ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 11 giugno 2022

#notizieinpillole, Milano Design Week 2022: le mostre da vedere nel week-end del Salone del mobile

La città di Milano torna protagonista della scena internazionale grazie al design. Fino al 12 giugno, in concomitanza con il Salone del Mobile, che quest’anno celebra il traguardo delle sessanta edizioni, progettisti, aziende e università presentano mostre, idee e installazioni per provare a immaginare il futuro che verrà. «Tra spazio e tempo» è, infatti, il tema conduttore della Milano Design Week, promossa da Fuorisalone.it, che quest’anno invita a riflettere sui cambiamenti in atto nel mondo di oggi: dalle trasformazioni urbane al ruolo dell’economia circolare, dalla diffusione delle energie rinnovabili ai nuovi materiali e all’ottimizzazione dei processi produttivi, passando per le opportunità date dalle nuove frontiere del web3.

Fuorisalone Award, un premio per celebrare il meglio del design
C’è un sito per scoprire tutto quello che bolle in pentola nei giorni della Milano Design Week 2022. È Fuorisalone.it, che per questa edizione propone due novità: l’area riservata per organizzare la propria agenda di visita e la sezione «Inspire» (un viaggio per immagini alla scoperta dei progetti più interessanti e innovativi). 
Si può così organizzare il proprio percorso tra le proposte dei distretti cittadini del design: Brera, Tortona, Isola, Milano Durini e 5Vie, ovvero il blocco di vicoletti e stradine del centro storico, tra via Torino e via Meravigli. 
La Milano Design Week offre al pubblico, in questi giorni, anche tanti progetti imperdibili come, per esempio, la seconda edizione di «We Will Design» a Base, il «Superdesign Show» a Superstudio, la ricca offerta espositiva della Triennale e il «Baranzate Ateliers», che propone all’interno dell’ex fabbrica Necchi, icona del patrimonio industriale italiano, un percorso espositivo dedicato al design da collezione e all'arte sperimentale.
Tra le novità del 2002 c’è il Fuorisalone Award, riconoscimento che premierà i contenuti e gli allestimenti più memorabili presentati nel corso della settimana. 
Da un lato, il premio del pubblico celebrerà le installazioni più distintive in mostra a Milano coinvolgendo attivamente i visitatori, che potranno votare on-line sulla piattaforma digitale di Fuorisalone.it.
Dall’altro, un lavoro congiunto da parte di un comitato tecnico porrà l’attenzione su contenuti di rilevanza per il mondo del progetto e del design, qualitativamente innovativi e ricchi di significato. 
I progetti selezionati concorreranno ad aggiudicarsi le quattro menzioni speciali per le categorie: interazione, sostenibilità, tecnologia, comunicazione.
Al vincitore del Fuorisalone Award verrà consegnato sia il premio fisico, realizzato dalla stampa 3D del modello tridimensionale sviluppato, che il relativo NFT, attraverso cui potrà visualizzare nel dettaglio l’elaborazione dei dati del Fuorisalone degli ultimi due anni. 
La rappresentazione tridimensionale dei dati complessi sarà affidata a Mauro Martino, artista digitale e Principal Research Scientist al MIT-IBM Watson AI Lab, dove ha fondato e dirige il «Visual Artificial Intelligence Lab». La produzione dell’NFT e la gestione del contenuto digitale del premio verrà realizzata da Unframed721.
Per maggiori informazioni: www.fuorisalone.it.

Didascalie delle immagini: Tre parole chiave del Fuorisalone. Campagna di comunicazione di Fuorisalone.it

Dal gruppo Memphis a Mathieu Lehanneur: le mostre della Triennale per la Milano Design Week
La Triennale di Milano rinnova il proprio ruolo di istituzione di riferimento per il design internazionale e, in occasione della sessantesima edizione del Salone internazionale del mobile e della Milano Design Week, presenta un ricco cartellone di mostre, progetti ed eventi collaterali.
Cuore pulsante del programma è la mostra «Memphis Again», curata da Christoph Radl, che riunisce oltre duecento tra mobili e oggetti progettati dal gruppo Memphis tra il 1981 e il 1986, molti dei quali sono diventati delle icone del design. Nello spazio della Curva di Triennale, lunga oltre cento metri, gli oggetti sono esposti, fino al prossimo 12 giugno, in ordine cronologico, come una sfilata, nella quale sarà lo spettatore a muoversi lungo la passerella in un’atmosfera da night club suggerita dall’allestimento e dalla colonna sonora di «Seth Troxler». Alle pareti sono proiettate frasi di protagonisti, critici, architetti e designer.
Le altre mostre presentate negli spazi del Palazzo dell’Arte per la Milano Design Week offrono un approfondimento di alcuni dei temi centrali del dibattito contemporaneo, come la sostenibilità ambientale e lo sviluppo consapevole in relazione alla scarsità di materiali. È il caso di «Forest Tales», curata e progettata dallo Studio Swine: un manifesto contro lo spreco nel design, un appello per una scelta più ponderata dei materiali e una sfida allo status quo, che vede esporre, tra gli altri, Thomas Heatherwick, Jaime Hayon, Maria Jeglinska-Adamczewska, Maria Bruun e Mac Collins. 
Su questa scia si muovono anche «Gilco 100 road bike», che presenta una bicicletta da strada nata per festeggiare il centenario di Gilberto Colombo, «The Twist: Cultural and Emotional», che espone cinque nuove sedute progettate dal brand giapponese Koyori, e il progetto installativo «The Tokyo Toilet / Milano», realizzato dal collettivo di artisti giapponese Skwat.
Mentre le mostre
«In a Box», dedicata alla produzione del designer austriaco Arthur Arbesser, «Driade On Stage», che si avvale della direzione artistica di Fabio Novembre, e «Cactusrama» restituiscono un'idea di abitare che interpreta le tendenze del costume con una messa in scena spettacolare. «The Inventory of Life» del designer francese Mathieu Lehanneur propone, invece, una rappresentazione di fenomeni sociali attraverso dati e installazioni che documentano lo stato della popolazione mondiale e le conseguenze dei suoi comportamenti sulla terra.
Completa l’offerta un Public Program dedicato ai protagonisti del mondo della progettazione con incontri, lecture e proiezioni. Il 9 giugno si terrà, per esempio, il Side Event del festival New European Bauhaus, promosso dalla Commissione europea a Bruxelles; l’incontro sarà intitolato «Le Tesi di Milano» e vedrà coinvolte diverse realtà cittadine e nazionali su temi della bellezza, della sostenibilità e dell’inclusione.
Al di fuori del Palazzo dell’Arte, sempre in occasione della Milano Design Week, Triennale inaugura «Il padiglione del vetro», terza mostra di design all’interno dell’Aerostazione di Milano Linate, che presenta una selezione di oggetti della collezione permanente.
Per maggiori informazioni: www.triennale.it


Nelle foto:Allestimento della mostra «Memphis Again», allestita fino al 12 giugno 2022 alla Triennale di Milano. IMG © Delfino Sisto Legnani e Alessandro Saletta - DSL Studio

Debutto italiano per le creazioni in ceramica del lighting designer americano Jonathan Entler
Pezzi unici, fatti a mano, dalle forme sinuose ed eclettiche. Eleganti creazioni declinate in un’ampia varietà di colori che uniscono l’alta artigianalità alla sofisticata tecnologia della stampante 3D. La ceramica del lighting designer e artista americano Jonathan Entler, con base a Los Angeles, approda per la prima volta a Milano in occasione della Design Week. Nei suggestivi ambienti Liberty de La Villa, nel cuore di NoLo (tra Centrale e Pasteur), è esposta una collezione di chandelier, lampade da terra, applique da muro e lampade da tavolo, che documentano la perfetta applicazione dell’elemento luminoso alle forme scultoree in argilla, materiale che il ceramista statunitense ha sperimentato sin da piccolo conoscendone così in maniera approfondita le varie condizioni e metamorfosi che esso attraversa prima di giungere alla sua forma finale nel forno.
Sviluppata sui primi due livelli dell’edificio, la mostra presenta al piano terra un grande chandelier a otto braccia in ceramica nera lucida dalle imponenti dimensioni, che scandisce il passaggio attraverso la veranda vetrata che porta al giardino; mentre al piano superiore accolgono il visitatore un grande lampadario nel corridoio e due ambienti allestiti con lampade da tavolo, da terra, da parete, di dimensioni e colori diversi.
Ne scaturisce un dialogo inedito fra il design contemporaneo della collezione e le atmosfere liberty che caratterizzano la dimora, con i suoi pavimenti in parquet e seminato veneziano, i serramenti in legno e ferro dipinto, accostati ad arredi vintage capaci di creare un ambiente ricercato e accogliente.
Caratterizzate da forme gentili e sinuose, che richiamano il design anni Sessanta, elegante e dal mood psichedelico, le lampade di Entler si presentano con una struttura modulare che intervalla elementi in ceramica a inserti in ottone. Ispirate al mondo organico, si compongono di una base curvilinea da cui dipartono una o più braccia tubolari alle cui estremità si trova un globo luminoso. Il punto di forza di queste lampade è la molteplicità di configurazioni che possono assumere: rifinite con smalti opachi o lucidi dall’ampia gamma cromatica possono variare nelle altezze e lunghezza delle braccia.
Per maggiori informazioni: https://entler.co.

Nelle immagini: installation views a La Villa della mostra del lighting designer e artista americano Jonathan Entler per la Milano Design Week 2022. Photo credit Silvia Galliani

«What About Me?»: alla Casa Museo Boschi Di Stefano di Milano va in scena il gioiello «scomposto»
C’è anche un omaggio al mondo dei monili nel ricco programma della Milano Design Week 2022. Alla Casa Museo Boschi Di Stefano l’associazione DcomeDesign presenta la mostra «What About Me? Il gioiello scomposto», a cura di Anty Pansera.
Su una consolle, un tavolo, e alcuni tavolini in marmo di Rudy Faissal e Lit Studio, creati dalla fiorentina Pietre di Rapolano, sono esposti dieci particolarissimi gioielli, realizzati undici designer, che lavorano a quattro mani o singolarmente, con materiali eterogenei, anche di riciclo, e accomunati dalla facoltà di trasformarsi da bellissimi ornamenti per il corpo a «complementi d’arredo» di ogni sorta.
Cristina Busnelli presenta «Caliset»: una collana formata da tre piccoli arazzi di diverse forme con segni colorati in rilievo, da portare al collo o da riporre in un piccolo contenitore come elemento di decoro. Al mondo della tessitura guarda anche Michela Cavagna con «Ap-peso», un orecchino, ma anche una spilla, ispirato al mondo dei tarocchi che si trasforma in appendiabiti e decoro murale.
Il team Fresa Venezia design presenta, invece, «forcella», un pendente trasformabile in porta bacchette/posate e fermacarte, che omaggia la città di Napoli prendendo nome dal famoso quartiere Forcella e forma dalla pitagorica «y» che lo caratterizza. Mentre Chiara Frigerio, con il suo «Fiore all’occhiello», propone una maxi-spilla floreale in cartonato che si trasforma in un particolare vaso pensile o da parete.
Marlisa Marasco, poi, mette in mostra «Mo’», esortazione calabrese «al fare ora» che dà nome e significato conviviale a una collana doppio verso trasformabile in set da picnic per due. Tiziana Redavid gioca, invece, sul doppio nome «Metamorfosi (Épi - Taraxacum)», presentando un braccialetto che si scompone nelle innumerevoli palline di cui è composto, trasformandosi in un vassoio dai tanti utilizzi.
La designer Sabrina Sguanci e la tessitrice Laura De Cesare presentano in tandem «Solare», gioiello tessile che si trasforma in luce, dove la tessitura a nido d’ape a quella dell’oreficeria applicata su metalli poveri accolgono una cella fotovoltaica miniata con led. Mentre «E-clips» di Eliana Valenti è un collier rigido - ma anche un bracciale a cerchio e anello - che si scompone trasformandosi in un attaccapanni a muro: un nome che gioca sulla forma dell’eclissi e sulla clip dell’aggancio. «Bosco di lucciole» dell’architetta Antonella Venezia è, invece, un bracciale in acciaio e pelle, che appoggiandosi su una piccola base si trasforma in una lampada da comodino, utile e versatile. Infine, il bracciale «Zen» di Monica Pilenghi è anche un dissuasore sonoro da 130Db, azionabile in caso di necessità con un semplice movimento di chi lo indossa, che prevede l’inserimento di un localizzatore GPS tramite App, e un’eventuale chiamata ai centri di soccorso.
Per maggiori informazioni: https://www.casamuseoboschidistefano.it/.

Didascalie delle immagini:  1. Opera di Chiara Frigerio; 2. Opera di Cristina Busnelli 


«Voyage en Intérieur», all’Institut français di Milano l’arte di vivere la casa in Francia

Design e arte contemporanea si incontrano all’Institut français di Milano In occasione della sessantesima edizione del Salone del Mobile. Le French Design – piattaforma che promuove l'innovazione nell'arredamento e nell'interior design - presenta la prima tappa della mostra «Voyage en Intérieur, Le French Art de Vivre [Viaggio in un interno, L'arte di vivere alla francese]», che verrà, poi, esposta a Parigi, nella galleria le French Design Gallery, dal 22 giugno al 20 luglio.
L’esposizione, al Palazzo delle Stelline di corso Magenta e nell’ambito di 5VIE Design Week 2022, presenta una selezione delle più interessanti creazioni di design autoprodotte dagli interior designer vincitori della seconda edizione del premio «Le French Design 100»: mobili e oggetti che testimoniano il rinnovato dinamismo del contesto francese, la sua eccezionale creatività e l'influenza che ha in tutto il mondo, grazie alla diversità dei suoi fruitori ed estimatori. Le creazioni in mostra evidenziano la ricchezza del design d’Oltralpe nella sua realizzazione, nella novità degli usi, la sostenibilità, le numerose competenze artigianali e industriali coinvolte, affiancate da proposte personalizzate o uniche per i settori hospitality, retail e residenziali.
Il concorso, che ha fatto il suo debutto nel 2019, viene organizzato ogni due anni ed è l'unico premio di design in Francia che valorizza la portata internazionale di designer e interior designer, con l’obiettivo di selezionare ogni edizione i cento oggetti e spazi che meglio rappresentano il design francese nel mondo. Il concorso restituisce, dunque, una fotografia della creatività francese, includendo sia i nomi principali nel contesto nazionale, sia i profili più interessanti di quelle che saranno le star di domani, tutti accomunati dalla capacità di esprimere attraverso i loro progetti i valori essenziali del design francese.
L’allestimento negli spazi dell’Institut français Milano mette in dialogo gli oggetti di design con alcune opere d’arte contemporanea scelte da tre importanti gallerie milanesi – Monica De Cardenas, Antonia Jannone e Viasaterna – su proposta di Isabelle Valembras-Dahirel. I quattro artisti scelti sono Gianluca Di Pasquale, Velasco Vitali, Elena Ricci e Alessandro Calabrese.
Per maggiori informazioni: https://www.lefrenchdesign.org/.


«Progettare il presente, scegliere il futuro»: gli eventi più interessanti del Brera Design District
Partire dall’oggi per dare forma a un’idea di domani che possa creare un nuovo equilibrio tra uomo e natura: è questo il filo conduttore di «Progettare il presente, scegliere il futuro», cartellone di proposte che Brera ha ideato in occasione della Milano Design Week, partendo dal tema «Tra spazio e tempo», nato dalla creatività di Fuorisalone.it.
168 eventi, 314 aziende e designer, 108 showroom permanenti sono i numeri della proposta che «il quartiere milanese degli artisti» ha messo in cantiere per l’edizione 2022, il cui progetto generale è firmato dall’agenzia Studiolabo.
Main sponsor di quest’anno è Porsche, che presenta a Palazzo Clerici una delle proposte più interessanti e poetiche della Milano Design Week: «The Art of Dreams», un’installazione immersiva dell'artista floreale Ruby Barber, nella quale la fragilità dei fiori si combina con la moderna ingegneria del volo. L’opera «Everywhereness» è, infatti, un labirinto di rose, dove i visitatori sono liberi di perdersi e che viene animato anche da performance realizzate con una dozzina di droni.
A Brera è possibile vedere anche la mostra «In Between. Tra arte e design», un progetto firmato dallo studio d’architettura Spagnulo & Partners che apre il cantiere di Casa Baglioni, il nuovo hotel milanese della Collezione Baglioni, la cui inaugurazione è prevista per la fine dell’anno. L’esposizione, che si avvale della curatela di Iole Pellion di Persano, presenta i lavori di quattro artisti internazionali - Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Anne Imohof e Giulio Paolini -, conservati all’interno della Stefano Cecchi Trust Collection.
Nel «quartiere degli artisti» merita una tappa anche l’Acquario civico di parco Sempione, cornice dell’installazione visuale ed esperienziale «Momentum» di Stark, che racconta due visioni del tempo: quello oggettivo, scientifico, che avanza inesorabilmente, e quello soggettivo, percepito, sul quale è possibile agire. A uno scenario caotico, dove percepire la conseguenza di ogni azione, dove i movimenti vengono amplificati ed esasperati, si contrappone uno scenario regolare e costante, in cui gocce di luce si ripetono un numero indefinito di volte e ogni istante è separato dall’altro. Le gocce, sommandosi, formano il tempo della scienza.
All’Orto botanico, invece, è visibile l’installazione «Feeling the Energy» di Cra - Carlo Ratti associati e Italo Rota per Plenitude, proposta nell’ambito della mostra-evento «Design Re-Generation» di «Interni». Il percorso, realizzato con 500 metri di tubo di rame antibatterico, invita il pubblico a scoprire le molteplici forme dell’energia sostenibile e a giocare con i vari fenomeni dell’energia solare, eolica e del raffreddamento evaporativo.
Tra i progetti da non perdere a Brera c’è anche «Design Variations 2022», curata da MoscaPartners. Olimpia Zagnoli firma l’installazione site-specific «Cariatidi Contemporanee», che interpreta la facciata del Circolo Filologico Milanese con la collaborazione di 3M per le pellicole delle superfici. Mentre l’architetto Maria Laura Rossiello/Studio Irvine interviene all’interno del palazzo con un progetto di riqualificazione del bar esistente creando uno spazio contemporaneo che rispetta la storia del luogo.
Per scoprire tutti gli eventi della Brera Design Week è possibile consultare il sito www.breradesignweek.it.

Milano Design Week 2022, La Manufacture colora d’arancione il Museo Poldi Pezzoli
871 è il numero di giorni passati dalla presentazione al pubblico de La Manufacture, punto d’incontro fra le culture artigianali e lo stile di abitare di Italia e Francia. In occasione della Milano Design Week, il brand si presenta al pubblico, all’interno del palazzo ottocentesco che ospita il Museo Poldi Pezzoli, con la mostra «871 days, 50 products, 17 designers and 1 single color», a cura di Luca Nichetto. Cinquanta oggetti prodotti da diciassette designer intrattengono così una conversazione con lo spazio circostante all’interno dei due piani del museo, producendo al contempo dissonanze accattivanti ed armonia estetica.
Immaginando La Manufacture come un cantiere in trasformazione e hub creativo dinamico, Luca Nichetto ripercorre l’evoluzione del design dell’azienda selezionando una singola nota di colore arancione, ispirata alle pettorine indossate dagli uomini sui cantieri, che diventa protagonista di nuove edizioni degli iconici oggetti di design in mostra. Tutti i materiali, dal legno al metallo, dal vetro alla ceramica sono riproposti nella tonalità pensata per la mostra. La nuance ricorrente costituisce un fil rouge visivo e concettuale che guida lo spettatore alla scoperta dei tratti distintivi del brand, caratterizzati da funzionalità, minimalismo, accenti giocosi e barocchi, e rappresentativi della singolare interpretazione dell’allure francese e della maestria artigianale italiana.
i visitatori sono accolti dal tavolino «Set» di Marc Thorpe, mentre la seduta «Wired» di Michael Young, che evoca le venature delle foglie, è protagonista della Sala d’armi. Il Salone dell’Affresco, con la maestosa opera di Carlo Innocenzo Carloni, costituisce lo sfondo per il divano «Luizet» e lo sgabello «Allié» di Luca Nichetto, affiancati dallo sgabello minimalista «Gardian» disegnato Patrick Norguet. Le pareti del salone sono adorne di cornici contenenti capi d’abbigliamento della collezione moda de La Manufacture disegnata da Luca Nichetto, a ulteriore testimonianza della visione multidisciplinare dell’azienda nel produrre un’alchemica collisione tra moda e design.
L’ariosa e luminosa Orangerie, aperta per la prima volta al pubblico, raccoglie una giustapposizione di oggetti pensati per interno ed esterno, fra i quali la sedia «Val» e il divano «Saint-Rémy» di Luca Nichetto, oltre a poltrone di Sebastian Herkner, Patrick Norguet e Noé Duchaufour-Lawrance.
Lo scalone monumentale costellato di elementi decorativi barocchi contrasta con le sedie «Intersection» di Neri&Hu ispirate al design monastico, mentre al primo piano i visitatori sono accolti da una selezione di sedute in tessuto disegnate da Atelier Oï, Marco Dessi.
«Champignon», un pouf a forma fungina che sembra emergere dalla pavimentazione creato dallo studio di design svedese Front, e lo specchio «Soufflé» di Luca Nichetto si impongono nella Galleria dei ritratti, invitando gli spettatori a specchiarsi e lasciare idealmente il segno del proprio passaggio, come già fecero cavalieri, dame e notabili raffigurati nei ritratti alle pareti del pittore Vittore Ghislandi.
Per l’occasione, La Manufacture presenta anche alcuni nuovi pezzi: lo sgabello in ceramica «Willo» di Constance Guisset, la chaise longue «Oaze» di Ana Moussinet, la seduta «Wind» di Patrick Norguet e la poltrona «Luizet» di Luca Nichetto.
La mostra 871 days, 50 products, 17 designers and 1 single color»non solo sottolinea l’attitudine perfezionista de La Manufacture ma ne tratteggia la rilevanza culturale nel panorama del design contemporaneo, celebrando l’alchimia tra imprenditorialità, design, arte e artigianato, valori fondanti dell’azienda che, per la Milano Design Week 2022, regala al pubblico «un sogno arancione» da vivere con calma, dimenticando per un istante la frenesia dei giorni caotici del Fuorisalone.
Per maggiori informazioni: www.lamanufacture-paris.fr; www.museopoldipezzoli.org.

Foto: De Pasquale - Maffini 

Milano, la Design week arriva nel distretto di Certosa
Il distretto di Certosa fa il suo debutto alla Milano Design Week. Il progetto si inserisce nell’ambito del più ampio programma di rigenerazione e riqualificazione dell’area nord-ovest del capoluogo lombardo attraverso le arti e la cultura. Tutto ha avuto inizio nei mesi scorsi con la realizzazione di un grande murale di CamuffoLab, in via Varesina 162, all’esterno de La Forgiatura. Mentre a fine maggio sono stati presentati due nuovi interventi di grafica urbana: «Istruzioni», progetto di poster art realizzato da Davide Benatti in via Varesina 184, e «Piante Meccaniche», un grande murale di Anita Giacomin che si sviluppa per 77 mq lungo il muro che collega via Varesina e via Antonio Raimondi.
Gli interventi, sviluppati e prodotti in collaborazione con h+, nascono nell’ambito del contest Generazione YZ, laboratorio progettuale a cura di Francesco Dondina che durante il «Milano Graphic Festival» (25-27 marzo 2022) ha visto dieci giovani progettisti under 30 lavorare live negli spazi dell’hub Certosa Graphic Village a un progetto di urban design pensato appositamente per il quartiere Certosa District. Coordinati da studio FM, i giovani grafici hanno elaborato diverse proposte progettuali lavorando su due media: poster da affissione e murales. Durante la Milano Design Week i lavori realizzati nell’ambito del contest saranno in mostra a La Forgiatura.
Il Fuorisalone porta nel quartiere anche «Certosa Initiative», progetto ideato da Beyond Space e Organisation in Design, che presenta talenti emergenti e importanti realtà internazionali del design, installazioni d’arte, performance e una ricca programmazione serale, in uno spazio post-industriale di 10.000 mq in via Barnaba Oriani 27. La visita richiede tempo: le opere in mostra sono molte e riflettono su temi differenti, dal cibo del futuro al profumo artigianale, dall’arte tessile alla robotica. Tra le esposizioni, Lambert Kamps presenta «Tube Display»: un'opera di luce cinetica che utilizza l'aria compressa per presentare i testi in modo dinamico. In un flusso le parole nascono e vengono spazzate via da quelle successive.
Continua così l’intervento di sviluppo del Certosa District che include nuovi uffici, attività commerciali e spazi verdi con l’intento di stimolare nuove opportunità economiche e posti di lavoro, sul modello della «Milano-Città dei 15 minuti». In questo modo Certosa District offre una nuova prospettiva sulla vecchia Milano, fondendo la sua storia industriale con un futuro innovativo per diventare un importante distretto multifunzionale, capace di interagire con il tessuto urbano e sociale, ricoprendo una posizione strategica di collegamento fra Porta Nuova e il Mind, grazie alla Stazione di Certosa e alla futura Circle Line milanese.
Per maggiori informazioni: https://www.certosainitiative.com/.

domenica 5 giugno 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 30 maggio al 5 giugno 2022

Bologna, il Museo internazionale della musica «si vede» anche con le mani
L'Istituzione Bologna Musei è sempre più attenta ad ampliare i livelli di accessibilità e inclusività delle proprie collezioni. È stato da poco realizzato un progetto che riguarda il Museo internazionale e biblioteca della musica. La Girobussola Aps, con il sostegno di Lions Club Bologna San Petronio, ha realizzato un lavoro che rende accessibili - attraverso testi in braille, file audio e mappe tattili - le collezioni della realtà di Strada Maggiore a persone ipo e non vedenti.
Parte essenziale del progetto è stata la realizzazione di una serie di mappe a rilievo, che nell'ampio formato A3 permettono una rappresentazione ricca di dettagli di immagini e oggetti attualmente collocati in vetrina nelle sale espositive o comunque non adatti a un approccio tattile per questioni di conservazione.
In particolare, con l’ausilio di questi supporti è possibile esplorare alcuni dei pezzi più iconici e curiosi presenti nella collezione degli strumenti musicali, come il serpentone, strumento a fiato composto da un tubo forato dalla forma serpentina, l'inusuale tromba marina con decorazioni a rilievo, i flauti del geniale inventore e collezionista Manfredo Settala, o la buccina, pittoresco trombone a forma di drago.
Tutte le mappe tattili sono accompagnate da testi in braille che guidano l'esplorazione e informano sulla storia e le peculiarità dell'oggetto rappresentato. I testi permettono, inoltre, di affrontare argomenti storico-teorici a cui la collezione del museo si ricollega: è il caso della riproduzione della sezione del teatro comunale di Bologna, che viene affiancata da una sua mappa e da una mappa di un anfiteatro a scaloni, ponendole a confronto e offrendo informazioni importanti e preziose sui luoghi di rappresentazione della musica. Così come, in una sorta di area tematica dedicata alla notazione musicale - con mappe dedicate al pentagramma, al tabulato e ai neumi (nella notazione musicale medievale, segni grafici che indicano una o più note da eseguire sulla stessa sillaba, o un certo modo di eseguire la melodia) - i testi ripercorrono i principali momenti della storia della scrittura della musica dal Medioevo all’Ottocento.
I file in formato mp3, che dei testi in braille sono una versione in formato audio, vanno ad arricchire il patrimonio informativo già disponibile on-line, così da venire incontro a chiunque preferisca l'ascolto registrato alla lettura personale. I file sono inseriti nel percorso dedicato al Museo della musica dell’app MuseOn, disponibile in versione iOS e Android. Per scaricarla e conoscere i per-corsi a oggi disponibili è possibile consultare il sito https://museon.it/bolognamusei.
Per maggiori informazioni: www.museibologna.it/musica

«Sliding doors»: a Firenze una mostra di Elisabetta Rogai, l’inventrice dell’«enoarte»
Il vino sulla tavolozza come un colore inusuale che dà vita a figure femminili, cavalli dalle criniere al vento, fiori e persino codici a barre: dal 2011 il mondo dell’arte si è arricchito di una nuova tecnica, la enoarte, invenzione della fiorentina Elisabetta Rogai che, grazie a una particolare procedura di di fissaggio, vede «il nettare di Bacco» invecchiare sulla tela come in cantina, passando dalle cromie tipicamente giovanili a quelle caratteristiche della maturità.
L’artista toscana - che ha alle spalle più di cinquant’anni di attività pittorica e mostre a Washington, Los Angeles, Hong Kong e Cannes, ma non solo – espone in questi giorni nella sua città natale, a La Loggia di Piazzale Michelangelo, vera a propria terrazza privilegiata su uno dei panorami più fotografati e invidiati al mondo.
L’esposizione, intitolata «Sliding doors», allinea una quarantina di dipinti che abbracciano un decennio di arte e riassumono le varie tecniche utilizzate da Elisabetta Rogai: dalla pittura su tela denim (quella dei jeans) a quella tradizionale a olio, fino ai quadri realizzati con la enoarte, ovvero la pittura col vino, compresi i più recenti lavori con il «rosso Pozzuoli».
Lungo le pareti della sala fiorentina scorrono fiori dipinti su tela denim; immagini femminili - alcune anche di piccole dimensioni - con donne eleganti, sofisticate, sportive e mai banali, ma anche gli splendidi cavalli che da anni caratterizzano il lavoro della pittrice.
In questa nuova mostra temporanea, aperta fino al 25 giugno, Elisabetta Rogai rivela ancor di più la sua creatività multanime, che l’ha vista, negli anni, ottenere svariati successi. Nel 2015 l’artista ha, per esempio, realizzato il Drappellone del Palio di Siena con quattro diversi vini rossi del territorio che hanno dato forma alla Madonna Assunta in cielo. Suoi sono anche l'affresco raffigurante «Il battesimo di Cristo» nella pieve romanica di San Pietro in Bossolo a Tavarnelle Barberino, in provincia di Firenze, e l’immagine di Cio Cio San, la protagonista dell’opera lirica «Madama Butterfly», donata nell’estate 2020 alla Fondazione Festival Pucciniano alla presenza dell’ambasciatore giapponese in Italia, Hiroshi Oe. Quindi, nel 2021, Elisabetta Rogai ha dipinto, sempre con il vino, il «Dante infernale», realizzato per celebrare i sette secoli dalla morte del Sommo poeta.
La prossima estate la pittrice fiorentina è stata invitata a esporre a Reggio Calabria, nell’ambito di un fitto programma di festeggiamenti organizzati per il 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace. Nel corso del 2022, le sue opere saranno protagoniste anche di una mostra personale a Miami, in Florida, in un appuntamento che già profuma di evento. 
Per maggiori informazioni: www.elisabettarogai.it

Firenze, una mostra di Alberto Biasi alla Tornabuoni Arte
Tornabuoni Arte
rende omaggio ad Alberto Biasi (Padova, 1937), uno degli artisti più interessanti del dopoguerra in Italia, cofondatore del Gruppo N a Padova, tra i più importanti rappresentati dell’arte programmata, pioniere nella ricerche ottico-cinetiche.
Dopo le monografiche che si sono tenute a Parigi (2015 e 2022) e a Londra (2017), è la sede fiorentina di Lungarno Benvenuto Cellini a ospitare, fino al 22 luglio, una cinquantina di opere, con una particolare attenzione alla produzione più recente del ciclo «Torsioni»
La serie è realizzata su forme geometriche classiche, con strisce di plastica bifacciali dai colori contrastanti, che convergono verso il centro, creando un dinamismo ottico, che induce l’osservatore a spostare il proprio punto di vista. Chi si muove davanti all’opera, guardandola con attenzione, dà origine a un dinamismo e percepisce immagini che si formano, si deformano, si restringono, si dilatano, mutano di dimensione oppure di colore.
La mostra è arricchita da alcune opere storiche degli anni ’60 e ’70, provenienti della collezione privata di Biasi, insieme ad oggetti scultorei ottico-cinetici. 
Per l’occasione è stata ricreata la celebre installazione «Tu sei» del 1973, recentemente esposta a Roma all’Ara Pacis e presentata alla Tornabuoni Arte di Londra. Si tratta di un’opera che, come «Light Prism» o «Grande tuffo nell’arcobaleno», appartiene al ciclo degli «Ambienti». Queste «sono opere - racconta lo stesso Alberto Biasi in un’intervista - di cui avevo creato i prototipi negli anni Sessanta per la mostra Arte Programmata e che ho realizzato in grandi dimensioni intorno agli anni Settanta». 
«Tu sei» è, nello specifico, un «ambiente immersivo», buio, illuminato da fasci di luci colorate, proiettati sulle pareti; concepito per attirare gli spettatori e coinvolgerli in un fenomeno visivo di ombre che si moltiplicano a seconda dei loro movimenti, facendoli diventare, a loro volta, attori e protagonisti dell’opera stessa.
Il lavoro di Alberto Biasi, sempre per usare le sue parole, é «un’arte visiva che trasmette conoscenza e sapere attraverso gli occhi. Questa e solo questa io definisco Arte, appunto perché trasmette Scienza».
L’esposizione corredata da un catalogo che contiene alcuni estratti del volume «Covid-19. Lockdown dell’Arte» scritto dallo stesso artista, costituisce un’occasione importante per rileggere i molteplici sorprendenti risultati raggiunti dall’artista nell’analisi delle variazioni percettivo-performative.
Per maggiori informazioni: www.tornabuoniart.com.

Didascalie delle immagini 
1. Alberto Biasi, Porta del sole, 2022, lamella in PVC e acrilico su tavola, cm 180x90; 2. Alberto Biasi, Dinamica, 2011, lamelle in PVC e acrilico su tavola, 130x90 cm

domenica 29 maggio 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 23 al 29 maggio 2022

A Brescia «A tu per tu con Tiziano»: il Polittico Averoldi visto da vicino
È un’esperienza unica e di grande suggestione quella che propone la mostra «A tu per tu con Tiziano», a cura di Davide Dotti, allestita fino al 3 luglio a Brescia, negli spazi della Collegiata dei Santi Nazaro e Celso.
In occasione del quinto centenario dell’arrivo in città del Polittico Averoldi, nel presbiterio della chiesa è stata appositamente allestita una struttura che permette al pubblico di salire a sette metri di altezza e di vedere da una prospettiva inedita e ravvicinata, a solo due metri di distanza, il capolavoro che il bresciano Altobello Averoldi, vescovo di Pola e legato pontificio a Venezia, commissionò nel 1519 al maestro cadorino, una delle pietre miliari del Rinascimento, portatore di numerose innovazioni dal punto di vista estetico e stilistico.
Molto fragile e dunque inamovibile dalla sua sede originaria, l’opera, di solito visibile solo dal basso e a grande distanza, è composta da cinque pannelli dipinti a olio su tavola. Al centro spicca la «Resurrezione di Cristo»: Gesù vittorioso, con il corpo in movimento e in torsione, tiene nella mano destra il vessillo crociato simbolo del trionfo sulla morte. Nel registro superiore è rappresentato l’episodio dell’«Annunciazione» suddiviso in due distinti pannelli. A sinistra, contro un fondo scuro, campeggia l’elegante e luminosa figura dell’arcangelo Gabriele che srotola un filatterio con l’iscrizione «Ave Gratia Plena». A destra appare la Vergine con il capo leggermente chino, che porta la destra al petto in segno di accettazione. La tavola di sinistra del registro inferiore raffigura, invece, i santi patroni Nazaro e Celso in armatura, in compagnia del committente Altobello Averoldi colto in preghiera con le mani giunte. Mentre quella di destra è interamente occupata dalla figura di San Sebastiano, che lo stesso cadorino maestro riteneva «la megliore pictura ch’el facesse mai».
Il percorso espositivo si completa con la visita alla pala dell’Incoronazione della Vergine con i santi Michele Arcangelo, Giuseppe, Francesco d’Assisi e Nicola da Bari e al Padre Eterno, dipinta da Alessandro Bonvicino detto il Moretto che, per l’occasione sarà affiancata dalla predella raffigurante l’adorazione dei pastori, concessa eccezionalmente in prestito dal Museo diocesano di Brescia.
La visione dell’opera di Tiziano, dalla straordinaria qualità pittorica e dalla folgorante potenza espressiva, è organizzata per gruppi di massimo 15 persone a cui verrà fornita un'audioguida; i gruppi saranno accompagnati nel percorso di vista da volontari, secondo una turnazione di 20 minuti; il venerdì e il sabato dalle 10 alle 17:30, la domenica dalle 11 alle 17:30. Ogni giovedì di giugno, alle ore 20:30, la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso ospiterà, inoltre, una serie di iniziative collaterali che prevede una conferenza di approfondimento sul polittico Averoldi, accompagnata da un concerto di musica rinascimentale e barocca, a cura della Bach Consort Brescia.
Il pubblico potrà così ammirare particolari di solito difficilmente visibili: la firma e la data apposta da Tiziano sul rocchio di colonna sul quale San Sebastiano poggia il piede destro («Ticianvs Faciebat / MDXXII»), la straordinaria fisicità dell’atletico corpo del Redentore, la dolcezza del profilo della Vergine, i lunghi boccoli dorati che incorniciano il volto dell’angelo annunciante e i numerosi pentimenti dell’artista, individuabili anche ad occhio nudo, quali il cambiamento della posizione delle gambe e del tessuto svolazzante che cinge i fianchi del Cristo. Tutte caratteristiche, queste, che parlano del sublime genio di Tiziano.
Per maggiori informazioni: www.tizianobrescia.it

Emilio Isgrò dona «Cinque Maggio. Minuta cancellata» alla Biblioteca nazionale Braidense
Di quel memorabile «Ei fu. Siccome immobile, / dato il mortal sospiro, / stette la spoglia immemore...», che tutti abbiamo studiato a scuola, non resta che l’iniziale «Ei fu…». Poi è un susseguirsi di righe tirate a pennarello e di piccole formiche che vanno a riempire l’intero foglio. La Biblioteca nazionale Braindense di Milano arricchisce la propria collezione di una nuova opera. Il siciliano Emilio Isgrò, classe 1937, ha donato all’istituzione diretta da James Bradburne il suo «Cinque maggio. Minuta cancellata», lavoro che fonde arte e letteratura, esemplificativo di un modo di fare cultura e comunicazione, iniziato nel 1964, che lo ha messo a contatto, tra l’altro, con i grandi scrittori del passato.
Con questa opera, «il maestro delle cancellature», del quale è in fase di realizzazione il catalogo generale dell’opera per la curatela di Bruno Corà con Marzo Bazzini e Scilla Velati Isrò, ha affrontato il manoscritto autografo della celebre poesia di Alessandro Manzoni dedicata a Napoleone, uno dei tesori della Braidense, istituto che accoglie il più importante fondo nazionale dedicato al padre del romanzo «I promessi sposi».
«È la seconda volta – racconta l’artista, tra i maestri della corrente concettuale - che affronto l’opera manzoniana, e devo riconoscere che scalzare Manzoni dal trono del dubbio è più difficile che svuotare Napoleone del suo carisma. Anche per Il Cinque Maggio non poteva che essere così. Mi sono appoggiato al testo così come il compositore si appoggia al libretto, lasciando parlare da sole le parole che la musica rischia di cancellare. È chiaro che l’incipit «Ei fu» l’ho dovuto lasciare nella sua interezza, per accendere l’immaginazione e la memoria del pubblico».
Mentre James Bradburne, soddisfatto di questo prestigioso dono che va a rafforzare la raccolta di documenti manzoniani, sottolinea come «il lavoro di Isgrò – basato sulla cancellazione di parole, immagini e note – non abbia nulla a che vedere con l’«annullamento della cultura». Anzi, è manifestamente il suo opposto. Non è una negazione del passato, ma una sua rispettosa celebrazione – opera di un Boccioni, non di un Marinetti».
L’opera è esposta fino al 2 luglio insieme all’originale del «Cinque Maggio» manzoniano nella Sala Maria Teresa della biblioteca, visitabile con ingresso libero in orario di apertura al pubblico.
Per maggiori informazioni: bibliotecabraidense.org.

Genova, Porta Siberia diventa la «Casa degli Angeli»
Creature alate, arcangeli, serafini e cherubini da secoli popolano l’arte figurativa. Pur essendo arcani ed eterei sono tra i soggetti più effigiati dal mondo dell’arte. Da Giotto a Mantegna, da Raffaello a Rubens, da Tiepolo a Segantini, da Chagall a Warhol, non c’è grande artista della pittura universale che non abbia lasciato il suo inconfondibile segno nella galleria a tema angelico. A questa immaginaria pinacoteca vanno aggiunte le opere realizzate, nell’arco degli ultimi quindici anni, per la Iglesia de los Angeles nell’estancia argentina El Milagro, vicino a Salta.
Daniele Crippa, critico d’arte e presidente del Museo del Parco di Portofino, nonché anima creativa di questo progetto di grande importanza per la comunità indigena di tradizioni cristiane, ha coinvolto numerosi pittori e scultori conosciuti nel corso del suo lavoro invitandoli a realizzare un’opera raffigurante un angelo. «Più di cinquecento artisti italiani, da Gillo Dorfles a Giosetta Fioroni, fino a Elio Marchegiani e Mimmo Paladino, hanno risposto all’invito – racconta il curatore. Ciascuna immagine è stata, poi, trasferita da maestranze del luogo in piastrelle delle dimensioni di cm 20 x 20 per decorare le pareti di tutta la chiesa».
I disegni realizzati per il luogo di culto argentino sono attualmente esposti nella mostra «La casa degli Angeli», allestita nelle sale di Porta Siberia al Porto Antico di Genova.
L’allestimento accompagna il visitatore in un viaggio teso ad approfondire l’importanza dei messaggeri divini nella cultura contemporanea. La collettiva, accompagnata dal volume «Angeli & Artisti nella Iglesia de los Angeles» pubblicato da Bellavite Editore, è stata concepita come un work in progress: alle opere esposte se ne andranno, infatti, ad aggiungere di nuove, realizzate per l’occasione. È previsto, infatti, che per decorare interamente le pareti dell’Iglesia de Los Angeles servano 1820 piastrelle.
«Sottolineare il culto degli angeli e la loro importanza nella pittura e nelle varie forme espressive - raccontano gli organizzatori - significa anche celebrare l’amicizia che nasce dal sapersi tutti amati e protetti dai custodi delle nostre vite. Grazie al ruolo fortemente iconico che hanno nell’immaginario di tutti in tutto il mondo, indipendentemente dalla cultura di appartenenza, queste figure inviano ancora oggi note di fratellanza».
Per maggiori informazioni: www.iglesiadelosangeles.com.

A Firenze «I riflessi dell’esistenza» Di Zanbagh Lotfi
È una sorta di diario «scritto» a tocchi di pennello e con un insolito gioco di colori quello che l’artista iraniana Zanbagh Lotfi, classe 1976, presenta alla Crumb Gallery di Firenze nella mostra «I riflessi dell’esistenza».
Figlia del lockdown e di un periodo di solitudine e di grandi cambiamenti, l’esposizione toscana, aperta fino al 24 settembre, presenta una ventina di opere, di diversi formati, nei quali molto spesso protagonista è la stessa artista, raffigurata in un autoritratto. «Fumo una sigaretta», «My land my soul», «Qui passa una tempesta», «Come i fiori appassiti» sono solo alcuni dei titoli dei lavori esposti, nati – racconta Zanbagh Lotfi nel saggio «Pinocchio nel ventre della balena, messaggi (colorati) da un mondo nascosto» di Rory Cappelli - da «un’autoriflessione, in cui mi guardavo letteralmente come in una sorta di specchio».
Le immagini si sovrappongono in composizioni dense e potenti dove il colore gioca un ruolo fondamentale. Ed è proprio il colore con cui l’artista si confronta di più: negli anni, la sua pittura è sempre stata quasi monocromatica, dominata dal contrasto tra il bianco e il nero per arrivare progressivamente a toni più sfumati. In questi dipinti, invece, i verdi, i rosa, i viola, i gialli, i blu, gli arancioni, le tinte fosforescenti sono entrati in modo prepotente, portandola ad usare anche tecniche diverse come, ad esempio, l’olio. Tra le campiture cromatiche affiorano o si nascondono oggetti e figure umane, che raccontano anche il passato di Zanbagh Lotfi a Teheran, dove si è laureata in pittura e illustrazione, prima di venire a studiare all’Accademia di Belle arti di Firenze.
«Mi piace sporcare la tela e poi iniziare a dipingere sulle macchie di colore, cercando di creare un ordine tra tutte le cose che ho messo lì sopra – racconta l’artista a proposito del suo lavori. Ogni volta è una sfida con me stessa. Non so mai se riesco a finire, a volte un quadro non riesco a vincerlo, altre volte ci riesco dopo due anni, altre volte ancora in una notte si risolve tutto».
Per maggiori informazioni: www.crumbgallery.com.

«Una storia nell’arte», in mostra a Foligno la collezione di Alvaro Marchini
Più di settanta opere raccontano negli spazi del Ciac – Centro italiano arte contemporanea di Foligno «Una storia nell’arte», in bilico «tra impegno e passione»: quella di Alvaro Marchini, uomo dal forte credo politico che fu comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza e cofondatore della società che editò «l’Unità», organo del Partito comunista, ma anche imprenditore di successo e gallerista con La Nuova Pesa. Il progetto espositivo, presentato negli scorsi mesi anche all’Accademia nazionale di San Luca a Roma, si avvale della curatela di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni e del coordinamento di Gianni Dessì.
Il visitatore può ammirare, tra le altre, opere di Giacomo Balla, Georges Braque, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, René Magritte, Pablo Picasso, Giorgio Morandi e Renato Guttuso continuando, poi, con i lavori contemporanei di Carla Accardi, Luca Maria Patella, Cesare Tacchi, Mimmo Jodice, Enrico Castellani, Stefano Di Stasio, Felice Levini, Vettor Pisani, Maurizio Mochetti e Salvo. Tra i nuclei più importanti in mostra c’è una significativa raccolta di disegni di George Grosz, Otto Dix e Scipione. Particolarmente rara è, inoltre, l’esposizione dell’opera su tavola «Senza titolo» di Gino De Dominicis, facente parte della mostra che lo stesso artista realizzò nel 1996 nella galleria La Nuova Pesa, quando, oltre ad altre opere, espose l’installazione «L’Appeso». Altrettanto rara è l’opera «Senza titolo» di Jannis Kounellis, un olio su tela, metallo e coltello del 2013.
La mostra offre, dunque, un racconto del rapporto tra Alvaro Marchini e l’arte, che lo porta a collezionare e ad aprire nel 1959 a Roma la galleria La Nuova Pesa, con sede, prima in via Frattina e dall’autunno 1961, in via del Vantaggio. L’esperienza ricca e complessa nasce come tentativo cruciale di annodare e promuovere un’idea di possibile prassi estetica all’insegna della figurazione. La prima stagione della galleria, tra il 1959 e il 1976, vede coinvolto un gruppo di artisti e intellettuali, da Antonello Trombadori a Renato Guttuso, da Corrado Cagli a Pier Paolo Pasolini, da Alberto Moravia a Carlo Levi, legati ad Alvaro Marchini da amicizia, oltre che da una familiarità culturale e ideologica. Anche Simona e Carla, le due giovani figlie di Alvaro, partecipano attivamente alla gestione della galleria. Chiusa La Nuova Pesa nel 1976, Alvaro Marchini continua l’attività imprenditoriale e collezionistica sino alla morte, avvenuta il 24 settembre 1985. Un mese dopo la figlia Simona, quasi a lenirne la perdita, apre una nuova galleria nella stessa città e con lo stesso nome, ma nuovo indirizzo, via del Corso. In un’ideale continuità sentimentale, si avvia a farsi testimone del proprio tempo sino a giungere ai nostri giorni.
Per maggiori informazioni: www.ciacfoligno.it.