ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 1 aprile 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 28 marzo al 3 aprile 2022

«Peace of Art», su Catawiki un’asta benefica on-line per l’Ucraina
Dai social network all'aiuto concreto: mentre prosegue il conflitto in Ucraina, la pagina Instagram @putinpeace che continua a raccogliere opere d'arte e generosità da tutto il mondo come un urlo contro l'invasione russa, lancia dall'1° al 10 aprile «Peace of art», asta benefica on-line, realizzata in collaborazione con Catawiki, a favore della Fondazione Cesvi, organizzazione umanitaria impegnata nell'assistenza ai rifugiati nelle zone di confine.
Dallo scorso 25 febbraio, allo scoppio del conflitto, in molti - tra artisti visivi e video, fotografi e art director - hanno aderito a @putinpeace, un urlo compatto da nazioni diverse con un’unica avvertenza: «The gallery will close when the war is over».
I tre fondatori - Fabrizio Spucches (Catania, 1987), Andreana Ferri (Livorno, 1992) e Umberto Cofini (Padova, 1993) - hanno sin da subito affiancato il progetto social con azioni concrete: Spucches ha, infatti, intrapreso un viaggio di oltre due settimane nelle zone di guerra, incontrando persone, rifugiati, associazioni umanitarie, volontari, raccogliendo testimonianze nei centri di accoglienza e sui mezzi in fuga, dando il benvenuto in Europa, offrendo ogni aiuto e sostegno laddove possibile. Con il materiale raccolto ha condiviso tramite la pagina @putinpeace un racconto day by day permettendo ai cittadini ucraini di non sentirsi soli e, a noi, di partecipare al dramma che si sta consumando attraverso gli occhi delle molte persone ritratte. Lo stesso ha fatto Umberto Cofini, che ha intrapreso il viaggio con Francesco Perruccio.
Tra gli autori che hanno aderito al progetto e che doneranno le opere in asta ci sono: Pavlo Makov (l'artista ucraino che rappresenterà il Padiglione nazionale alla Biennale di Venezia), Sergiy Zhadan, Oliviero Toscani, Jean-Charles De Castelbajac, TvBoy, Goldschmied & Chiari, Giorgio Galimberti, Lady Tarin, Orticanoodles, Giuseppe Veneziano, Ludovica Bastianini, Merle Goll, ma la lista è in continuo e generoso aggiornamento.
L'intero ricavato dell'asta «Peace of art» verrà devoluto a favore di Fondazione Cesvi, presente in Ungheria a Záhony e in Romania a Sighet per supportare i rifugiati attraverso l’accoglienza alle frontiere, offrendo spazi sicuri in cui garantire protezione, servizi essenziali, assistenza legale, riposo e gioco, soprattutto per mamme, bambini, anziani e persone con disabilità. Inoltre, in collaborazione con i partner europei di Alliance2015 continua a essere presente in Ucraina per assistere gli sfollati garantendo aiuti umanitari e kit medici.
Il sito di riferimento per l’asta è www.catawiki.com.

Nelle foto: 1. Opera di Oliviero Toscani: 2. Opera di Andreana Ferri; 3. Opera di Goldschmied & Chiari

Save Ukraine Art 2022: Venezia risponde all'appello dei musei di Leopoli
Venezia corre in aiuto di Leopoli e sarà la cultura, linguaggio universale di pace, a unire le due città, entrambe patrimonio mondiale dell’Unesco. La Fondazione musei civici ha, infatti, risposto all’appello del progetto Save Ukraine Art 2022, che riunisce la Galleria nazionale delle arti, diretta da Taras Wozniack, e altri musei della città di Leopoli, e, grazie al coordinamento del Comune di Venezia, nei prossimi giorni spedirà speciali materiali di imballaggio che verranno utilizzati per la messa in sicurezza delle opere da eccessive vibrazioni o urti accidentali, nonché per la loro protezione dalle azioni di guerra.
«Venezia, città aperta al mondo e che ha sempre difeso il valore della libertà di chiunque venisse a viverla rispettandone le regole e le tradizioni, non poteva restare sorda alla richiesta d'aiuto che si sta levando da chi, in Ucraina, sta lottando per mettere al sicuro le opere d'arte - commenta il sindaco Luigi Brugnaro -. Salvare quelle opere non è solamente mettere al sicuro il patrimonio storico e artistico di una città, ma è anche salvaguardare e assicurare alle future generazioni l'identità di un popolo, la memoria di una comunità e le tradizioni di una nazione. Venezia, città che ha celebrato i 1600 anni dalla sua fondazione e che con i suoi musei civici racconta al mondo la storia di un luogo crocevia di culture e popoli, dimostra, con i fatti, di esserci e di rimboccarsi le maniche affinché l'arte e il bello tornino ad essere le migliori armi per sconfiggere l'odio che sta investendo l'Ucraina in questo periodo».
Dalla Fondazione Musei civici sottolineano, invece, l’importanza delle collezioni d’arte conservate a Leopoli. «Si tratta di un enorme patrimonio di circa 65.000 opere e 2.000 sculture che ora sono state ricoverate nei depositi, ma non sono protette adeguatamente – spiega la presidente Mariacristina Gribaudi -. A Venezia abbiamo già difeso i musei con i sacchi di sabbia, accadde a Palazzo Ducale nel corso delle due guerre mondiali. È storia ancora recente. Conosciamo bene la delicatezza di dover imballare le opere e poterle trasportare in sicurezza in luoghi protetti, come fu fatto con buona parte del patrimonio dei musei civici. D’intesa con il sindaco Brugnaro, la nostra solidarietà è stata immediata».
Per questo motivo, i musei civici stanno danno il loro aiuto anche nella messa in sicurezza, fornendo suggerimenti sulle modalità di stoccaggio e pronto intervento. Nel Museo di Leopoli non ci sono bunker attrezzati, e si temono ovviamente crolli, forti spostamenti d’aria, incendi che metterebbero a rischio l’intero patrimonio.
Per maggiori informazioni: https://www.visitmuve.it/ o https://saveukraineart22.org/.

miart 2022: il «primo movimento» di una nuova stagione d’arte
Più di centocinquanta gallerie provenienti da venti Paesi animeranno la ventiseiesima edizione di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, in programma dal 1° al 3 aprile.
L’evento mercantile, diretto per il secondo anno consecutivo da Nicola Ricciardi, è la prima fiera di settore del 2022 in Italia e una tra le prime in Europa. Miart si fa, dunque, capofila dell’avvio simbolico di una nuova fase come recita il titolo scelto per fare da filo rosso tra i vari appuntamenti: «primo movimento». Su questo concetto, mutuato dal mondo della musica, si è concentrata la campagna promozionale affidata per la prima volta a Cabinet Milano, studio multidisciplinare fondato da Rossana Passalacqua e Francesco Valtolina. Per l’occasione è stata coinvolta la fotografa e coreografa tedesca Isabelle Wenzel, che ha fotografato sé stessa in una serie di azioni e posizioni aerobiche focalizzando l’attenzione sulle qualità scultoree del corpo.
Grandi capolavori del Novecento, opere delle ultime generazioni di artisti contemporanei e pezzi di design d'autore caratterizzano l’offerta espositiva, suddivisa in tre sezioni: la classica «Established», «Decades», a cura di Alberto Salvadori, che esplora la storia del secolo scorso attraverso progetti monografici dagli anni '10 del Novecento agli anni '10 del Duemila, ed «Emergent», la sezione a cura di Attilia Fattori Franchini dedicata alle giovani gallerie.
La fiera vede, tra l’altro, la presenza di alcuni dei protagonisti della 59. Esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, al suo debutto nelle prossime settimane, come Carla Accardi, Tomaso Binga, Miriam Cahn, Giulia Cenci, Gabriel Chaile, Louise Nevelson, Joanna Piotrowska e Grazia Varisco.
Tra le novità di questa edizione, caratterizzata anche da una serie di premi volti a supportare l’impegno e la visione delle gallerie e degli artisti che partecipano alla fiera (Fondo di acquisizione di Fondazione Fiera Milano, Premio Herno, l’Lca per Emergent, e il nuovo Premio acquisizione Covivio,), c’è l’adesione di Miart al capitolo italiano della Gallery Climate Coalition, organizzazione internazionale no-profit nata in nel Regno Unito al fine di facilitare la decarbonizzazione del settore dell’arte e la promozione di pratiche zero-waste. Prima fiera in Italia a prendere parte all’iniziativa in modo attivo, miart dedicherà uno stand apposito alla promozione del cambiamento collettivo e sistemico.
All’evento mercantile farà da corollario la «Milano ArtWeek», palinsesto diffuso in città che per un’intera settimana, fino al 3 aprile, proporrà mostre, visite guidate, aperture speciali e performance coinvolgendo istituzioni, fondazioni, soggetti pubblici e privati in un calendario condiviso di iniziative dedicate all’arte moderna e contemporanea. In occasione della fiera apriranno tutte le mostre principali della stagione, tra cui «Useless Bodies?» alla Fondazione Prada, «Quando la paura mangia l’anima» al Pac e «Sunshine State» di Steve McQueen da Pirelli HangarBicocca. L’Archivio Scanavino inaugurerà il suo nuovo spazio espositivo in piazza Aspromonte; mentre l’ArtLine si animerà con opere di Mario Airò, Alfredo Jaar e Kiki Smith.
Per maggiori informazioni: www.miart.it.

Da Antonio Canova alla seta lariana: una nuova stagione di mostre a Villa Carlotta, giardino botanico e museo sul lago di Como
Riapre le porte Villa Carlotta, giardino botanico e museo sul lago di Como, a Tremezzo, che permette ai visitatori non solo di ammirare opere di Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen e Francesco Hayez, ma anche di farsi incantare dalle meravigliose fioriture primaverili di camelie, azalee, rododendri e rose.
La nuova stagione vedrà la realtà culturale comasca partecipare agli eventi celebrativi per i duecento anni dalla morte di Antonio Canova (1822-2022) con una mostra-dossier sul «Palamede» (dal 28 aprile al 5 giugno), scultura simbolo delle sue collezioni. Attraverso documenti, sculture, disegni e alcuni prestiti eccezionali, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, il percorso espositivo ripercorrerà la genesi dell’opera e il rapporto privilegiato tra Canova e il suo committente, il potente politico bonapartista Giovanni Battista Sommariva (1762-1826).
È, poi, in programma la mostra diffusa «Trame Lariane» (dal 6 maggio al 6 luglio), con le creazioni degli studenti dell’Isis di Setificio Paolo Carcano di Como, che saranno esposte anche ai Giardini di Villa Melzi e Villa Monastero. La programmazione espositiva proseguirà con «Paola Mattioli, Quattro stanze. Quattro storie a Villa Carlotta» (dal 18 giugno al 4 settembre), a cura di Giulia Berti e Luca Violo in collaborazione con Andrea Di Gregorio: un moderno carnet de voyage articolato in sessanta fotografie e quattro temi chiave, ovvero «Fiori per… (1971-2019)», «Mattioli/Mondino (1983-1993)», «Statuine (1985)», «Ritratti (1970-2020)». Dalla collaborazione con gli ArchiViVitali di Bellano prenderà, infine, vita il progetto «La scena dell’arte» (dal 2 luglio al 6 novembre), a cura di Velasco Vitali, che sviluppa il tema del rapporto tra le arti figurative e il teatro, grande passione del duca Giorgio II, ultimo proprietario della villa.
Tra gli altri eventi culturali in programma si segnalano, inoltre, «Fuori Orticola» (dal 6 all’8 maggio), un palinsesto di attività incentrate sul tema della biofiliae dell’amore per la natura, fonte di vita e di benessere; festival «Fiesta! Arte, Silenzi, Emozioni e Natura» (dal 10 al 12 giugno), con workshop di scrittura creativa, laboratorio teatrale, performance artistiche e lectio magistralis; e, per finire, i tradizionali appuntamenti musicali, tra cui quelli del prestigioso «LacMus Festival (in luglio)».
Per maggiori informazioni: www.villacarlotta.it.

In uscita il libro «Luce Longobarda», un viaggio fotografico tra sette monumenti Unesco
Si intitola «Luce Longobarda» il volume appena pubblicato dalla casa editrice «Gi Ori» di Prato in occasione dei dieci anni dall’iscrizione del sito «I Longobardi in Italia - I luoghi del potere (568-774 d.C.)» nella lista del patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco. Per festeggiare l’anniversario, che ricorre il prossimo 25 giugno, l’associazione Italia Langobardorum ha deciso di promuovere una campagna fotografica sui setti complessi monumentali che lo compongono: l’area della Gastaldaga con il tempietto longobardo e il complesso episcopale a Cividale del Friuli (Udine), l’area monumentale con il complesso monastico di San Salvatore - Santa Giulia a Brescia, il castrum con la Torre di Torba e la Chiesa di Santa Maria foris portas a Castelseprio (Varese), la Basilica di San Salvatore a Spoleto (Perugia), il Tempietto del Clitunno a Campello sul Clitunno (Perugia); il complesso di Santa Sofia a Benevento, il Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo (Foggia).
Il progetto è nato dalla necessità di raccontare attraverso immagini rinnovate, la bellezza e la rappresentatività dei sette beni appartenenti al sito, ritratti da punti di vista inediti e diversi dal consueto.
Autore degli scatti, «un viaggio tra le pietre parlanti» di sette città italiane, che - commenta Angela Maria Ferroni, funzionario dell’Ufficio Unesco del Ministero della cultura - «ci raccontano di un passato molto attuale, di una storia di invasione, ma anche di integrazione tra culture diverse», è l’architetto e fotografo beneventano Pasquale Palmieri. «Sono partito per questo viaggio – racconta l’autore - senza un progetto preciso, ma mosso da due attrazioni. Come architetto la spinta era di indagare la complessità e la continua trasformazione dello spazio, muovendomi fra le sue infinite informazioni, cercando di comprendere lo spirito del luogo e gli elementi con cui l’uomo ha inteso identificarsi. Come fotografo, invece, mi muovevo come un esploratore di spazi ignoti, sapendo di far parte di quei visionari convinti di utilizzare un medium espressivo in cui l’imprevedibilità e la casualità giocano un ruolo primario».
«Le immagini realizzate – ha commentato Antonella Tartaglia Polcini, presidente dell’associazione Italia Langobardorum - concorrono mirabilmente a rendere vivi, presenti e prossimi all’osservatore scenari, architetture e ambienti che esprimono identità, grandezza, tradizioni e soprattutto tracce indelebili dell’influenza dei Longobardi sullo sviluppo spirituale e culturale dell’Europa, nella transizione dal mondo antico alla civiltà del Medioevo».
È possibile acquistare il volume fotografico «Luce longobarda» sul sito della casa editrice «Gli Ori», tramite Amazon, nelle librerie e nei bookshop dei musei.
Per maggiori informazioni: www.longobardinitalia.it.


Firenze, un pomeriggio a ingresso gratuito per la mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento»
Firenze festeggia con un pomeriggio di ingresso gratuito l’inaugurazione della mostra «Oscar Ghiglia. Gli anni di Novecento». Mercoledì 6 aprile, dalle ore 15 alle ore 18, Palazzo Medici Riccardi apre le sue porte al pubblico, previa prenotazione, per un primo assaggio dell’esposizione, organizzata da Muse con l’Istituto Matteucci di Viareggio, che animerà i suoi spazi durante la primavera e l’estate.
Curata da Leonardo Ghiglia, Lucia Mannini e Stefano Zampieri, la rassegna offre al pubblico la possibilità di conoscere e apprezzare le opere di un grande pittore del Novecento italiano di radice eminentemente toscana, eppure profondamente legato alle vicende artistiche europee del suo tempo.
Oscar Ghiglia (1876-1945), livornese, sceglie Firenze come città d’elezione dove sviluppare la propria ricerca, la propria creatività. Con lo sguardo fermo sugli insegnamenti di Giovanni Fattori e il pennello pronto ad accogliere le novità d’Oltralpe - prima fra tutte la pittura di Cézanne - l’artista matura una qualità pittorica altissima, quasi eletta, che in mostra è esemplarmente rappresentata dalla sua ricca produzione durante gli anni di Novecento, il movimento artistico sviluppatosi intorno alla figura di Margherita Sarfatti in nome di un «ritorno all’ordine» che Ghiglia interpreta in chiave assolutamente personale. È in questo periodo che il pittore raggiunge esiti di eccezionale qualità: basti ricordare «La modella» (1928-29), assunta a icona della mostra, a fianco dei meravigliosi accordi compositivi, cromatici e poetici sviluppati dal pittore nelle sue nature morte e nei suoi ritratti.
L'ingresso è consentito esclusivamente con prenotazione obbligatoria. Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere alla mail info@palazzomediciriccardi.it. 

Al Mao di Torino la mostra «La veste del Buddha»
Le origini del kesa (termine giapponese che traduce dal sanscrito kasaya ovvero «ocra»), la veste indossata dai monaci buddhisti, sono antichissime e leggendarie. Secondo la tradizione fu, infatti, il Buddha stesso a chiedere al suo discepolo Ananda di realizzare un abito che tutti i suoi seguaci potessero indossare e che fosse somigliante alle geometrie delle risaie in cui amava passeggiare. L’uomo lo accontentò e cucì una veste semplicemente assemblando tessuti di recupero. Da allora i monaci realizzano le loro vesti, simbolo di umiltà e purezza, unendo vecchi lembi di stoffe, scampoli spesso laceri o rovinati e tinti con «terre ocre».
Grazie alla nuova rotazione periodica a fine conservativi del Mao – Museo d’arte orientale di Torino, in questi giorni, è possibile ammirare, nella Galleria dedicata al Giappone, uno dei questi tesori, un kesa di epoca Edo (sec. 1603-1967) in raso di seta verde broccato, decorato con gruppi di nuvole e una serie di motivi circolari sparsi, ognuno dei quali ricorda una corolla floreale stilizzata. La scelta e l’accostamento dei colori, oltre alla stessa iconografia, rimandano agli analoghi tessuti realizzati in Cina già durante l’epoca Tang e sono frutto di commistioni e di influenze reciproche fra Cina e Medio Oriente che, nei secoli, hanno fatto viaggiare sulle antiche rotte commerciali non solo merci preziose, ma lingue, stili, saperi.
Su queste stesse rotte ha viaggiato anche il secondo kesa esposto, un raro esemplare creato a partire dal cosiddetto «broccato di Ezo», un tipo di tessuto giunto in Giappone dalla Cina attraverso la zona di Ezo, l’attuale Hokkaido, terra degli Ainu. Il tessuto in seta e argento a strisce presenta una decorazione floreale molto ricca: su uno sfondo brillante di color rosso-arancio sono intessuti grandi tralci di peonia e altri fiori, accostati a simboli augurali, fra cui spicca il motivo ricorrente della moneta, stilizzata secondo l’uso cinese nell’anagramma degli «Otto Tesori».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.maotorino.it

A Venezia un capolavoro di Giorgione: il «Ritratto di giovane» del Museo di belle arti di Budapest
Arriva dal Museo di belle arti di Budapest il nuovo ospite speciale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il «Ritratto di giovane» di Giorgione, al suo ritorno nella città lagunare dopo più di duecento anni.
Il prestito, che rientra in un progetto di scambi internazionali che la realtà diretta da Giulio Manieri Elia sta portando avanti negli ultimi anni, rappresenta un’occasione importante per ammirare un’opera di straordinaria qualità accanto ad altri capolavori del pittore veneto presenti nel museo veneziano: la «Sacra Conversazione», la «Vecchia», la «Tempesta», il «Concerto» e la «Nuda». Il ritratto è collocato, a partire dal 31 marzo, proprio in sala VIII, al primo piano, dove sono esposti gli altri lavori del maestro di Castelfranco in collezione.
Il dipinto, realizzato intorno al 1503, è «una delle poche opere superstiti di Giorgione - sottolinea László Baán, direttore generale del museo di Budapest-, proviene dalla collezione dell'unico patriarca veneziano di origine non italiana, l'ungherese Giovanni Ladislao Pyrker, vissuto nel XIX secolo, e grazie alla sua generosa donazione è entrato a far parte del patrimonio nazionale ungherese». Vi è raffigurato un uomo giovane, vestito di un'ampia casacca scura trapuntata e ricamata, sopra la camicia bianca. La folta capigliatura castana, con scriminatura al centro, ricade a caschetto lasciando scoperte le orecchie. Il volto ovale è girato di tre quarti verso sinistra e leggermente piegato in giù. Gli occhi sono grandi ed espressivi, le sopracciglia folte, il naso robusto, la bocca carnosa, il mento appuntito.
Sotto il profilo compositivo e stilistico il lavoro si ricollega strettamente alla «Vecchia». Dunque, l’esposizione dei due dipinti affiancati sulla stessa parete innescherà probabilmente ulteriori riflessioni in merito alla ipotesi, avanzata da parte della critica, che la tela oggi a Budapest costituisse «il coperto […] depento con un’homo con una veste de pelle negra» che accompagnava la «Vecchia», secondo quanto indicato nell’inventario Vendramin del 1601.
Roberta Battaglia, curatrice delle collezioni del Quattrocento e Cinquecento alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, afferma, inoltre, che «la proposta di interpretare il ritratto come esempio di contemplazione e ascesi neoplatonica si addice alla dimensione interiore del personaggio cui concorre anche la qualità astratta e ideale della luce. L’incarnato del volto risalta sulla massa compatta della chioma scura, contraddistinta da una insolita bicromia, che ha fatto supporre la presenza di una reticella oppure l’utilizzo di una tintura per schiarire le bande laterali dei capelli, secondo la moda per lo più femminile del tempo».
Dóra Sallay, curatrice della Pittura italiana (1250-1500) al museo di Budapest, sottolinea, infine, che il dipinto «si distingue tra i ritratti rinascimentali anche per il suo soggetto enigmatico: l'espressione assorta del giovane sconosciuto, il gesto che indica un sentimento profondo e la serie di emblemi difficilmente decifrabili dipinti sul parapetto hanno dato origine a innumerevoli interpretazioni e colpiscono tutti noi con la forza del loro mistero».
Per maggiori informazioni: gallerieaccademia.it.
 
[Nella foto: Giorgione, «Ritratto di giovane», 1503 circa, Museo di Belle Arti di Budapes. Credit foto: Szépművészeti Múzeum / Museum of Fine Arts, Budapest] 

Arte antica al Castello Mackenzie di Genova con Cambi casa d’aste
Il Castello Mackenzie di Genova apre le sue porte all’arte antica. Dopo il successo dello scorso anno, con vendite significative come il «Commode rococò veneto» della seconda metà del XVIII secolo, aggiudicata a 194.000 euro, o l’importante console con specchiera «alla Boems», venduta a 181.500 euro, Cambi casa d’aste presenta due nuovi e prestigiosi appuntamenti: «Dimore italiane» e «Scultura e oggetti d’arte». Le date da segnarsi in agenda sono quelle di martedì 5 e mercoledì 6 aprile; mentre l’esposizione al pubblico dei lotti all’incanto è prevista da venerdì 1 a lunedì 4 aprile, dalle ore 10 alle ore 19, sempre nelle sale del Castello Mackenzie di Genova.
La prima asta presenta un catalogo di circa 600 lotti, alcuni dalle storie prestigiose, come il raro Piano in micromosaico, dono del mosaicista Aristide Orlandi a papa Leone XIII (Stima: 12.000 - 15.000 euro), o la Coppia di colonne con simboli araldici della famiglia Borghese, opera prodotta nella bottega dell’argentiere e architetto Giuseppe Valadier, dichiarata di interesse storico-artistico e soggetta quindi a vincolo da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio (Stima: 200.000 - 250.000 euro).
Nel catalogo sarà presente anche un nucleo di Old Masters, come il «Ritratto di nobildonna con garofano rosso» della bottega di Alessandro Allori, figlio adottivo di Agnolo Bronzino (20.000 - 30.000 euro) o la «Natura morta con vaso di fiori e ciliegie» di Bartolomeo Bimbi, artista della corte di Cosimo III de’ Medici (Stima: 25.000 - 30.000 euro). L’asta si svolgerà in tre tornate: martedì 5, dalle ore 15 (lotti 1/227), mercoledì 6 aprile, dalle ore 10 (lotti 228/443) e dalle ore 16 (lotti 444/592).
Mercoledì 6 aprile, dalle ore 14:30, sarà, invece, la volta di «Scultura e oggetti d’arte», asta nella quale il Dipartimento di scultura antica presenterà un’esclusiva selezione di ottanta opere dal XIV al XIX secolo.
Accanto a importanti bronzi rinascimentali e barocchi, tra cui spicca una raffinata «Croce da meditazione» in bronzo dorato e ametista, ascrivibile alle Manifatture Granducali fiorentine (Stima: 7.000 - 10.000 euro), verrà messo all’incanto un significativo gruppo di marmi e oggetti tra barocco e neoclassicismo, rivisitazioni di antichità classiche, come il busto di Sallustia Orbiana, moglie dell'imperatore Alessandro Severo (Stima: 8.000 - 10.000 euro). Tra i top lot spiccano il «Ciborio architettonico con angeli adoranti» di Giovanni della Robbia (Stima: 25.000 - 30.000 euro) e una «Figura di santo», che a parere di diversi critici va attribuito a Nino e Andrea Pisano (Stima: 90.000 - 120.000 euro).
Sul sito www.cambiaste.com si potranno seguire gli appuntamenti in diretta streaming e si può partecipare attivamente acquistando in tempo reale come se si fosse in sala.

La Pinacoteca di Brera? un «Museo per tutti»
«La cultura e la bellezza sono un diritto di tutti». Così l’associazione «L’abilità», in collaborazione e con il sostegno della Fondazione De Agostini, presenta il progetto «Museo per tutti», ideato nel 2015 con l’intento di incentivare l’esperienza di visita ai musei per le persone con disabilità intellettiva, permettendo loro di percepire la bellezza del nostro patrimonio storico-artistico e di capirla perché adeguatamente spiegata. Oggi la rete conta ventinove luoghi della cultura, ai quali si è appena aggiunta la Pinacoteca di Brera.
Dopo due anni di lavoro, il museo milanese, diretto da James M. Bradburne, ha realizzato una guida, scaricabile in formato pdf dai siti www.pinacotecabrera.org e www.museopertutti.org, che permette al visitatore con disabilità intellettiva e al suo accompagnatore (genitore, insegnante, educatore) di vivere in piena autonomia l’esperienza inclusiva della visita alle collezioni, comprendendo le opere d’arte esposte.
All’interno del volumetto, oltre alla storia della Pinacoteca di Brera e alle mappe per meglio orientarsi all’interno degli spazi, sono state selezionate undici opere iconiche del museo: dalla «Pietà» di Giovanni Bellini al «Cristo morto» di Andrea Mantegna, dalla «Cena in Emmaus» di Caravaggio allo «Sposalizio della Vergine» di Raffaello, dalla «Veduta del bacino di San Marco» di Canaletto a «Il bacio» di Francesco Hayez. Alla descrizione di ogni opera sono affiancati dei simboli per renderla meglio comprensibile e due box di approfondimento con parole chiave e curiosità sull’artista e sull’opera stessa.
La guida è adatta sia per i bambini e che per gli adulti con disabilità intellettiva ed «è redatta – raccontano dalla Pinacoteca di Brera - in due versioni che utilizzano linguaggi diversi per raggiungere più casistiche possibili di difficoltà di fruizione: la prima versione segue le regole dell’easy to read, un linguaggio semplificato regolamentato dall’Unione europea, apposito per la disabilità intellettiva, che favorisce la concentrazione e comunicazione, e la seconda è redatta con i simboli della
Comunicazione aumentativa alternativa, ovvero un’associazione di testo e simboli/immagini/pittogrammi che permette una comunicazione attraverso lo strumento visivo, adatta alle persone che hanno difficoltà nella produzione e comprensione del linguaggio verbale».
L’utilizzo della guida si aggiunge alla presenza di operatori museali formati dall’équipe di «L’abilità» per accompagnare all’interno di Brera gruppi di visitatori con disabilità intellettiva, rendendo loro la visita al museo un’esperienza carica di emozioni e da ripetere più e più volte.
Per maggiori informazioni: www.pinacotecabrera.org.

Una nuova caffetteria per la Triennale di Milano
La Triennale di Milano diventa sempre più attrattiva e coinvolgente. È appena stata inaugurata la nuova caffetteria (martedì – domenica, ore 11.00 – 20.00), uno spazio di sosta e di incontro il cui progetto di restyling, firmato dall’architetto Luca Cipelletti, che sta seguendo la direzione architettonica del Palazzo dell’Arte e il più ampio lavoro di valorizzazione dell’architettura di Giovanni Muzio, segue principi della sostenibilità e dell’efficientamento energetico.
L’intervento ha liberato lo spazio centrale della caffetteria, così da valorizzare l’asse prospettico dall’ingresso e rendere più visibili le grandi vetrate che affacciano su Parco Sempione. Questo spazio centrale verrà utilizzato per accogliere una serie di installazioni temporanee dedicate alla natura e alla sostenibilità. Sono state, inoltre, aperte le due nicchie a lato dei gradini d’ingresso alla sala, attraverso delle partizioni trasparenti, per enfatizzare ulteriormente la connessione visiva degli ambienti e la prospettiva dall’atrio.
Sempre in linea con il principio della sostenibilità, il nuovo Caffè Triennale si caratterizza per la forte presenza di piante, provenienti dai vivai di Vanucci Piante di Pistoia, e per un progetto luci, firmato da Artemide, che si avvale delle lampade modulari Alphabet of Light di Big (Bjarke Ingels Group) e delle lampade Gople, che utilizzano la tecnologia brevettata di luce colorata Rwb per favorire la crescita delle piante.
Il bancone, spostato sul lato corto dello spazio dove si trova la cucina, è stato riprogettato dall’illustratrice e graphic designer Raikhan Musrepova su invito di Lavazza, che porta in questi nuovi spazi il suo impegno nella promozione della cultura del caffè sostenibile per un futuro migliore. I tavoli sono stati disegnati da Giulio Iacchetti, mentre le sedute sono di Molteni.
La prima opera che viene presentata nello spazio centrale è «GL 03» di Andrea Branzi, maestro dell’architetture e del design contemporanei, la cui ricerca mette al centro temi quali la natura, il sacro, l’animismo, la magia, il rapporto con l’antico. L’opera – parte della «Collezione Grandi Legni», edita da Design Gallery Milano & Galleria Nilufar – è di grandi dimensioni e presenta una struttura con sezione d’albero in travi antiche con inserti, incastri e colorazioni realizzate a mano. Questo mobile-contenitore dalla valenza scultorea in larice massiccio riporta la riproduzione di un affresco e la realizzazione di un mosaico romano.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.

Fotografie di Gianluca Di Ioia

«Glass Pills»: la Fondazione Giorgio Cini racconta il vetro con un nuovo format digitale
Rigido e malleabile, antico e contemporaneo: il 2022 è l’anno internazionale del vetro. A deciderlo è stata l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per l’occasione la Fondazione Giorgio Cini ha ideato «Glass Pills», un’inedita serie di incontri di approfondimento iniziata lunedì 28 marzo con una chiacchierata che ha visto protagonista Simona Iacovazzi di perlamadre design.
Ad aprire la rassegna, i cui video rimarranno sempre visibili sui canali social e sul profilo YouTube dell’istituzione veneziana, è «Glass designers and masters», un primo ciclo di appuntamenti per far conoscere nuovi volti creativi, giovani maestri, artisti e designers del vetro attivi a Venezia e Murano. Nei video-racconti, oltre al vetro soffiato, viene presentata anche la lavorazione a lume, con alcuni focus da parte dei maestri sulle molteplici varianti e sulle numerose fasi del processo: dalla progettazione alla creazione, fino all’ambito più strettamente imprenditoriale. Dopo Simona Iacovazzi, la rassegna proseguirà il 6 aprile con Martino Signoretto (Formia International, Murano), il 23 maggio con Alessandro Bubacco (BubaccoBross) e il 27 giugno con Roberto Beltrami (Wave Murano Glass, Murano).
Martino Signoretto e Alessandro Bubacco racconteranno come i propri ambiti di ricerca hanno radici nel passato muranese, ma sono aperti alla ricerca e all’innovazione. Il «muranese d’adozione» Roberto Beltrami spiegherà, invece, l’importanza per il lavoro con il vetro della sua formazione in fisica, grazie alla quale interpreta in modo originale gli aspetti meno evidenti del lavoro in fornace, quali per esempio le proprietà e le reazioni chimiche della materia da plasmare.
La video-rassegna si intensificherà da fine agosto con «Three artists working in glass», che vedrà il 30 agosto un incontro con Cristiano Bianchin, il 5 settembre con Silvano Rubino e il 12 settembre con Giorgio Vigna.
Questi incontri anticipano la mostra «Editi-Inediti: disegnare ‘in vetro’» a loro dedicata, che sarà visibile dal 19 settembre negli spazi della biblioteca della Manica Lunga della Fondazione Giorgio Cini. L’evento si svolgerà in corrispondenza della prima edizione di «The Italian Glass Weeks» e in concomitanza all’apertura dell’esposizione «L’illuminazione alla Venini», a «Le Stanze del Vetro», sempre sull’Isola di San Giorgio.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.

«Cortona On The Move Award», al via la prima edizione dell’open call per innovatori della cultura visiva
Si propone di supportare i fotografi nello sviluppo e nella produzione dei propri progetti l’open call «Cortona On The Move Award», le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 16 maggio.
Alla sua prima edizione, con la partnership di LensCulture e la collaborazione del Consorzio Vini Cortona, il premio si inserisce nella costante ricerca di narrazioni originali e innovative che da sempre connota il festival internazionale «Cortona On The Move», in programma dal 14 luglio al 2 ottobre. La open call è a tema aperto, gratuita e accoglie progetti, in fase di sviluppo o inediti, con i più vari approcci fotografici alla contemporaneità: nuove prospettive e nuove visioni.
A esaminare le proposte, da inviare al link https://www.cortonaonthemove.com/award/, sarà una giuria di esperti del settore, formata da Jim Casper (caporedattore e co-fondatore di LensCulture), Veronica Nicolardi (direttrice di «Cortona On The Move»), Laura Sackett (direttrice creativa di LensCulture) e Paolo Woods (direttore artistico di «Cortona On The Move»).
I dieci lavori finalisti saranno proiettati durante l’inaugurazione del festival. Tra questi, l’autore del lavoro primo classificato riceverà un riconoscimento economico del valore di 5.000 euro e sarà esposto durante l’edizione 2023 della manifestazione toscana, mentre altri due artisti selezionati dalla giuria vedranno il proprio lavoro pubblicato sul sito web di LensCulture.
Per maggiori informazioni: www.cortonaonthemove.com.

Triennale Milano, due nuove opere nel giardino Giancarlo De Carlo
Due nuove opere arricchiscono il percorso espositivo del Giardino Giancarlo De Carlo alla Triennale di Milano.
La prima installazione è «Meuble Plus», una creazione dell’architetto, designer e urbanista Yona Friedman (Budapest, 1923 – Parigi, 2020) per i rifugiati. Il lavoro, visibile fino al prossimo 17 aprile, era stato realizzato per l’edizione 2018 del Fuorisalone. Consta di tre moduli abitativi, costruiti con materiali riciclati, e ben sintetizza la ricerca del progettista sul tema dell’«architettura mobile», costituita da un'infrastruttura immateriale e da elementi «domestici» mobili simili ad arredi dai costi molto contenuti.
La seconda installazione è la sedia «Grande Milano» di Aldo Rossi (Milano 1931 – 1997), modello in scala 7:1 della sedia progettata nel 1987 per Molteni&C. La seduta, che celebra la città d’origine dell’architetto, è piccola di dimensioni e leggera di peso, ma di grande robustezza. Riprende un tipo tradizionale e antico, la sedia rinascimentale pieghevole, discendente a sua volta dalla «sella curulis» romana. L’opera, appena entrata nella collezione di Triennale Milano, è un oggetto fuori scala, un’architettura che corrisponde a pieno all’idea di Aldo Rossi di creare oggetti domestici, che si relazionino con le architetture circostanti.
Per maggiori informazioni: www.triennale.org.

giovedì 31 marzo 2022

Riapre a Venezia il Teatro Verde, gioiello architettonico della Fondazione Giorgio Cini

Era il luglio 1954 quando a Venezia, sull’isola di San Giorgio Maggiore, veniva inaugurato, con il testo sacro «Resurrezione e vita», il Teatro Verde, uno scenografico anfiteatro all’aperto che fonde insieme la solennità della architettura teatrale classica antica e la grazia preromantica di quella agreste, elemento fondamentale nella vita teatrale dei secoli che vanno dal '500 al '700.
Progettato dall’architetto Luigi Vietti (1903-1998) ispirandosi ai «teatri di verzura» che ornavano le ville venete della terraferma, la struttura della Fondazione Giorgio Cini, che ha per quinte il verde e il blu della laguna veneta e per soffitto il cielo, ha ospitato, negli anni, spettacoli complessi e sontuosi. Si sono succeduti sul palco il Teatro di Atene con l'«Ecuba» di Euripide e l'«Edipo Re» di Sofocle, il Théàtre populaire de France con il «Don Juan» di Molière e la «Ville» di Claudel, la Compagnia di Annie Ducaux con la «Bérénice» di Racine e quella dell'Oxford Playhouse con «Il sogno di una notte di mezza estate» di Shakespeare. Sono andati in scena anche spettacoli di «Nô» giapponesi, danze sacre tibetane, coreografie Maori e classici italiani come «La Moscheta» di Ruzzante, il «Campiello» di Carlo Goldoni e «L'amore delle tre melarance» di Carlo Gozzi, nonché appuntamenti lirici, dall'«Arianna» di Benedetto Marcello alla «Serva padrona» di Pergolesi, passando per la «Carmen» di Bizet.
Il cartellone, sempre di qualità, non ha mai oscurato la bellezza dello spazio che ha avuto tra i suoi estimatori anche l’attrice Katerine Hepburn. Fu lei a definire, negli anni Cinquanta, l’anfiteatro veneziano, che si trova nella porzione meridionale del bosco sull’isola di San Giorgio Maggiore, come «il teatro più bello del mondo». Non si può darle torto: le siepi di ligustro collocate sugli schienali delle sedute in pietra, gli alberi che fanno da quinte, il mare che fa da fondale e gli oltre millecinquecento posti a sedere fanno di questo palco, fortemente voluto dall’illuminato mecenate Vittorio Cini, un vero e proprio gioiello.
Da sempre esposto all’aggressività dell’ambiente lagunare e alle acque alte (la parte che si trova sotto il palcoscenico - contenente camerini, servizi, locali tecnici, depositi e la fossa dell’orchestra - è collocata a una quota inferiore rispetto al medio mare), il Teatro Verde ha avuto bisogno nel corso del tempo di svariati restauri. Il più consistente di questi riammodernamenti si è tenuto nel 1999 e ha visto in campo la Biennale di Venezia, che nel luglio dello stesso anno ha riaperto lo spazio, dopo venticinque anni di chiusura, con lo spettacolo «Parabola» di Carolyn Carlson. Nel 2016 anche il Fai – Fondo per l’ambiente italiano si è interessato, con la campagna «I luoghi del cuore», alle sorti del teatro veneziano organizzando delle visite guidate per la cittadinanza.
Infine, nel 2021 è iniziato un nuovo restauro che ha riportato alla luce l’architettura, valorizzandone tutte le qualità dei materiali costruttori, la struttura botanica circostante, le spazialità e gli straordinari scorci paesaggistici. L’intervento, a cura della Fondazione Cini, è stato reso possibile grazie alla partnership con Cartier, maison da sempre attenta alle eccellenze culturali.
Per l’occasione è stato organizzato con l’Uia - Università internazionale dell’arte un cantiere didattico curricolare per la pulitura delle sedute in marmo, con trattamento biocida, allo scopo di riportare alla luce la qualità dei marmi impiegati, valorizzando i materiali e le cromie. Sono state messe, inoltre, in atto la rimessa in sicurezza delle scale di accesso, operazioni di consolidamento del palco e lavori di cura, sostituzione e potatura del verde, per restituire alla vista gli straordinari scorci lagunari.
Parallelamente a questa serie di interventi, la Fondazione Cini sta sviluppando innovativi progetti culturali per la conoscenza e la valorizzazione della struttura, attraverso lo studio della documentazione d’archivio presente all’Istituto per il teatro e il melodramma, mediante la digitalizzazione di fotografie e documenti e attivando anche specifici progetti artistici per la fruizione innovativa dello spazio.
In attesa di nuovi restauri, in programma per i prossimi anni, il Teatro Verde riapre al pubblico in occasione di Homo Faber Event 2022 (homofaber.com), iniziativa culturale dedicata all’eccellenza dei mestieri d’arte contemporanei, in programma dal 10 aprile, mentre a partire dal 20 maggio potrà essere visitato attraverso una serie di visite guidate (informazioni e biglietti su visitcini.com).
In occasione dell’apertura di aprile, sarà possibile vedere un’anticipazione del film site specific, prodotto dalla Fondazione Cini nell’ambito del centro di eccellenza ARCHiVe. «La maschera del tempo» (le ultime due immagini sono due still da video), questo il titolo del progetto curato da Ennio Bianco, è un’opera audiovisiva creata da Mattia Casalegno in quattro atti, intitolati rispettivamente la «Storia», gli «Spettacoli», il «Presente» e il «Futuro». Ispirata alle vicende e alla architettura del Teatro Verde, l’opera parte dall’idea di teatro inteso come luogo di finzione e rappresentazione e si colloca all’intersezione tra natura e cultura, indagando sulle relazioni e tensioni che uniscono l’ambiente naturale, l’uomo e le sue tecnologie.
Per quest'opera l'artista ha collaborato Factum Foundation partner istituzionale di ARCHiVe che, con un avanzato utilizzo dei droni per la fotogrammetria, ha fornito il completo rilievo 3D del Teatro Verde. Mentre il sound è affidato al compositore elettronico e sound designer Maurizio Martusciello in arte Martux_m. Partendo dalle collezioni e dai fondi negli archivi storici musicali della Fondazione Cini, i due artisti hanno affrontato un percorso produttivo in cui audio e video si fondono in un unico meta-linguaggio espressivo, che mette al centro il tema della sostenibilità ambientale. Venezia scrive così un ulteriore tappa del suo Rinascimento culturale, che sta vedendo il restauro e la valorizzazione di molti spazi che hanno fatto la storia della città.

Informazioni utili 

mercoledì 30 marzo 2022

Arriva al cinema il documentario «Tintoretto. L’uomo che uccise la pittura»

«La sua opera è immensa include ogni cosa, dalla natura morta fino a Dio; è un enorme arca di Noè; io mi sarei trasferito a Venezia soltanto per lui!». Così Paul Cézanne parlava del Tintoretto (Venezia 1518/1519 - ivi 1594), al secolo Jacopo Robusti, «il furioso» della pittura a cavallo tra Manierismo e Barocco, che ha scritto un’importante pagina della storia dell’arte con il suo tratto drammatico e deciso, con gli inebrianti giochi di luce, con il sofisticato uso del colore, con gli azzardi compositivi e prospettici che lo hanno fatto definire da Jean Paul Sartre «il primo cineasta della storia».
Al maestro veneziano, che seppe unire la potenza del disegno di Michelangelo alla tavola del Tiziano, è dedicato il film «Tintoretto. L’artista che uccise la pittura», nelle sale italiane dall’11 al 13 aprile, dopo la selezione ufficiale in importanti rassegne internazionali come il Fifa di Montrèal in Canada e il Beirut Art Film Festival.
Co-prodotto da Kublai Film, Videe, ZetaGroup, Gebrueder Beetz Filmproduktion, in collaborazione con la rete televisiva franco-tedesca Arte, il documentario, che si avvale della regia di Erminio Perocco e delle musiche di Carlo Raiteri e Teho Teardo, verrà presentato in anteprima nei prossimi giorni al Cinema Mexico di Milano (4 aprile), al Cinema Eden di Roma (6 aprile) e al Multisala Rossini di Venezia (8 aprile).
Il film conduce gli spettatori nei luoghi che videro muoversi e operare Tintoretto, nella Venezia del Cinquecento, rievocando le atmosfere del tempo, le luci della città vibrante sull’acqua e i colori dei preziosi pigmenti che giungevano nella Serenissima come in nessun altro luogo e di cui il Robusti, figlio di un tintore, sapeva servirsi con straordinaria maestria.
Irrequieto e caparbio, determinato nella costruzione della propria carriera, Tintoretto volle contrapporsi allo stile e alle mode del tempo, giungendo per primo a sfaldare la pennellata, a usare il non finito, imponendo prospettive diverse all’interno di uno stesso quadro, soluzioni inattese e audaci che - coniugando le esperienze della pittura, della scultura e dell’architettura - diedero vita a narrazioni complesse, storie che si svolgono dinnanzi agli occhi dello spettatore fino ad assorbirlo e a renderlo parte delle stesse.
Come un regista cinematografico ante litteram, l’artista è stato capace di trasporre in pittura l’azione scenica e la forza espressiva dei movimenti dei corpi. Lo evidenzia bene il documentario grazie a fascinosi tableux vivant.
Tintoretto ha infranto le regole della pittura e come tutti gli innovatori ha saputo conquistare gli artisti che sono venuti dopo di lui, da Rubens a El Greco, da Jackson Pollock a Emilio Vedova.
Il film di Erminio Perocco prova a raccontarne la modernità e lo spirito rivoluzionario, carpendone i pensieri e lo stile, inquadrandone il contesto storico e politico, ma anche presentando contributi di importanti studiosi e guest star: Robert Echols (curatore dell’ultima grande mostra a Venezia sull’artista), Roland Krischel, Antonio Manno, Stefania Mason, Gabriele Matino, Miguel Falomir (direttore del Prado di Madrid), Fabrizio Gazzarri, Mario Infelise, Roberto Mazzetto, Luciano Pezzollo e Jorge Pombo.
La macchina da presa va alla ricerca dei lavori, drammatici e coinvolgenti, dell’artista per tutta Venezia, in un viaggio che spazia dagli edifici pubblici alle chiese, fino a Palazzo Ducale, cuore del potere e del governo cittadino. Dal potente e rivoluzionario «San Marco libera lo schiavo» (1548) alla «Presentazione della Vergine al Tempio» (1551 – 1556), realizzata per la Madonna dell’Orto, dalla monumentale «Crocefissione» (1565), della Scuola Grande di San Rocco, alla strabiliante e gigantesca tela con il «Paradiso »(1588) per la Sala del Maggior Consiglio nel Palazzo del Doge, sono tante le opere che raccontano il genio del Tintoretto, l’artista che Giorgio Vasari definiva «il più terribile cervello che mai abbia avuto la pittura».

Informazioni utili
«Tintoretto. L’artista che uccise la pittura». Genere: Documentario biografico | Durata: 86' | Regia: Erminio Perocco | Musiche: Carlo Raiteri e Teho Teardo | Fotografa: Giovanni Andreota | Montaggio: Mateo Trevisan | Anno di uscita: 2022 | Produttore: Kublai Film; ZDF / arte; Gebruder Beetz; Videe Spa; Zeta Group Nei cinema italiani dall’11 al 13 aprile 2022 Anteprime: Milano - 4 aprile, ore 21.30 - Cinema Mexico - Via Savona, 57 - Informazioni per acquisto biglietti: www.cinemamexico.it, tel. 02.4895 1802 | Roma – 6 aprile, ore 21.00 - Cinema Eden, Piazza Cola di Rienzo- Informazioni per acquisto biglietti: https://eden.efc.18tickets.it, tel. 06.3612449 | Venezia - 8 aprile, ore 21.00 - Multisala Rossini - San Marco 3997 - Informazioni: tel. 041.2417274

lunedì 28 marzo 2022

Venezia, Palazzo Diedo diventa un centro d’arte contemporanea

Avrà una nuova vita Palazzo Diedo, prestigioso edificio settecentesco di Venezia, nel sestiere di Canareggio, costruito nei primi del 1700 dall’architetto Andrea Tirali e affrescato al suo interno da artisti locali quali Francesco Fontebasso e Costantini Cedini. Questi spazi - con un passato prima da scuola elementare e poi, fino al 2012, da Tribunale di sorveglianza – sono stati messi in vendita dalla Cassa Depositi e Prestiti e ora diventeranno un polo di arte contemporanea. L’idea è del filantropo Nicolas Berggruen, fondatore dell’omonimo istituto di ricerca con sedi a Los Angeles e Pechino, attivo nelle politiche internazionali e nelle sfide globali del XXI secolo, e membro dei consigli internazionali per la Tate di Londra, il Museum of Modern Art di New York, la Fondation Beyeler di Basilea e il President’s International Council for The J. Paul Getty Trust di Los Angeles, nonché esponente di una storica famiglia dell'arte europea del Novecento, che ha donato la sua collezione con oltre un centinaio di opere di Pablo Picasso (e non solo) alla Nationalgalerie di Berlino. 
Quello di Nicolas Berggruen non è un nome nuovo per Venezia: un anno fa il miliardario parigino, con residenza americana e tedesca, aveva, infatti, acquisito nella città lagunare, per farne la sede europea della Berggruen Arts & Culture, Casa dei Tre Oci, celebre palazzo neogotico sull’isola della Giudecca, noto agli amanti dell’arte per aver organizzato, negli anni, mostre fotografiche di artisti del calibro di David LaChapelle, Helmut Newton e Lewis Hine.
Attualmente in fase di restauro, sotto la supervisione dell’architetto veneziano Silvio Fassi, Palazzo Diedo inizierà la sua nuova vita nei giorni della cinquantanovesima edizione della Biennale di Venezia (dal 23 aprile al 27 novembre, con pre-apertura dal 20 al 22 aprile). Durante l’intervento conservativo dell’edificio, che sarà completato nel 2024, verrà avviato un progetto di residenza d’artista. A essere stato invitato è l’americano-olandese Sterling Ruby, classe 1972, che il 20 aprile presenterà «A Project in Four Acts», una struttura in rilievo che si appoggia sulla facciata del palazzo e che rimarrà esposta fino a novembre 2022. «L’installazione che ho immaginato – racconta l’autore - cambierà con l’edificio, esprimendo e anche commentando che cosa significa lavorare per un palazzo con una lunghissima storia, e riflettendo in modo diretto, concreto, le tradizioni della creazione di arte e artigianato che sono parte integrante di Venezia». 
La prima fase di «A Project in Four Acts» durerà, dunque, fino a novembre; Sterling Ruby allestirà, poi, altre due installazioni esterne tra la fine del 2022 e la tarda primavera del 2023, avvolgendo la struttura man mano che si trasforma. La fase finale del progetto comprenderà, invece, una residenza che si concluderà con una mostra a Palazzo Diedo, nell’ambito dell’inaugurazione ufficiale prevista per la primavera del 2024, nei giorni della sessantesima Biennale d'arte.
Sotto la direzione artistica del veneziano Mario Codognato, già capo curatore del Madre di Napoli e oggi direttore della Anish Kapoor Foundation, con sede in un altro edificio storico di Venezia, l’appena restaurato Palazzo Manfrin, la Berggruen Arts & Culture in Canareggio accoglierà, quindi, mostre, installazioni, simposi e un programma di residenze d’artista.
«Un’arte che parla al pubblico, che ci induce a pensare in modo diverso e che innesca discussioni» è quella che Mario Codognato vuole portare a Palazzo Diedo e nella città lagunare, sempre più crocevia mondiale di idee e di creatività. Oltre alla Berggruen Arts & Culture e alla Anish Kapoor Foundation, altre istituzioni culturali stanno, infatti, approdando in Laguna in questi ultimi mesi. È il caso della Fondazione dell’Albero d’Oro, capeggiata dal finanziere francese Gilles Etrillard, che ha riaperto e restaurato Palazzo Vendramin Grimani, e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che ha acquistato da Cassa Depositi e Prestiti l’isola di San Giacomo in Paludo per farne un polo d’arte contemporanea. Venezia vive, dunque, un nuovo Rinascimento culturale.

Didascalie delle immagini
1. Palazzo Diedo, sede di Berggruen Arts & Culture, situato a Venezia, nel sestiere di Cannaregio, rio di Santa Fosca. Foto © Alessandra Chemollo, courtesy Berggruen Arts & Culture; 2.  Palazzo Diedo, sede di Berggruen Arts & Culture, situato a Venezia, nel sestiere di Cannaregio, rio di Santa Fosca. Foto © Alessandra Chemollo, courtesy Berggruen Arts & Culture. Portale di collegamento al lungomare laterale, ornato da colonne ioniche, trabeazione a fasce inclinate e timpano centrale in pietra d'Istria, sormontato da sculture in gesso e legno; 3. Palazzo Diedo, sede di Berggruen Arts & Culture, situato a Venezia, nel sestiere di Cannaregio, rio di Santa Fosca. Foto © Alessandra Chemollo, courtesy Berggruen Arts & Culture. Soffitto della sala laterale anteriore del piano nobile di Palazzo Diedo con affreschi del XVIII secolo con grandi figure allegoriche, circondate da putti e amorini, Imeneo con divinità dell'Olimpo di Costantino Cedini, 1795

domenica 27 marzo 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 21 al 27 marzo 2022

A Lugano la mostra-mercato Younique – Fine Craft Art & Design
Il design e l’alto artigianato artistico vanno in scena a Lugano. Il 26 e il 27 marzo le affascinanti sale neoclassiche di Villa Ciani, dimora ottocentesca affacciata sul Lago Ceresio, ospiteranno la terza edizione di «YouNique – Fine Craft Art & Design», rassegna ideata e curata da Andrea Peri e Sonia Gaffuri di Target Management.
Ai visitatori verrà offerto un percorso espositivo di altissimo livello in cui il «saper fare», ovvero il genio creativo che dialoga con la manualità, verrà indagato in tutte le sue accezioni più esclusive e preziose, spaziando dall’artigianato artistico all’arte tout court, senza dimenticare il design.
In mostra ci saranno manufatti di svariate tipologie: ceramiche, mosaici, sculture, alta sartoria da uomo e da donna, raffinate calzature, tessuti realizzati a telaio, preziosi gioielli, ricami, arredamento e accessori. Al secondo piano di Villa Ciani sarà, inoltre, possibile trovare una selezione di prodotti di design del brand Higold, accompagnata da opere d’arte di giovani creativi rappresentati da Hysteria Art Gallery e da pezzi unici di design selezionati da Tid -Theinteriordesign.it. In fiera sarà, inoltre, presente una vetrina espositiva dedicata alla Toscana e all’isola d’Elba, special guest di questa edizione.
Durante la due giorni luganese, oltre ad ammirare e acquistare manufatti d’alto artigianato, i visitatori potranno anche osservare dal vivo i più abili maestri artigiani, artisti e designer mentre danno vita alle loro creazioni. Un’esperienza unica, questa, che permette di comprendere appieno cosa significhi essere un maestro d’arte che custodisce storia e tradizioni.
Quest’anno verrà inaugurata anche la prima edizione del «YouNique Craftsmanship Award», un premio per l’espositore che avrà interpretato al meglio la filosofia della mostra-mercato elvetica.
Infine, la fiera ospiterà anche la mostra «Sono tazza di te! 100 smashing women designer», organizzata dall’associazione DcomeDesign e curata da Anty Pansera, storica e critica del design e delle arti applicate e Compasso d’Oro alla carriera, e Patrizia Sacchi, designer della comunicazione. Dopo il successo ottenuto durante l’ultima Design Week, la mostra presenta una selezione di pezzi già esposti a Milano e le creazioni di venti donne «artiere» residenti in Svizzera, che hanno risposto alla sfida di realizzare una tazza da collezione.
L’intero ricavato della vendita delle tazze «made in Svizzera» sarà devoluto all’associazione «Anna dai Capelli Corti» per il progetto «Return to work after cancer», uno studio sulle problematiche del processo di reinserimento lavorativo di giovani donne affette da tumore in giovane età.
Per maggiori informazioni: https://younique-experience.com/.

Giornate Fai di primavera, settecento luoghi da visitare «con il cuore in Ucraina»
200 luoghi di culto, 170 palazzi e ville,40 castelli, 55 borghi, 23 aree archeologiche, 7 biblioteche, 13 teatri, 25 siti di archeologia industriale, 9 mulini, 2 orti botanici, 1 albero monumentale e molto altro ancora: sono questi i numeri della trentesima edizione delle Giornate Fai di primavera, evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano, in programma sabato 26 e domenica 27 marzo.
Oltre 700 luoghi solitamente inaccessibili o poco conosciuti, in 400 città e 20 regioni, apriranno le porte al pubblico con l’obiettivo non solo di regalare una pausa di bellezza, ma anche di invitare il pubblico a concentrarsi sul significato e sul ruolo del patrimonio culturale, che è insieme specchio della nostra identità e testimonianza della nostra storia e del nostro vivere civile.
I monumenti - ce lo ricorda, in questi giorni, la guerra in Ucraina, con l’immagine simbolo del Cristo della cattedra armena di Lepoli portato in salvo – sono «il patrimonio genetico di un popolo», ciò che va protetto e conservato per chi verrà dopo di noi. È così che «un pezzo di cuore» di questa edizione delle Giornate di primavera «è a Kiev»: il Fai esporrà, infatti, i colori della bandiera ucraina nei beni di sua proprietà, ma soprattutto finanzierà il recupero di un’opera d’arte del patrimonio culturale ucraino che sarà individuato non appena cesserà la guerra e sarà avviata la ricostruzione del Paese. Inoltre, per sancire la vicinanza al popolo ucraino, sabato 26 marzo sarà aperta alle visite la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Roma, piccola e antico luogo di rito ucraino-bizantino affacciato su piazza Madonna dei Monti (nella prima fotografia), oggi sede dell’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia.
Sempre a Roma saranno visitabili il Casino dell’Aurora Ludovisi, che deve il suo nome allo straordinario soffitto affrescato da Guercino nel 1621, e il settecentesco Palazzo Corsini, sede dell'Accademia dei Lincei. A Milano si potrà, invece, vedere l’imponente Palazzo Inps, costruito tra 1929 e 1931 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini e riaperto dopo una campagna di restauri nel 2021. A Genova sarà aperto l’estroso Castello Mackenzie, costruito a fine Ottocento dall’architetto Gino Coppedè in stile neogotico e neorinascimentale. Parma svelerà, invece, la Farmacia di San Filippo Neri, nell’antica sede della Congregazione della Carità, nata a inizio Cinquecento e promotrice del primo servizio sanitario territoriale della città. Mentre a Firenze si accederà alla dimora amata da Lorenzo il Magnifico, la Villa Medicea di Careggi, costruita da Michelozzo per volere di Cosimo il Vecchio nel Quattrocento. A Palermo, infine, sarà aperto per l’occasione il «Bunkerino» nel Palazzo di Giustizia (nella seconda fotografia), museo dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui ricorrono i trent’anni dalla morte.
L’elenco completo dei luoghi visitabili, con le modalità di partecipazione e di prenotazione, è disponibile sul sito www.giornatefai.it.  

Boccioni, Klee, Modigliani e Kandinskij: quattro artisti del Museo del Novecento di Milano in Haltadefinizione
Haltadefinizione, tech company di Franco Cosimo Panini Editore, è ritornata al Museo del Novecento di Milano. Nel 2015 aveva digitalizzato in gigapixel il «Quarto Stato» di Pellizza da Volpedo. Questo gennaio l’attenzione si è spostata sulle opere di alcuni dei più grandi artisti del XX secolo.
Con l’aiuto del partner tecnologico Memooria, sono stati scansionati in gigapixel, così da rivelarne anche lo stato di conservazione, cinque lavori: «Elasticità» (1912) e «Corpo umano» (Dinamismo, 1913) di Umberto Boccioni, il «Ritratto di Paul Guillaume» di Amedeo Modigliani (1916), «Composizione» di Vasilij Kandinskij (1916) e «Wald Bau» di Paul Klee (1919).
Dalla trama della tela al più microscopico tocco di pennello, i visori multimediali consentono di «immergersi» ed esplorare l’immagine delle opere d’arte e vedere anche ciò che a volte, di fronte alle opere originali, l’occhio non potrebbe apprezzare. La possibilità di ingrandimento fino a 40x offre, infatti, nuove opportunità sia per la valorizzazione, sia per la conservazione e lo studio delle opere stesse.
La presenza di vetri conservativi in fase di acquisizione non ha alterato la qualità delle immagini, sono infatti stati raggiunti altissimi livelli di definizione, qualità, dettaglio e fedeltà cromatica.
La possibilità di digitalizzare opere d’arte con vetro museale, climabox o teche consente all’ente di tutelare il dipinto mantenendo condizioni di conservazione ottimali.
Con il gigapixel è possibile ottenere esemplari digitali a elevata risoluzione dei dipinti, tramite l’unione e l’elaborazione di una grande quantità di singoli scatti fotografici a porzioni del medesimo soggetto: l’immagine del «Ritratto di Paul Guillaume» di Modigliani, una delle opere più note dell’artista livornese, è il risultato di 779 scatti per una risoluzione di circa 1100 ppi.
La stessa risoluzione è stata raggiunta per le opere di Boccioni e Kandinskij. Nel caso di «Wald Bau» di Klee è stata, invece, adoperata una tecnica fotografica con focus stacking che permette di mettere a fuoco con una maggiore profondità di campo, realizzando una serie di scatti della stessa inquadratura ognuno su un piano di messa a fuoco diverso in sequenza. Più è alta la risoluzione ricercata maggiore è il numero di scatti. Per l’opera di Klee, infatti, sono stati realizzati ben 1320 scatti per una risoluzione di 2100 ppi, inoltre, la superficie dell’opera è stata mappata anche in 3D.
Per ammirare tutto la bellezza del plasticismo futurista di Boccioni, del lessico inconfondibile di Amedeo Modigliani e Paul Klee, o osservare lo studio di un’opera perduta di Vasilij Kandinskij, «Bild mit zwei roten Flecken», requisita dai nazisti in quanto «arte degenerata», non resta che andare sul sito di www.haltadefinizione.com.

Nelle fotografie: 1. Dettaglio, Vasilij Kandinskij, Composizione, 1916, Acquarello e matita su carta © Haltadefinizione Image Bank; 2. Dettaglio, Umberto Boccioni, Corpo umano (Dinamismo), 1913, Olio su tela © Haltadefinizione Image Bank; 3. Dettaglio, Amedeo Modigliani, Ritratto di Paul Guillaume, 1916, Olio su tela.© Haltadefinizione Image Bank
  
Al Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo due opere per riflettere sulla guerra
L'arte e la cultura possono essere non solo strumenti di conoscenza, ma anche di confronto e di pace. Parte da questa considerazione il nuovo progetto espositivo del Mufoco - Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo, nel Milanese. In un momento storico di estrema tensione, che vede l’ombra della guerra proiettarsi di nuovo sull’Europa, Villa Ghirlanda propone, nel suo ingresso, uno speciale dialogo tra le opere «Shields» (2018) di Paolo Ciregia (Viareggio, 1987) e «Snorkeling» di Cosimo Veneziano (Moncalieri, 1983), entrambe realizzate in Ucraina in anni recenti.
La prima opera, conservata nelle collezioni del museo lombardo, si compone di due fotografie che registrano le «ferite» di entrambe le fazioni coinvolte nel conflitto russo-ucraino del 2014. La trama delle immagini proviene dalla scansione digitale di una piccola porzione di uno scudo antisommossa della polizia ucraina, sottratto dai manifestanti durante gli scontri e utilizzato in seguito contro le stesse forze dell’ordine. Sulla superficie è impressa quindi la somma della battaglia, attraverso una serie di graffi e incisioni, «cicatrici» come memorie di entrambe le parti in conflitto. Il risultato è una composizione astratta, nella quale l’oggetto rappresentato diventa sindone delle ferite della rivoluzione. Il titolo della serie di cui le opere fanno parte, 125, rimanda al numero di persone che sono morte negli scontri di quei giorni.
L’opera «Snorkeling» (2019) di Cosimo Veneziano, che sarà esposta in museo a partire dal 9 aprile, muove, invece, dalla volontà di indagare l’ambiguità dell’idea di monumento in relazione con i rivolgimenti politici e culturali della storia. Il lavoro, vincitore dell’Italian Council 2019, è costituito da due immagini che raffigurano due statue riprodotte in serigrafia su cui l’artista è intervenuto manualmente, velando e nascondendo parzialmente le sagome con stratificazioni di pigmento rosso e giallo.
Il primo dei due monumenti è un’opera dello scultore e compositore piemontese Pietro Canonica (1869-1959), che fu incaricato di realizzare una statua per lo zar Nikolaj Nikolaevič Romanov, installata nel 1912 in piazza Manejnaja a San Pietroburgo e distrutta pochi anni dopo, nel 1917, durante la rivoluzione. Il secondo è, invece, un monumento dedicato a Lenin, realizzato per essere presentato nel padiglione sovietico all’Esposizione universale di New York del 1939. Nel 1946 la statua fu spostata a Kiev, all’epoca unica capitale di una repubblica dell’Urss a non ospitarne una. Sopravvissuta alla caduta dell’Unione Sovietica, venne rimossa solo nel 2015, in seguito al movimento di protesta conosciuto come Euromaidan.
Per maggiori informazioni: www.mufoco.org.

«Women: un mondo in cambiamento», il National Geographic racconta un secolo di storie al femminile
È un viaggio nelle storie ispiratrici, commoventi e straordinarie di donne che hanno superato limiti e avversità, tracciando nuove strade per sé stesse e per gli altri quello che propone la mostra «Women: un mondo in cambiamento», promossa da National Geographic, in programma, dal 1° aprile al 19 giugno, nei cinque centri dello shopping di Land of Fashion: il Franciacorta Village a Rodengo Saiano (Brescia), il Valdichiana Village a Foiano della Chiana (Arezzo), il Mantova Village a Bagnolo San Vito (Mantova), il Palmanova Village ad Aiello del Friuli (Udine) e il Puglia Village a Molfetta (Bari).
L’itinerario espositivo si articola in sei sezioni espositive: Gioia, Bellezza, Amore, Saggezza, Forza e Speranza. Scatto dopo scatto, viene raccontato un secolo di storia e il modo in cui, nei diversi continenti, le donne sono state percepite e trattate, quanto potere hanno (o non hanno) avuto, come hanno affrontato le loro sfide e scoperto nuovi orizzonti.
Le immagini spaziano dalle più semplici situazioni di vita quotidiana alle provocazioni e alle battaglie per i diritti, dalle ballerine di samba che si riversano nelle strade durante il carnevale di Salvador da Bahia alle raccoglitrici di foglie di the in Sri Lanka, dalla maestosità variopinta dell’abito tradizionale caraibico con cui sfilerà la studentessa Wendy Fitzwilliam, eletta miss Universo 1998, all’atto di protesta di una ragazza che si rade il capo sulla scalinata del Campidoglio della West Virginia. Sono, poi, esposti il ritratto di una donna afghana in burqa integrale rosso che trasporta sulla testa una gabbia di cardellini, potente metafora di oppressione, e l’immagine di libertà e armonia di Mary Lengees, una delle prime donne custodi del Reteti Elephant Sanctuary in Kenya, ma non solo.
Il direttore di National Geographic Italia, Marco Cattaneo, così parla del progetto: «Nonostante i molti movimenti che si sono battuti per i diritti delle donne, con le ovvie differenze tra regione e regione, in tutto il mondo le donne soffrono ancora di discriminazioni di varia natura. E sono loro a soffrire di più nelle situazioni di crisi, come ha dimostrato anche la pandemia da SARS-CoV-2. Questa mostra, che abbiamo il piacere di presentare negli spazi dei Village Land of Fashion, vuole essere il racconto di ciò che è cambiato nell’ultimo secolo e una testimonianza di quanto ancora bisogna lavorare per arrivare a una vera parità».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.landoffashion.it

Didascalie delle immagini: 1. India - L’esuberanza dell’Holi, la festività delle polveri colorate, è stata fino a poco tempo fa considerata inappropriata per le vedove. Sfidando gli antichi pregiudizi, le associazioni di sostegno di Vrindavan le hanno invitate a partecipare ai festeggiamenti che si tengono in città. Amy Toensing, 2017; 2.Saggezza - Studentesse ghanesi portano le sedie per la cerimonia di inaugurazione della Maranatha Maternity Clinic. Randy Olson 2007

«Transito al 9no Circulo», Ricardo Garcia racconta il dramma dei niños soldados
Arriva per la prima volta a Milano «Transito al 9no Circulo», progetto dell’artista Ricardo Garcia, protagonista alla 58ma Biennale di Venezia nel Padiglione Venezuela. Quindici lavori su carta, esposti negli spazi della Basilica di San Celso (martedì – domenica, ore 16.00-19.00) per iniziativa di Laq – lartquotidien con il Santuario di Santa Maria dei Miracoli, denunciano l’orrore della guerra e il problema dei «niños soldados», ovvero il pericolo della perdita dei diritti essenziali per i bambini precisati nella «Convenzione sui diritti dell’infanzia», stipulata dall’Unicef il 20 novembre 1989.
L’esposizione, curata da Elisabetta Mero e accompagnata da un testo di Celina Pérez Blanco, sarà inaugurata il 28 marzo, alle ore 18, per rimanere aperta fino al 7 aprile. Parte del ricavato della vendita delle opere sarà devoluto alla Caritas a sostegno delle famiglie ucraine arrivate a Milano.
I lavori in mostra, con volti sofferenti ed emaciati di «bambini soldato», che richiamano alla nostra memoria le figure del periodo blu picassiano, fanno parte di un progetto più ampio, dal titolo «Transito al 9no Circulo», che allude al nono girone dell’«Inferno», nel quale Dante e il poeta Virgilio incontrano i traditori e i fraudolenti, eternamente intrappolati nel ghiaccio. La letteratura universale ha sempre costituito una fonte di ispirazione per l’artista nell’analisi della condizione umana e sociale; la «Divina Commedia» è un punto di riferimento essenziale come avviene anche nella serie «Dante soy yo», presentata al Museo de arte contemporáneo - Mac di Caracas nel 2016.
Ricardo Garcia, la cui arte presenta forti richiami al muralismo messicano di Diego Rivera, osserva con coraggio l’orrore delle guerre che il mondo ha sperimentato e che, purtroppo, sta ancora sperimentando. Focalizza la sua attenzione sul dramma dei civili innocenti, coinvolti nei conflitti, costretti a fuggire e abbandonare le proprie case e famiglie o, addirittura, a combattere e uccidere.
Il pensiero corre immediatamente alla cronaca di questi giorni, agli ultimi eventi che stanno martoriando l’Ucraina. Negli occhi delle figure disperate di Ricardo Garcia, che tanto ricordano le vittime dei «Disastri della Guerra» di Francisco Goya, possiamo ritrovare tutto il dramma dei rifugiati ucraini e di coloro che combattono un conflitto assurdo. «La guerra non si può umanizzare. Si può solo abolire». L’aveva detto Albert Einstein. Gino Strada ne aveva fatto un credo. Ricardo Garcia, con le sue opere alla Basilica di San Celso, lo ricorda a tutti noi.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.lartquotidien.com. 

Maschere e poesia: arrivano a Milano i Familie Flöz
Fascino, ironia, poesia, malinconia, sogno e ilarità: c’è questo e molto altro negli spettacoli della compagnia berlinese Familie Flöz, nata nel 1994 da un’idea di Hajo Schüler e Markus Michalowski, insieme a un gruppo di studenti di recitazione e mimo della Folkwang- Hochschule di Essen, che oggi vanta con i suoi «spettacoli silenziosi» migliaia di repliche in trentaquattro Paesi di tutto il mondo e numerosi premi ricevuti in più di venticinque anni di attività.
Questa settimana i mimi-attori Andres Angulo,Johannes Stubenvoll e Thomas van Ouwerkerk sono approdati, con le loro grandi maschere e il linguaggio universale dei gesti, a Milano, dove fino al 3 aprile porteranno in scena, al teatro Menotti, il mondo divertente, poetico, magico e carico di umana fragilità che li ha resi non solo apprezzati, ma anche facilmente riconoscibili dal grande pubblico.
La programmazione è iniziata con «Teatro Delusio», uno spettacolo di «teatro nel teatro», in cartellone dal 22 al 24 marzo, che gioca con le innumerevoli sfaccettature del mondo teatrale. Mentre la scena diventa backstage e il backstage è messo in scena, sul palco si rappresentano diversi generi teatrali, dal mondo opulento dell’opera a scene d’amore passionali, e dietro le quinte i tecnici di scena Bob, Ivan e Bernd, tre aiutanti instancabili divisi dal luccicante mondo del palcoscenico solo da un misero sipario, vivono una vita all’ombra della ribalta, fatta di sogni e quotidianità.
«Feste», in cartellone fino al 3 aprile, è, invece, una favola per adulti, senza parole. La storia prende spunto dai preparativi per un matrimonio in una villa sul mare. Nel cortile, tra gag comiche e spunti drammatici, il personale lavora senza sosta per cucinare, preparare, sorvegliare, pulire e riordinare. Tutti fanno del loro meglio perché la festa funzioni a meravigli e ottenere così il rispetto da parte dei ricchi proprietari della casa.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.teatromenotti.org.

Lazio, una primavera di concerti al Museo del saxofono
Sarà l'energia assoluta dello swing mescolata con la musicalità frenetica e ritmica degli anni Cinquanta e Sessanta tra Italia e Stati Uniti ad aprire la stagione primaverile di concerti promossa dal Museo del saxofono di Maccarese. Sabato 26 marzo, alle ore 21:30, i sette musicisti della «Big Night Players» - Francesco Sofia (voce), Andrea Pedroni (sax tenore), Carlo Capobianchi (tromba), Walter Fantozzi (trombone), Paolo Bernardi (pianoforte), Giordano Panizza (contrabbasso) e Marco Della Torre (batteria) – proporranno al pubblico un percorso tra canzoni iconiche quali «That’s amore», «Buonasera, signorina», «Just a gigolò», «Tu vuo’ fa l’americano», «Torna a Surriento», «Carina», «Oh Marie», «Ciao, ciao, bambina», «Sotto il cielo di Roma» e «Mambo italiano».
La programmazione proseguirà domenica 3 aprile con un omaggio al gospel, che vedrà in scena Dimitri Espinoza Grechi al sax tenore e Paolo «Pee Wee» Durante all’organo Hammond.
Sabato 9 aprile è prevista, invece, la presentazione di «Saxophones», il catalogo ufficiale del museo, frutto del grande lavoro di acquisizione, studio e ricerca svolto da Attilio Berni.
L’opera, che si è avvalsa del contributo di prestigiosi esperti internazionali del settore, «include – si legge nella nota stampa - numerose immagini di qualità, approfondimenti e notazioni tecnico-descrittive delle varie metamorfosi dello strumento che si intrecciano con le storie personali degli inventori e dei musicisti che lo hanno imbracciato». A seguire è in programma un concerto del «Classic Jazz Quintet».
Mentre sabato 23 aprile i riflettori saranno puntati sul progetto «Big Block City», ultimo lavoro di Angelo Trane e Andrea Rongioletti composto e realizzato durante il periodo del lockdown, che vedrà in scena anche la cantante Letizia Liberati.
Sabato 7 maggio sarà, dunque, la volta della «Ciribiribin Italian Swing Orchestra» con il concerto «Do You speak Italiano?», un viaggio tra melodie indimenticabili in compagnia delle note di artisti quali Alberto Rabagliati, Bruno Martino, Natalino Otto, Fred Buscaglione, il Trio Lescano e molti altri. Mentre a chiudere la rassegna primaverile sarà, sabato 21 maggio, un quartetto capitanato da Susanna Stivali con un progetto interamente dedicato all’enorme e diversificato lavoro del poeta, scrittore, autore e compositore Chico Buarque de Hollanda.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: https://www.museodelsaxofono.com/

Al via la prima edizione di «Doorscape», il concorso di architettura di Oikos Venezia e Fondazione Querini Stampalia
Si chiama «Doorscape» il concorso internazionale lanciato da Oikos Venezia, azienda leader nella progettazione e design di porte di ingresso di alta gamma, e dalla Fondazione Querini Stampalia, per il sostegno e la diffusione della cultura architettonica dello spazio d’ingresso nelle sue molteplici accezioni, funzioni e collegamenti.
Le iscrizioni al contest - che vede il coinvolgimento, in veste di aziende partner, di Adler, Iseo e Laminam - sono aperte fino al 15 gennaio 2023, sul sito www.doorscape.eu, per architetti, ingegneri, designers, progettisti, creativi e studenti di architettura.
Il progetto deve riguardare lo spazio che precede e segue l’accesso al luogo abitato, rispondendo a due fondamentali parametri: l’architettura d’ingresso è pertinente a un edificio residenziale, di tipo unifamiliare o plurifamiliare; il progetto deve coprire un’area massima di 300 metri quadrati.
Il vincitore ha diritto a un premio in denaro di 10.000,00 € e il progetto verrà esposto, insieme agli altri finalisti, alla Fondazione Querini Stampalia, in occasione della 18. Mostra internazionale di architettura de La Biennale di Venezia. La scelta dello spazio espositivo non è ovviamente casuale: l’area progettata da Carlo Scarpa nel museo veneziano si presta, infatti, per sua natura a un approfondimento sul concetto di spazio, di ingresso e di soglia.
Gli elaborati dei partecipanti saranno valutati e premiati da una giuria internazionale di massimi esperti di settore. La giuria sarà presieduta da Michele De Lucchi & Amdl Circle, un professionista e uno studio di architettura che incarnano l’idea di contaminazione dei saperi. Gli altri giurati saranno: Donatella Calabi (storica delle città), Alessandra Chemollo (fotografa), Emanuele Coccia (filosofo), Luciano Giubbilei (landscape e garden designer) e Eugenia Morpurgo (designer ricercatrice). «Forte della presenza di professionisti che riflettono sugli spazi in modo complementare, la giuria – spiegano gli organizzatori - riflette il carattere dell’intera operazione e i criteri di selezione dei progetti: il contenuto di ciascun progetto in concorso, oltre a dimostrare le competenze tecniche adeguate, non dovrebbe trascurare il taglio culturale che l’intera operazione persegue».
Per maggiori informazioni: www.doorscape.eu.

5 Continents Editions porta in libreria «Maria Lai. Ricucire il dolore. Tessere la speranza»
È uscito in libreria giovedì 24 marzo il volume «Maria Lai. Ricucire il dolore. Tessere la speranza», scritto da Micol Forti, studiosa che dal 2000 dirige la collezione d’arte contemporanea dei Musei vaticani, in occasione della mostra allestita lo scorso anno alla Cantina Antichi Poderi di Jerzu, paese sardo tra le cui case l’artista ha vissuto da bambina insieme alla sua famiglia. A pubblicare il libro, disponibile in lingua italiana e inglese, è la 5 Continents Editions di Milano, che ha in catalogo anche i volumi «Maria Lai. Legarsi alla montagna» (2021), «Maria Lai. I luoghi dell’arte a portata di mano. Quattro mazzi di carte per argomentare sul fare arte, leggere l’arte, ridefinire l’arte» (2021), e «Maria Lai. Tenendo per mano il sole» (2019).
Il libro propone un racconto inedito del percorso artistico di Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) che, a partire dalla sua riscrittura della storia sacra con soggetti espressamente legati alla tradizione religiosa, in particolare ai temi della nascita e della morte - come i «Presepi» e le «Via Crucis» -, arriva fino ai disegni eseguiti in giovane età, dalla metà degli anni Quaranta fino agli anni Sessanta, nei quali l'artista, attraverso tratti tanto essenziali quanto decisi, ritrae la cultura locale e la quotidianità domestica.
Figure di donne al lavoro, mentre setacciano, impastano il pane, lavano panni, siedono al telaio, o accudiscono i bambini, insieme alle - meno frequenti - figure di uomini, pastori, pescatori, contadini, cacciatori con lo «scoppio» in spalla, e ancora, animali e qualche sintetico paesaggio: Maria Lai osserva e rappresenta la realtà in tutte le sue forme, la verità della sua terra, dei posti dove ha vissuto, delle persone che ha incontrato, dei libri che ha letto, delle opere che ha visto, degli affetti che l’hanno circondata nel corso della sua lunga vita. Ed è proprio a partire da questa realtà, dalla sua realtà, che prende le mosse la sua visione artistica.
Per Maria Lai l’arte ha a che fare con il senso dell'esistere, incarna le fragilità e le potenzialità della vita, e questa ricerca artistica ed estetica emerge perfettamente dalle opere presenti all’interno del volume.
Pagina dopo pagina, il libro mette in luce, ancora una volta, come il «fare arte» per Maria Lai debba rispondere alle esigenze e alle domande concrete e fondamentali dell'uomo, a quel bisogno di ricerca che muove anzitutto dalla propria intimità. Come afferma Micol Forti, «attraverso tutta la sua opera, Maria Lai ha dimostrato che l’arte, quella che nasce dal confronto con la tradizione sacra e quella che germoglia dall’osservazione del reale, ha tra i suoi compiti più alti e ambiti rivelare il senso dell’esistere, svelare i misteri del nascere e del morire, diventare orizzonte del nostro ‘errare’ e accogliere il cammino verso una meta che possiamo solo intuire».
Per maggiori informazioni: www.fivecontinentseditions.com.

«Infinito Alluminio», un concorso d’arte per un materiale dalle mille vite
Rimarranno aperte fino al prossimo 21 giugno le iscrizioni alla nona edizione del Premio Comel Vanna Migliorin arte contemporanea, che promuove l’uso estetico dell’alluminio tra gli artisti europei over 18.
Il tema del nuovo contest, «Infinito Alluminio», pone l’accento sulla capacità di questo metallo di essere completamente riciclato innumerevoli volte, senza mai perdere nessuna delle sue caratteristiche. Questa proprietà dell’alluminio, non solo lo rende un materiale ecosostenibile, ma apre a questo metallo infiniti utilizzi e infinite vite visto che – raccontano gli organizzatori - «il fuoco lo fonde, cancella la sua esistenza precedente e lo prepara alla rinascita». «Infinito Alluminio» simboleggia dunque la possibilità di ricominciare, di ripensare intere esistenze, di lasciarsi alle spalle ciò che c’è stato prima per avviare un nuovo percorso.
La partecipazione al concorso è gratuita, potranno essere iscritte opere di pittura, scultura, design, fotografia e installazione purché abbiano come elemento principale l’alluminio e rispettino il tema proposto. Alla chiusura del bando, il 21 giugno, una giuria di esperti selezionerà tredici opere che, in ottobre, saranno esposte allo Spazio Comel di Latina. Tra i tredici finalisti sarà scelto un vincitore che riceverà un premio in denaro di 3.500,00 euro e sarà protagonista di una mostra personale con catalogo dedicato.
Per iscriversi o ricevere maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.premiocomel.it.

giovedì 24 marzo 2022

Marche, quattro mostre per il centenario della nascita di Wladimiro Tulli

Le Marche riscoprono le loro radici futuriste. I Comuni di Macerata, Civitanova Marche e Recanati si uniscono per celebrare la figura di Wladimiro Tulli (1922-2003), uno dei maestri dell’aeropittura, di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla nascita. Per l’occasione sono state ideate quattro differenti esposizioni, che restituiscono il volto di un artista dalle importanti relazioni internazionali, legato a doppio filo alla sua terra.
Per Wladimiro Tulli le Marche sono, infatti, sempre state il cardine attorno a cui far ruotare la propria vita e le proprie ricerche artistiche, dove ritornare dopo i numerosi viaggi di studio e lavoro in Europa e negli Stati Uniti. In questo territorio si trovano, inoltre, numerosi suoi interventi di decorazione, graffiti e plastica murale, in un percorso che fa tappa ad Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto, Fano, Urbino, Matelica e Offida.
Anche la prima mostra in programma, quella appena inaugurata a Recanati, è un omaggio alla storia delle Marche. «Tulli per Giacomo», a cura di Nikla Cingolani, è, infatti, una riedizione della grande esposizione del 1997 che l’artista dedicò a Giacomo Leopardi, uno dei figli più illustri della sua terra natia. L’esposizione, allestita fino al 19 aprile al Museo civico Villa Colloredo Mels, presenta 33 opere raffiguranti i temi principali delle liriche leopardiane, in un dialogo tra pittura e poesia che ha accompagnato l’artista per tutta la vita.
Tra aprile e giugno l’omaggio a Wladimiro Tulli si sposterà, quindi, a Macerata, dove sono in programma due mostre: «Vitalismi» (14 aprile – 26 giugno), ai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi, e «Futuro interiore» (1° aprile -19 giugno), al Museo Palazzo Ricci. La prima rassegna, a cura di Paola Ballesi e Giuliana Pascucci, è una vera e propria antologica, mentre l’altra mostra, per la curatela di Roberto Cresti, focalizza l’attenzione su una selezione di opere dal Futurismo agli anni Cinquanta e Sessanta.
Civitanova Marche, infine, ha in programma, negli spazi dell’auditorium di Sant’Agostino, «Cavalcare i sogni» (14 maggio – 28 agosto 2022), a cura di Enrica Bruni e Stefano Papetti, un allestimento delle «grandi opere» realizzate dall’artista nei suoi ultimi anni di vita.
Il percorso espositivo in quattro tappe permette di ricostruire l’attività poliedrica e multiforme di Wladimiro Tulli, caratterizzata da importanti relazioni internazionali per tutta la seconda metà del ‘900. Intelligente interprete del contemporaneo e curioso nei confronti delle novità, l’artista aderisce da giovane al Gruppo futurista Umberto Boccioni di Macerata, il cui principale esponente, Bruno Tano, lo incoraggia verso l’aeropittura nella sua forma più fantasiosa e dove, nel contempo, conosce Marinetti, Prampolini, Balla, Depero e Pannaggi. La consacrazione definitiva risale al 1943, ovvero alla partecipazione alla IV Quadriennale d’arte di Roma.
Il Dopoguerra vede l’artista sempre più attratto dalle ricerche dell’astrattismo che lo portano a sperimentazioni materiche e cromatiche che non lo abbandoneranno mai. Negli anni Cinquanta Wladimiro Tulli stabilisce contatti e rapporti con gli esponenti più importanti dei principali movimenti astratti, concreti, spaziali e informali italiani ed europei, primo su tutti Alberto Burri, mentre negli anni ’60 entra nel Gruppo Éclat di Parigi e, poi, fonda il Gruppo Levante di Macerata. La sua ultima stagione artistica lo vede realizzare opere materiche, ancora d’influsso informale, in cui si palesa la componente onirica e surreale che ha caratterizzato tutta la sua produzione.
«La fantasia di continuo nuova», «la spontaneità stupenda del colore», «l’invenzione non mai stanca delle libere forme» - quei tratti che fecero apprezzare Wladimiro Tulli anche da Giuseppe Ungaretti – continuano a regalare «una felicità che rimane nell’animo».

Didascalie delle immagini
1. Wladimiro Tulli, Minuetto sugli arcobaleni, 1999; 2. Wladimiro Tulli, L'aereo rosso e il suo gemello, 1939; 3. Wladimiro Tulli, Cielo, e poi mordimi, 1991; 4. Wladimiro Tulli, In picchiata sul porto, 1952

Informazioni utili

mercoledì 23 marzo 2022

C’è anche l’arte in «Libera il tuo futuro», il cartellone di eventi per gli ottocento anni dell'Università di Padova

Parla anche il linguaggio dell’arte «Libera il tuo futuro», il cartellone di conferenze, convegni, spettacoli, festival, mostre e altre iniziative che l'Università di Padova ha preparato per festeggiare l'ingresso nel suo nono secolo di vita. Fondato nel 1222, tra i più antichi e prestigiosi d'Europa, lo studio patavino è sempre stato guidato nella sua missione dal valore della libertà, al punto da portarlo scolpito nello storico motto «Universa Universis Patavina Libertas». Proprio attorno alla libertà – principio sempre fondamentale e mai scontato, come ci dimostra la recente attualità – è stato costruito il programma delle celebrazioni, suddiviso in quattro percorsi: «Libera le Idee», «Libera la Scienza», «Libera la Natura» e «Libera le Arti».

La primavera porterà in regalo al pubblico i concerti di «Opera Libera», una rassegna in sei appuntamenti che, da martedì 29 marzo al 4 giugno, esplorerà i territori al confine tra jazz, avanguardia e musica contemporanea. Si inizierà con la prima italiana di «Femenine» di Julius Eastman, lavoro che vedrà alla direzione Giovanni Mancuso. Si proseguirà con il quartetto Entasis, guidato dal maestro del free jazz giapponese Akira Sakata (14 aprile), con il quintetto Fire and Water, nuovo progetto al femminile della pianista e compositrice statunitense Myra Melford (8 maggio), con la «rianimazione digitale» dell’opera «Il tempo consuma» di Michele Sambin (16 maggio) e con le sonorità del Seabrook Trio (19 maggio). Mentre a chiudere la prima parte della rassegna, che tornerà in autunno con un cartellone ancora tutto da scoprire, sarà il trio giapponese San.

La musica tornerà, quindi, protagonista il 29 giugno con il dj set di Frankie hi-nrg mc, che interpreterà in una performance originale il tema della libertà, popolando per una sera gli spazi dell'ex caserma Piave, che per l’occasione sarà scenario anche di un video-mapping. Le sette ritorneranno, poi, sotto i riflettori in autunno con un concerto del violoncellista Giovanni Sollima (9 dicembre) e in inverno con l'Orchestra di Padova e del Veneto (dicembre 2022).

Le arti saranno protagoniste anche del ciclo «8x8: storie per 8 secoli», accompagnando ogni «secolo» con uno spettacolo presentato nella Sala dei Giganti di Palazzo Liviano. Si inizierà con «Eroi» (26 marzo), la storia dell'«Iliade» riletta da Andrea Pennacchi, con l'accompagnamento musicale di Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini. Si proseguirà con lo spettacolo «Ezzelino figlio del demonio. I capolavori letterari di Rolandino e Albertino Mussato» (9 aprile), con un reading sulla goliardia padovana (21 maggio) e con un omaggio alla Padova di Donatello e Mantegna, a cura di Stefano Eros Macchi e Marta Bettuolo (11 giugno).
Andrea Pennacchi sarà protagonista nel cartellone delle iniziative per gli ottocento anni dell’Università di Padova anche il 23 e 24 maggio con un omaggio a Tullio Levi Civita, il matematico padovano che con il suo lavoro ha contribuito in maniera fondamentale alla teoria della relatività di Albert Einstein e di cui il prossimo anno ricorreranno i 150 anni dalla nascita.
«8x8» prevede anche visite guidate al Museo archeologico e al Museo Bottacin (26 aprile), al Palazzo del Consiglio, alla Chiesa di Sant'Ubaldo e alla Padova medievale (9 maggio), all'Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti e al Palazzo della Ragione (21 maggio) e così via, mese per mese.

Un appuntamento da non perdere sarà, poi, quello del 17 giugno, quando andrà in scena Marco Baliani con «Kohlhaas», spettacolo ispirato all'omonimo racconto di Heinrich von Kleist: la storia di un sopruso che, non risolto attraverso le vie del diritto, genera una spirale di violenze sempre più incontrollabili, ma sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena. Ambientazione d’eccezione sarà il Palazzo della Ragione, antica sede dei tribunali cittadini, a rievocare il senso più alto della giustizia. Mentre a inizio del 2023 arriverà a Padova Ascanio Celestini con uno spettacolo sulla libertà.

Il linguaggio teatrale verrà utilizzato anche per raccontare ai più giovani, ovvero agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, grandi personaggi della mostra storia come lo scienziato Galileo Galilei (21 aprile), lo scrittore-partigiano Luigi Meneghello (26 aprile), che verrà raccontato da Marco Paolini, e il magistrato anti-mafia Giovanni Falcone (27 aprile), a trent'anni dalla strage di Capaci.

Non manca nel ricco programma anche un appuntamento a tematica ambientale per la Giornata mondiale della terra: all’Orto Botanico andrà in scena «Green-chiesta» (22 aprile), spettacolo a impatto zero con protagonista il «teatro a pedali» di Mulino ad Arte. Il cinema verrà, invece, raccontato da Luigi Lo Cascio (13 dicembre).

Tante, infine, le mostre ed esposizioni in cartellone come «L'occhio in gioco. Percezioni, Impressioni e Illusioni nell'arte dal Medioevo alla Contemporaneità» (dal 24 settembre, al Palazzo del Monte di Pietà) o il «Grand Tour delle Scienze», ovvero l’apertura speciale dei musei dell’Ateneo ogni sabato e domenica a partire dal 21 maggio e fino a marzo 2023.

A conclusione delle celebrazioni, saranno, poi, inaugurati il nuovo Museo Botanico (che con un allestimento interattivo valorizzerà le sue collezioni storiche), e il Museo della Natura e dell'Uomo, che nascerà a Palazzo Cavalli dalla fusione delle collezioni dei musei di Mineralogia, Geologia e paleontologia, Zoologia e Antropologia, diventando il più grande museo universitario europeo. Due nuove porte si apriranno, dunque, a Padova per iniziare nel miglior modo possibile i prossimi ottocento anni dell’ateneo cittadino.

Informazioni utili
www.800anniunipd.it