Tutto come nel Settecento o quasi. Riapre i battenti, dopo anni di lavoro, il parco storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi, impianto scenografico di straordinaria bellezza concepito progettualmente dell'architetto messinese Filippo Juvarra e realizzato nel 1740 dal paesaggista Michel Bénard.
L'oasi verde, che si estende su una superficie di circa dieci mila ettari, venne in origine sviluppato come giardino formale all'italiana con parterre a broderie delimitati da siepi di bosso e ligustro, decorati in estate da vasi di fiori e agrumi. Vennero piantati con perfette simmetrie viali e bosquets di carpini, olmi e querce.
Gli apartments verts o cabine di verzura, ai lati dei parterre centrali, indirizzavano lo sguardo verso il parco e costituivano l'elemento di maggiore rilievo scenografico: furono però distrutti dalle truppe napoleoniche.
L'intero parco era incentrato attorno a un gran rondò, il punto da cui irradiano le direttrici dei viali nelle direzioni della rosa dei venti ripetendo così lo schema a croce di Sant’Andrea della Palazzina con il fulcro nel Salone centrale. Il rondò permetteva agli ospiti (magari in sella e pronti per la battuta di caccia) di ammirare il maestoso dispiegarsi delle facciate della Palazzina con le luminose vetrate del Salone, dall'altra di stendere lo sguardo a perdita d'occhio sulle rotte di caccia e sugli immensi possedimenti dei Savoia.
Dal 1854 circa l'impianto settecentesco, come per altre residenze sabaude, venne trasformato per adeguarsi al nuovo gusto romantico inglese. Sotto la direzione di architetti e paesaggisti del tempo come Melano, Roda e Scalarandis vennero creati percorsi secondari ad andamento sinuoso; un laghetto con tanto di isola dotata di belvedere sulla sommità; un ponte con balaustra di rami intrecciati; un labirinto di carpini alternati a querce ed olmi (nell'area ancora chiusa al pubblico).
Nel 1850 l'area di levante -accanto al serraglio di animali esotici, dove oggi è tornato l'elefante Fritz- ospitava il giardino floreale con rose antiche e una serra in cui era possibile meravigliarsi di fronte al banano e curiose essenze provenienti da ogni parte del mondo. Le scuderie, ricovero invernale degli agrumi, assunsero così il nome di citroniere.
L'alberata di pioppi cipressini, di ricordo juvarriano, circonda con doppia fila tutto il perimetro a 'buco di serratura' della residenza ed è stata reimpiantata negli anni 2008-2010 nel rispetto delle antiche misure d'impianto.
Il parco storico è stato oggi riportato ai disegni originali in cui il Salone delle feste si affaccia sui grandi viali che si irraggiano, in fuga, verso i territori di caccia e le campagne dell'antico Ordine cavalleresco.
Per festeggiare la riapertura del parco, fortemente voluta dalla Fondazione Ordine Mauriziano, venerdì 8 luglio si terrà uno spettacolo in tre atti: l'installazione «Delle fiabe e delle sedie» di Marco Muzzolon, la mini-performance «Instant de Suspension» delle acrobate Pauline Barboux e Jeanne Ragu e il doppio show «Le chas du Violon / Evohé» della compagnia Les Colporteurs, rispettivamente un racconto del legame tra madre e figlia e una rilettura del mito di Teseo e Arianna.
Informazioni utili
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe, Amedeo 7 - Stupinigi, Nichelino (Torino).Orari: martedì-venerdi, ore 10.00-17.30; sabato, domenica e festivi, ore 10.00-18.30. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 8,00 (6-17 anni e over 65), gratuito per minori di 6 anni | fino al 31 luglio il biglietto d'ingresso al museo comprende anche la visita ai giardini; dal 1° agosto la visita costerà € 3,00 in più (€ 2,00 per i ridotti). Informazioni: tel. 011.6200634 . Sito web: www.ordinemauriziano.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 1 giugno 2016
martedì 24 maggio 2016
Un lupo firmato Dario Fo per «Segni, New Generations Festival»
Sarà il premio Nobel Dario Fo a firmare l’immagine simbolo dell’undicesima edizione di «Segni, New Generations Festival», manifestazione internazionale d’arte e teatro per le nuove generazioni in cartellone dal 26 ottobre al 2 novembre a Mantova.
Nell’anno in cui la città lombarda è Capitale italiana della Cultura, il festival si rinnova: passa da cinque a otto giorni, da duecentocinquanta a oltre trecento eventi, cambia logo e si apre a tutte le new generations (dai 18 mesi ai 18 anni). Tanti gli ospiti stranieri attesi in città per questo appuntamento, unico nel panorama italiano, che vedrà arrivare a Mantova artisti e compagnie teatrali da tutto il mondo, ma anche personaggi del mondo musicale, letterario e cinematografico che, attraverso i linguaggi delle arti, dialogheranno con i più piccoli.
«Segni, New Generations Festival», caratterizzato ogni anno da un diverso animale simbolo, disegnato, negli anni, da artisti di fama internazionale come Altan e Alessandro Bergonzoni, quest’anno vanta la collaborazione di Dario Fo.
Dalla sua matita ha preso vita un lupo a metà fra il fiabesco e l’umano, mostra i denti, ma ha un aspetto amichevole, sorride con gli occhi e sembra intrattenere l’osservatore con un racconto.
Protagonista di fiabe e leggende, di proverbi e modi di dire, in molte civiltà il lupo appare come genitore, fondatore, iniziatore, detentore della conoscenza. Simbolo di forza e lealtà, rappresenta lo spirito socievole. Si occupa con estrema cura dei propri piccoli, del compagno e del gruppo. Il suo lato cattivo lo rende strumento di crescita perché rappresenta il pericolo che si può superare e con il quale è sano confrontarsi. Dario Fo racconta una storia semplice, ma significativa, che sembra ben rappresentare, in maniera simbolica, la relazione che si instaura fra attori, bambini e genitori quando sono insieme a teatro: «tanti secoli fa quando nasceva un bambino tutta la gente si raccoglieva intorno a lui e cercava di raccontare favole, fare versi, volevano cogliere una risata. Il bambino era appena nato e non era facile farlo ridere. Ad un certo punto entra un giovane, cade si rialza, ride e fa sberleffi e guarda il bambino. Il bambino lo guarda e ride. Tutti applaudono e sono felici. Il bambino è diventato uomo! L’essere umano ha valore e considerazione nel momento in cui ha l’intelligenza di intendere l’assurdo, il gioco, lo scherzo, la fantasia: ridere contiene la possibilità dell’intelligenza».
Informazioni utili
www.segnidinfanzia.org
Nell’anno in cui la città lombarda è Capitale italiana della Cultura, il festival si rinnova: passa da cinque a otto giorni, da duecentocinquanta a oltre trecento eventi, cambia logo e si apre a tutte le new generations (dai 18 mesi ai 18 anni). Tanti gli ospiti stranieri attesi in città per questo appuntamento, unico nel panorama italiano, che vedrà arrivare a Mantova artisti e compagnie teatrali da tutto il mondo, ma anche personaggi del mondo musicale, letterario e cinematografico che, attraverso i linguaggi delle arti, dialogheranno con i più piccoli.
«Segni, New Generations Festival», caratterizzato ogni anno da un diverso animale simbolo, disegnato, negli anni, da artisti di fama internazionale come Altan e Alessandro Bergonzoni, quest’anno vanta la collaborazione di Dario Fo.
Dalla sua matita ha preso vita un lupo a metà fra il fiabesco e l’umano, mostra i denti, ma ha un aspetto amichevole, sorride con gli occhi e sembra intrattenere l’osservatore con un racconto.
Protagonista di fiabe e leggende, di proverbi e modi di dire, in molte civiltà il lupo appare come genitore, fondatore, iniziatore, detentore della conoscenza. Simbolo di forza e lealtà, rappresenta lo spirito socievole. Si occupa con estrema cura dei propri piccoli, del compagno e del gruppo. Il suo lato cattivo lo rende strumento di crescita perché rappresenta il pericolo che si può superare e con il quale è sano confrontarsi. Dario Fo racconta una storia semplice, ma significativa, che sembra ben rappresentare, in maniera simbolica, la relazione che si instaura fra attori, bambini e genitori quando sono insieme a teatro: «tanti secoli fa quando nasceva un bambino tutta la gente si raccoglieva intorno a lui e cercava di raccontare favole, fare versi, volevano cogliere una risata. Il bambino era appena nato e non era facile farlo ridere. Ad un certo punto entra un giovane, cade si rialza, ride e fa sberleffi e guarda il bambino. Il bambino lo guarda e ride. Tutti applaudono e sono felici. Il bambino è diventato uomo! L’essere umano ha valore e considerazione nel momento in cui ha l’intelligenza di intendere l’assurdo, il gioco, lo scherzo, la fantasia: ridere contiene la possibilità dell’intelligenza».
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domenica 31 gennaio 2016
Due spettacoli per l’Iraa Theatre a Pistoia
Riflettori puntati sugli italo-australiani Renato Cuocolo e Roberta Bosetti al Funaro di Pistoia. Nel mese di febbraio la sala teatrale toscana offrirà, infatti, al suo pubblico un doppio appuntamento con gli artisti di Iraa Theatre, noti per una ricerca in cui vita e teatro, finzione e biografia si confondono e neo-vincitori del Premio Hystrio Altre Muse 2015 per la loro ricerca «guidata da una persistente curiosità verso gli uomini e l'arte così come verso se stessi e il proprio io nascosto».
Giovedì 4, venerdì 5 e sabato 6 febbraio, alle ore 21, va in scena «The Walk», uno spettacolo per venti spettatori alla volta, che avrà per palcoscenico le strade di Pistoia. Il pubblico prenotato riceverà i dettagli dell'appuntamento e sarà dotato di cuffie. L’incontro avverrà in una piazza della città di Pistoia, recentemente nominata Capitale italiana della Cultura 2017, e da lì le persone saranno invitate a camminare accompagnate dalla voce di un’attrice e da una storia. Il racconto parte dalla perdita di un caro amico di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti e dalla loro reazione a questo avvenimento: un dolore privato che diventa collettivo.
«Mettersi in cammino –si legge nella sinossi dello spettacolo- significa da sempre un rivolgimento, verso se stessi e il proprio mondo. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi strada facendo. L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé».
Venerdì 26 e sabato 27 febbraio, alle ore 21, va, invece, in scena la prima di «Roberta cade in trappola- The space between». Si tratta della tredicesima parte di «Interior Sites Project», un progetto nato nel 2000 che parla delle relazioni tra vita e teatro. Nel nuovo spettacolo, provato in residenza artistica al Funaro di Pistoia, si parla di relazioni: con gli amici, con la loro assenza, con la memoria.
Lo spettacolo mette in scena il passato e lo fa attraverso un vecchio registratore, che dopo quarant'anni riappare con il suo carico di promesse, raccontando la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze rimpiccioliscono più le relazioni sembrano diventare distanti. di «Roberta cade in trappola- The space between» mostra «la Cosa Brutta» di cui parla David Foster Wallace, un'opera sgangherata di magia e un libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa. Quel libro è diventato col tempo un'opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni: Renato Cuocolo e Roberta Bosetti si sono divertiti a interagire con l'opera iperrealistica di Hanson nella quale persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false.
Questo nuovo lavoro cerca di stabilire connessioni tra punti lontani per descrivere una costellazione di avvenimenti, idee ma anche paure, fantasie e sogni. Come ha scritto Walter Benjamin, sapersi orientare in una città non significa molto, mentre per smarrirsi in essa occorre una certa pratica. Il duo italo-australiano ha fatto sua questa frase come viatico per il loro nuovo viaggio nel labirinto del nostro passato più recente. Scrivere significa portare alla luce l'esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo.
Dice Roberta Bosetti, nello spettacolo: «Sto nella cucina al secondo piano. È la stanza più piccola della casa. Una specie di cucina di servizio, giusto per prepararsi un tè o un caffè. Scrivo sempre lì. Continuo a scrivere anche adesso per cercare di mettere parole. Bisogna continuare, bisogna dire parole finché ce ne sono, bisogna dirle finché mi trovino, finché mi dicano impedendo alla vita di dissolversi nel buio. Mettere parole tra me e il tempo che soffia portandosi via brandelli sempre più grandi di senso. Da questo esercizio di scrittura più forte è diventata la consapevolezza per i due, che fare i conti col tempo che è stato porta a un bivio: esso può essere una trappola o la spinta per una trasformazione. Si può decidere di commemorare o di rimuovere».
Al Funaro di Pistoia questo febbraio vanno, dunque, in scena due spettacoli differenti, due diverse possibilità di angolazione per entrare nel mondo di un duo artistico che ha fatto del concetto di «perturbante» e del confine fra intimo e urbano, privato e pubblico, domestico e internazionale i cardini della sua indagine.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «The Walk». Foto: Ilaria Costanzo; [figg. 2 e 3] Una scena dello spettacolo «Roberta cade in trappola- The space between»
Informazioni utili
Il Funaro centro culturale, via del Funaro 16/18 – 51100 Pistoia, tel/fax 0573.977225, tel 0573.976853, e–mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.
Giovedì 4, venerdì 5 e sabato 6 febbraio, alle ore 21, va in scena «The Walk», uno spettacolo per venti spettatori alla volta, che avrà per palcoscenico le strade di Pistoia. Il pubblico prenotato riceverà i dettagli dell'appuntamento e sarà dotato di cuffie. L’incontro avverrà in una piazza della città di Pistoia, recentemente nominata Capitale italiana della Cultura 2017, e da lì le persone saranno invitate a camminare accompagnate dalla voce di un’attrice e da una storia. Il racconto parte dalla perdita di un caro amico di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti e dalla loro reazione a questo avvenimento: un dolore privato che diventa collettivo.
«Mettersi in cammino –si legge nella sinossi dello spettacolo- significa da sempre un rivolgimento, verso se stessi e il proprio mondo. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi strada facendo. L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé».
Venerdì 26 e sabato 27 febbraio, alle ore 21, va, invece, in scena la prima di «Roberta cade in trappola- The space between». Si tratta della tredicesima parte di «Interior Sites Project», un progetto nato nel 2000 che parla delle relazioni tra vita e teatro. Nel nuovo spettacolo, provato in residenza artistica al Funaro di Pistoia, si parla di relazioni: con gli amici, con la loro assenza, con la memoria.
Lo spettacolo mette in scena il passato e lo fa attraverso un vecchio registratore, che dopo quarant'anni riappare con il suo carico di promesse, raccontando la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze rimpiccioliscono più le relazioni sembrano diventare distanti. di «Roberta cade in trappola- The space between» mostra «la Cosa Brutta» di cui parla David Foster Wallace, un'opera sgangherata di magia e un libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa. Quel libro è diventato col tempo un'opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni: Renato Cuocolo e Roberta Bosetti si sono divertiti a interagire con l'opera iperrealistica di Hanson nella quale persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false.
Questo nuovo lavoro cerca di stabilire connessioni tra punti lontani per descrivere una costellazione di avvenimenti, idee ma anche paure, fantasie e sogni. Come ha scritto Walter Benjamin, sapersi orientare in una città non significa molto, mentre per smarrirsi in essa occorre una certa pratica. Il duo italo-australiano ha fatto sua questa frase come viatico per il loro nuovo viaggio nel labirinto del nostro passato più recente. Scrivere significa portare alla luce l'esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo.
Dice Roberta Bosetti, nello spettacolo: «Sto nella cucina al secondo piano. È la stanza più piccola della casa. Una specie di cucina di servizio, giusto per prepararsi un tè o un caffè. Scrivo sempre lì. Continuo a scrivere anche adesso per cercare di mettere parole. Bisogna continuare, bisogna dire parole finché ce ne sono, bisogna dirle finché mi trovino, finché mi dicano impedendo alla vita di dissolversi nel buio. Mettere parole tra me e il tempo che soffia portandosi via brandelli sempre più grandi di senso. Da questo esercizio di scrittura più forte è diventata la consapevolezza per i due, che fare i conti col tempo che è stato porta a un bivio: esso può essere una trappola o la spinta per una trasformazione. Si può decidere di commemorare o di rimuovere».
Al Funaro di Pistoia questo febbraio vanno, dunque, in scena due spettacoli differenti, due diverse possibilità di angolazione per entrare nel mondo di un duo artistico che ha fatto del concetto di «perturbante» e del confine fra intimo e urbano, privato e pubblico, domestico e internazionale i cardini della sua indagine.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «The Walk». Foto: Ilaria Costanzo; [figg. 2 e 3] Una scena dello spettacolo «Roberta cade in trappola- The space between»
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Il Funaro centro culturale, via del Funaro 16/18 – 51100 Pistoia, tel/fax 0573.977225, tel 0573.976853, e–mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.
mercoledì 16 dicembre 2015
Dal restauro dello Squero alla mostra su Paolo Venini: un 2016 ricco di progetti alla Fondazione Cini di Venezia
Cinque nuovi progetti espositivi, venticique appuntamento tra convegni, giornate di studio e seminari, più di dieci concerti, trenta borse di studio, oltre quaranta pubblicazioni e un premio per la traduzione poetica: questi sono questi i numeri delle attività culturali ideate dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia per il 2016.
Il nuovo anno vedrà, inoltre, l’ultimazione del restauro dello Squero, l’antica officina per la riparazione delle imbarcazioni sull’Isola di Giorgio Maggiore, costruita alla metà del XVIII secolo sul modello dell’Arsenale, che verrà trasformata in un auditorium da duecento posti. A segnare il debutto dello spazio sarà l’esecuzione integrale de «I quartetti per archi di Ludwig van Beethoven», ciclo di sei appuntamenti organizzato in collaborazione con il Quartetto di Venezia e l’associazione Asolo Music (23 aprile, 21 maggio, 25 giugno, 17 settembre, 22 ottobre, 19 novembre 2016).
Sul fronte musicale si segnalano anche il «Concerto per cinque pianoforti e sei voci», evento conclusivo dell’ottava edizione della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass (15 aprile 2016) e i due appuntamenti della rassegna «Musica, suono e sfera del sacro», uno intitolato «Marocco M'elmat e Jilala: musica per i jinn a Meknes» (20 ottobre 2016) e l’altro «Cuba. I tamburi batà nei rituali della santeria» (3 novembre 2016). Per quanto riguarda l’arte, come ogni anno, da aprile a novembre, riaprirà Palazzo Cini a San Vio con il suo consueto programma di attività espositive, culturali e didattiche. Il programma inizierà in primavera con una mostra dedicata alla collezione di dipinti veneti di Vittorio Cini, ospitata al secondo piano. In autunno, invece, all’interno degli stessi spazi, è previsto un progetto espositivo dedicato all’attrice Lyda Borelli, a cura del Centro Studi Teatro della Fondazione Cini. Il 2016 vedrà, inoltre, la continuazione della rassegna «L’ospite a Palazzo» con l’esposizione del dipinto «San Marco di Andrea Mantegna, concesso dallo Städel Museum di Francoforte.
Mentre quattro sono le mostre in programma sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Dal 26 maggio al 18 settembre, in concomitanza con la Biennale Architettura, si terrà «Cosmic Dance Two, by Lin Utzon», progetto dell’artista danese Lin Utzon ispirato alla celebre frase di Albert Einstein: «Esseri umani, vegetali, o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile». L’installazione comprende circa duecento opere tra ceramiche dipinte, sculture, dipinti a olio e disegni, realizzate dall’artista nel corso di più di vent’anni di lavoro.
In autunno è, invece, in agenda la mostra «Mani sapienti. Capolavori della miniatura italiana della Fondazione Giorgio Cini», curata da Federica Toniolo e Massimo Medica. L’esposizione presenta opere appartenenti all’istituzione veneziana, una delle più importanti sillogi di pagine e iniziali miniate del mondo, per lo più provenienti da libri liturgici dal XI al XVI secolo.
Le Stanze del Vetro apriranno la loro stagione espositiva con la mostra «Il vetro degli architetti. Vienna 1900 – 1937» (18 aprile – 31 luglio 2016), a cura di Rainald Franz, che allineerà oltre trecento opere provenienti dalla collezione del MAK – Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art di Vienna e da collezioni private, realizzate da artisti come Josef Hoffmann, Koloman Moser, Joseph Maria Olbrich, Leopold Bauer, Otto Prutscher, Oskar Strnad, Oswald Haerdtl e Adolf Loos. Seguirà, quindi, la mostra «Paolo Venini e la sua fornace» (11 settembre 2016 - 8 gennaio 2017), curata da Marino Barovier, che racconterà la storia della vetreria veneziana e dei suoi designer, tra i quali si ricordano la ceramista svedese Tyra Lundgren, l’architetto Gio Ponti, Piero Fornasetti, il pittore Riccardo Licata, gli artisti e creativi Ken Scott, Charles Lin Tissot, Massimo Vignelli e Tobia Scarpa.
Tra i molti seminari e convegni internazionali che saranno organizzati nel corso dell’anno si segnalano la giornata di studi «Giovanni Bellini nel secolo d’oro di Venezia» (20-21 ottobre 2016), la conferenza «Experimental Music Theatre in Europe: 1950-1975 » (28-29 ottobre 2016) e l’incontro «Il futuro dei beni locali comuni con valore globale: Venezia e la sua laguna» (novembre 2016), organizzato in occasione dei cinquant’anni dall’alluvione del 1966. L’isola di San San Giorgio Maggiore ospiterà, inoltre, la quinta edizione del seminario di alta formazione sulla musica ottomana, diretto dal maestro Kudsi Erguner, «Bîrûn. I compositori greci nella musica classica ottomana» (14 – 19 marzo 2016) e «The Shylock Project. Shakespeare in Venice» (15 - 30 luglio 2016), summer school dedicata al grande poeta inglese e alla sua opera «Il mercante di Venezia», in occasione dei 400 anni dalla morte di Shakespeare e dei 500 anni dalla costituzione del Ghetto di Venezia.
Tra i progetti speciali si segnalano la terza edizione del Premio internazionale di traduzione poetica intitolato alla memoria di Benno Geiger e l’undicesima edizione di «Libri a San Giorgio», la rassegna che, con sei appuntamenti l’anno, presenta le novità editoriali della Fondazione Cini, frutto delle attività di ricerca dei suoi Istituti in diverse aree disciplinari: dalla storia dell’arte alla musica del ‘900, dalla storia della Serenissima a Vivaldi, dal teatro all’etnomusicologia.
Informazioni utili
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.
Il nuovo anno vedrà, inoltre, l’ultimazione del restauro dello Squero, l’antica officina per la riparazione delle imbarcazioni sull’Isola di Giorgio Maggiore, costruita alla metà del XVIII secolo sul modello dell’Arsenale, che verrà trasformata in un auditorium da duecento posti. A segnare il debutto dello spazio sarà l’esecuzione integrale de «I quartetti per archi di Ludwig van Beethoven», ciclo di sei appuntamenti organizzato in collaborazione con il Quartetto di Venezia e l’associazione Asolo Music (23 aprile, 21 maggio, 25 giugno, 17 settembre, 22 ottobre, 19 novembre 2016).
Sul fronte musicale si segnalano anche il «Concerto per cinque pianoforti e sei voci», evento conclusivo dell’ottava edizione della Solti Peretti Répétiteurs Masterclass (15 aprile 2016) e i due appuntamenti della rassegna «Musica, suono e sfera del sacro», uno intitolato «Marocco M'elmat e Jilala: musica per i jinn a Meknes» (20 ottobre 2016) e l’altro «Cuba. I tamburi batà nei rituali della santeria» (3 novembre 2016). Per quanto riguarda l’arte, come ogni anno, da aprile a novembre, riaprirà Palazzo Cini a San Vio con il suo consueto programma di attività espositive, culturali e didattiche. Il programma inizierà in primavera con una mostra dedicata alla collezione di dipinti veneti di Vittorio Cini, ospitata al secondo piano. In autunno, invece, all’interno degli stessi spazi, è previsto un progetto espositivo dedicato all’attrice Lyda Borelli, a cura del Centro Studi Teatro della Fondazione Cini. Il 2016 vedrà, inoltre, la continuazione della rassegna «L’ospite a Palazzo» con l’esposizione del dipinto «San Marco di Andrea Mantegna, concesso dallo Städel Museum di Francoforte.
Mentre quattro sono le mostre in programma sull’Isola di San Giorgio Maggiore. Dal 26 maggio al 18 settembre, in concomitanza con la Biennale Architettura, si terrà «Cosmic Dance Two, by Lin Utzon», progetto dell’artista danese Lin Utzon ispirato alla celebre frase di Albert Einstein: «Esseri umani, vegetali, o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile». L’installazione comprende circa duecento opere tra ceramiche dipinte, sculture, dipinti a olio e disegni, realizzate dall’artista nel corso di più di vent’anni di lavoro.
In autunno è, invece, in agenda la mostra «Mani sapienti. Capolavori della miniatura italiana della Fondazione Giorgio Cini», curata da Federica Toniolo e Massimo Medica. L’esposizione presenta opere appartenenti all’istituzione veneziana, una delle più importanti sillogi di pagine e iniziali miniate del mondo, per lo più provenienti da libri liturgici dal XI al XVI secolo.
Le Stanze del Vetro apriranno la loro stagione espositiva con la mostra «Il vetro degli architetti. Vienna 1900 – 1937» (18 aprile – 31 luglio 2016), a cura di Rainald Franz, che allineerà oltre trecento opere provenienti dalla collezione del MAK – Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art di Vienna e da collezioni private, realizzate da artisti come Josef Hoffmann, Koloman Moser, Joseph Maria Olbrich, Leopold Bauer, Otto Prutscher, Oskar Strnad, Oswald Haerdtl e Adolf Loos. Seguirà, quindi, la mostra «Paolo Venini e la sua fornace» (11 settembre 2016 - 8 gennaio 2017), curata da Marino Barovier, che racconterà la storia della vetreria veneziana e dei suoi designer, tra i quali si ricordano la ceramista svedese Tyra Lundgren, l’architetto Gio Ponti, Piero Fornasetti, il pittore Riccardo Licata, gli artisti e creativi Ken Scott, Charles Lin Tissot, Massimo Vignelli e Tobia Scarpa.
Tra i molti seminari e convegni internazionali che saranno organizzati nel corso dell’anno si segnalano la giornata di studi «Giovanni Bellini nel secolo d’oro di Venezia» (20-21 ottobre 2016), la conferenza «Experimental Music Theatre in Europe: 1950-1975 » (28-29 ottobre 2016) e l’incontro «Il futuro dei beni locali comuni con valore globale: Venezia e la sua laguna» (novembre 2016), organizzato in occasione dei cinquant’anni dall’alluvione del 1966. L’isola di San San Giorgio Maggiore ospiterà, inoltre, la quinta edizione del seminario di alta formazione sulla musica ottomana, diretto dal maestro Kudsi Erguner, «Bîrûn. I compositori greci nella musica classica ottomana» (14 – 19 marzo 2016) e «The Shylock Project. Shakespeare in Venice» (15 - 30 luglio 2016), summer school dedicata al grande poeta inglese e alla sua opera «Il mercante di Venezia», in occasione dei 400 anni dalla morte di Shakespeare e dei 500 anni dalla costituzione del Ghetto di Venezia.
Tra i progetti speciali si segnalano la terza edizione del Premio internazionale di traduzione poetica intitolato alla memoria di Benno Geiger e l’undicesima edizione di «Libri a San Giorgio», la rassegna che, con sei appuntamenti l’anno, presenta le novità editoriali della Fondazione Cini, frutto delle attività di ricerca dei suoi Istituti in diverse aree disciplinari: dalla storia dell’arte alla musica del ‘900, dalla storia della Serenissima a Vivaldi, dal teatro all’etnomusicologia.
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giovedì 26 novembre 2015
Benozzo Gozzoli, la «Madonna della Cintola» ritorna a Montefalco
Era il 1450 quando il giovane Benozzo Gozzoli dipingeva a Montefalco, per l’altare maggiore della Chiesa francescana di San Fortunato, una splendida pala raffigurante la Vergine Assunta al cielo nell’atto di donare la cintola a San Tommaso, come prova della sua assunzione.
Quell’opera, donata a papa Pio IX nel 1848 in occasione della concessione al borgo umbro del titolo di città e di solito conservata nella Pinacoteca vaticana, è ritornata questa estate nella sua sede originaria grazie al sostegno della Regione Umbria, della Fondazione Cassa di risparmio di Foligno, della Camera di commercio di Perugia e dell’Accademia di Montefalco.
L’occasione è stata offerta dal restauro che nei mesi scorsi ha interessato l’opera, realizzato nei laboratori del Musei vaticani da Alessandra Zarelli e Massimo Alesi, sotto la direzione di Arnold Nesselrath, grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dal Comune di Montefalco, dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, da Sistema Museo e dal Club dei Lions di Foligno.
Bellezza, armonia spirituale e mistica poesia regnano sovrane nella pala d’altare di Benozzo Gozzoli, che resterà in Umbria fino al prossimo 30 dicembre accostata agli altri affreschi commissionati dai conventuali all’artista, allievo del Beato Angelico, per la chiesa montefalchese. Il pubblico può così apprezzare la visione paradisiaca della «Madonna della Cintola» di San Fortunato accanto alla decorazione ad affresco delle leggiadre storie di San Francesco, in gran parte perduta, di cui sono conservate all’ingresso la lunetta con la «Madonna tra i Santi Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena» e sulla parete nord due opere frammentarie, una ieratica figura di «San Fortunato» e una «Madonna col Bambino e un angelo» di incredibile bellezza. Benozzo dipinse la pala della «Madonna della Cintola» per l’altare maggiore della chiesa secondo i più aggiornati dettami del gusto rinascimentale fiorentino, non più divisa in pannelli e ornata da pinnacoli, ma costituita da un’unica tavola quadrata tra due pilastri corinzi, conclusa da una cornice, e completata in basso da una predella continua, dove le «Storie della Vergine» sono separate da pilastrini dipinti.
Nella tavola centrale della Pala di Montefalco, la Madonna, ispirata alle incantevoli Vergini dell’Angelico, appare seduta su un trono di nubi, mentre sale al cielo in una mandorla di luce dorata costituita da serafini delicatamente tratteggiati e incisi sull’oro del fondo con tocchi leggeri, delicate lumeggiature in oro e velature di colore rosso. Nella nube che funge da seggio per Maria occhieggiano due testine rosse che potrebbero essere interpretate sia come cherubini che come troni, dal momento che ogni artista era abbastanza libero nell’interpretazione dell’invisibile.
Una schiera di giovani angeli biondi, gli spiriti custodi, dalle vesti eleganti e multicolori e dalle acconciature raffinate, attornia la Vergine: due intenti a suonare il tamburello e il liuto, gli altri uniti nel coro celestiale che inneggia alla gloria di Maria. Sulle loro vesti, tra arabeschi e lettere cufiche ornamentali, si leggono gli epiteti con cui è invocata la Madonna negli inni e nelle Sacre Scritture.
Sull’orlo dorato del mantello della Vergine sono incise le invocazioni: «[Av]e Regina Madre Santa» e «Ave Regina C[i]elo». Nella veste dell’angelo abbigliato di azzurro a sinistra della Madonna si leggono sulla spalla le parole «Reg[i]na [Coeli]» e sul fianco «[S]a[n]cta V[i]r[go]».
L’angelo abbigliato in verde chiaro, posto in alto dietro alla Madonna, reca su una spalla la scritta in oro «Ave Maria», con cui ha inizio la preghiera mariana per eccellenza, la salutazione angelica.
L’evento dell’Assunzione di Maria al cielo è strettamente connesso nelle fonti al momento che lo precede, ovvero alla morte della Madonna. Nella nostra tavola la Madonna mentre sale al cielo si volge dolcemente verso l’apostolo Tommaso per offrirgli la sua cintura.
Tommaso, che già aveva dubitato della resurrezione di Cristo, riceve il dono a testimonianza dell’evento miracoloso dell’assunzione al cielo di Maria in anima e corpo. Il giovane Santo è raffigurato di profilo, con i capelli biondi e ricciuti alla moda, inginocchiato accanto al sarcofago e abbigliato con un ricco mantello rosa foderato di verde che si solleva per l’impeto e l’emozione dell’incontro con Maria dopo la sua morte e risurrezione. Sul bordo del mantello corre un’iscrizione in caratteri cufici ornamentali non leggibile. La cintura è verde e intessuta d’oro: si tratta di una reliquia che Benozzo e i devoti hanno probabilmente visto esposta nel Duomo di Prato durante alcune cerimonie solenni e in occasioni particolari in cui si invocava la fine di un’epidemia o di una guerra o del maltempo.
In posizione simmetrica rispetto alla figura di San Tommaso, è raffigurato un rigoglioso albero che si riconosce come un leccio. Negli scritti agiografici su San Fortunato si narra come alla sua morte i devoti raccolsero il suo bastone che miracolosamente prese vita germogliando e mettendo le radici. Intorno al convento di San Fortunato tuttora si estende uno splendido bosco di lecci. L’albero, quindi, raffigura l’attributo del Santo e richiama il bosco locale.
La rappresentazione della «Madonna che porge la cintola a San Tommaso» è molto diffusa in Toscana dove questo particolare culto mariano è vivo fin dal Medioevo e dove si conserva a Prato la reliquia di quella che è ritenuta la sacra cintura di Maria, costituita da una striscia di tessuto di colore verde intessuta d’oro.
A testimonianza della grande venerazione attribuita a tale reliquia anche in ambito francescano, lo stesso San Francesco nel 1212 vi si recò in pellegrinaggio e così pure San Bernardino da Siena nel 1424, mentre nel 1439 volle omaggiarla il pontefice Eugenio IV.
Informazioni utili
Benozzo Gozzoli. La Madonna della cintola. Complesso museale di San Francesco, via Ringhiera dell’Umbria, 6 - Montefalco (Perugia). Orari di apertura: ore 10.30-13.00 e ore 14.30-17.00; chiuso il lunedì e il martedì. Ingresso: intero € 7,00; ridotto € 5,00 (da 18 a 25 anni; convenzionati Tci); omaggio fino a 17 anni, giornalisti accreditati, soci Icom, residenti. Catalogo: Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: Sistema Museo, call center 199151123 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 15.00) e callcenter@sistemamuseo.it; Museo di Montefalco, tel. 0742.379598 o montefalco@sistemamuseo.it. Sito internet: www.museodimontefalco.it. Fino al 30 aprile 2016.
Quell’opera, donata a papa Pio IX nel 1848 in occasione della concessione al borgo umbro del titolo di città e di solito conservata nella Pinacoteca vaticana, è ritornata questa estate nella sua sede originaria grazie al sostegno della Regione Umbria, della Fondazione Cassa di risparmio di Foligno, della Camera di commercio di Perugia e dell’Accademia di Montefalco.
L’occasione è stata offerta dal restauro che nei mesi scorsi ha interessato l’opera, realizzato nei laboratori del Musei vaticani da Alessandra Zarelli e Massimo Alesi, sotto la direzione di Arnold Nesselrath, grazie al protocollo d’intesa sottoscritto dal Comune di Montefalco, dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, da Sistema Museo e dal Club dei Lions di Foligno.
Bellezza, armonia spirituale e mistica poesia regnano sovrane nella pala d’altare di Benozzo Gozzoli, che resterà in Umbria fino al prossimo 30 dicembre accostata agli altri affreschi commissionati dai conventuali all’artista, allievo del Beato Angelico, per la chiesa montefalchese. Il pubblico può così apprezzare la visione paradisiaca della «Madonna della Cintola» di San Fortunato accanto alla decorazione ad affresco delle leggiadre storie di San Francesco, in gran parte perduta, di cui sono conservate all’ingresso la lunetta con la «Madonna tra i Santi Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena» e sulla parete nord due opere frammentarie, una ieratica figura di «San Fortunato» e una «Madonna col Bambino e un angelo» di incredibile bellezza. Benozzo dipinse la pala della «Madonna della Cintola» per l’altare maggiore della chiesa secondo i più aggiornati dettami del gusto rinascimentale fiorentino, non più divisa in pannelli e ornata da pinnacoli, ma costituita da un’unica tavola quadrata tra due pilastri corinzi, conclusa da una cornice, e completata in basso da una predella continua, dove le «Storie della Vergine» sono separate da pilastrini dipinti.
Nella tavola centrale della Pala di Montefalco, la Madonna, ispirata alle incantevoli Vergini dell’Angelico, appare seduta su un trono di nubi, mentre sale al cielo in una mandorla di luce dorata costituita da serafini delicatamente tratteggiati e incisi sull’oro del fondo con tocchi leggeri, delicate lumeggiature in oro e velature di colore rosso. Nella nube che funge da seggio per Maria occhieggiano due testine rosse che potrebbero essere interpretate sia come cherubini che come troni, dal momento che ogni artista era abbastanza libero nell’interpretazione dell’invisibile.
Una schiera di giovani angeli biondi, gli spiriti custodi, dalle vesti eleganti e multicolori e dalle acconciature raffinate, attornia la Vergine: due intenti a suonare il tamburello e il liuto, gli altri uniti nel coro celestiale che inneggia alla gloria di Maria. Sulle loro vesti, tra arabeschi e lettere cufiche ornamentali, si leggono gli epiteti con cui è invocata la Madonna negli inni e nelle Sacre Scritture.
Sull’orlo dorato del mantello della Vergine sono incise le invocazioni: «[Av]e Regina Madre Santa» e «Ave Regina C[i]elo». Nella veste dell’angelo abbigliato di azzurro a sinistra della Madonna si leggono sulla spalla le parole «Reg[i]na [Coeli]» e sul fianco «[S]a[n]cta V[i]r[go]».
L’angelo abbigliato in verde chiaro, posto in alto dietro alla Madonna, reca su una spalla la scritta in oro «Ave Maria», con cui ha inizio la preghiera mariana per eccellenza, la salutazione angelica.
L’evento dell’Assunzione di Maria al cielo è strettamente connesso nelle fonti al momento che lo precede, ovvero alla morte della Madonna. Nella nostra tavola la Madonna mentre sale al cielo si volge dolcemente verso l’apostolo Tommaso per offrirgli la sua cintura.
Tommaso, che già aveva dubitato della resurrezione di Cristo, riceve il dono a testimonianza dell’evento miracoloso dell’assunzione al cielo di Maria in anima e corpo. Il giovane Santo è raffigurato di profilo, con i capelli biondi e ricciuti alla moda, inginocchiato accanto al sarcofago e abbigliato con un ricco mantello rosa foderato di verde che si solleva per l’impeto e l’emozione dell’incontro con Maria dopo la sua morte e risurrezione. Sul bordo del mantello corre un’iscrizione in caratteri cufici ornamentali non leggibile. La cintura è verde e intessuta d’oro: si tratta di una reliquia che Benozzo e i devoti hanno probabilmente visto esposta nel Duomo di Prato durante alcune cerimonie solenni e in occasioni particolari in cui si invocava la fine di un’epidemia o di una guerra o del maltempo.
In posizione simmetrica rispetto alla figura di San Tommaso, è raffigurato un rigoglioso albero che si riconosce come un leccio. Negli scritti agiografici su San Fortunato si narra come alla sua morte i devoti raccolsero il suo bastone che miracolosamente prese vita germogliando e mettendo le radici. Intorno al convento di San Fortunato tuttora si estende uno splendido bosco di lecci. L’albero, quindi, raffigura l’attributo del Santo e richiama il bosco locale.
La rappresentazione della «Madonna che porge la cintola a San Tommaso» è molto diffusa in Toscana dove questo particolare culto mariano è vivo fin dal Medioevo e dove si conserva a Prato la reliquia di quella che è ritenuta la sacra cintura di Maria, costituita da una striscia di tessuto di colore verde intessuta d’oro.
A testimonianza della grande venerazione attribuita a tale reliquia anche in ambito francescano, lo stesso San Francesco nel 1212 vi si recò in pellegrinaggio e così pure San Bernardino da Siena nel 1424, mentre nel 1439 volle omaggiarla il pontefice Eugenio IV.
Informazioni utili
Benozzo Gozzoli. La Madonna della cintola. Complesso museale di San Francesco, via Ringhiera dell’Umbria, 6 - Montefalco (Perugia). Orari di apertura: ore 10.30-13.00 e ore 14.30-17.00; chiuso il lunedì e il martedì. Ingresso: intero € 7,00; ridotto € 5,00 (da 18 a 25 anni; convenzionati Tci); omaggio fino a 17 anni, giornalisti accreditati, soci Icom, residenti. Catalogo: Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: Sistema Museo, call center 199151123 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 15.00) e callcenter@sistemamuseo.it; Museo di Montefalco, tel. 0742.379598 o montefalco@sistemamuseo.it. Sito internet: www.museodimontefalco.it. Fino al 30 aprile 2016.
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