ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 6 giugno 2017

Al Forte di Bard una mostra sui «mountain Men» di Steve McCurry

Affronta il tema della complessa interazione tra uomo e terre di montagna la mostra «Steve McCurry. Mountain Men», allestita fino al prossimo 26 novembre negli spazi del Forte di Bard.
Una selezione di paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana mette in evidenza il continuo e necessario processo di adattamento delle popolazioni al territorio montano che influenza ogni aspetto dello stile di vita delle persone: dalle attività produttive al tempo libero, dalle tipologie di insediamento, di coltivazione e di allevamento ai sistemi e mezzi di trasporto.
Il tema della mostra è la vita in montagna, ossia evidenziare attraverso un percorso di immagini le specifiche antropologiche delle popolazioni che vi vivono, i legami e le interazioni fra gli uomini e l’ambiente e la terra in aree non pianeggianti. La montagna influenza il modo di vivere e tutte le attività dell’uomo, dai trasporti al tempo libero, dall’agricoltura alla produzione di energia, al costo stesso della vita.
Il percorso è incardinato su settantasette immagini del celebre fotografo americano, membro dell’agenzia Magnum dal 1986 e veterano di National Geographic, stampate e allestite in formati diversi e selezionate dai suoi archivi rispetto al concept del progetto.
Sono immagini di popolazioni di montagna raccolte da Steve McCurry nel corso dei suoi innumerevoli viaggi in Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, Brasile, Etiopia, Myanmar, Filippine, Marocco, Kashmir, Slovenia e Yemen.
Oltre a far conoscere al pubblico la vasta produzione di Steve McCurry, la mostra propone in anteprima assoluta, il frutto di una campagna fotografica condotta in tre periodi di scouting e shooting, tra il 2015 e il 2016, che ha avuto come teatro la Valle d’Aosta. Si è trattato di un vero e proprio mountain lab, laboratorio a cielo aperto sulle specifiche della vita di montagna, nel quale spiccano, tra l’altro, i quattro 4.000 metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa. Ben dieci gli scatti in mostra destinati a entrare nella collezione del Forte di Bard, tutti risultato dell'assiduo lavoro svolto in Valle d'Aosta dal fotoreporter americano.
L’esposizione offre, inoltre, ai visitatori la possibilità di assistere alla proiezione in altissima risoluzione di oltre duecentonovanta scatti iconici del maestro e di un video che racconta il backstage e il making of dello shooting valdostano.
Il progetto espositivo, accompagnato da un catalogo pubblicato dalle edizioni Forte di Bard, prevede anche, per i più appassionati, la possibilità di iscriversi ad un workshop con Steve McCurry della durata di due giorni e mezzo con inizio al venerdì e termine la domenica, in programma dal 15 al 17 settembre, e con numero chiuso di quindici partecipanti (per informazioni eventi@fortedibard.it).
Un’ottima occasione, dunque, quella proposta dal Forte di Bard per avvicinarsi all’opera di un artista dell’obiettivo, autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del «National Geographic» nel mondo, che ha fatto del viaggio la sua dimensione di vita: «solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, -ha dichiarato, infatti, una volta Steve McCurry- mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Steve McCurry, Monk at Jokhang Temple. Lhasa, Tibet, 2000; [fig. 2] Saint-Pierre, Valle d'Aosta, Italia - 2016. ®Steve McCurry; [fig. 3] Wadi Hadhramaut, Yemen - 1999 - ®Steve McCurry

Informazioni utili
Steve McCurry. Mountain Men. Cantine Forte di Bard. Orari: martedì-venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 9,00, ridotto € 7,00 (gruppi, 6-18 anni, studenti universitari, over 65 anni), gratuito per i minori di 6 anni e le persone con disabilità. Informazioni: Associazione Forte di Bard, tel. 0125.833811 o info@fortedibard.it. Sito web: fortedibard.it. Fino al 26 novembre 2017


lunedì 5 giugno 2017

«Scoprendo l’Umbria», dai «Tesori della Valnerina» alle visite guidate al Deposito di Spoleto

Trenta opere straordinarie per un omaggio a una terra, l’Umbria, che sa reagire al terremoto con la forza del suo patrimonio culturale: si presenta così la mostra «Tesori della Valnerina», allestita nelle sale della Rocca Albornoziana – Museo nazionale del Ducato di Spoleto, per la curatela di Marica Mercalli, Antonella Pinna e Rosaria Mencarelli.
Sculture, dipinti, manufatti, oggetti di oreficeria, arredi e volumi sacri tratti in salvo da chiese danneggiate dal terremoto della scorsa estate e dal Museo della Castellina di Norcia, anch’esso chiuso per inagibilità, restituiscono tutta la ricchezza artistica del «cuore verde d’Italia», un territorio che offre al visitatore più di centosettanta siti tra musei, ecomusei e siti archeologici.
Le opere esposte -riportate a nuova vita con l'aiuto e il sostegno dei restauratori dei Musei Vaticani, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e della Soprintendenza all'Archeologia, Belle arti e paesaggio dell'Umbria- rappresentano i diversi contesti di appartenenza delle zone colpite, così che tutte le comunità della Valnerina possano sentirsi rappresentate, e sono espressione di devozione popolare, tradizione artigiana e natura etnoantropologica.
La presenza, tra gli altri lavori esposti, anche di una campana proveniente dall’Abbazia di Sant’Eutizio di Preci è stata voluta per rappresentare, tra le tante campane ricoverate a Spoleto, gli edifici e segnatamente i campanili distrutti dal sisma, simboli, spesso, di quanto oggi non esiste più come nel caso delle campane di Castelluccio di Norcia.
La mostra, che permette anche di ammirare il frutto di un impegno nella salvaguardia dell’ambiente, cominciato subito dopo le prime scosse, e la professionalità e la competenza dei tecnici chiamati a vario titolo a operare nel campo della tutela e del restauro dei beni culturali, è strettamente legata alla campagna di raccolta fondi aperta per sostenere il restauro di opere danneggiate dal terremoto, a cui si può contribuire attraverso la piattaforma web Starteed (https://valorecultura.starteed.com/it/lightquake).
In occasione dell’esposizione, Sistema Museo ha organizzato, a cadenza settimanale, una serie di visite guidate al Deposito di sicurezza per i Beni culturali di Santo Chiodo di Spoleto, dove sono “ricoverati” oltre quattromilacinquecento beni storico artistici, librari e documenti storici recuperati dai luoghi danneggiati a seguito del recente terremoto nel Centro Italia.
Durante la visita -in agenda fino al 30 luglio, tutti i giovedì, con un doppio appuntamento alle ore 15 e alle ore 16 (prenotazioni obbligatorie ai numeri tel. 0743.224952, cell. 340.5510813 o all’indirizzo e-mail spoleto@sistemamuseo.it; quota di partecipazione € 6,00)- uno storico dell’arte illustrerà il lavoro di recupero delle opere, le funzioni e le caratteristiche del deposito stesso, attraverso riproduzioni di immagini. La visita comprende anche l’ingresso nel laboratorio di restauro dove i restauratori illustreranno loro stessi fasi, tecniche e procedura di questi delicati interventi.
L’evento si inserisce nel programma «Scoprendo l’Umbria», fortemente voluto e promosso dalla Regione per sostenere e valorizzare le attività dei musei, un’esperienza autentica da vivere in oltre centosettanta tra musei, ecomusei e siti archeologici.
Solo una piccola parte dell'Umbria ha avuto danni diretti dal terremoto e, anche se le immagini delle chiese gravemente danneggiate della Valnerina hanno colpito il cuore di tutti, la volontà della comunità umbra è di non farsi piegare dagli eventi e di continuare a valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico, la bellezza delle terre del Perugino, di Giotto, del Signorelli e di Burri. Alle ferite del sisma enti e cittadini reagiscono, dunque, invitando tutti gli amanti del «cuore verde d’Italia» a visitare i musei e i monumenti che sono aperti, vitali e offrono uno straordinario spaccato di storia, arte, ambiente e tradizioni.
Il progetto è corredato da un sito internet e da una pagina Facebook ,attiva dal 5 marzo, che è seguita da oltre 4350 fan, con una crescita costante del numero di utenti e dell'interesse suscitato, tanto che con un solo post sono state raggiunte 35mila persone. Il sito internet ha, invece, superato le 6200 visualizzazioni e offre costanti aggiornamenti su centinaia di proposte, itinerari e curiosità in grado di suscitare emozioni intense in chi le vive.
A tutto questo si aggiunge la grande risposta da parte dei musei del territorio regionale: oltre ottanta, infatti, hanno aderito a questo progetto di promozione offrendo sconti sugli ingressi previa esibizione di una card a tema.
Un invito a scoprire e riscoprire testimonianze artistiche che hanno segnato la storia di questa terra e oggi diventano parte viva del contemporaneo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Orvieto, museo archeologico; [fig. 2] Città della Pieve, Museo civico; [fig. 3] Spoleto, Palazzo Collicola Arti visive; [fig. 4] Magione, Museo della pesca del lago Trasimeno

Informazioni utili 
«Tesori della Valnerina». Rocca Albornoziana – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto (Perugia). Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle ore 19.30, lunedì dalle ore 9.30 alle ore 13.30; aperture straordinarie in occasione di eventi speciali, ponti e festività. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura. Ingresso: intero € 7,50, ridotto € 3,75 (da 18 a 25 anni), gratuito fino a 17 anni, fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del Mibact; ingresso gratuito la prima domenica del mese; Spoleto Card - Red Card € 9,50, Green Card € 8,00 (+ 65, da 7 a 25 anni, gruppi oltre 15 persone). Catalogo: il 70% del ricavato dalle vendite del catalogo contribuirà al restauro di opere d’arte danneggiate dal sisma. Informazioni e prenotazioni: Sistema Museo biglietteria e accoglienza tel. 0743.224952, cell. 340.5510813, spoleto@sistemamuseo.it. Sito internet: www.scoprendolumbria.it. Fino al 30 luglio 2017. Chiusura posticipata al 5 novembre 2017.

giovedì 1 giugno 2017

Una nuova opera alla Guggenheim. Arriva a Venezia «Ragazza con il bavero alla marinara» di Modigliani

La Fondazione Solomon R. Guggenheim si arricchisce di una preziosissima quanto rara perla pittorica: la tela «Ragazza con il bavero alla marinara» («La femme en blouse marine») di Amedeo Modigliani, lascito della collezionista veneziana Luisa Toso. L’opera, datata 1916, sarà esposta alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia a partire da giugno, in seguito a un delicato intervento di restauro intrapreso dal dipartimento di conservazione del museo. Tale progetto di conservazione è stato reso possibile grazie al generoso supporto di Efg, Institutional Patron del museo e già partner di progetti di restauro di opere della collezione.
«Ragazza con il bavero alla marinara» arricchisce il patrimonio artistico-museale della città di un inestimabile capolavoro, secondo il volere della stessa donatrice. Inoltre la tela di «Modì», soprannome dell’artista livornese mutuato dal termine francese maudit (maledetto), si unisce ad altri tre suoi lavori appartenenti alla collezione newyorkese del museo Solomon R. Guggenheim, ma posteriori a questa, tutte datate 1917-18.
Protagonista della tela è una giovane donna, con un caschetto di capelli neri che accentua l’ovale del viso e insieme ne esalta, con lo sfondo e l’abito ugualmente scuri, l’incarnato roseo del viso.
Lo stesso soggetto compare in un’altra opera dell’artista, dello stesso anno, «La servetta seduta». La tinta del vestito suggerisce di collocare l’opera in inverno, poiché nella bella stagione il «marinière», detto anche «French Riviera Style», adottato dai figli dei parigini e londinesi altoborghesi che frequentavano la Costa Azzurra, prevedeva colori chiari.
La parvenza leggermente androgina e l’astrazione rappresentativa rispondono all’esigenza, costante in Modigliani, di trasferire sulla tela l’inconscio, il mistero dell’istintività della razza umana. Nell’allungamento anatomico che, a partire dalla seconda metà del Novecento, caratterizza tutte le sue opere, affiorano echi delle precedenti esperienze in ambito scultoreo, con reminiscenze africane e orientali.
La tela, identificata con «La femme en blouse marine», viene esposta in occasione della personale dell’artista organizzata dal suo mercante Léopold Zborowski, nel dicembre del 1917 nella galleria parigina di Berthe Weill.
L’esposizione suscitò scandalo per i nudi femminili esposti in vetrina, tanto da dover chiudere in anticipo. Nel 1917 il dipinto venne acquistato dal mercante d’arte Paul Guillaume ed esposto in rarissime occasioni, al Palais des Beaux-Arts, a Bruxelles, nel 1933 e alla Kunsthalle Basel, a Basilea, nel 1934, per poi entrare nella collezione Toso di Venezia, nel 1952.
Successivamente, nel corso degli anni, «Ragazza con il bavero alla marinara» è stata esposta a Milano, Roma, Padova, Verona, Venezia, Ancona, Caserta e Torino, dopo che lo Stato Italiano l’ha notificata quale opera di altissimo valore artistico e storico.
Prima della sua esposizione, la tela è stata oggetto di un intervento di restauro, ad opera del capo-conservatore della Collezione Peggy Guggenheim e reso possibile grazie al prezioso sostegno di Efg, che ha abbracciato con entusiasmo il progetto comprendendone l’importanza storico-artistica. Luciano Pensabene Buemi è intervenuto sulla superficie del dipinto rimuovendo lo spesso strato di vernice non originale, ossidata e ingiallita, applicata in occasione di un precedente intervento di restauro, che ne aveva falsato i colori, rendendo illeggibili soprattutto i toni freddi, grigi e blu, del dipinto e l’incarnato roseo che era ormai era diventato color ocra. Grazie all’intervento i colori hanno nuovamente assunto le tonalità originali e anche le tracce di ossidazioni e sbiancamenti, visibili in più parti sulla tela, sono state colmate.

Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia | tel. 041.2405415 o guggenheim-venice.it