ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 25 novembre 2015

Marchesi Antinori, un’installazione permanente di Giorgio Andreotta Calò per la cantina di Bargino

È Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979) l’artista scelto dalla Marchesi Antinori per arricchire il progetto artistico ideato nel 2012, in occasione dell’inaugurazione della nuovo cantina a Bargino, con l’intento di promuovere le arti visive contemporanee. È, infatti, del giovane veneziano, che ha partecipato alla cinquantaquattresima edizione della Biennale di Venezia e che per anni ha collaborato con Ilya ed Emilia Kabakov, l’opera «Clessidra (serie AB)», da pochi giorni collocata nella monumentale e seducente struttura scavata nelle terre del Chianti classico dall’architetto Marco Casamonti.
Dopo Yona Friedman, Rosa Barba, Jean-Baptiste Decavèle e Tomàs Saraceno, la curatrice Ilaria Bonacossa ha scelto, quindi, di puntare su un giovane talento italiano, con all’attivo studi alla KunstHochSchule (2003-2004) di Berlino e una residenza d’artista alla Villa Arson di Nizza.
L’opera, che è stata presentata contemporaneamente al libro monografico «Prima che sia notte» della Archive Books, è una scultura nata dalla riproduzione in bronzo di una bricola, il massiccio palo di legno usato per ormeggiare le barche a Venezia. Corroso dal perenne movimento delle maree della laguna, questo oggetto viene sdoppiato dall’artista: la parte superiore è il riflesso simmetrico di quello inferiore, evocando nuovamente la laguna e il suo orizzonte specchiato. La scultura parla così del tempo e del suo scorrere, matrice d’incessanti trasformazioni, e lo fa catturando in bronzo il processo di corrosione, appena prima che le due parti del tronco si rompano separandosi. La clessidra non è, quindi, solo una forma, ma è anche simbolo del tempo e del suo lavoro.
Giorgio Andreotta Calò fa così un richiamo simbolico alla cantina Antinori, dove un vino perfetto non è solo frutto del lavoro della mano umana, ma anche dell’imprescindibile contributo del tempo.
Lo spazio scelto per la collocazione dell’opera è uno dei più suggestivi della cantina di Bargino: le grandi vetrate che corrono lungo tutto il fronte della struttura accolta nel ventre della collina, da cui si possono vedere i filari di giovani viti scandire il paesaggio del Chianti. Luogo di raccordo tra natura e opera umana, il punto scelto per l’allestimento enfatizza l'opera con la sua atmosfera immersiva. La verticalità della scultura dialoga con l’orizzonte e riporta il tronco da cui è nata l’opera a un nuovo rapporto con la natura. «Clessidra (serie AB)» s’inserisce nella ricerca formale di Giorgio Andreotta Calò, giovane artista che mette in discussione le tradizionali tecniche scultoree e converte forme rubate al paesaggio in opere concettuali che cristallizzano la forza creativa e distruttiva della Natura, in un’ode all’entropia dell’universo.
Con l’acquisizione di questa nuova opera, Antinori nel Chianti classico prosegue l’impegno per le arti del nostro tempo avviato con Antinori Art Project, piattaforma che porta avanti l’attività di collezionismo della famiglia toscana, indirizzandola però verso il contemporaneo. Ma chi accede alla cantina di Bargino ha anche la possibilità di visionare parte della collezione di famiglia comprendente dipinti, ceramiche, tessuti pregiati e antichi manoscritti, prima conservati nello storico Palazzo Antinori di Firenze e ora, grazie al contributo di Giovanna Giusti, collaboratrice degli Uffizi, resi accessibili a chi, giornalmente, visita la zona del Chianti classico, alla ricerca di esplorazioni legate alle degustazioni e a esperienze sinestetiche.

Didascalie delle immagini 
[Figg.1, 2 e 3] Giorgio Andreotta Calò, Clessidra (serie AB), veduta dell’installazione e dettagli @Cantina Antinori. Foto di Nuvola Ravera. 

Informazioni utili 
Antinori nel Chianti Classico, via Cassia per Siena, 133 | Località Bargino - 50026 San Casciano Val di Pesa (Firenze). Come raggiungere la cantina: a 15 km da Firenze in direzione Siena, sulla superstrada Autopalio, uscita Bargino | Coordinate GPS : +43° 36’ 43.30”, +11° 11’ 29.76”. Orari: ore 11.00-18.00 (apertura della sezione museale con visite guidate); è obbligatoria la prenotazione per i gruppi. Informazioni: tel. 055.2359700, visite@antinorichianticlassico.it. Sito internet: www.antinorichianticlassico.it o www.antinoriartproject.it.

martedì 24 novembre 2015

«Burri-Brandi, un’amicizia informale», in mostra a Siena la collezione del critico toscano

Siena festeggia il centenario della nascita di Alberto Burri con una piccola ma significativa esposizione, al complesso museale Santa Maria della Scala, che ricostruisce il legame amicale tra l’artista umbro e Cesare Brandi, critico toscano dalla grande sensibilità e cultura artistica che ha intessuto rapporti con i più importanti protagonisti del Novecento.
Nata sotto il segno di Siena capitale italiana della cultura 2015 e promossa dall’Amministrazione comunale con il Polo museale della Toscana, la Soprintendenza della Belle arti e del paesaggio per le province di Siena, Grosseto ed Arezzo e la locale Università degli Studi, la rassegna permette di vedere una bella selezione di opere appartenute alla collezione di Brandi.
De Pisis, Guttuso, Manzù, Sadun e Morandi sono solo alcuni degli artisti esposti in questo rassegna, aperta fino al prossimo 31 gennaio, accanto ad Alberto Burri, autore del quale Cesare Brandi conservava quattro opere, due delle quali sono visibili nelle sale di Villa Brandi a Vignano, aperta tutte le domenica a partire dal 29 novembre e visitabile anche grazie a un servizio di bus navetta attivo nei giorni festivi, alle ore 10.30, presso le Logge del Papa.
«Le opere esposte -raccontano gli organizzatori- sono state scelte perchè esprimono bene le due zone del linguaggio artistico -il figurativo e il non figurativo- presenti nella collezione Brandi, ma anche il confine segnato dall’arte di Alberto Burri che apre a nuovi sentimenti e nuove frontiere».
L’esposizione, intitolata «Burri-Brandi, un’amicizia informale», comincia con l’opera «Due mele» di Filippo de Pisis, realizzata nel 1934, dopo l’uscita del saggio a lui dedicato dal critico senese che con quel testo, scritto ad appena ventisei anni, avvia la sua “vicenda” di critico d’arte. Ci sono, quindi, una selezione di opere di Renato Guttuso e Giacomo Manzù, Del primo è in mostra «Paesaggio», un olio su tavola del 1938, raffigurante uno scorcio di paesaggio visto da Vignano. Del secondo è, invece, possibile ammirare la scultura in bronzo «Cardinale seduto» del 1939. Sempre in bronzo è la «Testa di giovane» realizzata nel 1940 da un Umberto Mastroianni, non ancora trentenne, al quale Cesare Brandi dedicherà un saggio per la monografia (condivisa con Giulio Carlo Argan) apparsa nel 1980.
Spazio in mostra anche all’opera «Bottiglia con brocche» (1957) di Giorgio Morandi, artista la cui amicizia con il critico senese è testimoniata da un fitto carteggio intessuto tra il 1936 e il 1963. In mostra sono, quindi, visibili le opere «Natura morta e mandolino» e «Composizione astratta» di Afro Basaldella, artista al quale Brandi dedicherà nel 1973 un importante studio. Ecco, poi, la «Natura morta con frutta» (1945) di Antonio Donghi, tre tele di Piero Sadun -«Vaso con fiori», «Gatto» e «Composizione astratta»- e due opere di Toti Scialoja: «Cour de Rohan» (1948) e «Natura morta con ombr»e (1951).
Chiudono la rassegna due opere di Alberto Burri, punto focale intorno al quale ruota il progetto espositivo: una piccola combustione del 1960 e un «Cretto bianco» del 1977, alle quali si aggiungono nella villa di Vignano un «Cellotex» dei primi anni Ottanta e la «Scultura in ceramica» del 1972.
All’interno della mostra saranno proiettati anche due video inediti, uno dei quali racconta dalla voce viva di Brandi le ragioni del lascito della sua collezione e della sua villa alla città di Siena; nell’altro Vittorio Brandi Rubiu, erede del critico, racconta in una intervista rilasciata a Massimo Vedovelli il rapporto dello storico dell’arte con Alberto Burri.

Informazioni utili 
«Burri-Brandi, un’amicizia informale». Complesso Museale Santa Maria della Scala, piazza Duomo, 1 – Siena. Orari: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì, ore 10.30-16.30 I sabato e domenica, ore 10.30-18.30 I chiuso il martedì ad eccezione del 1° e dell’8 dicembre; dal 23 dicembre al 6 gennaio 2016, tutti i giorni, ore 10.30-18.30 I chiuso venerdì 25 e martedì 29 dicembre. Ingresso: intero € 9,00, ridotto (ragazzi 11/19 anni, over 65, studenti universitari non iscritti ad istituzioni universitarie senesi, militari, categorie convenzionate, gruppi minimo 15 persone) € 8,00, famiglia € 22,00, gratuito per residenti nel Comune di Siena, minori anni 11, scuole pubbliche senesi, docenti accompagnatori, accompagnatori di gruppi 1 ogni 15 persone, portatori di handicap. Informazioni: tel. 0577.534571 e infoscala@comune.siena.it. Fino al 31 gennaio 2016.

lunedì 23 novembre 2015

Firenze: Cappelle medicee, nuovo allestimento per il Tesoro di San Lorenzo

Si arricchisce di un nuovo prezioso tassello il Museo delle Cappelle medicee di Firenze. È, infatti, da poco tornato visibile per intero il Tesoro di San Lorenzo, composto da circa cento oggetti di inestimabile valore, appartenuti alle collezioni medicee, commissionati da Lorenzo il Magnifico e dai papi Medici -Leone X e Clemente VII- e, per volere di quest’ultimo, esposti nella controfacciata della basilica di San Lorenzo adibita all’ostensione delle reliquie grazie al progetto di Michelangelo.
Si tratta non solo di reliquie, ma anche lavori di eccelsa qualità usciti dalle botteghe di abili orafi attivi per la corte fiorentina come quelli del bolognese Cosimo Merlini il Vecchio, chiamato in Galleria fin dal 1614 e impegnato in diverse commissioni patrocinate da Cristina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria, moglie del granduca Cosimo II. Ed è proprio quest’ultima donna, animata da un profondo spirito religioso, a essersi fatta promotrice di numerosi donativi destinati ai principali santuari mariani della città e del Granducato, ma più di tutto alla Cappella Palatina di Palazzo Pitti, dove i Medici risiedevano e accoglievano gli ospiti stranieri.
Anche Vittoria della Rovere contribuì in maniera determinante alla crescita di questo insieme, arricchendolo di reliquie provenienti spesso dalle catacombe romane e trasferite a Firenze grazie alla complicità di alti dignitari ecclesiastici in grado di favorirne l’uscita dallo Stato pontificio. L’acquisizione delle reliquie procedette di pari passo con la realizzazione di nuove custodie per accoglierle, tutte di notevole pregio artistico, ora qui esposte.
Il granduca Cosimo III rivestì un ruolo di assoluta centralità nella storia della devozione medicea: le cronache del tempo informano delle sue numerose donazioni ai molti luoghi di culto, così come della sua ossessiva ricerca e raccolta di reliquie di santi. Il suo regno fu segnato dalla commissione di un rilevante numero di custodie destinate alla sua camera in Palazzo Pitti, ma anche da portare addosso alla persona sotto forma di raffinati medaglioni, così da trarre beneficio dai poteri terapeutici che la devozione del tempo attribuiva ai sacri resti. E si deve proprio a Cosimo III il rinnovamento dell’ambiente artistico di corte: fu, infatti, il Granduca a fondare, nel 1673, l’Accademia fiorentina a Roma con sede a Palazzo Madama, permettendo agli artisti fiorentini di aggiornarsi sul gusto barocco. Vi si formarono vari illustri artefici destinati a dominare la scena cittadina tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, primi tra tutti Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi, importando le novità di origine romana nel linguaggio fiorentino delle arti espresso in tutte le sue forme.
Le opere presenti nel Tesoro di San Lorenzo, finalmente esposto nella cripta delle Cappelle Medicee e nelle due absidi della Cappella dei Principi, rendono conto di questo aggiornamento delle botteghe granducali, favorite dalla presenza di orafi, argentieri e intagliatori di pietre dure di straordinarie capacità.
Per l’occasione verrà anche pubblicato una nuova guida al Tesoro di San Lorenzo, edita da Sillabe di Livorno e redatta dalla direttrice del museo, Monica Bietti, con Riccado Gennaioli ed Elisabetta Nardinocchi.

Informazioni utili 
Museo delle Cappelle medicee, piazza di Madonna degli Aldobrandini, 6 – Firenze. Orari: dal lunedì alla domenica, ore 8.15-13.50; la biglietteria chiude alle 13.20; le operazioni di chiusura iniziano alle 13.45; chiuso la seconda e la quarta domenica del mese, il primo, il terzo e il quinto lunedì del mese; Capodanno e Natale. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 055.294883.

venerdì 20 novembre 2015

«I Luoghi del Cuore», ventitré posti sono pronti a rinascere grazie al Fai

È passato poco più di un anno dalla chiusura della settima edizione, lanciata a maggio 2014, del censimento «I Luoghi del Cuore», promosso dal Fai – Fondo ambiente italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che ha visto la straordinaria partecipazione di oltre 1.600.000 persone, unite nel nome di un’Italia da tutelare per le generazioni future.
Per dare una risposta concreta a questa incredibile mobilitazione degli italiani e intervenire con iniziative concrete a favore di alcuni luoghi tra quelli segnalati, dopo un lavoro di analisi e monitoraggio, sono stati annunciati i ventitré progetti di restauro e di valorizzazione.
Già decisi da tempo gli interventi sui primi tre classificati -il Convento dei Frati Cappuccini a Monterosso al Mare (La Spezia), la Certosa di Calci (Pisa) e il Castello di Calatubo ad Alcamo (Trapani)- e sul vincitore della sezione «Expo 2015 – Nutrire il pianeta» -le Saline di Marsala e la laguna Lo Stagnone a Marsala (Trapani)-, che beneficeranno di un contributo diretto. Ora sono stati selezionati altri diciannove luoghi valutati nell’ambito delle «Linee Guida per la definizione degli interventi», introdotte per la prima volta nel 2013, in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Le «Linee Guida» hanno offerto la possibilità a tutti i proprietari e ai portatori di interesse dei 257 beni che hanno ricevuto più di 1000 voti di presentare al Fai una domanda, a fronte di un preciso programma di azione e certezze sui primi finanziamenti, per beneficiare di un intervento diretto da parte del Fai stesso e di Intesa Sanpaolo. Quattro le tipologie proposte: presentazione di un progetto o di un lotto di progetto da co-finanziare per interventi di restauro o riqualificazione, definizione di un itinerario culturale tra più «Luoghi del Cuore», realizzazione di un’iniziativa di promozione/valorizzazione, richiesta di un’istruttoria presso gli enti di tutela.
Il feedback è stato estremamente positivo: sono infatti pervenute alla fondazione 103 richieste di intervento da 15 regioni con il coinvolgimento di società civile e istituzioni che si sono attivate unendo le forze e creando sinergie sul territorio per realizzare progetti concreti. Una commissione composta da rappresentanti del Fai, che ha condiviso il lavoro con i Segretariati Regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, ha valutato le domande ricevute in base ai parametri stabiliti -numero di segnalazioni raccolte, qualità e innovazione del progetto proposto, possibilità di effettuare un intervento significativo e duraturo, valenza storico-artistica o naturalistica, importanza per il territorio di riferimento e urgenza dell’intervento- e ha scelto diciannove beni su cui intervenire, tra i quali si segnalano la Basilica di Sant’Andrea a Vercelli, l’Organo Antegnati nel Duomo Vecchio a Brescia, il Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli e l’ex Manifattura Tabacchi a Firenze.

I beni selezionati dovranno confermare formalmente l’accettazione dell’intervento Fai per poter dare avvio ai progetti accolti. In caso di rinunce, i contributi saranno assegnati ai beni che, pur avendo i requisiti, non sono stati finanziati per esaurimento dei fondi a disposizione, così come è accaduto per il teatro Jacquard di Schio (Vicenza), votato nella sesta edizione del censimento nel 2012, che ha ricevuto il contributo revocato al Museo di Totò di Napoli.
400.000 euro i soldi stanziati complessivamente per questi interventi, di cui 150.000 euro per i primi tre luoghi classificati e il vincitore della sezione «Expo 2015 – Nutrire il pianeta», e i restanti 250.000 euro per gli altri progetti, che interessano beni naturalistici e beni di grande valore artistico in Liguria, Toscana, Sicilia, Piemonte, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Umbria e Veneto.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Certosa di Calci, prospetto - Foto Roberto Barbuti. © Archivio FAI; [fig. 2] Borgo e vigneti di Rolle, Cison di Valmarino. Foto di Arcangelo Piai 2015. © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [fig. 3] Saline e Laguna Lo Stagnone a Marsala. Foto di Mario Ottolenghi. © Archivio FAI

Informazioni utili 
«I luoghi del cuore», censimento promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo. Sito internet: www.iluoghidelcuore.it. L’elenco completo dei progetti di restauro e di valorizzazione approvati: * Convento dei Frati Cappuccini a Monterosso al Mare (SP) * Certosa di Calci (PI) * Castello di Calatubo ad Alcamo (TP) * Saline di Marsala e laguna Lo Stagnone a Marsala (TP) * Convento Francescano a San Gennaro Vesuviano (NA) * Piandarca della “Predica agli uccelli” di San Francesco a Cannara (PG) * Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio a Cortona (AR) * Organo Antegnati nel Duomo Vecchio a Brescia * Basilica di Sant’Andrea a Vercelli * Scuola Elementare Aristide Gabelli a Belluno * Chiesa di Santa Croce della Foce a Gubbio (PG) * Certosa di Trisulti a Collepardo (FR) * Borgo e vigneti di Rolle a Cison di Valmarino (TV) * Tomba degli Scudi a Tarquinia (VT) * Museo Civico Gaetano Filangieri a Napoli * Altopiano dell’Alfina – Torre Alfina ad Acquapendente (VT) * Parco Archeologico Regionale della Città Romana di Suasa a Castelleone di Suasa (AN) * Circo glaciale del Pizzo d’Uccello e Solco di Equi a Casola in Lunigiana (MS) * Borgo di Bellissimi a Dolcedo (IM) * Costa del Passetto, Grotte e Scogliere della Seggiola del Papa ad Ancona * Complesso di Villa Premoli a Massalengo (LO) * Santuario di Santa Lucia a Villanova Mondovì (CN) * Ex Manifattura Tabacchi a Firenze

giovedì 19 novembre 2015

Calabria: Reggio e Cosenza omaggiano l’arte di Mattia Preti

Proseguono in Calabria gli eventi indetti dalla Regione con il Segretariato regionale del Ministero dei Beni culturali in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario dalla nascita di Mattia Preti, uno dei più importanti pittori italiani del Seicento.
Reggio Calabria ospita, nelle sale di Palazzo Foti, una mostra a cura di Nella Mari e Giuseppe Mantella, già esposta nelle scorse settimane a Crotone, che analizza quattro opere realizzate dal «Cavaliere calabrese» tra la fine degli anni Cinquanta del Seicento e il 1687, tutte raffiguranti San Sebastiano.
I lavori in mostra, visibili fino al prossimo 10 dicembre, provengono dalla Galleria nazionale di Cosenza, dall’Immacolata Concezione di Maria a La Valletta di Malta, dalla chiesa di San Domenico e dal museo civico di Taverna.
La figura di San Sebastiano, colta nel momento del suo martirio, è stata trattata da numerosi artisti tra il Quattrocento e il Seicento, come Albrecht Durer, Paolo Veronese, Benozzo Gozzoli, Antonello da Messina, Andrea Mantegna e il Perugino. Mattia Preti nacque nel 1613 a Taverna, paese della Calabria Ulteriore, il cui patrono è proprio il martire cristiano. Non poteva, dunque, non nascere un forte legame iconografico tra l’artista e il santo. Un legame fatto di storia, tradizione e devozione, che porterà il pittore a confrontarsi più volte con la figura di San Sebastiano, prima a Napoli e successivamente a Malta, dove visse e lavorò fino al 1699, anno della morte.
Mattia Preti si colloca nell’aura stilistica dei grandi maestri che dipingevano i santi nella crudezza del loro martirio, mostrando la tensione e la nudità delle carni, come si può, per esempio, notare nei lavori realizzati da Paul Rubens nel 1614 o da Guido Reni nel 1615.
Paragonando le diverse interpretazioni dello stesso soggetto, realizzate in oltre trent’anni di carriera, è, inoltre, possibile cogliere concretamente l’evolversi del percorso artistico del pittore, che dal cupo realismo legato al linguaggio caravaggesco passa all’intensità drammatica delle opere più tarde.
Alla figura di Mattia Preti guarda anche la mostra in agenda a Cosenza, nelle sale di Palazzo Arnone, fino al prossimo 12 dicembre. L’esposizione, a cura di Fabio De Chirico, propone, infatti, un incontro di grande suggestione tra l’opera del pittore seicentesco e quella di Giovanni Gasparro, giovane artista pugliese, tra i nomi di punta dell’arte sacra contemporanea, al quale nel 2009 è stato commissionato l’intero ciclo pittorico per la decorazione della Basilica di San Giuseppe Artigiano all’Aquila e che recentemente ha esposto a Udine e Tolmezzo nella mostra «Dipingere il mistero. L'arte della fede oggi».
Il progetto espositivo prende spunto da alcune opere di Mattia Preti conservate alla Galleria nazionale di Cosenza capaci di suscitare grande pathos e forte coinvolgimento. Giovanni Gasparro si è confrontato con questo immaginario figurativo e ha dato vita a una sorta di dialogo trans-epocale con l’arte del grande maestro pervenendo aduna personale e originale rilettura.
«La mostra, oltre al ciclo di opere che traggono diretta ispirazione dai capolavori di Mattia Preti, -spiegano gli organizzatori- propone ulteriori lavori dell’artista pugliese che tendono a dare forza e vigore all’incontro fra realtà artistiche e culturali lontane e differenti in uno stimolante rapporto dialettico reso possibile dalla fruizione ravvicinata delle opere e dal percorso espositivo di grande fascino che si respira nelle sale della Galleria nazionale di Cosenza».
Tra le opere in mostra si segnala il «Torculus Christi. Torchio mistico con San Gabriele dell'Addolorata e Santa Gemma Galgani» che rimanda al «Crocifisso fra i santi Bruno e Francesco d’Assisi »di Mattia Preti. Non meno interessanti sono uno specchio dipinto raffigurante «La Veronica» e «Nell’ora della prova», lavoro ispirato ai due dipinti raffiguranti «Ercole libera Teseo» e «Ercole libera Prometeo» del corpus pretiano conservato nel museo cosentino.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giovanni Gasparro, «Torculus Christi. Torchio mistico con san Gabriele dell'Addolorata e santa Gemma Galgani», 2013. Olio su tela, 270 x 180; [fig. 2] Giovanni Gasparro, «San Marco Evangelista», 2013. Olio su tela, 140 x 102; [fig. 3] Giovanni Gasparro, «Santa Maria Egiziaca», 2010. Olio su tela, 90 x 70. Bari, collezione privata

Informazioni utili 
«Mattia Preti dipinge San Sebastiano». Palazzo Foti,Via S. Francesco di Sales, 3 - Reggio Calabria. Orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 0965.364111. Fino al 10 dicembre 2015. 

«Giovanni Gasparro versus Mattia Preti». Galleria nazionale di Cosenza – Palazzo Arnone - Cosenza. Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 0984.795639.  Fino al 12 dicembre 2015.