Dai social network all'aiuto concreto: mentre prosegue il conflitto in Ucraina, la pagina Instagram @putinpeace che continua a raccogliere opere d'arte e generosità da tutto il mondo come un urlo contro l'invasione russa, lancia dall'1° al 10 aprile «Peace of art», asta benefica on-line, realizzata in collaborazione con Catawiki, a favore della Fondazione Cesvi, organizzazione umanitaria impegnata nell'assistenza ai rifugiati nelle zone di confine.
Dallo scorso 25 febbraio, allo scoppio del conflitto, in molti - tra artisti visivi e video, fotografi e art director - hanno aderito a @putinpeace, un urlo compatto da nazioni diverse con un’unica avvertenza: «The gallery will close when the war is over».
I tre fondatori - Fabrizio Spucches (Catania, 1987), Andreana Ferri (Livorno, 1992) e Umberto Cofini (Padova, 1993) - hanno sin da subito affiancato il progetto social con azioni concrete: Spucches ha, infatti, intrapreso un viaggio di oltre due settimane nelle zone di guerra, incontrando persone, rifugiati, associazioni umanitarie, volontari, raccogliendo testimonianze nei centri di accoglienza e sui mezzi in fuga, dando il benvenuto in Europa, offrendo ogni aiuto e sostegno laddove possibile. Con il materiale raccolto ha condiviso tramite la pagina @putinpeace un racconto day by day permettendo ai cittadini ucraini di non sentirsi soli e, a noi, di partecipare al dramma che si sta consumando attraverso gli occhi delle molte persone ritratte. Lo stesso ha fatto Umberto Cofini, che ha intrapreso il viaggio con Francesco Perruccio.
Tra gli autori che hanno aderito al progetto e che doneranno le opere in asta ci sono: Pavlo Makov (l'artista ucraino che rappresenterà il Padiglione nazionale alla Biennale di Venezia), Sergiy Zhadan, Oliviero Toscani, Jean-Charles De Castelbajac, TvBoy, Goldschmied & Chiari, Giorgio Galimberti, Lady Tarin, Orticanoodles, Giuseppe Veneziano, Ludovica Bastianini, Merle Goll, ma la lista è in continuo e generoso aggiornamento.
L'intero ricavato dell'asta «Peace of art» verrà devoluto a favore di Fondazione Cesvi, presente in Ungheria a Záhony e in Romania a Sighet per supportare i rifugiati attraverso l’accoglienza alle frontiere, offrendo spazi sicuri in cui garantire protezione, servizi essenziali, assistenza legale, riposo e gioco, soprattutto per mamme, bambini, anziani e persone con disabilità. Inoltre, in collaborazione con i partner europei di Alliance2015 continua a essere presente in Ucraina per assistere gli sfollati garantendo aiuti umanitari e kit medici.
Il sito di riferimento per l’asta è www.catawiki.com.
Nelle foto: 1. Opera di Oliviero Toscani: 2. Opera di Andreana Ferri; 3. Opera di Goldschmied & Chiari
Save Ukraine Art 2022: Venezia risponde all'appello dei musei di Leopoli
Venezia corre in aiuto di Leopoli e sarà la cultura, linguaggio universale di pace, a unire le due città, entrambe patrimonio mondiale dell’Unesco. La Fondazione musei civici ha, infatti, risposto all’appello del progetto Save Ukraine Art 2022, che riunisce la Galleria nazionale delle arti, diretta da Taras Wozniack, e altri musei della città di Leopoli, e, grazie al coordinamento del Comune di Venezia, nei prossimi giorni spedirà speciali materiali di imballaggio che verranno utilizzati per la messa in sicurezza delle opere da eccessive vibrazioni o urti accidentali, nonché per la loro protezione dalle azioni di guerra.
«Venezia, città aperta al mondo e che ha sempre difeso il valore della libertà di chiunque venisse a viverla rispettandone le regole e le tradizioni, non poteva restare sorda alla richiesta d'aiuto che si sta levando da chi, in Ucraina, sta lottando per mettere al sicuro le opere d'arte - commenta il sindaco Luigi Brugnaro -. Salvare quelle opere non è solamente mettere al sicuro il patrimonio storico e artistico di una città, ma è anche salvaguardare e assicurare alle future generazioni l'identità di un popolo, la memoria di una comunità e le tradizioni di una nazione. Venezia, città che ha celebrato i 1600 anni dalla sua fondazione e che con i suoi musei civici racconta al mondo la storia di un luogo crocevia di culture e popoli, dimostra, con i fatti, di esserci e di rimboccarsi le maniche affinché l'arte e il bello tornino ad essere le migliori armi per sconfiggere l'odio che sta investendo l'Ucraina in questo periodo».
Dalla Fondazione Musei civici sottolineano, invece, l’importanza delle collezioni d’arte conservate a Leopoli. «Si tratta di un enorme patrimonio di circa 65.000 opere e 2.000 sculture che ora sono state ricoverate nei depositi, ma non sono protette adeguatamente – spiega la presidente Mariacristina Gribaudi -. A Venezia abbiamo già difeso i musei con i sacchi di sabbia, accadde a Palazzo Ducale nel corso delle due guerre mondiali. È storia ancora recente. Conosciamo bene la delicatezza di dover imballare le opere e poterle trasportare in sicurezza in luoghi protetti, come fu fatto con buona parte del patrimonio dei musei civici. D’intesa con il sindaco Brugnaro, la nostra solidarietà è stata immediata».
Per questo motivo, i musei civici stanno danno il loro aiuto anche nella messa in sicurezza, fornendo suggerimenti sulle modalità di stoccaggio e pronto intervento. Nel Museo di Leopoli non ci sono bunker attrezzati, e si temono ovviamente crolli, forti spostamenti d’aria, incendi che metterebbero a rischio l’intero patrimonio.
Per maggiori informazioni: https://www.visitmuve.it/ o https://saveukraineart22.org/.
Venezia corre in aiuto di Leopoli e sarà la cultura, linguaggio universale di pace, a unire le due città, entrambe patrimonio mondiale dell’Unesco. La Fondazione musei civici ha, infatti, risposto all’appello del progetto Save Ukraine Art 2022, che riunisce la Galleria nazionale delle arti, diretta da Taras Wozniack, e altri musei della città di Leopoli, e, grazie al coordinamento del Comune di Venezia, nei prossimi giorni spedirà speciali materiali di imballaggio che verranno utilizzati per la messa in sicurezza delle opere da eccessive vibrazioni o urti accidentali, nonché per la loro protezione dalle azioni di guerra.
«Venezia, città aperta al mondo e che ha sempre difeso il valore della libertà di chiunque venisse a viverla rispettandone le regole e le tradizioni, non poteva restare sorda alla richiesta d'aiuto che si sta levando da chi, in Ucraina, sta lottando per mettere al sicuro le opere d'arte - commenta il sindaco Luigi Brugnaro -. Salvare quelle opere non è solamente mettere al sicuro il patrimonio storico e artistico di una città, ma è anche salvaguardare e assicurare alle future generazioni l'identità di un popolo, la memoria di una comunità e le tradizioni di una nazione. Venezia, città che ha celebrato i 1600 anni dalla sua fondazione e che con i suoi musei civici racconta al mondo la storia di un luogo crocevia di culture e popoli, dimostra, con i fatti, di esserci e di rimboccarsi le maniche affinché l'arte e il bello tornino ad essere le migliori armi per sconfiggere l'odio che sta investendo l'Ucraina in questo periodo».
Dalla Fondazione Musei civici sottolineano, invece, l’importanza delle collezioni d’arte conservate a Leopoli. «Si tratta di un enorme patrimonio di circa 65.000 opere e 2.000 sculture che ora sono state ricoverate nei depositi, ma non sono protette adeguatamente – spiega la presidente Mariacristina Gribaudi -. A Venezia abbiamo già difeso i musei con i sacchi di sabbia, accadde a Palazzo Ducale nel corso delle due guerre mondiali. È storia ancora recente. Conosciamo bene la delicatezza di dover imballare le opere e poterle trasportare in sicurezza in luoghi protetti, come fu fatto con buona parte del patrimonio dei musei civici. D’intesa con il sindaco Brugnaro, la nostra solidarietà è stata immediata».
Per questo motivo, i musei civici stanno danno il loro aiuto anche nella messa in sicurezza, fornendo suggerimenti sulle modalità di stoccaggio e pronto intervento. Nel Museo di Leopoli non ci sono bunker attrezzati, e si temono ovviamente crolli, forti spostamenti d’aria, incendi che metterebbero a rischio l’intero patrimonio.
Per maggiori informazioni: https://www.visitmuve.it/ o https://saveukraineart22.org/.
miart 2022: il «primo movimento» di una nuova stagione d’arte
Più di centocinquanta gallerie provenienti da venti Paesi animeranno la ventiseiesima edizione di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, in programma dal 1° al 3 aprile.
L’evento mercantile, diretto per il secondo anno consecutivo da Nicola Ricciardi, è la prima fiera di settore del 2022 in Italia e una tra le prime in Europa. Miart si fa, dunque, capofila dell’avvio simbolico di una nuova fase come recita il titolo scelto per fare da filo rosso tra i vari appuntamenti: «primo movimento». Su questo concetto, mutuato dal mondo della musica, si è concentrata la campagna promozionale affidata per la prima volta a Cabinet Milano, studio multidisciplinare fondato da Rossana Passalacqua e Francesco Valtolina. Per l’occasione è stata coinvolta la fotografa e coreografa tedesca Isabelle Wenzel, che ha fotografato sé stessa in una serie di azioni e posizioni aerobiche focalizzando l’attenzione sulle qualità scultoree del corpo.
Grandi capolavori del Novecento, opere delle ultime generazioni di artisti contemporanei e pezzi di design d'autore caratterizzano l’offerta espositiva, suddivisa in tre sezioni: la classica «Established», «Decades», a cura di Alberto Salvadori, che esplora la storia del secolo scorso attraverso progetti monografici dagli anni '10 del Novecento agli anni '10 del Duemila, ed «Emergent», la sezione a cura di Attilia Fattori Franchini dedicata alle giovani gallerie.
La fiera vede, tra l’altro, la presenza di alcuni dei protagonisti della 59. Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, al suo debutto nelle prossime settimane, come Carla Accardi, Tomaso Binga, Miriam Cahn, Giulia Cenci, Gabriel Chaile, Louise Nevelson, Joanna Piotrowska e Grazia Varisco.
Tra le novità di questa edizione, caratterizzata anche da una serie di premi volti a supportare l’impegno e la visione delle gallerie e degli artisti che partecipano alla fiera (Fondo di acquisizione di Fondazione Fiera Milano, Premio Herno, l’Lca per Emergent, e il nuovo Premio acquisizione Covivio,), c’è l’adesione di Miart al capitolo italiano della Gallery Climate Coalition, organizzazione internazionale no-profit nata in nel Regno Unito al fine di facilitare la decarbonizzazione del settore dell’arte e la promozione di pratiche zero-waste. Prima fiera in Italia a prendere parte all’iniziativa in modo attivo, miart dedicherà uno stand apposito alla promozione del cambiamento collettivo e sistemico.
All’evento mercantile farà da corollario la «Milano ArtWeek», palinsesto diffuso in città che per un’intera settimana, fino al 3 aprile, proporrà mostre, visite guidate, aperture speciali e performance coinvolgendo istituzioni, fondazioni, soggetti pubblici e privati in un calendario condiviso di iniziative dedicate all’arte moderna e contemporanea. In occasione della fiera apriranno tutte le mostre principali della stagione, tra cui «Useless Bodies?» alla Fondazione Prada, «Quando la paura mangia l’anima» al Pac e «Sunshine State» di Steve McQueen da Pirelli HangarBicocca. L’Archivio Scanavino inaugurerà il suo nuovo spazio espositivo in piazza Aspromonte; mentre l’ArtLine si animerà con opere di Mario Airò, Alfredo Jaar e Kiki Smith.
Per maggiori informazioni: www.miart.it.
Triennale Milano, due nuove opere nel giardino Giancarlo De Carlo
Due nuove opere arricchiscono il percorso espositivo del Giardino Giancarlo De Carlo alla Triennale di Milano.
La prima installazione è «Meuble Plus», una creazione dell’architetto, designer e urbanista Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020) per i rifugiati. Il lavoro, visibile fino al prossimo 17 aprile, era stato realizzato per l’edizione 2018 del Fuorisalone. Consta di tre moduli abitativi, costruiti con materiali riciclati, e ben sintetizza la ricerca del progettista sul tema dell’«architettura mobile», costituita da un'infrastruttura immateriale e da elementi «domestici» mobili simili ad arredi dai costi molto contenuti.
La seconda installazione è la sedia «Grande Milano» di Aldo Rossi (Milano 1931 – 1997), modello in scala 7:1 della sedia progettata nel 1987 per Molteni&C. La seduta, che celebra la città d’origine dell’architetto, è piccola di dimensioni e leggera di peso, ma di grande robustezza. Riprende un tipo tradizionale e antico, la sedia rinascimentale pieghevole, discendente a sua volta dalla «sella curulis» romana. L’opera, appena entrata nella collezione di Triennale Milano, è un oggetto fuori scala, un’architettura che corrisponde a pieno all’idea di Aldo Rossi di creare oggetti domestici, che si relazionino con le architetture circostanti.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.
Più di centocinquanta gallerie provenienti da venti Paesi animeranno la ventiseiesima edizione di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, in programma dal 1° al 3 aprile.
L’evento mercantile, diretto per il secondo anno consecutivo da Nicola Ricciardi, è la prima fiera di settore del 2022 in Italia e una tra le prime in Europa. Miart si fa, dunque, capofila dell’avvio simbolico di una nuova fase come recita il titolo scelto per fare da filo rosso tra i vari appuntamenti: «primo movimento». Su questo concetto, mutuato dal mondo della musica, si è concentrata la campagna promozionale affidata per la prima volta a Cabinet Milano, studio multidisciplinare fondato da Rossana Passalacqua e Francesco Valtolina. Per l’occasione è stata coinvolta la fotografa e coreografa tedesca Isabelle Wenzel, che ha fotografato sé stessa in una serie di azioni e posizioni aerobiche focalizzando l’attenzione sulle qualità scultoree del corpo.
Grandi capolavori del Novecento, opere delle ultime generazioni di artisti contemporanei e pezzi di design d'autore caratterizzano l’offerta espositiva, suddivisa in tre sezioni: la classica «Established», «Decades», a cura di Alberto Salvadori, che esplora la storia del secolo scorso attraverso progetti monografici dagli anni '10 del Novecento agli anni '10 del Duemila, ed «Emergent», la sezione a cura di Attilia Fattori Franchini dedicata alle giovani gallerie.
La fiera vede, tra l’altro, la presenza di alcuni dei protagonisti della 59. Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, al suo debutto nelle prossime settimane, come Carla Accardi, Tomaso Binga, Miriam Cahn, Giulia Cenci, Gabriel Chaile, Louise Nevelson, Joanna Piotrowska e Grazia Varisco.
Tra le novità di questa edizione, caratterizzata anche da una serie di premi volti a supportare l’impegno e la visione delle gallerie e degli artisti che partecipano alla fiera (Fondo di acquisizione di Fondazione Fiera Milano, Premio Herno, l’Lca per Emergent, e il nuovo Premio acquisizione Covivio,), c’è l’adesione di Miart al capitolo italiano della Gallery Climate Coalition, organizzazione internazionale no-profit nata in nel Regno Unito al fine di facilitare la decarbonizzazione del settore dell’arte e la promozione di pratiche zero-waste. Prima fiera in Italia a prendere parte all’iniziativa in modo attivo, miart dedicherà uno stand apposito alla promozione del cambiamento collettivo e sistemico.
All’evento mercantile farà da corollario la «Milano ArtWeek», palinsesto diffuso in città che per un’intera settimana, fino al 3 aprile, proporrà mostre, visite guidate, aperture speciali e performance coinvolgendo istituzioni, fondazioni, soggetti pubblici e privati in un calendario condiviso di iniziative dedicate all’arte moderna e contemporanea. In occasione della fiera apriranno tutte le mostre principali della stagione, tra cui «Useless Bodies?» alla Fondazione Prada, «Quando la paura mangia l’anima» al Pac e «Sunshine State» di Steve McQueen da Pirelli HangarBicocca. L’Archivio Scanavino inaugurerà il suo nuovo spazio espositivo in piazza Aspromonte; mentre l’ArtLine si animerà con opere di Mario Airò, Alfredo Jaar e Kiki Smith.
Per maggiori informazioni: www.miart.it.
Da Antonio Canova alla seta lariana: una nuova stagione di mostre a Villa Carlotta, giardino botanico e museo sul lago di Como
Riapre le porte Villa Carlotta, giardino botanico e museo sul lago di Como, a Tremezzo, che permette ai visitatori non solo di ammirare opere di Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez, ma anche di farsi incantare dalle meravigliose fioriture primaverili di camelie, azalee, rododendri e rose.
La nuova stagione vedrà la realtà culturale comasca partecipare agli eventi celebrativi per i duecento anni dalla morte di Antonio Canova (1822-2022) con una mostra-dossier sul «Palamede» (dal 28 aprile al 5 giugno), scultura simbolo delle sue collezioni. Attraverso documenti, sculture, disegni e alcuni prestiti eccezionali, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, il percorso espositivo ripercorrerà la genesi dell’opera e il rapporto privilegiato tra Canova e il suo committente, il potente politico bonapartista Giovanni Battista Sommariva (1762-1826).
È, poi, in programma la mostra diffusa «Trame Lariane» (dal 6 maggio al 6 luglio), con le creazioni degli studenti dell’Isis di Setificio Paolo Carcano di Como, che saranno esposte anche ai Giardini di Villa Melzi e Villa Monastero. La programmazione espositiva proseguirà con «Paola Mattioli, Quattro stanze. Quattro storie a Villa Carlotta» (dal 18 giugno al 4 settembre), a cura di Giulia Berti e Luca Violo in collaborazione con Andrea Di Gregorio: un moderno carnet de voyage articolato in sessanta fotografie e quattro temi chiave, ovvero «Fiori per… (1971-2019)», «Mattioli/Mondino (1983-1993)», «Statuine (1985)», «Ritratti (1970-2020)». Dalla collaborazione con gli ArchiViVitali di Bellano prenderà, infine, vita il progetto «La scena dell’arte» (dal 2 luglio al 6 novembre), a cura di Velasco Vitali, che sviluppa il tema del rapporto tra le arti figurative e il teatro, grande passione del duca Giorgio II, ultimo proprietario della villa.
Tra gli altri eventi culturali in programma si segnalano, inoltre, «Fuori Orticola» (dal 6 all’8 maggio), un palinsesto di attività incentrate sul tema della biofiliae dell’amore per la natura, fonte di vita e di benessere; festival «Fiesta! Arte, Silenzi, Emozioni e Natura» (dal 10 al 12 giugno), con workshop di scrittura creativa, laboratorio teatrale, performance artistiche e lectio magistralis; e, per finire, i tradizionali appuntamenti musicali, tra cui quelli del prestigioso «LacMus Festival (in luglio)».
Per maggiori informazioni: www.villacarlotta.it.
In uscita il libro «Luce Longobarda», un viaggio fotografico tra sette monumenti Unesco
Si intitola «Luce Longobarda» il volume appena pubblicato dalla casa editrice «Gi Ori» di Prato in occasione dei dieci anni dall’iscrizione del sito «I Longobardi in Italia - I luoghi del potere (568-774 d.C.)» nella lista del patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco. Per festeggiare l’anniversario, che ricorre il prossimo 25 giugno, l’associazione Italia Langobardorum ha deciso di promuovere una campagna fotografica sui setti complessi monumentali che lo compongono: l’area della Gastaldaga con il tempietto longobardo e il complesso episcopale a Cividale del Friuli (Udine), l’area monumentale con il complesso monastico di San Salvatore - Santa Giulia a Brescia, il castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio (Varese), la Basilica di San Salvatore a Spoleto (Perugia), il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno (Perugia); il complesso di Santa Sofia a Benevento, il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (Foggia).
Il progetto è nato dalla necessità di raccontare attraverso immagini rinnovate, la bellezza e la rappresentatività dei sette beni appartenenti al sito, ritratti da punti di vista inediti e diversi dal consueto.
Autore degli scatti, «un viaggio tra le pietre parlanti» di sette città italiane, che - commenta Angela Maria Ferroni, funzionario dell’Ufficio Unesco del Ministero della cultura - «ci raccontano di un passato molto attuale, di una storia di invasione, ma anche di integrazione tra culture diverse», è l’architetto e fotografo beneventano Pasquale Palmieri. «Sono partito per questo viaggio – racconta l’autore - senza un progetto preciso, ma mosso da due attrazioni. Come architetto la spinta era di indagare la complessità e la continua trasformazione dello spazio, muovendomi fra le sue infinite informazioni, cercando di comprendere lo spirito del luogo e gli elementi con cui l’uomo ha inteso identificarsi. Come fotografo, invece, mi muovevo come un esploratore di spazi ignoti, sapendo di far parte di quei visionari convinti di utilizzare un medium espressivo in cui l’imprevedibilità e la casualità giocano un ruolo primario».
«Le immagini realizzate – ha commentato Antonella Tartaglia Polcini, presidente dell’associazione Italia Langobardorum - concorrono mirabilmente a rendere vivi, presenti e prossimi all’osservatore scenari, architetture e ambienti che esprimono identità, grandezza, tradizioni e soprattutto tracce indelebili dell’influenza dei Longobardi sullo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa, nella transizione dal mondo antico alla civiltà del Medioevo».
È possibile acquistare il volume fotografico «Luce longobarda» sul sito della casa editrice «Gli Ori», tramite Amazon, nelle librerie e nei bookshop dei musei.
Per maggiori informazioni: www.longobardinitalia.it.
Firenze, un pomeriggio a ingresso gratuito per la mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento»
Firenze festeggia con un pomeriggio di ingresso gratuito l’inaugurazione della mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento». Mercoledì 6 aprile, dalle ore 15 alle ore 18, Palazzo Medici Riccardi apre le sue porte al pubblico, previa prenotazione, per un primo assaggio dell’esposizione, organizzata da Muse con l’Istituto Matteucci di Viareggio, che animerà i suoi spazi durante la primavera e l’estate.
Curata da Leonardo Ghiglia, Lucia Mannini e Stefano Zampieri, la rassegna offre al pubblico la possibilità di conoscere e apprezzare le opere di un grande pittore del Novecento italiano di radice eminentemente toscana, eppure profondamente legato alle vicende artistiche europee del suo tempo.
Oscar Ghiglia (1876-1945), livornese, sceglie Firenze come città d’elezione dove sviluppare la propria ricerca, la propria creatività. Con lo sguardo fermo sugli insegnamenti di Giovanni Fattori e il pennello pronto ad accogliere le novità d’Oltralpe - prima fra tutte la pittura di Cézanne - l’artista matura una qualità pittorica altissima, quasi eletta, che in mostra è esemplarmente rappresentata dalla sua ricca produzione durante gli anni di Novecento, il movimento artistico sviluppatosi intorno alla figura di Margherita Sarfatti in nome di un «ritorno all’ordine» che Ghiglia interpreta in chiave assolutamente personale. È in questo periodo che il pittore raggiunge esiti di eccezionale qualità: basti ricordare «La modella» (1928-29), assunta a icona della mostra, a fianco dei meravigliosi accordi compositivi, cromatici e poetici sviluppati dal pittore nelle sue nature morte e nei suoi ritratti.
L'ingresso è consentito esclusivamente con prenotazione obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere alla mail info@palazzomediciriccardi.it.
Riapre le porte Villa Carlotta, giardino botanico e museo sul lago di Como, a Tremezzo, che permette ai visitatori non solo di ammirare opere di Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez, ma anche di farsi incantare dalle meravigliose fioriture primaverili di camelie, azalee, rododendri e rose.
La nuova stagione vedrà la realtà culturale comasca partecipare agli eventi celebrativi per i duecento anni dalla morte di Antonio Canova (1822-2022) con una mostra-dossier sul «Palamede» (dal 28 aprile al 5 giugno), scultura simbolo delle sue collezioni. Attraverso documenti, sculture, disegni e alcuni prestiti eccezionali, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, il percorso espositivo ripercorrerà la genesi dell’opera e il rapporto privilegiato tra Canova e il suo committente, il potente politico bonapartista Giovanni Battista Sommariva (1762-1826).
È, poi, in programma la mostra diffusa «Trame Lariane» (dal 6 maggio al 6 luglio), con le creazioni degli studenti dell’Isis di Setificio Paolo Carcano di Como, che saranno esposte anche ai Giardini di Villa Melzi e Villa Monastero. La programmazione espositiva proseguirà con «Paola Mattioli, Quattro stanze. Quattro storie a Villa Carlotta» (dal 18 giugno al 4 settembre), a cura di Giulia Berti e Luca Violo in collaborazione con Andrea Di Gregorio: un moderno carnet de voyage articolato in sessanta fotografie e quattro temi chiave, ovvero «Fiori per… (1971-2019)», «Mattioli/Mondino (1983-1993)», «Statuine (1985)», «Ritratti (1970-2020)». Dalla collaborazione con gli ArchiViVitali di Bellano prenderà, infine, vita il progetto «La scena dell’arte» (dal 2 luglio al 6 novembre), a cura di Velasco Vitali, che sviluppa il tema del rapporto tra le arti figurative e il teatro, grande passione del duca Giorgio II, ultimo proprietario della villa.
Tra gli altri eventi culturali in programma si segnalano, inoltre, «Fuori Orticola» (dal 6 all’8 maggio), un palinsesto di attività incentrate sul tema della biofiliae dell’amore per la natura, fonte di vita e di benessere; festival «Fiesta! Arte, Silenzi, Emozioni e Natura» (dal 10 al 12 giugno), con workshop di scrittura creativa, laboratorio teatrale, performance artistiche e lectio magistralis; e, per finire, i tradizionali appuntamenti musicali, tra cui quelli del prestigioso «LacMus Festival (in luglio)».
Per maggiori informazioni: www.villacarlotta.it.
In uscita il libro «Luce Longobarda», un viaggio fotografico tra sette monumenti Unesco
Si intitola «Luce Longobarda» il volume appena pubblicato dalla casa editrice «Gi Ori» di Prato in occasione dei dieci anni dall’iscrizione del sito «I Longobardi in Italia - I luoghi del potere (568-774 d.C.)» nella lista del patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco. Per festeggiare l’anniversario, che ricorre il prossimo 25 giugno, l’associazione Italia Langobardorum ha deciso di promuovere una campagna fotografica sui setti complessi monumentali che lo compongono: l’area della Gastaldaga con il tempietto longobardo e il complesso episcopale a Cividale del Friuli (Udine), l’area monumentale con il complesso monastico di San Salvatore - Santa Giulia a Brescia, il castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio (Varese), la Basilica di San Salvatore a Spoleto (Perugia), il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno (Perugia); il complesso di Santa Sofia a Benevento, il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (Foggia).
Il progetto è nato dalla necessità di raccontare attraverso immagini rinnovate, la bellezza e la rappresentatività dei sette beni appartenenti al sito, ritratti da punti di vista inediti e diversi dal consueto.
Autore degli scatti, «un viaggio tra le pietre parlanti» di sette città italiane, che - commenta Angela Maria Ferroni, funzionario dell’Ufficio Unesco del Ministero della cultura - «ci raccontano di un passato molto attuale, di una storia di invasione, ma anche di integrazione tra culture diverse», è l’architetto e fotografo beneventano Pasquale Palmieri. «Sono partito per questo viaggio – racconta l’autore - senza un progetto preciso, ma mosso da due attrazioni. Come architetto la spinta era di indagare la complessità e la continua trasformazione dello spazio, muovendomi fra le sue infinite informazioni, cercando di comprendere lo spirito del luogo e gli elementi con cui l’uomo ha inteso identificarsi. Come fotografo, invece, mi muovevo come un esploratore di spazi ignoti, sapendo di far parte di quei visionari convinti di utilizzare un medium espressivo in cui l’imprevedibilità e la casualità giocano un ruolo primario».
«Le immagini realizzate – ha commentato Antonella Tartaglia Polcini, presidente dell’associazione Italia Langobardorum - concorrono mirabilmente a rendere vivi, presenti e prossimi all’osservatore scenari, architetture e ambienti che esprimono identità, grandezza, tradizioni e soprattutto tracce indelebili dell’influenza dei Longobardi sullo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa, nella transizione dal mondo antico alla civiltà del Medioevo».
È possibile acquistare il volume fotografico «Luce longobarda» sul sito della casa editrice «Gli Ori», tramite Amazon, nelle librerie e nei bookshop dei musei.
Per maggiori informazioni: www.longobardinitalia.it.
Firenze, un pomeriggio a ingresso gratuito per la mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento»
Firenze festeggia con un pomeriggio di ingresso gratuito l’inaugurazione della mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento». Mercoledì 6 aprile, dalle ore 15 alle ore 18, Palazzo Medici Riccardi apre le sue porte al pubblico, previa prenotazione, per un primo assaggio dell’esposizione, organizzata da Muse con l’Istituto Matteucci di Viareggio, che animerà i suoi spazi durante la primavera e l’estate.
Curata da Leonardo Ghiglia, Lucia Mannini e Stefano Zampieri, la rassegna offre al pubblico la possibilità di conoscere e apprezzare le opere di un grande pittore del Novecento italiano di radice eminentemente toscana, eppure profondamente legato alle vicende artistiche europee del suo tempo.
Oscar Ghiglia (1876-1945), livornese, sceglie Firenze come città d’elezione dove sviluppare la propria ricerca, la propria creatività. Con lo sguardo fermo sugli insegnamenti di Giovanni Fattori e il pennello pronto ad accogliere le novità d’Oltralpe - prima fra tutte la pittura di Cézanne - l’artista matura una qualità pittorica altissima, quasi eletta, che in mostra è esemplarmente rappresentata dalla sua ricca produzione durante gli anni di Novecento, il movimento artistico sviluppatosi intorno alla figura di Margherita Sarfatti in nome di un «ritorno all’ordine» che Ghiglia interpreta in chiave assolutamente personale. È in questo periodo che il pittore raggiunge esiti di eccezionale qualità: basti ricordare «La modella» (1928-29), assunta a icona della mostra, a fianco dei meravigliosi accordi compositivi, cromatici e poetici sviluppati dal pittore nelle sue nature morte e nei suoi ritratti.
L'ingresso è consentito esclusivamente con prenotazione obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere alla mail info@palazzomediciriccardi.it.
Al Mao di Torino la mostra «La veste del Buddha»
Le origini del kesa (termine giapponese che traduce dal sanscrito kasaya ovvero «ocra»), la veste indossata dai monaci buddhisti, sono antichissime e leggendarie. Secondo la tradizione fu, infatti, il Buddha stesso a chiedere al suo discepolo Ananda di realizzare un abito che tutti i suoi seguaci potessero indossare e che fosse somigliante alle geometrie delle risaie in cui amava passeggiare. L’uomo lo accontentò e cucì una veste semplicemente assemblando tessuti di recupero. Da allora i monaci realizzano le loro vesti, simbolo di umiltà e purezza, unendo vecchi lembi di stoffe, scampoli spesso laceri o rovinati e tinti con «terre ocre».
Grazie alla nuova rotazione periodica a fine conservativi del Mao – Museo d’arte orientale di Torino, in questi giorni, è possibile ammirare, nella Galleria dedicata al Giappone, uno dei questi tesori, un kesa di epoca Edo (sec. 1603-1967) in raso di seta verde broccato, decorato con gruppi di nuvole e una serie di motivi circolari sparsi, ognuno dei quali ricorda una corolla floreale stilizzata. La scelta e l’accostamento dei colori, oltre alla stessa iconografia, rimandano agli analoghi tessuti realizzati in Cina già durante l’epoca Tang e sono frutto di commistioni e di influenze reciproche fra Cina e Medio Oriente che, nei secoli, hanno fatto viaggiare sulle antiche rotte commerciali non solo merci preziose, ma lingue, stili, saperi.
Su queste stesse rotte ha viaggiato anche il secondo kesa esposto, un raro esemplare creato a partire dal cosiddetto «broccato di Ezo», un tipo di tessuto giunto in Giappone dalla Cina attraverso la zona di Ezo, l’attuale Hokkaido, terra degli Ainu. Il tessuto in seta e argento a strisce presenta una decorazione floreale molto ricca: su uno sfondo brillante di color rosso-arancio sono intessuti grandi tralci di peonia e altri fiori, accostati a simboli augurali, fra cui spicca il motivo ricorrente della moneta, stilizzata secondo l’uso cinese nell’anagramma degli «Otto Tesori».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.maotorino.it.
Le origini del kesa (termine giapponese che traduce dal sanscrito kasaya ovvero «ocra»), la veste indossata dai monaci buddhisti, sono antichissime e leggendarie. Secondo la tradizione fu, infatti, il Buddha stesso a chiedere al suo discepolo Ananda di realizzare un abito che tutti i suoi seguaci potessero indossare e che fosse somigliante alle geometrie delle risaie in cui amava passeggiare. L’uomo lo accontentò e cucì una veste semplicemente assemblando tessuti di recupero. Da allora i monaci realizzano le loro vesti, simbolo di umiltà e purezza, unendo vecchi lembi di stoffe, scampoli spesso laceri o rovinati e tinti con «terre ocre».
Grazie alla nuova rotazione periodica a fine conservativi del Mao – Museo d’arte orientale di Torino, in questi giorni, è possibile ammirare, nella Galleria dedicata al Giappone, uno dei questi tesori, un kesa di epoca Edo (sec. 1603-1967) in raso di seta verde broccato, decorato con gruppi di nuvole e una serie di motivi circolari sparsi, ognuno dei quali ricorda una corolla floreale stilizzata. La scelta e l’accostamento dei colori, oltre alla stessa iconografia, rimandano agli analoghi tessuti realizzati in Cina già durante l’epoca Tang e sono frutto di commistioni e di influenze reciproche fra Cina e Medio Oriente che, nei secoli, hanno fatto viaggiare sulle antiche rotte commerciali non solo merci preziose, ma lingue, stili, saperi.
Su queste stesse rotte ha viaggiato anche il secondo kesa esposto, un raro esemplare creato a partire dal cosiddetto «broccato di Ezo», un tipo di tessuto giunto in Giappone dalla Cina attraverso la zona di Ezo, l’attuale Hokkaido, terra degli Ainu. Il tessuto in seta e argento a strisce presenta una decorazione floreale molto ricca: su uno sfondo brillante di color rosso-arancio sono intessuti grandi tralci di peonia e altri fiori, accostati a simboli augurali, fra cui spicca il motivo ricorrente della moneta, stilizzata secondo l’uso cinese nell’anagramma degli «Otto Tesori».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.maotorino.it.
A Venezia un capolavoro di Giorgione: il «Ritratto di giovane» del Museo di belle arti di Budapest
Arriva dal Museo di belle arti di Budapest il nuovo ospite speciale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il «Ritratto di giovane» di Giorgione, al suo ritorno nella città lagunare dopo più di duecento anni.
Il prestito, che rientra in un progetto di scambi internazionali che la realtà diretta da Giulio Manieri Elia sta portando avanti negli ultimi anni, rappresenta un’occasione importante per ammirare un’opera di straordinaria qualità accanto ad altri capolavori del pittore veneto presenti nel museo veneziano: la «Sacra Conversazione», la «Vecchia», la «Tempesta», il «Concerto» e la «Nuda». Il ritratto è collocato, a partire dal 31 marzo, proprio in sala VIII, al primo piano, dove sono esposti gli altri lavori del maestro di Castelfranco in collezione.
Il dipinto, realizzato intorno al 1503, è «una delle poche opere superstiti di Giorgione - sottolinea László Baán, direttore generale del museo di Budapest-, proviene dalla collezione dell'unico patriarca veneziano di origine non italiana, l'ungherese Giovanni Ladislao Pyrker, vissuto nel XIX secolo, e grazie alla sua generosa donazione è entrato a far parte del patrimonio nazionale ungherese». Vi è raffigurato un uomo giovane, vestito di un'ampia casacca scura trapuntata e ricamata, sopra la camicia bianca. La folta capigliatura castana, con scriminatura al centro, ricade a caschetto lasciando scoperte le orecchie. Il volto ovale è girato di tre quarti verso sinistra e leggermente piegato in giù. Gli occhi sono grandi ed espressivi, le sopracciglia folte, il naso robusto, la bocca carnosa, il mento appuntito.
Sotto il profilo compositivo e stilistico il lavoro si ricollega strettamente alla «Vecchia». Dunque, l’esposizione dei due dipinti affiancati sulla stessa parete innescherà probabilmente ulteriori riflessioni in merito alla ipotesi, avanzata da parte della critica, che la tela oggi a Budapest costituisse «il coperto […] depento con un’homo con una veste de pelle negra» che accompagnava la «Vecchia», secondo quanto indicato nell’inventario Vendramin del 1601.
Roberta Battaglia, curatrice delle collezioni del Quattrocento e Cinquecento alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, afferma, inoltre, che «la proposta di interpretare il ritratto come esempio di contemplazione e ascesi neoplatonica si addice alla dimensione interiore del personaggio cui concorre anche la qualità astratta e ideale della luce. L’incarnato del volto risalta sulla massa compatta della chioma scura, contraddistinta da una insolita bicromia, che ha fatto supporre la presenza di una reticella oppure l’utilizzo di una tintura per schiarire le bande laterali dei capelli, secondo la moda per lo più femminile del tempo».
Dóra Sallay, curatrice della Pittura italiana (1250-1500) al museo di Budapest, sottolinea, infine, che il dipinto «si distingue tra i ritratti rinascimentali anche per il suo soggetto enigmatico: l'espressione assorta del giovane sconosciuto, il gesto che indica un sentimento profondo e la serie di emblemi difficilmente decifrabili dipinti sul parapetto hanno dato origine a innumerevoli interpretazioni e colpiscono tutti noi con la forza del loro mistero».
Per maggiori informazioni: gallerieaccademia.it.
[Nella foto: Giorgione, «Ritratto di giovane», 1503 circa, Museo di Belle Arti di Budapes. Credit foto: Szépművészeti Múzeum / Museum of Fine Arts, Budapest]
«Cortona On The Move Award», al via la prima edizione dell’open call per innovatori della cultura visiva
Si propone di supportare i fotografi nello sviluppo e nella produzione dei propri progetti l’open call «Cortona On The Move Award», le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 16 maggio.
Alla sua prima edizione, con la partnership di LensCulture e la collaborazione del Consorzio Vini Cortona, il premio si inserisce nella costante ricerca di narrazioni originali e innovative che da sempre connota il festival internazionale «Cortona On The Move», in programma dal 14 luglio al 2 ottobre. La open call è a tema aperto, gratuita e accoglie progetti, in fase di sviluppo o inediti, con i più vari approcci fotografici alla contemporaneità: nuove prospettive e nuove visioni.
A esaminare le proposte, da inviare al link https://www.cortonaonthemove.com/award/, sarà una giuria di esperti del settore, formata da Jim Casper (caporedattore e co-fondatore di LensCulture), Veronica Nicolardi (direttrice di «Cortona On The Move»), Laura Sackett (direttrice creativa di LensCulture) e Paolo Woods (direttore artistico di «Cortona On The Move»).
I dieci lavori finalisti saranno proiettati durante l’inaugurazione del festival. Tra questi, l’autore del lavoro primo classificato riceverà un riconoscimento economico del valore di 5.000 euro e sarà esposto durante l’edizione 2023 della manifestazione toscana, mentre altri due artisti selezionati dalla giuria vedranno il proprio lavoro pubblicato sul sito web di LensCulture.
Per maggiori informazioni: www.cortonaonthemove.com.
Arriva dal Museo di belle arti di Budapest il nuovo ospite speciale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il «Ritratto di giovane» di Giorgione, al suo ritorno nella città lagunare dopo più di duecento anni.
Il prestito, che rientra in un progetto di scambi internazionali che la realtà diretta da Giulio Manieri Elia sta portando avanti negli ultimi anni, rappresenta un’occasione importante per ammirare un’opera di straordinaria qualità accanto ad altri capolavori del pittore veneto presenti nel museo veneziano: la «Sacra Conversazione», la «Vecchia», la «Tempesta», il «Concerto» e la «Nuda». Il ritratto è collocato, a partire dal 31 marzo, proprio in sala VIII, al primo piano, dove sono esposti gli altri lavori del maestro di Castelfranco in collezione.
Il dipinto, realizzato intorno al 1503, è «una delle poche opere superstiti di Giorgione - sottolinea László Baán, direttore generale del museo di Budapest-, proviene dalla collezione dell'unico patriarca veneziano di origine non italiana, l'ungherese Giovanni Ladislao Pyrker, vissuto nel XIX secolo, e grazie alla sua generosa donazione è entrato a far parte del patrimonio nazionale ungherese». Vi è raffigurato un uomo giovane, vestito di un'ampia casacca scura trapuntata e ricamata, sopra la camicia bianca. La folta capigliatura castana, con scriminatura al centro, ricade a caschetto lasciando scoperte le orecchie. Il volto ovale è girato di tre quarti verso sinistra e leggermente piegato in giù. Gli occhi sono grandi ed espressivi, le sopracciglia folte, il naso robusto, la bocca carnosa, il mento appuntito.
Sotto il profilo compositivo e stilistico il lavoro si ricollega strettamente alla «Vecchia». Dunque, l’esposizione dei due dipinti affiancati sulla stessa parete innescherà probabilmente ulteriori riflessioni in merito alla ipotesi, avanzata da parte della critica, che la tela oggi a Budapest costituisse «il coperto […] depento con un’homo con una veste de pelle negra» che accompagnava la «Vecchia», secondo quanto indicato nell’inventario Vendramin del 1601.
Roberta Battaglia, curatrice delle collezioni del Quattrocento e Cinquecento alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, afferma, inoltre, che «la proposta di interpretare il ritratto come esempio di contemplazione e ascesi neoplatonica si addice alla dimensione interiore del personaggio cui concorre anche la qualità astratta e ideale della luce. L’incarnato del volto risalta sulla massa compatta della chioma scura, contraddistinta da una insolita bicromia, che ha fatto supporre la presenza di una reticella oppure l’utilizzo di una tintura per schiarire le bande laterali dei capelli, secondo la moda per lo più femminile del tempo».
Dóra Sallay, curatrice della Pittura italiana (1250-1500) al museo di Budapest, sottolinea, infine, che il dipinto «si distingue tra i ritratti rinascimentali anche per il suo soggetto enigmatico: l'espressione assorta del giovane sconosciuto, il gesto che indica un sentimento profondo e la serie di emblemi difficilmente decifrabili dipinti sul parapetto hanno dato origine a innumerevoli interpretazioni e colpiscono tutti noi con la forza del loro mistero».
Per maggiori informazioni: gallerieaccademia.it.
[Nella foto: Giorgione, «Ritratto di giovane», 1503 circa, Museo di Belle Arti di Budapes. Credit foto: Szépművészeti Múzeum / Museum of Fine Arts, Budapest]
Arte antica al Castello Mackenzie di Genova con Cambi casa d’aste
Il Castello Mackenzie di Genova apre le sue porte all’arte antica. Dopo il successo dello scorso anno, con vendite significative come il «Commode rococò veneto» della seconda metà del XVIII secolo, aggiudicata a 194.000 euro, o l’importante console con specchiera «alla Boems», venduta a 181.500 euro, Cambi casa d’aste presenta due nuovi e prestigiosi appuntamenti: «Dimore italiane» e «Scultura e oggetti d’arte». Le date da segnarsi in agenda sono quelle di martedì 5 e mercoledì 6 aprile; mentre l’esposizione al pubblico dei lotti all’incanto è prevista da venerdì 1 a lunedì 4 aprile, dalle ore 10 alle ore 19, sempre nelle sale del Castello Mackenzie di Genova.
La prima asta presenta un catalogo di circa 600 lotti, alcuni dalle storie prestigiose, come il raro Piano in micromosaico, dono del mosaicista Aristide Orlandi a papa Leone XIII (Stima: 12.000 - 15.000 euro), o la Coppia di colonne con simboli araldici della famiglia Borghese, opera prodotta nella bottega dell’argentiere e architetto Giuseppe Valadier, dichiarata di interesse storico-artistico e soggetta quindi a vincolo da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio (Stima: 200.000 - 250.000 euro).
Nel catalogo sarà presente anche un nucleo di Old Masters, come il «Ritratto di nobildonna con garofano rosso» della bottega di Alessandro Allori, figlio adottivo di Agnolo Bronzino (20.000 - 30.000 euro) o la «Natura morta con vaso di fiori e ciliegie» di Bartolomeo Bimbi, artista della corte di Cosimo III de’ Medici (Stima: 25.000 - 30.000 euro). L’asta si svolgerà in tre tornate: martedì 5, dalle ore 15 (lotti 1/227), mercoledì 6 aprile, dalle ore 10 (lotti 228/443) e dalle ore 16 (lotti 444/592).
Mercoledì 6 aprile, dalle ore 14:30, sarà, invece, la volta di «Scultura e oggetti d’arte», asta nella quale il Dipartimento di scultura antica presenterà un’esclusiva selezione di ottanta opere dal XIV al XIX secolo.
Accanto a importanti bronzi rinascimentali e barocchi, tra cui spicca una raffinata «Croce da meditazione» in bronzo dorato e ametista, ascrivibile alle Manifatture Granducali fiorentine (Stima: 7.000 - 10.000 euro), verrà messo all’incanto un significativo gruppo di marmi e oggetti tra barocco e neoclassicismo, rivisitazioni di antichità classiche, come il busto di Sallustia Orbiana, moglie dell'imperatore Alessandro Severo (Stima: 8.000 - 10.000 euro). Tra i top lot spiccano il «Ciborio architettonico con angeli adoranti» di Giovanni della Robbia (Stima: 25.000 - 30.000 euro) e una «Figura di santo», che a parere di diversi critici va attribuito a Nino e Andrea Pisano (Stima: 90.000 - 120.000 euro).
Sul sito www.cambiaste.com si potranno seguire gli appuntamenti in diretta streaming e si può partecipare attivamente acquistando in tempo reale come se si fosse in sala.
Il Castello Mackenzie di Genova apre le sue porte all’arte antica. Dopo il successo dello scorso anno, con vendite significative come il «Commode rococò veneto» della seconda metà del XVIII secolo, aggiudicata a 194.000 euro, o l’importante console con specchiera «alla Boems», venduta a 181.500 euro, Cambi casa d’aste presenta due nuovi e prestigiosi appuntamenti: «Dimore italiane» e «Scultura e oggetti d’arte». Le date da segnarsi in agenda sono quelle di martedì 5 e mercoledì 6 aprile; mentre l’esposizione al pubblico dei lotti all’incanto è prevista da venerdì 1 a lunedì 4 aprile, dalle ore 10 alle ore 19, sempre nelle sale del Castello Mackenzie di Genova.
La prima asta presenta un catalogo di circa 600 lotti, alcuni dalle storie prestigiose, come il raro Piano in micromosaico, dono del mosaicista Aristide Orlandi a papa Leone XIII (Stima: 12.000 - 15.000 euro), o la Coppia di colonne con simboli araldici della famiglia Borghese, opera prodotta nella bottega dell’argentiere e architetto Giuseppe Valadier, dichiarata di interesse storico-artistico e soggetta quindi a vincolo da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio (Stima: 200.000 - 250.000 euro).
Nel catalogo sarà presente anche un nucleo di Old Masters, come il «Ritratto di nobildonna con garofano rosso» della bottega di Alessandro Allori, figlio adottivo di Agnolo Bronzino (20.000 - 30.000 euro) o la «Natura morta con vaso di fiori e ciliegie» di Bartolomeo Bimbi, artista della corte di Cosimo III de’ Medici (Stima: 25.000 - 30.000 euro). L’asta si svolgerà in tre tornate: martedì 5, dalle ore 15 (lotti 1/227), mercoledì 6 aprile, dalle ore 10 (lotti 228/443) e dalle ore 16 (lotti 444/592).
Mercoledì 6 aprile, dalle ore 14:30, sarà, invece, la volta di «Scultura e oggetti d’arte», asta nella quale il Dipartimento di scultura antica presenterà un’esclusiva selezione di ottanta opere dal XIV al XIX secolo.
Accanto a importanti bronzi rinascimentali e barocchi, tra cui spicca una raffinata «Croce da meditazione» in bronzo dorato e ametista, ascrivibile alle Manifatture Granducali fiorentine (Stima: 7.000 - 10.000 euro), verrà messo all’incanto un significativo gruppo di marmi e oggetti tra barocco e neoclassicismo, rivisitazioni di antichità classiche, come il busto di Sallustia Orbiana, moglie dell'imperatore Alessandro Severo (Stima: 8.000 - 10.000 euro). Tra i top lot spiccano il «Ciborio architettonico con angeli adoranti» di Giovanni della Robbia (Stima: 25.000 - 30.000 euro) e una «Figura di santo», che a parere di diversi critici va attribuito a Nino e Andrea Pisano (Stima: 90.000 - 120.000 euro).
Sul sito www.cambiaste.com si potranno seguire gli appuntamenti in diretta streaming e si può partecipare attivamente acquistando in tempo reale come se si fosse in sala.
La Pinacoteca di Brera? un «Museo per tutti»
«La cultura e la bellezza sono un diritto di tutti». Così l’associazione «L’abilità», in collaborazione e con il sostegno della Fondazione De Agostini, presenta il progetto «Museo per tutti», ideato nel 2015 con l’intento di incentivare l’esperienza di visita ai musei per le persone con disabilità intellettiva, permettendo loro di percepire la bellezza del nostro patrimonio storico-artistico e di capirla perché adeguatamente spiegata. Oggi la rete conta ventinove luoghi della cultura, ai quali si è appena aggiunta la Pinacoteca di Brera.
Dopo due anni di lavoro, il museo milanese, diretto da James M. Bradburne, ha realizzato una guida, scaricabile in formato pdf dai siti www.pinacotecabrera.org e www.museopertutti.org, che permette al visitatore con disabilità intellettiva e al suo accompagnatore (genitore, insegnante, educatore) di vivere in piena autonomia l’esperienza inclusiva della visita alle collezioni, comprendendo le opere d’arte esposte.
All’interno del volumetto, oltre alla storia della Pinacoteca di Brera e alle mappe per meglio orientarsi all’interno degli spazi, sono state selezionate undici opere iconiche del museo: dalla «Pietà» di Giovanni Bellini al «Cristo morto» di Andrea Mantegna, dalla «Cena in Emmaus» di Caravaggio allo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello, dalla «Veduta del bacino di San Marco» di Canaletto a «Il bacio» di Francesco Hayez. Alla descrizione di ogni opera sono affiancati dei simboli per renderla meglio comprensibile e due box di approfondimento con parole chiave e curiosità sull’artista e sull’opera stessa.
La guida è adatta sia per i bambini e che per gli adulti con disabilità intellettiva ed «è redatta – raccontano dalla Pinacoteca di Brera - in due versioni che utilizzano linguaggi diversi per raggiungere più casistiche possibili di difficoltà di fruizione: la prima versione segue le regole dell’easy to read, un linguaggio semplificato regolamentato dall’Unione europea, apposito per la disabilità intellettiva, che favorisce la concentrazione e comunicazione, e la seconda è redatta con i simboli della Comunicazione aumentativa alternativa, ovvero un’associazione di testo e simboli/immagini/pittogrammi che permette una comunicazione attraverso lo strumento visivo, adatta alle persone che hanno difficoltà nella produzione e comprensione del linguaggio verbale».
L’utilizzo della guida si aggiunge alla presenza di operatori museali formati dall’équipe di «L’abilità» per accompagnare all’interno di Brera gruppi di visitatori con disabilità intellettiva, rendendo loro la visita al museo un’esperienza carica di emozioni e da ripetere più e più volte.
Per maggiori informazioni: www.pinacotecabrera.org.
Una nuova caffetteria per la Triennale di Milano
La Triennale di Milano diventa sempre più attrattiva e coinvolgente. È appena stata inaugurata la nuova caffetteria (martedì – domenica, ore 11.00 – 20.00), uno spazio di sosta e di incontro il cui progetto di restyling, firmato dall’architetto Luca Cipelletti, che sta seguendo la direzione architettonica del Palazzo dell’Arte e il più ampio lavoro di valorizzazione dell’architettura di Giovanni Muzio, segue principi della sostenibilità e dell’efficientamento energetico.
L’intervento ha liberato lo spazio centrale della caffetteria, così da valorizzare l’asse prospettico dall’ingresso e rendere più visibili le grandi vetrate che affacciano su Parco Sempione. Questo spazio centrale verrà utilizzato per accogliere una serie di installazioni temporanee dedicate alla natura e alla sostenibilità. Sono state, inoltre, aperte le due nicchie a lato dei gradini d’ingresso alla sala, attraverso delle partizioni trasparenti, per enfatizzare ulteriormente la connessione visiva degli ambienti e la prospettiva dall’atrio.
Sempre in linea con il principio della sostenibilità, il nuovo Caffè Triennale si caratterizza per la forte presenza di piante, provenienti dai vivai di Vanucci Piante di Pistoia, e per un progetto luci, firmato da Artemide, che si avvale delle lampade modulari Alphabet of Light di Big (Bjarke Ingels Group) e delle lampade Gople, che utilizzano la tecnologia brevettata di luce colorata Rwb per favorire la crescita delle piante.
Il bancone, spostato sul lato corto dello spazio dove si trova la cucina, è stato riprogettato dall’illustratrice e graphic designer Raikhan Musrepova su invito di Lavazza, che porta in questi nuovi spazi il suo impegno nella promozione della cultura del caffè sostenibile per un futuro migliore. I tavoli sono stati disegnati da Giulio Iacchetti, mentre le sedute sono di Molteni.
La prima opera che viene presentata nello spazio centrale è «GL 03» di Andrea Branzi, maestro dell’architetture e del design contemporanei, la cui ricerca mette al centro temi quali la natura, il sacro, l’animismo, la magia, il rapporto con l’antico. L’opera – parte della «Collezione Grandi Legni», edita da Design Gallery Milano & Galleria Nilufar – è di grandi dimensioni e presenta una struttura con sezione d’albero in travi antiche con inserti, incastri e colorazioni realizzate a mano. Questo mobile-contenitore dalla valenza scultorea in larice massiccio riporta la riproduzione di un affresco e la realizzazione di un mosaico romano.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.
«La cultura e la bellezza sono un diritto di tutti». Così l’associazione «L’abilità», in collaborazione e con il sostegno della Fondazione De Agostini, presenta il progetto «Museo per tutti», ideato nel 2015 con l’intento di incentivare l’esperienza di visita ai musei per le persone con disabilità intellettiva, permettendo loro di percepire la bellezza del nostro patrimonio storico-artistico e di capirla perché adeguatamente spiegata. Oggi la rete conta ventinove luoghi della cultura, ai quali si è appena aggiunta la Pinacoteca di Brera.
Dopo due anni di lavoro, il museo milanese, diretto da James M. Bradburne, ha realizzato una guida, scaricabile in formato pdf dai siti www.pinacotecabrera.org e www.museopertutti.org, che permette al visitatore con disabilità intellettiva e al suo accompagnatore (genitore, insegnante, educatore) di vivere in piena autonomia l’esperienza inclusiva della visita alle collezioni, comprendendo le opere d’arte esposte.
All’interno del volumetto, oltre alla storia della Pinacoteca di Brera e alle mappe per meglio orientarsi all’interno degli spazi, sono state selezionate undici opere iconiche del museo: dalla «Pietà» di Giovanni Bellini al «Cristo morto» di Andrea Mantegna, dalla «Cena in Emmaus» di Caravaggio allo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello, dalla «Veduta del bacino di San Marco» di Canaletto a «Il bacio» di Francesco Hayez. Alla descrizione di ogni opera sono affiancati dei simboli per renderla meglio comprensibile e due box di approfondimento con parole chiave e curiosità sull’artista e sull’opera stessa.
La guida è adatta sia per i bambini e che per gli adulti con disabilità intellettiva ed «è redatta – raccontano dalla Pinacoteca di Brera - in due versioni che utilizzano linguaggi diversi per raggiungere più casistiche possibili di difficoltà di fruizione: la prima versione segue le regole dell’easy to read, un linguaggio semplificato regolamentato dall’Unione europea, apposito per la disabilità intellettiva, che favorisce la concentrazione e comunicazione, e la seconda è redatta con i simboli della Comunicazione aumentativa alternativa, ovvero un’associazione di testo e simboli/immagini/pittogrammi che permette una comunicazione attraverso lo strumento visivo, adatta alle persone che hanno difficoltà nella produzione e comprensione del linguaggio verbale».
L’utilizzo della guida si aggiunge alla presenza di operatori museali formati dall’équipe di «L’abilità» per accompagnare all’interno di Brera gruppi di visitatori con disabilità intellettiva, rendendo loro la visita al museo un’esperienza carica di emozioni e da ripetere più e più volte.
Per maggiori informazioni: www.pinacotecabrera.org.
Una nuova caffetteria per la Triennale di Milano
La Triennale di Milano diventa sempre più attrattiva e coinvolgente. È appena stata inaugurata la nuova caffetteria (martedì – domenica, ore 11.00 – 20.00), uno spazio di sosta e di incontro il cui progetto di restyling, firmato dall’architetto Luca Cipelletti, che sta seguendo la direzione architettonica del Palazzo dell’Arte e il più ampio lavoro di valorizzazione dell’architettura di Giovanni Muzio, segue principi della sostenibilità e dell’efficientamento energetico.
L’intervento ha liberato lo spazio centrale della caffetteria, così da valorizzare l’asse prospettico dall’ingresso e rendere più visibili le grandi vetrate che affacciano su Parco Sempione. Questo spazio centrale verrà utilizzato per accogliere una serie di installazioni temporanee dedicate alla natura e alla sostenibilità. Sono state, inoltre, aperte le due nicchie a lato dei gradini d’ingresso alla sala, attraverso delle partizioni trasparenti, per enfatizzare ulteriormente la connessione visiva degli ambienti e la prospettiva dall’atrio.
Sempre in linea con il principio della sostenibilità, il nuovo Caffè Triennale si caratterizza per la forte presenza di piante, provenienti dai vivai di Vanucci Piante di Pistoia, e per un progetto luci, firmato da Artemide, che si avvale delle lampade modulari Alphabet of Light di Big (Bjarke Ingels Group) e delle lampade Gople, che utilizzano la tecnologia brevettata di luce colorata Rwb per favorire la crescita delle piante.
Il bancone, spostato sul lato corto dello spazio dove si trova la cucina, è stato riprogettato dall’illustratrice e graphic designer Raikhan Musrepova su invito di Lavazza, che porta in questi nuovi spazi il suo impegno nella promozione della cultura del caffè sostenibile per un futuro migliore. I tavoli sono stati disegnati da Giulio Iacchetti, mentre le sedute sono di Molteni.
La prima opera che viene presentata nello spazio centrale è «GL 03» di Andrea Branzi, maestro dell’architetture e del design contemporanei, la cui ricerca mette al centro temi quali la natura, il sacro, l’animismo, la magia, il rapporto con l’antico. L’opera – parte della «Collezione Grandi Legni», edita da Design Gallery Milano & Galleria Nilufar – è di grandi dimensioni e presenta una struttura con sezione d’albero in travi antiche con inserti, incastri e colorazioni realizzate a mano. Questo mobile-contenitore dalla valenza scultorea in larice massiccio riporta la riproduzione di un affresco e la realizzazione di un mosaico romano.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.
Fotografie di Gianluca Di Ioia
«Glass Pills»: la Fondazione Giorgio Cini racconta il vetro con un nuovo format digitale
Rigido e malleabile, antico e contemporaneo: il 2022 è l’anno internazionale del vetro. A deciderlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per l’occasione la Fondazione Giorgio Cini ha ideato «Glass Pills», un’inedita serie di incontri di approfondimento iniziata lunedì 28 marzo con una chiacchierata che ha visto protagonista Simona Iacovazzi di perlamadre design.
Ad aprire la rassegna, i cui video rimarranno sempre visibili sui canali social e sul profilo YouTube dell’istituzione veneziana, è «Glass designers and masters», un primo ciclo di appuntamenti per far conoscere nuovi volti creativi, giovani maestri, artisti e designers del vetro attivi a Venezia e Murano. Nei video-racconti, oltre al vetro soffiato, viene presentata anche la lavorazione a lume, con alcuni focus da parte dei maestri sulle molteplici varianti e sulle numerose fasi del processo: dalla progettazione alla creazione, fino all’ambito più strettamente imprenditoriale. Dopo Simona Iacovazzi, la rassegna proseguirà il 6 aprile con Martino Signoretto (Formia International, Murano), il 23 maggio con Alessandro Bubacco (BubaccoBross) e il 27 giugno con Roberto Beltrami (Wave Murano Glass, Murano).
Martino Signoretto e Alessandro Bubacco racconteranno come i propri ambiti di ricerca hanno radici nel passato muranese, ma sono aperti alla ricerca e all’innovazione. Il «muranese d’adozione» Roberto Beltrami spiegherà, invece, l’importanza per il lavoro con il vetro della sua formazione in fisica, grazie alla quale interpreta in modo originale gli aspetti meno evidenti del lavoro in fornace, quali per esempio le proprietà e le reazioni chimiche della materia da plasmare.
La video-rassegna si intensificherà da fine agosto con «Three artists working in glass», che vedrà il 30 agosto un incontro con Cristiano Bianchin, il 5 settembre con Silvano Rubino e il 12 settembre con Giorgio Vigna.
Questi incontri anticipano la mostra «Editi-Inediti: disegnare ‘in vetro’» a loro dedicata, che sarà visibile dal 19 settembre negli spazi della biblioteca della Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini. L’evento si svolgerà in corrispondenza della prima edizione di «The Italian Glass Weeks» e in concomitanza all’apertura dell’esposizione «L’illuminazione alla Venini», a «Le Stanze del Vetro», sempre sull’Isola di San Giorgio.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.
«Glass Pills»: la Fondazione Giorgio Cini racconta il vetro con un nuovo format digitale
Rigido e malleabile, antico e contemporaneo: il 2022 è l’anno internazionale del vetro. A deciderlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per l’occasione la Fondazione Giorgio Cini ha ideato «Glass Pills», un’inedita serie di incontri di approfondimento iniziata lunedì 28 marzo con una chiacchierata che ha visto protagonista Simona Iacovazzi di perlamadre design.
Ad aprire la rassegna, i cui video rimarranno sempre visibili sui canali social e sul profilo YouTube dell’istituzione veneziana, è «Glass designers and masters», un primo ciclo di appuntamenti per far conoscere nuovi volti creativi, giovani maestri, artisti e designers del vetro attivi a Venezia e Murano. Nei video-racconti, oltre al vetro soffiato, viene presentata anche la lavorazione a lume, con alcuni focus da parte dei maestri sulle molteplici varianti e sulle numerose fasi del processo: dalla progettazione alla creazione, fino all’ambito più strettamente imprenditoriale. Dopo Simona Iacovazzi, la rassegna proseguirà il 6 aprile con Martino Signoretto (Formia International, Murano), il 23 maggio con Alessandro Bubacco (BubaccoBross) e il 27 giugno con Roberto Beltrami (Wave Murano Glass, Murano).
Martino Signoretto e Alessandro Bubacco racconteranno come i propri ambiti di ricerca hanno radici nel passato muranese, ma sono aperti alla ricerca e all’innovazione. Il «muranese d’adozione» Roberto Beltrami spiegherà, invece, l’importanza per il lavoro con il vetro della sua formazione in fisica, grazie alla quale interpreta in modo originale gli aspetti meno evidenti del lavoro in fornace, quali per esempio le proprietà e le reazioni chimiche della materia da plasmare.
La video-rassegna si intensificherà da fine agosto con «Three artists working in glass», che vedrà il 30 agosto un incontro con Cristiano Bianchin, il 5 settembre con Silvano Rubino e il 12 settembre con Giorgio Vigna.
Questi incontri anticipano la mostra «Editi-Inediti: disegnare ‘in vetro’» a loro dedicata, che sarà visibile dal 19 settembre negli spazi della biblioteca della Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini. L’evento si svolgerà in corrispondenza della prima edizione di «The Italian Glass Weeks» e in concomitanza all’apertura dell’esposizione «L’illuminazione alla Venini», a «Le Stanze del Vetro», sempre sull’Isola di San Giorgio.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.
Si propone di supportare i fotografi nello sviluppo e nella produzione dei propri progetti l’open call «Cortona On The Move Award», le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 16 maggio.
Alla sua prima edizione, con la partnership di LensCulture e la collaborazione del Consorzio Vini Cortona, il premio si inserisce nella costante ricerca di narrazioni originali e innovative che da sempre connota il festival internazionale «Cortona On The Move», in programma dal 14 luglio al 2 ottobre. La open call è a tema aperto, gratuita e accoglie progetti, in fase di sviluppo o inediti, con i più vari approcci fotografici alla contemporaneità: nuove prospettive e nuove visioni.
A esaminare le proposte, da inviare al link https://www.cortonaonthemove.com/award/, sarà una giuria di esperti del settore, formata da Jim Casper (caporedattore e co-fondatore di LensCulture), Veronica Nicolardi (direttrice di «Cortona On The Move»), Laura Sackett (direttrice creativa di LensCulture) e Paolo Woods (direttore artistico di «Cortona On The Move»).
I dieci lavori finalisti saranno proiettati durante l’inaugurazione del festival. Tra questi, l’autore del lavoro primo classificato riceverà un riconoscimento economico del valore di 5.000 euro e sarà esposto durante l’edizione 2023 della manifestazione toscana, mentre altri due artisti selezionati dalla giuria vedranno il proprio lavoro pubblicato sul sito web di LensCulture.
Per maggiori informazioni: www.cortonaonthemove.com.
Due nuove opere arricchiscono il percorso espositivo del Giardino Giancarlo De Carlo alla Triennale di Milano.
La prima installazione è «Meuble Plus», una creazione dell’architetto, designer e urbanista Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020) per i rifugiati. Il lavoro, visibile fino al prossimo 17 aprile, era stato realizzato per l’edizione 2018 del Fuorisalone. Consta di tre moduli abitativi, costruiti con materiali riciclati, e ben sintetizza la ricerca del progettista sul tema dell’«architettura mobile», costituita da un'infrastruttura immateriale e da elementi «domestici» mobili simili ad arredi dai costi molto contenuti.
La seconda installazione è la sedia «Grande Milano» di Aldo Rossi (Milano 1931 – 1997), modello in scala 7:1 della sedia progettata nel 1987 per Molteni&C. La seduta, che celebra la città d’origine dell’architetto, è piccola di dimensioni e leggera di peso, ma di grande robustezza. Riprende un tipo tradizionale e antico, la sedia rinascimentale pieghevole, discendente a sua volta dalla «sella curulis» romana. L’opera, appena entrata nella collezione di Triennale Milano, è un oggetto fuori scala, un’architettura che corrisponde a pieno all’idea di Aldo Rossi di creare oggetti domestici, che si relazionino con le architetture circostanti.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.