiero critico, piattaforme educative per l’inclusione sociale e l’integrazione culturale.
E l’Educational Day serve a ribadire che per poter esercitare questa imprescindibile funzione sociale, che è sempre parte integrante della loro missione istituzionale e del loro progetto culturale, i musei devono sapersi porre in una posizione aperta, di ascolto, nei confronti delle loro comunità e del loro pubblico, anche potenziale, interrogandosi continuamente sul proprio ruolo e trovando modalità sempre nuove di interagire efficacemente con l’attualità, sempre più complessa e dinamica. In questa direzione i musei d’arte contemporanea per loro natura possono svolgere un ruolo sociale importante, e hanno il dovere di farlo, offrendosi come terreno di sperimentazione per nuove forme di cittadinanza culturale, promuovendo e sostenendo coesione sociale e appartenenze territoriali, rendendo il proprio pubblico motore di processi innovativi, dove le persone diventino protagoniste della creazione e diffusione di un nuovo modo di pensare, vivere e diffondere la cultura.
Moltissime le iniziative messe in cantiere per questa giornata, con il coinvolgimento, in alcuni casi, di Accademie di belle arti, università pubbliche e private, istituti di alta formazione. Laboratori, workshop, conferenze, visite guidate, incontri con gli artisti, ma anche performance, happening e flash mob, o ancora percorsi speciali per non vedenti e sordo-muti, seminari di approfondimento per operatori e insegnanti, corsi di educazione allo sguardo compongono il programma rivolto ad adulti, giovani e bambini con le famiglie.
Si spazia dagli incontri a sorpresa nelle strade di Prato con il Centro Pecci ai focus sulla collezione permanente del Castello di Rivoli, passando per i percorsi di avvicinamento all’Arte povera della veneziana Ca’ Pesaro o per il workshop su come raccontare il museo nell’epoca dei social network promosso dal Madre a Napoli.
Al Museion di Bolzano sono state, invece, organizzate visite a occhi bendati per imparare a guardare con gli altri sensi, mentre al Palazzo Fabroni di Pistoia ci saranno laboratori nella lingua dei segni. Ritratti e autoritratti saranno, poi, al centro delle iniziative promosse dal Museo Marino Marini di Firenze e dalla Gam di Torino; la musica sarà, invece, protagonista al Macro di Roma.
Iniziative per l’Educational Day, quasi tutte a ingresso gratuito con prenotazione, saranno organizzate anche da prestigiose realtà come il Mart di Rovereto, la Gnam di Roma, il Mambo di Bologna e il Pac di Milano.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Botto & Bruno per l’Educational Day, «Silent walk», fotocollage, 2014; [fig. 2] Visite guidate con gli occhi bendati nella mostra di Rossella Biscotti al Museion di Bolzano. Foto: Luca Meneghel; [fig. 3] Visitatori al Madre di Napoli. 

Informazioni utili 
Educational Day - 19 aprile 2015. Italia, sedi varie. Programma: http://www.amaci.org/sites/default/files/attach/activity/amaci_programma_musei_ed00_27.03.2015.pdf. Informazioni: Amaci, via San Tomaso, 53 -  Bergamo, tel. 035.270272 o info@amaci.org. Sito internet: www.amaci.org.

mercoledì 15 aprile 2015

Brera, un restauro al gusto di miele per l'Atrio dei gesuiti

Sarà un restauro «dolce» quello dell'atrio dei Gesuiti all’interno del Palazzo di Brera. Toccherà, infatti, alla Rigoni, prestigiosa azienda familiare che sull’Altipiano di Asiago produce mieli e marmellate, riportare alla sua antica bellezza l’area di ingresso di uno dei simboli di Milano nel mondo.
L’intervento di recupero, su progetto degli architetti Alessandra Quarto e Angelo Rosi, sarà realizzato entro il prossimo settembre da Fondaco, società veneziana specializzata nella gestione di interventi di restauro di beni pubblici, che ha già curato una cinquantina di cantieri in dieci anni di attività.
L’atrio, che oggi versa in pessime condizioni di conservazione, è un’elegante aula a due navate separate da coppie di colonne binate in granito rosa di Baveno, coperta da volte a calotta con cornici grigie, che in passato aveva una funzione importante all’interno del complesso di Brera.
In passato, questo spazio fungeva, infatti, da area di accesso al complesso formato dal convento e dal collegio affidato ai gesuiti da San Carlo Borromeo, trasformato nel 1773, per volere di Maria Teresa Imperatrice d’Austria, in un vero e proprio polo culturale, in cui ancora oggi trovano sede l’Accademia, la Biblioteca braidense, l’Orto botanico e la celebre pinacoteca con i suoi tesori d’arte.
Qui si trovano, inoltre, importanti testimonianze storico-architettoniche come i monumenti in memoria di Ruggero Giuseppe Boscovich (fondatore dell’Osservatorio astronomico di Brera), di Giovanni Perego (restauratore e scenografo per il teatro alla Scala), di Giuseppe Sommaruga (architetto, autore del Palazzo Castiglioni a Milano,simbolo del liberty italiano), oltre al bassorilievo dell’incoronazione di Napoleone (realizzato da Gaetano Monti per l’Arco della pace di Milano) e al portale del Santo Sepolcro con il busto seicentesco in memoria di San Carlo Borromeo.
Quando a rovinare al suolo sono state porzioni più o meno estese degli intonaci originali, per sostituirli sono stati utilizzati nuovi intonaci in malta cementizia, che hanno impedito o limitato la fisiologica traspirazione dei muri. Gli elementi in pietra, marmo o granito hanno così, molto pesantemente, risentito di umidità e scarsa cura, con situazioni di sfarinamento o di sfaldamento. Non è andata meglio alle strutture lignee, ai ferri, ai bassorilievi, alle lapidi commemorative. Non solo l’architettura quindi, ma anche il prezioso complesso di memorie milanesi custodito nell’atrio appariva in pericolo. Di qui l’appello della Soprintendenza di Milano e dell’associazione Amici di Brera per trovare chi potesse farsi carico di un intervento la cui urgenza era davanti agli occhi di tutti. La risposta di Fondaco e di Rigoni è stata entusiasta. Ma non è tutto.
In occasione del restauro e dell’imminente Esposizione universale, l’azienda vicentina promuove una serie di iniziative intorno al cibo. La prima di queste, intitolata «Dal quadro al piatto», verrà realizzata in collaborazione con la pinacoteca e il Cnr – Consiglio nazionale delle ricerche di Roma e si sostanzierà in una serie di tavole rotonde, in programma dal 21 maggio al 15 ottobre, nel corso delle quali si potrà disquisire di arte ed enogastronomia, a partire da quadri come «La fruttivendola» di Vincenzo Campi, la «Cena in Emmaus» del Caravaggio o il «San Gerolamo» di Cima da Conegliano.
Per contribuire alla valorizzazione delle varie realtà che operano a Brera si sta, inoltre, avviando una collaborazione con la Biblioteca nazionale per la ricerca nei famosi archivi di documenti storici riguardanti il settore d'interesse della Rigoni: le confetture, il miele e le mele. L'auspicio è che si possa trovare qualche ricetta del passato da elaborare e magari proporre al mercato.

Informazioni utili 
Fondaco S.r.l. - Palazzo Gradenigo, Santa Croce 764 - 30135 Venezia, tel. 041.5242851, fax 041.7792403. Sito internet: www.fondacovenezia.org.