ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 6 aprile 2023

Tra arte e letteratura, Elisabetta Rasy racconta Etty Hillesum

«Una cosa, tuttavia, è certa: si deve contribuire ad aumentare la scorta di amore su questa terra. Ogni briciola di odio che si aggiunge all'odio esorbitante che già esiste, rende questo mondo più inospitale e invivibile». Con il suo Diario e le sue Lettere, pubblicate in Italia da Adelphi dopo la prima metà degli anni Ottanta, Etty Hillesum, ebrea olandese scomparsa poco prima di compiere trent’anni nel campo di sterminio di Auschwitz, ha illuminato una delle pagine più buie della storia del Novecento – la Shoah -, diventando «un simbolo della Resistenza spirituale di fronte al Male».
La figura di questa giovane donna, alla tenace ricerca di Dio e alla costante scoperta del senso dell’esistenza umana, è al centro del nuovo libro, pubblicato nel gennaio di quest’anno, dalla giornalista e scrittrice Elisabetta Rasy: «Dio ci vuole felici – Etty Hillesum o della giovinezza».

Il volume, che inaugura la collana «Scrittrici /Scrittori» di HarperCollins, in cui narratori dei nostri giorni dialogano con l’opera e la vita di autori del passato, non è una biografia, ma il racconto di un incontro singolare, quello con le pagine di un libro che si imprimono in maniera indelebile dentro di noi, dando forma - scrive la stessa Elisabetta Rasy – ai nostri «pensieri non pensati, quelli che stanno acquattati in fondo all’anima senza riuscire a venire fuori». Etty Hillesum diventa così per la giornalista e scrittrice romana, premio Campiello nel 1997 con «Posillipo» e firma dell’inserto domenicale del quotidiano «Il Sole 24Ore», «una perfetta maestra della giovinezza», «una di quelle amiche» con cui, durante l’adolescenza, «si passano ore e ore a parlare in una comunione di sentimenti – vera o illusoria non importa – che nell’età adulta difficilmente ritorna».

Pagina dopo pagina, la storia di Etty Hillesum si intreccia con quella di Elisabetta Rasy da giovane, delineandone anche la sua passione per il mondo dei libri, in un gioco di rimandi e rispecchiamenti, riflessioni e ricordi, che ci fa incontrare molti altri personaggi del Novecento, alcuni dei quali - come Anna Frank, Primo Levi, Edith Stein e Simone Weil - sono finiti nel labirinto infernale della follia nazista.
Nel libro si "parla", poi, anche degli amori difficili di Katherine Mansfield e Edith Wharton, della scrittura diaristica di Virginia Woolf e Margherite Duras, di un personaggio di fantasia come la Micol Finzi-Contini di Giorgio Bassani e della pittrice berlinese Charlotte Salomon, altro talento perduto nella Shoah, che ci ha lasciato «Vita? o Teatro?», «un grande libro di parole e più di mille disegni a tempera in cui racconta la sua giovinezza e l’epoca feroce in cui l’ha vissuta».

Elisabetta Rasy, laureata in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma, ci regala, inoltre, in queste pagine altri riferimenti al mondo dei colori e della creatività, raccontando brevemente al lettore le storie del pittore olandese Gabriël Metsu (1629–1667), noto per le sue immagini di interni domestici con figure femminili, e del maestro Gustave Courbet (1819 - 1877), che ha dato forma alla realtà che aveva davanti ai suoi occhi e ha firmato un dipinto controverso come «L’origine del mondo». Intense sono, poi, le due pagine dedicate al progetto «Archivi del cuore», un’immensa collezione di battiti cardiaci raccolta dal francese Christian Boltanski, padre di una ricerca artistica che ha saputo interpretare e raccontare in maniera viva e pulsante il tema della memoria e del trascorrere del tempo inteso come ineluttabile passaggio tra la vita e la morte, ricostruendo, con un linguaggio al contempo potente e delicato, tracce di vita per fugare il timore dell’oblio.

Il Diario di Etty Hillesum, che va dal marzo 1941 all’ottobre 1942, e le Lettere, inviate da Amsterdam e dal campo di transito di Westerbork tra l’agosto 1941 e il 7 settembre 1943, diventano, dunque, un espediente letterario per dare voce a quei molti «frammenti di un discorso pronunciato per iscritto tanti anni prima, o in un posto lontano da noi», che «illuminano come un faro» la nostra vita, dando voce a ciò che di noi stessi non conosciamo. «Frammenti», brani letterari, diversi per ognuno di noi e per ogni stagione della nostra vita, ma sempre preziosi e suggestivi, da fissare come una bussola sul nostro taccuino. La storia di questa «ragazza dai capelli e dall’anima arruffata», che voleva essere «il cuore pulsante della baracca», emerge comunque con intensità da ogni pagina.

Prima della decisione che le cambierà per sempre la vita – «Voglio seguire il destino del mio popolo» -, Etty Hillesum è una giovane donna alle prese con gli studi in Giurisprudenza e in Lingue slave, i rapporti non idilliaci con la famiglia, il desiderio di emancipazione o meglio di «un modo diverso di stare al mondo», la lettura di autori amati come Rainer Maria Rilke, Sant’Agostino, Fëdor Dostoevskij, Aleksandr Sergeevič Puškin, Lev Tolstòj, Thomas Mann, ma anche della Bibbia e del Vangelo di Matteo. Corre, libera, in bicicletta per le strade di Amsterdam con il vento che le soffia tra i capelli. Va in «locali pieni di fumo e discussioni» a divertirsi con gli amici e ad ascoltare la musica di Franz Schubert. Sperimenta «i complicati arabeschi dell’amore», che la vedono avere una tormentata relazione con lo psicologo e chiromante Julius Spier, morto poco prima che la scure della Storia si abbattesse anche su di lui.

Etty Hillesum è, dunque, una ragazza che respira a pieni polmoni la vita ed è proprio per questo motivo che non può soccombere all’orrore nazista. «Odiare non è nel mio carattere», «l'odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia», «Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quell'unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe diritto di riversare il proprio odio si un popolo intero» scrive, nel suo Diario, con tutta la fermezza che le circostanze impongono. «Mentre – racconta Elisabetta Rasy con uno stile in bilico tra il romanzo e il saggio - tutto va in pezzi e lo spazio vitale si restringe come in un cubicoli strozzato - per gli ebrei neanche più le panchine per sostare un minuto: proibite; neanche i giardini o i boschi per respirare: proibiti; neanche i tram per spostarsi da una strada all'altra: proibiti» -, Etty Hillesum ne è sempre più convinta: «l'odio è una malattia dell'anima». Ecco, dunque, che la giovane olandese trova la strada per essere «fedele al suo sentire, al suo stile umano»: «non la fuga, non l’odio, ma l’amicizia, l’amore, la preghiera», un colloquio intimo, profondo e diretto con Dio. Un Dio che ha bisogno dell’uomo, delle sue azioni giuste e piene di coraggio, per incarnarsi nella storia. Ne è pienamente convinta Etty Hillesum quando nel suo Diario scrive, imprevedibilmente e indimenticabilmente: «Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa. […] Cercherò di aiutarTi affinché Tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio».

Vedi anche

Informazioni utili
Elisabetta Rasy, «Dio ci vuole felici. Etty Hillesum o della giovinezza», HarperCollins Italia, Milano 2023. In commercio dal: 17 gennaio 2023. Pagine: 160 pp., rilegato. EAN: 9791259851376

domenica 12 giugno 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 6 al 12 giugno 2022

Al Mao di Torino «La stagione delle gru», il nuovo allestimento della galleria giapponese
La gru è un uccello dalla forte valenza simbolica in Asia orientale e, per la sua bellezza e le sue movenze aggraziate, è considerato un generico emblema di buon augurio. Per la sua capacità di compiere lunghe migrazioni, che creano l’illusione di un perpetuo ritorno da luoghi lontani, in Cina le gru sono anche state associate agli immortali taoisti, per i quali, secondo l’iconografia tradizionale, costituiscono spesso il mezzo di trasporto prediletto. Queste messaggere delle divinità sono quindi, prima di tutto, una metafora di longevità.
In occasione di una delle periodiche rotazioni a scopo conservativo che interessano la galleria giapponese, il Mao di Torino espone, a partire da martedì 7 giugno, la raffinata coppia di paraventi «Gru (tsuru)» del XVII secolo: quindici gru di varie specie sono raffigurate in un ambiente palustre, avvolto in una nebbia dorata. Il baluginio e la luminosità dei paraventi, che quasi rischiarano la sala, sono dovuti al prezioso sfondo in foglia d’oro (kinpaku), riportato al suo antico splendore grazie a un restauro finanziato nel 2011 dall’associazione Amici della Fondazione Torino Musei. Lo stile naturalistico è caratterizzato dalla pienezza dei colori, da un'attenta ricerca di pose differenziate ed eleganti e dall’armonia dell’insieme.
Nella stessa sala sarà collocata un’altra coppia di paraventi a sei ante risalenti al XVII secolo che raffigurano una ricca composizione di crisantemi in fiore. Il soggetto è di origine cinese; richiama la stagione autunnale ed è simbolo della vita appartata del letterato lontano dagli incarichi ufficiali. In Giappone conobbe un grandissimo successo, tanto da essere adottato anche come stemma dalla famiglia imperiale: una corolla di crisantemo dorata a 16 petali, che evoca lo splendore del sole.
La rotazione conservativa prosegue al secondo piano della galleria giapponese con l’esposizione di otto kakemono, i delicati dipinti su rotolo verticale, e una selezione di lacche, tra cui emerge una scatola per la cerimonia del tè (chabako) con fondo rosso e fini tralci vegetali decorati con foglie e fiori in rilievo in ceramiche di vari colori, metalli dorati e madreperla. Lo stile evocato è chiamato «Haritsu», dal nome del poliedrico artista Ogawa Haritsu (1663-1747), apprezzato decoratore di lacche polimateriche, pittore e poeta di haiku.
Per maggiori informazioni: www.maotorino.it

Didascalie delle immagini: 1. Titolo: inro con uccello e ciliegio in fiore Oggetto: scatolina a cinque compartimenti Soggetto: decorazione di uccello su posatoio e ciliegio in fiore Cronologia specifica: 1750 ca. Dinastie: Edo (Tokugawa) Materia e Tecnica: Legno laccato; decorazione in oro, argento e pigmenti; 2. Titolo: chabako con rilievi vegetali Oggetto: scatola per cerimonia del tè Soggetto: decorazione vegetale in rilievo Cronologia specifica: 1800 ca. Dinastie: Edo (Tokugawa) Materia e Tecnica: Legno con laccatura rossastra superficiale; decorazione in oro e ceramica, madreperla, metalli, pigmenti

Forte dei Marmi: «un incontro inaspettato» a Villa Bertelli tra Catarsini e Treccani
L’arte rende possibile ciò che, forse, non è mai accaduto. A Forte dei Marmi, sul mare toscano, la pittura di Alfredo Catarsini incontra quella di Ernesto Treccani. Avviene a Villa Bertelli, dove fino al 31 luglio va in scena la mostra «Un incontro inaspettato. Catarsini e Treccani allo specchio», per la curatela di Rodolfo Bona.
Ventuno anni di differenza d’età e una generazione separavano i due artisti, la cui pittura è stata caratterizzata dal comune amore per uomini e cose in una concreta adesione ai fatti dell’esistenza. Il milanese era spesso lontano dal suo studio, intento in abituali soggiorni creativi che, negli anni Novanta, lo portarono a Macugnaga, Gropparello, Nizza e Forte dei Marmi, cittadina della Versilia tanto vicino a Viareggio, luogo dal quale Alfredo Catarsini esitava a staccarsi e al quale era quasi visceralmente legato.
Malgrado questa vicinanza tra le due località toscane, fino a oggi non è documentato un incontro tra i due artisti, accomunati, però, dall’amore per la Versilia e da alcune frequentazioni come quelle con Carlo Carrà, Raffaele De Grada e altri.
L’incontro virtuale tra Alfredo Catarsini e il maestro di Corrente avviene, questa estate, in Sala Treccani, dove sono custodite permanentemente sette opere dell’artista milanese, realizzate fra gli anni Settanta e Ottanta, che rappresentano soggetti dal naturalismo liricamente trasfigurato, caratterizzati da «forme espanse, – scrisse Raffaele De Grada - senza controllo lineare e tantomeno geometrico, che tuttavia creano contrasti e dissonanze che non suggeriscono piacevolezza informale ma sono il sintomo di un dramma che si sfoga nel colore». Qui, fino a fine luglio, saranno visibili anche otto lavori di Alfredo Catarsini che si riflettono, da una parete all’altra della sala, come in uno specchio, con quelli di Ernesto Treccani in un confronto ideale sulla forma e la sua strutturazione o destrutturazione, dove i protagonisti sono l’uomo, la natura e il colore.
In questo ultimo scorcio di primavera, l’artista viareggino è al centro anche di una mostra a Massa Carrara, a cura di Marilena Cheli Tomei, che, dal 10 al 18 giugno, presenta alla Biblioteca civica di piazza Mercurio diciassette opere (dipinti, disegni a china, bozzetti di affreschi) di epoche differenti, riunite sotto il titolo «I paesaggi dell’anima».
Per maggiori informazioni: www.fondazionecatarsini.com | www.villabertelli.it.

Alla Galleria Nuages «La Milano di Luciano Francesconi»
Rimarrà aperta fino al prossimo 25 giugno a Milano, negli spazi della Galleria Nuages, la mostra «La Milano di Luciano Francesconi (1934-2011)» (orari: 14-19, sabato 10-13 e 14-19; chiuso festivi e lunedì | ingresso libero), curata da Cristina Taverna e Margherita Zanoletti. L’esposizione presenta per la prima volta una selezione esclusiva di opere grafiche su carta, con cui il maestro vignettista spezzino, storica firma del «Corriere della Sera» e amico di Dino Buzzati, ritrae episodi, luoghi e personaggi della città di Milano, raccontando uno spaccato della storia recente della città.
Dopo la rassegna allestita alla Triennale di Milano nel 2014 e la retrospettiva del 2016 ai Musei civici di La Spezia, la mostra in via del Lauro segue un importante fil rouge del lavoro di Luciano Francesconi: Milano. La viabilità, il commercio, le aree verdi, episodi di cronaca e politica, la gestione amministrativa, l’ambiente sono solo alcuni dei temi che, con levità e arguzia, il vignettista ritrasse nei suoi disegni.
I materiali in mostra alla Galleria Nuages risalgono agli ultimi anni della carriera dell’artista. Si tratta di disegni a china su carta Fabriano: vignette in bianco e nero su semplici fogli A4. «Ciascun disegno – raccontano i curatori - è l’istantanea di un momento storico: un flashback essenziale che fa rituffare l’osservatore nel passato recente di Milano. È lo specchio di una visione delle cose e del mondo, è il racconto pulito e divertito di un occhio sensibile, capace di sintetizzare la complessità in pochi tratti grafici di immediato impatto comunicativo. Con leggerezza, umorismo e talvolta cinismo».
Per maggiori informazioni: tel. 02.72004482 | nuages@nuages.net | www.nuages.net.

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sabato 11 giugno 2022

#notizieinpillole, Milano Design Week 2022: le mostre da vedere nel week-end del Salone del mobile

La città di Milano torna protagonista della scena internazionale grazie al design. Fino al 12 giugno, in concomitanza con il Salone del Mobile, che quest’anno celebra il traguardo delle sessanta edizioni, progettisti, aziende e università presentano mostre, idee e installazioni per provare a immaginare il futuro che verrà. «Tra spazio e tempo» è, infatti, il tema conduttore della Milano Design Week, promossa da Fuorisalone.it, che quest’anno invita a riflettere sui cambiamenti in atto nel mondo di oggi: dalle trasformazioni urbane al ruolo dell’economia circolare, dalla diffusione delle energie rinnovabili ai nuovi materiali e all’ottimizzazione dei processi produttivi, passando per le opportunità date dalle nuove frontiere del web3.

Fuorisalone Award, un premio per celebrare il meglio del design
C’è un sito per scoprire tutto quello che bolle in pentola nei giorni della Milano Design Week 2022. È Fuorisalone.it, che per questa edizione propone due novità: l’area riservata per organizzare la propria agenda di visita e la sezione «Inspire» (un viaggio per immagini alla scoperta dei progetti più interessanti e innovativi). 
Si può così organizzare il proprio percorso tra le proposte dei distretti cittadini del design: Brera, Tortona, Isola, Milano Durini e 5Vie, ovvero il blocco di vicoletti e stradine del centro storico, tra via Torino e via Meravigli. 
La Milano Design Week offre al pubblico, in questi giorni, anche tanti progetti imperdibili come, per esempio, la seconda edizione di «We Will Design» a Base, il «Superdesign Show» a Superstudio, la ricca offerta espositiva della Triennale e il «Baranzate Ateliers», che propone all’interno dell’ex fabbrica Necchi, icona del patrimonio industriale italiano, un percorso espositivo dedicato al design da collezione e all'arte sperimentale.
Tra le novità del 2002 c’è il Fuorisalone Award, riconoscimento che premierà i contenuti e gli allestimenti più memorabili presentati nel corso della settimana. 
Da un lato, il premio del pubblico celebrerà le installazioni più distintive in mostra a Milano coinvolgendo attivamente i visitatori, che potranno votare on-line sulla piattaforma digitale di Fuorisalone.it.
Dall’altro, un lavoro congiunto da parte di un comitato tecnico porrà l’attenzione su contenuti di rilevanza per il mondo del progetto e del design, qualitativamente innovativi e ricchi di significato. 
I progetti selezionati concorreranno ad aggiudicarsi le quattro menzioni speciali per le categorie: interazione, sostenibilità, tecnologia, comunicazione.
Al vincitore del Fuorisalone Award verrà consegnato sia il premio fisico, realizzato dalla stampa 3D del modello tridimensionale sviluppato, che il relativo NFT, attraverso cui potrà visualizzare nel dettaglio l’elaborazione dei dati del Fuorisalone degli ultimi due anni. 
La rappresentazione tridimensionale dei dati complessi sarà affidata a Mauro Martino, artista digitale e Principal Research Scientist al MIT-IBM Watson AI Lab, dove ha fondato e dirige il «Visual Artificial Intelligence Lab». La produzione dell’NFT e la gestione del contenuto digitale del premio verrà realizzata da Unframed721.
Per maggiori informazioni: www.fuorisalone.it.

Didascalie delle immagini: Tre parole chiave del Fuorisalone. Campagna di comunicazione di Fuorisalone.it

Dal gruppo Memphis a Mathieu Lehanneur: le mostre della Triennale per la Milano Design Week
La Triennale di Milano rinnova il proprio ruolo di istituzione di riferimento per il design internazionale e, in occasione della sessantesima edizione del Salone internazionale del mobile e della Milano Design Week, presenta un ricco cartellone di mostre, progetti ed eventi collaterali.
Cuore pulsante del programma è la mostra «Memphis Again», curata da Christoph Radl, che riunisce oltre duecento tra mobili e oggetti progettati dal gruppo Memphis tra il 1981 e il 1986, molti dei quali sono diventati delle icone del design. Nello spazio della Curva di Triennale, lunga oltre cento metri, gli oggetti sono esposti, fino al prossimo 12 giugno, in ordine cronologico, come una sfilata, nella quale sarà lo spettatore a muoversi lungo la passerella in un’atmosfera da night club suggerita dall’allestimento e dalla colonna sonora di «Seth Troxler». Alle pareti sono proiettate frasi di protagonisti, critici, architetti e designer.
Le altre mostre presentate negli spazi del Palazzo dell’Arte per la Milano Design Week offrono un approfondimento di alcuni dei temi centrali del dibattito contemporaneo, come la sostenibilità ambientale e lo sviluppo consapevole in relazione alla scarsità di materiali. È il caso di «Forest Tales», curata e progettata dallo Studio Swine: un manifesto contro lo spreco nel design, un appello per una scelta più ponderata dei materiali e una sfida allo status quo, che vede esporre, tra gli altri, Thomas Heatherwick, Jaime Hayon, Maria Jeglinska-Adamczewska, Maria Bruun e Mac Collins. 
Su questa scia si muovono anche «Gilco 100 road bike», che presenta una bicicletta da strada nata per festeggiare il centenario di Gilberto Colombo, «The Twist: Cultural and Emotional», che espone cinque nuove sedute progettate dal brand giapponese Koyori, e il progetto installativo «The Tokyo Toilet / Milano», realizzato dal collettivo di artisti giapponese Skwat.
Mentre le mostre
«In a Box», dedicata alla produzione del designer austriaco Arthur Arbesser, «Driade On Stage», che si avvale della direzione artistica di Fabio Novembre, e «Cactusrama» restituiscono un'idea di abitare che interpreta le tendenze del costume con una messa in scena spettacolare. «The Inventory of Life» del designer francese Mathieu Lehanneur propone, invece, una rappresentazione di fenomeni sociali attraverso dati e installazioni che documentano lo stato della popolazione mondiale e le conseguenze dei suoi comportamenti sulla terra.
Completa l’offerta un Public Program dedicato ai protagonisti del mondo della progettazione con incontri, lecture e proiezioni. Il 9 giugno si terrà, per esempio, il Side Event del festival New European Bauhaus, promosso dalla Commissione europea a Bruxelles; l’incontro sarà intitolato «Le Tesi di Milano» e vedrà coinvolte diverse realtà cittadine e nazionali su temi della bellezza, della sostenibilità e dell’inclusione.
Al di fuori del Palazzo dell’Arte, sempre in occasione della Milano Design Week, Triennale inaugura «Il padiglione del vetro», terza mostra di design all’interno dell’Aerostazione di Milano Linate, che presenta una selezione di oggetti della collezione permanente.
Per maggiori informazioni: www.triennale.it


Nelle foto:Allestimento della mostra «Memphis Again», allestita fino al 12 giugno 2022 alla Triennale di Milano. IMG © Delfino Sisto Legnani e Alessandro Saletta - DSL Studio

Debutto italiano per le creazioni in ceramica del lighting designer americano Jonathan Entler
Pezzi unici, fatti a mano, dalle forme sinuose ed eclettiche. Eleganti creazioni declinate in un’ampia varietà di colori che uniscono l’alta artigianalità alla sofisticata tecnologia della stampante 3D. La ceramica del lighting designer e artista americano Jonathan Entler, con base a Los Angeles, approda per la prima volta a Milano in occasione della Design Week. Nei suggestivi ambienti Liberty de La Villa, nel cuore di NoLo (tra Centrale e Pasteur), è esposta una collezione di chandelier, lampade da terra, applique da muro e lampade da tavolo, che documentano la perfetta applicazione dell’elemento luminoso alle forme scultoree in argilla, materiale che il ceramista statunitense ha sperimentato sin da piccolo conoscendone così in maniera approfondita le varie condizioni e metamorfosi che esso attraversa prima di giungere alla sua forma finale nel forno.
Sviluppata sui primi due livelli dell’edificio, la mostra presenta al piano terra un grande chandelier a otto braccia in ceramica nera lucida dalle imponenti dimensioni, che scandisce il passaggio attraverso la veranda vetrata che porta al giardino; mentre al piano superiore accolgono il visitatore un grande lampadario nel corridoio e due ambienti allestiti con lampade da tavolo, da terra, da parete, di dimensioni e colori diversi.
Ne scaturisce un dialogo inedito fra il design contemporaneo della collezione e le atmosfere liberty che caratterizzano la dimora, con i suoi pavimenti in parquet e seminato veneziano, i serramenti in legno e ferro dipinto, accostati ad arredi vintage capaci di creare un ambiente ricercato e accogliente.
Caratterizzate da forme gentili e sinuose, che richiamano il design anni Sessanta, elegante e dal mood psichedelico, le lampade di Entler si presentano con una struttura modulare che intervalla elementi in ceramica a inserti in ottone. Ispirate al mondo organico, si compongono di una base curvilinea da cui dipartono una o più braccia tubolari alle cui estremità si trova un globo luminoso. Il punto di forza di queste lampade è la molteplicità di configurazioni che possono assumere: rifinite con smalti opachi o lucidi dall’ampia gamma cromatica possono variare nelle altezze e lunghezza delle braccia.
Per maggiori informazioni: https://entler.co.

Nelle immagini: installation views a La Villa della mostra del lighting designer e artista americano Jonathan Entler per la Milano Design Week 2022. Photo credit Silvia Galliani

«What About Me?»: alla Casa Museo Boschi Di Stefano di Milano va in scena il gioiello «scomposto»
C’è anche un omaggio al mondo dei monili nel ricco programma della Milano Design Week 2022. Alla Casa Museo Boschi Di Stefano l’associazione DcomeDesign presenta la mostra «What About Me? Il gioiello scomposto», a cura di Anty Pansera.
Su una consolle, un tavolo, e alcuni tavolini in marmo di Rudy Faissal e Lit Studio, creati dalla fiorentina Pietre di Rapolano, sono esposti dieci particolarissimi gioielli, realizzati undici designer, che lavorano a quattro mani o singolarmente, con materiali eterogenei, anche di riciclo, e accomunati dalla facoltà di trasformarsi da bellissimi ornamenti per il corpo a «complementi d’arredo» di ogni sorta.
Cristina Busnelli presenta «Caliset»: una collana formata da tre piccoli arazzi di diverse forme con segni colorati in rilievo, da portare al collo o da riporre in un piccolo contenitore come elemento di decoro. Al mondo della tessitura guarda anche Michela Cavagna con «Ap-peso», un orecchino, ma anche una spilla, ispirato al mondo dei tarocchi che si trasforma in appendiabiti e decoro murale.
Il team Fresa Venezia design presenta, invece, «forcella», un pendente trasformabile in porta bacchette/posate e fermacarte, che omaggia la città di Napoli prendendo nome dal famoso quartiere Forcella e forma dalla pitagorica «y» che lo caratterizza. Mentre Chiara Frigerio, con il suo «Fiore all’occhiello», propone una maxi-spilla floreale in cartonato che si trasforma in un particolare vaso pensile o da parete.
Marlisa Marasco, poi, mette in mostra «Mo’», esortazione calabrese «al fare ora» che dà nome e significato conviviale a una collana doppio verso trasformabile in set da picnic per due. Tiziana Redavid gioca, invece, sul doppio nome «Metamorfosi (Épi - Taraxacum)», presentando un braccialetto che si scompone nelle innumerevoli palline di cui è composto, trasformandosi in un vassoio dai tanti utilizzi.
La designer Sabrina Sguanci e la tessitrice Laura De Cesare presentano in tandem «Solare», gioiello tessile che si trasforma in luce, dove la tessitura a nido d’ape a quella dell’oreficeria applicata su metalli poveri accolgono una cella fotovoltaica miniata con led. Mentre «E-clips» di Eliana Valenti è un collier rigido - ma anche un bracciale a cerchio e anello - che si scompone trasformandosi in un attaccapanni a muro: un nome che gioca sulla forma dell’eclissi e sulla clip dell’aggancio. «Bosco di lucciole» dell’architetta Antonella Venezia è, invece, un bracciale in acciaio e pelle, che appoggiandosi su una piccola base si trasforma in una lampada da comodino, utile e versatile. Infine, il bracciale «Zen» di Monica Pilenghi è anche un dissuasore sonoro da 130Db, azionabile in caso di necessità con un semplice movimento di chi lo indossa, che prevede l’inserimento di un localizzatore GPS tramite App, e un’eventuale chiamata ai centri di soccorso.
Per maggiori informazioni: https://www.casamuseoboschidistefano.it/.

Didascalie delle immagini:  1. Opera di Chiara Frigerio; 2. Opera di Cristina Busnelli 


«Voyage en Intérieur», all’Institut français di Milano l’arte di vivere la casa in Francia

Design e arte contemporanea si incontrano all’Institut français di Milano In occasione della sessantesima edizione del Salone del Mobile. Le French Design – piattaforma che promuove l'innovazione nell'arredamento e nell'interior design - presenta la prima tappa della mostra «Voyage en Intérieur, Le French Art de Vivre [Viaggio in un interno, L'arte di vivere alla francese]», che verrà, poi, esposta a Parigi, nella galleria le French Design Gallery, dal 22 giugno al 20 luglio.
L’esposizione, al Palazzo delle Stelline di corso Magenta e nell’ambito di 5VIE Design Week 2022, presenta una selezione delle più interessanti creazioni di design autoprodotte dagli interior designer vincitori della seconda edizione del premio «Le French Design 100»: mobili e oggetti che testimoniano il rinnovato dinamismo del contesto francese, la sua eccezionale creatività e l'influenza che ha in tutto il mondo, grazie alla diversità dei suoi fruitori ed estimatori. Le creazioni in mostra evidenziano la ricchezza del design d’Oltralpe nella sua realizzazione, nella novità degli usi, la sostenibilità, le numerose competenze artigianali e industriali coinvolte, affiancate da proposte personalizzate o uniche per i settori hospitality, retail e residenziali.
Il concorso, che ha fatto il suo debutto nel 2019, viene organizzato ogni due anni ed è l'unico premio di design in Francia che valorizza la portata internazionale di designer e interior designer, con l’obiettivo di selezionare ogni edizione i cento oggetti e spazi che meglio rappresentano il design francese nel mondo. Il concorso restituisce, dunque, una fotografia della creatività francese, includendo sia i nomi principali nel contesto nazionale, sia i profili più interessanti di quelle che saranno le star di domani, tutti accomunati dalla capacità di esprimere attraverso i loro progetti i valori essenziali del design francese.
L’allestimento negli spazi dell’Institut français Milano mette in dialogo gli oggetti di design con alcune opere d’arte contemporanea scelte da tre importanti gallerie milanesi – Monica De Cardenas, Antonia Jannone e Viasaterna – su proposta di Isabelle Valembras-Dahirel. I quattro artisti scelti sono Gianluca Di Pasquale, Velasco Vitali, Elena Ricci e Alessandro Calabrese.
Per maggiori informazioni: https://www.lefrenchdesign.org/.


«Progettare il presente, scegliere il futuro»: gli eventi più interessanti del Brera Design District
Partire dall’oggi per dare forma a un’idea di domani che possa creare un nuovo equilibrio tra uomo e natura: è questo il filo conduttore di «Progettare il presente, scegliere il futuro», cartellone di proposte che Brera ha ideato in occasione della Milano Design Week, partendo dal tema «Tra spazio e tempo», nato dalla creatività di Fuorisalone.it.
168 eventi, 314 aziende e designer, 108 showroom permanenti sono i numeri della proposta che «il quartiere milanese degli artisti» ha messo in cantiere per l’edizione 2022, il cui progetto generale è firmato dall’agenzia Studiolabo.
Main sponsor di quest’anno è Porsche, che presenta a Palazzo Clerici una delle proposte più interessanti e poetiche della Milano Design Week: «The Art of Dreams», un’installazione immersiva dell'artista floreale Ruby Barber, nella quale la fragilità dei fiori si combina con la moderna ingegneria del volo. L’opera «Everywhereness» è, infatti, un labirinto di rose, dove i visitatori sono liberi di perdersi e che viene animato anche da performance realizzate con una dozzina di droni.
A Brera è possibile vedere anche la mostra «In Between. Tra arte e design», un progetto firmato dallo studio d’architettura Spagnulo & Partners che apre il cantiere di Casa Baglioni, il nuovo hotel milanese della Collezione Baglioni, la cui inaugurazione è prevista per la fine dell’anno. L’esposizione, che si avvale della curatela di Iole Pellion di Persano, presenta i lavori di quattro artisti internazionali - Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Anne Imohof e Giulio Paolini -, conservati all’interno della Stefano Cecchi Trust Collection.
Nel «quartiere degli artisti» merita una tappa anche l’Acquario civico di parco Sempione, cornice dell’installazione visuale ed esperienziale «Momentum» di Stark, che racconta due visioni del tempo: quello oggettivo, scientifico, che avanza inesorabilmente, e quello soggettivo, percepito, sul quale è possibile agire. A uno scenario caotico, dove percepire la conseguenza di ogni azione, dove i movimenti vengono amplificati ed esasperati, si contrappone uno scenario regolare e costante, in cui gocce di luce si ripetono un numero indefinito di volte e ogni istante è separato dall’altro. Le gocce, sommandosi, formano il tempo della scienza.
All’Orto botanico, invece, è visibile l’installazione «Feeling the Energy» di Cra - Carlo Ratti associati e Italo Rota per Plenitude, proposta nell’ambito della mostra-evento «Design Re-Generation» di «Interni». Il percorso, realizzato con 500 metri di tubo di rame antibatterico, invita il pubblico a scoprire le molteplici forme dell’energia sostenibile e a giocare con i vari fenomeni dell’energia solare, eolica e del raffreddamento evaporativo.
Tra i progetti da non perdere a Brera c’è anche «Design Variations 2022», curata da MoscaPartners. Olimpia Zagnoli firma l’installazione site-specific «Cariatidi Contemporanee», che interpreta la facciata del Circolo Filologico Milanese con la collaborazione di 3M per le pellicole delle superfici. Mentre l’architetto Maria Laura Rossiello/Studio Irvine interviene all’interno del palazzo con un progetto di riqualificazione del bar esistente creando uno spazio contemporaneo che rispetta la storia del luogo.
Per scoprire tutti gli eventi della Brera Design Week è possibile consultare il sito www.breradesignweek.it.

Milano Design Week 2022, La Manufacture colora d’arancione il Museo Poldi Pezzoli
871 è il numero di giorni passati dalla presentazione al pubblico de La Manufacture, punto d’incontro fra le culture artigianali e lo stile di abitare di Italia e Francia. In occasione della Milano Design Week, il brand si presenta al pubblico, all’interno del palazzo ottocentesco che ospita il Museo Poldi Pezzoli, con la mostra «871 days, 50 products, 17 designers and 1 single color», a cura di Luca Nichetto. Cinquanta oggetti prodotti da diciassette designer intrattengono così una conversazione con lo spazio circostante all’interno dei due piani del museo, producendo al contempo dissonanze accattivanti ed armonia estetica.
Immaginando La Manufacture come un cantiere in trasformazione e hub creativo dinamico, Luca Nichetto ripercorre l’evoluzione del design dell’azienda selezionando una singola nota di colore arancione, ispirata alle pettorine indossate dagli uomini sui cantieri, che diventa protagonista di nuove edizioni degli iconici oggetti di design in mostra. Tutti i materiali, dal legno al metallo, dal vetro alla ceramica sono riproposti nella tonalità pensata per la mostra. La nuance ricorrente costituisce un fil rouge visivo e concettuale che guida lo spettatore alla scoperta dei tratti distintivi del brand, caratterizzati da funzionalità, minimalismo, accenti giocosi e barocchi, e rappresentativi della singolare interpretazione dell’allure francese e della maestria artigianale italiana.
i visitatori sono accolti dal tavolino «Set» di Marc Thorpe, mentre la seduta «Wired» di Michael Young, che evoca le venature delle foglie, è protagonista della Sala d’armi. Il Salone dell’Affresco, con la maestosa opera di Carlo Innocenzo Carloni, costituisce lo sfondo per il divano «Luizet» e lo sgabello «Allié» di Luca Nichetto, affiancati dallo sgabello minimalista «Gardian» disegnato Patrick Norguet. Le pareti del salone sono adorne di cornici contenenti capi d’abbigliamento della collezione moda de La Manufacture disegnata da Luca Nichetto, a ulteriore testimonianza della visione multidisciplinare dell’azienda nel produrre un’alchemica collisione tra moda e design.
L’ariosa e luminosa Orangerie, aperta per la prima volta al pubblico, raccoglie una giustapposizione di oggetti pensati per interno ed esterno, fra i quali la sedia «Val» e il divano «Saint-Rémy» di Luca Nichetto, oltre a poltrone di Sebastian Herkner, Patrick Norguet e Noé Duchaufour-Lawrance.
Lo scalone monumentale costellato di elementi decorativi barocchi contrasta con le sedie «Intersection» di Neri&Hu ispirate al design monastico, mentre al primo piano i visitatori sono accolti da una selezione di sedute in tessuto disegnate da Atelier Oï, Marco Dessi.
«Champignon», un pouf a forma fungina che sembra emergere dalla pavimentazione creato dallo studio di design svedese Front, e lo specchio «Soufflé» di Luca Nichetto si impongono nella Galleria dei ritratti, invitando gli spettatori a specchiarsi e lasciare idealmente il segno del proprio passaggio, come già fecero cavalieri, dame e notabili raffigurati nei ritratti alle pareti del pittore Vittore Ghislandi.
Per l’occasione, La Manufacture presenta anche alcuni nuovi pezzi: lo sgabello in ceramica «Willo» di Constance Guisset, la chaise longue «Oaze» di Ana Moussinet, la seduta «Wind» di Patrick Norguet e la poltrona «Luizet» di Luca Nichetto.
La mostra 871 days, 50 products, 17 designers and 1 single color»non solo sottolinea l’attitudine perfezionista de La Manufacture ma ne tratteggia la rilevanza culturale nel panorama del design contemporaneo, celebrando l’alchimia tra imprenditorialità, design, arte e artigianato, valori fondanti dell’azienda che, per la Milano Design Week 2022, regala al pubblico «un sogno arancione» da vivere con calma, dimenticando per un istante la frenesia dei giorni caotici del Fuorisalone.
Per maggiori informazioni: www.lamanufacture-paris.fr; www.museopoldipezzoli.org.

Foto: De Pasquale - Maffini 

Milano, la Design week arriva nel distretto di Certosa
Il distretto di Certosa fa il suo debutto alla Milano Design Week. Il progetto si inserisce nell’ambito del più ampio programma di rigenerazione e riqualificazione dell’area nord-ovest del capoluogo lombardo attraverso le arti e la cultura. Tutto ha avuto inizio nei mesi scorsi con la realizzazione di un grande murale di CamuffoLab, in via Varesina 162, all’esterno de La Forgiatura. Mentre a fine maggio sono stati presentati due nuovi interventi di grafica urbana: «Istruzioni», progetto di poster art realizzato da Davide Benatti in via Varesina 184, e «Piante Meccaniche», un grande murale di Anita Giacomin che si sviluppa per 77 mq lungo il muro che collega via Varesina e via Antonio Raimondi.
Gli interventi, sviluppati e prodotti in collaborazione con h+, nascono nell’ambito del contest Generazione YZ, laboratorio progettuale a cura di Francesco Dondina che durante il «Milano Graphic Festival» (25-27 marzo 2022) ha visto dieci giovani progettisti under 30 lavorare live negli spazi dell’hub Certosa Graphic Village a un progetto di urban design pensato appositamente per il quartiere Certosa District. Coordinati da studio FM, i giovani grafici hanno elaborato diverse proposte progettuali lavorando su due media: poster da affissione e murales. Durante la Milano Design Week i lavori realizzati nell’ambito del contest saranno in mostra a La Forgiatura.
Il Fuorisalone porta nel quartiere anche «Certosa Initiative», progetto ideato da Beyond Space e Organisation in Design, che presenta talenti emergenti e importanti realtà internazionali del design, installazioni d’arte, performance e una ricca programmazione serale, in uno spazio post-industriale di 10.000 mq in via Barnaba Oriani 27. La visita richiede tempo: le opere in mostra sono molte e riflettono su temi differenti, dal cibo del futuro al profumo artigianale, dall’arte tessile alla robotica. Tra le esposizioni, Lambert Kamps presenta «Tube Display»: un'opera di luce cinetica che utilizza l'aria compressa per presentare i testi in modo dinamico. In un flusso le parole nascono e vengono spazzate via da quelle successive.
Continua così l’intervento di sviluppo del Certosa District che include nuovi uffici, attività commerciali e spazi verdi con l’intento di stimolare nuove opportunità economiche e posti di lavoro, sul modello della «Milano-Città dei 15 minuti». In questo modo Certosa District offre una nuova prospettiva sulla vecchia Milano, fondendo la sua storia industriale con un futuro innovativo per diventare un importante distretto multifunzionale, capace di interagire con il tessuto urbano e sociale, ricoprendo una posizione strategica di collegamento fra Porta Nuova e il Mind, grazie alla Stazione di Certosa e alla futura Circle Line milanese.
Per maggiori informazioni: https://www.certosainitiative.com/.