ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 5 aprile 2017

Al Mudec una settimana all’insegna del design

È ormai riconosciuta come la più importante manifestazione al mondo per il settore del disegno industriale e dell’arredamento. Stiamo parlando della Milano Design Week che fino a domenica 9 aprile animerà ben undici distretti della città di Milano. L’iniziativa è composta da due ‘anime’ principali: il Salone del Mobile a Rho, fiera rivolta principalmente agli addetti ai lavori, e il Fuori Salone, una serie di eventi autonomi dedicati al design, che vanno dal carillon del britannico Lee Broom in Stazione centrale agli orsi di Paola Pivi per le vetrine della Rinascente.
Tra gli eventi da non perdere ci sono quelli promossi dal Mudec – Museo delle culture in zona Tortona. All’esterno dell’edificio sarà visibile fino al 9 luglio l’«Albero stilematico» dell’architetto Alessandro Mendini, ispirato al linguaggio figurativo di Kandinskij.
La struttura site-specific è costituita da un palo d’acciaio alto sei metri, attorno al quale si collocano sette stilemi con sette colori per un totale di trenta decori. Il totem, che mostra i tratti distintivi e il linguaggio ispirato dai segni e dai colori che tanto ha caratterizzato l’artista russo, è un omaggio alla complessità simbolica che spesso si cela nell’oggetto più semplice e comune.
La collaborazione quarantennale che Alessandro Mendini ha con la società Abet Laminati, che lo supporta da sempre nelle sue architetture coloratissime con i propri materiali laminati, ha permesso anche questa volta di creare un connubio virtuoso tra impresa privata e artista a favore dell’arte e del design.
La piazza del museo è animata anche da una spettacolare installazione site-specific ideata dal brand Qeeboo. Da una lastra di specchio emergono squali, portaombrelli-contenitori di invenzione del duo Studio Job; a presidiarli ci sono due imponenti guardiani-gorilla creati da Stefano Giovannoni: una lampada da terra in polietilene con braccio-proiettore orientabile.
In occasione del Fuorisalone 2017 il Design Store del Mudec si colora, inoltre, di materiali e forme dall’estetica giocosa e libera, uniti sotto il comune denominatore del tema del circo. Da sempre mondo affascinante perché alla rovescia, in cui le regole della società non esistono e dove la verità e la magia si confondono. Un mondo senza regole che ha però le sue linee estetiche. Le geometrie che rivestono i tendoni e gli ambienti alternano triangoli e righe. Il bianco, giallo, rosso e blu sono i suoi colori. Oro e argento e giochi di luci animano lo show.
«Circus Show» è il titolo di questo allestimento primaverile, annunciato dalle grandi lettere di metallo con lampadine e dalle scimmie di Marcantonio Raimondi Malerba arrampicate negli angoli dello store, entrambe prodotte da Seletti. La linea «Circus» di Alessi, ideata dal designer Marcel Wanders, richiama la geometria e i colori circensi. I coperchi dei barattoli diventano tendoni e i vassoi in metallo smaltato sono palchi su cui si esibiscono i rituali quotidiani. Le porcellane raffinate di Lladrò trasformano una classica lampada con paralume in un pagliaccio dall’ampio cappello. Statuette di acrobati e ballerine dipinte a mano danzano sui tavoli dello store. Ad impreziosire l’esposizione, le splendide ceramiche del laboratorio milanese Paravicini: la serie di piatti serigrafati illustra trapezisti sospesi nel vuoto, scimmie e orsi da circo, creando una parade di personaggi.
Le sedute «Rabbit» di Stefano Giovannoni e gli sgabelli «Tab.u» di Bruno Rainaldi rigorosamente gold diventano sculture specchianti.
Il design del circo si esprime attraverso soggetti e personaggi, dove oltre alla funzionalità entrano in gioco aspetti emozionali e comunicativi. È un design di superficie, in cui dominano la decorazione e il colore.
infine, il Mudec Bistrot ospita, durante la settimana del Fuorisalone, «Carta in luce», una serie di lampade di design in carta e cartone riciclati selezionate dall’osservatorio «L’altra faccia del macero». Sono le mille vite della carta, su cui Comieco fa riflettere il visitatore grazie a questo allestimento in cui carta e cartone sono protagonisti assoluti.

Informazioni utili 
Fuori Salone al Mudec. Mudec - Museo delle culture, via Tortona, 56 – Milano. Orari: martedì, mercoledì, venerdì e domenica, ore 9.30-19.30; giovedì e sabato, ore 9.30-22.30. Sito internet: http://www.mudec.it/ita/. Fino al 9 aprile 2017.

martedì 4 aprile 2017

Lugano, David Bowie visto da Masayoshi Sukita

Trentotto immagini che parlano di un’amicizia, quella tra David Bowie e Masayoshi Sukita: si potrebbe riassumere così la mostra «Heros» che l’azienda ThinkDesign propone, in prima nazionale svizzera, negli spazi della galleria d’arte Dip contemporary art di Lugano, inaugurata nel 2016 per volontà di Michela Negrini.
L’artista londinese e il maestro giapponese della fotografia, uno dei più importanti della scena cinematografica e musicale di New York, si conobbero nel 1972 dopo un concerto; all’epoca la superstar britannica, camaleonte del pop che ha influenzato lo stile per diverse generazioni, era nel suo periodo «Ziggy Stardust» e già stregava il pubblico col suo carisma ineguagliato. Ad assediarlo c’erano centinaio di fotografi e giornalisti. «Quando toccò a me – ricorda Masayoshi Sukita- ho pensato semplicemente: stappiamo una bottiglia di vino e rilassiamoci». Nacque così un’amicizia durata oltre quarant’anni, che nel corso dei decenni si è palesata in immagini uniche ed estremamente personali.
Masayoshi Sukita non solo immortalò in maniera molto personale le innumerevoli metamorfosi di David Bowie, creando tra l’altro la leggendaria copertina dell’album «Heros», ma fino alla prematura morte dell’artista lo seguì anche in momenti molto privati nei quali, privo di trucco e abiti di scena, appare estremamente avvicinabile e vulnerabile. L’artista poté, infatti, godere di una vicinanza con Bowie che la superstar non concesse mai a nessun altro fotografo.

La mostra fotografica di Lugano presenta, inoltre, David Bowie in tutta la sua capacità di metamorfosi come una delle più grandi icone pop del secolo e come persona colta nella sua quotidianità, lontano da qualsiasi eccentricità.
«Bowie era una persona profonda, e io lo mostro in tutte le sue sfaccettature», afferma Sukita aggiungendo: «in ogni sua fase è stato sempre completamente se stesso».
Lo stilista John Richmond, che oltre a Bowie ha vestito e veste Mick Jagger, Rod Stewart e altre icone della musica, impreziosisce l’evento con la sua nuova collezione realizzata in collaborazione con il marchio Mantero. L’esposizione si concluderà con uno spettacolare omaggio a Bowie al Casinò di Campione d’Italia, che rivisiterà varie pietre miliari della vita dell’artista. 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] © Photo by Sukita, Watch That Man III, 1973; [Fig. 2] © Photo by Sukita, Starman, 1973

Informazioni utili 
«Heros». Galleria d’arte Dip contemporary art, via Dufour, 21 (ang. Via Vanoni) - 6900 Lugano (Svizzera). Orari: dal martedì al venerdì, dalle ore 10.30 alle ore 18.30. Ingresso libero. Imformazioni: info@dipcontemporaryart.com, tel. +41 (0)919211717. Siti internet: http://think-design.ch/david-bowie-lugano/ o http://dipcontemporaryart.com. Fino al 26 aprile 2017.

lunedì 3 aprile 2017

Antoniazzo Romano e Montefalco, un artista e la sua città

I Musei vaticani sono di nuovo protagonisti a Montefalco. Dopo la straordinaria mostra dello scorso anno dedicata alla Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli, al Complesso museale di San Francesco si racconta un’altra bella pagina della storia del borgo umbro nel Rinascimento mettendo a confronto -sempre grazie alla curatela di Antonio Paolucci, direttore dell’istituzione capitolina- due preziose pale di Antoniazzo Romano, al secolo Antonio di Benedetto degli Aquili. Una di queste opere, il trittico della «Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Benedetto, Giustina e Pietro», proviene da Roma ed è appena stata sottoposta a restauro nei laboratori del Musei vaticani.
La tela, usualmente conservata nella Pinacoteca della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, fu realizzata dall’artista umbro tra gli anni 1488-1490 per commemorare l’unificazione del monastero benedettino con la congregazione di Santa Giustina a Padova, avvenuta nel 1426.
Le figure dei santi, ampie e monumentali, sono riconoscibili dagli attributi e spaziate con equilibrio in un ideale semicerchio: i santi Pietro e Paolo -l’uno con le chiavi del Regno, l’altro con la spada del martirio- affiancano la Vergine Maria seduta su un seggio, con le mani giunte, in atto di adorare il Bambino, accanto a San Benedetto, con la Regola e il pastorale, e Santa Giustina, trafitta dal pugnale e con la palma del martirio.
Il linguaggio è addolcito, con ombre e luci modulate in passaggi morbidi e volti di malinconica dolcezza, che ricordano lo stile peruginesco. «Eppure -afferma Antonio Paolucci- la gravità e la solennità dei moduli antichi sopravvivono intatte. Il San Paolo, con lo spadone e il libro ben in vista e la dilatata imponenza del vasto panneggio, non rinuncia affatto al suo ruolo di principe degli Apostoli, latore della sacralità romana evocata dal suo stesso nome».
Il fondo oro, simbolico richiamo alla luce divina, era stato nascosto nel XVIII secolo dipingendovi sopra un paesaggio, come si scoprì durante il restauro effettuato nel 1963. Quell’oro del dipinto romano brilla, ora, accanto alla pala «San Vincenzo da Saragozza, Santa Illuminata, San Nicola da Tolentino», proveniente dalla chiesa di Santa Illuminata di Montefalco e dal 1907 custodita nella Pinacoteca cittadina.
L’opera fu realizzata nel 1430-35 per la cappella di Santa Caterina nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma su committenza del cardinale portoghese Jorge Costa. Giunse a Montefalco nel 1491, grazie all’intervento di Frate Anselmo da Montefalco, generale dei frati agostiniani della congregazione lombarda.
In quell’occasione fu eseguito un adattamento dei Santi raffigurati sulla tavola, di cui il restauro dà testimonianza: Santa Caterina d’Alessandria, titolare della cappella romana, fu trasformata in Santa Illuminata, coprendone la ruota del martirio; Sant’Antonio da Padova venne spogliato del saio francescano e rivestito di quello agostiniano al fine di trasformarlo in San Nicola da Tolentino. L’unico Santo non modificato fu San Vincenzo da Saragozza, connotato dal vascello.
Anche in questo caso l’artista non rinuncia al fondo d’oro su cui si stagliano tre figure, come le ha definite Antonio Paolucci, luminose e maestose di verosimiglianza plastica, anatomica e fisionomica, ognuna con i suoi attributi iconografici puntigliosamente esibiti.
Le due tavole in mostra sono testimonianze di incomparabile bellezza, accomunate dalla provenienza romana delle chiese d’origine, dalla forma quadrangolare della pala di gusto rinascimentale e dall’impiego dello stesso cartone preparatorio per le figure di Santa Caterina/Sant’Illuminata e Santa Giustina. Per la prima volta insieme, consentono di approfondire lo studio di Antoniazzo Romano, il più grande pittore romano della seconda metà del Quattrocento.
Le due opere, per certi aspetti vicine, presentano anche interessanti diversità che permettono di comprendere meglio la ricca e sfaccettata personalità di Antoniazzo Romano, grande artista del Rinascimento famoso per le sue palpitanti figure di santi stagliati su abbaglianti fondi oro.
Mentre la tavola romana guarda, per esempio, alla lezione peruginesca, quella di Montefalco sembra far proprio il linguaggio rinascimentale nel suo aspetto più specificatamente urbinate, mediato dal contatto col Melozzo, con il quale l’artista decorò alcuni ambienti dell’antica biblioteca nel Palazzo vaticano negli anni 1480-81. Ecco così che trova conferma quello che ha scritto Antonio Paolucci: «Quello che di buono trovava /…/ egli (Antoniazzo Romano, ndr) lo recepiva di buon grado e lo traduceva nella sua metrica solenne, nella affabilità di un discorso figurativo fondato su pochi schietti principi: chiarezza narrativa, evidenza iconica, continuità con la tradizione, eloquio misurato, nobile senza sussiego, popolare senza volgarità».

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 4]  Antoniazzo Romano, San Vincenzo da Saragozza, Santa Illuminata, San Nicola da Tolentino. Montefalco Complesso Museale di San Francesco. Foto © Comune di Montefalco, [fig. 3]Antoniazzo Romano, Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Benedetto, Giustina e Pietro . Roma , Basilica di S. Paolo fuori le mura - Pinacoteca. Foto © Musei Vaticani
 
Informazioni utili 
Antoniazzo Romano e Montefalco. Complesso museale di San Francesco, via Ringhiera umbra, 6 - Moltefalco (Perugia). Orari: tutti i giorni, ore 10.30-18.00. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00 (da 18 a 25 anni; convenzionati TCI); omaggio fino a 17 anni, giornalisti accreditati, soci ICOM, residenti. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11, 12 e 15.30; € 3,00 oltre il costo del biglietto. Per informazioni e prenotazioni: Sistema Museo, 199.151.123 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 17.00 e il sabato, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, escluso festivi), callcenter@sistemamuseo.it; Museo di Montefalco, tel. 0742 379598, montefalco@sistemamuseo.it. Sito web: www.museodimontefalco.it. Fino al 7 maggio 2017.