ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 24 febbraio 2017

Dante secondo Dalì. In mostra in Puglia le xilografie della «Divina Commedia»

Hanno «l'aspetto variopinto d'ali di farfalla», come amava dire Luis Buñuel, le cento xilografie a colori che Salvador Dalì realizzò tra il 1951 e il 1960 per illustrare la «Divina Commedia» di Dante Alighieri.
Il viaggio iconografico dell’estroso artista spagnolo tra i tre regni ultraterreni nati dalla penna dello scrittore toscano -Inferno, Purgatorio e Paradiso- rivive, in questi giorni, in Puglia. Fino al 5 marzo tre comuni appartenenti dall’Ecomuseo di Peucetia omaggiano, infatti, questo prezioso corpus di illustrazioni, nel quale si ritrovano, per usare le parole di Maurizio Vanni, tutte le caratteristiche dello stile Dalì: «le allucinazioni degli anni Trenta, la mistica del cubismo gotico, del nucleare e dell'arte atomica, il metodo paranoico-critico e l'estetica del molle unita a riferimenti classici».
Le tre sedi pugliesi al centro della rassegna, proposta nell’ambito del progetto «Opere fuori contesto», sono Palazzo de’ Mari ad Acquaviva delle Fonti, il Castello Caracciolo a Sammichele di Bari, e la Chiesa di Sant’Oronzo a Turi.
Composta da cento opere a colori, firmate, numerate e pubblicate da «Les Heures Claires» a Parigi nel 1960, «La Divina Commedia» di Salvador Dalì riunisce trentatré trittici, ognuno dei quali è composto di tre tavole riferite rispettivamente al Paradiso, al Purgatorio e all'Inferno danteschi.
L’opera fonde simboli, allusioni, magia e allegorie in un connubio perfetto, diventando una delle maggiori espressioni del metodo pittorico «paranoico-critico» caratteristico dell’artista surrealista.
Dalì creò questi capolavori nel suo periodo illustrativo migliore e lavorò per quasi nove anni alla realizzazione dei cento acquerelli. In seguito all’esposizione al Musée Galliera di Parigi nel 1960, questi lavori furono trasposti in altrettante xilografie, dopo quattro anni di assiduo lavoro con il maestro stampatore Raymond Jacquet.
Il risultato è eccellente, sia dal punto di vista tecnico che artistico. Il soggetto de «La Divina Commedia», illustrato in precedenza da Botticelli, Blake, Bocklin e Doré, diventa per Dalì un viaggio nella memoria della sua poliedrica sperimentazione e rappresenta una summa della propria arte. Il maestro spagnolo ha raggruppato in questo corpus vari aspetti della sua ricerca stilistica, dalla cosiddetta «estetica del molle» alla curiosità verso i miti classici, dall'interesse per la costruzione michelangiolesca delle figure al gusto per l'incisione circolare che dona loro una forma dinamica. Nell'uso del colore ci si trova davanti ad una vera e propria antologia di modi, dal tratto fragile e guizzante all’uso plastico, come nei panneggi pesanti e materici. Come ne «La Divina Commedia» anche nell’opera di Dalì si respira così un’atmosfera di grandezza, di ostentazione consapevole del sublime.
Affiancano la mostra numerose attività collaterali, tra cui visite guidate e laboratori didattici rivolti ai più piccoli con l’obiettivo di far conoscere il linguaggio espressivo di Dalì. I bambini tra i 7 e i 14 anni potranno, per esempio, sperimentare di persona la metamorfosi degli oggetti e dei corpi partendo dalle immagini bidimensionali delle xilografie, fino ad arrivare alle immagini create da loro stessi. Per la fascia d'età tra i 10 ed i 14 anni il momento pratico sarà, invece, dedicato anche alla lettura delle opere di Dalì tramite il «Gioco dei cadaveri squisiti» inventato dai Surrealisti.

Informazioni utili 
«Salvador Dalì- La Divina Commedia» Inferno > Acquaviva delle Fonti, Palazzo de’ Mari | Purgatorio > Sammichele di Bari, Castello Caracciolo | Paradiso > Turi, Chiesa di Sant’Oronzo. Orari: venerdì e sabato, ore 16.00 - 20.30; domenica e festivi,  ore10.30 - 13.00  e ore 16.00 - 20.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 3,00 (da 6 a 18 anni, gruppi superiori alle 15 unità); gratuito per diversamente abile ed accompagnatore, bambini fino a 5 anni, giornalisti accreditati con tesserino, insegnante accompagnatore di scolaresche. Informazioni: Call center 199.151.123; callcenter@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 5 marzo 2017. 

giovedì 23 febbraio 2017

Nanda Vigo e la sua «Exoteric gate» in mostra all'Università di Milano

Rende omaggio a Nanda Vigo, architetto e designer milanese di respiro internazionale, la seconda edizione del progetto «La Statale Arte», che invita artisti italiani e stranieri a dialogare, attraverso lavori e installazioni site-specific, con la suggestiva struttura architettonica degli spazi seicenteschi della sede di via Festa del Perdono.
«Exoteric gate» è il titolo del lavoro esposto fino a sabato 11 marzo al centro del Cortile della Ca’ Granda, per la curatela di Donatella Volontè. Si tratta di un’installazione –la prima realizzata dalla Vigo per uno spazio esterno– che si pone come sintesi di una lunga ricerca avviata con i cronotopi negli anni Sessanta, ambienti o oggetti in cui la luce indiretta filtrata da materiali riflettenti e rifrangenti – vetri stampati, acciai, specchi – genera impressioni incerte che dilatano i concetti di spazio e tempo.
Il ritmo di «Exoteric gate» è quello scandito dalla luce prodotta dai 400 metri di led, mentre il movimento non programmabile è quello dato dalle superfici riflettenti che rendono lo spazio fluido stimolando imprevedibili percezioni.
Le forme dell’installazione creata per il cortile del Richini sono quadrati, cerchi e triangoli, forme primordiali e transculturali che Nanda Vigo considera il vocabolario di base per la costruzione di un linguaggio in cui il codice dei segni muta nell’interazione con la luce e le superfici specchianti.
Le otto piramidi di altezze diverse sono riconducibili sia ai lavori degli anni Settanta, definiti «Stimolatori di spazio», sia ai più recenti «Deep Space»: i primi sono piramidi-specchio in grado di attrarre lo spazio, le architetture circostanti e lo spettatore per restituire una visione multipla e smaterializzata della realtà; quelle del secondo tipo sono invece strutture dalle triangolazioni acute e direzionali, che suggeriscono uno spostamento ascensionale.
Il cilindro centrale si inserisce nella serie dei «Totem» creati dal 2005, e fa riferimento in particolare a quella dei «Neverending Light», strutture verticali che, dalla terra, si prolungano in alto verso lo spazio.
Il titolo «Exoteric Gate», già utilizzato in lavori diversi dal ’76, traduce quel passaggio esoterico e quel viaggio filosofico che Nanda Vigo ha intrapreso già negli anni Sessanta alla ricerca di una sapienza umana. Si tratta dunque di un esoterismo umanista, che sta a fondamento dei diversi piani in cui la sua indagine si è sempre mossa: i piani del reale, dell’irreale e della trascendenza, tradotti in materia luminosa.

Informazioni utili
Exoteric Gate. Cortile della Ca’ Granda - Università Statale di Milano, via Festa del Perdono, 7 – Milano. Orari: lunedì – venerdì, ore 9.00-20.00 e sabato, ore 9-17.30. Ingresso libero. Sito web: www.lastatalearte.it . Fino all’11 marzo 2017

mercoledì 22 febbraio 2017

Maurizio Scaparro dona il suo archivio alla Fondazione Giorgio Cini

Si arricchisce di un nuovo tesoro la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 23 febbraio l’Istituto per il teatro e il melodramma, naturale evoluzione del Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo, acquisirà l’Archivio personale di Maurizio Scaparro, preziosa raccolta documentale relativa alla carriera dell’artista che spazia dagli anni Sessanta ai giorni nostri.
All’atto formale di donazione, previsto per le ore 11, saranno presenti lo stesso Maurizio Scaparro, con Maria Ida Biggi e i critici teatrali Anna Bandettini («La Repubblica») e Maria Grazia Gregori (curatrice del volume «Scaparro. L'illusione teatrale»).
L’archivio Scaparro, del quale per l’occasione verrà esposta una selezione di materiali all’interna della Biblioteca del Longhena, è prevalentemente composto da faldoni contenenti note di regia, copioni, programmi di sala, inviti, locandine, manifesti, foto di scena, rassegne stampa, interviste, bozzetti di scena, figurini per costumi, lettere, pubblicazioni, riprese video e audio.
La documentazione relativa alle regie teatrali, di prosa e lirica, include titoli fondamentali per la carriera del maestro, divenuti storici; tra questi «La Venexiana» (1965), «Don Chisciotte» (1983), «Memorie di Adriano» (1989), «La Bohème» (2007) ed «Eleonora, ultima notte a Pittsburgh» (2011).
Oltre ai materiali riguardanti le regie teatrali, molti sono quelli afferenti alle regie cinematografiche e televisive, insieme a quelli relativi alle mostre curate, agli eventi e ai periodi di direzione artistica dei teatri in Italia e in Europa. Una vasta sezione testimonia, inoltre, il lavoro svolto da Scaparro negli anni di direzione della Biennale Teatro, segnati dallo storico rilancio del Carnevale di Venezia.
A questi materiali documentali si affianca una collezione di manifesti, locandine e programmi di sala, insieme a una preziosa e puntuale rassegna stampa.
A completamento dell’archivio si colloca un ricco fondo fotografico che, oltre a essere un elemento fondamentale per la ricostruzione e lo studio degli eventi scenici e delle manifestazioni curate dal maestro, offre un inedito spaccato del teatro e dello spettacolo italiano della seconda metà del Novecento.
L’Archivio di Maurizio Scaparro è un corpus in continua evoluzione: nel corso degli anni, infatti, verrà incrementato con l’aggiunta di materiali relativi alle regie attuali e a quelle future del maestro. La donazione segna, inoltre, l’inizio di una fruttuosa collaborazione fra l’Istituto per il teatro e il melodramma e Maurizio Scaparro che ha affidato alla Fondazione Giorgio Cini la custodia attiva della memoria della sua opera. In coordinamento con il maestro, L’istituto si impegna a realizzare e promuovere una serie di attività scientifiche e culturali intorno al vasto archivio documentale.

Informazioni utili
Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore (Venezia), tel. 041.2710306, email: teatromelodramma@cini.it. Sito internet: www.cini.it.

martedì 21 febbraio 2017

Renato Pozzetto sul palco del Manzoni di Busto

Dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema con più di sessanta film: sono questi i numeri della carriera di Renato Pozzetto, il noto comico lombardo che venerdì 3 marzo, alle ore 21, sarà in scena al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio con l’one man show «Siccome l’altro è impegnato».
Lo spettacolo, inserito nel cartellone cittadino «BA Teatro», è il sesto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea, da Stefania Sandrelli a Sebastiano Somma, da Anna Galiena a Enzo Decaro.
Con questo nuovo progetto teatrale, che lo vede vestire anche i panni dell’autore e del regista, Renato Pozzetto porterà in scena nella sala bustese di via Calatafimi un nuovo e originale esperimento teatrale: il cine-cabaret. Si tratta di «un viaggio -afferma la produzione dello spettacolo- dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici».
Spezzoni ripresi da alcune delle pellicole più fortunate come «È arrivato mio fratello» e «Il ragazzo di campagna», dialogheranno, infatti, con sketch e battute dal linguaggio surreale e stralunato, ripercorrendo così, in due ore di sorprendente comicità, l’intera carriera del comico lombardo. Dagli inizi degli anni Sessanta, sul palcoscenico del Derby di Milano, alle grandi collaborazioni e amicizie degli anni a venire, come quella con Enzo Jannacci, tutto l’universo creativo di Renato Pozzetto va, dunque, in scena con lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato», dove l’altro è Cochi, suo partner storico.
Cornice indispensabile della serata sarà la musica, eseguita dal vivo da un’orchestra formata da quattro elementi, che permetterà al pubblico di riassaporare brani evengreen del cabarettista come «Bella bionda», «Nebbia in Val Padana» e «La vita l’è bela».
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di giovedì 23 marzo, alle ore 21, con Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione protagonisti dello spettacolo «Ieri è un altro giorno», versione italiana, a firma di Luca Bercellona e David Conati, di una divertente commedia francese scritta da Silvain Meyniac e Jean Francois Cros, vincitrice del Premio Molière nel 2014, che vede alla regia Eric Civanyac.
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio sarà aperto da venerdì 24 febbraio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono già acquistabili on-line sul sito www.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.

Informazioni utili 
«Siccome l'altro è impegnato», con Renato Pozzetto. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Orari botteghino: da venerdì 24 febbraio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Venerdì 3 marzo 2017. 


lunedì 20 febbraio 2017

Eliseo Mattiacci al Mart di Rovereto

«Vorrei che nel mio lavoro si avvertissero processi che vanno dall’età del ferro al Tremila». Sono queste parole a fare da filo rosso alla mostra di Eliseo Mattiacci allestita fino a domenica 12 marzo al Mart di Rovereto.
La rassegna, curata da Gianfranco Maraniello,fa dialogare le monumentali installazioni dell’artista di Cagli, classe 1940, con le raccolte del museo trentino, con la visione antitradizionale della scultura di Ettore Colla e con lo spazialismo di Lucio Fontana.
Il percorso antologico, che spazia dagli esordi degli anni Settanta a oggi, racconta la parabola dello scultore, presentando opere raramente allestite o mai esposte in un museo. Tra i lavori in mostra si trova, per esempio, «Locomotiva» (1964), un lavoro degli esordi, in cui sono presenti intuizioni e temi che saranno determinanti per lo sviluppo successivo della poetica dell’artista. Nel percorso di visita si incontrano, poi, sculture che per complessità e misura sono di difficile installazione, come la celebre «Motociclista» (1981) che, esposta solo due volte nell’81 e nell’82, preannuncia il passaggio dalla dimensione terrestre a quella cosmica. Sono esposte a Rovereto anche «La mia idea del cosmo» (2001), in cui emergono una dimensione sognante e contemplativa, e «Piattaforma esplorativa» (2008).
Sono, inoltre, presenti lungo il percorso espositivo lavori entrati nella storia delle Biennali veneziane del 1972 e del 1988, entrambe a cura di Giovanni Carandente. Nella prima delle due Biennali un’intera sala era dedicata a Mattiacci, che allestì quattro opere, due delle quali inserite nella mostra di oggi al Mart: «Cultura mummificata» e «Tavole degli alfabeti primari». A Venezia nell’88 fu, invece, esposta la scultura «Esplorazione magnetica».
L’esposizione presenta anche una ventina di disegni, eseguiti principalmente in inchiostro e grafite, contrappuntano la monumentalità delle installazioni. Quello del disegno è un linguaggio per il quale Mattiacci è meno noto. Questi lavori non hanno a che fare con la progettazione delle sculture, ma costituiscono una raccolta di idee e suggestioni che si relazionano, a livello tematico e semantico, con la cosmologia dell’artista.
Una costante del suo lavoro, sottolineato in mostra con decisione, è, infatti, la messa in questione delle tendenze culturali più diffuse. I lavori del maestro scardinano la convenzionalità della compiutezza dell’opera a favore dei gesti fondativi dell’arte e di una decostruzione dei paradigmi dominanti.
Con l’artista di Cagli, la scultura abbandona presto il piedistallo e si trasforma in dispositivo che appartiene allo spazio e, al medesimo tempo, eccede i suoi confini, muovendo verso dimensioni energetiche, esistenziali, cosmologiche.
«Gli interventi di Mattiacci indirizzano –si legge nella presentazione della mostra- a un’esperienza dell’universo che si compie nel disvelamento di potenze invisibili come quelle del magnetismo e della conduzione elettrica, in ritualità arcaiche, nella propagazione delle onde sonore di un gong, nella predisposizione di unità di misura umane, tracciati orbitali e vie di conoscenza all’ignoto attraverso scritture, metriche, strumenti meccanici e tecnologici in una tensione prometeica verso l’infinito».

Informazioni utili 
Eliseo Mattiacci. Mart, corso Bettini, 43 - Rovereto. Orari: ore 10.00-18.00; venerdì, ore 10.00-21.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 7,00. Informazioni: tel. 800.397760; tel. 0464.438887. Sito internet: www.mart.trento.it. Fino al 12 marzo 2017.