ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 28 novembre 2017

Genova, al Teatro della Tosse un festival sulla danza come strumento di indagine sociale

Riflettori puntanti sulla danza al Teatro della Tosse di Genova, dove fino a domenica 10 dicembre va in scena «Pubblico corpo», terza edizione di «Resistere e creare», rassegna a cura di Michela Lucenti, coreografa in residenza dal 2015 negli storici spazi di Sant’Agostino, che guarda all’arte coreutica come strumento privilegiato di indagine sociale, estetica e politica.
Sedici spettacoli, di cui cinque in debutto nazionale o anteprima, e numerosi laboratori dedicati ai professionisti e non compongono il cartellone, che individua due tematiche come fili conduttori: «identità del singolo nella relazione con l’altro» e «comunità in un territorio». Campo di indagine di questa edizione della rassegna, il cui manifesto utilizza una foto di Jacopo Benassi con una carismatica Asia Argento, è, dunque, quello della relazione, fra due o fra molti, tra l’artista, il suo pubblico e, in alcuni casi, la critica.
Ad aprire il programma sarà, nella serata del 28 novembre, l’anteprima della performance «Autoritratto di un mammifero» di Jacopo Benassi, con le musiche dal vivo di Calibano; a seguire (intorno alle ore 19.45 e, in seguito, tutti i giorni della rassegna in varie fasce orarie) Balletto civile presenterà, in debutto, «Impronte», improvvisazioni accidentali di “relazione fisica” tra i danzatori della compagnia diretta da Michela Lucenti e chiunque, giovane o anziano, danzatore o no, voglia sperimentare liberamente il movimento in un contesto protetto ed eccezionale. Sempre nella giornata inaugurale, e in replica il 29 novembre, sarà possibile assistere ad «Alfa» di Aldes, il gruppo diretto da Roberto Castelli, con cinque danzatori impegnati nell’indagine sull’identità maschile e la sua costruzione, sul potere e ruoli dominanti.
Giovedì 30 novembre è la volta di «MODIdiDà», esiti di un laboratorio per ragazzi dai 15 ai 20 anni sui poliedrici approcci alla danza contemporanea, condotto da Nicoletta Bernardini, Veronique Liaudat e Claudia Monti. Nella stessa serata ci sarà anche «After party» del Collettivo Poetic Punkers, diretto da Natalia Vallebona: un punto di vista sulla decadenza della donna contemporanea, che si chiuderà con un vero DJ Set.
Il 2 dicembre ci sarà, invece, l’evento «Happy hour» di Alessandro Bernardeschi e Mauro Paccagnella, che partendo da una collaborazione e un’amicizia ventennale, danno vita a un progetto coreografico in progress, itinerante, che si costruisce attorno a una serie di residenze e prevede la presenza di danzatori che avranno preso parte ad un workshop intensivo (in cantiere nella giornata del 1° dicembre). I due interpreti-danzatori ripercorreranno, attraverso dieci coreografie e un dialogo costante e diretto con il pubblico, le loro vite e i loro ricordi di teenagers cresciuti negli anni ‘70 in Italia.
Domenica 3 dicembre il Teatro della Tosse ospiterà, quindi, «Lo schiaccianoci» dei Natiscalzi, opera fantastica in atto unico per ensemble di danzatori e tappeto elastico, che vedrà anche la presenza di dieci bambini del coro delle voci bianche del Teatro Carlo Felice. A seguire, nella stessa serata, è previsto il pluripremiato spettacolo «Quintetto» di TIDA - Théâtre Danse. Il giorno successivo Emanuela Serra, storico membro di Balletto Civile, presenta «Just before the forest», un lavoro sulla relazione, sulla solitudine, il tentativo di orientarsi e di essere trovati al quale fa da filo rosso «La notte poco prima della foresta» di Koltès perché il tema dello spettacolo è lo «straniero» non inteso come nato in un altro paese ma come persona che «perde» un senso di appartenenza e cerca suoi simili.
Mercoledì 6 dicembre il palcoscenico sarà occupato da uno spettacolo in debutto nazionale: «Lunaticus» (parte I) – «Tilietulum» (parte II), opera aperta di soundpainting che nasce dall’incontro fra Giancarlo Locatelli e quattro danzatori -Clelia Moretti, Claudia Monti, Federica Tardito e Aldo Rendina- e che si avvale del fondamentale contributo di Cristiano Calcagnile, Andrea Grossi e Pietro Bologna.
Il giorno successivo il Teatro della Tosse ospiterà «Gli Uomini»: tre solo di Yoris Petrillo, Simone Zambelli, Demian Troiano Hackman intitolati rispettivamente «Nothing to declare», «Non ricordo», «I walk slowly into the wind», quest’ultimo in debutto nazionale.
Venerdì 8 dicembre i riflettori saranno, quindi, puntati su Joerg Hassmann, che incontrerà il pubblico nel corso di un workshop per danzatori esperti sulla contact improvisation (in programma dal 7 al 10 dicembre).
Seguiurà un approfondimento in quattro appuntamenti sulla vita e la poetica di Anna Halprin, danzatrice, coreografa, insegnante di fama mondiale oggi ancora in attività (all’età di 97 anni), che ha formato intere generazioni di danzatori e coreografi di tutte le nazionalità sul principio del LifeArtProcess, che integra nella pratica del danzatore tutte le altre arti e le più avanzate ricerche della somatica. Halprin ha ridefinito l’arte moderna attraverso la convinzione che la danza possa trasformare l’essere umano e guarirlo a qualsiasi età.
L’inserzione inizierà con il debutto nazionale di «Me myself and I» della Compagnia Itinèrrances, per l’ideazione di Christine Fricker, e proseguirà con la proiezione del film «Le soufle de la danse» di Ruedi Gerber.
Sabato 9 dicembre ci sarà un ulteriore momento di approfondimento sulla Halprin con una masterclass diretta da Yendi Nammour, una conferenza danzata a cura di Aude Cartoux e Yoann Boyer e la proiezione del video «Danser la vie», edito da Contredanse, che illustra la ricerca e metodologia di lavoro sviluppata dalla danzatrice americana.
In serata sarà possibile vedere «Salvaje», una carrellata di immagini che espongono, anche in modo crudo, quell’impulso distruttivo in cui emerge l’idea di strumentalizzare l’altro da sé. Attraversando queste emozioni (che si trasformano in stati fisici, danze concitate e immagini disturbanti), accettandole e vivendole senza giudizio per quelle che sono, le performer arrivano a una catarsi, a una necessità di condivisione.
A chiudere la rassegna sarà, nella serata del 10 dicembre, «Danse de nuit» di Boris Charmatz, danzatore e coreografo di fama mondiale, direttore del Musée de la dance di Rennes, celebrato per il suo approccio innovativo alla danza contemporanea. Lo spettacolo, con Magali Caillet-Gajan, sarà in uno spazio urbano della città che sarà comunicato agli spettatori via sms.
Un cartellone, dunque, di grande interesse quello della nuova edizione di «Resistere e creare», che racconterà attraverso vari eventi la danza come strumento di indagine sociale e politica.

Informazioni utili
«Pubblico corpo» - III edizione del festival «Resistere e creare». Teatro della Tosse, piazza Renato Negri, 6 – Genova. Programma: http://www.teatrodellatosse.it/?s=2&id=36. Dal 28 novembre al 20 dicembre 2017.

lunedì 27 novembre 2017

A Torino una mostra sul «Ritratto di Massimo D’Azeglio»

Nel 2016 la Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris ha acquistato per la Gam – Galleria d’arte moderna di Torino un capolavoro della cultura romantica sinora noto come «Autoritratto» di Massimo d’Azeglio.
L’acquisizione ha posto le basi per uno studio sul dipinto. Si è così tentato di rispondere a varie domande che sono sorte durante il lavoro di ricerca: si tratta realmente di un «Autoritratto» o piuttosto di un «Ritratto»? E se è così, chi ne è l’autore? Per chi fu eseguito? A quale tipo di gusto collezionistico appartiene? Quando fu presentato per la prima volta? Cosa ci restituisce della cultura del suo tempo?
Il risultato della ricerca, che ha ricostruito la storia del dipinto anche in relazione viene presentato, dal 29 novembre al 25 febbraio, in una piccola mostra allestita da Virginia Bertone, con Alessandro Botta, negli spazi della Wunderkammer della Gam di Torino.
Il percorso dell’esposizione, di cui rimarrà documentazione in un catalogo edito dalla Fondazione De Fornaris, invita il visitatore a ripercorre le fasi cruciali della ricerca, presentando venti capolavori della cultura figurativa romantica, di cui almeno dieci mai esposti a Torino, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti e documenti originali, che portano a svelare il mistero del dipinto.
L’opera può essere oggi restituita a Giuseppe Molteni (1800-1867), uno dei maggiori ritrattisti della Milano romantica, che fu legato da un rapporto di stretta e duratura amicizia con Massimo d’Azeglio (1798 – 1866).
Dopo un lungo soggiorno a Roma, d’Azeglio era tornato a Torino nel 1829 per trasferirsi definitivamente a Milano nel marzo del 1831. Poco dopo il suo arrivo l’artista chiedeva la mano della primogenita di Alessandro Manzoni, Giulia, che avrebbe sposato nel maggio del 1831. Accanto ad un sincero affetto, d’Azeglio non trascurava i benefici che potevano derivare alla sua carriera dall’appartenenza ad una delle famiglie culturalmente più in vista della città. Quello stesso anno egli si presentava con successo all’esposizione di Belle Arti di Brera, ponendo le basi per consolidare la sua affermazione artistica.
A quel felice periodo corrisponde la selezione delle opere in mostra, che si concentra su dipinti realizzati entro gli anni 1831-1836, periodo che vide una singolare collaborazione tra d’Azeglio e Molteni sul piano artistico e commerciale.
Lo testimonia un interessante acquerello di Francesco Gonin, realizzato a Milano nello stesso 1835, che raffigura d’Azeglio intento a dipingere nell’ampio e confortevole atelier di Giuseppe Molteni: sul cavalletto si riconosce la grande tela «Bradamante che combatte col mago Atlante per liberar Ruggero dal castello incantato», che avrebbe presentato a Brera quello stesso anno. Tra le tele poste sullo sfondo è riconoscibile il grande «Ritratto di Alessandro Manzoni», pervaso di impeto romantico, realizzato a quattro mani da due artisti (Molteni per la figura, d’Azeglio per lo sfondo che rievoca le sponde del lago di Como), ma che Manzoni non permise mai di esporre.
Questa tela, raramente concessa in prestito per la sua fragilità, si affianca in mostra a un altro capolavoro, per la prima volta esposto a Torino: si tratta del monumentale «Ritratto della famiglia Belgiojoso», eseguito da Molteni ed esposto a Brera in quello stesso 1831.
Si tratta di un dipinto di grande interesse poiché rinnova l’impianto tradizionale del ritratto di famiglia e che qui assume un particolare rilievo essendo intimamente legato alla committenza del dipinto protagonista.
Il «Ritratto di Massimo d’Azeglio» offre, quindi, lo spunto per ripercorrere un momento centrale nella carriera dei due artisti. Attraverso l’intensità dello sguardo il ritratto restituisce tutto il fascino di un artista maturo - d’Azeglio aveva compiuto 37 anni - che aveva ormai assunto a Milano un indiscutibile ruolo di primo piano. Con effetto attentamente studiato, la figura si staglia sullo sfondo che trascolora dall’arancio all’azzurro creando una sorta di icona dell’artista romantico. Altrettanto interessante è la scelta di rappresentarlo non con pennello e tavolozza, o all’interno dello studio, ma esaltandone le doti intellettuali, una variante che in Italia non aveva ancora molti precedenti, ma che per il talento di d’Azeglio, che si era già autorevolmente affermato nella pittura e nella scrittura, riusciva calzante.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giuseppe Molteni (Affori, MI 1800 – Milano, 1867), «Ritratto di Massimo d’Azeglio (Ritratto d’uomo)», 1835. Olio su tela, 50,5 x 43,5 cm. Acquisto Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, 2016. Torino, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea; [fig. 2] Giuseppe Molteni (Affori, MI, 1800 – Milano, 1867) - Massimo d’Azeglio (Torino, 1798 – 1866), «Ritratto di Alessandro Manzoni», 1835. Olio su tela, 103 x 80,5 cm. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense; [fig. 3]  Giuseppe Molteni (Affori, MI 1800 – Milano, 1867), «Ritratto di Alessandro Manzoni», 1835 circa. Carboncino su carta, 485 x 345 mm. Torino, Collezione privata

Informazioni utili
Un mistero svelato: «Il ritratto di Massimo D’Azeglio». Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, via Magenta, 31 – Torino. Orari: da martedì a domenica, ore 10.00 - 18.00, lunedì chiuso | la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, Ingresso libero Abbonamento Musei e Torino Card. Informazioni: tel. 011.4429518 – 011.4436907, email: gam@fondazionetorinomusei.it. Sito internet: www.gamtorino.it. Dal 29 novembre al 25 febbraio 2018.

sabato 25 novembre 2017

«I luoghi del cuore», al via i lavori in ventiquattro beni

Sono ventiquattro i progetti di intervento e valorizzazione che il Fai – Fondo per l’ambiente italiano ha deciso di sostenere a un anno dalla chiusura dell’ottava edizione del censimento «I luoghi del cuore», che ha visto gli italiani votare per quei tesori, paesaggi e monumenti, che rappresentano per loro un simbolo delle proprie origini e tradizioni. Otre un milione e cinquecento mila persone espresse il proprio parere nel 2016 chiedendo di salvare o di proteggere luoghi, spesso considerati minori, ma di fondamentale valore identitario per le comunità di riferimento. Di questi ne sono stati scelti appunto ventiquattro, situati in quindici regioni italiane, per i quali sono stati stanziati complessivamente 400mila euro.
I primi interventi riguardano i vincitori del censimento: il Complesso monumentale di Bosco Marengo (Alessandria), posizionatosi al secondo posto della classifica e che grazie a un contributo di 40mila euro completerà l’allestimento al suo interno di un museo vasariano con ventotto nuove opere attualmente in deposito, e le Grotte del Caglieron a Fregona (Treviso), classificatosi terzo, che beneficerà di un intervento di 30mila euro.
Non sono, invece, state prese ancora decisioni in merito al bene classificatosi per primo, il Castello di Sammezzano a Reggello (Firenze), che si trova in una situazione particolare: in seguito all’annullamento dell’asta dello scorso 9 maggio, che aveva visto l’assegnazione del bene a una società araba, la proprietà è tornata al custode giudiziario e, in attesa di sviluppi chiari circa il nuovo proprietario e i suoi progetti, è stato congelato il contributo di 50mila euro già stanziato.
Tra i beni che si sono aggiudicati un contributo vi è anche quello più votato nelle filiali Intesa San Paolo: il Tempietto di San Miserino a San Donac (Brescia), che riceverà 5.000 euro destinati a migliorarne la fruibilità.
Gli altri ventuno luoghi sono stati scelti nell’ambito delle «Linee Guida per la selezione degli interventi», rivolto agli oltre centonovanta beni che hanno ricevuto almeno 1.500 segnalazioni, settantasette dei quali hanno presentato una richiesta di intervento. Le proposte sono state vagliate da una commissione composta da archeologi, architetti e storici dell’arte, secondo otto parametri di valutazione: numero di voti al censimento, qualità e innovazione del progetto proposto, possibilità di effettuare un intervento significativo e duraturo, valenza storico e artistica o naturalistica, importanza per il territorio di riferimento e urgenza dell’urgenza.
Fra questi luoghi si annoverano, per esempio, l’area archeologica di Capo Colonna (Crotone), la spiaggia di Randello a Ragusa, l’Anfiteatro Augusteo di Lucera (Foggia), il Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo e la Chiesa rupestre del Crocifisso a Lentini, nelle campagne siciliane, con i suoi affreschi di struggente bellezza.
Ma il lavoro del Fai non finisce qui. L’obiettivo è di poter gettare nuova luce su tanti altri luoghi italiani. Non resta, dunque, che aspettare il maggio 2018 quando verrà lanciata la nuova edizione del censimento, un’occasione per raccontare la propria Italia del cuore.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiesa rupestre del Crocifisso, Lentini (SR) - Foto di Fabio Fortuna © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [ fig.2] Complesso di Santa Croce, Bosco Marengo (AL) a - Foto di Jonathan Vitali © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [fig. 3] Pelagos – Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo

Informazioni utili
www.iluoghidelcuore.it

giovedì 23 novembre 2017

Venezia, all’auditorium «Lo Squero» il Premio Torta per il restauro

«La trasformazione dello Squero in sede di concerti attraverso un accurato ed elegante intervento, che mette in luce un’ottima acustica, è un appropriato riuso nel rispetto della struttura originale e, soprattutto, un ideale collegamento tra l’isola e la città attraverso la musica»: è questa la motivazione con la quale la Fondazione Giorgio Cini di Venezia si è aggiudicata la XXXIV Premio «Pietro Torta» per il restauro architettonico di Venezia, la cui commissione era presieduta da Maria Camilla Bianchini d’Alberigo.
L’intervento di recupero della struttura, di edificazione ottocentesca, che un tempo ospitava l’antica officina per la riparazione delle barche e che oggi è una sala concerti in grado di ospitare circa duecento persone è stato eseguito dallo studio di architettura veneziano Cattaruzza e Millosevich Architetti Associati, con il contributo del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Virginio Bruni Tedeschi, ente dedicato al figlio del compositore Alberto Bruni Tedeschi di cui la fondazione Cini conserva l’archivio personale tra i fondi dell’Istituto per la Musica.
Il restauro dello Squero -che aggiunge un importante tassello nel piano di recupero del complesso architettonico dell’Isola di San Giorgio Maggiore, iniziato più di una decina di anni fa- si configura, dunque, come un perfetto esempio di collaborazione tra pubblico e privato. Oltre ai due enti già citati la riqualificazione dello spazio, la Fondazione Giorgio Cini ha potuto vantare l’aiuto di varie benefattori e della Fondazione Enzo Hruby, attraverso la progettazione di un sistema di sicurezza integrato di ultima generazione proseguendo, così, nell’impegno iniziato nel 2009 per la messa in sicurezza delle strutture.
Gli interventi conservativi hanno consentito il recupero integrale della spazialità dell’edificio ottocentesco: sono state eliminate tutte le parti interne, riaperti gli archi sulle facciate, eliminate le chiusure sui lati corti. È stata anche rifatta la copertura, dalla quale sono state eliminate le tegole marsigliesi, sostituite da coppi tradizionali. Grazie alla sua eccezionale acustica e alla sua posizione privilegiata che si affaccia direttamente sulla laguna, lo Squero dell’Isola di San Giorgio Maggiore è uno spazio unico che accorda perfettamente musica e immagine. Di fronte alla platea e alle spalle dei musicisti, infatti, le pareti di vetro, come quinte naturali, aprono uno straordinario scorcio sulla laguna offrendo allo spettatore la possibilità di vivere l'esperienza unica di un concerto «a bordo d'acqua».
Grande è la soddisfazione della Fondazione Giorgio Cini per questo riconoscimento. «Per noi il Premio Torta ha un significato speciale -ha, infatti, spiegato il presidente Giovanni Bazoli-. Nel 1975 lo stesso premio venne infatti assegnato a Vittorio Cini. Averlo vinto quest’anno significa anche avere la conferma che siamo stati all’altezza del suo modello. Ed è proprio a Vittorio Cini che dedichiamo questo riconoscimento, nella convinzione che non ci sia modo più degno di celebrare la ricorrenza dei quarant’anni dalla sua scomparsa».

Informazioni utili 
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.

martedì 21 novembre 2017

Riapre a Venezia la fornace Orsoni

Dagli smalti e dalle piastre d’oro antico per i mosaici che decorano la Basilica di San Marco a Venezia alle preziose tessere per il grande Buddha del Wat Phikhun Thong Temple in Thailandia, senza dimenticare le decorazioni per la Sagrada Familia fatta costruire dall’architetto Antoni Gaudì a Barcellona o le colorate realizzazioni per i meravigliosi palazzi da mille e una notte dei reali dell'Arabia Saudita: sono tante le referenze prestigiose legate al nome Orsoni.
La prestigiosa fornace, nata nel lontano 1888 a Cannaregio e unica di questo tipo in centro storico, è tornata da poco a brillare dopo un importante lavoro di restauro architettonico a firma dello studio Duebarradue, già noto in città per aver contribuito al recupero conservativo del Fondaco dei Tedeschi e delle Procuratie Vecchie.
Veneziani e turisti potranno così tornare ad ammirare la Biblioteca del Colore, una sala espositiva che conserva più di tremila e cinquecento colori, debitamente codificati in un numero sconfinato di tonalità e sfumature: un luogo di rara bellezza che, in un’epoca velocizzata e spesso semplificata dal digitale, è uno strumento di comunicazione fortissimo per i progettisti, per gli artisti ma anche per gli appassionati di arte storia e cultura.
Per il restauro, lo studio Duebarradue si è avvalso di fornitori d’eccezione quali i tendaggi di Rodolfo Bevilacqua o i serramenti di Lunardelli o brand di punta del made in Italy nel settore arredo quali Roda e Cappellini.
Nella nuova visione della fornace ci sarà grande attenzione per la tradizione artigiana, cifra stilistica che ha resa questa azienda un’eccellenza nel mondo a partire dal lavoro del suo fondatore, Angelo Orsoni, un uomo realmente innamorato delle misteriose alchimie di un materiale nobile e prezioso come il mosaico, parte fondamentale nella storia artistica veneziana. Quella di Orsoni fu una scommessa caratterizzata fin dall'inizio dal successo. Le tessere della sua fornace, realizzate con tecniche ardite che coniugavano metodologia artigianale e innovazione, conquistarono, infatti, la mitica Esposizione Universale di Parigi, dove il pubblico poté scoprire il suo pannello multicolore della fornace, campionario di smalti e ori musivi. La nuova stagione, capitanata da Riccardo Bisazza, porterà anche a un rinsaldato dialogo con la città, rendendo questo luogo dal fascino senza tempo un punto di interesse per i giovani artisti dell’arte vetraria. Da qui è nata la collaborazione con la Biennale, che ha portato all’esposizione nel Padiglione Venezia del vetro con micro-diamanti, nella inedita tonalità black che segue la versione "chiara" che ha spopolato a Milano al FuoriSalone - Milano Design Week.
Turisti e veneziani potranno visitare la fornace in due appuntamenti fissi al mese,  il primo e l’ultimo mercoledì, esclusi i giorni festivi. Le visite, tutte a titolo gratuito, si terranno su prenotazione a visit@orsoni.com e saranno riservate a gruppi di massimo venti persone, comprese le scolaresche a partire dalla prima media. La Orsoni offre così un'occasione al suo pubblico per accostarsi a progetto innovativo e rivoluzionario che interpreta al meglio la filosofia di una azienda che dalla sua prestigiosa storia trova slancio per un futuro di ricerca e sviluppo sempre nel segno dell'esclusività.

Informazioni utili
http://trend-group.com/orsoni/index.php