ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 7 marzo 2017

Milano, cinque giorni alla scoperta della Street Art

Era l'8 marzo 2007 quando il Pac - Padiglione d'arte contemporanea di Milano inaugurava «Street Art, Sweet Art. Dalla cultura hip hop alla generazione ‘pop up’», la prima mostra in Italia a consacrare ufficialmente, all’interno di un’istituzione museale pubblica, i writers e gli street artist della scena milanese e bolognese, diventando punto d’arrivo o di partenza per molti di loro.
Considerato per anni un movimento spontaneo e outsider, un semplice prodotto della sottocultura di massa, il linguaggio del graffitismo e della street art, a distanza di dieci anni da quella mostra, è entrato prepotentemente nella scena artistica ufficiale, nei musei, nelle gallerie, nelle mostre, nelle fiere d’arte.
Cinque giorni di incontri e conferenze, in programma al Pac di Milano da mercoledì 8 a domenica 12 marzo, saranno l’occasione per ripensare la street art oggi, in rapporto alla storia delle sue origini e ai cambiamenti che si sono susseguiti in questi anni, e per verificare l’attualità di una forma espressiva che si contamina con la città, la società e le sue forme del vivere. Da movimento culturale e artistico dal basso, dalla forte carica dissacrante, l’esperienza estetica del muralismo è diventata strumento di coesione sociale, di partecipazione e di riqualificazione urbana sempre più di frequente utilizzata dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti privati per esprimere messaggi encomiastici o celebrativi.
Il programma, a cura di Chiara Canali, prenderà avvio mercoledì 8 marzo con una serata introduttiva che affronterà lo Stato della street art oggi tra illegalità, istituzionalizzazione e mercato. Durante l’incontro si parlerà anche della controversa eredità lasciata a Milano dalla mostra del 2007: il gigantesco intervento sulla facciata del Pac, realizzato dagli artisti emiliani Blu ed Ericailcane, da anni al centro di accese discussioni tra chi desidera cancellarlo e chi invece vorrebbe restaurarlo per garantirgli una durata nel tempo.
In agenda c’è, poi, nella giornata di giovedì 9 marzo un focus sul tema del restauro e della conservazione delle opere murali pubbliche, con interventi di Alessandra Collina e Antonio Rava, tra i massimi esperti di restauro della street art e del muralismo, che presenteranno analisi diagnostiche della facciata stessa del Pac ed esempi di restauri conservativi già realizzati sulle opere di Keith Haring.
La manifestazione proseguirà, quindi, nella giornata di venerdì 10 marzo con un dibattito pubblico durante il quale esperti d’arte valuteranno qual è oggi il valore simbolico, artistico e storico del murales realizzato da Blu ed Ericailcane.
Il giorno successivo è, invece, in programma una giornata di studi finalizzata a fare chiarezza su forme ed espressioni che ancora oggi vengono denominate «Street Art», documentando movimenti, stili, tendenze in rapporto con l’istituzione pubblica, il territorio, il mondo dell’impresa e il sistema dell’arte contemporanea. Verranno, inoltre, presentate le esperienze di writers e street artist protagonisti della mostra «Street Art, Sweet Art», in dialogo con curatori, critici, direttori di musei, giornalisti, committenti pubblici e privati.
Dal 9 al 10 marzo il Pac farà da scenario anche a una serie di workshop formativi diretti alle scuole superiori di Milano a cura degli artisti Airone, Orticanoodles e Pao per studiare e sperimentare il linguaggio del writing e della street art. Domenica 12 marzo, infine, sono previsti due appuntamenti: un tour a piedi per le vie di Milano e la proiezione in anteprima europea del documentario «Saving Banksy», diretto da Colin M. Day. Il film narra dei goffi tentativi di un collezionista di preservare un dipinto di Banksy dalla distruzione e dalla vendita all’asta, riflettendo così sulla legittimità, la pratica e l’etica di rimuovere la Street Art dalla strada e sulla sua mercificazione.
In contemporanea al programma ufficiale del Pac, si svolgeranno numerose a Milano altre iniziative sempre dedicate all’arte di strada. L’8 marzo, in occasione della Giornata mondiale della donna, il poeta e artista Ivan darà, per esempio, avvio, in piazza Duomo, alla performance «La grande pagina bianca e la poesia nascosta», prodotta da Artkademy: un ampio spazio di libera espressione in grado di un far dialogare differenti realtà e culture.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Blu e Ericailcane. Vista della mostra «Street Art, Sweet Art». Photo di Mario Tedeschi, 2007; [fig. 2] Ozmo. Vinyl on glass. Vista della mostra «Street Art, Sweet Art». Photo di Mario Tedeschi, 2007; [fig. 3] Blu ed Ericailcane al Pac di Milano

Informazioni utili
Street Art, Sweet Art - 10 anni dopo. Pac - Padiglione d’arte contemporanea, via Palestro, 14 - Milano. Eventi a ingresso gratuito. Sito internet: www.pacmilano.it. Dall'8 al 12 marzo 2017. 

lunedì 6 marzo 2017

Da Steve McCurry a Uliano Lucas, alla scoperta del Brescia Photo Festival

Venti fotografi e il loro «momento magico», ovvero quel particolare attimo della vita professionale nel quale hanno preso le distanze dai propri maestri e hanno inventato la loro personalissima grammatica artistica: ecco quanto racconta la mostra «Magnum. La première fois – La prima volta», allestita a Brescia, negli spazi del Museo di Santa Giulia, in occasione della prima edizione del Brescia Photo Festival.
La rassegna, visibile dal 7 marzo al 3 settembre, raccoglie i reportage di venti selezionati fotografi dell’agenzia Magnum: un insieme di centotrentuno fotografie e undici video-proiezioni, di cui rimarrà documentazione in un catalogo di Silvana editoriale, attraverso i quali è possibile scoprire il momento che li ha «singolarizzati» e che ha segnato un vero e proprio giro di boa nei loro percorsi artistici.
Naturalmente non si tratta di una «parata» casuale. Ciascun artista in mostra racconta attraverso le immagini esposte, ma anche con le parole, la sua «Première fois», rivelando le ragioni che lo hanno portato a individuare esattamente quelle immagini o non altre.
C’è così chi motiva la scelta di determinate foto perché quelle hanno determinato il superamento di particolari difficoltà tecniche o logistiche o la sensazione di aver trovato la perfetta congiunzione che trasforma un’immagine di cronaca in un documento della Storia.
Il Brescia Photo Festival rende omaggio all’agenzia fondata da Robert Capa anche con la mostra «Magnum’s First».
La storia che sta dietro a questa rassegna, della quale rimarrà documentazione in un catalogo di Silvana editoriale, ha dell’incredibile. Nel 2006, in una cantina di Innsbruck a qualcuno viene la voglia di capire cosa ci sia in un paio di casse ricoperte da polvere, lì abbandonate «da sempre».
Viene così alla luce un autentico tesoro.
In quelle casse, a metà degli anni Cinquanta, era state infilate le immagini di quella che fu la prima mostra del gruppo Magnum: «Gesicht der Zeit» («La faccia del tempo»), proposta in cinque città austriache tra il giugno 1955 e il febbraio 1956.
L’eccezionalità del ritrovamento riguarda innanzitutto il patrimonio di immagini originali ritornate alla luce, ma anche la possibilità, grazie alle didascalie e ai supporti anch’essi inseriti nelle casse, di rivedere la mostra esattamente così come l’hanno pensata gli stessi fotografi che di essa erano i protagonisti e come l’hanno ammirata gli austriaci all’epoca oltre sessanta anni fa.
«Magnum’s First», aperta dal 7 marzo al 3 settembre al Museo di Santa Giulia, si compone di oltre ottanta stampe vintage in bianco e nero accompagnate da otto testi di fotografia firmati da Henri Cartier-Bresson, Marc Riboud, Inge Morath, Jean Marquis, Werner Bischof, Ernst Haas, Robert Capa ed Erich Lessing. Ci sono immagini che sono entrate nella storia della fotografia, dal reportage di Robert Capa al Festival delle province basche agli scatti della Dalmazia fatti di Marc Riboud, senza dimenticare le diciassette immagini scelte da Henri Cartier-Bresson per ricordare il funerale del Mahatma Gandhi.
Tra le altre mostre molto attese del Brescia Photo Festival si segnala quella su Uliano Lucas, per la curatela di Tatiana Agliani e Renato Corsini: «Archeologia del mio vissuto», in programma dal 7 marzo al 3 settembre al Centro italiano di fotografia
Centocinquanta immagini raccontano la Milano dell'immigrazione e del boom economico, il mondo degli «altri» visto attraverso gli occhi di chi vive nelle carceri e negli ospedali psichiatrici, le contestazioni del ‘68 vissute in presa diretta. Ma non mancano in mostra nemmeno i reportage realizzati in Cina e a Sarajevo.
La prima edizione del festival fotografico bresciano presenta, poi,una imperdibile prima mondiale: «Steve McCurry. Leggere»Biba Giacchetti e, per i contributi letterari, da Roberto Cotroneo, che presenta uno scenografico allestimento di Peter Bottazzi.
La rassegna, allestita dal 7 marzo al 3 settembre negli spazi del Complesso di Santa Giulia, presenta circa settanta fotografie che ritraggono persone da tutto il mondo assorbite nell’atto intimo e universale del leggere. Dai luoghi di preghiera in Turchia alle strade dei mercati in Italia, dai rumori dell’India ai silenzi dell’Asia orientale, dall’Afghanistan all’Italia, dall’Africa agli Stati Uniti: sono svariati i Paesi che hanno toccato la più che trentennale ricerca di Steve McCurry tra i momenti di quiete durante i quale le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici: per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura.

Per saperne di più
Brescia Photo Festival celebra i settant'anni di Magnum 
Italia, settant'anni di Magnum in cinque mostre 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Steve McCurry: Sana'a, Yemen, 1997. © 2012-2017 Steve McCurry ; [fig. 2] Steve McCurry: Afghanistan, 2002. © 2012-2017 Steve McCurry Steve McCurry: Afghanistan, 2002. © 2012-2017M; [fig. 3] Steve McCurry Erich Lessing: German Border Patrol at maneuvers, Coburg, Germany, 1953 copy: © Erich Lessing / Magnum Photos

Informazioni utili 
«Brescia Photo Festival». Sito internet: www.bresciaphotofestival.it. Dal 7 al 12 aprile 2017.

venerdì 3 marzo 2017

Città di Castello, un museo per la grafica di Burri

Si chiude con l’inaugurazione di una sezione permanente dedicata all’opera grafica di Alberto Burri, negli spazi degli ex Seccatoi del tabacco a Città di Castello, il lungo anno nel quale si è festeggiato il centenario della sua nascita.
Il nuovo museo, la cui inaugurazione è prevista per la giornata di domenica 12 marzo (con un open day in programma dalle ore 12 alle ore 18), occupa oltre quattromila metri quadri, tutti ottenuti da un recente intervento di riqualificazione di parte degli spazi sottostanti all’ex complesso industriale sorto sul finire degli anni Cinquanta.
La superficie espositiva dedicata ad Alberto Burri raggiunge così gli undicimila e cinquecento metri quadri e, insieme con le sculture all’aperto, ne fa il più esteso museo d’artista al mondo e anche uno dei più importanti luoghi del contemporaneo in Europa.
La nuova sezione accoglie e propone l'intero repertorio grafico e di multipli dell'artista, consistente in oltre duecento opere, realizzate tra il 1950 e il 1994. Si tratta di un importante aspetto della produzione artistica di Alberto Burri, che a volte precorre, a volte segue e in altri casi è coeva con le sue opere maggiori e pone in evidenza anche la sua straordinaria manualità e attitudine alla sperimentazione costante.
L'esecuzione di queste opere, realizzate in collaborazione con grandi stampatori, ha visto l'artista stesso cimentarsi in differenti cicli produttivi che hanno distinto la sua attitudine alla sperimentazione rispetto a quella di altri artisti della sua generazione, tanto in Italia che all'estero.
«Nel caso di Burri, parlare di grafica non significa parlare di una produzione minore rispetto ai dipinti, ma soltanto di una modalità artistica diversa e parallela, nella concezione e nell'esecuzione, tale insomma da potersi annoverare con assoluto rilievo nella produzione del grande pittore, a fianco di tutti gli altri suoi rivoluzionari pronunciamenti innovativi. Anche nella grafica, Burri ha cercato di superare sfide tecniche e di spingere i confini sia degli strumenti che dei materiali utilizzati. Con esiti di interesse straordinario, come le opere esposte confermano», sottolinea Bruno Corà, presidente della Fondazione Burri.
Non è un caso che, nel 1973, l’artista abbia ricevuto dall'Accademia nazionale dei Lincei il Premio Feltrinelli per la grafica con la motivazione che questa sua parte di produzione «[...] si integra perfettamente alla pittura dell'artista, di cui costituisce [...] una vivificazione che accompagna il rigore estremo a una purezza espressiva incomparabile». Il Museo Burri della grafica si aggiunge, come atto conclusivo, alle numerose iniziative del centenario che ha avuto molte tappe importanti: dalla nuova edizione del catalogo generale al compimento del Grande cretto di Gibellina e alla ricostruzione del teatro Continuo a Milano, solo per citare gli eventi più importanti.
L'impegno della fondazione è stato profuso anche in ambito espositivo con mostre dedicate ad approfondire il ruolo dell’artista in vari contesti nazionali e internazionali, nonché riportando la fondazione Burri al centro dell'attenzione internazionale, con convegni che hanno visto confluire nella sua città natale dell’artista artisti, studiosi, direttori di musei e critici da tutto il mondo per parlare dello stato dell'arte.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alberto Burri, Sestante 14, 1989; Serigrafia; carta Fabriano Rosaspina cm. 49,5x63,5; [fig. 2]  Alberto Burri, Saffo (Litografia 10) 1973/76; Litografia; Carta Umbria cm. 26x17,7

Informazioni utili 
www.fondazioneburri.org