Coinvolge l’intera città di Bologna la mostra «Dalì Experience», prima tappa di un progetto espositivo interdisciplinare e interattivo che inaugura la centralissima location di Palazzo Belloni, prestigioso edificio storico di via Berberia, strategicamente posizionato tra piazza Malpighi e piazza Maggiore.
In queste sale -costruite nel Settecento su progetto di Giuseppe Antonio Torri e decorate al suo interno da artisti come Giovanni Gioseffo dal Sole, Giovanni Girolamo Bonesi, Giovanni Antonio Burrini e Giacinto Garofalini- sono esposte, per iniziativa di con-fine Art, circa duecento opere provenienti dalla collezione «The Dalì Universe» di Beniamino Levi, una delle più ricche documentazioni sull’artista catalano. Si tratta, nello specifico, di ventidue sculture museali, dieci opere in vetro realizzate alla fine degli anni '60 con la famosa cristalleria Daum di Nancy, dodici gold objects, più di cento grafiche tratte da dieci libri illustrati e quattro sculture monumentali posizionate in punti strategici del centro storico: «Dance of time II» (1979-1984) nell’area check-in dell’aeroporto Marconi, «Homage to terpsichore» (1977-1984) in piazza Liber Paradiusus, «Horse saddled with time» (1980) negli storici Giardini Margherita e «Profile of time» (1977-1984) alla Stazione di fronte allo Shoah Memorial.
Il gruppo creativo Loop, eccellenza italiana nella progettazione di tecnologie interattive applicate all’arte e al design, ha creato un percorso in cui la multimedialità e l’interazione diventano parte integrante della narrazione trasmettendo così al pubblico un messaggio emozionale, non didascalico, del fantasmagorico artista catalano.
Dalla bidimensionalità delle grafiche alla tridimensionalità delle sculture, fino alla quarta dimensione virtuale al di là dello spazio e del tempo, la mostra bolognese è, nello specifico, un viaggio alla scoperta della mente poliedrica di Salvador Dalì che invita il visitatore a mettere in campo tutti i sensi per interagire con le diverse anime del maestro. Il contributo creativo dell’artista catalano non è, infatti, solo associato alla pittura surrealista ma tocca i più diversi e fertili ambiti della cultura del XX secolo: dal cinema alla moda, dal design alla pubblicità, dalla letteratura alla cucina, fino alla psicanalisi, alla fisica delle particelle e alle nuove tecnologie.
Le opere dialogano con installazioni interattive (animazioni 3d, realtà aumentata e proiezioni immersive) in un tour di continua scoperta e sorpresa, che invita a sperimentare. Ne sono un esempio l'installazione attraverso la quale si può assistete ad un dialogo surreale fra Dalí e il noto critico cinematografico Tati Sanguinetti e la sala totalmente immersiva dedicata a «Spellbound», film di Hitchcock del 1945, che mette in scena la sequenza del sogno in modo analogo a Salvador Dalí nelle sue opere.
La mostra bolognese mette a disposizione del pubblico anche una App di Realtà Aumentata per osservare il paesaggio urbano con lo sguardo dell’artista scoprendo gli strani oggetti del suo mondo distribuiti su tutto il territorio, e fare foto da condividerle sui principali social network, dove la mostra ha una presenza costante con l’hashtag #daliexperience.
Nelle zone più significative della città, da piazza Maggiore ai vari punti con le sculture monumentali, si trovano posizionati a terra dei tondi, con il volto di Dalí e la dicitura «AR Point», che permettono di scaricare l’apposita App semplicemente inquadrando il QR code. Ed ecco che magicamente compaiono elementi 3D animati, strani e sorprendenti oggetti del mondo dell’artista corredati da spiegazioni relative all’elemento visualizzato e da informazioni sulla mostra.
La mostra ha, inoltre, un prolungamento al Museo ebraico dove si tiene «Dalí. A Jewish Experience», che mette a confronto l’universo dell’artista catalano con la religione ebraica e la psicanalisi di Freud attraverso due serie grafiche facenti parte della collezione di Beniamino Levi, curatore e mercante d’arte di origine ebraica.
Il racconto comincia con le «Dodici tribù d’Israele» pensate dall’artista in occasione del 25° anniversario dello Stato d’Israele. Si tratta di 13 grafiche - incisioni più colore applicato con stencil - risalenti al 1972, che ritraggono i capostipiti delle tribù ebraiche. Abba Eban, allora ministro degli affari esteri per Israele, affermava in proposito: «O per la loro ambiguità o per la loro ambivalenza questi ritratti hanno un grande significato per noi. Attraverso la sua immaginazione, abbondante e diversa, Dalí in questo album aiuta a raccontare la civiltà israeliana agli inizi, il suo carattere mistico e la sua evoluzione».
Si prosegue con le illustrazioni per «Moïse et monothéisme», l’ultima opera di Sigmund Freud, in cui lo psicanalista esamina la natura delle religioni monoteiste, la figura di Mosè in relazione alla teoria sul complesso di Edipo e le similitudini che intercorrono tra figura paterna e divinità. Dalí, da sempre affascinato dalla psicanalisi freudiana, nel 1975 crea dieci litografie incise su lastre d’oro e stampate su pelle di pecora, dove intreccia figure erotiche con simboli primitivi, illustrando molti credo di religioni diverse e immagini che rappresentano l’ipotetico Mosè non ebreo di Freud, liberatore degli ebrei dalla schiavitù.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2, 3, 4] «Dalì Experience» a Bologna. Fotografie di Gianni Coppola
Informazioni utili
«Dalì Experience». Palazzo Belloni, via Barberia, 19 – Bologna. Orari: da martedì a giovedì e domenica, ore 10.00– 20.00, venerdì e sabato, ore 10.00 – 23.00; lunedì chiuso, la biglietteria chiude 45 minuti prima della mostra. Ingresso con audiopenna interattiva inclusa: intero € 14,00, ridotto € 12,00 o € 7,00. Informazioni: tel. 051.6555000 o info@con-fineart.com. Sito internet: www.daliexperience.it. Fino al 7 maggio 2017.
«Dalì – A Jewish Experience». Museo ebraico, via Valdonica, 1/5 – Bologna. Orari: da domenica a giovedì, ore 10.00-18.00, venerdì, ore 10.00-16.00, chiuso sabato e festività ebraiche. Ingresso: intero € 4,00; ridotto€ 2,00. Informazioni: tel. 051.2911280, info@museoebraicobo.it. Sito internet: www.museoebraicobo.it. Fino al 7 maggio 2017
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