ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 14 ottobre 2017

È di Perugino il «Capolavoro per Milano» del 2017

Ritorna un «Capolavoro per Milano», iniziativa che dal 2002 offre alla città la possibilità di ammirare un’opera valorizzata nel suo aspetto storico, artistico e spirituale. Al centro di questa edizione del progetto promosso dal Museo Diocesano «Carlo Maria Martini» ci sarà l’«Adorazione dei pastori» del Perugino, una tavola di grandi dimensioni (263x147 cm) proveniente dalla Galleria nazionale dell’Umbria.
L’iniziativa, in programma dal 20 ottobre al 28 gennaio, vede la curatela di Nadia Righi e Marci Pierini, autori anche dei saggi contenuti nel catalogo pubblicato da Silvana editoriale, nel quale sono inoltre presenti contributi di monsignor Luca Bressan e Rosa Giorgi.
L’opera, esposta in un allestimento curato da Alessandro Colombo dello Studio Cerri & Associati, è un capolavoro indiscusso della maturità di Pietro Vannucci, detto il Perugino (Città della Pieve, Perugia 1448/50 – Fontignano, Perugia, 1523) e fa parte di un polittico eseguito per la chiesa di sant’Agostino a Perugia, su commissione dei frati agostiniani nel 1502.
La sua complessa esecuzione richiese più di vent’anni e, alla morte del pittore, mancavano ancora alcune rifiniture. Si trattava infatti di una grandiosa pala d’altare, a più scomparti e su più registri, che doveva essere alta più di otto metri e che era formata da oltre trenta tavole.
Già nel 1654 l’imponente struttura, poco consona alle nuove disposizioni liturgiche della controriforma, venne smontata e divisa in due parti. Da quel momento, purtroppo, cominciò la dispersione delle tavole. Molte di esse si trovano ora in Francia, a causa delle requisizioni fatte dalle truppe napoleoniche nel 1797, negli Stati Uniti, come il San Bartolomeo conservato nella città di Birmingham in Alabama, o proprio a Perugia, nella chiesa benedettina di San Pietro, dove si trova il Cristo sorretto da Nicodemo tra la Madonna dolente e san Giovanni Evangelista.
Oltre all’Adorazione dei pastori, alla Pinacoteca nazionale dell’Umbria sono rimasti gli altri scomparti con Eterno benedicente, Profeti Daniele e David, Arcangelo Gabriele, Battesimo di Cristo, Santi Gerolamo e Maria Maddalena, e dodici scomparti della predella.
Perugino realizzò l’opera al suo ritorno a Perugia, alle soglie del Cinquecento, incaricato, dopo successi ottenuti in tutta Italia, di decorare le pareti del Collegio del Cambio, il ciclo ad affresco che lo qualificò come il massimo esponente di una realtà artistica in grado di competere con quanto accadeva a Firenze.
Sono anni questi in cui, dopo l’ingresso del giovane Raffaello nella sua bottega fiorentina, l’artista riprende schemi quattrocenteschi già usati in passato ma spesso, anche per influsso del dotato allievo, infonde in essi nuova inventiva e grande raffinatezza, senza mai rinunciare a una lirica semplice, pura e commossa.
La purezza formale, il disegno chiaro ed elegante, la composizione equilibrata e la dolcezza delle sue figure sono elementi presenti nelle sue opere sino alla maturità, come si riscontra anche nell’Adorazione dei pastori, nella quale Perugino riprende lo schema già provato nell’affresco del Collegio del Cambio di Perugia.
A sinistra della tavola, si scorge l’annuncio degli angeli ai pastori, che compaiono anche al centro, in adorazione. A destra il bue e l’asinello. Al centro, tra due angeli, compare la colomba dello Spirito Santo e, in primo piano, Maria e Giuseppe adorano il Bambino, appoggiato a terra e protetto solo da un lembo del manto della Vergine. Invece del loggiato classicheggiante compare qui una semplice capanna.
Lo sfondo paesaggistico è reso all’essenziale e le figure, sulle quali si concentra tutta l’attenzione dell’artista, poggiano su un pavimento prospettico.
Lo stile di Perugino segna l’inizio di un nuovo modo di dipingere che, proprio a partire da Raffaello, il più importante tra i suoi allievi, segnerà la nascita della maniera moderna.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, Perugia 1448/50 – Fontignano, Perugia, 1523), Adorazione dei pastori tavola, cm 263x147, Perugia, Galleria nazionale dell’Umbria

Informazioni utili
«L’adorazione dei pastori» del Perugino. Museo Diocesano Carlo Maria Martini, ingresso da piazza Sant’Eustorgio, 3 – Milano. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; chiuso lunedì (eccetto festivi); la biglietteria chiude alle ore 17.30. Ingresso (Museo Diocesano + Museo di Sant’Eustorgio e Cappella Portinari): intero € 8,00, ridotto individuale € 6,00, ridotto scuole e oratori € 4,00. Informazioni: tel. 02.89420019; 02 89402671; info.biglietteria@museodiocesano.it. Dal 20 ottobre al 28 gennaio 2017.

giovedì 12 ottobre 2017

Buon compleanno, Cinquecento!

Ha sessant’anni, ma ha ancora tutto lo sprint di una ragazzina. Stiamo parlando della Fiat 500, il modello di maggior successo del marchio automobilistico fondato da Giovanni Agnelli. Miracolo del design italiano, l’utilitaria uscita dalla fabbrica torinese nel 1957 ha migliorato la vita quotidiana di milioni di persone, mettendo l’Italia su quattro ruote, e ha accompagnato la ripresa economica.
In occasione del sessantesimo compleanno, festeggiato il 4 luglio scorso, la Fiat 500 è stata addirittura riconosciuta come un'opera d'arte moderna, diventando parte della collezione permanente del MoMA di New York. Si è voluto così decretare il valore di icona che quest’automobile ha assunto nel corso degli altri, sempre più considerata simbolo, democratico e distintivo, dello stile italiano nel mondo.
Proprio da un’interpretazione creativa di questo intramontabile modello parte la rassegna personale di Diego D. Testolin, curata da Roberta Di Chiara, negli spazi della Mirafiori Galerie di Torino.
«Ho sempre guardato alla pop-art e ai grandi maestri americani indagando i temi della quotidianità, innalzandoli a simboli del mio tempo -spiega il pittore veneto, classe 1968-. La mostra «Cinque100 – Il mito di una popcar» nasce da qui: è un omaggio all’icona che ha motorizzato gli italiani rendendo onore al suo stile e al design che l’hanno resa celebre nel mondo».
Privata volutamente della sua specificità d’uso, nelle opere di Testolin la 500 corre sulla tela e, divenuta opera d’arte, si trasforma nell’unica protagonista del momento, attraverso immagini che raccontano il suo appeal rimasto intatto nel tempo e che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’automobile.
I ritratti esposti, circa una ventina di oli su tela accompagnati da qualche opera a tecnica mista, la vedono indiscussa protagonista spesso immersa nella sacralità segreta dei paesaggi urbani, la indagano esaltandone il carattere come Testolin, artista esperto in fisiognomica e referente sul Triveneto per la Polizia di Stato nella realizzazione a mano libera di identikit, è abituato a fare. La mostra rievoca la serialità di wahroliana memoria, ma al contempo dà voce all’unicità di ogni esemplare in un’opera in cui il tutto è più della somma delle singole parti.

Informazioni utili
Cinque100. Il mito di una popcar. Mirafiori Galerie, Piazza Riccardo Cattaneo - Torino. Orari: opening 13 ottobre 2017, dalle ore 18.30 alle ore 20.00; lunedì-venerdì, ore 9.00-20.00 | sabato, ore 9.00 – 19.30 | domenica, ore 9.30-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Sito internet: fca.motorvillageitalia.it/MVTorino. Da venerdì 13 ottobre a domenica 12 novembre 2017

martedì 10 ottobre 2017

Hokusai, a Roma sulle orme del maestro giapponese

Deve la sua fama universale alla «Grande onda» parte della serie di «Trentasei vedute del monte Fuji» e all’influenza che le sue riproduzioni ebbero su artisti parigini di fine Ottocento come Manet, Toulouse Lautrec, Van Gogh e Monet, protagonisti del movimento del Japonisme. L’opera di Katsushika Hokusai (1760-1849), maestro indiscusso dell’ukiyoe, (che letteralmente significa «immagini del mondo fluttuante»), sarà al centro di una delle più importanti mostre in cartellone a Roma il prossimo autunno, dal 12 ottobre al 14 gennaio, negli spazi del Museo dell’Ara Pacis. Le prenotazioni dei biglietti sono già aperte on-line.
Attraverso circa duecento opere (cento per ogni rotazione della mostra per motivi conservativi legati alla fragilità delle silografie policrome) provenienti dal Chiba City Museum of Art e da importanti collezioni giapponesi come Sumisho Art Gallery, Uragami Mitsuru Collection e Kawasaki Isago no Sato Museum, oltre che dal Museo d’arte orientale Edoardo Chiossone di Genova, la mostra racconta e confronta la produzione del maestro, attivo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, con quella di alcuni tra gli artisti che hanno seguito le sue orme dando vita a nuove linee, forme ed equilibri di colore all’interno dei classici filoni dell’ukiyoe.
Hokusai ha esplorato soggetti di ogni tipo: dal paesaggio alla natura, animali e fiori, dal ritratto di attori kabuki a quello di beltà femminili e di guerrieri, fino alle immagini di fantasmi e spiriti e di esseri e animali semileggendari.
Era uno sperimentatore che variava formati e tecniche: dai dipinti a inchiostro e colore su rotolo verticale e orizzontale, alle silografie policrome di ogni misura per il grande mercato, fino ai più raffinati surimono, usati come biglietti augurali, inviti, calendari per eventi e incontri letterari, cerimonie del tè, inviti a teatro.
I volumi dei manga, che raggruppano centinaia di schizzi e disegni tracciati dal maestro e stampati in solo inchiostro nero con qualche tocco di vermiglio leggero, rappresentano il compendio di tanta eccentricità e genialità messa a disposizione di giovani artisti e pittori quali modelli per ogni genere di soggetto. Tra i suoi allievi ci sono Hokuba, Hokkei (1790-1850), Hokumei (1786-1868) che segnano la generazione successiva di artisti, insieme a Keisai Eisen (1790-1848), allievo non diretto di Hokusai, ma che da lui è stato influenzato, che ha determinato gli sviluppi delle stampe di bellezze femminili e paesaggio degli anni 1810-1830. Proprio a Eisen, presentato in Italia per la prima volta in questa mostra, appartiene la bellissima e imponente figura di cortigiana rappresentata nella xilografia che Van Gogh dipinge alle spalle di Père Tanguy e utilizzata anche in copertina del «Paris Le Japon Illustré» nel 1887.
La mostra si compone di cinque sezioni che toccheranno i temi più alla moda e maggiormente richiesti dal mercato dell’epoca. Si parte con «Meishō: mete da non perdere», nella quale sono presentate le serie più famose dell’artista: le «Trentasei vedute del Monte Fuji», le «Otto vedute di Ōmi», i tre volumi sulle «Cento vedute del Fuji» e un dipinto su rotolo del Monte Fuji, presentato per la prima volta in Italia e in anteprima assoluta.
Questa sezione illustra le mete di viaggio e i luoghi celebri che un giapponese di epoca Edo non doveva assolutamente perdere o perlomeno doveva conoscere: cascate, ponti e luoghi naturali delle province più lontane, vedute del monte Fuji da località rinomate, locande e ristoranti e stazioni di posta lungo la via del Tōkaidō che collegava Edo (Tokyo) a Kyoto.
Non manca in questa sezione la «Grande onda» di Hokusai, che si potrà apprezzare in ben due versioni differenti, che si alterneranno a metà del periodo espositivo per motivi conservativi: una proveniente dal Museo d’arte orientale Edoardo Chiossone di Genova, l’altra dalla collezione Kawasaki Isago no Sato Museum, così come tante altre importanti silografie della serie «Trentasei vedute del Monte Fuji» confrontabili in doppia versione.
La mostra prosegue con una serie di notevoli dipinti su rotolo e xilografie policrome dedicati al ritratto di beltà femminili e cortigiane delle famose case da tè del rinomato quartiere di piacere di Yoshiwara, che mettono a confronto lo stile del maestro Hokusai con quello di alcuni tra i suoi allievi più famosi tra cui Gessai Utamasa, Ryūryūkyō Shinsai, Hokumei, Teisai Hokuba.
In particolare si sottolinea la novità della composizione di Keisai Eisen, grande personalità nel campo del ritratto femminile, che redige un vero reportage di moda, avvolgendo le sue donne e mettendole in posa così da evidenziarne i kimono e gli obi imponenti, i tessuti raffinatissimi dai motivi ricercati, coloratissimi e sempre studiati nel particolare più minuto.
In questo contesto è stata pensata anche una piccola, ma raffinata raccolta di immagini legate alla seduzione e al mondo del piacere e dell’erotismo che mettono a confronto Hokusai ed Eisen attraverso xilografie pericolose (abunae), in cui si intuiscono situazioni di scambio amoroso senza svelarne l’aspetto sessuale, sublimato attraverso la bellezza di stoffe e abiti che coprono i corpi e fanno sognare, e le famose pagine del volume erotico «Kinoe no Komatsu».
La rassegna prosegue con una sezione dedicata alla fortuna, che presenta una serie di undici dipinti su rotolo di Hokusai, esposti per la prima volta in Italia, che trattano temi come i portafortuna, la protezione e l’augurio per occasioni speciali. La mostra presenta anche una sezione con temi tratti dal mondo della natura, nei quali si tratta della valenza simbolica di alcuni animali quali il drago, la tigre, la carpa e il gallo.
A chiudere la mostra sono i quindici volumi di manga di Hokusai, ai quali è affiancato un album dell’allievo Shotei che ripercorre i soggetti e le forme del maestro proponendo pagine simili fitte di disegni e schizzi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Katsushika Hokusai, «La [grande] onda presso la costa di Kanagawa», dalla serie «Trentasei vedute del monte Fuji», 1830-1832 circa. Xilografia policroma, (…), Kawasaki Isago no Sato Museum; [fig. 2] Katsushika Hokusai, «Giornata limpida col vento del sud (o Fuji Rosso), dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji», 1830-1832 circa. Xilografia policroma, (…), Kawasaki Isago no Sato Museum; [fig. 3] Katsushika Hokusai, «Il Fuji da Gotenyama presso Shinagawa sul Tōkaidō», dalla serie «Trentasei vedute del monte Fuji», 1830-1832 circa. Xilografia policroma, (…), Kawasaki Isago no Sato Museum; [fig. 4] Katsushika Hokusai, «Il Monte Fuji al tramonto», 1843. Dipinto su rotolo,Sumisho Art Gallery

Informazioni utili
«Hokusai. Sulle orme del maestro». Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta – Roma. Ingresso: tutti i giorni, ore 9.30 – 19.30; 24 e 31 dicembre, ore 9.30 – 14.00; chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio; la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 9,00 + prevendita aperta dal 1° giugno 2017 € 1,00. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00). Sito internet: www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it. Dal 12 ottobre al 14 gennaio 2018.