ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 30 maggio 2018

Premio Bianca Maria Pirazzoli, quando il teatro è donna

Per molti anni protagonista e attiva animatrice delle attività teatrali del Gruppo Libero, Bianca Maria Pirazzoli è stata un'attrice di grande presenza e regista di ricerca culturale e artistica le cui intuizioni hanno precorso i tempi: dalla capacità di immaginazione progettuale al lavoro per innestare il teatro al di là degli spazi convenzionalmente teatrali, dalla costante vocazione per la formazione e la prosecuzione di linee culturali all'attenzione ai temi che oggi vengono chiamati interculturali, dalla scrittura teatrale alla contaminazione tra teatro, danza e arti figurative.
In occasione del ventennale della sua prematura scomparsa torna l'omonimo premio nazionale a lei dedicato, rivolto ad attrici, aspiranti attrici e scrittrici teatrali, finalizzato alla promozione dei percorsi professionali e di ricerca delle donne in ambito scenico e drammaturgica, la cui prima edizione si era svolta nel 2008.
La giuria del concorso, le cui iscrizioni saranno aperte fino al 7 luglio, sarà presieduta dall'attrice, vincitrice del Nastro d'argento nel 2000, Marina Massironi. La proclamazione delle vincitrici avverrà durante la serata finale del concorso, che si svolgerà il 24 novembre 2018, al teatro Eugenio Pazzini di Verucchio.
Ideato e coordinato da Claudia Palombi e indetto dalla nell’ambito delle sue iniziative e progetti speciali per il teatro Eugenio Pazzini di Verucchio (Rimini), il premio intende ricordare la figura di Bianca Maria Pirazzoli, attrice, regista, animatrice culturale bolognese che ha diretto per quasi vent'anni Il Gruppo Libero (nota realtà teatrale cittadina domiciliata presso il teatro S. Martino), attraverso un lungo e intenso percorso di ricerca e sperimentazione, che ha contribuito alla crescita culturale della città di Bologna. Con intuizioni che spesso precorrevano i tempi, Bianca Maria Pirazzoli ha intrecciato la ricerca sul contemporaneo, la pratica laboratoriale, l'indagine sulla scrittura scenica femminile, il teatro come inter-cultura, con un forte anelito verso la formazione e la prosecuzione di linee culturali.
L'intento del premio, suddiviso in tre sezioni (Premio miglio attrice, Premio miglior aspirante attrice e Premio per il miglior monologo teatrale al femminile inedito) è mantenere vivo lo spirito e il senso profondo del lavoro di Bianca Maria Pirazzoli, che sempre ha valorizzato i percorsi femminili nell'ambito della ricerca e della scrittura teatrale, e dare non solo visibilità, ma anche opportunità concrete alle donne che desiderino lavorare nel teatro.

Il concorso, infatti, per sua stessa natura si è rivolto ad attrici e scrittrici, affermate o agli esordi, che lavorano o aspirano a lavorare in un teatro, o meglio nei teatri, della ricerca, della sperimentazione, del possibile e del vivifico.
Il concorso è suddiviso in tre sezioni: la prima è rivota ad attrici già operanti in teatro con l’intento di dare alle partecipanti visibilità e riconoscimento del loro lavoro; la seconda a giovani attrici emergenti con l’intento di dare opportunità alla più meritevole di entrare nel vivo della pratica teatrale; la terza al miglior monologo teatrale al femminile inedito rivolto a scrittrici di teatro in lingua italiana con l’intento di incoraggiare e diffondere la produzione drammaturgica delle scrittrici.
Tutte le finaliste della terza sezione vedranno il proprio testo pubblicato in libro/copione appositamente edito a cura del premio. Il libro sarà presentato durante la serata di premiazione e ciascuna finalista ne riceverà una copia. Il testo vincitore –a discrezione dell’organizzazione del premio– verrà prodotto e programmato dalla Compagnia Fratelli di Taglia nel corso della stagione teatrale 2019 -2020, per la regia di Claudia Palombi e interpretato dalla vincitrice della sez. B. Un'occasione, dunque, importante per le donne che fanno teatro quella proposta dal premio Bianca Maria Pirazzoli.

Informazioni utili
http://www.fratelliditaglia.com/index.php/20-iniziative/44-premio-pirazzoli



martedì 29 maggio 2018

«Il rumore del silenzio», un viaggio fotografico tra le bellezze di Pantelleria

«Non credo esista nel mondo un posto più appropriato per pensare alla luna». Così ha scritto Gabriel Garcia Marquez, durante una sua vacanza a Pantelleria.
A quell’isola magica, dove la natura incontaminata si fa largo tra nere rocce vulcaniche, è dedicato il progetto fotografico «Il rumore del silenzio», che accoglie negli spazi della Fondazione Cominelli di San Felice del Benaco, in provincia di Brescia, una sessantina di fotografie.
Gli autori delle immagini esposte, visibili fino al prossimo 17 giugno, sono Anna Huerta, Grazia Cucci, Guido Santini e Adrian Hamilton (famoso per lo scatto dall’alto per la Pirelli del 1978, con centoquaranta automobili che formavano la lettera P), oltre ai curatori Dario Pace e Anna Ferrara.
Le opere esposte sono a colori o in bianco e nero e utilizzano tecniche di stampa ispirate al mondo dell’arte, come la sublimazione diretta con finitura lucida e matt, per poter trasmettere le intense emozioni dell’isola così da far sentire il visitatore avvolto dall’intensità dei suoi colori e della sua vita.
Pantelleria è un luogo fuori dal comune, che entra nell’anima e che s’insinua in profondità, nelle viscere più intime dell’essere con le sue atmosfere, i colori, i profumi ed i suoi silenzi.
La magnifica architettura ancestrale dei dammusi, contornata da muri a secco, fanno di questa terra, adibita nel tempo alla coltivazione dell’uva zibibbo, dei capperi e dell’ulivo, una fonte di continua ispirazione.
La sua straripante natura e la sua capacità di essere lontana dalla quotidianità ne fanno un rifugio magico per chi odia il traffico e i ritmi della città.
Le immagini esposte ci spingono nel profondo di questo paesaggio silente, incastonato nel suo meraviglioso mare blu verde e sembrano volerne fissare l’anima.
Il progetto espositivo riesce così a trasmettere al visitatore le emozioni di Pantelleria, a far assaporare in qualche modo i profumi, i silenzi e le sfumature dei colori isolani.
Ecco così immagini di mani che raccolgono uva, di uomini che si riposano dopo il pranzo, di onde del mare, di alberi che evocano il fruscio del vento, di conversazioni sospese nell’aria. E, di immagine in immagine, vengono in mente le parole di Ludwig van Beethoven: «Non rompere il silenzio, se non per migliorarlo».

Informazioni utili
«Il rumore del silenzio». Fondazione Cominelli, Via Padre Francesco Santabona, 5, 25010 San Felice del Benaco (Brescia). Orari: sabato e domenica, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.30. Ingresso libero. Informazioni utili: facebook.com/pantelleria e www.instagram.com/pantelleriailrumoredelsilenzio/. Fino al 17 giugno 2018.

Donnafugata, le etichette di Stefano Vitale in mostra a Milano

È un dialogo tra arte ed enologia che guida il pubblico tra i colori, i profumi e i sapori della Sicilia, dalle pendici dell’Etna fino alle scogliere a picco di Pantelleria, quello che va in scena a Milano, negli spazi di Villa Necchi Campiglio, con la mostra «Inseguendo Donnafugata», promossa grazie alla preziosa collaborazione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano.
L’esposizione, per la curatela di Lorenzo Damiani, allinea i bozzetti e le illustrazioni originali realizzati dall’artista Stefano Vitale per i vini Donnafugata; a questi materiali sono affiancati video, fotografie e documenti, che raccontano le fonti d’ispirazione, i protagonisti e i paesaggi all’origine delle vivacissime storie a colori con cui l’artista padovano ha vestito in questi ultimi vent’anni le bottiglie di uno dei brand vinicoli più amati del nostro Paese.
Il visitatore si ritrova così ad ammirare piccoli tesori coloratissimi, dal forte potere espressivo ed evocativo, che raccontano il vino e la Sicilia attraverso un linguaggio fantastico e femminile straordinariamente identitario.
Nell’ultima, ma fondamentale tappa della mostra, quella dell’assaggio del vino, il pubblico può, poi, cogliere la perfetta sintonia tra illustrazione e oggetto, tra contenitore e contenuto, tra artista e produttore, tanto che l’opera di Stefano Vitale per Donnafugata può dirsi uno dei più riusciti e fortunati casi di perfetta identificazione tra brand e prodotto.
Il progetto espositivo, visibile fino al prossimo 22 luglio, ha, dunque, la struttura di un racconto che, dal semplice segno e dal puro colore, ambisce a disvelare temi universali quali il coraggio, l’amicizia, l’innovazione, l’amore per la propria terra d’origine: il carattere e i valori che sono alla base di questa esperienza artistica e artigianale. Attraverso differenti capitoli e tappe, la mostra svela aneddoti, protagonisti e piccole grandi storie di vita e di lavoro. Quella che va in scena è la storia di una famiglia che, con capacità e passione, ha saputo valorizzare la coltivazione della vite nel rispetto dell’ambiente e del territorio, nobilitando la produzione del vino. Come in un film corale, i protagonisti si alternano nelle foto di Guido Taroni e nelle video interviste di Virginia Taroni che integrano il percorso espositivo. Si parte da Gabriella e Giacomo Rallo, fondatori di Donnafugata e di questo nome, che deriva dal più siciliano dei romanzi, «Il Gattopardo», e che evoca la fuga e il rifugio della regina Maria Carolina di Borbone nelle terre dove oggi sorgono i vigneti: un sogno, tradotto in un progetto d’impresa. Fin da subito si lega al progetto Stefano Vitale che, ispirato dall’amicizia con Giacomo e Gabriella, diventa interprete appassionato dell’iconico universo simbolico di questa donna- in-fuga, e dei suoi tanti volti. Arrivano poi José e Antonio - quinta generazione di questa famiglia -, con José che, attraverso la musica jazz, sperimenta modi nuovi per comunicare il vino, e Antonio, winemaker, custode di un fare sartoriale che, con la viticoltura eroica di Pantelleria, raggiunge vette di eccellenza riconosciute in tutto il mondo: sono loro che guidano i nuovi progetti di una vicenda in moto perpetuo e, per questo, sempre da inseguire.
A chiudere la mostra è un tributo al legame che unisce il FAI e Donnafugata: l’ultima illustrazione realizzata da Vitale raffigurante il Giardino Pantesco che nel 2008 Giacomo Rallo ha donato alla fondazione, simbolo del comune impegno per l’educazione alla bellezza e all’armonia tra l’uomo e la natura.
La mostra rappresenta anche l’occasione per conoscere il vino attraverso un’esperienza fatta di musica – alcuni brani del «Donnafugata Music&Wine», come una colonna sonora, accompagnano il visitatore lungo il percorso della mostra – e di vino, che si potrà degustare nel giardino di Villa Necchi Campiglio.
La mostra sarà, infine, accompagnata da un catalogo edito dal FAI, il racconto di un viaggio inseguendo questa donna-fugata ora «innamorata», ora «innovatrice», ora «in musica», ora «isolana», ora «in moto perpetuo».

Informazioni utili 
 «Inseguendo Donnafugata». Villa Necchi Campiglio, Via Mozart, 14 – Milano. Orari: da mercoledì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Ingresso con visita alla villa: Intero: € 12,00; ridotto (ragazzi 4-14 anni): € 4,00; Iscritti Fai gratis. Informazioni: tel. 02.76340121. Note: chiusura dal 13 al 17 giugno 2018. Fino al 22 luglio 2018.

lunedì 28 maggio 2018

Toscana, la Tavola Doria in mostra al Castello di Poppi

«Prendete uno dei borghi più belli d’Italia, il tocco del genio, la storia rocambolesca di un’opera ancora sotto tanti aspetti avvolta nel mistero e il gioco è fatto»: inizia così il comunicato stampa della mostra «Nel segno di Leonardo. La tavola Doria dagli Uffizi al Castello di Poppi», in programma dal 7 luglio al 30 settembre negli spazi delle scuderie del Castello di Poppi in Casentino, prima valle dell’Arno.
Al centro dell’esposizione, che prevede un allestimento multimediale ad alta tecnologia con proiezioni in HD di disegni leonardiani e l’ologramma del genio di Vinci a fare da cicerone, c’è uno dei dipinti più celebri e contesi dell’arte italiana del Cinquecento: la tavola Doria.
L’opera, illegalmente esportata dall’Italia, dopo una lunga peregrinazione fra Germania, Stati Uniti, Giappone e Svizzera, è rientrata miracolosamente nel nostro Paese nel 2012 ed è stata al centro, negli anni passati, di due mostre, una al Palazzo del Quirinale (27 novembre del 2012 – 13 gennaio 2013), l’altra agli Uffizi di Firenze (24 marzo – 29 giugno 2014).
Contesa in passato fra il sultano del Brunei e il fondatore della Microsoft, Bill Gates, la Tavola Doria è un dipinto a olio su tavola, di forte impatto e suggestione, che misura 86x110 centimetri. Raffigura la Lotta per lo stendardo, la scena centrale della Battaglia di Anghiari, il leggendario affresco di Leonardo (andato perduto) nella parete destra del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, che secondo il programma originale della decorazione avrebbe dovuto illustrare il sanguinoso scontro che il 29 giugno del 1440 ad Anghiari mise di fronte l’esercito dei Visconti, duchi di Milano ed una coalizione composta da truppe fiorentine, pontificie e veneziane.
L’opera, proveniente dalla collezione Doria D’Angri di Napoli, passò nel 1940 nelle mani del nobile genovese Giovanni Nicolò De Ferrari. Da allora se ne persero le tracce fino a quando nel 2009, dopo trent’anni di indagini e due di caccia serrata, il Comando dei carabinieri - Tutela patrimonio culturale la ritrovarono in un caveau al Porto Franco di Ginevra.
Nel 1992 la tavola venne acquistata dal Tokyo Fuji Art Museum; nel 2012 è stata restituita all’Italia che ha concesso all’istituzione giapponese per venticinque anni (fino al 2037), di poterla avere in prestito, con l’alternanza di due anni in Italia e di quattro in Giappone.
Al centro della scena, partendo da destra sono raffigurati i due combattenti della coalizione, Pietro Giampaolo Orsini e Ludovico Scarampo Mezzarota, mentre lottano per strappare lo stendardo visconteo ai nemici. Sul lato opposto Francesco e Niccolò Piccinino tentano a colpi di spada di difendere il possesso del vessillo. Lo scontro è violento, furioso, amplificato acusticamente dai cavalli che cozzano i musi l’un contro l’altro, tanto che Giorgio Vasari parla di un «groppo di cavalli!», cioè un viluppo di animali e cavalieri. La lotta si fa serrata anche fra i cavalieri a terra, come documenta a destra l’uomo raffigurato sotto le zampe del cavallo, detto «bozzolo».
Si tratta della più importante per quanto martoriata testimonianza pittorica di quella che il Cellini definì la «scuola del mondo», il celebre dipinto murale affidato a Leonardo nel maggio del 1504 per il cui cartone preparatorio egli ricevette un compenso ragguardevole di 35 fiorini e altri 15 al mese per terminare in fretta l’opera – era ben noto come l’artista, impegnato in quegli anni su più fronti, fosse refrattario alle scadenze la chiusura dei suoi lavori.
La Tavola Doria, la cui paternità in passato è stata a lungo contesa fra Leonardo e un pittore fiorentino della prima metà del Cinquecento, viene esposta al Castello di Poppi con l’attribuzione a Francesco Morandini, detto il Poppi, avanzata da Louis A. Waldman del Dipartimento di arte e storia dell’Università di Austin (Texas).
Nato a Poppi nel 1544 e morto a Firenze nel 1597, il Morandini fu uno degli artisti attivi nella decorazione del celebre Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. Fu altresì autore di altre importanti opere a Firenze, Prato, Roma ed a Poppi, dove è documentato fra il 1575 e il 1576 e dopo il 1584 con importanti commesse come la chiesa dell’Annunziata delle monache camaldolesi (che accoglieva due sorelle del pittore, Dianora e Margherita) e per altri centri del Casentino.
La mostra proseguirà lungo il borgo di Poppi nei luoghi dove sono custodite tavole del Morandini come l’Abbazia di San Fedele, la Propositura dei Santi Marco e Lorenzo, il Monastero delle Camaldolesi.
L’occasione è ghiotta per gli appassionati del turismo slow che quest’estate avranno un’occasione in più per venire in quest’angolo di Toscana, terra di monasteri (La Verna e Camaldoli) e di castelli feudali (Castello di Poppi, Porciano, Romena e Castel San Niccolò), di emozionanti itinerari nel verde e di buon cibo.

Informazioni utili 
«Nel segno di Leonardo. La tavola Doria dagli Uffizi al Castello di Poppi». Castello dei conti Guidi, piazza della Repubblica, 1 – Poppi (Arezzo). Orari: tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 19.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 4,00. Informazioni: tel. 0575 520516 / info@castellodipoppi.it. Dal 7 luglio al 30 settembre 2018.

domenica 13 maggio 2018

«(S)canovacci», gli «Attori in erba» raccontano la Commedia dell'arte al Manzoni di Busto

Un gruppo di attori girovaghi, un carrozzone con un teatro smontabile e tanti fantasiosi scenari, bauli pieni di stoffe colorate, cuffie, cappelli e abiti di scena, vettovaglie, generi alimentari di ogni tipo e le maschere più famose della tradizione italiana: da Arlecchino a Pulcinella, da Colombina a Pantalone, da Capitan Spaventa al dottor Balanzone, senza dimenticare Tartaglia, Brighella, i giovani innamorati, la furba Smeraldina e le tante giovani attrici che, nell’Italia del Seicento e Settecento, portarono il buon nome del teatro italiano in tutta Europa. Il magico mondo della Commedia dell’arte, con i suoi frizzi e lazzi, è al centro della favola musicale «(S)canovacci», in agenda venerdì 18 maggio, alle ore 20.45 (con inizio reale della rappresentazione alle ore 21), al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.

«Attori in erba», trentacinque bambini sul palco 
Lo spettacolo vedrà salire sul palco trentacinque bambini e ragazzi di età compresa tra i sei e i sedici anni iscritti ai corsi «I piccoli attori» e «Attori in erba», due laboratori di animazione e di educazione alla teatralità e allo spettacolo per studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, nonché dei primi due anni delle superiori, promosso dall'associazione «Culturando» nell’ambito della scuola multidisciplinare di teatro «Il cantiere delle arti».
Firma la regia l’attore bergamasco Gerry Franceschini, che si è avvalso dell’aiuto per il montaggio delle varie scene di Davide De Mercato. Luci e fonica vedranno all'opera Maurizio «Billo» Aspes.
Il testo dello spettacolo, elaborato da Annamaria Sigalotti, è stato redatto a partire dagli esercizi di scrittura creativa con gli «Attori in erba» e dalle improvvisazioni teatrali tenutesi durante l’anno su vari libri scritti per avvicinare i più piccoli al mondo della Commedia dell’arte e delle maschere della tradizione italiana: «Maschere – Un libro per leggere, per fare teatro, per divertirsi» (Editrice Piccoli, Torino 1997), «Storie di maschere» (Nuove edizioni romane, Roma 1980) di Gina Bellot e Viviana Benini, «Comandi, sior paròn. Storie e storielle del Carnevale di Venezia» (Nuove edizioni romane, Roma 2007), «Le maschere. Caratteri, storia e costumi» (Capitol, Bologna 1990) di Vito Montemagno e «Le maschere italiane» (Edizioni Primavera, Firenze 1992) di Carla Poesio, oltre al prezioso volume «Ti conosco, mascherina» (edizioni corsare, Spello 2011) di Francesca Rossi, dal quale è stata tratta l’immagine guida dello spettacolo.

«Del teatro viaggiante è la mia» E «Arlecchino, Pulcinella e Rodari»: due spettacoli in uno
«Maschere strambe non vengono da Marte, ma dall’antica Commedia dell’arte […] Saltano, ruotano, fanno dei lazzi, son divertenti, allegre e un po’ pazze. Mettono in giro pettegolezzi, parlano tanti dialetti diversi» canteranno, sulle vivaci note di Paola Fontana, «I piccoli attori» in apertura della prima parte di «(S)canovacci», intitolata «Arlecchino, Pulcinella e Gianni Rodari». In scena ci saranno sedici bambini dai 6 ai 10 anni, che racconteranno, sotto la guida di un simpatico e buffo nonno attore, interpretato da Gerry Franceschini, che cosa hanno imparato quest’anno durante il corso «Ti conosco, mascherina!».
Grande spazio in questa prima parte della favola musicale, che si chiuderà con la canzone «La ballata di Pulcinella» di Gabriella Marolda, verrà data al racconto fatto da Gianni Rodari della Commedia dell’arte. Si inizierà con una libera lettura scenica della storia «Gli esami di Arlecchino», nella quale il dottor Balanzone promuoverà tutti intenerito dalle note di «Bèla Bùlagna», proposta nell’arrangiamento di Massimo Tagliata per i sessant’anni dello Zecchino d’oro in una coreografia firmata dalle «attrici in erba» Sara Mascheroni e Anna Giulia Pittarello. Seguirà, quindi, un’inedita interpretazione del racconto «La fuga di Pulcinella», dove la celebre maschera napoletana sceglierà la primavera per volare via libera da tutti i vincoli, rimanendo viva nel ricordo delle sue amiche marionette come il «re della bella Napoli».
La seconda parte dello spettacolo, intitolata «Del teatro viaggiante è la magia», si aprirà, invece, sulle note di un vivace «Saltarello», base musicale di una colorata coreografia che coinvolgerà il pubblico in sala, trasportandolo nell’Italia del 1639 per raccontargli, a suon di dialetti e di musiche del tempo, le avventure di una sconosciuta compagnia di comici della Commedia dell’arte, «I chiacchieroni», in giro per l’Italia con il loro carrozzone.
Diciannove ragazzi dagli 11 ai 16 anni, che hanno preso parte al corso «Tra maschere, lazzi e canovacci», proporranno al pubblico un divertente viaggio in compagnia delle smargiassate di Capitan Spaventa, delle tiritere del dottor Balanzone, dei discorsi a doppio senso di Tartaglia (al centro di una divertente scena scritta dall’«attore in erba» Leonardo Campari), di storie di fame e di amore, di bugie e di tirannia del forte sul debole, che si chiuderà a Venezia, la città per antonomasia delle maschere, del romanticismo e del Carnevale, con un omaggio all’astuzia femminile di Colombina e alla musica classico-pop dei Rondò veneziano.

Culturando, …e il corso di teatro è multidisciplinare 
 Lo spettacolo «(S)canovacci», inserito nelle attività della scuola multidisciplinare di teatro «Il cantiere delle arti» di «Culturando», chiude il progetto «Commedia dell’arte: Arlecchino, Pulcinella e…», riservato ai ragazzi dai 6 ai 16 anni e articolato in due corsi di recitazione, danza, musica, scrittura creativa e arte, che hanno visto quest’anno alternarsi nel ruolo di insegnanti -oltre a Gerry Franceschini, Davide De Mercato e Annamaria Sigalotti- Anna De Bernardi per il canto, Serena Biagi per la danza e Stefano Montani per la recitazione. Quasi una quarantina i moduli didattici di due ore e trenta ciascuno, tenutisi dal 22 settembre 2017 al 18 maggio 2018, ai quali hanno preso parte complessivamente cinquantadue bambini e ragazzi, alcuni dei quali avevano già affrontato lo scorso anno il tema della Commedia dell’arte con lo spettacolo «C’era una volta…Gioachino Rossini».
Il costo del biglietto è fissato ad euro 10,00 per l’intero ed euro 7,00 per il ridotto, riservato ai bambini fino ai 12 anni. I biglietti sono in vendita on-line sul sito www.cinemateatomanzoni.it e, nei giorni antecedenti spettacolo, anche al botteghino della sala di via Calatafimi. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare l’associazione «Culturando» al numero 347.5776656 o all’indirizzo info@associazioneculturando.com e il cinema teatro Manzoni al numero 0331.677961 o all’indirizzo e-mail info@cinemateatromanzoni.it.