ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 3 novembre 2014

Ravenna ritrova il suo porto antico. Apre in primavera la prima stazione del Parco archeologico di Classe

Ravenna è la capitale italiana dei mosaici. I più conosciuti si trovano in chiese, battisteri e mausolei di epoca paleocristiana e bizantina come San Vitale, la Cappella arcivescovile di Sant'Andrea o Sant'Apollinare il Classe. L'edificazione di questi capolavori artistici, dichiarati nel 1996 patrimonio mondiale dell'Unesco, risale principalmente all'epoca d'oro della città, quella che tra il V e il VI secolo a.C. la vide essere capitale dell'Impero romano e importante centro commerciale. Ma Ravenna riserva ai suoi abitanti e turisti la possibilità di vedere molte altre vestigia del passato e, dalla prossima primavera, l’offerta culturale si arricchirà con l’apertura al pubblico della prima stazione del Parco archeologico di Classe, ubicato in un luogo ricco di storia come l’area del Podere Chiavichetta, dove si trovano i resti del porto antico e tardo-bizantino.
Giungeranno così a compimento i tre cantieri avviati, in questi giorni, nell’area archeologica compresa tra via Marabina, via Romea Sud e la ferrovia, sotto la supervisione dell’architetto Daniela Baldeschi, individuata dalla Fondazione RavennaAntica nell’ambito di un concorso di idee.
Questi interventi, il cui costo complessivo supera abbondantemente il milione di euro e che sono stati quasi totalmente sostenuti dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna o tramite i fondi intercettati attraverso la partecipazione al progetto Hera – Cultural Tourism Development of Adriatic Heritage, riguarderanno la realizzazione di tutte le strutture e gli apparati per l’allestimento dell’intera area archeologica, l’esecuzione di dispositivi multimediali all’interno dell’edificio situato all’ingresso, il lavoro di valorizzazione del nuovo accesso e altri interventi a verde nell'area.
I tre cantieri seguono a un’altra imponente serie di lavori iniziata nel 2008, che ha messo in campo diverse competenze e realtà, a cominciare dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna e dall’Università di Bologna, e che ha incluso il governo delle acque, la messa in sicurezza del luogo e attività di scavo e restauro.
«Il primo elemento importante del nuovo allestimento -spiega l'architetto Daniela Baldeschi- è l'ingresso, che sarà valorizzato rendendolo più visibile, ovvero spostandolo dall'attuale sede. Verrà riqualificato, poi, il parcheggio esistente, creando un’unione con il nuovo accesso pedonale collocato sulla via Marabina.
In questo modo il visitatore potrà accedere al sito da un unico viale. Una volta entrato si troverà una grande piazza da dove potrà accedere alla biglietteria e all'edificio in cui verranno mostrate le presentazioni multimediali. Questo spazio ospiterà anche un book-shop e un'aula didattica. Il percorso continuerà, quindi, verso l’interno del sito archeologico che, nella zona del ponte antico, comprenderà un ponte-passerella in modo da collegare l’isola al resto dell’area. Sono previste, infine, anche aree verdi, aiuole e alberi già piantumati, per offrire una schermatura degli edifici di Ponte nuovo».
Contestualmente al completamento dell’allestimento si sta lavorando all’adozione di modalità di gestione innovative dell’antico porto, per intercettare le nuove domande di turismo culturale e sperimentare forme originali di integrazione con l’escursionismo ambientale del Parco del Delta e con le vacanze balneari sulla costa romagnola.

Didascalie delle immagini
[Fig.1] L'ingresso alla I stazione del Parco archeologico di Classe a Ravenna. Rendering a cura di Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’allestimento; [fig. 2] Esterno della sala multifunzionale,in cui si potrà assistere alla presentazione multifunzionale dell'area archeologica. Rendering a cura di Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’allestimento; [fig. 3] Centro visite multimediale, in cui si potrà assistere alla presentazione dell’area archeologica. Rendering a cura di Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’allestimento;[fig. 4] Interno del centro visite multimediale, con proiezioni che evidenzieranno gli aspetti naturalistici, geologici, storici e archeologici del territorio in esame.Rendering a cura di Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’allestimento; [fig. 5] Un tratto del percorso di visita all’area archeologica. Rendering a cura di Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’allestimento. 

Informazioni utili
Fondazione RavennAntica, via Gordini, 27 - 48121 Ravenna, tel. 0544.36136. Sito internet: www.ravennantica.it.


venerdì 31 ottobre 2014

Buon compleanno, Sax. Al Moncalieri Jazz festival si festeggiano i duecento anni del tubo che ha fatto la storia della musica

Moncalieri si veste di note. Questo fine settimana le vie, le piazze e i più bei siti architettonici del centro storico, a partire dal Castello Reale (il cui circolo ufficiali è stato appena restaurato), apriranno le porte all’ottava edizione della «Notte nera del jazz», una lunga maratona musicale che unisce il ritmo del sound all’eccellenza gastronomica piemontese.
A dare il via alla festa, che lo scorso anno ha coinvolto non meno di ventimila persone, sarà l’«Aperitivo in jazz»: in sette locali del centro storico il coinvolgente suono della musica si fonderà, infatti, alla creatività dei barman che, per l’occasione, creeranno cocktail originali e grandi classici.
Spazio, quindi, a un concerto dei Funk off, la migliore marchin’ band italiana che, con la sua energia e le sue note tra il grove della black music e la grande tradizione jazzistica internazionale, animerà la centralissima piazza Vittorio.
Ma le “chicche” in programma nei due giorni di musica che venerdì 31 ottobre e sabato 1° novembre scalderanno il cuore di Moncalieri sono ancora molte, a partire dagli eventi ideati per ricordare il bicentenario della nascita di Adolphe Sax, il belga che inventò quel tubo metallico ritorto che ha fatto la storia del jazz, e i duecento anni dalla fondazione dell’Arma dei carabinieri.
La prima ricorrenza verrà celebrata con una sfilata di sassofonisti sulla fatidica Vespa Piaggio, un concerto del Saxophobia ensemble, che prevede una performance con trenta saxofoni incluso il sax più grande al mondo (il sub/contrabbasso «J’Elle Stainer», vincitore dei Guinness dei primati 2014), e la mostra «Sax200Sax», curata da Attilio Berni e allestita -tanto per non sbagliare di numero- con duecento saxofoni, duecento fotografie d'epoca, duecento documenti originali, duecento imboccature e duecento accessori.
La seconda ricorrenza sarà, invece, onorata con un concerto-evento della Fanfara del 3° Battaglione Carabinieri Lombardia, diretta dal maresciallo Andrea Bagnolo, che si esibirà affiancata a noti musicisti jazz che hanno militato nell’Arma come Claudio Chiara (da circa venti anni a fianco di Paolo Conte), Valerio Signetto (nella big band di Gianni Basso), Dario Cecchini (leader dei Funk Off), Flavio Boltro (già trombettista di Michel Petrucciani) e Gianfranco Marchesi (trombone dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai).
Si apre così la diciassettesima edizione di Moncalieri Jazz Festival, manifestazione tra le più originali, innovative e variegate del panorama nazionale alla quale prenderanno parte, tra gli altri, Benny Golson, Kenny Garrett, Rosario Giuliani e Francesco Cafiso.
Anche quest’anno la programmazione si svilupperà su un doppio binario: il primo, intitolato «Aspettando il festival» (31 ottobre-15 novembre), prevede un ricco e variegato cartellone di appuntamenti musicali e non, realizzati in collaborazione con enti e associazioni locali; il secondo, ovvero il clou del «Moncalieri Jazz Festival» (6-15 novembre), comprende sei serate con concerti che si svolgeranno tra le Fonderie teatrali Limone, il Castello Reale e il teatro Matteotti.
Dopo le intense e spumeggianti «Notti nere» di vernice, si entrerà nel vivo della rassegna con gli appuntamenti di «Jazz e dintorni», tra i quali si segnalano un ciclo di lezioni-concerto per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado e un workshop per riparatori e saxofonisti a cura dell’italo-americano Emilio Lyons, il cui negozio sull’Huntington Avenue di Boston è entrato nel mito.
Spazio, quindi, ai sei grandi concerti del Moncalieri Jazz Festival. Giovedì 6 novembre, al Castello Reale, sarà, per esempio, possibile vedere all’opera il Benny Golson quartet in «Buon Anniversaire “200” Adolphe Sax», nel quale si esibiranno Benny Golson (tenor sax), Massimo Faraò (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso) e Marco Tolotti (batteria). La serata, presentata da Attilio Berni, ospiterà anche la premiazione di Emilio Lyons, che gli amanti della musica hanno soprannominato «The Saxophone Doctor», e la presentazione di due saxofoni appositamente creati per il festival piemontese dalla Rampone & Cazzani.
Venerdì 7 novembre sarà, invece, proposto nella sede della Famija Moncalereisa il concerto «Un moncalierese per Moncalieri», con Claudio Chiara (sax), Gianluca Tagliazucchi (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso), Alfred Kramer (batteria) e lo String Quartet and Rhythm, formato da Umberto Fantini (violino), Massimiliano Gilli (violino), Maurizio Redegoso kharitian (viola) e Manuel Zigante (violoncello).
Mentre il 9 novembre al teatro Matteotti andrà in scena «The Golden Circle», concerto ispirato all’omonimo doppio album live che il leggendario Ornette Coleman registrò a Stoccolma nel 1965, nel quale si esibiranno Rosario Giuliani (sax), Fabrizio Bosso (tromba), Enzo Pietropaoli (contrabbasso) e Marcello Dileonardo (batteria).
Giovedì 13 novembre, alle Fonderie teatrali Limone, ci saranno, quindi, tre concerti che, sul filo conduttore del festival, ovvero l’omaggio ad Adolphe Sax, daranno vita a una serata davvero unica. Tra gli ospiti dell’appuntamento: l’Italian Sax Ensemble, Messenger Piemonte Jazz e il Paolo Porta trio. Sempre alle Fonderie teatrali Limone sarà possibile assistere, nella serata di venerdì 14 novembre, alle esibizioni dell’Emanuele Cisi quartet e del Kenny Garrett quintet (Poll Winners 2014), nella sua unica data italiana.
Mentre l’ultima serata di festival sarà caratterizzata da due grandi concerti: nel primo si esibirà Piero Odorici con il George Cables trio e Victor Lewis, nel secondo Francesco Cafiso, ambasciatore del jazz italiano nel mondo, col suo sestetto formato da Giovanni Amato (tromba), Humberto Amesquita (trombone), Mauro Schiavone (piano), Giuseppe Bassi (bass) e Roberto Pistolesi (drums).
Un calendario, dunque, ricco di appuntamenti di grande qualità quello messo in cantiere dal direttore artistico Ugo Viola che dal 31 ottobre al 15 novembre trasformerà Moncalieri nella capitale italiana del jazz. (s.am.)

Didascalie delle immagini
[fig. 1] I Funk off; [fig. 2] La Fanfara del 3° Battaglione Carabinieri Lombardia; [fig. 3] Il sub/contrabbasso «J’Elle Stainer», vincitore dei Guinness dei primati 2014; [fig. 4] Kenny Garrett, protagonista dell’ultimo appuntamento del Moncalieri Jazz Festival; [fig. 5] Un momento di una passata edizione del Moncalieri Jazz Festival 

Informazioni utili
Moncalieri Jazz Festival. Centro storico, Castello Reale (viale del Castello, 2), Teatro Matteotti (via Matteotti), Fonderie teatrali Limone (via Pastrengo, 88), Famija Moncalereisa (via Alfieri, 40) – Moncalieri (Torino). Ingresso: a pagamento per i concerti (costi e info sulla prevendita al link www.moncalierijazz.com/jazz2014/biglietti.html), ingresso libero per gli eventi della Notte nera del Jazz. Informazioni: tel. 011.6813130 o info@moncalierijazz.com. Sito internet: www.moncalierijazz.com. Dal 31 ottobre al 15 novembre 2015. 

giovedì 30 ottobre 2014

Al via gli eventi per il centenario di Alberto Burri. Milano ritrova il suo teatro Continuo, San Sepolcro propone un dialogo tra l’artista e Piero della Francesca

È il momento di Alberto Burri. A poco meno di cinque mesi dal centenario della nascita dell’artista umbro, avvenuta il 12 marzo 1915 a Città di Castello, continua ad arricchirsi l’ampio programma di iniziative studiato in diverse sedi italiane, europee ed americane per ricordare la figura di questo importante maestro del XX secolo, le cui ricerche astratte con materiali come sabbie, catrami, pomice, smalti, plastica e iuta e le cui serie più celebri, dai sacchi alle combustioni, hanno rivoluzionato l’arte.
Mentre a Gibellina è stato riaperto il cantiere che porterà a compimento «Il grande cretto», opera di land art avviata dall’artista perugino nel 1985 sui resti della città siciliana distrutta dal sisma del 1968, a Milano si sta studiato la ricostruzione del teatro Continuo, opera costruita da Alberto Burri nel 1973, in occasione della XV Triennale, che l’amministrazione comunale decise di demolire nel 1989.
Il lavoro, progettato all’interno del Parco Sempione, si presentava come una struttura a forma di palcoscenico composta da una piattaforma in cemento e da sei quinte laterali rotanti in acciaio dipinto. Collocato sull’asse ideale che collega il centro di Milano con corso Sempione, il teatro Continuo fungeva da cannocchiale prospettico, inquadrando la Torre Filarete del Castello Sforzesco da un lato e l’Arco della Pace dall’altro.
Per una quindicina di anni, la struttura, costruita in contemporanea con i «Bagni misteriosi» di Giorgio De Chirico e l’«Accumulazione musicale e seduta» di Arman, opere entrambe ancora presenti all’interno del Parco Sempione, rappresentò una macchina scenica sempre predisposta per l’uso, una sede disponibile a tutti per attività e spettacoli artistici.
Alberto Burri manifestava così una decisa consonanza rispetto alla temperie culturale del suo tempo, caratterizzata da una tendenza al dialogo con il pubblico e da uno spostamento dell’operatività artistica dallo studio al contesto esterno.
A distanza di venticinque anni e nell’anno di Expo Milano 2015, la città torna sui suoi passi e grazie alla Fondazione Palazzo Albizzini - Collezione Burri, che si sta occupando anche della pubblicazione del Catalogo generale dell’opera dell’artista (in sei volumi e in due distinte edizioni, una in italiano, l’altra in inglese), e allo Studio legale associazione Ntcm avverrà il rifacimento dell’opera sulla base dei disegni originali. La realizzazione, la cantierizzazione e la posa del teatro Continuo sono stati affidati a Leggeri Srl, società impegnata da decenni nella esecuzione di opere di artisti internazionali; mentre la curatela scientifica del progetto, esaminato e autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici della Provincia di Milano, è stata assegnata a Gabi Scardi.
Il teatro, proposto come piattaforma di attività culturali partecipate dei cittadini già durante Expo Milano 2015, verrà, quindi, donato al Comune e alla Triennale di Milano, a cui toccherà la manutenzione della struttura.
In attesa dell’evento, previsto per il prossimo marzo, gli amanti di Alberto Burri potranno visitare una mostra di grande suggestione promossa dall’associazione Sbandieratori di San Sepolcro e dalla locale Pinacoteca civica che pongono vis-à-vis il grande maestro del Novecento con Piero della Francesca, artista che ha vissuto nella medesima area dell’alta valle del Tevere e del quale l’artista di Città di Castello sembra condividere registri compositivi, quali -spiega il curatore Bruno Corà- «l'equilibrio delle forme e dello spazio, la tensione geometrica, il respiro classico e un forte amore per i luoghi natali».
«Rivisitazioni», questo il titolo del progetto artistico, espone opere burriane quali «Sacco e verde» (1956), «Rosso plastica» (1962), «Grande bianco cretto» (1974) e «Cellotex» (1975), in una sala della Pinacoteca civica di San Sepolcro appositamente allestita vicino alla «Resurrezione», il «San Ludovico», il «San Giuliano» e il «Polittico della Misericordia» di Piero della Francesca.
L'evento «Rivisitazioni», primo tra quelli dedicati al centenario, proseguirà nel maggio 2015 a Morra (in provincia di Perugia), dove nell'Oratorio di San Crescentino, l'opera di Alberto Burri verrà messa a confronto con alcuni affreschi di Luca Signorelli, per la cui tutela e conservazione lo stesso artista di Città di Castello si adoperò concretamente.
Questa nuova iniziativa, promossa dall'associazione per la tutela dei monumenti dell'Alta Valle del Tevere, avverrà nella cornice di un convegno scientifico dedicato a «Burri e Signorelli», ricco di contributi di studio e di documenti a testimonianza della significativa relazione tra i due artisti.
Ma il calendario di eventi per i cento anni dalla nascita del maestro dei «Cretti» e dei «Sacchi» non finisce qui. Tra i momenti di maggior rilievo si segnalano una grande retrospettiva al Guggenheim Museum di New York, un momento celebrativo a Città di Castello costituito da un convegno di studi e dal Summit internazionale degli artisti, la lavorazione di un film sulla produzione burriana, ma anche diverse iniziative legate al turismo culturale che continueranno fino alla primavera del 2016, dando vita a quello che già viene denominato l' «anno lungo di Burri».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Alberto Burri al lavoro. Foto di Aurelio Amendola; [fig. 2] Alberto Burri, «Sacco e Verde», 1956.co, tela, acrilico, olio su tela; cm. 176x203. città di Castello (Perugia), Fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri; [fig. 3] Il teatro Continuo di Alberto Burri a Milano; [fig. 4] Progetto per il teatro Continuo a Milano 

Informazioni utili 
www.fondazioneburri.org

mercoledì 29 ottobre 2014

Dai tatuaggi di Lilin alla foto sensuali di Lachapelle: «Maravee» indaga il corpo umano

È il tema del corpo inteso come luogo di mutazione identitaria, mediante la ritualità del travestimento, del trucco, del tatuaggio, della performance e della creazione ambientale che sottende il principio della maschera a tessere la trama della tredicesima edizione di «Maravee», rassegna ideata e diretta da Sabrina Zannier, grazie al sostegno dell’assessorato alla Cultura della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, alla prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni e al contributo della Obalne Galerije di Capoditria e dei Comuni di Pordenone e Gemona.
Sei mostre, quattro eventi inaugurali, cinque incontri e un percorso tra generi artistici differenti, che spazia dalla performance alla pittura, dal video al tatuaggio, compongono l’offerta culturale del progetto, che verrà inaugurato il prossimo 31 ottobre al Castello di Susans, nella cittadina di Majano, con una serie di iniziative culturali. Tra di esse si segnalano uno spettacolo dell’Atelier enidUDanza di Udine, un evento di food design a cura di Kascia Raffin, una performance di azioni e parole sulla letteratura di Fernando Pessoa con Claudia Contin, Lorenza Franzoni e Rita Maffei e, dulcis in fundo, il tableaux-vivant «Clausuris. Elogio dell’immobilità», che avrà per protagonista la raffinata nobilidonna fiorentina Drusilla Foer, già attrice e jet setter negli anni Settanta, approdata di recente come opinionista in televisione, nella trasmissione «The show must go off» di Serena Dandini, e al cinema, nel film «Magnifica presenza» di Ferzan Ozpetek.
Cindy Sherman, David Lachapelle e Mustafa Sabbagh sono alcuni degli artisti internazionali che proporranno al pubblico, nella mostra fotografica «Il corpo abitato», cuore dell’iniziativa friulana, la propria visione sul tema della messa in scena della nostra fisicità quale estensione dell’anima, ovvero come luogo di mutazione identitaria che mediante la ritualità del travestimento e della maschera diviene costrutto di personaggi molteplici.
Scatti con uomini e donne affascinanti saranno, infatti, esposti lungo le pareti del secondo piano del castello e in postazioni sparse, per dimostrare come attraverso costumi e trucchi il corpo possa essere luogo da plasmare o da ri-creare. L’immagine fotografica esposta rappresenta, infatti, l’ultima tappa di una progettualità certosina, fondata sulla ricerca e la produzione di abiti, sull’attento studio di make-up, acconciature e parrucche, gesti ed espressioni, scenografie e ambientazioni.
A Majano sarà proposta anche la personale «Scritto sulla pelle» di Nicolai Lilin, scrittore russo nazionalizzato italiano, noto per il romanzo «Educazione siberiana», da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Salvatores. Al piano terra del Castello l’artista proporrà un percorso sull’antichissima arte dei tatuaggi siberiani, affrontato nel recupero dei suoi significati ancestrali, radicati nell’antropologia, senza dimenticare il suo passaggio a fenomeno di moda.
«Considerando la pelle come una membrana somatica pronta a trasformarsi in velo o in veste attraverso un processo rituale che affonda nello svelamento dell’identità e nella costruzione dell’individuo sociale», la mostra friulana, il cui progetto di allestimento è stato affidato alla scenografa Belinda De Vito, mette, infatti, in scena - si legge nella presentazione- «la ricerca segnica che il tatuaggio incide sul corpo per poi contaminare con i medesimi segni altre superfici legate alla corporeità: dal tessuto delle magliette all’oggettistica quotidiana».
Al Castello di Susans sarà, poi, possibile vedere la mostra «Nudo ma non crudo», che allinea una serie di fotografie tese ad indagare il concetto di nudità occultata e a raccontare la bellezza nel dettaglio corporeo, nel gesto e nella postura, ma anche una serie di abiti couture a cura del Mittelmoda International Lab di Gorizia, maschere e costumi scenici realizzati per il teatro da Claudia Contin e Giuseppe Maurizi, e ritratti animati di ogni artista performer che interverrà nel corso della serata inaugurale, alla cui realizzazione hanno lavorato gli studenti della sezione Multimediale e audiovisivo del liceo artistico «Sello» di Udine.
Il progetto «Maravee Corpus» prevede anche, dal 30 novembre, una mostra personale di Mustafa Sabbagh al Palazzo Elti di Gemona, nella quale saranno esposte una serie di fotografie sull'identità migrante, con corpi dipinti o velati, celati dietro maschere rituali. Alla Obalne Galerije di Capoditria sarà invece, allestita, dal prossimo 16 gennaio, la mostra «Corpi pubblici», che presenterà in prima assoluta il nuovo duo artistico CianoghaphicSisters, formato da Emanuela Biancuzzi e Debora Vrizzi, con l’inedito progetto PMC Talent Agency, riflessione su come l’immaginario generato dai media amplifichi il concetto di personaggio. Lorenza Matic risponderà a questo lavoro, costruito sull’invenzione di figure
cinematografiche, con l’installazione «Statue viventi», che inquadra in piccole cornici ritratti di artisti di strada su postazioni che alludono alle mobilie domestiche. Un «elogio del corpo come sistema sociale», stando anche a quanto dichiara il sottotitolo del progetto espositivo, caratterizza, dunque, la nuova edizione di «Maravee».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] David LaChapelle, «Awakened Daniel», 2007. Courtesy Poggiali e Forconi, Firenze; [fig. 2] Cindy Sherman, «Untitled # 136», 1984. Courtesy Metro Pictures, New York City e Le case d'arte, Milano; [fig. 3] Mustafa Sabbagh, «Senza Titolo», 2012, 100x80 cm., Courtesy dell'artista; [fig. 4] Nicolai Lilin, «Solide fondamenta», Disegno a matita su carta, 32,50 x 24 cm

Informazioni utili
«Maravee Corpus. L’elogio del corpo come sistema sociale: l’identità plurale in fotografie, video, costumi, performance e tatuaggi».
- Castello di Susan - Majano (Udine). Orari: martedì-domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì - per gruppi e scolaresche sono disponibili anche visite in altri orari, previa prenotazione al numero 0432.948090 o all'indirizzo e-mail info@progettomaravee.com. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: venerdì 31 ottobre 2014, ore 19.00. Dal 1° al 30 novembre 2014.
- Palazzo Elti, via Blini, 9 - Gemona (Udine). Orari: martedì-domenica,ore 10.00–12.30 e ore 14.30–18.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: sabato 29 novembre 2014, ore 18.00. Dal 30 novembre al 1° febbraio 2015.
- Galleria Loggia, piazza Tito, 1 - Capodistria (Slovenia). Orari: martedì-sabato, ore 11.00-16.00; chiuso domenica e lunedì. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: venerdì 16 gennaio 2015, ore 18.00. Dal 16 gennaio al 14 marzo 2015.

martedì 28 ottobre 2014

Da Silvana Editoriale un libro sul teatro cinese nella collazione Pilone

Sono più di trecentosettanta i capolavori dell’Opera di Pechino contenuti nel volume «Jingju. Il teatro cinese nella collezione Pilone», che Silvana Editoriale distribuisce in questi giorni in libreria. La pubblicazione, presentata al pubblico e alla stampa nella serata di giovedì 23 ottobre, raccoglie gli esiti scientifici del pluriennale lavoro di ricerca che l’équipe del Museo delle culture di Lugano ha condotto dal 2009 ad oggi sulla collezione Pilone, una delle più importanti al mondo nel suo genere, riunita nella seconda metà del Novecento dalla sinologa e giornalista veneziana Rosanna Pilone (1931-2006),  traduttrice di alcune opere di Confucio e Laozi per la Rizzoli, e donata nel 2013 all’istituzionale del Canton Ticino dalla Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone» di Zurigo, alla quale appartengono anche oltre cinquemila fotografie giapponesi all’albumina dipinte a mano, risalenti alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento.
Oltre ai saggi delle curatrici Elisa Gagliardi Mangilli, docente all’università degli studi di Udine, e Barbara Gianinazzi, ricercatrice al Museo cantonale, il catalogo contiene i contributi di Liu Zhanwen, già direttore del Mei Lanfang Memorial Hall di Pechino, di Pi-Chung Wu, studiosa di teatro lirico e danza, e dei sinologi Isaia Iannaccone e Marco Musillo.
Realizzato in quadricromia, il volume propone, inoltre, due prefazioni istituzionali e le schede di tutte le opere della collezione, un terzo delle quali è corredato dalle relative fotografie a colori.
Per questo motivo, il testo può essere usato anche come catalogo della rassegna sul Teatro dell’Opera di Pechino attualmente in corso all’Heleneum, per la curatela di Barbara Gianinazzi e Marco Musillo.
L’esposizione, visitabile fino al prossimo 10 maggio, allinea un centinaio di oggetti tra visi dipinti, costumi e accessori per il trucco, copricapi, ventagli, calzature, armi di scena, strumenti musicali, elementi di arredo, modelli di scenografie del teatro tradizionale cinese.
Le opere esposte sono presentate al pubblico secondo un percorso espositivo organizzato in diverse sezioni che affrontano nuclei tematici quali l’architettura dell’edificio teatrale e la musica, il corpo dell’attore, i costumi e gli accessori, la scenografia e gli elementi evocativi e la riforma del teatro dell’Opera di Pechino.
È questa una pagina importante nella storia delle esperienze teatrali che si svilupparono nei secoli in Cina, perché frutto della sovrapposizione di diverse tradizioni storiche locali e mirabile amalgama di stili diversi che spaziano da musica a canto, da recitazione a letteratura e arti marziali.
Il teatro cinese affonda, infatti, le proprie radici in un’epoca lontana, e più precisamente nelle danze rituali praticate nelle corti dinastiche secoli prima della nascita di Cristo. Ma è a partire dall’epoca della dinastia Tang (618-907) che nascono, grazie all’appoggio imperiale, le prime accademie per lo studio e la pratica del teatro.
Evocare più che riprodurre: è il concetto su cui si fonda l’esperienza recitativa cinese. A partire dalla scenografia che crea una realtà altra soprattutto attraverso elementi simbolici, più che con la costruzione di veri e propri set in stile occidentale. Per esempio se un attore compare sulla scena impugnando un remo significa che si trova su un’imbarcazione. La stessa recitazione si basa sul concetto di evocazione: alzare un piede come se si iniziasse a camminare comunica fisicamente al pubblico che il protagonista sta iniziando un lungo viaggio a piedi. In quest’ottica è fondamentale il modo in cui gli attori muovono il corpo, si truccano il volto, si vestono. In particolare i costumi assumono un ruolo centrale nel teatro cinese, perché è solo attraverso di loro che lo spettatore può identificare i personaggi e i loro caratteri. I ruoli tipici del jingju, e quindi i differenti generi di costumi, sono racchiusi in quattro categorie principali: femminile (dan), maschile (sheng), faccia dipinta (mjing) e commediante o comico (chou). Un universo, dunque, che merita attenzione quello del teatro cinese, tanto è vero che agli inizi degli anni duemila l’Unesco ha riconosciuto il teatro Kunqu, matrice originaria del jingju, quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coperta del catalogo «Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone»; [fig. 2]Immagine che ritrae l'attore Liu Kuikui che indossa il costume gailiang kao [The Magic Cistern (Ju dagang). Personaggio Jinyan Bao (Golden-eyed Panther)], Pechino, giugno 2002. © 2014 Alexandra Bonds; [fig. 3] Burattino a guanto che ritrae un generale jing (净), faccia dipinta. Cina, seconda metà del XX secolo. Collezione Pilone, As.Orn.1.202.© 2014 Museo delle Culture

Informazioni utili
«Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone».Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2014. Dati tecnici: cartonato con plancia, pp. 264, 200 illustrazioni a colori, Formato: cm 24,5x27,5. ISBN: 88-366-2992-X - EAN: 9788836629923. Prezzo: € 34,00. Sito internet: www.silvanaeditoriale.it/catalogo/prodotto.asp?id=4112

«Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone». Museo delle Culture -Heleneum, via Cortivo, 26 - Lugano (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì e i giorni delle festività natalizie (24 e 25 dicembre);31 dicembre 2014, ore 10.00 - 16.00; 1° gennaio 2015, ore 14.00-18.00. Ingresso: Chf 12.-, ridotto Chf 8.- (AVS, AI, Lugano card, Tessera Agip Plus, Tessera di soggiorno, Touring Club Italiano, giovani 17-25 anni); entrata gratuita per bambini e ragazzi fino ai 16 anni, membri dell'associazione Amici del Museo, scuole del Canton Ticino e dei Grigioni Italiani, soci dell'International Council of Museum (ICOM), detentori della carta Banca Raiffeisen, possessori di un titolo di trasporto valido della Società Navigazione del Lago di Lugano (SNL), del passaporto dei musei e della tessera dei 18enni. Informazioni: tel. +41(0)58.8666960 o info.mcl@lugano.ch. Fino al 10 maggio 2015.