ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 18 marzo 2022

La galleria Tornabuoni di Firenze torna alle origini e regala un viaggio tra le sue collezioni d’arte antica

È un ritorno al passato il nuovo corso della galleria Tornabuoni Arte, che inaugura una nuova sede espositiva dove la sua storia ebbe inizio nel 1981 e dove si tennero importanti mostre di Lucio Fontana, Emilio Vedova, Sebastian Matta e molti altri ancora: in via de’ Tornabuoni 5, a Firenze, all’interno del cinquecentesco Palazzo Strozzi del Poeta. Lo spazio, che si andrà ad affiancare alle altre filiali sparse per il mondo (Milano, Parigi, Forte dei Marmi e Firenze), presenta per l’occasione, in contemporanea con la sede storica di via Maggio 40r, la mostra «Dipinti e arredi antichi 2022», esponendo una selezione delle opere più significative del catalogo.

La rassegna, in programma da venerdì 18 marzo (l’inaugurazione è alle ore 18:30) a fine dicembre, vede esposti, nella sede al piano terra del prestigioso palazzo trecentesco affacciato su via Maggio, capolavori a tema sacro e religioso quali i cosiddetti «fondi oro» del Trecento e Quattrocento. In via de’ Tornabuoni 5 trovano, invece, ospitalità soggetti a tema profano, mitologico e storico.

Tra i pezzi più prestigiosi in mostra c’è un raro Tabernacolo eucaristico in terracotta invetriata, realizzato attorno al 1440 e ricondotto da Giancarlo Gentilini ad Andrea della Robbia, tra i maggiori scultori del tempo, che trova puntuali riscontri in altre edicole per il Sacramento conservate a San Pietro ad Anchiano presso Borgo a Mozzano e a Cappella, in territorio lucchese. Composto in origine di cinque elementi ma adesso privo del gradino, il tabernacolo presenta un corpo principale che simula un vano architettonico classicizzante, dove compaiono due angeli adoranti e due aperture: il vano per l’ostia consacrata, un tempo protetto da una piccola porta bronzea, e un oculo. Completano l’opera due paraste corinzie con motivi vegetali e una cimasa ad arco dominata dal busto del Redentore.

Tra le nuove acquisizioni della collezione spiccano, in particolare, «Arianna addormentata» di Benedetto Cacciatori, stupenda scultura in marmo del 1830 circa, replica del famosissimo modello antico con lo stesso soggetto, opera di arte romana conservata ai Musei Vaticani e alle Gallerie degli Uffizi, e la «Madonna col bambino e le anime del Purgatorio», una tela la cui costruzione delle forme e il richiamo alla produzione veneziana di Luca Giordano ne identificano l’autore nel fiorentino Giovanni Camillo Sagrestani. Realizzata attorno al 1700, l’opera rappresenta la Madonna col Bambino in gloria che sovrasta un angelo che salva un uomo dalle fiamme: si tratta dell’iconografia, diffusissima in epoca barocca, delle anime purganti. Il recentissimo restauro della pala, che ha eliminato la patina superficiale e lo strato di vernici annerite, ne ha ripristinato la leggibilità e ha portato alla luce una costruzione stupenda.

Infine, proprio all’ingresso di via de’ Tornabuoni, si trova «Mosè abbandonato dalla madre» del napoletano Giuseppe Mancinelli (Napoli,1813 – Castrocielo, 1875), che narra l’episodio biblico dell’abbandono di Mosè infante nelle acque del fiume Nilo per farlo sfuggire alle persecuzioni del faraone d’Egitto. Rese con maestria accademica, le splendide figure in primo piano nel dipinto, con i loro abiti sgargianti, sembrano più appartenere al folclore napoletano; sulla collina, invece, si scorgono un tempio e un obelisco raffigurato con un realismo tale da far credere che il pittore lo abbia potuto ammirare e dipingere dal vero.

Da sempre operante nei settori del moderno e del contemporaneo, Tornabuoni Arte iniziò nel 2006 la sua attività nel campo dell’antiquariato con il motto «L’arte non ha età». Da allora la collezione della galleria si è arricchita di dipinti, sculture, mobili e arredi antichi che interessano un lungo arco temporale che spazio dal Medioevo al XIX secolo. In occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio, è stato aggiornato il catalogo della collezione, la cui prima edizione fu pubblicata proprio nel 2006. È nato così un percorso di ricerca e studio tra le opere più interessanti della galleria insieme alle nuove acquisizioni, con testi e introduzione dello storico dell’arte Alessandro Delpriori. Un’occasione per farsi ammaliare, opera dopo opera, dalla bellezza dell’arte che Roberto Casamonti ha raccolto, anno dopo anno, con passione, amore e competenza.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Andrea della Robbia (Firenze, 1435 - 1525), Tabernacolo eucaristico, terracotta invetriata; [fig. 2] Benedetto Cacciatori (Carrara, 1794-1871), «Arianna addormentata», marmo scolpito;[fig. 3] Giovanni Camillo Sagrestani (1660-1731), «Madonna col bambino e le anime del purgatorio», olio su tela; [fig. 4] Giovanni Camillo Sagrestani (1660-1731), «Madonna col bambino e le anime del purgatorio», olio su tela 

Informazioni utili
Tornabuoni Arte – Arte Antica | via Maggio, 40/R - Firenze - tel. +39.055.2670260 ! via de’ Tornabuoni, 5 - Firenze - tel. +39.055.2398813 | e-mail antichita@tornabuoniarte.it | www.tornabuoniarte.it

mercoledì 16 marzo 2022

VN 360°: il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna si visita on-line

Continua il percorso dell’Istituzione Bologna Musei per rendere fruibile on-line il proprio patrimonio storico-artistico. Dopo il Museo internazionale e biblioteca della musica, il Museo civico medievale e il Museo per la memoria di Ustica, un’altra sede comunale si apre alla tecnologia immersiva virtuale, VN 360,°con l’intento di offrire agli utenti contenuti digitali che vadano a integrare l’esperienza di visita fisica. Questa volta a sbarcare sul Web è il Museo del patrimonio industria-le, il cui percorso virtuale, ideato dallo studio di comunicazione Veronesi Namioka, consente di accedere virtualmente agli spazi espositivi, situati all’interno della fornace da laterizi Galotti costruita nel 1887, e di conoscere la storia produttiva della città di Bologna dal tardo Medioevo alla fabbrica 4.0.
Come nella realtà, la visita prende avvio al piano terra, dove si viene accolti dalla ricca collezioni di stampi in gesso degli anni Venti e dalle forme monumentali del forno Hoffmann, cuore della fornace, in cui – fino agli anni Sessanta del ‘900 – avveniva la delicata fase di cottura delle terrecotte.
All'interno del forno si entra nella Bologna del XIX secolo, una città che vive una profonda crisi economica legata alla fine dell’industria tessile e che cerca nuove strade produttive. La voce narrante dell’economista David Ricardo ricorda il dilagare della povertà in città, mentre le voci di Giovanni Aldini e Luigi Valeriani, docenti universitari, rimandano alle loro volontà testamentarie che condurranno alla nascita della prima scuola tecnica cittadina nel 1844, ancora oggi attiva come una delle più antiche scuole tecniche d’Italia e d’Europa.
La tecnologia virtuale consente di visualizzare in alta risoluzione modelli, strumentazione scientifica e macchine funzionanti provenienti dall’Istituto Aldini Valeriani che raccontano la storia e lo sviluppo del-la città nel corso del XIX secolo nonché gli apparati di lettura come pannelli e didascalie.
Spostandosi all'esterno del forno, sotto le arcate del portico, è possibile attivare alcuni video e vedere in funzione macchine e prototipi risalenti agli anni 1940-1960: dosatrici e confezionatrici per dadi da brodo Corazza, confezionatrici per carta Cassoli e per caramelle Acma.
Il percorso prosegue al secondo piano dove un tempo avveniva la fase di essiccazione delle argille e che oggi ospita la sezione dedicata all'antica Bologna dell'acqua e della seta. Modelli ed exhibit ci immergono nella suggestiva città dei canali e delle ruote idrauliche.
Due video sottotitolati per persone sorde, attivabili lungo il percorso, mostrano la complessità del si-stema idraulico e il viaggio del velo di seta da Bologna a Venezia lungo il canale Navile. Un terzo video mostra il funzionamento del mulino da seta alla bolognese, tecnologia raffinata e insuperata dal XV al XVIII secolo.
La segnaletica virtuale che guida i percorsi conduce, quindi, alla sezione dedicata al moderno di-stretto industriale bolognese. Le riprese a 360 gradi visualizzano la complessità del distretto mostrando le macchine da pasta, le macchine automatiche e le motociclette. I video attivabili in remoto illustrano il funzionamento delle macchine, le innovazioni, la diffusione delle tecnologie e delle capacità competitive.
Il ruolo giocato dalla formazione tecnica nell'affermazione industriale della città viene ripercorso nello spazio legato alla Scuola Officina, parte integrante dell'educazione tecnica impartita per prima nell'Istituto Aldini Valeriani. Il tecnigrafo, gli strumenti di fucina, il tavolo da aggiustaggio, gli apparati iconografici storici e il video «Testa punta contropunta» costituiscono gli ingredienti di questa par-te del tour che si conclude scendendo al primo piano nella Fabbrica del Futuro. Questo spazio ha le caratteristiche di un laboratorio interattivo e multimediale e documenta le linee di sviluppo che stanno modificando l’ambiente e l’assetto produttivo e organizzativo delle aziende del nostro territorio. Le stazioni che lo compongono, dalla realtà virtuale alla robotica, consentono di visualizzare i processi produttivi di un sistema in continuo aggiornamento e di valorizzare le potenzialità del settore industriale bolognese.
Un’ultima sezione, che si modificherà nel tempo, è dedicata alla mostra temporanea «Moto bolognesi degli anni 1950-1960», in cui oltre trenta motociclette testimoniano la sorprendente vivacità produttiva e la grande cura sia tecnica, nella meccanica e nella ciclistica, che estetica. Tra le principali produttrici di moto spiccano F.B Mondial, Ducati, Moto Morini e Demm.
La nuova esperienza virtuale restituisce una visione a 360° del percorso di visita e rinnova la vocazione del museo a luogo vivace, polifunzionale e interattivo, frequentato dagli addetti ai lavori, ma anche da appassionati, turisti e bambini.
La scelta di arricchire il tour immersivo con numerosi video e narrazioni interattive persegue l’idea di uno strumento attrattivo e funzionale per molteplici obiettivi: approfondire le tematiche affrontate, fornire spunti per progetti educativi, lasciare ai visitatori la scelta di riprendere in un secondo momento le suggestioni e i temi del museo.
Dal confronto e dall'attiva collaborazione tra il Museo del patrimonio industriale e lo studio Veronesi Namioka, guidato da Fuyumi Namioka e Silvia Veronesi, ha preso vita il progetto VN 360°. Il percorso virtuale è, dunque, il risultato della fusione tra competenze storico-culturali e tecnologie digitali di ultima generazione, che consentono di integrare l’offerta espositiva del museo fisico con esperienze emotive e multimediali virtuali, in stretta sinergia con la competenza dello staff del museo che ha curato la parte dei contenuti informativi selezionando contributi audio e video per accompagnare il racconto per immagini.
La regia dello Studio Veronesi Namioka ha restituito la complessità delle fonti e degli strumenti di visita impiegati in museo, utilizzando riferimenti grafici e segnaletica che permettono di identificare i contenuti informativi del percorso, consentendo, ai potenziali pubblici, di percorrere virtualmente gli spazi del museo, guidati da più mappe virtuali nella fruizione degli oggetti esposti, suscitando così l’intenzione di pianificare, per approfondirne la conoscenza, una prossima visita fisica al museo, o viceversa, di ritornare virtualmente a visitarne le sale, dopo la visita, da casa.

Informazioni utili
Link percorso virtuale VN 360°: http://informa.comune.bologna.it/iperbole/media/Virtual-Tour-Museo-del-Patrimonio-Industriale/

venerdì 11 marzo 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 7 al 13 marzo 2022

La Pinacoteca e la Biblioteca nazionale di Brera dicono: «Mai più guerre!». Sul sito di Circi color book e libri illustrati per i bambini dell’Ucraina
I bambini sono il nostro futuro e la Biblioteca nazionale braidense guarda a loro con il progetto Circi - Centro internazionale di ricerca sulla cultura dell’infanzia, nato lo scorso novembre con l’intento di conservare, studiare e comunicare l’esperienza dell’infanzia e i valori di curiosità, creatività e apprendimento dei bambini.
Dall’inizio di marzo, Circi ha anche un’interfaccia Web: un luogo virtuale, vivo e pulsante di contenuti eterogenei e pluridisciplinari, che, in questi giorni, è anche veicolo per conoscere tutte le iniziative che la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Braidense stanno avviando in favore dei bambini dell’Ucraina.
Mentre è in corso di creazione un gemellaggio con la Biblioteca nazionale di Kiev, l’istituzione milanese sta lavorando anche alla condivisione on-line degli ottantacinque libri illustrati, appartenenti alla collezione Adler di libri sovietici per bambini, acquisita lo scorso anno. Dal giorno stesso dello scoppio del confitto tre di essi sono disponibili gratuitamente sul sito della Pinacoteca di Brera, con la speranza che possano essere letti dai più piccoli, già al sicuro in Italia o ancora in Ucraina, rifugiati in casa o sottoterra.
In segno di accoglienza, i color book, i libri da colorare con le immagini dei quadri di Brera, scaricabili on-line per famiglie e bambini, saranno tradotti in ucraino. Verranno caricate on-line anche alcune letture video in ucraino.
Infine, per tutti coloro che vogliono contribuire, sia in fase di acquisto on-line del biglietto di ingresso alla Pinacoteca di Brera su www.brerabooking.org, sia sul www.pinacotecabrera.org, sarà possibile donare un piccolo importo a sostegno di queste iniziative e di ulteriori e futuri programmi di accoglienza culturale.
È, dunque, vario il programma di iniziative che Brera ha pensato, con il linguaggio a loro più consono, quello della cultura, per esprimere la propria vicinanza al popolo ucraino. A fare da filo rosso tra le varie proposte è un’idea chiara che il diretto James M. Bradburne spiega con queste parole: «La guerra è uno dei più gravi flagelli dell’umanità. La guerra non risparmia nessuno e le moderne tattiche belliche sono spietate nel colpire gli innocenti: famiglie, madri e soprattutto bambini. Dobbiamo ascoltare le grida di questi bambini. Urlano: ‘Mai più guerre!’ la loro sola e unica speranza. Mai più guerre! Ecco l’invocazione dei bambini».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.circi.education

[Nelle fotografie: Libri ucraini della Collezione Adler, Biblioteca Nazionale Braidense

Nasce Utopia, una raccolta di poster d’artista per illustrare i lemmi del Vocabolario Treccani
Sono Elisabetta Benassi, Ettore Favini, Claire Fontaine, Piero Golia, Emilio Isgrò, Marcello Maloberti, Rä di Martino e Alessandro Piangiamore i primi artisti che Treccani Arte, ramo dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana dedicato interamente all’arte contemporanea, ha coinvolto in «Utopia».
Il nuovo progetto intende celebrare la creatività di oggi e il fascino della lingua che parliamo e scriviamo e attraverso cui interpretiamo il presente e immaginiamo il futuro, con un riferimento, già nel titolo, all’impresa titanica e ai confini dell’impossibile di creare un vocabolario di immagini.
Gli artisti selezionati per la prima fase del progetto sono stati invitati a scegliere una parola che rispecchi il proprio lavoro e il proprio pensiero, e ad associare a essa un’immagine rielaborata o appropriata, realizzata ad hoc o selezionata dal proprio corpus di opere. Ogni lemma è stato interpretato con la massima libertà espressiva, assecondando, rivisitando, distruggendo o completando la definizione, con l’intento di mettere in luce le complessità, suggerendone nuovi possibili significati.
È nata così una raccolta di poster d’artista che ambisce a illustrare, utopicamente, gli oltre centocinquantamila lemmi del Vocabolario Treccani.
I poster, realizzati in cento esemplari ciascuno, presentano l’immagine sul fronte e il lemma scelto sul retro, insieme alla tiratura e la firma dell’artista.
Il progetto si propone di diventare, con il tempo, un immenso archivio in progress capace di restituire una fotografia del panorama artistico contemporaneo, celebrando al contempo la lingua italiana, la sua ricchezza e le sue trasformazioni. I poster, inoltre, consolidano il lessico e stimolano la fantasia del pubblico facendo re-immaginare i lemmi e i loro significati.
Le opere sono acquistabili sul sito: https://emporium.treccani.it/it/treccani/arte/progetti/utopia. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://treccaniarte.com/

[Nella foto: Emilio Isgrò, Farfalla, Courtesy to Treccani Arte]

«Sguardi di pietra», Marco Sabadin e la sua Venezia vista dall’alto
È il punto di vista, privilegiato e unico, di un volatile che guarda dall’alto Venezia, sorvolando a bassissima quota la città, accarezzando tetti e statue, campanili e capitelli, quello che offre la mostra fotografica «Sguardi di pietra. Venezia vista dalle sue statue», in cartellone fino al 30 marzo al Fondaco dei Tedeschi, edificio simbolo della città lagunare, attualmente sede di un lifestyle department store di DFS Group, restituito ai visitatori nel 2016 dopo un attento intervento conservativo a cura dell’architetto olandese Rem Koolhaas.
In questo luogo, che già del Medioevo fu sede di contrattazioni e compravendite di metalli e pietre preziose, spezie rare, seta, vetri, broccati, velluti e pizzi, sono esposte cinquantadue immagini del fotografo veneziano Marco Sabadin, classe 1959.
Pilota di Apr dal 2014 e socio dell’Agenzia Vision dal 1986, da quarant’anni l’artista vive di fotografia, operando non solamente nel Veneziano ma spostandosi spesso anche nel Triveneto, corredando con le sue foto le notizie di varie testate giornalistiche locali, nazionali e agenzie internazionali.
Durante il lockdown della primavera del 2020, Marco Sabadin ha sorvolato la città con un drone, compiendo un viaggio che inizia dalla stazione e arriva fino all'Arsenale, passando per San Marco, Rialto, San Polo e S. Nicolò dei Mendicoli, la Salute e giungendo, attraverso la Giudecca, all'isola di San Giorgio.
Ne è nata una mostra che si compone di cinquantadue pannelli fotografici stampati di diversa grandezza e posti a diverse altezze rispetto al punto di ripresa. Il visitatore si confronta così con immagini di generose dimensioni che vanno dal 100 x 140 centimetri per arrivare al formato 200 x 140 centimetri e che restituiscono viste inconsuete di una tra le città più belle del mondo, dove protagonisti sono angeli e santi, allegorie e virtù teologali e cardinali, civili e militari che si stagliano a due passi dal cielo.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito https://www.dfs.com/it/venice.

In scena a Milano «Fuga dall’Egitto», uno spettacolo di teatro documentario
Due anni fa Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio hanno deciso di mettersi in viaggio per l’Europa e gli Stati Uniti passando per la Svizzera, la Francia, la Germania, la Svezia con l’intento di incontrare quei giovani - giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani - che, dopo il golpe in Egitto, hanno scelto la via precaria e dolorosa dell’evento per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione. Per alcuni l'esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche, una fuga improvvisa che li ha consacrati parte di quella che alcuni storici hanno già definito la più importante ondata migratoria dell’Egitto contemporaneo.
Da questa storia è nato uno spettacolo teatrale, liberamente tratto dal libro «Fuga dall’Egitto - inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe» (Infinito edizioni) della giornalista Rai e docente universitaria Azzurra Meringolo Scarfoglio, che sarà in scena al teatro Menotti di Milano dal 15 al 20 marzo (sono, invece, sospese le date programmate per questo fine settimana a causa della positività al Covid di un membro della compagnia).
Sul palco in «Fuga dall’Egitto» l’attrice Miriam Selima Fieno guiderà una narrazione serrata che usufruisce di materiali d’archivio, documenti originali, protocolli giudiziari, reportage, interviste, rapporti di ricerca e che si avvale di dispositivi tecnologici come camere in diretta, cellulari, software di montaggio, video proiezioni per interrogare la realtà sociale e politica dell’Egitto.
Il risultato è una performance che unisce il teatro documentario alla musica dal vivo, in un intreccio tra atto performativo e cinema del reale, sonorità orientali e sperimentazioni elettroniche.
Lo spettacolo, le cui musiche sono suonate dal vivo dalla compositrice egiziana Yasmine El Baramawy e che vede la partecipazione di Bahey Eldin Hassan, Taher Mokhtar, Ahmed Said, il pubblico assume un ruolo attivo.
Gli spettatori – si legge nella presentazione - «sono invitati a prendere posizione all’interno di un panorama incredibilmente reale fatto di relazioni internazionali, fatti personali, interessi economici, traffici, politica e realpolitik, regime e rivoluzione, paranoie e sorveglianze speciali, in cui è necessario scendere lentamente in profondità per superare il concetto di buono e cattivo e comprendere intimamente il significato di umanità».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromenotti.org.

[Fotografie di Andrea Macchia] 

Alla Galleria dell’Accademia di Firenze una nuova illuminazione per la Galleria dei Prigioni
La Galleria dell’Accademia di Firenze è in continuo movimento. Nelle prossime settimane, a partire da lunedì 14 marzo, il museo affronterà un altro importante lavoro nella cosiddetta Galleria dei Prigioni. Prosegue, infatti, il progetto di rinnovo degli impianti illuminotecnici: dopo le sale del Duecento e del primo Trecento, è stata la volta del Transetto e ora si affronta la zona che accoglie i capolavori di Michelangelo. Qui, in questo ultimo anno, tra le grandi sculture michelangiolesche, sono stati esposti, in un suggestivo allestimento, parte dei busti in gesso di Lorenzo Bartolini, solitamente conservati nella Gipsoteca, ultimo degli ambienti della Galleria ad essere oggetto dei grandi cantieri di ristrutturazione.
Per poter realizzare tali impianti, che verranno collocati sui cornicioni laterali, si dovranno spostare i busti femminili ottocenteschi ed eliminare le strutture realizzate per esporli. I gessi saranno dunque messi in sicurezza, pronti per il controllo e la manutenzione prima di ritrovare la loro originale collocazione, insieme alle altre opere di Bartolini, in una Gipsoteca completamente rinnovata. Nella Galleria dei Prigioni si procederà poi con le operazioni di protezione dei dipinti su tavola che si trovano alle pareti e delle sculture di Michelangelo con strutture provvisorie realizzate ad hoc, atte a proteggerle.
«Ci stiamo finalmente avviando verso la conclusione - dichiara con soddisfazione Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze -. Per quanto riguarda l’impianto illuminotecnico, ci avviciniamo man mano alla Tribuna e al David, cuore del nostro museo. Stiamo ultimando anche i lavori nella Gipsoteca. In questa sala, che ricrea idealmente lo studio di Lorenzo Bartolini, riallestiremo le 450 opere tra busti ritratto, bassorilievi, sculture di varie dimensioni, oltre alla collezione dei dipinti dell’Ottocento, qui conservati. Presto saremo pronti ad offrire al pubblico la nuova Galleria dell’Accademia di Firenze».
La nuova illuminazione, oltre ad esaltare le opere conservate, è mirata al risparmio e all’efficienza energetica, attraverso l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione a Led. Il progetto è stato curato, come sponsor, da Enel X, la business line del Gruppo Enel dedicata a illuminazione pubblica e artistica, servizi digitali e innovativi e rientra in un intervento più ampio che riguarda altri ambienti del museo.
Per maggiori informazioni: www.galleriaaccademiafirenze.it.

[Foto di Massimo Sestini

A Milano in «Viaggio nel tempo» con Geronimo Stilton
Dal mondo perduto dei dinosauri all’esotismo misterioso degli antichi Egizi, in compagnia del topo giornalista più famoso del mondo: si potrebbe riassumere così la mostra «Geronimo Stilton Live Experience. Viaggio nel tempo», visitabile in anteprima mondiale, fino al prossimo 18 aprile, a Milano, nello Spazio Ex Cisterne della Fabbrica del Vapore.
Pensata per coinvolgere i bambini dai 4 ai 12 anni, l’esposizione si configura come un’avventura immersiva di intrattenimento, divertente ed educativa, dove i partecipanti vengono coinvolti in giochi interattivi, prove da superare ed enigmi da risolvere in compagnia di guide speciali: i Ranger del tempo.
Il percorso espositivo, che trasforma la Fabbrica del Vapore in un vero e proprio Geronimo Stilton Experience Village, si sviluppa lungo tre diverse ambientazioni scenografiche, allestite al primo piano: l’era dei dinosauri, l’antico Egitto e l’Isola del tesoro. Al pianterreno si trovano, invece, il bookshop, un’area interattiva per il «Quiz del tempo», una zona dedicata alle fotografie, una sala per la didattica e, infine, uno spazio dove rivivere, grazie alla realtà virtuale, l’emozione dello sbarco sulla luna di Apollo 11.
Sono tre anche le tecnologie di riferimento adottate: il mapping, per trasformare gli oggetti in display; il digital signage, per controllare i contenuti su ledwall, touchscreen e mirror display; la realtà aumentata, per sovrapporre elementi digitali al mondo reale.
Non mancano, inoltre, eventi pratici didattici, dai «mini paleolab», laboratori della durata di trenta minuti sull’attività sui fossili e sulla preistoria, a «paleolab event», un progetto sulla preistoria in agenda ogni prima domenica del mese. È, inoltre, possibile organizzare visite gioco per gli alunni della scuola primaria e feste di compleanno a tema.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.geronimostiltonexperience.it.
 
L’arte di Marco Lodola a sostegno di Fondazione Umberto Veronesi
«Ogni anno in Italia, più di 55.000 donne si ammalano di tumore al seno, 10.700 di tumori dell’utero e 5.200 di tumore all’ovaio. I risultati ottenuti fino a oggi dalla ricerca scientifica sono incoraggianti e dimostrano come la diagnosi anticipata e le nuove terapie possano salvare la vita a moltissime donne», così Paolo Veronesi, presidente di Fondazione Umberto Veronesi e direttore della Divisione di senologia chirurgica dello Ieo di Milano, spiega l’importanza delle iniziative tese a sostenere la ricerca scientifica d’eccellenza.
L’appello è stato accolto di recente da Marco Lodola, artista conosciuto per le sue colorate e ludiche sculture luminose, che ha deciso di donare alla fondazione milanese alcune sue installazioni, utilizzate per decorare le vetrine di alcuni prestigiosi store in tutto il mondo.
Con la preziosa collaborazione della Galleria Deodato Arte, il fondatore del Nuovo Futurismo ha deciso di autenticare questi lavori, che saranno messe in vendita, a partire mercoledì 16 marzo, per sostenere il progetto «Pink is good» a favore della ricerca scientifica contro i tumori femminili.
Martedì 15 marzo, alle ore 18:30, le opere saranno in mostra a Milano, in via Nerino 2, e potranno essere prenotate dagli ospiti presenti. Dal giorno successivo, le schede delle sculture rimaste potranno essere visionate sul sito www.deodato.com. All’interno di ogni scheda sarà indicata la donazione minima, da destinare direttamente a Fondazione Umberto Veronesi, e le modalità per poter ricevere le figure luminose.
Classe 1955, Marco Lodola si fa conoscere nel mondo per il suo stile pop e colorato, influenzato dalla sua passione per gli anni ‘50 e le icone classiche italiane, come la vespa, le pin-up e le automobili vintage.. I suoi lavori sono stati installati in scenografie uniche come X Factor, il Festival di Sanremo, il teatro del silenzio di Bocelli, ma anche negli store di brand di moda come Westwood, Giuliano Fujiwara, Enrico Coveri e Dior. L’artista vanta, inoltre, collaborazione con gruppi musicali e artisti quali i Timoria, Max Pezzali e gli 883, Ron e Gianluca Grignani.
Per maggiori informazioni: www.fondazioneveronesi.it.

«La scultura, tante storie», a Bologna una mostra di Marco Marchesini
L’esposizione, curata dallo stesso artista con Roberto Martorelli, si inserisce in un ciclo di focus espositi-vi tesi a valorizzare e portare a una più ampia conoscenza del pubblico la produzione di artisti con-temporanei che hanno realizzato opere funerarie all’interno del Cimitero monumentale di Bologna. Tra le diverse opere realizzate da Marco Marchesini, esponente dell’ultima generazione di artisti che si è confrontata con l’elaborazione plastica di temi trascendenti operando per il culto della memoria dei defunti, si segnalano, tra l’altro, la porta in bronzo per la Cripta Schiavina o la Cappella Vacchi Verati, il Monumento in memoria dei caduti dell’Aeronautica Cripta Schiavina, il «San Francesco» in bronzo o l’angelo della Tomba Barelli.
Attirato e coinvolto dalle molteplicità espressive insite nella scultura, Marco Marchesini ne ha percorso sia le possibilità narrative e naturalistiche che quelle più concettuali di sintesi formale, affiancando la ricerca personale a una ininterrotta attività professionale, iniziata nel 1962, quando, lavorando direttamente in cantiere, realizzò in corso d’opera le sculture della chiesa di San Severino, chiesa voluta e progettata dal parroco ingegnere don Giancarlo Cevenini.
Tra le varie collaborazioni di Marco Marchesini va, infine, ricordata quella con l’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza onlus di Bologna - mediante le attività di ricerca condotte all'interno del Museo tattile Anteros in ambito di progettazione e realizzazione di traduzioni tridimensionali della pittura – per il superamento della disabilità visiva nella fruizione e leggibilità del patrimonio artistico. Il metodo ideato per rispettare fedelmente i valori di forma e composizione del dipinto originale, restituendo-ne concetti spaziali e relazioni interne, è stato accolto da prestigiose realtà museali nazionali e inter-nazionali come i Musei Vaticani e la Galleria degli Uffizi. In mostra è esposta per l'esplorazione tattile «Beltà allo specchio» di Kitagawa Utamaro, capolavoro di stampa xilografica del genere Ukiyo-e. Per maggiori informazioni: www.marchesiniscultore.it e www.museibologna.it/risorgimento.

«cogli l’attimo, carpe diem, seize the day»: una giornata di studi on-line dedicata alla performance
Si intitola «cogli l’attimo, carpe diem, seize the day» la giornata di studi on-line sulla performance, e sulla sua presenza nelle collezioni e negli archivi museali italiani, che Marcella Beccaria, vicepresidente di Amaci e curatore al Castello di Rivoli, ha organizzato per la giornata di mercoledì 23 marzo.
L’appuntamento, realizzato con il sostegno della Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura, intende approfondire le principali problematiche relative ai modi in cui la performance e le pratiche ad essa relative possono essere – anche grazie alle possibilità offerte dal digitale – definite, documentate, collezionate, conservate, valorizzate, insegnate e trasmesse nell’ambito delle collezioni e degli archivi museali. Il programma riunisce, in diverse sessioni strutturate come tavoli di lavoro, direttrici e direttori, curatrici e curatori dei musei della rete Amaci insieme ad artisti, curatori, studiosi e professionisti, con particolare riferimento al contesto italiano e in dialogo con esperienze internazionali.
Malgrado il significato cruciale della performance sia riconosciuto nell’ambito della storia dell’arte contemporanea, e molteplici pratiche performative facciano ormai parte della programmazione di molti musei, la sua presenza nelle collezioni e negli archivi continua a porre delle sfide, anche acuite dall’emergenza pandemica che ha compromesso l’attuabilità delle pratiche artistiche «dal vivo».
Mercoledì 23 marzo Onofrio Cutaia, direttore generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, Lorenzo Giusti, presidente di Amaci e direttore della Gamec di Bergamo, e Marcella Beccaria apriranno i lavori con i saluti istituzionali; seguiranno, poi, nove sessioni dedicate a temi specifici per riflettere su come definire, documentare, collezionare, conservare, valorizzare, insegnare e trasmettere una particolare forma artistica quale la performance in bilico «fra arte, teatro e museo».
La giornata di studi si terrà sulla piattaforma Zoom. La partecipazione è gratuita, previa iscrizione al link https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScoRuvy2fjJFAcOyOG9h349ibsa2AGWUPXsTftFl0qVNoSlPg/viewform.
Per maggiori informazioni: https://www.amaci.org/.
 
Padova, il festival «Be Comics! 2022» guarda a Oriente
Guardare, giocare, leggere, creare, conoscere e divertirsi: sono questi cinque verbi a fare da filo rosso a «Be Comics! 2022», festival internazionale di fumetti, videogame, cosplay e intrattenimento geek, in agenda dal 18 al 20 marzo alla Fiera di Padova, nell’ampio Padiglione 7 e nella Galleria 78, con un ricco calendario di presentazioni di novità editoriali, show e incontri con autori, disegnatori, creator e gamer.
A disegnare il manifesto è stato il triestino Mario Alberti, conosciuto in Italia per la sua collaborazione con le testate «Nathan Never», «Dragonero» e «Legs Weaver» della casa editrice Sergio Bonelli Editore, che ha realizzato un’opera di grande impatto visivo: una viaggiatrice spaziotemporale che veste un battlesuit caratterizzato dall’emblema di Padova, di ritorno da un viaggio nei mondi della fantasia, svela il suo volto «serenissimo» al pubblico, levando l’elmo leonino del proprio esoscheletro.
Tra gli ospiti di questa edizione si segnalano, inoltre, il fumettista e youtuber SIO, Giuseppe «Cammo» Camuncoli, disegnatore di «Spider-Man» e «Star Wars», il veneto Marco Checchetto, disegnatore di Daredevil, Punisher e artista di primissimo piano per Marvel Comics, e Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, band metal italiana nota in tutto il mondo, brand ambassador di Monster Energy.
«Viaggio ad Oriente» è il tema scelto per questa edizione, per la quale sono stati ideati dei «Living in Japan»: sabato l’artista Keiko Ichiguchi e Antonio «Itomizer» Moro guideranno il pubblico tra i negozi di Akihabara, il celebre quartiere nerd di Tokyo, mentre domenica, sarà Yoshie Nishioka, coordinatrice dei corsi di giapponese dell’Istituto Il Mulino, ad accompagnare gli appassionati in una breve passeggiata a scoprire la lingua per eccellenza di anime e manga. Sempre nella giornata di domenica, i fan potranno assistere a una performance di live painting con l’artista padovano Davide Zanella, grande appassionato di arte giapponese che da vent’anni si occupa di pittura e grafica su più piani.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito becomics.it.

FMR pubblica «Grandi giardini italiani. L’essenza del paradiso»
Si intitola «Grandi giardini italiani. L’essenza del Paradiso» il nuovo volume pubblicato da Franco Maria Ricci, «la perla nera dell’editoria italiana», la cui presentazione si terrà nella mattinata di mercoledì 6 aprile a Milano, a Palazzo Gallarati Scotti (via Alessandro Manzoni, 30).
Giardini esotici e nascosti, rinascimentali e barocchi, orti botanici e sacri boschi scorrono lungo le pagine di questo libro pregiato, pubblicato in occasione del venticinquesimo anniversario della nascita del network «Grandi giardini italiani», l’impresa culturale fondata con l’obiettivo di valorizzare e promuovere gli spazi verdi più belli del nostro Paese, che oggi raccoglie ben centoquarantasette siti in quattordici diverse regioni d’Italia.
In apertura, Judith Wade racconta la lunga, e a tratti tortuosa, strada che ha portato alla realizzazione del sogno di riunire sotto un unico circuito i proprietari e i curatori dei più bei giardini visitabili in Italia.
Ad arricchire il volume c'è, poi, un saggio della scrittrice e giornalista Delfina Rattazzi, che ripercorre la sorprendente varietà dei nostri spazi verdi, il mondo a sé stante e la personalissima storia che ciascuno di essi racconta. Ci sono, infatti, giardini che parlano di passioni botaniche, come nel caso del meraviglioso Centro botanico Moutan, a Vitorchiano, che ospita più di centocinquantamila piante di oltre seimila varietà di peonie cinesi. Ce ne sono altri che parlano il linguaggio dell'originalità come quello dell’Isola Bella, sul Lago Maggiore: un tripudio di piante fiorite, vasche ricche di ninfee, alberi centenari e prati dove passeggiano pavoni bianchi. Altri siti, ancora, sono il frutto di un lungo percorso di conoscenza come nel caso dell’Orto botanico di Palermo, un’istituzione che custodisce, con oltre dodicimila specie in mostra, un’immensa sapienza botanica.
A compendio del volume, arricchito da magnifiche immagini a piena pagina degli scorci più belli dei giardini, è stata pubblicata un’antologia, a cura della storica dell’arte Caterina Napoleone, che attraverso un’accurata selezione di testi, alcuni più noti e altri meno conosciuti e originali, conduce il lettore in una passeggiata letteraria tra i giardini creati dalle parole degli scrittori, da quelli dell’antichità, ormai perduti, fino ai giorni nostri.
Per saperne di più: https://www.grandigiardini.it/#home1.