In preparazione del duecentesimo anniversario della morte, che ricorrerà il prossimo 13 ottobre, la Biblioteca civica di Bassano del Grappa ha messo on-line, su archiviocanova.medialibrary.it, il fondo di manoscritti dello scultore veneto, visibile ora da qualsiasi parte del mondo ad alta definizione e nella perfetta cromia originale.
L’intera raccolta, donata tra il 1852 e il 1857 dal fratellastro Giovanni Battista Sartori Canova, consta di oltre quarantamila pagine e di seimilaseicentocinquantaotto documenti: lettere, innanzitutto, ma anche diari di viaggio, appunti, riconoscimenti, diplomi, sonetti e conversazioni come quella con Napoleone Bonaparte (per il quale, com’è risaputo, Antonio Canova lavorò). Nel fondo ci sono anche un prezzario delle opere e il quaderno su cui l’artista appuntò le sue lezioni di inglese, ma anche schizzi a penna, intuizioni, appunti visivi su quanto attraeva il suo interesse e disegni preparatori come quello per il monumento a Maria Cristina d’Austria.
«Omo senza lettere» come si definiva, in realtà lo scultore ha, paradossalmente, scritto molto e accumulato un epistolario immenso, mano a mano che la sua fama cresceva e che le relazioni con amici, estimatori, collezionisti e conoscenti lo hanno costretto a scrivere e a far scrivere, a ricevere, leggere e farsi leggere migliaia di missive sui più svariati argomenti: da quelli più strettamente legati agli affetti famigliari e all’attività professionale fino agli obblighi formali derivanti dai molteplici incarichi pubblici che l’artista ricoprì.
Soprattutto a partire dal trasferimento a Roma, la corrispondenza diventa per Antonio Canova indispensabile per intrattenere rapporti con i famigliari a Possagno, gli amici bassanesi, tra i quali Tiberio Roberti, e l’ambiente veneziano da cui si era staccato, ma con l’intenzione di tenere ben stretti i legami. A ciò si aggiungono i contatti epistolari con i committenti e con l’enorme numero di persone con cui l’artista venne in contatto: intellettuali, nobili, artisti italiani e stranieri, uomini di chiesa, scrittori, scienziati, militari, principi, imperatori, governanti.
Il fondo dei manoscritti è estremamente ricco anche grazie alla grande capacità di archiviazione dell’artista, attento sin dalla giovane età a non disperdere alcuna testimonianza della sua attività, in ciò aiutato dai segretari e dal fratello. Ci è giunto così, per esempio, il «Diario» in cui, appena ventiduenne, lo scultore registra il suo viaggio da Venezia a Roma. «Da questa mole di documenti - spiega il direttore della Biblioteca, Stefano Pagliantini - emerge la personalità di un uomo perfettamente conscio del proprio valore e giustamente dotato di una sicura autostima».
I manoscritti sono giunti al Bassano del Grappa insieme agli album dei disegni, alla racconta di incisioni in volume e a gran parte della biblioteca personale dell’artista per la parte di belle arti. Proprio questo patrimonio artistico sarà oggetto di un nuovo progetto di digitalizzazione.
A tal proposito, Barbara Guidi, direttore dei musei civici, ha affermato: «Ad essere stati digitalizzati – grazie anche al contributo di Banca Popolare di Marostica Volksbank – sono, in questo caso, gli scritti, ma il progetto si allargherà in futuro anche ai disegni e al resto del patrimonio artistico canoviano di proprietà dei Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa. Il Fondo vanta infatti ben 1756 disegni custoditi nel Gabinetto delle stampe e dei disegni del Museo civico. I Musei civici conservano inoltre i celebri monocromi, una delle più rare e singolari espressioni non solo dell’opera di Antonio Canova, ma più in generale dell’arte neoclassica, e una sessantina di sculture tra cui i preziosi bozzetti preparatori come quello per le Tre Grazie, celebri gessi quali la Venere Italica e Ebe, o, ancora, la serie dei ritratti e delle teste ideali».
L’omaggio allo scultore di Possagnano, in occasione del bicentenario, proseguirà il 4 dicembre con l’inaugurazione della mostra «Canova Ebe», ideata per celebrare il recente restauro del gesso bassanese ridotto in frammenti più di settant’anni fa, durante il bombardamento alleato sulla città del 24 aprile 1945. A ridare vita all’opera ha provveduto un innovativo intervento conservativo, interamente finanziato dal Rotary Bassano e dal Rotary Asolo Pedemontana del Grappa.
Citata da Omero e da Esiodo, Ebe, figlia di Zeus e di Era, è la coppiera degli dei; il misterioso nettare che mesce dona l’immortalità e l’eterna giovinezza.
In un momento di riscoperta dell’antico come la fine del Settecento, Antonio Canova non poteva non rimanere incantato da questo mito greco, che egli seppe condensare in un’immagine emblematica, quella della gioventù colta all’apice della sua fiorente bellezza, in quel fugace momento di perfezione che anticipa l’età adulta.
L’artista realizzò due differenti versioni: nella prima la dea, che si appresta a mescere l’ambrosia, atterra su una spumosa nuvola; nell’altra la giovane è colta mentre appoggia leggiadramente i piedi alla base di un tronco d’albero. Entrambe le versioni, trasposte in marmo, sono il vanto di quattro importanti collezioni pubbliche e private d’Europa: gli Staatlichen Museen di Berlino, l’Ermitage di San Pietroburgo, la Collezione Devonshire a Chatsworth e i Musei di San Domenico di Forlì, dove è conservata la copia scultorea del gesso bassanese, ora «restituita alla sua primitiva bellezza». Ebe risorge così dalle sue ceneri per tornare a essere icona di grazia e armoniosa compostezza.
In un momento di riscoperta dell’antico come la fine del Settecento, Antonio Canova non poteva non rimanere incantato da questo mito greco, che egli seppe condensare in un’immagine emblematica, quella della gioventù colta all’apice della sua fiorente bellezza, in quel fugace momento di perfezione che anticipa l’età adulta.
L’artista realizzò due differenti versioni: nella prima la dea, che si appresta a mescere l’ambrosia, atterra su una spumosa nuvola; nell’altra la giovane è colta mentre appoggia leggiadramente i piedi alla base di un tronco d’albero. Entrambe le versioni, trasposte in marmo, sono il vanto di quattro importanti collezioni pubbliche e private d’Europa: gli Staatlichen Museen di Berlino, l’Ermitage di San Pietroburgo, la Collezione Devonshire a Chatsworth e i Musei di San Domenico di Forlì, dove è conservata la copia scultorea del gesso bassanese, ora «restituita alla sua primitiva bellezza». Ebe risorge così dalle sue ceneri per tornare a essere icona di grazia e armoniosa compostezza.
Didascalie delle immagini
1.Libretto di appunti; 2. Lettera di Napoleone Bonaparte; 3. Diario di viaggio; 4. Libretto di esercizi in lingua inglese; 5. Antonio Canova, Ebe, 1817, gesso. Bassano del Grappa, Museo Civico. Foto: © Slowphoto St
Informazioni utili
www.museibassano.it