ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 1 giugno 2018

Qui, ora (con il giusto tempo)», debutto in galleria per Vinil

I disegni come espressione d’arte libera, i tatuaggi come forma d’artigianato, l’inchiostro come ingrediente chiave per fermare (e firmare) l’hic et nunc, il qui e l’ora, per sempre. Si potrebbe riassumere così il lavoro di Ylenia Manzoni, in arte Vinil, apprezzata artista e tatuatrice bergamasca, i cui disegni saranno protagonisti della mostra «Qui, ora (con il giusto tempo)», con cui la 255 Raw Gallery, il polo artistico della vivace via Torquato Tasso di Bergamo, festeggia il suo secondo compleanno.
Le opere esposte, realizzate con pantone su carta, sono caratterizzate da linee nette e definite, figure leggere, fanciullesche e affascinanti, ed esprimono il suo io più profondo, l’anima da artista che da sempre la accompagna. I disegni sono in mostra, fino al prossimo 27 luglio, in quella che gli organizzatori definiscono «una concept gallery dallo stile domestico, ma ad alto tasso di natura, con piante e fiori, in continuità con il carattere unico di Vinil, con le sue numerose esperienze e con la sua passione per la natura, ambiente di grande ispirazione». A conferma di questo, un corner dell’esposizione è dedicato alla ricostruzione di un salotto green, dove trovano spazio i vasetti per piantine caratterizzati dal tratto unico di Ylenia.
La mostra ha, poi, un’ideale prosecuzione da Wooden Bergamo, in via San Bernardino, dove ha trovato casa la collezione esclusiva di t-shirt disegnate dall’artista.
Classe 1988, Vinil è nata a Merate, dopo il diploma al liceo artistico ha studiato per un anno all’Accademia delle Belle Arti di Brera per arrivare a dedicarsi al disegno che, da semplice passione, è diventata una vera e propria vocazione. Quasi un’ossessione. Così, dopo aver fatto gavetta come assistente in uno studio di tatuaggi e, soprattutto, dopo aver conosciuto alla Convention di Milano Amanda Toy, tatuatrice famosa in Italia e all’estero, ha acquistato le sue prime macchinette. Da quel momento, Vinil non si è più fermata. Oggi lavora per Area Industriale Tattoo Brescia e ha all’attivo guest spot con fuoriclasse del settore come Peter Aurisch e Angelique Houtkamp.
«Qui, ora (con il giusto tempo)» è la sua prima mostra personale e vede in esposizione, oltre ai disegni originali, pantone su carta, serigrafie, una parete dedicata ai suoi post social più apprezzati: Vinil è molto seguita anche online dai suoi oltre 34 mila followers su Instagram.
«I miei disegni -racconta Vinil- parlano per me, esprimono chi sono e ciò in cui credo. Lo stile potrebbe essere definito fiabesco per via delle lunghe ciglia e delle gote rossissime che dono solitamente ai personaggi che ritraggo, ma prendo ispirazione da ogni aspetto della vita reale. Sono le relazioni e i trascorsi a renderci ciò siamo. E se nel disegno mi ritengo completamente libera, nel tatuare, invece, pongo grande ascolto ai miei clienti. Contamino le mie idee con le loro. Nessun disegno è uguale a un altro, ogni tatuaggio mostra l’anima di chi lo accoglie». L’artista racconta, poi, anche la scelta del titolo per la mostra: «Ho scelto di intitolare l’esposizione «Qui, ora (con il giusto tempo)» perché vorrei invitare i visitatori a prendersi del tempo per assaporare le immagini. Per non guardarle e basta, magari velocemente e distrattamente come siamo abituati a fare ogni giorno, ma per sentirle davvero, ascoltarle, capirle».

Informazioni utili
 «Qui, ora (con il giusto tempo)». 255 Raw Gallery presso Palazzo Zanchi, via Torquato Tasso, 49 / C - Bergamo. Orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Ingresso libero. Informazioni: www.255.gallery. Fino al 27 luglio 2018. 


mercoledì 30 maggio 2018

A Torino una ritrovata Madonna della Fabbrica di San Pietro

È stato da poco oggetto di un importante intervento di restauro e prima di tornare nella sua sede naturale, il Vaticano, è al centro di una mostra promossa dalla Fondazione Torino Musei. Stiamo parlando della «Madonna di Scossacavalli», esposto fino al prossimo 16 luglio a Palazzo Madama, nella Camera delle Guardie.
Il dipinto è un olio su tavola e fu commissionato nel gennaio del 1519 a un «Dipintore», del quale purtroppo non è tramandato il nome e per il quale non c’è al momento un’attribuzione sicura. Conosciamo, invece, il committente, la moglie di tal Pietro Pedreto, che fece realizzare il dipinto per la chiesa di San Giacomo Scossacavalli in Roma. L’edificio sorgeva nei pressi della basilica vaticana, ma fu demolito nel 1937, insieme a tutte le case circostanti della cosiddetta Spina di Borgo, per realizzare la monumentale Via della Conciliazione che dal Tevere conduce a Piazza San Pietro.
In seguito alla demolizione della chiesa di San Giacomo, il dipinto fu trasferito nei depositi della Fabbrica di San Pietro e abbiamo notizia di primi tentativi di restauro nel XVII e poi nel XVIII secolo. Solo nel 2016 venne avviato il non facile restauro, affidando l’incarico a due valenti professionisti romani: Lorenza D’Alessandro per la parte pittorica e Giorgio Capriotti per il supporto ligneo. L’intervento è stato lungo e impegnativo, perché il dipinto era fortemente danneggiato, soprattutto sul busto della Vergine e nella metà inferiore, con cadute irreversibili di colore dovute molto probabilmente all’immersione nell’acqua del Tevere che era straripato allagando tutta la chiesa all’antivigilia di Natale del 1598. Le cronache raccontano che l’acqua si arrestò improvvisamente sotto le labbra della Vergine, lasciando il segno della piena. Quella storica traccia si può ancora riconoscere in una scura linea orizzontale che attraversa il dipinto, e il danno è ancora più evidente nella parte inferiore, dove la pittura è andata totalmente perduta.
Nell’allestimento ideato per Palazzo Madama dall’architetto Roberto Pulitani, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, oltre al dipinto vengono presentate riproduzioni di fotografie e documenti che descrivono non solo il complesso intervento di restauro in tutte le sue fasi, ma anche la storia della chiesa andata distrutta e del contesto urbanistico ove essa sorgeva. La chiesa di San Giacomo era, infatti, sede dell’Arciconfraternita del Santissimo Corpo di Cristo, che ebbe come confratelli più di venti cardinali - tra i quali i futuri papi Innocenzo IX e Paolo V - e numerose alte cariche della curia romana, con personaggi illustri come Domenico Fontana e Pierluigi da Palestrina.
Il restaurato dipinto della Madonna col bambino era allocato sopra l’altare della prima cappella a destra entrando. Qui certamente lo vide Raffaello, che abitava in un palazzetto di fronte a questa chiesa, e anche il pittore Perin del Vaga, che dimorò anch’egli in Borgo Nuovo in una casa vicino all’abitazione del maestro urbinate, del quale fu allievo e collaboratore. Nel 1521 un anonimo artista di Parma realizzò per la Madonna di Scossacavalli un tabernacolo, che serviva anche da «macchina processionale» quando la venerata immagine mariana veniva solennemente portata in processione, come nell’anno 1522 per scongiurare la peste che aveva colpito la popolazione di Roma. Nella cappella ad essa dedicata, detta anche Cappella della Beata Vergine delle donne, il dipinto fu oggetto d’intensa devozione, testimoniata sulla tavola dalla presenza di numerosi fori e abrasioni dovuti alla pratica devozionale di fissare con chiodi corone, collane, gioielli ed ex voto.

Informazioni utili
Una ritrovata Madonna della Fabbrica di San Pietro. Dalla chiesa di San Giacomo Scossacavalli alla basilica vaticana. Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica, piazza Castello - Torino. Orari: lunedì-domenica, ore 10.00-18.00, chiuso il martedì; la biglietteria chiude un'ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito web: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 16 luglio 2018. 

Premio Bianca Maria Pirazzoli, quando il teatro è donna

Per molti anni protagonista e attiva animatrice delle attività teatrali del Gruppo Libero, Bianca Maria Pirazzoli è stata un'attrice di grande presenza e regista di ricerca culturale e artistica le cui intuizioni hanno precorso i tempi: dalla capacità di immaginazione progettuale al lavoro per innestare il teatro al di là degli spazi convenzionalmente teatrali, dalla costante vocazione per la formazione e la prosecuzione di linee culturali all'attenzione ai temi che oggi vengono chiamati interculturali, dalla scrittura teatrale alla contaminazione tra teatro, danza e arti figurative.
In occasione del ventennale della sua prematura scomparsa torna l'omonimo premio nazionale a lei dedicato, rivolto ad attrici, aspiranti attrici e scrittrici teatrali, finalizzato alla promozione dei percorsi professionali e di ricerca delle donne in ambito scenico e drammaturgica, la cui prima edizione si era svolta nel 2008.
La giuria del concorso, le cui iscrizioni saranno aperte fino al 7 luglio, sarà presieduta dall'attrice, vincitrice del Nastro d'argento nel 2000, Marina Massironi. La proclamazione delle vincitrici avverrà durante la serata finale del concorso, che si svolgerà il 24 novembre 2018, al teatro Eugenio Pazzini di Verucchio.
Ideato e coordinato da Claudia Palombi e indetto dalla nell’ambito delle sue iniziative e progetti speciali per il teatro Eugenio Pazzini di Verucchio (Rimini), il premio intende ricordare la figura di Bianca Maria Pirazzoli, attrice, regista, animatrice culturale bolognese che ha diretto per quasi vent'anni Il Gruppo Libero (nota realtà teatrale cittadina domiciliata presso il teatro S. Martino), attraverso un lungo e intenso percorso di ricerca e sperimentazione, che ha contribuito alla crescita culturale della città di Bologna. Con intuizioni che spesso precorrevano i tempi, Bianca Maria Pirazzoli ha intrecciato la ricerca sul contemporaneo, la pratica laboratoriale, l'indagine sulla scrittura scenica femminile, il teatro come inter-cultura, con un forte anelito verso la formazione e la prosecuzione di linee culturali.
L'intento del premio, suddiviso in tre sezioni (Premio miglio attrice, Premio miglior aspirante attrice e Premio per il miglior monologo teatrale al femminile inedito) è mantenere vivo lo spirito e il senso profondo del lavoro di Bianca Maria Pirazzoli, che sempre ha valorizzato i percorsi femminili nell'ambito della ricerca e della scrittura teatrale, e dare non solo visibilità, ma anche opportunità concrete alle donne che desiderino lavorare nel teatro.

Il concorso, infatti, per sua stessa natura si è rivolto ad attrici e scrittrici, affermate o agli esordi, che lavorano o aspirano a lavorare in un teatro, o meglio nei teatri, della ricerca, della sperimentazione, del possibile e del vivifico.
Il concorso è suddiviso in tre sezioni: la prima è rivota ad attrici già operanti in teatro con l’intento di dare alle partecipanti visibilità e riconoscimento del loro lavoro; la seconda a giovani attrici emergenti con l’intento di dare opportunità alla più meritevole di entrare nel vivo della pratica teatrale; la terza al miglior monologo teatrale al femminile inedito rivolto a scrittrici di teatro in lingua italiana con l’intento di incoraggiare e diffondere la produzione drammaturgica delle scrittrici.
Tutte le finaliste della terza sezione vedranno il proprio testo pubblicato in libro/copione appositamente edito a cura del premio. Il libro sarà presentato durante la serata di premiazione e ciascuna finalista ne riceverà una copia. Il testo vincitore –a discrezione dell’organizzazione del premio– verrà prodotto e programmato dalla Compagnia Fratelli di Taglia nel corso della stagione teatrale 2019 -2020, per la regia di Claudia Palombi e interpretato dalla vincitrice della sez. B. Un'occasione, dunque, importante per le donne che fanno teatro quella proposta dal premio Bianca Maria Pirazzoli.

Informazioni utili
http://www.fratelliditaglia.com/index.php/20-iniziative/44-premio-pirazzoli



martedì 29 maggio 2018

«Il rumore del silenzio», un viaggio fotografico tra le bellezze di Pantelleria

«Non credo esista nel mondo un posto più appropriato per pensare alla luna». Così ha scritto Gabriel Garcia Marquez, durante una sua vacanza a Pantelleria.
A quell’isola magica, dove la natura incontaminata si fa largo tra nere rocce vulcaniche, è dedicato il progetto fotografico «Il rumore del silenzio», che accoglie negli spazi della Fondazione Cominelli di San Felice del Benaco, in provincia di Brescia, una sessantina di fotografie.
Gli autori delle immagini esposte, visibili fino al prossimo 17 giugno, sono Anna Huerta, Grazia Cucci, Guido Santini e Adrian Hamilton (famoso per lo scatto dall’alto per la Pirelli del 1978, con centoquaranta automobili che formavano la lettera P), oltre ai curatori Dario Pace e Anna Ferrara.
Le opere esposte sono a colori o in bianco e nero e utilizzano tecniche di stampa ispirate al mondo dell’arte, come la sublimazione diretta con finitura lucida e matt, per poter trasmettere le intense emozioni dell’isola così da far sentire il visitatore avvolto dall’intensità dei suoi colori e della sua vita.
Pantelleria è un luogo fuori dal comune, che entra nell’anima e che s’insinua in profondità, nelle viscere più intime dell’essere con le sue atmosfere, i colori, i profumi ed i suoi silenzi.
La magnifica architettura ancestrale dei dammusi, contornata da muri a secco, fanno di questa terra, adibita nel tempo alla coltivazione dell’uva zibibbo, dei capperi e dell’ulivo, una fonte di continua ispirazione.
La sua straripante natura e la sua capacità di essere lontana dalla quotidianità ne fanno un rifugio magico per chi odia il traffico e i ritmi della città.
Le immagini esposte ci spingono nel profondo di questo paesaggio silente, incastonato nel suo meraviglioso mare blu verde e sembrano volerne fissare l’anima.
Il progetto espositivo riesce così a trasmettere al visitatore le emozioni di Pantelleria, a far assaporare in qualche modo i profumi, i silenzi e le sfumature dei colori isolani.
Ecco così immagini di mani che raccolgono uva, di uomini che si riposano dopo il pranzo, di onde del mare, di alberi che evocano il fruscio del vento, di conversazioni sospese nell’aria. E, di immagine in immagine, vengono in mente le parole di Ludwig van Beethoven: «Non rompere il silenzio, se non per migliorarlo».

Informazioni utili
«Il rumore del silenzio». Fondazione Cominelli, Via Padre Francesco Santabona, 5, 25010 San Felice del Benaco (Brescia). Orari: sabato e domenica, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.30. Ingresso libero. Informazioni utili: facebook.com/pantelleria e www.instagram.com/pantelleriailrumoredelsilenzio/. Fino al 17 giugno 2018.

Donnafugata, le etichette di Stefano Vitale in mostra a Milano

È un dialogo tra arte ed enologia che guida il pubblico tra i colori, i profumi e i sapori della Sicilia, dalle pendici dell’Etna fino alle scogliere a picco di Pantelleria, quello che va in scena a Milano, negli spazi di Villa Necchi Campiglio, con la mostra «Inseguendo Donnafugata», promossa grazie alla preziosa collaborazione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano.
L’esposizione, per la curatela di Lorenzo Damiani, allinea i bozzetti e le illustrazioni originali realizzati dall’artista Stefano Vitale per i vini Donnafugata; a questi materiali sono affiancati video, fotografie e documenti, che raccontano le fonti d’ispirazione, i protagonisti e i paesaggi all’origine delle vivacissime storie a colori con cui l’artista padovano ha vestito in questi ultimi vent’anni le bottiglie di uno dei brand vinicoli più amati del nostro Paese.
Il visitatore si ritrova così ad ammirare piccoli tesori coloratissimi, dal forte potere espressivo ed evocativo, che raccontano il vino e la Sicilia attraverso un linguaggio fantastico e femminile straordinariamente identitario.
Nell’ultima, ma fondamentale tappa della mostra, quella dell’assaggio del vino, il pubblico può, poi, cogliere la perfetta sintonia tra illustrazione e oggetto, tra contenitore e contenuto, tra artista e produttore, tanto che l’opera di Stefano Vitale per Donnafugata può dirsi uno dei più riusciti e fortunati casi di perfetta identificazione tra brand e prodotto.
Il progetto espositivo, visibile fino al prossimo 22 luglio, ha, dunque, la struttura di un racconto che, dal semplice segno e dal puro colore, ambisce a disvelare temi universali quali il coraggio, l’amicizia, l’innovazione, l’amore per la propria terra d’origine: il carattere e i valori che sono alla base di questa esperienza artistica e artigianale. Attraverso differenti capitoli e tappe, la mostra svela aneddoti, protagonisti e piccole grandi storie di vita e di lavoro. Quella che va in scena è la storia di una famiglia che, con capacità e passione, ha saputo valorizzare la coltivazione della vite nel rispetto dell’ambiente e del territorio, nobilitando la produzione del vino. Come in un film corale, i protagonisti si alternano nelle foto di Guido Taroni e nelle video interviste di Virginia Taroni che integrano il percorso espositivo. Si parte da Gabriella e Giacomo Rallo, fondatori di Donnafugata e di questo nome, che deriva dal più siciliano dei romanzi, «Il Gattopardo», e che evoca la fuga e il rifugio della regina Maria Carolina di Borbone nelle terre dove oggi sorgono i vigneti: un sogno, tradotto in un progetto d’impresa. Fin da subito si lega al progetto Stefano Vitale che, ispirato dall’amicizia con Giacomo e Gabriella, diventa interprete appassionato dell’iconico universo simbolico di questa donna- in-fuga, e dei suoi tanti volti. Arrivano poi José e Antonio - quinta generazione di questa famiglia -, con José che, attraverso la musica jazz, sperimenta modi nuovi per comunicare il vino, e Antonio, winemaker, custode di un fare sartoriale che, con la viticoltura eroica di Pantelleria, raggiunge vette di eccellenza riconosciute in tutto il mondo: sono loro che guidano i nuovi progetti di una vicenda in moto perpetuo e, per questo, sempre da inseguire.
A chiudere la mostra è un tributo al legame che unisce il FAI e Donnafugata: l’ultima illustrazione realizzata da Vitale raffigurante il Giardino Pantesco che nel 2008 Giacomo Rallo ha donato alla fondazione, simbolo del comune impegno per l’educazione alla bellezza e all’armonia tra l’uomo e la natura.
La mostra rappresenta anche l’occasione per conoscere il vino attraverso un’esperienza fatta di musica – alcuni brani del «Donnafugata Music&Wine», come una colonna sonora, accompagnano il visitatore lungo il percorso della mostra – e di vino, che si potrà degustare nel giardino di Villa Necchi Campiglio.
La mostra sarà, infine, accompagnata da un catalogo edito dal FAI, il racconto di un viaggio inseguendo questa donna-fugata ora «innamorata», ora «innovatrice», ora «in musica», ora «isolana», ora «in moto perpetuo».

Informazioni utili 
 «Inseguendo Donnafugata». Villa Necchi Campiglio, Via Mozart, 14 – Milano. Orari: da mercoledì a domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Ingresso con visita alla villa: Intero: € 12,00; ridotto (ragazzi 4-14 anni): € 4,00; Iscritti Fai gratis. Informazioni: tel. 02.76340121. Note: chiusura dal 13 al 17 giugno 2018. Fino al 22 luglio 2018.