I Musei vaticani sono di nuovo protagonisti a Montefalco. Dopo la straordinaria mostra dello scorso anno dedicata alla Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli, al Complesso museale di San Francesco si racconta un’altra bella pagina della storia del borgo umbro nel Rinascimento mettendo a confronto -sempre grazie alla curatela di Antonio Paolucci, direttore dell’istituzione capitolina- due preziose pale di Antoniazzo Romano, al secolo Antonio di Benedetto degli Aquili. Una di queste opere, il trittico della «Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Benedetto, Giustina e Pietro», proviene da Roma ed è appena stata sottoposta a restauro nei laboratori del Musei vaticani.
La tela, usualmente conservata nella Pinacoteca della Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma, fu realizzata dall’artista umbro tra gli anni 1488-1490 per commemorare l’unificazione del monastero benedettino con la congregazione di Santa Giustina a Padova, avvenuta nel 1426.
Le figure dei santi, ampie e monumentali, sono riconoscibili dagli attributi e spaziate con equilibrio in un ideale semicerchio: i santi Pietro e Paolo -l’uno con le chiavi del Regno, l’altro con la spada del martirio- affiancano la Vergine Maria seduta su un seggio, con le mani giunte, in atto di adorare il Bambino, accanto a San Benedetto, con la Regola e il pastorale, e Santa Giustina, trafitta dal pugnale e con la palma del martirio.
Il linguaggio è addolcito, con ombre e luci modulate in passaggi morbidi e volti di malinconica dolcezza, che ricordano lo stile peruginesco. «Eppure -afferma Antonio Paolucci- la gravità e la solennità dei moduli antichi sopravvivono intatte. Il San Paolo, con lo spadone e il libro ben in vista e la dilatata imponenza del vasto panneggio, non rinuncia affatto al suo ruolo di principe degli Apostoli, latore della sacralità romana evocata dal suo stesso nome».
Il fondo oro, simbolico richiamo alla luce divina, era stato nascosto nel XVIII secolo dipingendovi sopra un paesaggio, come si scoprì durante il restauro effettuato nel 1963. Quell’oro del dipinto romano brilla, ora, accanto alla pala «San Vincenzo da Saragozza, Santa Illuminata, San Nicola da Tolentino», proveniente dalla chiesa di Santa Illuminata di Montefalco e dal 1907 custodita nella Pinacoteca cittadina.
L’opera fu realizzata nel 1430-35 per la cappella di Santa Caterina nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma su committenza del cardinale portoghese Jorge Costa. Giunse a Montefalco nel 1491, grazie all’intervento di Frate Anselmo da Montefalco, generale dei frati agostiniani della congregazione lombarda.
In quell’occasione fu eseguito un adattamento dei Santi raffigurati sulla tavola, di cui il restauro dà testimonianza: Santa Caterina d’Alessandria, titolare della cappella romana, fu trasformata in Santa Illuminata, coprendone la ruota del martirio; Sant’Antonio da Padova venne spogliato del saio francescano e rivestito di quello agostiniano al fine di trasformarlo in San Nicola da Tolentino. L’unico Santo non modificato fu San Vincenzo da Saragozza, connotato dal vascello.
Anche in questo caso l’artista non rinuncia al fondo d’oro su cui si stagliano tre figure, come le ha definite Antonio Paolucci, luminose e maestose di verosimiglianza plastica, anatomica e fisionomica, ognuna con i suoi attributi iconografici puntigliosamente esibiti.
Le due tavole in mostra sono testimonianze di incomparabile bellezza, accomunate dalla provenienza romana delle chiese d’origine, dalla forma quadrangolare della pala di gusto rinascimentale e dall’impiego dello stesso cartone preparatorio per le figure di Santa Caterina/Sant’Illuminata e Santa Giustina. Per la prima volta insieme, consentono di approfondire lo studio di Antoniazzo Romano, il più grande pittore romano della seconda metà del Quattrocento.
Le due opere, per certi aspetti vicine, presentano anche interessanti diversità che permettono di comprendere meglio la ricca e sfaccettata personalità di Antoniazzo Romano, grande artista del Rinascimento famoso per le sue palpitanti figure di santi stagliati su abbaglianti fondi oro.
Mentre la tavola romana guarda, per esempio, alla lezione peruginesca, quella di Montefalco sembra far proprio il linguaggio rinascimentale nel suo aspetto più specificatamente urbinate, mediato dal contatto col Melozzo, con il quale l’artista decorò alcuni ambienti dell’antica biblioteca nel Palazzo vaticano negli anni 1480-81. Ecco così che trova conferma quello che ha scritto Antonio Paolucci: «Quello che di buono trovava /…/ egli (Antoniazzo Romano, ndr) lo recepiva di buon grado e lo traduceva nella sua metrica solenne, nella affabilità di un discorso figurativo fondato su pochi schietti principi: chiarezza narrativa, evidenza iconica, continuità con la tradizione, eloquio misurato, nobile senza sussiego, popolare senza volgarità».
Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 4] Antoniazzo Romano, San Vincenzo da Saragozza, Santa Illuminata, San Nicola da Tolentino. Montefalco Complesso Museale di San Francesco. Foto © Comune di Montefalco, [fig. 3]Antoniazzo Romano, Madonna col Bambino tra i Santi Paolo, Benedetto,
Giustina e Pietro . Roma , Basilica di S. Paolo fuori le mura - Pinacoteca. Foto © Musei Vaticani
Informazioni utili
Antoniazzo Romano e Montefalco. Complesso museale di San Francesco, via Ringhiera umbra, 6 - Moltefalco (Perugia). Orari: tutti i giorni, ore 10.30-18.00. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00 (da 18 a 25 anni; convenzionati TCI); omaggio fino a 17 anni, giornalisti accreditati, soci ICOM, residenti. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11, 12 e 15.30; € 3,00 oltre il costo del biglietto. Per informazioni e prenotazioni: Sistema Museo, 199.151.123 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 17.00 e il sabato, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, escluso festivi), callcenter@sistemamuseo.it; Museo di Montefalco, tel. 0742 379598, montefalco@sistemamuseo.it. Sito web: www.museodimontefalco.it. Fino al 7 maggio 2017.
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