ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 18 giugno 2013

«Contemporary locus», riflettori puntati su Grazia Toderi. Videoarte al teatro Sociale di Bergamo

Era il 2002 quando Grazia Toderi (Padova, 1963) realizzava, nell’ambito di un ciclo di video sui più significativi teatri italiani (1999-2003), l’opera «Sound». Quel lavoro, che racconta la condizione di degrado e bellezza in cui versava dieci anni fa il Sociale di Bergamo, ritorna in mostra in prossimo week-end. L’occasione è offerta dalla quarta edizione di «Contemporary locus - Luoghi riscoperti dall’arte contemporanea», un progetto curato da Paola Tognon, con la collaborazione di Paola Vischetti, che intende interpretare luoghi del passato, segreti o dismessi, attraverso la ricerca espressiva del presente, e al quale si deve la riapertura, lo scorso anno, di importanti testimonianze storico-architettoniche bergamasche, quali il Luogo Pio Colleoni, la Cannoniera San Giacomo e l’ex Hotel Commercio, parte dell’antico complesso conventuale di Santo Spirito e più antico luogo di accoglienza della città lombarda.
Sabato 22 e domenica 23 giugno, Grazia Toderi si confronterà, dunque, nuovamente con l’architettura e il passato dello splendido edificio ideato nel 1803 da Leopoldo Pollack (Vienna, 1751 – Milano, 13 marzo 1806), progettista austriaco, allievo di Giuseppe Piermarini (Foligno, 1734-1808), al quale si devono opere come la Villa Belgiojoso Reale a Milano e le aule Volta e Scarpa dell’Università di Pavia, invitato a Bergamo da un folto gruppo di nobili desiderosi di dotare la Città Alta di una sala teatrale in grado di rivaleggiare con quella della Città Bassa: il Riccardi (l’attuale Donizetti). Cinque anni dopo, in occasione del Carnevale del 1809, veniva inaugurato il Sociale, un elegante teatro all’italiana, con ottantasei palchi sovrapposti in tre ordini, sui quali insiste un quarto ordine di loggione, e con una platea a forma ovale di stampo francesizzante.
L’attività musicale della sala sopravvisse, con alterne vicende, fino alla fine degli anni Venti del Novecento, ospitando anche generi nuovi come l’operetta e «addirittura -si legge nella scheda di presentazione- esibizioni di moderna tecnologia quali il grammofono (1898) e il cinematografo (dal 1908)». La storia successiva è segnata da continui passaggi di proprietà, progetti di demolizione o di avventuristici riusi, fino al 1974 quando il Comune acquisisce l’immobile, ormai in stato di abbandono, e lo riqualifica trasformandolo in spazio espositivo.
Ci vogliono altri trent’anni perché il teatro Sociale venga interessato da restauri che lo riportino alla sua funzione originale. Ciò accade nel triennio 2006-2009. Negli anni appena antecedenti a questo progetto, Grazia Toderi realizza «Sound» (2002), un video costruito sull’immagine fissa e monumentale della sala teatrale bergamasca, silenziosa e abbandonata, al quale fa da colonna sonora un suono misterioso, penetrante e continuo, quasi una melodia del vuoto.
L’inserimento di quest’opera nel teatro stesso, a distanza di più di dieci anni dalla sua realizzazione, «vuole offrire -spiegano gli organizzatori- una visione simultanea del luogo prima e dopo la sua ristrutturazione, con un effetto di forte suggestione e tensione narrativa».
L’artista patavina, che annovera in curriculum numerose mostre in prestigiosi spazi espositivi stranieri e la partecipazione a tre edizioni della Biennale di Venezia (1993, 1999 e 2009), restituisce con questo suo lavoro una dimensione dilatata e onirica dello spazio, che coinvolge il pubblico in una condizione a-temporale. E’ un’atmosfera, questa, che emanano anche altri video e fotografie della serie dedicata ai teatri storici italiani, da «Random» (Massimo di Palermo, 2001) ad «Eclissi» (Comunale di Ferrara, 1999), da «Orchestra» (Rossini di Pesaro, 2003) a «Il fiore delle mille e una notte» (Comunale di Modena, 1998).
L’arte contemporanea incontra, dunque, la magia del mondo della scena in questa quarta edizione di «Contemporary locus», nella quale avranno grande spazio anche le nuove tecnologie con pagine dedicate al progetto su Twitter e Facebook, video di Beatrice Marchi e Marco Chiodi su Vimeo, fotografie di Claudio Cristini, Maria Zanchi e Simone Montanari su Flickr, e una app gratuita per iPhone/iPad, realizzata da Elisa Bernardoni, con informazioni logistiche e approfondimenti sull’evento e sullo spazio espositivo. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1 e fig. 2] Teatro Sociale, Bergamo 2013.Foto di Claudio Cristini; [fig. 3] Grazia Toderi, «Sound», 2002. Still da video. Courtesy l’artista; [fig. 4] Grazia Toderi, «Sound», 2002. Veduta dell’installazione per «Contemporary locus 4». Teatro Sociale, Bergamo 2013. Foto di Claudio Cristini; [fig. 5] Grazia Toderi, «Eclissi», 1999. Proiezione video, dimensioni variabili. Suono stereo, loop, dvd. Courtesy Galleria Giò Marconi, Milano
[Le foto sono state fornite da Alice Panti, responsabile dell'ufficio stampa di «Contemporary locus 4»]

Informazioni utili 
«Contemporary locus - Luoghi riscoperti dall’arte contemporanea» - Progetto di Grazia Toderi. Teatro Sociale, via Bartolomeo Colleoni, 4 – Bergamo. Orari: sabato, ore 10.00-23.00 e domenica, ore 10.00-20.00. Ingresso libero.  Informazioni e visite speciali: info@contemporarylocus.it.  Inaugurazione: sabato 22 giugno ore 10.00. Da sabato 22 a domenica 23 giugno 2013. 

domenica 16 giugno 2013

«The Season», da Shakespeare a Olivia Chaney: tutte le arti in scena a Firenze

Ritorna puntale, con l’inizio dell’estate, «The Season», festival promosso dalla New York University di Firenze. Da lunedì 17 giugno a venerdì 5 luglio, attori, scrittori, musicisti e artisti di fama internazionale animeranno la splendida cornice di villa La Pietra, elegante residenza toscana del XV secolo che in passato fu anche sede di rappresentanza dell’Ambasciata di Prussia, con concerti di musica jazz, letture di opere letterarie, rappresentazioni teatrali in lingua inglese e italiana.
A inaugurare la rassegna, i cui eventi saranno tutti a ingresso gratuito (ma con prenotazione obbligatoria all’indirizzo e-mail lapietra.reply@nyu.edu o al numero 055.5007212) sarà l’installazione «Transition – Transizione» (lunedì 17 luglio, ore 21), un lavoro composto da video e performances realizzati, nell’ambito del corso intensivo «Building Bridges», da studenti e docenti di teatro, cinema e media di cinque università internazionali: la New York University, la Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo, la School of Visual Arts di New York, la DnsT di Copenhagen e la Stada di Stoccolma.
La rassegna, giunta alla sua nona edizione, proseguirà, quindi, con un allestimento dell’«Amleto» di William Shakespeare (mercoledì 19 giugno, ore 19.30), su musiche di Jonathan Batiste e della Stay Human Band, che vedrà in scena gli attori Sterling Brown, Ryan Michelle Bathe e Andre Holland. Lo spettacolo, prodotto dalla Continuum Company della New York University - Tisch School of the Arts, verrà proposto anche al Chiostro di Santo Spirito (venerdì 21 giugno, ore 21), a sostegno della onlus che gestisce le attività dell’edificio sacro.
Dal teatro si passerà, poi, alla neuroscienza con la conferenza «Being Me, Being You: Acting, Neuroscience and the Audience» (venerdì 21 giugno, ore 11), che vedrà in cattedra Mark Wing – Davey, capo dipartimento del programma post-laurea di recitazione alla New York University e unico non-scienziato membro della Ebi - Emotional Brain Institute, che parlerà di come la neuroscienza, la neurobiologia e la neuropsicologia ci possano aiutare o meno a svolgere il nostro lavoro.
Grande spazio in questa edizione di «The Season» avrà, inoltre, la letteratura con la rassegna «Writers Reading», proposta anche negli spazi di Palazzo Strozzi grazie alla collaborazione con il Gabinetto Vieusseux. Poeti e scrittori di fama internazionale leggeranno brani delle loro opere; sono attesi a Firenze firme quali Dorothea Lasky ed Elissa Schappell (sabato 22 giugno, ore 18), Eileen Myles e Maaza Mengiste (giovedì 27 giugno, ore 18.30), Darin Strauss (venerdì 28 giugno, ore 18), Matthew Rohrer, Catherine Barnett e Ulrich Baer (venerdì 5 luglio, ore 18.30).
La rassegna fiorentina vedrà anche il ritorno di Jonathan Batiste (sabato 22 giugno, ore 21), virtuoso del pianoforte con in curriculum premi come il «Movado Future Legend» e lo «Steinway Performing Artist», che è conosciuto per essere il fondatore e il leader della «Stay Human Band», un gruppo di modern jazz apprezzato per la grande energia e per l’immensa comunicabilità trasmessa durante i suoi spettacoli.
A seguire, Villa La Pietra ospiterà «The Edge of Darkness» (martedì 25 giugno, ore 21), uno spettacolo di luci, suoni e immagini che esplora alcuni aspetti della cecità, intesa in senso fisico e metaforico, in relazione alla percezione del suono e della visione. Il progetto -durante il quale verranno presentati filmati sulla musica e saranno interpretati brani di Giacinto Scelsi, John Cage e altri autori- include un nuovo lavoro di Andrea Cavallari basato sul libro «Ficciones» di Jorge Louis Borges e la partecipazione di Luisa Valeria Carpignano (pianoforte), Lucy Railton (violoncello) e Matilde Gagliardo (videoartista).
Sotto i riflettori saliranno, quindi, gli allievi del corso di Commedia dell’arte della New York University con lo spettacolo «Crossed Destinies – I destini incrociati» (mercoledì 26 giugno, ore 18.30), diretto da Jacob Olesen e Nolufefe Mtshabe. La rappresentazione, ospitata a Palazzo Strozzi, è mutuata dal romanzo «Il castello dei destini incrociati» di Italo Calvino e racconta la storia in italiano, spagnolo e inglese, con il corredo di canzoni in lingua zulu, xhosa e inglese e con l’ausilio di maschere e burattini creati dall’artista Joan Harmon.
«The Season» proseguirà, poi, con un omaggio a Chet Baker, geniale trombettista americano, mito e icona del «genio e sregolatezza», la cui storia verrà ripercorsa attraverso lo spettacolo «Baker vs. Baker» (sabato 29 giugno, ore 19.30), scritto e diretto da Roberto Andrioli e Fabrizio Checcacci, con musiche come «My funny Valentine», «Just friends» e «Almost Blue» a fare da colonna sonora.
Ritorneranno, quindi, sul palco gli allievi del Corso di Commedia dell’arte della New York University con «The Don Giovanni Spectacle» (martedì 2 luglio, ore 21), uno spettacolo di maschere, musica, scene scatenate e scherzosamente colorite, tratte dal «Don Giovanni» di Tirso de Molina e da altre fonti. A chiudere la sezione teatrale della rassegna fiorentina sarà, invece, «A Musical Journey» (mercoledì 3 luglio, ore 20.30), uno spettacolo con Olivia Chaney che proporrà, tra l’altro, rivisitazioni del repertorio barocco e rinascimentale e ballate tradizionali da tutto il mondo. Tanti linguaggi in scena a Firenze, dunque, per un’estate di arte e teatro.

Didascalie delle immagini
 [Fig. 1] Villa La Pietra, a Firenze, sede principale del festival «The Season 2013»; [fig. 2] Logo del festival «The Season 2013»; [fig. 3] Jonathan Batiste, uno degli ospiti del festival «The Season 2013»; [fig. 4] Olivia Chaney, una degli ospiti del festival «The Season 2013»

Informazioni utili
«The Season 2013». Rassegna di musica, teatro, danza, cinema, letteratura e animazione, promossa dalla New York University Firenze. Orari e programma: www.nyu.edu/global/lapietra/season/. Ingresso libero, con prenotazione obbligatoria al numero 055.5007212 o all’e-mail lapietra.reply@nyu.edu. Informazioni: Villa La Pietra, via Bolognese, 120 – Firenze, tel. 055.5007210 (Ufficio eventi). Dal 17 giugno al 5 luglio 2013.

venerdì 14 giugno 2013

Torino, Antonio Fontanesi ritorna nella sua casa di via Po

«Il più grande dei paesaggisti moderni e uno dei pittori più potenti del XX secolo»: così Carlo Carrà parlò di Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818-Torino 1882), patriota mazziniano e pittore romantico al quale il Museo Accorsi – Ometto di Torino dedica una piccola ma raffinata mostra, per la curatela di Giuseppe Luigi Marini e l’organizzazione di Giuliana Godio, tesa a documentarne l’intera parabola creativa, dal lungo soggiorno svizzero, nella città di Ginevra (1850-1865), ai viaggi a Parigi (1855 e 1861), Londra (1865), Firenze (1867) e Tokyo (1876-1879).
«Omaggio a Fontanesi» -questo il titolo della rassegna, visitabile fino a domenica 16 giugno- allinea, nello specifico, una trentina di opere, tra oli, acquarelli, disegni, fusains, litografie e acqueforti, che documentano l’interesse dell’artista per una pittura di paesaggio, nella quale l’osservazione del vero e l’adozione di un atteggiamento scientifico di fronte alla realtà si incontrano con le suggestioni emotive suggerite dalla bellezza della natura all’animo umano.
Una vena malinconica e solitaria caratterizza, infatti, l’intera opera fontanesiana, una vera e propria «poesia del vero» nella quale si concretano -per usare le parole dello stesso pittore reggiano, contenute in una lettera a Carlo Stratta del 1876- «la luce, lo spazio, l’atmosfera e tutto ciò che si contiene nell’immensità, cioè l’infinito».
Ad aprire il percorso espositivo, del quale rimarrà documentazione in un agile catalogo edito dalla casa editrice Allemandi di Torino, è la tela «Pascolo» (1870), alla quale fanno seguito oli come «Crepuscolo» (1862), «Donna alla fonte» (1865), «Il lavoro» (1868-1872) «Confidenze» (1871-1872), «Studio per l’Aprile» (1872) o «Bufera imminente» (1873-1874), nei quali si respira la fascinazione dell’artista per i paesaggi armoniosi e musicali del francese Jean-Baptiste Camille Corot e della scuola di Barbizon, per i tocchi di luce dell’inglese William Turner, per la tecnica pittorica «a macchia» dei toscani Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.
La magica trasfigurazione del dato reale in una visione più lirica, la struggente resa luministica del cielo al tramonto e l’abile uso di colori terrosi e velati, quasi tendenti alla monocromia, sono caratteri della pittura di Antonio Fontanesi, che si ritrovano anche nei quattro grandi dipinti di forma ovale, commissionati all’autore da Cristiano Banti nel 1867 e oggi facenti parte della collezione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo la donazione di villa Flecchia a Magnano, nel Biellese, da parte dei coniugi Piero e Franca Enrico.
Curiosi per il soggetto raffigurato sono la tela «Vaso di fiori» (1880), probabile omaggio a Giuseppina Vignola, e l’olio su carta «Ingresso al tempio» (1876-1878), proveniente dal lascito Camerana della Gam di Torino, attribuito alla mano del nipponico Chu Azai, uno dei migliori allievi del maestro reggiano durante il suo soggiorno in Giappone.
Non manca in mostra nemmeno un inedito, il carboncino e tempera su carta «Court de St.Pierre» (1851), l’unico che si conosca di quelli dai quali il pittore trasse una serie di litografie per l’album di vedute ginevrine del 1854-1855, molte delle quali sono esposte nella rassegna torinese. Mentre a conoscere le fattezze dell’artista ci aiutano il ritratto in bronzo eseguito nel 1883 da Leonardo Bistolfi e un piccolo «Autoritratto» del 1881, realizzato molto probabilmente nel palazzo di via Po 55, dove è ubicata la Fondazione Accorsi – Ometto, sede della mostra, e nel quale il pittore visse gli ultimi tre anni della sua vita, abitando in un umile e modesto alloggio del quarto piano, con tre stanze e un bagno sul balcone, con l’acqua che funzionava a intermittenza e l’odore del soffritto di cipolle che saliva dai piani bassi.«Un ritorno a casa», dunque, per un artista che scrisse una pagina importante della storia piemontese, anche come insegnante dell’Accademia Albertina, seppur osteggiato da chi non vedeva di buon occhio le sue «rivoluzionarie» teorie sulla pittura di paesaggio. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Fontanesi, «Autoritratto», 1881. Matita, penna e acquerello su carta, cm 8,5x12,5 senza cornice; 28,5x22,4. Collezione privata; [fig. 2] Antonio Fontanesi, «Confidenze», 1871-1872. Olio su cartone rintelato, cm 28,7x37,5 senza cornice;cm 47,2x57,5 con cornice. Collezione privata; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Donna al fonte», 1865 ca. Olio su tela, cm 51x70 senza cornice; cm 75 x 95 con cornice. Torino, Gam - Galleria d'arte moderna

Informazioni utili 
Omaggio ad Antonio Fontanesi. Museo di arti decorative Accorsi–Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-19.00; lunedì chiuso. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11.00 e ore 17.00; domenica, ore 11.00, ore 17.00 e ore 18.00. Ingresso: mostra € 5,00; mostra con visita guidata - intero € 8,00, ridotto € 5,00; mostra + museo + visita guidata - intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: Allemandi, Torino. Informazioni: Biglietteria, tel. 011.837.688 (int. 3). Sito web:www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino a domenica 16 giugno 2013. 

mercoledì 12 giugno 2013

Venezia, alla Guggenheim un progetto di studio su Jackson Pollock

Dalla tela «La donna luna» («The Moon Woman») del 1942 all’olio «Foresta incantata» («Enchanted Forest») del 1947: sono undici le opere di Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956), il padre fondatore dell’Espressionismo astratto, conservate presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
A questi lavori, che documentano in prevalenza la stagione antecedente all’utilizzo della tecnica del «dripping» («sgocciolamento»), iniziata dall’artista americano nell’inverno del 1946, è dedicato il nuovo progetto di ricerca del museo lagunare. In questi giorni, un team internazionale di esperti sta, infatti, valutando, con il coordinamento di Luciano Pensabene Buemi e Carol Stringari, la tecnica pittorica e la stato di conservazione delle opere pollockiane inserite nella raccolta del settecentesco Palazzo Venier dei Leoni: dieci oli su tela, tra i quali «Circoncisione» («Circumcision») e «Movimento gracidante» («Croaking Movement») del 1946, e un guazzo e pastello su carta dello stesso periodo.
Oltre allo staff della Collezione Peggy Guggenheim, sono presenti in museo curatori, conservatori e scienziati del Getty Conservation Institute di Los Angeles, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del Seattle Art Museum, dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, dell’Istituto di scienze e tecnologie molecolari e dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche e del Centro Smaart di Perugia.
In questa prima fase di indagine, saranno al lavoro i tecnici del laboratorio mobile MoLab, con il Centro di diagnostica di Spoleto. Dopo aver indagato opere come la «Vergine delle Rocce» alla National Gallery di Londra, la «Lamentazione su Cristo Morto» di Bronzino al Musée des Beaux Art et Archeologie di Besançon o la «Pala Baglioni» di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, gli esperti dell’ateneo perugino e del Cnr porteranno sul Canal Grande le loro sofisticate attrezzature per indagini non invasive sui capolavori d’arte.
«Il MoLab -spiega Costanza Milani- impiegherà strumentazioni per l’analisi elementare (fluorescenza a raggi X) e molecolare (spettroscopia Raman, Ftir, fluorescenza Uv-vis), puntuale e di imaging, di pigmenti e leganti, riflettografia multispettrale Vis-Nir con lo scopo di caratterizzare la tecnica pittorica dell’artista e lo stato di conservazione delle opere».
L’iniziativa, che potrà essere osservata anche dagli occhi curiosi dei visitatori del museo, si rivela di notevole importanza perché Peggy Guggenheim ha sempre considerato il sostegno dato a Jackson Pollock il traguardo più importante mai raggiunto durante la propria carriera di gallerista e collezionista. Fu, infatti, questa donna estrosa e colta, amica di Samuel Beckett ed Ernest Hemingway, a commissionare all’artista americano numerosi dipinti, a organizzargli personali, a vendere e donare molte delle sue opere a collezionisti e musei internazionali, tra i quali la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e il Museo d'arte di Tel Aviv.
Fu sempre Peggy Guggenheim a portare Jackson Pollock alla Biennale del 1948 e ad organizzargli, nel 1950, la prima mostra in Europa; ad ospitarla fu l'Ala napoleonica del museo Correr, in piazza San Marco a Venezia. Per queste ragioni, le opere che la mecenate americana ha scelto di tenere per sé e per la propria collezione personale hanno un valore aggiunto.
Ora, grazie a questa ricerca, si potranno scoprire anche alcune curiosità sul mondo di lavorare dell’artista americano: fu, per esempio, usato, come ipotizzano alcuni studiosi, lo smalto negli oli «Occhi nel caldo» («Eyes in the Heat») del 1946 e «Alchimia» («Alchemy») del 1947? La risposta la daranno i ‘dottori’ del MoLab, un’eccellenza tutta italiana della quale andare fieri. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jackson Pollock, «La donna luna» («The Moon Woman»), 1942. Olio su tela, 175,2 x 109,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 141; [fig. 2] Jackson Pollock, «Senza titolo», 1946 c..Guazzo e pastello su carta, 58 x 80 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 147; [fig. 3] Jackson Pollock,«Alchimia» («Alchemy»), 1947. Olio, pittura d'alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 150

Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.

lunedì 10 giugno 2013

«Art in Progress», Cosenza diventa un «cantiere del contemporaneo»

È tutto pronto a Cosenza per la seconda edizione di «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre, la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, il Museo dei Brettii e degli Enotri e molti altri spazi espositivi della città calabrese faranno da scenario a mostre, concerti, incontri con gli artisti.
Ad inaugurare la rassegna, promossa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza, con la Soprintendenza regionale per i beni storici, artistici ed etno-antropologici e il Comune di Marano Pincipato, sarà il laboratorio «Urban Superstar Toys», due giorni per imparare a realizzare pupazzi pop con Davide «Diavù» Vecchiato.
L’eclettico artista e cartoonist laziale, curatore di Muro – Museo Urban di Roma e ideatore del progetto artistico «MondoPop», sarà di nuovo protagonista di «Art in Progress» nella serata di venerdì 14 giugno con l’inaugurazione, presso la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, della mostra «City of Women», da lui curata nell’ambito della quinta edizione del festival «The Urban Superstar Show».
L’immagine disegnata nel 1980 da Andrea Pazienza per la locandina dell’omonimo film di Federico Fellini, raffigurante il primo piano di una ragazza dalla pelle blu e dai lunghi capelli neri mossi dal vento, farà da filo conduttore alla rassegna, aperta fino a venerdì 19 luglio, il cui intento è quello ridisegnare il centro storico di Cosenza, trasformandolo in un’immaginaria città delle donne attraverso il linguaggio dell’estetica pop e della cultura underground.
«The Urban Superstar Show» prevede, sempre nella serata di venerdì 14 giugno e alla galleria d’arte provinciale Santa Chiara, anche la vernice della mostra «Suggestivism - The New Horizon», a cura di Nathan Spoor, che racconta attraverso trentadue firme della giovane arte contemporanea i nuovi traguardi della corrente pop surrealista.
Le due preview saranno accompagnate dalla video-performance «Canzoni Invisibili», un progetto nato dalla sinergia tra Lagash, bassista dei Marlene Kuntz, e Alex Cremonesi, che hanno scritto i testi e le melodie di dieci canzoni liberamente ispirate ai titoli di altrettante opere di Italo Calvino. L’esperimento creativo, realizzato con la partnership di Moleskine e di Letterature - Festival internazionale di Roma, ha coinvolto, nella fase visual, quella che si vedrà al Chiostro di Santa Chiara (venerdì 14 giugno, ore 21), anche l’artista multimediale Claudio Sinatti. Un appuntamento, dunque, con la musica sperimentale quello proposto da «Canzoni Invisibili» nell’ambito di «Art in Progress», rassegna che prevede anche un tributo alla complessa ricerca del compositore statunitense John Cage (sabato 15 giugno, ore 21 e venerdì 21 giugno, ore 21), un live set sonoro con lo street artista Jim Avignon (giovedì 13 giugno, ore 22) e la performance musicale «I sogni di Fellini», con gli allievi del conservatorio «Stanislao Giacomantonio» di Cosenza  (sabato 15 giugno, ore 20).
A chiudere l'iniziativa calabrese sarà, in autunno, il convegno «Paesaggio e arte contemporanea. Dalla progettazione alla valorizzazione» (sabato 28 settembre, ore 10.30), che avrà per scenario il parco della Sila, ma giugno riserverà agli amanti della contaminazione tra generi e linguaggi un altro appuntamento interessante: la mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna (sabato 15 giugno-venerdì 19 luglio), con opere, tra gli altri, di Ugo Nespolo, Vito Acconci, Matteo Basilé e del Living Theatre, che svelano come l'esistenza di tutti i giorni, la nostra quotidianità possano offrire stimoli creativi. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina del progetto «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo»;  [Fig. 2] Locandina disegnata da Andrea Pazienza per il fim  «City of Women» di Federico Fellini, 1980;  [Fig. 3] Matteo Basilè, «Alice in the Temple», 2009. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna; [Fig. 4] Xiao Lu, «Dailogue», 1979. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna

Informazioni utili 
«Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Cosenza - sedi varie. Sito internet: www.artinprogress.it. Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre 2013. 

venerdì 7 giugno 2013

Dalle Pussy Riot ad Ai Weiwei: tutta l’arte del «Biografilm Festival»

«Look Forward», «Guarda avanti». È un invito alla fiducia quello che lancia il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives», rassegna cinematografica dedicata alle biografie dei grandi protagonisti di cinema, teatro, musica, letteratura, arte e fotografia, in programma fino a lunedì 17 giugno a Bologna. «Look Forward» è, infatti, il claim scelto per questa nona edizione del festival felsineo: «un augurio e un imperativo –spiega il direttore artistico Andrea Romeo- per una generazione e un Paese che sperano di vedere la fine di una crisi, che ha profondamente minato tutte le certezze e che chiede urgentemente l'individuazione di nuovi punti cardinali».
Ad aprire il sipario sulla rassegna, della quale è madrina Ornella Vanoni, sarà l’attesa anteprima italiana del documentario «Searching for Sugar Man» di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar 2013. La storia, sui grandi schermi dei cinema Odeon e Lumière nella serata di venerdì 7 giugno, racconta il caso di Sixto Rodriguez, cantautore folk cresciuto nella Detroit degli anni Sessanta, scoperto in un club da un produttore della Motown che aveva lavorato con Miles Davis, diventato una leggenda nell’Africa del Sud e poco compreso in America, dove i suoi album «Cold Fact» e «Coming From Reality», rispettivamente del ’70 e del ’71, si rivelarono un fiasco per le vendite, tanto da costringere il musicista ad abbandonare la chitarra e ad andare a fare il muratore.
Dalla storia di Sixto Rodriguez alla retrospettiva sul documentarista Gianfranco Rosi e all’omaggio all’avvocato Giovanna Cau, il programma del festival si rivela ricco e pieno di curiosità. Come da tradizione, ampio spazio sarà dedicato anche al mondo dell’arte, alla scoperta delle biografie avventurose di illustratori, designers, artisti e fotografi, le cui vite sono state vissute nel segno dell’unicità e dell’irripetibilità.
Si inizierà con l’anteprima italiana di «Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (sabato 8 giugno, ore 20.00), una delle dieci pellicole in gara nel concorso internazionale, la cui giuria è formata da Ed Lachman, Alison Klayman, Jane Weiner, Paola Pallottino e Filippo Vendemmiati.
Il documentario, che verrà poi proiettato al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna con tre repliche quotidiane in agenda dal 15 giugno al 14 luglio, racconta la storia delle leggendarie attiviste russe Pussy Riot, divenute famose in tutto il mondo per un video su Internet nel quale interpretavano un brano punk, denso di politica e collera nei confronti di Vladimir Putin, all’interno della chiesa ortodossa più importante di Mosca, la cattedrale di Cristo Salvatore, con il volto coperto da passamontagna colorati.
Sempre nell’ambito del concorso internazionale, sarà possibile vedere «For No Good Reason» di Charlie Paul (domenica 9 giugno, ore 19.30), sulla vita dell’illustratore e caricaturista inglese Ralph Steadman, e «Design is One: the Vignellis» di Kathy Brew e Roberto Guerra (martedì 11 giugno, ore 20.00 - cinema Lumière), film dedicato alle creazioni di design e grafica di Lella e Massimo Vignelli, coppia nella vita e nell’arte, emigrata negli Stati Uniti, alla quale si devono grandi invenzioni come la celebre mappa della metropolitana di New York, che ha imposto il carattere helvetica in tutto il mondo.
Nell’ambito della sezione «Biografilm Italia», verrà, invece, presentato «Come Tex nessuno mai» di Giancarlo Soldi (venerdì 7 giugno, ore 17.15), un’occasione per conoscere da vicino Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, personaggio dei fumetti che ha una schiera di ammiratori e discepoli, da Ricky Tognazzi a Bernardo Bertolucci, da Fausto U Giancu a Giuseppe Cederna. Da non mancare sarà anche l’appuntamento con l’anteprima mondiale di «Travelling in(to) Fluxus» di Irene Di Maggio (sabato 15 giugno, ore 17), un work in progress tributo all’omonimo movimento artistico, che negli anni Settanta seppe fondere arte e vita.
Tema artistico avranno anche due appuntamenti della sezione «Biografilm Emilia Romagna», che hanno per protagonisti intellettuali della regione. Si tratta dell’anteprima internazionale del documentario «La passione di Paola» (giovedì 13 giugno, ore 20) che Elisa Satta e il figlio Michele Pompei dedicano a Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla, e del progetto «Il coraggio del Boxel» di Andrea Pavone Coppola, sulla vita del bolognese Paolo Pasquini, progettista e inventore di prototipi elettrici, un vero e proprio Archimede dei giorni nostri.
Il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives» proporrà, poi, «Never Sorry» (venerdì 7 giugno, ore 18), un documentario di Alison Klayman sull’artista cinese Ai Weiwei, e il film «The Missing Piece: The Truth About Vincenzo Peruggia and the Unthinkable Theft of the Mona Lisa» (sabato 15 giugno, ore 21.30) di Joe Medeiros, che, con ironia e curiosità, va alla scoperta dell’uomo che, nel 1911, rubò la «Gioconda» dal Louvre.
Chiude il cartellone degli eventi d’arte progettati per la nona edizione degli rassegna felsinea, la mostra «Edward Lachman: Exposure Checks» (12-27 giugno) alla galleria Ono arte, che raccoglie una trentina di scatti inediti per l’Italia, nei quali il fotografo statunitense, presidente della giuria internazionale del festival, dà prova di saper illustrare magistralmente situazioni e comportamenti in modo mai scontato, ma al contrario infondendo alle immagini un senso di mistero sospeso, unito a un crudo realismo, più vero del vero.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena di «Ai Weiwei. Never Sorry» di Alison Klayman; Una scena del documentario «La passione di Paola» di Elisa Satta e Michele Pompei su Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla; [fig. 3] Un scena di Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin; [fig. 4] dward Lachman, Cate Blanchett in «I'm Not There». Prove di esposizione Polaroid per una mostra.  © Lachman ASC  

Informazioni utili 
www.biografilm.it

giovedì 6 giugno 2013

«Manifattura Diffusa» a Torino, quando l’arte incontra l’archeologia industriale

Saranno le suggestioni fotografiche di Alessandra Ferrua a tenere a battesimo la seconda edizione di «Manifattura Diffusa», un progetto, firmato da Lorena Tadorni e Karin Gavassa per l'associazione culturale «Ladiesbela», che intende animare lo storico borgo di Regio Parco, nella zona nord di Torino.
Da sabato 8 giugno a domenica 21 luglio, gli spazi dell’ex manifattura Tabacchi, costruiti nella seconda metà del Settecento dall’architetto Giovanni Battista Feroggio e chiusi nel 1996 (prima di essere, in parte, riconvertiti e concessi in uso all’ateneo torinese), accoglieranno un ricco calendario di mostre, appuntamenti con il cinema, concerti ed eventi teatrali.
La rassegna, promossa con il contributo della Regione Piemonte e della Circoscrizione VI, si propone, nello specifico, di trasformare una fabbrica parzialmente dismessa, luogo simbolo di un’epoca e dell’identità di un quartiere, in un polo culturale che sia, prevalentemente, incubatore di arte giovane. Tante le associazioni del territorio che hanno accolto l’invito, a cominciare dai Commercianti del Regio Parco e dagli Amici dell’Ecomuseo.
Il debutto della manifestazione è fissato per venerdì 7 giugno, alle ore 20, quando verrà presentata la mostra «Urbex» di Alessandra Ferrua: un progetto fotografico in continuo divenire, alla scoperta di luoghi dimenticati, in disuso e pieni di storia. Il silenzio di questi edifici abbandonati, l’architettura che circonda i resti di una vita passata e le testimonianze di attività lontane nel tempo, rivivranno attraverso una serie di immagini, alcune delle quali storiche.
«Manifattura Diffusa» sarà, poi, animata da altri due progetti, a cura del consorzio culturale BiTh–Barbari Invasori e Thealtro: «riVivendo Manifattura», una serie di visite guidate performative con persone che hanno fatto la storia della fabbrica torinese (venerdì e sabato, eccetto le giornate del 14, 21 e 28 giugno, ore 17.30 e ore 18.30), e «OffdownTOwn.manifattura», una mini-rassegna di teatro con tre titoli di ricerca ad ingresso libero (fino ad esaurimento dei posti disponibili). Il primo appuntamento vedrà in scena la «Compagnia gli Sperduti» con l’anteprima della commedia «La Congiura» (venerdì 7 giugno, ore 21.30) di Walter Revello. Seguirà una rilettura del lavoro «Il Guardiano» di Harold Pinter: «Il diamante più bello – Studio sulla Sindrome di Tourette» (domenica 30 giugno, ore 18.30), nel quale Thealtro trascinerà il pubblico nella mente di un cosiddetto «malato», in un viaggio malinconico, ma non greve, attraverso i deliri dell’elettroshock. «I Barbari Invasori» presenteranno, invece, «Stockholm» (domenica 21 luglio, ore 18.30), la storia di un giovane rampollo dell’alta società rapito a scopo riscatto e segregato in un luogo-non luogo, claustrofobico e noioso, che gli farà nascere un morboso attaccamento verso il rapitore, la cosiddetta sindrome di Stoccolma.
Quest’anno, poi, la manifestazione uscirà fuori dagli spazi della manifattura Tabacchi e coinvolgerà anche alcune realtà del territorio. Nel cortile della scuola Abba si terrà, per esempio, una mini-rassegna cinematografica, a cura dell’associazione culturale «Antiloco - Il piccolo cinema» e della cooperativa sociale «Solaria». Tre i titoli in programma: «Tutti i santi giorni» di Paolo Virzì (venerdì 5 luglio, ore 21.30), «Viva la libertà» di Roberto Andò (venerdì 12 luglio, ore 21.30) e «Benvenuto Presidente» di Riccardo Milani (venerdì 19 luglio, ore 21.30).
L’associazione «Almaterra» proporrà, invece, due serate (sabato 22 giugno, ore 20 e sabato 20 luglio, ore 20) legate all’interculturalità e all’Hammam recentemente aperto in via Norberto Rosa, con danza e musica orientale.
Completano il programma interventi musicali e aperi-cena a ritmo di rock’n’roll e musica degli anni Settanta e Ottanta, oltre allo spettacolo «Guardalupe», con Anna Abate e per la regia di Matteo Bena (sabato 6 luglio, ore 21.30).
Arte, suoni, teatro e degustazioni coloreranno, dunque, lo storico borgo di Regio Parco, gettando un ponte tra il recupero della memoria storica e la ricerca di una dimensione creativa degli spazi urbani. Un modo, questo, di ‘reinventare’ una realtà che, per oltre duecento anni, ha scritto una pagina importante della storia lavorativa torinese.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Manifattura Tabacchi di Torino; [figg. 2 e 3] Un'immagine di Alessandra Ferrua per la mostra «Urbex», con la quale inaugura la seconda edizione di «Manifattura diffusa»

Informazioni utili  
«Manifattura Diffusa». Un'estate di mostre, cinema, musica, teatro, eventi. Ex Manifattura Tabacchi, corso Regio Parco, 134/a e aree diffuse in Borgo Regio Parco – Torino. Informazioni: Associazione Ladiesbela, cell. 339.3222298 o cell. 347. 1575205, ladiesbela@yahoo.it. Da venerdì 7 giugno a domenica 21 luglio 2013.

mercoledì 5 giugno 2013

«Darbar», viaggio in Oriente con il Mao di Torino

E’ un’occasione per conoscere le tradizioni di Paesi come l’Indonesia, il Giappone, la Turchia e l’India quella che propone «Darbar. Luci da Oriente», rassegna promossa dal Mao – Museo d’arte orientale di Torino durante l’estate. Per il quarto anno consecutivo, la realtà di via San Domenico, afferente alla rete della Fondazione Torino Musei, aprirà le porte a concerti, conferenze, proiezioni di film e documentari, attività per le famiglie.
«Darbar», termine che indica il luogo deputato agli eventi artistici negli antichi palazzi dei Mahārāja, si propone, nello specifico, come un ponte culturale tra Oriente ed Occidente, presentando al pubblico civiltà millenarie, poco conosciute anche se già presenti nella prospettiva quotidiana della nostra società multi-culturale, attraverso focus settimanali dedicati alle aree geografiche rappresentate nelle gallerie del museo.
Una parte importante del programma, che prevede anche percorsi tematici tra le collezioni del Mao, è destinata alla musica con appuntamenti dedicati a strumenti poco conosciuti, come quelli presenti nell’orchestra del gamelan, o ad artisti espressione della cultura popolare del proprio Paese, come Naziha Azzouz (Algeria), il duo formato da Mieko Miyake e Suizan Lagrost (Giappone) e il Dem Trio (Turchia).
A inaugurare l’iniziativa, in programma da venerdì 7 giugno a sabato 20 luglio, sarà il Southbank Gamelan Players, l’ensemble in residence del Southbank Centre di Londra, che proporrà tre concerti (venerdì 7 giugno, ore 18 e 21; sabato 8 giugno, ore 21) con un repertorio di brani classici dell’Isola di Giava nelle scale slendro e pelog, oltre a due workshop per bambini e famiglie, rispettivamente intitolati «Io suono il gamelan» (sabato 8 giugno, ore 15) e «La magia del gamelan» (sabato 8 giugno, ore 16).
L’omaggio all’Indonesia proseguirà con un percorso tematico all’interno del Mao: «L’arabesco. Ritmo e geometria nell’arte islamica» (giovedì 13 giugno, ore 18.00), durante il quale verranno evidenziati gli elementi essenziali, il significato e l’origine del linguaggio artistico nei Paesi islamici. Sarà, quindi, la volta della conferenza «Oriente effimero. Il Cairo ricostruito e l’Oriente evocato nelle esposizioni orientali» (giovedì 13 giugno, ore 21), che vedrà in cattedra Sherif El Sebaie, docente del corso extra-curriculare di lingua araba, civiltà e arti dell'Islam tenuto presso il Politecnico di Torino. All’arte islamica sarà dedicato anche un percorso tematico con degustazione di tè (sabato 15 giugno, ore 16), bevanda che accompagna diversi momenti della vita quotidiana, dalle trattative commerciali alle riunioni conviviali, nei Paesi musulmani, in una vastissima area geografica che si estende dal Marocco al Pakistan.
«Darbar. Luci da Oriente» guarderà, poi, alla Cina con tre appuntamenti: la proiezione del film «Lanterne rosse» di Zhang Yimou (sabato 22 giugno, ore 15-18), una visita guidata sull’importanza della musica nella storia della cultura cinese (venerdì 21 giugno, ore 18) e un concerto di Deng Yuan (venerdì 21 giugno, ore 21), artista oggi residente in Italia che ha approfondito lo studio dello zheng (noto anche come guzheng), strumento musicale della famiglia delle cetre utilizzato, originariamente, dalle orchestre che suonavano alla corte orientale cinese, il cui uso solistico, che ha condotto a tecniche di esecuzione più complessa e a un ampliamento del repertorio, risale al XIX secolo.
La rassegna torinese volgerà, quindi, l’attenzione al nord Africa con un aperitivo a cura di Hafa Cafè (giovedì 27 giugno,ore 19.30), un concerto di musica algerina con Naziha Azzouz e Adel Salameh (giovedì 27 giugno, ore 21), la proiezione del documentario «El gusto» di Safinez Bousbia (sabato 29 giugno, ore 15-18) e una conferenza del sociologo Khaled Fouad Allam (giovedì 27 gennaio, ore 18), docente universitario di islamistica negli atenei di Trieste ed Urbino, nonché editorialista dei quotidiani «La Repubblica» e «La Stampa».
Dal nord Africa ci si sposterà in Giappone. Chiara Bottelli proporrà la conferenza «Bigaku. Imparare la bellezza» (giovedì 4 luglio, ore 18). Massimo Bandera approfondirà l’arte del bonsai (sabato 6 luglio, ore 16). Mieko Miyazaki e Suizan Lagrost animeranno un concerto di musica tradizionale giapponese (giovedì 4 luglio, ore 21), che fonderà i suoni di due strumenti tipici quali lo shakuhachi e il koto.
I tre appuntamenti offriranno l’occasione anche per vedere le nuove opere giapponesi in mostra al Mao: nove frammenti di emakimono esposti per la prima volta al pubblico. Si tratta dei tradizionali «rotoli di pittura» in formato orizzontale, la cui fruizione avviene gradualmente, in un processo di srotolamento da destra a sinistra, con una successione quasi filmica delle immagini nella loro composizione o della storia narrata nel suo svolgimento.
Le opere selezionate forniscono un’interessante panoramica sulla produzione degli emakimono nel medio e tardo periodo Edo (1603-1868); tra questi spicca il frammento di una scena di battaglia che fa riferimento alle gesta del famoso condottiero Minamoto no Yoshitsune (1159-1189) e riconducibile alla prima metà del XVIII secolo.
A chiudere la rassegna saranno due focus su Turchia e India. Il primo prevede la proiezione del lungometraggio «Yol» di Yilmaz Günei (sabato 13 luglio, ore 15-18) e la conferenza «Dall’impero ottomano alla Turchia contemporanea, da ‘Malato d’Oriente’ a ‘Tigre del Mediterraneo’» del giovane storico e politologo Marco Demichelis (giovedì 11 luglio, ore 18), oltre a un concerto di musica turca del Dem Trio (giovedì 11 luglio, ore 21), formato dai virtuosi Murat Salim Tokaç (tanbur e ney), Cenk Güray (bağlama) e Derya Türkan (kemençe). La cultura indiana verrà, invece, approfondita attraverso un percorso tematico nella galleria dell’Asia orientale (giovedì 18 luglio, ore 18) sulle tracce delle molteplici figure divine dell’induismo, quali Ganeśa ( il dio dalla testa di elefante), Viṣnu, Śiva e la sua consorte Pārvatī, ma anche da un concerto di Riccardo Battaglia e Federico Sanesi (giovedì 18 luglio, ore 21) e dalla proiezione del video «Ru-Ba- Ru» (sabato 20 luglio, ore 15-18).
Un programma, dunque, ricco e articolato quello del Mao – Museo d’arte orientale di Torino per viaggiare tra India, Giappone e Turchia senza lasciare l’Italia.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Il Southbank Gamelan Players, l’ensemble in residence del Southbank Centre di Londra, che giovedì 7 giugno 2013 inaugurerà la quarta edizione di «Darbar. Luci da Oriente»; [fig. 2] Deng Yuan, artista protagonista del concerto in programma venerdì 21 giugno 2013; [fig. 3] Federico Sanesi sarà, con Riccardo Battaglia, protagonista del concerto di musica indiana in programma giovedì 18 luglio 2013; [fig. 4] Un reperto esposto nella galleria dei Paesi islamici del Mao -Museo d'arte orientale di Torino; [fig. 5] Un reperto esposto nella galleria giapponese del Mao -Museo d'arte orientale di Torino 

Informazioni utili 
«Darbar. Luci da Oriente». Mao - Museo d’arte orientale, via San Domenico, 11 - Torino. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso al museo: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito fino a 18 anni. Ingresso alla rassegna: tutte le attività della rassegna «Darbar» sono ad ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili; potranno essere ritirati due tagliandi a persona a partire da mezz’ora prima dell’inizio delle attività; l’organizzazione non risponde di eventuali code formatesi prima dell’orario concordato. Informazioni e prenotazioni: tel. 011.4436927. sito web: www.maotorino.it. Da venerdì 7 giugno a sabato 20 luglio 2013.

martedì 4 giugno 2013

Geometrie solari per l’estate di Rimini. Marco Neri firma il manifesto 2013

E’ il linguaggio geometrico ed essenziale di Marco Neri (Forlì, 1968) a caratterizzare le due immagini che la città di Rimini ha scelto per i manifesti e i materiali turistici della sua prossima stagione estiva.
Dopo la pittura seducente di Milo Manara, il disegno pop di Jovanotti, il richiamo tribale di Pablo Echaurenn, il gioco di parole di Alessandro Bergonzoni e i lavori di Francesca Ghermandi e Francesco Bocchini, la lunga storia dell’affiche balneare (iniziata negli anni Venti del XX secolo, interrottasi nel secondo Dopoguerra e ripresa nel 2000), si arricchisce, dunque, dei giochi di linee orizzontali e verticali delle opere «La casa delle bandiere» e «Occhio».
Il primo lavoro, scelto per il manifesto, rappresenta un edificio dall’architettura razionalista, sul quale sventolano i colori dell’Italia, della Svizzera, della Germania, della Grecia e non solo. L’opera, dipinta nel 1992, è figlia dell’installazione «Quadro mondiale», una distesa di centonovantadue bandiere per la facciata del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia, con la quale l’artista romagnolo, da oltre vent’anni residente a Torriana, partecipò nel 2001 all'indimenticabile mostra-evento «Platea dell’umanità», a cura di Harald Szeeman.
Il paesaggio cosmopolita, astratto e reale nello stesso tempo, dell’immagine di Marco Neri –racconta Massimo Pulini, assessore alla cultura del Comune di Rimini, ma anche artista e docente di pittura all’Accademia di Belle arti di Bologna- «ha l'atmosfera aperta e festosa di un villaggio olimpico. Uno sguardo nitido e meridiano fa stagliare un ‘Gran Pavese’ di bandiere su una prospettiva di palazzi che sfidano l'essenzialità del gioco e la forza del simbolo. In ogni vessillo il colore ha il carattere di un distillato storico, ogni campitura è ideogramma di una parte del mondo. Nella puntuale tarsia delle forme con la quale è costruita l'opera emerge una visione limpida e serena, condensata ma quasi senza peso: la pittura stessa sembra essersi concessa una vacanza estiva, alleggerita dalla zavorra dei dettagli e dal rovello dei pensieri».
Per le cartelline e le borse, è stata, invece, scelto l’opera «Occhio», realizzata nel 2009: «un'immagine –prosegue l’assessore Pulini- da titoli di coda o di prologo: stenografia contemporanea di un paesaggio costiero, in cui l'apparizione in lontananza diviene annuncio silente e monocromo di quel che sarà la giostra di luci e suoni». Il soggetto ritratto nel lavoro, che entrerà a far parte della collezione permanente del Museo civico di Rimini, è la visione trasognata di una ruota panoramica, immersa in una velatura atmosferica resa dalla tempera su carta.
Marco Neri, docente di pittura all'Accademia di Belle arti di Ravenna e artista che ha in curriculum mostre in spazi espositivi quali il Rupertinum Museum di Salisburgo, il Museion di Bolzano e il Pecci di Prato, ha presentato al Comune di Rimini anche una terza immagine rimasta fuori dalla comunicazione istituzionale, ma resa pubblica in conferenza stampa per far meglio comprendere il ventaglio interpretativo dispiegato dall'autore per raccontare Rimini a turisti e cittadini: un’essenziale darsena notturna, dipinta quasi in un alfabeto Morse che riduce in forma binaria le luci e i colori.
Visioni differenti e complementari restituiscono, dunque, il volto di una cittadina di mare tra le più amate dai vacanzieri, sinonimo nell'immaginario collettivo di divertimento, relax, vita notturna, prezzi bassi e buona accoglienza.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Manifesto per Rimini 2013, firmato da Marco Neri; [fig.2 e 3] Una scena della conferenza stampa di presentazione del manifesto balneare per l’estate 2013 di Rimini, alla quale hanno partecipato il sindaco Andrea Gnassi, l'assessore Massimo Pulini e l'artista Marco Neri 
[Le foto sono state messe a disposizione dall'Ufficio stampa dell'ufficio Turismo del Comune di Rimini]

Per saperne di più 
Balnea - Museo virtuale dei bagni di mare e del turismo balneare
Una sirena per il manifesto di Rimini 2010
Bergonzoni firma l’estate 2009 di Rimini

lunedì 3 giugno 2013

«Lightbox», vetri d’artista per il progetto veneziano «Le stanze del vetro»

Si chiama «Lightbox» la nuova iniziativa del progetto culturale «Le stanze del vetro», ideato da Pentagram Stiftung e dalla Fondazione Giorgio Cini con lo scopo di studiare e valorizzare l’arte vetraria veneziana.
Nei giorni frenetici della vernice per la cinquantacinquesima edizione della Biennale, lo spazio sull’isola di San Giorgio Maggiore ha, infatti, inaugurato un vero e proprio spazio espositivo in miniatura all’interno del quale ciascun artista sarà libero di realizzare un’installazione personale come se fosse all’interno di una stanza di museo, avendo anche la possibilità di modificare a suo piacimento l’illuminazione, i piani dell’esposizione e la cromatura delle pareti interne.
Le opere presentate all’interno di queste piccole stanze nelle stanze saranno firmate, numerate e destinate alla vendita, contribuendo, sul modello dell’esperienza della Serpentine Gallery di Londra, al sostegno delle iniziative culturali del progetto culturale «Le stanze del vetro».
I primi artisti ad aver accolto l’invito di «Lightbox», scatola luminosa che trae ispirazione dal lavoro di Joseph Cornell, sono Not Vital, Alessandro Diaz de Santillana e Lilli Doriguzzi, le cui opere sono già disponibili nel bookshop sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
L’edizione d’artista di Not Vital è realizzata in vetro trasparente solido. La sua forma astratta è irregolare e ricorda una nave o il corno di un animale pieno fino all'orlo d’acqua. La forma è organica e allo stesso tempo non identificabile: informe e seducente. La natura tattile dell’oggetto che ne risulta, e le sue curve tondeggianti, sollecitano lo spettatore a desiderare di maneggiarlo, per sentirne il peso e la particolare densità del vetro senz’aria. L'opera è firmata dall'artista, che ha soffiato il proprio nome all’interno della canna, sigillando così l'invisibile e l'effimero nell’opera. Il gesto è contemporaneamente fisico e concettuale, mentre la modalità con cui l'artista sceglie di identificare se stesso e il concetto della creazione del mito si materializzano davanti a noi.
Alessandro Diaz de Santillana ha, invece, concepito «TLamp», una lampada da tavolo senza fili, perseguendo la stessa idea e finalità del disegno delle lampade a sospensione che illuminano le aree non espositive del progetto «Le stanze del vetro». L'artista, seguendo un principio che è alla base del suo disegnare oggetti d'uso, inserisce nello spazio delle presenze non invasive, che si mimetizzano con l’architettura mentre assolvono all’idea di essere degli oggetti ‘di servizio'. «TLamp» è una lampada da lettura, senza filo e a batterie ricaricabili, concepita per consentire al lettore e a chi la utilizza di poterla spostare sul piano di lavoro in tutta libertà. Il vetro è soffiato e lavorato alla mola a Murano da Simone Cenedese, mentre la parte illuminotecnica e i particolari in alluminio sono realizzati da Tecnikalumen a Marghera.
Lilli Doriguzzi presenta, invece, «Kaleidoscopio»,un'opera che parla della totale casualità e mutabilità dei rapporti, e dell’imprevedibilità degli eventi.Per la sua realizzazione, l'artista ha scelto murrine blu cobalto, elemento tipico della tradizione vetraria muranese, contenenti le lettere X e Y di colore bianco, accoppiate a formare gruppi di XX e XY, simboli della rappresentazione dei generi maschile e femminile. 

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Not Vital, «Untitled», 2013. Vetro solido di Murano. Misure: dimensioni variabili. Tiratura: edizione di 30; [fig. 2] Alessandro Diaz de Santillana, «TLamp», 2013. Lampada da lettura a batteria ricaricabile. Vetro soffiato e inciso a Murano, alluminio, luce led, batterie ricaricabili. Misure: Cm H 33 x L 33 x ∅ 15.5. Tiratura: Illimitata. Disponibile in colore cristallo o tabacco; [fig. 3] Lilli Doriguzzi, «Kaleidoscopio», 2013. Ottone nichelato, lente ottica in vetro, specchio frontale in vetro, murrine opache in vetro. Misure: cm H 25 x ∅ 4. Tiratura: edizione di 50 

Informazioni utili 
 «Lightbox», un progetto de «Le stanze del vetro». Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore, 1 - Venezia, tel. 041.5229138 o info@lestanzvedelvetro.it. Sito internet: www.lestanzedelvetro.it

venerdì 31 maggio 2013

Approdo a Venezia per Artcurial: in mostra due video di Laurent Grasso

Una girandola di mostre, una turbinio di eventi collaterali, un carosello di feste e cocktail: Venezia si prepara ad indossare il suo vestito più glamour in vista della lunga vernice per la cinquantacinquesima edizione della Biennale. Dalla Collezione Peggy Guggenheim alla François Pinault Foundation, passando per i molti spazi espositivi dei Musei civici e per tanti altri suggestivi palazzi della città, la Laguna offrirà agli amanti dell’arte centinaia di occasioni di incontro e conoscenza.
Anche Artcurial Briest Poulain F. Tajan non si è lasciata sfuggire l’occasione di essere presente a Venezia con la propria attività. Proseguendo nell’impegno a sostegno delle arti e degli artisti del nostro tempo, la rinomata casa d’aste francese presenterà, nella splendida cornice di palazzo Nani Bernardo Lucheschi, dimora che si affaccia sul Canal Grande e che è ubicata accanto a Ca’ Rezzonico, il lavoro di Laurent Grasso (Mulhouse, 1972), premio Marcel Duchamp 2008.
L’esposizione, che rimarrà aperta gratuitamente solo per nelle giornate di venerdì 31 maggio e sabato 1° giugno, proporrà due opere video, «On Air» (2009) e «Uraniborg» (2012), e una selezione di dipinti. Nella prima opera, un falco dotato di una piccola telecamera ha filmato il deserto e i paesaggi lunari caratteristici degli Emirati Arabi Uniti, sorvolando luoghi inaccessibili e misteriosi. L’artista ha così trasformato un arcaico metodo di caccia in uno strumento di spionaggio, come i moderni droni militari impiegati nelle zone di conflitto.
L’altro lavoro opera come un documentario dell’invisibile e dà vita al castello in cui l’astronomo Tycho Brahe trascorse vent’anni della propria vita, studiando e analizzando la configurazione delle stelle e dei moti planetari. Il video permette così di far rivive «Uraniborg», detto anche «Palazzo di Urania» (dal nome dalla musa dell'astronomia), un edificio edificato nel 1576 sull'isola di Ven, tra la Danimarca e la Svezia, con il finanziamento di re Federico II.
Il Costruito prima dell'invenzione del telescopio astronomico, il castello-osservatorio dotato di numerose apparecchiature per l’osservazione astronomica, ha aperto la strada a molti progressi per la conoscenza dell’universo. Una voce fuori campo esplora la linea confine con il visibile e crea collegamenti tra l'architettura e il concetto di apparato espositivo.
L’evento Artcurial è realizzato con il sostegno della galleria Valentin di Parigi e dell’Adiaf (Associazione per la diffusione internazionale dell’arte francese), con la quale la casa d’aste collabora da anni per promuovere l’arte contemporanea francese all'estero.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Vista di Palazzo Nani Bernardo Lucheschi San Barnaba a Venezia; [fig. 2 e 3] Laurent Grasso, «Uraniborg», 2012, Neon, transformer 15 x 65 cm, Collezione dell'artista. Photo: Romain Darnaud, © Laurent Grasso 

Informazioni utili 
 Artcurial presenta Laurent Grasso, vincitore del premio Marcel Duchamp 2008. Palazzo Nani Bernardo Lucheschi San Barnaba, calle Bernardo 3197 - Venezia. Orari: venerdì 31 maggio e Sabato 1 giugno 2013, ore14.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: Artcurial in Italia, tel. 02.49763649. Da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno 2013.

giovedì 30 maggio 2013

«Palazzo enciclopedico», il catalogo dell’immaginario è alla Biennale di Venezia

È il «Liber novus» o «Libro rosso» di Carl Gustav Jung, una sorta di manoscritto miniato dalle forme visionarie e dai colori sfolgoranti, mai esposto prima d’ora in Italia, ad aprire il percorso espositivo della cinquantacinquesima edizione dell’Esposizione internazionale d’arte di Venezia. Nel vestibolo del Padiglione centrale ai Giardini, dove è stata recentemente restaurata la cupola liberty con il ciclo pittorico «La civiltà nuova» di Galileo Chini, otto spicchi nei toni blu cobalto, oro e rosso accesso immaginati per la Biennale del 1909 e coperti nel 1928 da una struttura realizzata da Giò Ponti, il libro disegnato dal padre della psicanalisi nell’arco di sedici anni (a partire dal 1913) per documentare le sue fantasie e allucinazioni funziona come dichiarazione poetica della grande «mostra-ricerca» ideata dal quarantenne Massimiliano Gioni, il più giovane direttore mai stato in carica, con l’intento di raccontare il desiderio di sapere connaturato alla natura umana, i sistemi usati per organizzare la conoscenza, il potere trasformativo della fantasia, del sogno e dell’immaginazione.
Più di centocinquanta artisti, provenienti da trentotto Paesi, molti dei quali outsider, ovvero operanti fuori dal sistema rappresentato dalla triade critica, musei e gallerie, e quasi cinquemila opere, tra lavori del passato e altri ideati per l’occasione, compongono il percorso espositivo della rassegna denominata «Palazzo enciclopedico», che ha come immagine guida una testa di profilo dalla quale si irradiano cerchi e frecce centrifughe quasi a dirci che il desiderio di conoscenza e correlato al bisogno di comunicazione.
Il titolo della mostra deriva dall’idea utopistica dell’italo-americano Marino Auriti, un operaio abruzzese trasferitosi in Pennsylvania dopo l’ascesa al potere dei fascisti che, nel 1955, depositò all’ufficio brevetti statunitense il suo progetto di un museo immaginario di centotrentasei piani e settecento metri di altezza, che avrebbe dovuto occupare più di sedici isolati della città di Washington e nel quale sarebbe stato classificato tutto il sapere dell’umanità: dalla ruota al satellite, dai più antichi manufatti all’avanguardia artistica.
L’impresa di Marino Auriti rimase naturalmente incompiuta, ma il modellino del suo «Palazzo enciclopedico del mondo» -fatto di legno, ottone e plastica, con finestre in miniatura di celluloide, colonnine disegnate a mano e minuscole balaustre ricavate da pettini- campeggia all’inizio dell’Arsenale, i cui spazi sono stati ridisegnati per l’occasione dall’architetto Annabelle Selldord con l’intento di creare una sequenza di wunderkammer di ispirazione cinque-seicentesca.
In questo allestimento ordinato e pulito, dal sapore quasi museale, bisogna perdersi e lasciarsi trasportare dalla curiosità. Si ritrovano così davanti agli occhi del visitatore le ottanta sculture umanoidi di Paweł Althamer per l’installazione «Venetians», le illustrazione in bianco e nero di R. Crumb per il libro della «Genesi», il video «Vinci» di Yuri Ancarani dedicato alla chirurgia robotica di alta precisione, gli arazzi realizzati dal brasiliano Arthur Bispo do Rosàrio in manicomio, i disegni del senegalese Papa Ibra Tall e, ancora, le fotografie naturalistiche di Eliot Porter, la grande sfera luminosa di Otto Piene, le piccole sculture in creta con cui l’artista giapponese Shinichi Sawada, affetto da una grave forma di autismo, comunica con il mondo.
Sempre all’Arsenale l’americana Cindy Sherman, celebre per autofotografarsi con vari travestimenti, porta il suo museo personale, nel quale sono allineati oltre duecento opere di una trentina di artisti. «Bambole, pupazzi, manichini e idoli –racconta Massimiliano Gioni- si mescolano a collezioni di fotografie, dipinti, sculture, decorazioni religiose e tele disegnate dai carcerati che insieme compongono un teatro anatomico nel quale sperimentare e riflettere sul ruolo che le immagini hanno nella rappresentazione e percezione di sé». Ecco così i ritratti con bottoni e passamaneria di Enrico Baj incontrare gli ex voto del Santuario di Romituzzo, le bandiere vudù haitiane dialogare con i disegni di Carol Rama, ma in mostra ci sono anche la scultura di una donna in tailleur blu firmata da Charles Ray, una ricca collezione di fotografie con famigliole anni Venti e ambienti domestici, gli uccelli di carta di James Castle, l’infante con uno scarabeo sull’occhio di Rosemarie Trockel e molto altro ancora.
Nel Padiglione centrale ai Giardini si possono, invece, vedere gli oli di Hilma af Klint, occultista svedese del gruppo «Le cinque» in contatto con entità ultraterrene, i disegni della svizzera Emma Kunz concepiti come un inedito rituale di guarigione per i suoi pazienti, le grandi lavagne disegnate dal pedagogo Rudolf Steiner, le raccolte di pietre dello scrittore francese Roger Callois e, ancora, le piccole ceramiche di Ron Nagle, le cartografie dell’universo del minatore francese Augustin Lesage,l’insolita collezione di bambole di Marton Bartlett, i tarocchi realizzati dal mago inglese Aleister Crowley e i disegni divinatori della comunità Shaker.
 Ma che cosa ci racconta in sintesi questa Biennale? Per rispondere potremmo prendere a prestito la frase di uno dei protagonisti del video «Blindly» di Artur Żmijewski, artista conosciuto per le sue opere sulla memoria dell’Olocausto, che ha filmato un gruppo di ciechi mentre disegnavano e poi ha chiesto loro che cosa avessero rappresentato: «It’s a landscape from my head», «è un paesaggio che c’è nella mia testa».

Didascalie delle immagini 
[Fog. 1] Carl Gustav Jung , «The Red Book» [page 655], 1915-1959. Paper, ink, tempera, gold paint, red leather binding, 40 x 31 x 10cm. © 2009 Foundation of the Works of C.G. Jung, Zürich. First published by W.W. Norton & Co., New York, 2009 [fig. 2] Marino Auriti con il suo Palazzo enciclopedico. Photographer unidentified, c. 1950s. Collezione American Folk Art Museum, New York; [fig. 3] Rudolf Steiner, Disegni alla lavagna, 1923. Gesso su carta nera, 102 x 153 x 3,8 cm. Courtesy Rudolf Steiner Archive, Dornach, Switzerland; [fig. 4] Paweł Althamer, Almech, Deutsche Guggenheim, Berlin, October 2011–January 2012. © Pawel Althamer. Commissioned by the Deutsche Bank in consultation with the Solomon R. Guggenheim Foundation for the Deutsche Guggenheim. Photo: Mathias Schormann

Informazioni utili 
«Il Palazzo Enciclopedico». 55° Esposizione internazionale d'arte. Giardini  e  Arsenale - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il  lunedì, escluso il 3 giugno e il 18 novembre; ultimo ingresso, ore 17.45. Ingresso: intero Special 2 Days € 30,00, intero Regular € 25,00, ridotto € 22,00 o € 20,00, studenti/under 26 € 14,00, family formula € 50,00 (2 adulti + 2 under 14), gruppo adulti € 15,00 (minimo 10 persone), gruppo studenti scuole secondarie € 10,00, gruppi studenti universitari € 12,00, permanent pass € 80,00, permanent pass per studenti under 26 € 50,00; permanent pass Venezia e provincia € 50,00.  Catalogo ufficiale, catalogo breve e guida: Marsilio editore, Mestre. Informazioni: tel. 041.5218828. Sito internet: www.labiennale.org. Dal 1° giugno al 24 novembre 2013.