Non è il messaggio di qualche innamorato, ma una vera e propria opera di land art. Il cuore verde che pulsa nel Montefeltro, sulle colline della Valle del Foglia, è, infatti, stato realizzato dall’artista marchigiano Gianni Calcagnini (Luca - Fano, 1943) per l’«Urbino Resort», incantevole struttura polivalente della tenuta Santi Giacomo e Filippo, composta da antiche case coloniche riadattate in camere e suites, per un totale di trentadue unità abitative e ottantacinque posti letto, che Antonio e Gianfranco Bruscoli hanno aperto nell’autunno del 2007, dopo un accurato intervento conservativo a cura dell’architetto Massimo Bottini.
L’opera di Gianni Calcagnini, disegnata con piantumazioni sempreverdi su uno dei crinali prossimi a Urbino, è visibile non solo agli ospiti del bel resort in località Pantiere, sottoposto a salvaguardia ambientale sotto la tutela della Provincia di Pesaro e Urbino quale sito di importanza comunitaria, ma anche a chi viaggia sulla strada provinciale Feltrasca verso Sassocorvaro, a pochi chilometri da Montecalvo in Foglia.
«Ho realizzato il cuore circa un anno fa, ma nella terra argillosa di questi calanchi le piantine si sviluppano lentamente e hanno bisogno di cure continue –racconta l’artista-. Da poco, con la primavera, il verde è cresciuto vivificando un calanco destinato altrimenti ad essere incolto: è un cuore pulsante che ci mostra la bellezza di ogni angolo di natura, anche del più impervio; è il battito della terra che sente l’uomo prendersi cura di lei».
Accanto a questo nuovo lavoro, nato con l’intento di mettere in risalto il legame ancestrale dell’uomo con la terra, Gianni Calcagnini, artista globetrotter con esperienze lavorative negli Stati Uniti e in Iran, offre alla vista degli ospiti della tenuta Santi Giacomo e Filippo anche un’altra opera recente, datata 2012: l’installazione permanente «Il pensiero è più veloce dell’azione», maestosa scultura in ferro, di oltre sei metri d’altezza e dieci di lunghezza, raffigurante un imponente cavallo che salta verso il cielo.
L’ambiente incontaminato dell’«Urbino Resort» -trecentosessanta ettari a coltivazione biologica nell’oasi faunistica «La Badia», caratterizzati da colline marnoso-argillose, boschi, pianure fluviali e maestose querce secolari- rappresenta, d’altronde, un luogo ideale per il lavoro dell’artista marchigiano, che si dedica alla Land art dagli anni Novanta, quando ha realizzato a Mondaino, cittadina del Riminese dove oggi risiede, l’opera «Gaia» (1995), una donna ‘arata’ di grandi dimensioni (120 x 180 metri).
In queste terre, che secondo la tradizione appartennero alla nonna di Raffaello Sanzio e nelle quali il Duca di Montefeltro aveva il suo casino di caccia, Gianni Calcagnini ha lasciato anche altri due suoi lavori. Passeggiando nel verde della tenuta urbinate (che offre ai suoi ospiti, oltre alle camere, una piscina, un centro benessere, un ristorante, un bar e un eco-spaccio), ci si può, infatti, imbattere nell'installazione «La grotta di passa l’acqua» (2008), «un rifugio -racconta l’autore- nell’utero di Madre Terra, dal quale escono pecorelle in cerca di un pastore-guida», e in «Fontanella» (2011), opera ricavata da una sorgente naturale, trasformata in abbeveratoio per i volatili. Immancabile è, poi, una visita all’abbazia dei Santi Giacomo e Filippo, costruzione di impianto trecentesco, regolarmente aperta al culto dopo il restauro degli anni Novanta, al cui interno è conservato un quadro, molto venerato, della Vergine con il Bambino fra San Giovanni Battista e Antonio Abate.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Gianni Calcagnini, «Cuore nel paesaggio», 2013. Opera di land art per l’«Urbino Resort»; [fig. 3] Gianni Calcagnini, «Il pensiero è più veloce dell’azione», 2012. Installazione per l’«Urbino Resort»
Informazioni utili
Tenuta Santi Giacomo e Filippo - Urbino Resort,via San Giacomo in Foglia, 7 - Località Pantiere - 61029 Urbino, tel. 0722.580305, fax 0722.580798, info@urbinoresort.it. Sito internet: www.urbinoresort.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 12 luglio 2013
mercoledì 10 luglio 2013
Pina Bausch incontra Igor Stravinskij. In scena a Napoli «La sagra della primavera»
Il mito di Pina Bausch, la madre del teatro-danza, rivive a Napoli. Dopo il debutto italiano dello spettacolo «Sweet Mambo», penultima creazione della coreografa tedesca, presentata a fine giugno al Petruzzelli di Bari, il Tanztheater Wuppertal prosegue il proprio viaggio in Italia, facendo tappa al teatro di San Carlo.
Da giovedì 11 a domenica 14 luglio, la compagnia tedesca, che porta l’opera di Pina Bausch in tutto il mondo, sotto la direzione di Lutz Förster, sarà nella splendida sala settecentesca, progettata da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale per volontà del re Carlo III di Borbone, con due classici del suo repertorio: «Café Müller» (1978) e «La sagra della primavera» (1975).
Il programma esclusivo, con il quale il Tanztheater Wuppertal torna nella città campana dopo un’assenza di quasi dieci anni (l’ultima sua presenza a Napoli è del 2002, con la rappresentazione di «Nur Du»), viene presentato in collaborazione con Andres Neumann International e nell’ambito del tour per i festeggiamenti dei quarant’anni dalla fondazione della compagnia tedesca.
L’appuntamento offre anche l’occasione per celebrare il centenario dello spettacolo «La sagra della primavera», creazione epocale di Igor Stravinskij e Vaslav Nijinsky, la cui prima assoluta avvenne nel maggio 1913 al Théâtre des Champs Elysées di Parigi e che fu banco di prova per numerosi talenti della danza, tra i quali Maurice Béjart e Martha Graham.
Per le celebrazioni, il Lirico di Napoli ha scelto, insieme con i teatri di Parigi e Mosca, la versione firmata da Pina Bausch nel 1975, con i costumi e le scene di Rolf Borzik. Una versione, questa, nella quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, in vesti minimali e leggeri danzano in una scena ricoperta di argilla, dando vita al rito di designazione di una fanciulla destinata al sacrificio propiziatorio. Prevale nell’allestimento una dimensione selvaggia e primitiva, un crescendo drammatico, con i corpi degli interpreti sempre più affannati e imbrattati fino al tragico finale.
Di grande impatto è, poi, la scelta di proporre «Café Müller», titolo che segna un punto di svolta nella ricerca di Pina Bausch, artista che, dopo i precedenti lavori ispirati ai capolavori dell'arte e della letteratura, definisce con questo spettacolo lo stile ed i contenuti del suo teatro-danza. Il balletto è, infatti, la sintesi dell'intero universo poetico, drammaturgico e coreutico inventato dall'artista tedesca, orientato all'analisi del contrasto uomo-società e alla ricerca di una espressività autentica dei sentimenti. La produzione, in parte autobiografica, si svolge in un oscuro «caffè della memoria», affollato di sedie vuote tra cui si muovono, sulle note di Henry Purcell, sei danzatori che rappresentano -in un fulminate lamento d'amore- la metafora dell'impossibilità di un contatto sincero tra gli individui.
Vedi anche
Debutto italiano per lo spettacolo «Sweet Mambo» di Pina Bausch
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Photo: Ulli Weiss;[fig. 2] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Copyright: Zerrin Aydin Herwegh; [Fig. 3] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Nell'immagine: la ballerina Helena Pikon.Photo: Ulli Weiss
Informazioni utili
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller»e «La sagra della primavera». Teatro di San Carlo, via San Carlo, 98 – Napoli. Date: giovedì 11 luglio, ore 20.30; venerdì 12 e sabato 13 luglio, ore 21; domenica 14 luglio, ore 17.00. Biglietti: da € 35,00 a € 80,00.
«Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Helena Pikon, Dominique Mercy, Barbara Kaufmann, Jean-Laurent Sasportes, Michael Strecker, Azusa Seyama/ Aida Vainieri.
«La sagra della primavera». Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Andrey Berezin, Damiano Ottavio Bigi, Wladislav Bondarenko, Luiza Braz Batista, Lea Burkart, Ching – Yu Chi, Aleš Čuček, Da Soul Chung, Ji-Hye Chung, Clémentine Deluy, Darwin Diaz, Cagdas Ermis, Silvia Farias Heredia, Mareike Franz, Chrystel Guillebeaud, Paul Hess, Ditta Miranda Jasjfi, Scott David Jennings, Daphnis Kokkinos, Kyungwoo Kwon, Thusnelda Mercy, Cristiana Morganti, Blanca Noguerol Ramirez, Jorge Puerta Armenta, Franko Schmidt, Azusa Seyama, Julian Stierle, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza, Tsai-Weii Tien, Anna Wehsarg, Paul White, Tsai-Chin Yu, Sergey Zhukov.
Informazioni: tel. 081. 7972331/412; biglietteria@teatrosancarlo.it. Sito internet: www.teatrosancarlo.it. Da giovedì 11 a domenica 14 luglio 2013.
Da giovedì 11 a domenica 14 luglio, la compagnia tedesca, che porta l’opera di Pina Bausch in tutto il mondo, sotto la direzione di Lutz Förster, sarà nella splendida sala settecentesca, progettata da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale per volontà del re Carlo III di Borbone, con due classici del suo repertorio: «Café Müller» (1978) e «La sagra della primavera» (1975).
Il programma esclusivo, con il quale il Tanztheater Wuppertal torna nella città campana dopo un’assenza di quasi dieci anni (l’ultima sua presenza a Napoli è del 2002, con la rappresentazione di «Nur Du»), viene presentato in collaborazione con Andres Neumann International e nell’ambito del tour per i festeggiamenti dei quarant’anni dalla fondazione della compagnia tedesca.
L’appuntamento offre anche l’occasione per celebrare il centenario dello spettacolo «La sagra della primavera», creazione epocale di Igor Stravinskij e Vaslav Nijinsky, la cui prima assoluta avvenne nel maggio 1913 al Théâtre des Champs Elysées di Parigi e che fu banco di prova per numerosi talenti della danza, tra i quali Maurice Béjart e Martha Graham.
Per le celebrazioni, il Lirico di Napoli ha scelto, insieme con i teatri di Parigi e Mosca, la versione firmata da Pina Bausch nel 1975, con i costumi e le scene di Rolf Borzik. Una versione, questa, nella quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, in vesti minimali e leggeri danzano in una scena ricoperta di argilla, dando vita al rito di designazione di una fanciulla destinata al sacrificio propiziatorio. Prevale nell’allestimento una dimensione selvaggia e primitiva, un crescendo drammatico, con i corpi degli interpreti sempre più affannati e imbrattati fino al tragico finale.
Di grande impatto è, poi, la scelta di proporre «Café Müller», titolo che segna un punto di svolta nella ricerca di Pina Bausch, artista che, dopo i precedenti lavori ispirati ai capolavori dell'arte e della letteratura, definisce con questo spettacolo lo stile ed i contenuti del suo teatro-danza. Il balletto è, infatti, la sintesi dell'intero universo poetico, drammaturgico e coreutico inventato dall'artista tedesca, orientato all'analisi del contrasto uomo-società e alla ricerca di una espressività autentica dei sentimenti. La produzione, in parte autobiografica, si svolge in un oscuro «caffè della memoria», affollato di sedie vuote tra cui si muovono, sulle note di Henry Purcell, sei danzatori che rappresentano -in un fulminate lamento d'amore- la metafora dell'impossibilità di un contatto sincero tra gli individui.
Vedi anche
Debutto italiano per lo spettacolo «Sweet Mambo» di Pina Bausch
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Photo: Ulli Weiss;[fig. 2] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Copyright: Zerrin Aydin Herwegh; [Fig. 3] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Nell'immagine: la ballerina Helena Pikon.Photo: Ulli Weiss
Informazioni utili
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller»e «La sagra della primavera». Teatro di San Carlo, via San Carlo, 98 – Napoli. Date: giovedì 11 luglio, ore 20.30; venerdì 12 e sabato 13 luglio, ore 21; domenica 14 luglio, ore 17.00. Biglietti: da € 35,00 a € 80,00.
«Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Helena Pikon, Dominique Mercy, Barbara Kaufmann, Jean-Laurent Sasportes, Michael Strecker, Azusa Seyama/ Aida Vainieri.
«La sagra della primavera». Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Andrey Berezin, Damiano Ottavio Bigi, Wladislav Bondarenko, Luiza Braz Batista, Lea Burkart, Ching – Yu Chi, Aleš Čuček, Da Soul Chung, Ji-Hye Chung, Clémentine Deluy, Darwin Diaz, Cagdas Ermis, Silvia Farias Heredia, Mareike Franz, Chrystel Guillebeaud, Paul Hess, Ditta Miranda Jasjfi, Scott David Jennings, Daphnis Kokkinos, Kyungwoo Kwon, Thusnelda Mercy, Cristiana Morganti, Blanca Noguerol Ramirez, Jorge Puerta Armenta, Franko Schmidt, Azusa Seyama, Julian Stierle, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza, Tsai-Weii Tien, Anna Wehsarg, Paul White, Tsai-Chin Yu, Sergey Zhukov.
Informazioni: tel. 081. 7972331/412; biglietteria@teatrosancarlo.it. Sito internet: www.teatrosancarlo.it. Da giovedì 11 a domenica 14 luglio 2013.
lunedì 8 luglio 2013
«Fragile?», quando il vetro è poesia e forza comunicativa
E’ il dicembre del 1919 quando Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 1887 – Neuilly-sur-Seine, 1968), in procinto di lasciare Parigi per New York, acquista un’ampolla di vetro per uso medico, la svuota della soluzione fisiologica contenuta al suo interno e la trasforma in un souvenir per i coniugi Louise e Walter Arensberg: «Air de Paris». L’ironico ready-made, un boccetta di nulla nella quale l’artista francese ci invita a credere siano contenuti «50 cc d’aria», è una delle ventotto opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Fragile?», curata da Mario Codognato per il progetto «Le stanze del vetro», iniziativa congiunta della Fondazione Giorgio Cini e del Pentagram Stiftung di Chur (in Svizzera), nata con l’obiettivo di valorizzare l’arte vetraria del Novecento e di mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di un materiale la cui manifattura è una delle peculiarità distintive della storia di Venezia.
In uno stimolante dialogo tra opposti, l’opera di Marcel Duchamp viene posta a confronto, nell’ala ovest dell’ex Convitto sull’isola di San Giorgio Maggiore, sede della mostra, con «Dust to Dust» (2009), un lavoro dell’artista cinese Ai Weiwei (Pechino, 1957) che, in un semplice recipiente di vetro, simile ai tanti che si trovano sugli scaffali dell’Ikea, ha racchiuso la polvere rossastra di un antico vaso di ceramica di epoca neolitica, cioè risalente a più di cinque mila anni fa, condensando così in una manciata di terra la memoria del passato.
Sulla storia, ma recente, riflette anche Joseph Beuys (Krefeld, 1921- Düsseldorf, 1986), in mostra a Venezia con una sua opera molto conosciuta, ma sempre emozionante e pregna di senso: l’installazione «Terremoto in Palazzo» (1981), realizzata su invito del gallerista napoletano Lucio Amelio all’indomani del sisma che, nel 1980, devastò l’Irpinia: vecchi mobili fanno da contorno a una miriade di schegge di vetro disseminate sul pavimento, mentre altri vasi, ancora intatti, sorreggono, precariamente, una sorta di panca sulla quale è collocato un uovo, emblema della fragilità e della transitorietà del nostro esistere. Un tema, questo, sul quale riflette, ma con leggerezza e giocosità, anche Damien Hirst (Bristol, 1965) con l’opera «Death or Glory» (2001): un teschio diviso in quattro parti da una lastra di vetro, con due occhi-palline usciti dalle orbite, sospesi nel vuoto grazie a soffi di aria compressa. A fare da colonna sonora al percorso espositivo è, invece, il battere dei cuori in bottiglia, disposti a grappolo, che compongono l’opera «Migrants» (2013) dell’artista francese Cyril de Commarque (Périgueux, 1970), simbolo dell’anelito di sopravvivenza che accompagna il viaggio nelle acque del Mediterraneo di tanti africani costretti a lasciare il proprio Paese.
Il vetro, dunque, come materiale dalle particolari qualità metaforiche o come object trouvé, ovvero prodotto di scarto e di origine industriale, lontano dalle belle forme e dall’originalità della lavorazione muranese, è l’argomento al centro della mostra «Fragile?», nella quale ampio spazio ha la corrente poverista. Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) è rappresentato, per esempio, da una striscia di terra tagliata da lastre di vetro, sulle quali sono riportate i numeri crescenti della serie di Fibonacci a neon («Senza titolo», 1971). Giovanni Anselmo (Borgofranco di Ivrea, 1934) espone «Direzione» (1967-1968), un barattolo fasciato da una tela e con un ago magnetico, che indica il nord, collocato al suo interno. Di Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007) si trova, invece, lungo il percorso espositivo l’opera «Mezzo specchiato, mezzo trasparente» (1965), nella quale l’immagine riflessa appare e scompare ripetutamente. Giuseppe Penone (Garessio, 1947) sorprende, poi, il visitatore con la sua «Barra d’aria» (1969-1996), un parallelepipedo di vetro appoggiato orizzontalmente a una finestra, che collega lo spazio espositivo con l’esterno, consentendo di guardare fuori, ma anche di sentire il rumore del vento che lambisce l’isola di San Giorgio Maggiore. Infine, Jannis Kounellis (Pireo, 1936) allinea, su una mensola nera, una serie di bottiglie impolverate dal tempo («Senza titolo», 1958). E colli e fondi di bottiglie, che sembrano incastonati nel pavimento, sono anche i materiali scelti da Mona Hatoum (Beirut, 1952) per l’installazione «Drowning Sorrows (Wine Bottles)» (2004).
Non mancano alla Fondazione Giorgio Cini, poi, opere capaci di strappare un sorriso. È il caso di «Filies in a Jarr» (1994) di David Hammons (Springfield, 1943), che richiama alla mente il gesto ludico e infantile di custodire una lucciola nel vetro, o del video «Ever is over All» (1997) della svizzera Pipilotti Rist (Grabs, 1962), dove una giovane sorridente, scarpette rosse ai piedi e mazza a forma di fiore in mano, passeggia per la città frantumando i vetri laterali di alcune auto in sosta, mentre una poliziotta, diversamente dal previsto, si congratula con lei. Magia del vetro, un materiale di pura poesia e di grande forza comunicativa.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Installazione delle opere di Marcel Duchamp («Air de Paris», 1919-1939) e di Ai Weiwei («Dust to Dust», 2009) all'interno della mostra «Fragile?» alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Foto: Matteo De Fina; [fig. 2] Joseph Beuys, «Terremoto in Palazzo», 1981. Collezione «Terrae Motus», Palazzo Reale, Caserta. Foto: Peppe Avallone; [Fig. 3] Mona Hatoum, «Drowning Sorrows (wine bottles)», 2004. Collezione Pier Luigi e Natalina Remotti. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin. Foto: Ela Bialkowska; [fig. 4] Pipilotti Rist, «Ever Is Over All», 1997. Installazione audio-video. Courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine, New York. © Pipilotti Rist
Informazioni utili
«Fragile?». Fondazione Giorgio Cini – Spazio «Le stanze del vetro», Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Orari: ore 10.00-19.00; chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 041.5229138 o info@lestanzedelvetro.it. Sito web: www.lestanzedelvetro.it. Fino a domenica 28 luglio 2013.
In uno stimolante dialogo tra opposti, l’opera di Marcel Duchamp viene posta a confronto, nell’ala ovest dell’ex Convitto sull’isola di San Giorgio Maggiore, sede della mostra, con «Dust to Dust» (2009), un lavoro dell’artista cinese Ai Weiwei (Pechino, 1957) che, in un semplice recipiente di vetro, simile ai tanti che si trovano sugli scaffali dell’Ikea, ha racchiuso la polvere rossastra di un antico vaso di ceramica di epoca neolitica, cioè risalente a più di cinque mila anni fa, condensando così in una manciata di terra la memoria del passato.
Sulla storia, ma recente, riflette anche Joseph Beuys (Krefeld, 1921- Düsseldorf, 1986), in mostra a Venezia con una sua opera molto conosciuta, ma sempre emozionante e pregna di senso: l’installazione «Terremoto in Palazzo» (1981), realizzata su invito del gallerista napoletano Lucio Amelio all’indomani del sisma che, nel 1980, devastò l’Irpinia: vecchi mobili fanno da contorno a una miriade di schegge di vetro disseminate sul pavimento, mentre altri vasi, ancora intatti, sorreggono, precariamente, una sorta di panca sulla quale è collocato un uovo, emblema della fragilità e della transitorietà del nostro esistere. Un tema, questo, sul quale riflette, ma con leggerezza e giocosità, anche Damien Hirst (Bristol, 1965) con l’opera «Death or Glory» (2001): un teschio diviso in quattro parti da una lastra di vetro, con due occhi-palline usciti dalle orbite, sospesi nel vuoto grazie a soffi di aria compressa. A fare da colonna sonora al percorso espositivo è, invece, il battere dei cuori in bottiglia, disposti a grappolo, che compongono l’opera «Migrants» (2013) dell’artista francese Cyril de Commarque (Périgueux, 1970), simbolo dell’anelito di sopravvivenza che accompagna il viaggio nelle acque del Mediterraneo di tanti africani costretti a lasciare il proprio Paese.
Il vetro, dunque, come materiale dalle particolari qualità metaforiche o come object trouvé, ovvero prodotto di scarto e di origine industriale, lontano dalle belle forme e dall’originalità della lavorazione muranese, è l’argomento al centro della mostra «Fragile?», nella quale ampio spazio ha la corrente poverista. Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) è rappresentato, per esempio, da una striscia di terra tagliata da lastre di vetro, sulle quali sono riportate i numeri crescenti della serie di Fibonacci a neon («Senza titolo», 1971). Giovanni Anselmo (Borgofranco di Ivrea, 1934) espone «Direzione» (1967-1968), un barattolo fasciato da una tela e con un ago magnetico, che indica il nord, collocato al suo interno. Di Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007) si trova, invece, lungo il percorso espositivo l’opera «Mezzo specchiato, mezzo trasparente» (1965), nella quale l’immagine riflessa appare e scompare ripetutamente. Giuseppe Penone (Garessio, 1947) sorprende, poi, il visitatore con la sua «Barra d’aria» (1969-1996), un parallelepipedo di vetro appoggiato orizzontalmente a una finestra, che collega lo spazio espositivo con l’esterno, consentendo di guardare fuori, ma anche di sentire il rumore del vento che lambisce l’isola di San Giorgio Maggiore. Infine, Jannis Kounellis (Pireo, 1936) allinea, su una mensola nera, una serie di bottiglie impolverate dal tempo («Senza titolo», 1958). E colli e fondi di bottiglie, che sembrano incastonati nel pavimento, sono anche i materiali scelti da Mona Hatoum (Beirut, 1952) per l’installazione «Drowning Sorrows (Wine Bottles)» (2004).
Non mancano alla Fondazione Giorgio Cini, poi, opere capaci di strappare un sorriso. È il caso di «Filies in a Jarr» (1994) di David Hammons (Springfield, 1943), che richiama alla mente il gesto ludico e infantile di custodire una lucciola nel vetro, o del video «Ever is over All» (1997) della svizzera Pipilotti Rist (Grabs, 1962), dove una giovane sorridente, scarpette rosse ai piedi e mazza a forma di fiore in mano, passeggia per la città frantumando i vetri laterali di alcune auto in sosta, mentre una poliziotta, diversamente dal previsto, si congratula con lei. Magia del vetro, un materiale di pura poesia e di grande forza comunicativa.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Installazione delle opere di Marcel Duchamp («Air de Paris», 1919-1939) e di Ai Weiwei («Dust to Dust», 2009) all'interno della mostra «Fragile?» alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Foto: Matteo De Fina; [fig. 2] Joseph Beuys, «Terremoto in Palazzo», 1981. Collezione «Terrae Motus», Palazzo Reale, Caserta. Foto: Peppe Avallone; [Fig. 3] Mona Hatoum, «Drowning Sorrows (wine bottles)», 2004. Collezione Pier Luigi e Natalina Remotti. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin. Foto: Ela Bialkowska; [fig. 4] Pipilotti Rist, «Ever Is Over All», 1997. Installazione audio-video. Courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine, New York. © Pipilotti Rist
Informazioni utili
«Fragile?». Fondazione Giorgio Cini – Spazio «Le stanze del vetro», Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Orari: ore 10.00-19.00; chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 041.5229138 o info@lestanzedelvetro.it. Sito web: www.lestanzedelvetro.it. Fino a domenica 28 luglio 2013.
sabato 6 luglio 2013
Lora Lamm, una graphic designer nella Milano degli anni Cinquanta
Nella valigia ha un diploma alla Zunstgewerbeschule di Zurigo, una delle migliori scuole di grafica del mondo, e le raccomandazioni dei suoi insegnanti, a cominciare da quelle di Johannes Itten, maestro del Bauhaus e teorico del colore. Nel cuore nutre un grande sogno: diventare famosa, scrivendo una pagina importante nella storia della comunicazione pubblicitaria del secondo dopoguerra. E’ il 1953 quando Lora Lamm (Ascona-Svizzera, 1928) lascia, appena venticinquenne, il suo Paese natale per trasferirsi a Milano, dove inizia a lavorare, dietro consiglio di Frank Thiessing, nell’importante studio di Antonio Boggeri, sui cui tavoli da disegno si sono avvicendati, tra gli altri, Xanti Schawinsky, Max Huber, Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Aldo Calabresi e Bruno Monguzzi. Poco dopo, la giovane graphic designer svizzera, originaria del Canton Grigioni, trova un impiego presso l’ufficio pubblicità del pastificio Motta, per il quale disegna vari packaging per scatole di torroncini e cioccolatini.
Il 1954 è l’anno della svolta: grazie al contatto con Max Huber, Lora Lamm entra nell’ufficio creativo dei grandi magazzini «La Rinascente», dove inizia a impaginare la rivista «Cronache» e si occupa, poi, della grafica coordinata di cataloghi, manifesti, pubblicità e inviti per i nuovi prodotti del marchio milanese della grande distribuzione, fino a giungere ai vertici della sezione pubblicitaria.
Quattro anni dopo, nel 1958, l’illustratrice, il cui operato ottiene anche il plauso di Andy Warhol, scrive un’altra pagina importante del suo periodo lombardo, avviando una collaborazione come freelance con note aziende come la Pirelli, la Elisabeth Arden, la Niggi e la Centrale del Latte di Milano, per la quale crea i contenitori con la forma stilizzata del Duomo.
Per altri cinque anni, ovvero fino al 1963, le grafiche pubblicitarie di Lora Lamm, dai colori delicati e dalle forme semplici, continuano ad essere l’immagine spensierata e leggera di un Paese, l’Italia, in pieno boom economico, desideroso di dimenticare velocemente il grigiore e la miseria della guerra.
L’artista decide, quindi, di tornare in Svizzera, dove diventa socia dell’agenzia Bsr Frank C. Thiessing di Zurigo, per la quale si occupa di exhibition design e packaging. E’ la fine di un’avventura, oggi un po’ dimenticata o forse conosciuta solo dagli addetti ai lavori, alla quale il m.a.x. museo di Chiasso dedica, fino a domenica 21 luglio, una mostra intitolata «Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963», a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e della stessa Lora Lamm.
Una settantina di manifesti e un centinaio fra schizzi preparatori, biglietti da invito, carte da pacco, veline e fascette di cartone per incartare gli abiti, buste e pacchi per la spedizione -provenienti dall’archivio storico della Fondazione Pirelli, dall’archivio Boggeri e dal Museum für Gestaltung di Zurigo- scorrono sotto gli occhi dei visitatori, restituendo uno stile illustrativo ed essenziale, fatto di eleganza, fantasia, leggerezza ed allegria.
Tra i pezzi esposti, si trovano immagini per diverse campagne pubblicitarie dei grandi magazzini «La Rinascente», da «Volentieri a scuola» (1956) ad «Apertura di stagione» (1957), da «Estate e mare» (1957 e 1958) a «Grande fiera del bianco» (1961), sino ai lavori promozionali per le aperture di nuove filiali a Roma, Genova e Catania o per le mostre a tema sul Giappone (1956), la Gran Bretagna (1957) e l’America (1959). Strappano un sorriso le due fanciulle con la cuffia a fiori pronte a ‘tuffarsi’ nel relax delle vacanze o la ragazza vestita di sole farfalle, così come i cartelloni declinati al femminile per la Pirelli, nei quali l’illustratrice svizzera inizia a unire la fotografia con la pittura. E’ il caso, per esempio, di «Rolle – Pirelli» (1961), con una teen-ager in corsa dentro uno pneumatico, la cui gioia di vivere è contagiosa. Lo scatto porta la firma del fotografo Sergio Libis, nome d’arte di Serge Libiszewski, artista al quale si deve anche il ritratto di Lora Lamm destinato ad accompagnare il primo articolo sulla sua produzione grafica, apparso sulla prestigiosa rivista «Graphis» e scritto da Gillo Dorfles, indiscusso scopritore di talenti destinati a lasciare la propria impronta nella storia, ad essere contemporanei ieri come oggi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lora Lamm, «Estate e mare - lR - La Rinascente», Milano 1957. Manifesto Offset, 68 x 99,5 cm; [fig. 2]Lora Lamm, «Apertura di stagione - lR», 1957. Stampa Offset, 100 x 70 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 3] Lora Lamm, «rolle - Pirelli», 1961. Stampa Offset, 48 X 70 cm.
Fotografia: Serge Libiszewski. Committente: Pirelli, coordinamento pneumatici S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 4] Lora Lamm, «Volentieri a scuola - La Rinascente», 1956. Stampa Offset . 70 x 100,5 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ
Informazioni utili
«Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963». m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 6 – Chiasso (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-18.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero ChF 10,00 (€ 8,00), intero ChF 7,00 (€ 5,00), scolaresche e gruppi di minimo 15 persone ChF 5,00 (€ 4,00), gratuito per i bambini fino ai 7 anni, entrata gratuita ogni prima domenica del mese. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: +41(0)91.6825656 o info@museomax.ch. Sito web: www.maxmuseo.ch. Fino a domenica 21 luglio 2013.
Il 1954 è l’anno della svolta: grazie al contatto con Max Huber, Lora Lamm entra nell’ufficio creativo dei grandi magazzini «La Rinascente», dove inizia a impaginare la rivista «Cronache» e si occupa, poi, della grafica coordinata di cataloghi, manifesti, pubblicità e inviti per i nuovi prodotti del marchio milanese della grande distribuzione, fino a giungere ai vertici della sezione pubblicitaria.
Quattro anni dopo, nel 1958, l’illustratrice, il cui operato ottiene anche il plauso di Andy Warhol, scrive un’altra pagina importante del suo periodo lombardo, avviando una collaborazione come freelance con note aziende come la Pirelli, la Elisabeth Arden, la Niggi e la Centrale del Latte di Milano, per la quale crea i contenitori con la forma stilizzata del Duomo.
Per altri cinque anni, ovvero fino al 1963, le grafiche pubblicitarie di Lora Lamm, dai colori delicati e dalle forme semplici, continuano ad essere l’immagine spensierata e leggera di un Paese, l’Italia, in pieno boom economico, desideroso di dimenticare velocemente il grigiore e la miseria della guerra.
L’artista decide, quindi, di tornare in Svizzera, dove diventa socia dell’agenzia Bsr Frank C. Thiessing di Zurigo, per la quale si occupa di exhibition design e packaging. E’ la fine di un’avventura, oggi un po’ dimenticata o forse conosciuta solo dagli addetti ai lavori, alla quale il m.a.x. museo di Chiasso dedica, fino a domenica 21 luglio, una mostra intitolata «Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963», a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e della stessa Lora Lamm.
Una settantina di manifesti e un centinaio fra schizzi preparatori, biglietti da invito, carte da pacco, veline e fascette di cartone per incartare gli abiti, buste e pacchi per la spedizione -provenienti dall’archivio storico della Fondazione Pirelli, dall’archivio Boggeri e dal Museum für Gestaltung di Zurigo- scorrono sotto gli occhi dei visitatori, restituendo uno stile illustrativo ed essenziale, fatto di eleganza, fantasia, leggerezza ed allegria.
Tra i pezzi esposti, si trovano immagini per diverse campagne pubblicitarie dei grandi magazzini «La Rinascente», da «Volentieri a scuola» (1956) ad «Apertura di stagione» (1957), da «Estate e mare» (1957 e 1958) a «Grande fiera del bianco» (1961), sino ai lavori promozionali per le aperture di nuove filiali a Roma, Genova e Catania o per le mostre a tema sul Giappone (1956), la Gran Bretagna (1957) e l’America (1959). Strappano un sorriso le due fanciulle con la cuffia a fiori pronte a ‘tuffarsi’ nel relax delle vacanze o la ragazza vestita di sole farfalle, così come i cartelloni declinati al femminile per la Pirelli, nei quali l’illustratrice svizzera inizia a unire la fotografia con la pittura. E’ il caso, per esempio, di «Rolle – Pirelli» (1961), con una teen-ager in corsa dentro uno pneumatico, la cui gioia di vivere è contagiosa. Lo scatto porta la firma del fotografo Sergio Libis, nome d’arte di Serge Libiszewski, artista al quale si deve anche il ritratto di Lora Lamm destinato ad accompagnare il primo articolo sulla sua produzione grafica, apparso sulla prestigiosa rivista «Graphis» e scritto da Gillo Dorfles, indiscusso scopritore di talenti destinati a lasciare la propria impronta nella storia, ad essere contemporanei ieri come oggi.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lora Lamm, «Estate e mare - lR - La Rinascente», Milano 1957. Manifesto Offset, 68 x 99,5 cm; [fig. 2]Lora Lamm, «Apertura di stagione - lR», 1957. Stampa Offset, 100 x 70 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 3] Lora Lamm, «rolle - Pirelli», 1961. Stampa Offset, 48 X 70 cm.
Fotografia: Serge Libiszewski. Committente: Pirelli, coordinamento pneumatici S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 4] Lora Lamm, «Volentieri a scuola - La Rinascente», 1956. Stampa Offset . 70 x 100,5 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ
Informazioni utili
«Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963». m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 6 – Chiasso (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-18.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero ChF 10,00 (€ 8,00), intero ChF 7,00 (€ 5,00), scolaresche e gruppi di minimo 15 persone ChF 5,00 (€ 4,00), gratuito per i bambini fino ai 7 anni, entrata gratuita ogni prima domenica del mese. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: +41(0)91.6825656 o info@museomax.ch. Sito web: www.maxmuseo.ch. Fino a domenica 21 luglio 2013.
giovedì 4 luglio 2013
«Michelangelo. Una vita», a lezione di storia dell’arte con il Fai
Da martedì 1° ottobre a mercoledì 14 maggio, una volta a settimana, dalle 18 alle 19.15, l’Università degli studi di Milano aprirà, infatti, le porte della propria Aula Magna a una serie di lezioni intitolate «Michelangelo. Una vita».
L’iniziativa, il cui coordinamento scientifico è curato dal professor Giovanni Agosti, si propone di ripercorrere la lunga esistenza (1475-1564) e l’intensa parabola creativa del pittore, scultore e architetto (ma anche poeta) toscano, al quale si devono capolavori di inestimabile bellezza come il «David», la «Pietà» e il ciclo di affreschi per la Cappella Sistina, opere la cui fama perdura immutata ancora oggi.
Sul filo della cronologia, i vari incontri, che vedranno in cattedra principalmente giovani studiosi d’arte provenienti dagli atenei di tutta Italia, approfondiranno temi come, per esempio, il rapporto con Leonardo da Vinci e Sebastiano del Piombo, la commissione per la tomba di papa Giulio II a san Pietro in Vinicoli a Roma, i cantieri per la Biblioteca laurenziana e San Lorenzo a Firenze, la realizzazione della «Pietà Rondanini», ultimo lavoro dell'artista, oggi conservato al Castello Sforzesco di Milano.
Ad arricchire il corso -che si avvale del sostegno della Fondazione Berti per l’arte e per la scienza e che gode del patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Milano - saranno, inoltre, sette lezioni tematiche «trasversali», affidate a specialisti, nazionali e internazionali, dell'argomento. Tra gli altri, si succederanno al tavolo dei relatori: Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani (15 gennaio 2014), Howard Burns, professore ordinario di storia dell’architettura alla Scuola normale superiore di Pisa (12 febbraio 2014), Pina Ragionieri, direttrice della Fondazione Casa Buonarroti di Firenze (14 maggio 2014), e la filologa Lucilla Bardeschi Ciulich (12 marzo 2014), che approfondirà un argomento curioso quale la grafia di Michelangelo attraverso poesie, lettere e ‘ricordi’.
Gli incontri prevedono, poi, la partecipazione dei giovani attori della scuola del Piccolo Teatro di Milano che leggeranno brani tratti dagli scritti del maestro toscano: centinaia di missive e liriche, ma anche libri di conti e contratti, testi grazie ai quali è possibile seguire, talvolta giorno dopo giorno, il procedere, faticoso ed esaltante, dell'artista, nei suoi rapporti con i committenti (i grandi papi del Rinascimento, per esempio) o nelle sue vicende esistenziali più intime (l'amore per Tommaso Cavalieri, tra le altre).
Il corso ha un costo di 164 euro, ridotto a 125 euro per gli iscritti al Fai e a 65 euro per i soci under 25; per l’ingresso ad una singola lezione è invece previsto un contributo di 10 euro, ridotto a euro 3,00 per gli studenti. Sono già aperte le prenotazioni presso l’Ufficio cultura e ricerca del Fai – Fondo per l’ambiente italiano (via Carlo Foldi 2, a Milano), al numero 02.467615252/346 (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) o all’indirizzo e-mail ufficio_cultura@fondoambiente.it.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Logo del corso «Michelangelo. Una vita», promosso dal Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 2] Michelangelo, David, 1501-1504. Marmo di Carrara. Firenze, Galleria dell'Accademia [fig. 3] Michelangelo, «Giudizio Universale», 1536-1541. Affresco, 1370×1200 cm. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina
Informazioni utili
«Michelangelo. Una vita». Università degli Studi di Milano - Aula Magna, via Festa del Perdono, 7 - Milano. Orari: da martedì 1° ottobre 2013 a mercoledì 14 maggio 2014, ore 18.00-19.15. Costi: ventisei lezioni - iscritti Fai € 125,00; non iscritti Fai (comprensivi della quota di iscrizione ordinaria di € 39,00) € 164,00, giovani iscritti Fai € 65,00; una lezione - contributo a partire da € 10,00, ridotto studenti € 3,00. Informazioni: Ufficio cultura e ricerca del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, via Carlo Foldi, 2 - Milano, tel. 02.467615252/346 (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) o indirizzo e-mail ufficio_cultura@fondoambiente.it. Sito internet: www.fondoambiente.it/Cosa-facciamo/Index.aspx?q=michelangelo-corso-d-arte-del-fai-2013-2014. Pagina FB: www.facebook.com/pages/I-grandi-Maestri-dellArte/103416429759972.Da martedì 1° ottobre 2013 a mercoledì 14 maggio 2014
martedì 2 luglio 2013
Un «Meteorite in giardino» per l’estate della Fondazione Merz di Torino
Arte visiva e musica contemporanea si incontrano sotto le stelle. Ritorna per il sesto anno consecutivo la rassegna «Meteorite in giardino», curata da Maria Centonze e Willy Merz per gli spazi esterni della Fondazione Mario Merz di Torino. Tre gli appuntamenti in agenda durante il mese di luglio, che vedranno la partecipazione di artisti il cui lavoro permette una riflessione sulle possibilità di relazione tra arte «riconosciuta» e manifestazioni artistiche «non organizzate». Negli spazi di via Limone si potranno, per esempio, vedere all’opera street artists, creativi che tradizionalmente scelgono i propri spazi di lavoro su terreni urbani e che, per questa occasione, si confronteranno con l’esterno della fondazione torinese. Ampio spazio sarà dato anche alla contaminazione tra stili e repertori, con un incontro tra musica classica e jazz o suggestioni elettroniche.
Ad aprire la rassegna, che mutua il proprio nome da un’opera di Mario Merz del 1976, sarà Lina Fucà (Torino, 1972), artista che concentra la propria ricerca espressiva sulla relazione tra la percezione di sé e la percezione degli altri, in scena alla fondazione torinese con un video sul mondo arabo dell’immigrazione femminile, che pone le proprie emozioni come filtro intimo per una lettura più vicina alle problematiche legate alla diversità culturale. Nella stessa serata, quella di martedì 2 luglio (alle ore 21.30), verrà proposto anche un percorso tra il rap e il minimalismo, che vedrà la presenza di Ezio Bosso, musicista torinese che vive a Londra, dove è direttore dell’orchestra d’archi «The London Strings», e che vanta collaborazioni con registi di fama internazionale, come Gabriele Salvatores, per il quale ha realizzato la colonna sonora del film «Io non ho paura». Insieme a lui, saranno presenti alla Fondazione Merz il dj Gruff, il dj Spass, il rapper Tai Otoshi e musicisti della scena classica come Giacomo Agazzini e Manuel Zigante.
La rassegna proseguirà nella serata di martedì 9 luglio (alle ore 21.30), con il pianista Massimiliano Génot, che proporrà un percorso sonoro in bilico tra il virtuosismo vertiginoso di Liszt e Paganini ed improvvisazioni di carattere jazzistico. In contemporanea, sarà possibile approcciarsi al lavoro dell’artista Paolo Leonardo (Torino, 1973), i cui grandi pannelli presentano visioni oniriche che evocano Rimbaud, richiamando l’attenzione sui fermenti sotterranei e il senso di impotenza diffuso, prodromi di un forte bisogno di cambiamenti.
Spazio, dunque, alla street art per la chiusura della rassegna che, martedì 16 luglio (alle ore 21.30), vedrà all’opera, sulle pareti dello spazio esterno della Fondazione, Merz Raw Tella (Torino, 1979) e Halo Halo (Torino, 1984). Con i due artisti, si esibiranno il violoncellista Umberto Clerici e Madaski, sperimentatore eclettico, che da sempre predilige il suono elettronico, noto per il suo lavoro con gli Africa Unite.
In contemporanea con la sesta edizione di «Meteorite in giardino», sarà possibile vedere il progetto espositivo «Voglio fare subito una mostra» di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), nel quale viene proposto un dialogo con la collezione permanente della fondazione. Centrale nell’esposizione, visitabile fino a domenica 8 settembre, è l’installazione «MareoMerz», costituita da una barca e da un oggetto di uso quotidiano appartenuto a Mario Merz (Milano, 1925- Torino, 2003), ovvero la sua ultima automobile. Un’occasione, questa, per riflettere sul tema della memoria e della storia collettiva.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Un lavoro dello street artist Halo Halo; [fig. 2] Un’opera dell’artista Paolo Leonardo; [fig. 3] Elisabetta Benassi, «MareoMerz», 2013. Installazione per la Fondazione Mario Merz di Torino
Informazioni utili
«Meteorite in giardino» (da martedì 2 a martedì 16 luglio 2013) ed «Elisabetta Benassi. Voglio fare subito una mostra» (fino a domenica 8 settembre 2013). Fondazione Merz, via Limone, 24 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 11.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto (studenti, gruppi organizzati min. 10 persone) € 3,50, gratuito per i bambini fino ai 10 anni, i maggiori di 65 anni, i disabili e per tutti ogni prima domenica del mese. Informazioni: tel. 011.19719437 o info@fondazionemerz.org. Sito web: www.fondazionemerz.org.
Ad aprire la rassegna, che mutua il proprio nome da un’opera di Mario Merz del 1976, sarà Lina Fucà (Torino, 1972), artista che concentra la propria ricerca espressiva sulla relazione tra la percezione di sé e la percezione degli altri, in scena alla fondazione torinese con un video sul mondo arabo dell’immigrazione femminile, che pone le proprie emozioni come filtro intimo per una lettura più vicina alle problematiche legate alla diversità culturale. Nella stessa serata, quella di martedì 2 luglio (alle ore 21.30), verrà proposto anche un percorso tra il rap e il minimalismo, che vedrà la presenza di Ezio Bosso, musicista torinese che vive a Londra, dove è direttore dell’orchestra d’archi «The London Strings», e che vanta collaborazioni con registi di fama internazionale, come Gabriele Salvatores, per il quale ha realizzato la colonna sonora del film «Io non ho paura». Insieme a lui, saranno presenti alla Fondazione Merz il dj Gruff, il dj Spass, il rapper Tai Otoshi e musicisti della scena classica come Giacomo Agazzini e Manuel Zigante.
La rassegna proseguirà nella serata di martedì 9 luglio (alle ore 21.30), con il pianista Massimiliano Génot, che proporrà un percorso sonoro in bilico tra il virtuosismo vertiginoso di Liszt e Paganini ed improvvisazioni di carattere jazzistico. In contemporanea, sarà possibile approcciarsi al lavoro dell’artista Paolo Leonardo (Torino, 1973), i cui grandi pannelli presentano visioni oniriche che evocano Rimbaud, richiamando l’attenzione sui fermenti sotterranei e il senso di impotenza diffuso, prodromi di un forte bisogno di cambiamenti.
Spazio, dunque, alla street art per la chiusura della rassegna che, martedì 16 luglio (alle ore 21.30), vedrà all’opera, sulle pareti dello spazio esterno della Fondazione, Merz Raw Tella (Torino, 1979) e Halo Halo (Torino, 1984). Con i due artisti, si esibiranno il violoncellista Umberto Clerici e Madaski, sperimentatore eclettico, che da sempre predilige il suono elettronico, noto per il suo lavoro con gli Africa Unite.
In contemporanea con la sesta edizione di «Meteorite in giardino», sarà possibile vedere il progetto espositivo «Voglio fare subito una mostra» di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), nel quale viene proposto un dialogo con la collezione permanente della fondazione. Centrale nell’esposizione, visitabile fino a domenica 8 settembre, è l’installazione «MareoMerz», costituita da una barca e da un oggetto di uso quotidiano appartenuto a Mario Merz (Milano, 1925- Torino, 2003), ovvero la sua ultima automobile. Un’occasione, questa, per riflettere sul tema della memoria e della storia collettiva.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Un lavoro dello street artist Halo Halo; [fig. 2] Un’opera dell’artista Paolo Leonardo; [fig. 3] Elisabetta Benassi, «MareoMerz», 2013. Installazione per la Fondazione Mario Merz di Torino
Informazioni utili
«Meteorite in giardino» (da martedì 2 a martedì 16 luglio 2013) ed «Elisabetta Benassi. Voglio fare subito una mostra» (fino a domenica 8 settembre 2013). Fondazione Merz, via Limone, 24 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 11.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto (studenti, gruppi organizzati min. 10 persone) € 3,50, gratuito per i bambini fino ai 10 anni, i maggiori di 65 anni, i disabili e per tutti ogni prima domenica del mese. Informazioni: tel. 011.19719437 o info@fondazionemerz.org. Sito web: www.fondazionemerz.org.
domenica 30 giugno 2013
Dai libri tattili alle macchine del vento, artisti in concorso tra Genova e la Toscana
Esistono testi che non si leggono con gli occhi, ma che si esplorano con le dita. Sono i libri tattili illustrati, stampati a caratteri grandi e in braille, con disegni a rilievo o collage di svariati materiali, come fili di plastica, tessuti e carte tridimensionali. Si tratta di volumi nati per difendere il diritto alla lettura dei bambini con differente abilità visiva e difficoltà di lettura, realizzati a mano e in tiratura limitata. A pubblicarli, in Italia, è la Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi, che per diffondere l’editoria tattile lancia, in collaborazione con la Fondazione Robert Hollman, il concorso «Tocca a te!», preselezione italiana per l’undicesima edizione di «Typhlo & Tactus», in programma dal 24 al 27 ottobre a Helsinki, in Finlandia.
Cinque i volumi che verranno premiati a Genova, presso la Biblioteca internazionale «Edmondo De Amicis», dove da venerdì 20 a domenica 22 settembre si terrà una mostra delle opere pervenute alla segreteria del concorso (Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma) e la votazione per la proclamazione del miglior libro tattile illustrato italiano, alla quale prenderanno parte una giuria senior, formata da esperti della letteratura per l’infanzia e operatori tiflologici, e una junior, con bambini vedenti e non-vedenti. Per il vincitore è previsto un premio in denaro di 1.500 euro; sono in agenda anche menzioni per il miglior testo, per il libro didattico più formativo e per il libro d’artista più bello.
Gli interessati dovranno far pervenire i propri bozzetti di libri per lettori dagli 0 ai 12 anni entro martedì 10 settembre. Ogni progetto dovrà contenere un massimo di dodici illustrazioni e il testo della storia -una creazione originale o un adattamento di un racconto di pubblico dominio- dovrà essere presentato in italiano, braille e inglese. Le opere dovranno essere finite, cioè corredate da pagine rilegate, copertina rigida, indicazione del titolo e dell’autore.
A Castiglioncello del Trinoro, frazione di Sarteano, borgo medioevale della Toscana, è, invece, stato lanciata la prima edizione del concorso «Athena Castiglioncello del Trinoro» per la realizzazione di «Uccelli meccanici» e «Sculture di vento» da presentare nell'ambito del festival «Per aspera ad astra», in programma da venerdì 13 a domenica 15 settembre per iniziativa della Monteverdi Tuscany.
«Le opere –si legge nel bando- dovranno essere realizzate con materiali compatibili e non invasivi del paesaggio e dell’architettura circostante, quali ferro, legno, pietra e consimili. Le sculture di vento dovranno avere un’altezza massima di trecento centimetri, mentre le dimensioni di larghezza e profondità non dovranno superare i cento centimetri. Gli uccelli meccanici -ispirati a quei gabbiani in legno di balsa con le ali snodabili che, appesi a due fili, si muovono con il vento- dovranno, invece, avere una misura massima di 200x200x200 centimetri».
Il bando, che selezionerà in tutto otto artisti, è aperto fino al 1° agosto. Per partecipare bisogna inviare Il proprio progetto dettagliato, includendo il curriculum vitae, una scheda esplicativa e un bozzetto dell’opera che s’intende realizzare. Gli artisti che verranno selezionati riceveranno un rimborso di 300,00 euro per la realizzazione delle sculture di vento e di 150,00 euro per gli uccelli meccanici, oltre a vitto e alloggio per i tre giorni di festival. Per le migliori opere delle due sezioni è, inoltre, previsto un premio in denaro di 1.500 euro.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della seconda edizione del concorso «Tocca a te!», promosso dalla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi; [fig. 2] Una pagina del libro «Gaia e il mare» di Costanza Longo; [fig. 3] Una pagina del libro «Soffio di vento» di Elisa Lodolo
Informazioni utili
«Tocca a te!». Ente promotore: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi. Data di consegna: martedì 10 settembre 2013. Informazioni e consegna materiali: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma; tel. 06.5122747, fax 06.5123893, libritattili@prociechi.it. Sito web: www.libritattili.prociechi.it.
«Per aspera ad astra». Ente promotore: Monteverde Tuscany. Data di consegna: 1° agosto 2013. Informazioni e consegna dei materiali: /o caffè Monteverdi, via di mezzo, Castiglioncello del Trinoro, 53047 Sarteano (Siena) o https://www.facebook.com/messages/peraspera.adastra.925.
Cinque i volumi che verranno premiati a Genova, presso la Biblioteca internazionale «Edmondo De Amicis», dove da venerdì 20 a domenica 22 settembre si terrà una mostra delle opere pervenute alla segreteria del concorso (Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma) e la votazione per la proclamazione del miglior libro tattile illustrato italiano, alla quale prenderanno parte una giuria senior, formata da esperti della letteratura per l’infanzia e operatori tiflologici, e una junior, con bambini vedenti e non-vedenti. Per il vincitore è previsto un premio in denaro di 1.500 euro; sono in agenda anche menzioni per il miglior testo, per il libro didattico più formativo e per il libro d’artista più bello.
Gli interessati dovranno far pervenire i propri bozzetti di libri per lettori dagli 0 ai 12 anni entro martedì 10 settembre. Ogni progetto dovrà contenere un massimo di dodici illustrazioni e il testo della storia -una creazione originale o un adattamento di un racconto di pubblico dominio- dovrà essere presentato in italiano, braille e inglese. Le opere dovranno essere finite, cioè corredate da pagine rilegate, copertina rigida, indicazione del titolo e dell’autore.
A Castiglioncello del Trinoro, frazione di Sarteano, borgo medioevale della Toscana, è, invece, stato lanciata la prima edizione del concorso «Athena Castiglioncello del Trinoro» per la realizzazione di «Uccelli meccanici» e «Sculture di vento» da presentare nell'ambito del festival «Per aspera ad astra», in programma da venerdì 13 a domenica 15 settembre per iniziativa della Monteverdi Tuscany.
«Le opere –si legge nel bando- dovranno essere realizzate con materiali compatibili e non invasivi del paesaggio e dell’architettura circostante, quali ferro, legno, pietra e consimili. Le sculture di vento dovranno avere un’altezza massima di trecento centimetri, mentre le dimensioni di larghezza e profondità non dovranno superare i cento centimetri. Gli uccelli meccanici -ispirati a quei gabbiani in legno di balsa con le ali snodabili che, appesi a due fili, si muovono con il vento- dovranno, invece, avere una misura massima di 200x200x200 centimetri».
Il bando, che selezionerà in tutto otto artisti, è aperto fino al 1° agosto. Per partecipare bisogna inviare Il proprio progetto dettagliato, includendo il curriculum vitae, una scheda esplicativa e un bozzetto dell’opera che s’intende realizzare. Gli artisti che verranno selezionati riceveranno un rimborso di 300,00 euro per la realizzazione delle sculture di vento e di 150,00 euro per gli uccelli meccanici, oltre a vitto e alloggio per i tre giorni di festival. Per le migliori opere delle due sezioni è, inoltre, previsto un premio in denaro di 1.500 euro.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della seconda edizione del concorso «Tocca a te!», promosso dalla Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi; [fig. 2] Una pagina del libro «Gaia e il mare» di Costanza Longo; [fig. 3] Una pagina del libro «Soffio di vento» di Elisa Lodolo
Informazioni utili
«Tocca a te!». Ente promotore: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi. Data di consegna: martedì 10 settembre 2013. Informazioni e consegna materiali: Federazione nazionale delle istituzioni pro ciechi – Centro di produzione del materiale didattico «Tocca a te!», via Giuseppe Mirri, 2 - 00159 Roma; tel. 06.5122747, fax 06.5123893, libritattili@prociechi.it. Sito web: www.libritattili.prociechi.it.
«Per aspera ad astra». Ente promotore: Monteverde Tuscany. Data di consegna: 1° agosto 2013. Informazioni e consegna dei materiali: /o caffè Monteverdi, via di mezzo, Castiglioncello del Trinoro, 53047 Sarteano (Siena) o https://www.facebook.com/messages/peraspera.adastra.925.
venerdì 28 giugno 2013
Aldo Mondino, un artista per l’estate
Mosaici di zucchero, cioccolato e caffè. Tavole con quadrettature che ricordano gli album da colorare dei bambini. Tele con dervisci danzanti, assorti fumatori di narghilè, sultani dell'impero ottomano e figure del mondo arabo. Formelle in vetro dipinto ispirate ai motivi decorativi delle ceramiche Iznik, ma anche installazioni di grandi dimensioni dal carattere ludico. Questo e molto altro compone l'eclettico e multiforme panorama creativo di Aldo Mondino (Torino, 1938-2005), artista piemontese al centro di ben tre mostre allestite in questo inizio d’estate in Italia, tra Milano e Venezia.
«Angurie senza fine» (2003) -una sequenza di quattro cocomeri in legno, acciaio e vetro di Murano, che cita, in maniera ironica, la scultura «Colonna senza fine» di Constantin Bracusi- è stata scelta da Adriano Berengo e James Putnam per il percorso espositivo della mostra «Glasstress. White light / White heat», uno dei tanti eventi collaterali della cinquantacinquesima edizione della Biennale di Venezia, il cui intento è quello di raccontare come gli artisti contemporanei si confrontino con la luce, il calore e gli aspetti intrinseci del vetro e della sua lavorazione.
Sempre nella città lagunare, ma nei suggestivi spazi della Berengo Collection, è aperta fino a domenica 31 luglio la mostra «Ottomané», a cura di Valerio Dehó. Una ventina di opere illustrano l’interesse dell’artista per le culture dell’Est del mondo (conosciute anche attraverso numerosi viaggi in Marocco, Palestina, India e Turchia) e per l’orientalismo europeo di fine Ottocento.
Dal curioso tappeto-mandala «Mekka Mokka» (1988), realizzato con cinquanta chili di caffè in grani su carta da spolvero, alla scultura «Jongleur» (2003), sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, passando per i gioielli, capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da progetti autografi, la sperimentazione ironica, intelligente e curiosa di Aldo Mondino regala, in questa mostra, al visitatore coups de théâtre e dettagli colti e raffinati, all'insegna della diversità, dell'esotismo e del viaggio. E’ il caso delle famose «Turcate», chiaro riferimento al folklore turco e omaggio a Giulio Turcato, o degli «Iznik», nei quali viene ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, e vengono rappresentate anche le celebri maioliche ottomane. La mostra veneziana propone, inoltre, un omaggio a Edouard Manet (protagonista in questi stessi giorni di una grande esposizione a Palazzo Ducale), attraverso la tela «Ottomané» (1992), nella quale l’artista piemontese interpreta, attraverso otto quadri, un vaso di fiori dell’impressionista francese.
Il viaggio per l’Italia alla riscoperta di quel «trafficante di immaginazione» e «mago della narrazione» che era Aldo Mondino termina all’ombra della Madonnina, negli spazi della Fondazione Mudima, con la rassegna «Nomade a Milano», aperta fino a venerdì 5 luglio. Il percorso espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva, presenta un ricordo degli esordi parigini dei primi anni '60 all'Ecole du Louvre, documentati dalla scultura in bronzo «Tour Eiffel» (1989).
Un’altra opera bronzea, «Grande arabesque» (1995), è collocata all’ingresso della mostra milanese in dialogo con «Ittiodromo» (1967), una potentissima installazione che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni, lasciatovi sgocciolare sulla superficie. E’, questo, l’inizio di un percorso che porterà Aldo Mondino a riflettere sui temi del gioco e dell’infanzia, anche attraverso l’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come egli stesso ha dichiarato: «sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro». Lo testimoniano le sue celebri sculture golose e ‘ipercaloriche’ di torrone, pasta di caramella, cioccolato e zucchero, come la spettacolare installazione «Muro del Pianto» (1988), costruita nel cortile della Fondazione Mudima, dove domina un ambiente interamente ricoperto di marshmallows, o l’opera «Raccolto in preghiera» (1986), un enorme tappeto fatto da decine di granaglie diverse, messo in dialogo con i celebri «Tappeti stesi» (1990) in eraclite, i cui colori brillanti restituiscono l’atmosfera di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La mostra indaga anche quella parte di ricerca contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi per il mondo, esponendo, per esempio, i celebri «Dervisci» danzanti, presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993.
In tutto questo lungo iter creativo, centrale rimane sempre la pittura. E anche in questo caso, l’artista torinese si differenzia dai contemporanei, usando un supporto particolarissimo: il linoleum, un materiale ottenuto pressando su una tela robusta di iuta e di cotone un impasto di linossina, polvere di legno di sughero, resine e pigmenti colorati. Ecco così scorrere sulle pareti della Fondazione Mudima opere come «Rabbino» (1990), «Gojesca» (1991) o «Gertrude Stein» (1993); mentre al pianoterra è ambientata la grande installazione «I cacciatori di orchidee» (2005), che riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che ha sempre contraddistinto l’opera di Aldo Mondino
Sperimentazione, gioco, multi-etnicità, esotismo e humor appaiono, dunque, essere i caratteri distintivi del maestro torinese. Un artista che ha passato tutta la sua vita in viaggio, alla ricerca di nuove tecniche e nuove espressioni. Un fantastico narratore per immagini capace, ogni volta, di stupire e di strappare un sorriso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Aldo Mondino, «Turcata», anni 2000, olio su linoleum e cioccolatini, cm 120x90;[fig. 2] Aldo Mondino, «Muro del pianto», 1988, zucchero bianco e zucchero di canna, cm400x600; [fig. 3] Aldo Mondino, «Grande Arabesque» (esemplare n.3di9), 1995, bronzo, h. cm 300; [fig. 4] Aldo Mondino, «Angurie senza fine», 2003, legno di noce, acciaio, vetro soffiato di Murano, cm 203x40
Informazioni utili
«Ottomané». Berengo Collection, San Marco 412/413 – Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-23.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a mercoledì 31 luglio 2013.
«Glasstress. White Light/White Heat». Palazzo Cavalli-Franchetti, S. Marco 2847 - Venezia;
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, San Marco 4810 - Venezia; Berengo Centre for Contemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria - Murano (Venezia). Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a domenica 24 novembre 2013.
«Aldo Mondino. Nomade a Milano». Fondazione Mudima, via Tadino 26 - Milano. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it; Fondazione Mudima, tel. 02.29409633 o info@mudima.net. Sito internet: www.mudima.net. Fino a venerdì 5 luglio 2013.
«Angurie senza fine» (2003) -una sequenza di quattro cocomeri in legno, acciaio e vetro di Murano, che cita, in maniera ironica, la scultura «Colonna senza fine» di Constantin Bracusi- è stata scelta da Adriano Berengo e James Putnam per il percorso espositivo della mostra «Glasstress. White light / White heat», uno dei tanti eventi collaterali della cinquantacinquesima edizione della Biennale di Venezia, il cui intento è quello di raccontare come gli artisti contemporanei si confrontino con la luce, il calore e gli aspetti intrinseci del vetro e della sua lavorazione.
Sempre nella città lagunare, ma nei suggestivi spazi della Berengo Collection, è aperta fino a domenica 31 luglio la mostra «Ottomané», a cura di Valerio Dehó. Una ventina di opere illustrano l’interesse dell’artista per le culture dell’Est del mondo (conosciute anche attraverso numerosi viaggi in Marocco, Palestina, India e Turchia) e per l’orientalismo europeo di fine Ottocento.
Dal curioso tappeto-mandala «Mekka Mokka» (1988), realizzato con cinquanta chili di caffè in grani su carta da spolvero, alla scultura «Jongleur» (2003), sintesi perfetta tra il vetro di Murano e il bronzo, passando per i gioielli, capolavori dell’oreficeria realizzati a Valenza da progetti autografi, la sperimentazione ironica, intelligente e curiosa di Aldo Mondino regala, in questa mostra, al visitatore coups de théâtre e dettagli colti e raffinati, all'insegna della diversità, dell'esotismo e del viaggio. E’ il caso delle famose «Turcate», chiaro riferimento al folklore turco e omaggio a Giulio Turcato, o degli «Iznik», nei quali viene ricordata la città bizantina e poi turca di Nicea, sede di due concili importantissimi, e vengono rappresentate anche le celebri maioliche ottomane. La mostra veneziana propone, inoltre, un omaggio a Edouard Manet (protagonista in questi stessi giorni di una grande esposizione a Palazzo Ducale), attraverso la tela «Ottomané» (1992), nella quale l’artista piemontese interpreta, attraverso otto quadri, un vaso di fiori dell’impressionista francese.
Il viaggio per l’Italia alla riscoperta di quel «trafficante di immaginazione» e «mago della narrazione» che era Aldo Mondino termina all’ombra della Madonnina, negli spazi della Fondazione Mudima, con la rassegna «Nomade a Milano», aperta fino a venerdì 5 luglio. Il percorso espositivo, a cura di Achille Bonito Oliva, presenta un ricordo degli esordi parigini dei primi anni '60 all'Ecole du Louvre, documentati dalla scultura in bronzo «Tour Eiffel» (1989).
Un’altra opera bronzea, «Grande arabesque» (1995), è collocata all’ingresso della mostra milanese in dialogo con «Ittiodromo» (1967), una potentissima installazione che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni, lasciatovi sgocciolare sulla superficie. E’, questo, l’inizio di un percorso che porterà Aldo Mondino a riflettere sui temi del gioco e dell’infanzia, anche attraverso l’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come egli stesso ha dichiarato: «sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro». Lo testimoniano le sue celebri sculture golose e ‘ipercaloriche’ di torrone, pasta di caramella, cioccolato e zucchero, come la spettacolare installazione «Muro del Pianto» (1988), costruita nel cortile della Fondazione Mudima, dove domina un ambiente interamente ricoperto di marshmallows, o l’opera «Raccolto in preghiera» (1986), un enorme tappeto fatto da decine di granaglie diverse, messo in dialogo con i celebri «Tappeti stesi» (1990) in eraclite, i cui colori brillanti restituiscono l’atmosfera di un fantasmagorico suk medio-orientale.
La mostra indaga anche quella parte di ricerca contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi per il mondo, esponendo, per esempio, i celebri «Dervisci» danzanti, presentati per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993.
In tutto questo lungo iter creativo, centrale rimane sempre la pittura. E anche in questo caso, l’artista torinese si differenzia dai contemporanei, usando un supporto particolarissimo: il linoleum, un materiale ottenuto pressando su una tela robusta di iuta e di cotone un impasto di linossina, polvere di legno di sughero, resine e pigmenti colorati. Ecco così scorrere sulle pareti della Fondazione Mudima opere come «Rabbino» (1990), «Gojesca» (1991) o «Gertrude Stein» (1993); mentre al pianoterra è ambientata la grande installazione «I cacciatori di orchidee» (2005), che riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che ha sempre contraddistinto l’opera di Aldo Mondino
Sperimentazione, gioco, multi-etnicità, esotismo e humor appaiono, dunque, essere i caratteri distintivi del maestro torinese. Un artista che ha passato tutta la sua vita in viaggio, alla ricerca di nuove tecniche e nuove espressioni. Un fantastico narratore per immagini capace, ogni volta, di stupire e di strappare un sorriso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Aldo Mondino, «Turcata», anni 2000, olio su linoleum e cioccolatini, cm 120x90;[fig. 2] Aldo Mondino, «Muro del pianto», 1988, zucchero bianco e zucchero di canna, cm400x600; [fig. 3] Aldo Mondino, «Grande Arabesque» (esemplare n.3di9), 1995, bronzo, h. cm 300; [fig. 4] Aldo Mondino, «Angurie senza fine», 2003, legno di noce, acciaio, vetro soffiato di Murano, cm 203x40
Informazioni utili
«Ottomané». Berengo Collection, San Marco 412/413 – Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-23.00. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a mercoledì 31 luglio 2013.
«Glasstress. White Light/White Heat». Palazzo Cavalli-Franchetti, S. Marco 2847 - Venezia;
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, San Marco 4810 - Venezia; Berengo Centre for Contemporary Art and Glass, Campiello della Pescheria - Murano (Venezia). Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni:Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it;
Berengo Studio, tel. 041.5276364/739453. Fino a domenica 24 novembre 2013.
«Aldo Mondino. Nomade a Milano». Fondazione Mudima, via Tadino 26 - Milano. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Archivio Aldo Mondino, tel. 02.33607705 o info@aldomondino.it; Fondazione Mudima, tel. 02.29409633 o info@mudima.net. Sito internet: www.mudima.net. Fino a venerdì 5 luglio 2013.
mercoledì 26 giugno 2013
«Grandi maestri, piccole sculture»: un viaggio nel Novecento con la collezione Bertini
Collezionare è una passione che ha stregato Loriano Bertini (Prato, 1930), ex imprenditore del settore tessile, negli anni Sessanta e che oggi lo vede ideatore di raccolte molte diverse tra loro, alcune delle quali donate, nel corso degli anni, a fondazioni bancarie e musei italiani. E’ il caso degli oltre seicento panni antichi datati tra il XIV e il XIX secolo, primo nucleo del Museo del tessuto di Prato, o delle quattrocento maioliche storiche, in parte conservate presso il Museo archeologico e della ceramica di Montelupo Fiorentino, o ancora delle vedute toscane realizzate tra il Cinquecento e l’Ottocento, attualmente nell’archivio della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Il nome di Loriano Bertini è, però, principalmente legato alla raccolta di libri d’artista, formata da circa 4.300 volumi pubblicati in Italia e all’estero tra il 1890 e il 1999, che lo Stato italiano acquistò più una decina d’anni fa ad un’asta da Christie's e che ora è conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Si tratta di opere preziose, in parte esposte nella mostra «Figurare la parola» (17 ottobre 2003-18aprile 2004), utili per ricostruire la storia dell’editoria d’arte espressa dai principali movimenti del Novecento, tra le quali sono conservati testi illustrati da Odilon Redon, Otto Dix, George Grosz, Vassilij Kandiskij, Paul Klee e libri-oggetto di Alberto Burri, Carlo Carrà, Massimo Campigli.
Un viaggio tra le correnti artistiche del XX secolo è anche quello che si dipana nel nuovo omaggio alla passione collezionistica di Loriano Bertini: la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», per la curatela di Lara-Vinca Masini, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia presso gli spazi del cinquecentesco Palazzo Sozzifanti di Pistoia.
Circa duecento opere scultoree, selezionate tra le oltre seicento acquistate dal collezionista pratese negli ultimi anni, tracciano una mappa, per exempla e dal taglio didattico, delle arti figurative del secolo scorso, che spazia dalle avanguardie del primo Novecento, come Espressionismo, Futurismo e Cubismo, fino al Minimalismo e alla Transavanguardia, toccando anche segmenti di ricerca come la Pop art, l'Arte povera, lo Spazialismo e la Poesia visiva.
La rassegna, documentata da un catalogo della casa editrice Gli Ori, fa dialogare, dunque, opere dai materiali e dalle tecniche più disparate, il cui «unico requisito comune è, per usare le parole di Roberto Cadonici, quello del formato, che si iscrive rigorosamente nella categoria del ‘piccolo’». Ecco così scorrere sotto gli occhi del visitatore un giocoso «Pappagallo» (1916-1917) in legno colorato del futurista Fortunato Depero, una «Donna seduta» (1969) in vetro blu di Pablo Picasso, un ironico «Autoritratto» (s.d.) in bronzo di Man Ray con un paio di occhiali sbarrati dalle grate, un impalpabile «Arlecchino» (1953-1956) in ceramica policroma di Lucio Fontana e un’espressiva «Maschera» (1950) teatrale di Leoncillo.
Tra i tanti pezzi esposti, attraggono, poi, la nostra attenzione l’eleganza surrealista della scultura «Cabinet anthropomorphique» (1973) di Salvador Dalì, un classico «Cardinale seduto» (1960) di Giacomo Manzù, un simpatico «Meccano colorato» (1960 ca.) di Enrico Baj, un minuscolo gioiello in metalli smaltati di Roy Lichtenstein («Modern Head», 1968) e un «Coltello» (2000) dalla lama affilata di Jannis Kounellis: espressioni eterogenee di quegli incontri fortuiti e di quegli amori accidentali, spesso incomprensibili, che sono la linfa vitale di una collezione d’arte. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Enrico Baj, «Meccano», anni Sessanta; ferro colorato in blu, rosso e verde, con lamine, ruote e cilindri, h. cm 29; [fig. 2] Salvador Dalì,« Cabinet anthropomorphique», 1973; bronzo, h. cm 64; [fig. 3] Beverly Pepper, Bozzetto per grande scultura destinata alla mostra personale al Forte Belvedere, Firenze, 1998; ferro, h. cm 22 (senza base)
Informazioni utili
«Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper». Palazzo Sozzifanti, ingresso vicolo dei Pedoni, 1 - Pistoia. Orari:martedì-venerdì, ore 14.30-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso;: € 3,00. Catalogo: Gli Ori, Prato-Pistoia. Informazioni: tel. 0573.974226 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30). Fino a domenica 30 giugno 2013.
Il nome di Loriano Bertini è, però, principalmente legato alla raccolta di libri d’artista, formata da circa 4.300 volumi pubblicati in Italia e all’estero tra il 1890 e il 1999, che lo Stato italiano acquistò più una decina d’anni fa ad un’asta da Christie's e che ora è conservata presso la Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Si tratta di opere preziose, in parte esposte nella mostra «Figurare la parola» (17 ottobre 2003-18aprile 2004), utili per ricostruire la storia dell’editoria d’arte espressa dai principali movimenti del Novecento, tra le quali sono conservati testi illustrati da Odilon Redon, Otto Dix, George Grosz, Vassilij Kandiskij, Paul Klee e libri-oggetto di Alberto Burri, Carlo Carrà, Massimo Campigli.
Un viaggio tra le correnti artistiche del XX secolo è anche quello che si dipana nel nuovo omaggio alla passione collezionistica di Loriano Bertini: la mostra «Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper», per la curatela di Lara-Vinca Masini, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia presso gli spazi del cinquecentesco Palazzo Sozzifanti di Pistoia.
Circa duecento opere scultoree, selezionate tra le oltre seicento acquistate dal collezionista pratese negli ultimi anni, tracciano una mappa, per exempla e dal taglio didattico, delle arti figurative del secolo scorso, che spazia dalle avanguardie del primo Novecento, come Espressionismo, Futurismo e Cubismo, fino al Minimalismo e alla Transavanguardia, toccando anche segmenti di ricerca come la Pop art, l'Arte povera, lo Spazialismo e la Poesia visiva.
La rassegna, documentata da un catalogo della casa editrice Gli Ori, fa dialogare, dunque, opere dai materiali e dalle tecniche più disparate, il cui «unico requisito comune è, per usare le parole di Roberto Cadonici, quello del formato, che si iscrive rigorosamente nella categoria del ‘piccolo’». Ecco così scorrere sotto gli occhi del visitatore un giocoso «Pappagallo» (1916-1917) in legno colorato del futurista Fortunato Depero, una «Donna seduta» (1969) in vetro blu di Pablo Picasso, un ironico «Autoritratto» (s.d.) in bronzo di Man Ray con un paio di occhiali sbarrati dalle grate, un impalpabile «Arlecchino» (1953-1956) in ceramica policroma di Lucio Fontana e un’espressiva «Maschera» (1950) teatrale di Leoncillo.
Tra i tanti pezzi esposti, attraggono, poi, la nostra attenzione l’eleganza surrealista della scultura «Cabinet anthropomorphique» (1973) di Salvador Dalì, un classico «Cardinale seduto» (1960) di Giacomo Manzù, un simpatico «Meccano colorato» (1960 ca.) di Enrico Baj, un minuscolo gioiello in metalli smaltati di Roy Lichtenstein («Modern Head», 1968) e un «Coltello» (2000) dalla lama affilata di Jannis Kounellis: espressioni eterogenee di quegli incontri fortuiti e di quegli amori accidentali, spesso incomprensibili, che sono la linfa vitale di una collezione d’arte. (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Enrico Baj, «Meccano», anni Sessanta; ferro colorato in blu, rosso e verde, con lamine, ruote e cilindri, h. cm 29; [fig. 2] Salvador Dalì,« Cabinet anthropomorphique», 1973; bronzo, h. cm 64; [fig. 3] Beverly Pepper, Bozzetto per grande scultura destinata alla mostra personale al Forte Belvedere, Firenze, 1998; ferro, h. cm 22 (senza base)
«Grandi maestri, piccole sculture. Da Depero a Beverly Pepper». Palazzo Sozzifanti, ingresso vicolo dei Pedoni, 1 - Pistoia. Orari:martedì-venerdì, ore 14.30-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso;: € 3,00. Catalogo: Gli Ori, Prato-Pistoia. Informazioni: tel. 0573.974226 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 8.30 alle ore 13.30). Fino a domenica 30 giugno 2013.
lunedì 24 giugno 2013
Per non dimenticare Pina Bausch. Una settimana di eventi per il debutto italiano di «Sweet Mambo»
E’ un ampio omaggio a Pina Bausch (Solingen, 27 luglio 1940 – Wuppertal, 30 giugno 2009), coreografa tedesca che ha cambiato la storia del teatro e della danza, quello che va in scena a Bari, in occasione della ‘prima’ italiana dello spettacolo «Sweet Mambo» del Tanztheater Wuppertal, penultima creazione dell’artista, ideata un anno prima della sua scomparsa, il cui debutto si ebbe il 30 maggio 2008 in Germania, al Schauspielhaus di Wuppertal.
Da lunedì 24 a domenica 30 giugno, il capoluogo pugliese ospiterà incontri, masterclass e proiezioni cinematografiche dedicati all’autrice dei balletti «Le Sacre du Printemps» e «Café Müller». Un insieme di eventi, questo, la cui organizzazione è curata da Lucrezia Zazzera per il Teatro pubblico pugliese e che coinvolgerà diversi luoghi della città, dal Palazzo ex Poste all’arena Quattro Palme, dalla sala Murat a piazza Santa Maria del Buon Consiglio.
Ad aprire la manifestazione sarà, all’università degli studi «Aldo Moro» di Bari, il video girato durante lo spettacolo «Café Müller» (lunedì 24 giugno, ore 17.30), il lavoro più autobiografico e noto dell’artista, creato nel 1978 e definito da lei stessa un «lamento d'amore», una metafora, traslata nel respiro dei corpi, dell'impossibilità di un contatto autentico con l'altro. A seguire ci sarà la proiezione di «Bilder Aus Stücken der Pina Bausch», in cui si evoca il processo creativo della coreografa tedesca attraverso alcuni estratti degli spettacoli «Er nimmt Sie an der Hand und führt Sie in das Schloss die anderen folgen» (una rilettura del «Macbeth» di William Shakespeare, mai rappresentata in Italia), «Nelken», «Walzer» e «Palermo Palermo», pezzo dedicato al capoluogo siciliano, nel quale un muro di veri mattoni copre il boccascena del teatro e crolla a vista a inizio spettacolo.
L’omaggio barese continuerà con «Blaubart» (martedì 25 giugno, ore 17.30), uno dei pezzi più cupi e possenti dell’artista, montato nel 1977 a partire dall’opera «Il Castello di Barbablù» di Béla Bartók, fondamentale per comprendere il lavoro di connessione tra coreografia e teatro parlato. Subito dopo verrà proiettato il ritratto-documentario «Pina Bausch», realizzato da Anne Linsel nel 2006, che ricorda, attraverso le parole della stessa coreografa e dei suoi più stretti collaboratori, il lavoro condotto dagli esordi nella scuola di Essen fino alla creazione del Tanztheater Wuppertal.
L’omaggio barese prevede, quindi, la proiezione speciale di «Die Klage der Kaiserin / Il lamento dell’imperatrice» (mercoledì 26 giugno, ore 21), primo e unico lavoro cinematografico diretto dall’artista tedesca, che trasporta sullo schermo lo stile e i temi che hanno reso celebre il Tanztheater. Le riprese, iniziate nell’ottobre del 1987 e terminate nella primavera del 1989, sono il frutto di una serie di improvvisazioni dei danzatori, in gran parte componenti della compagnia di Wuppertal. Il film, privo di una tradizionale trama narrativa, è un susseguirsi di scene percorse da complesse associazioni tematiche, visive e musicali.
Tutto ruota attorno alla cittadina tedesca, ripresa nei suoi angoli più disparati: la campagna e i boschi, le strade del centro, il treno sopraelevato, una scuola di ballo, una serra, un solario, la sala prove nel vecchio cinema in disuso, dove si è compiuto tutto il lavoro di concezione e montaggio dei pezzi del Tanztheater Wuppertal.
Si passerà, poi, alla proiezione del film «1980 Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (giovedì 27 giugno, ore 17.30), mirabile e avvolgente affresco sulla vita che narra la tenerezza e la nostalgia dell’infanzia, assieme al senso della fine e dell’addio, e che prende il suo titolo dall’anno in cui venne creato, lo stesso della morte di Rolf Borzik, primo scenografo e compagno della coreografa tedesca. La rassegna prevede, quindi, la proiezione del film sul balletto «Walzer. Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (venerdì 28 giugno, ore 16.00), mai rappresentato in Italia, nel quale si parla dell'esilio, della separazione e della difficoltà o impossibilità di essere amati. Sono, poi, in agenda il documentario «A primer for Pina», realizzato dalla scrittrice e critica americana Susan Sontag, e un incontro con Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster, direttore artistico del Tanztheater Wuppertal.
A chiudere l’iniziativa, che prevede anche un masterclass di danza contemporanea con Fernando Carlos Suels Mendoza e Thusnelda Mercy, sarà la proiezione speciale del balletto «Le Sacre du printemps / La Sagra della Primavera» (domenica 30 giugno, ore 22), opera di Igor Stravinsky, della quale ricorre quest’anno il centenario della creazione, che Pina Bausch montò nel 1975.
Punta di diamante della rassegna sarà, ovviamente, il debutto italiano, al teatro Petruzzelli di Bari, dello spettacolo «Sweet Mambo», sulla relazione tra i due sessi, programmato per la serata di venerdì 28 giugno, alle ore 20.30, e con repliche nei tre giorni successivi (sabato 29 e domenica 30 giugno, alle 18.00; lunedì 1° luglio, alle 20.30). Sul palco salirà il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, diretto artisticamente da Lutz Förster, compagnia che ritorna in Italia dopo due anni di assenza (l’ultima esibizione si ebbe al Piccolo Teatro di Milano, nel febbraio del 2011). Le scene e i video sono di Peter Pabst, i costumi di Marion Cito, la collaborazione musicale di Matthias Burkert e Andreas Eisenschneider. Conclusa la rassegna barese, la compagnia tedesca ha in programma un’altra tappa italiana, anch’essa organizzata da Andres Neumann International. Sarà, infatti, ospite del teatro San Carlo di Napoli, dove dall’11 al 14 luglio porterà un repertorio di grande impatto: l’indimenticabile «Café Müller», che Pedro Almodóvar scelse per la scena iniziale del film «Parla con lei», e «Le Sacre du Printemps / La Sagra della Primavera», nel quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, gli uni a torso nudo, le altre in vesti leggere, danzano, su un palco coperto di argilla, un rito asciutto e violento.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2]Una scena di «Sweet Mambo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [figg. 3]Una scena di «Palermo, Palermo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [fig. 4] Una scena di «Café Müller», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch
Informazioni utili
Omaggio a Pina Bausch. Bari, sedi varie. Informazioni: Teatro pubblico pugliese, tel. 080.5580195; teatro Petruzzelli, tel.080.9752840. Sito web: www.teatropubblicopugliese.it/stagione_rassegna/omaggio-a-pina-bausch_144.html e www.fondazionepetruzzelli.it. Da lunedì 24 a lunedì 1° luglio 2013.
Da lunedì 24 a domenica 30 giugno, il capoluogo pugliese ospiterà incontri, masterclass e proiezioni cinematografiche dedicati all’autrice dei balletti «Le Sacre du Printemps» e «Café Müller». Un insieme di eventi, questo, la cui organizzazione è curata da Lucrezia Zazzera per il Teatro pubblico pugliese e che coinvolgerà diversi luoghi della città, dal Palazzo ex Poste all’arena Quattro Palme, dalla sala Murat a piazza Santa Maria del Buon Consiglio.
Ad aprire la manifestazione sarà, all’università degli studi «Aldo Moro» di Bari, il video girato durante lo spettacolo «Café Müller» (lunedì 24 giugno, ore 17.30), il lavoro più autobiografico e noto dell’artista, creato nel 1978 e definito da lei stessa un «lamento d'amore», una metafora, traslata nel respiro dei corpi, dell'impossibilità di un contatto autentico con l'altro. A seguire ci sarà la proiezione di «Bilder Aus Stücken der Pina Bausch», in cui si evoca il processo creativo della coreografa tedesca attraverso alcuni estratti degli spettacoli «Er nimmt Sie an der Hand und führt Sie in das Schloss die anderen folgen» (una rilettura del «Macbeth» di William Shakespeare, mai rappresentata in Italia), «Nelken», «Walzer» e «Palermo Palermo», pezzo dedicato al capoluogo siciliano, nel quale un muro di veri mattoni copre il boccascena del teatro e crolla a vista a inizio spettacolo.
L’omaggio barese continuerà con «Blaubart» (martedì 25 giugno, ore 17.30), uno dei pezzi più cupi e possenti dell’artista, montato nel 1977 a partire dall’opera «Il Castello di Barbablù» di Béla Bartók, fondamentale per comprendere il lavoro di connessione tra coreografia e teatro parlato. Subito dopo verrà proiettato il ritratto-documentario «Pina Bausch», realizzato da Anne Linsel nel 2006, che ricorda, attraverso le parole della stessa coreografa e dei suoi più stretti collaboratori, il lavoro condotto dagli esordi nella scuola di Essen fino alla creazione del Tanztheater Wuppertal.
L’omaggio barese prevede, quindi, la proiezione speciale di «Die Klage der Kaiserin / Il lamento dell’imperatrice» (mercoledì 26 giugno, ore 21), primo e unico lavoro cinematografico diretto dall’artista tedesca, che trasporta sullo schermo lo stile e i temi che hanno reso celebre il Tanztheater. Le riprese, iniziate nell’ottobre del 1987 e terminate nella primavera del 1989, sono il frutto di una serie di improvvisazioni dei danzatori, in gran parte componenti della compagnia di Wuppertal. Il film, privo di una tradizionale trama narrativa, è un susseguirsi di scene percorse da complesse associazioni tematiche, visive e musicali.
Tutto ruota attorno alla cittadina tedesca, ripresa nei suoi angoli più disparati: la campagna e i boschi, le strade del centro, il treno sopraelevato, una scuola di ballo, una serra, un solario, la sala prove nel vecchio cinema in disuso, dove si è compiuto tutto il lavoro di concezione e montaggio dei pezzi del Tanztheater Wuppertal.
Si passerà, poi, alla proiezione del film «1980 Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (giovedì 27 giugno, ore 17.30), mirabile e avvolgente affresco sulla vita che narra la tenerezza e la nostalgia dell’infanzia, assieme al senso della fine e dell’addio, e che prende il suo titolo dall’anno in cui venne creato, lo stesso della morte di Rolf Borzik, primo scenografo e compagno della coreografa tedesca. La rassegna prevede, quindi, la proiezione del film sul balletto «Walzer. Ein Stück von Pina Bausch / un pezzo di Pina Bausch» (venerdì 28 giugno, ore 16.00), mai rappresentato in Italia, nel quale si parla dell'esilio, della separazione e della difficoltà o impossibilità di essere amati. Sono, poi, in agenda il documentario «A primer for Pina», realizzato dalla scrittrice e critica americana Susan Sontag, e un incontro con Leonetta Bentivoglio e Lutz Förster, direttore artistico del Tanztheater Wuppertal.
A chiudere l’iniziativa, che prevede anche un masterclass di danza contemporanea con Fernando Carlos Suels Mendoza e Thusnelda Mercy, sarà la proiezione speciale del balletto «Le Sacre du printemps / La Sagra della Primavera» (domenica 30 giugno, ore 22), opera di Igor Stravinsky, della quale ricorre quest’anno il centenario della creazione, che Pina Bausch montò nel 1975.
Punta di diamante della rassegna sarà, ovviamente, il debutto italiano, al teatro Petruzzelli di Bari, dello spettacolo «Sweet Mambo», sulla relazione tra i due sessi, programmato per la serata di venerdì 28 giugno, alle ore 20.30, e con repliche nei tre giorni successivi (sabato 29 e domenica 30 giugno, alle 18.00; lunedì 1° luglio, alle 20.30). Sul palco salirà il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, diretto artisticamente da Lutz Förster, compagnia che ritorna in Italia dopo due anni di assenza (l’ultima esibizione si ebbe al Piccolo Teatro di Milano, nel febbraio del 2011). Le scene e i video sono di Peter Pabst, i costumi di Marion Cito, la collaborazione musicale di Matthias Burkert e Andreas Eisenschneider. Conclusa la rassegna barese, la compagnia tedesca ha in programma un’altra tappa italiana, anch’essa organizzata da Andres Neumann International. Sarà, infatti, ospite del teatro San Carlo di Napoli, dove dall’11 al 14 luglio porterà un repertorio di grande impatto: l’indimenticabile «Café Müller», che Pedro Almodóvar scelse per la scena iniziale del film «Parla con lei», e «Le Sacre du Printemps / La Sagra della Primavera», nel quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, gli uni a torso nudo, le altre in vesti leggere, danzano, su un palco coperto di argilla, un rito asciutto e violento.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2]Una scena di «Sweet Mambo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [figg. 3]Una scena di «Palermo, Palermo», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch; [fig. 4] Una scena di «Café Müller», con il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. Coreografia di Pina Bausch
Informazioni utili
Omaggio a Pina Bausch. Bari, sedi varie. Informazioni: Teatro pubblico pugliese, tel. 080.5580195; teatro Petruzzelli, tel.080.9752840. Sito web: www.teatropubblicopugliese.it/stagione_rassegna/omaggio-a-pina-bausch_144.html e www.fondazionepetruzzelli.it. Da lunedì 24 a lunedì 1° luglio 2013.
sabato 22 giugno 2013
Una «Festa di teatro eco/logico» a Stromboli. Cinque giorni di eventi unplugged per l’isola siciliana
L’evento, in programma da sabato 22 a mercoledì 26 giugno, è di quelli da non perdere, non solo per la bellezza dell’isola siciliana, dove si percepisce un incessante dialogo tra il rumore del mare, il suono del vento e il continuo borbottio del vulcano, uno dei più attivi al mondo in considerazione della sua attività eruttiva persistente. Il progetto, diretto artisticamente da Alessandro Fabrizi e promosso dal gruppo «fluidonumero9», con il patrocinio del Comune di Lipari, di Legambiente Sicilia, del Centro studi eoliani, è, infatti, destinato a far parlare di sé per essere -spiegano gli organizzatori- «il primo evento al mondo di teatro, musica e danza rigorosamente unplugged, ovvero senza luci, senza microfoni, senza effetti artificiali», in pratica «senza consumo di corrente elettrica aggiunta».
In scena artisti e intellettuali come Iaia Forte, Nadia Fusini, Concita De Gregorio e Patrizia Zappa Mulas inviteranno il pubblico a riflettere sulle suggestioni artistiche derivate dal recupero di un rapporto sostenibile, ma anche estetico con la natura. Il tema portante del festival sarà quello dell’ira di Madre Terra, a partire dal mito di Proserpina come raccontato nelle «Metamorfosi» di Ovidio, offrendo così l’occasione agli artisti ospiti di riflettere su argomenti quali la rabbia, la natura, l’amore.
Ad aprire la kermesse, all’interno della quale si terrà anche un workshop di danza e improvvisazione sull’anima dei luoghi, condotto da Caterina Gottardo e Paolo Pascolo alla discoteca Megà (tutti i giorni, dalle 17 alle 20), sarà la performance «Hungry», (in lingua inglese), scritta e interpretata dallo statunitense Paul Ricciardi, che sorprenderà gli spettatori con inaspettati blitz artistici in vari luoghi dell’isola, a cominciare da piazza San Vincenzo (sabato 22 giugno, dalle 18 alle 22).
Seguirà il primo dei due incontri del festival con Nadia Fusini, che presenterà il suo ultimo libro per i tipi della Einaudi di Torino, «Hanna e le altre» (sabato 22 giugno, alle 18.30), nel quale viene tracciato un ritratto di Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt, tre donne che si sono arrischiate in una riflessione sulla violenza, sul potere e sulla guerra nel cuore del Novecento. La studiosa e scrittrice toscana, alla quale si devono traduzioni di opere di Virginia Wolf e Mary Shelley sarà nuovamente protagonista del festival, negli incantevoli spazi del limoneto della Locanda Barbablù, con un ricordo di Silvia Plath, a cinquant’anni dalla morte (domenica 23 giugno, alle 18), al quale parteciperanno anche Laura Mazzi, Alice Bologna, Marzia Pellegrino e Ilenia Cipollari.
Concita De Gregorio sarà, invece, presente alla ‘messa in scena’ del suo libro «Io vi maledico» (lunedì 24 giugno, alle 19.30), con Alice Redini, Tommaso Capodanno, Cecilia D’Amico, Leonardo Gambardella, Franco Paluzzi e Giorgia Visani. Mentre Iaia Forte darà voce alla prosa di Elsa Morante con la lettura del libro «L’isola di Arturo» (martedì 25 giugno, alle 22).
Tra gli spettacoli in scena a Stromboli, c’è grande attesa per il monologo «Il naufrago» di Patrizia Zappa Mulas (domenica 23 giugno, alle 19.30), una favola sul senso più profondo e autentico della parola amore, tratta dal poemetto «Enoch Arden», pubblicato nel 1864 da Alfred Tennyson e musicato nel 1897 da Richard Strauss. Il Funaro di Pistoia porterà, invece, al festival il suo spettacolo «Uscio e bottega» (mercoledì 26 giugno, alle 17.30 e alle 18.30), scritto da Francesca Giaconi e Lorenzo Banchi, che vede in scena la stessa Francesca Giaconi ed Enrico Lombardi: un divertente racconto della vita di due sposi tra uova e farina, nel quale il buonumore si mescola con la malinconia dei ricordi e con i sapori di un tempo antico.
Curiosa è anche l’improvvisazione per attrice e argilla che Ilenia Cipollari presenterà sulla spiaggia di Scari e che è stata intitolata «Metamorfosi: la creazione del mondo» (lunedì 24 giugno, ore 18). Mentre a chiudere la selezione degli spettacoli scelti da «fluidonumero9» per l’evento siciliano sarà «Erisittone, Proserpina e l’ira di Madre Terra, un varietà» (mercoledì 26 giugno, alle 18.30 e alle 22), un appuntamento a cura di Alessandro Fabrizi e Susan Main, che verrà presentato in due versioni, una luce e una buio, ispirate alla «doppia vita» di Proserpina tra la terra e gli inferi.
Non mancherà, poi, la musica, a partire dal concerto «Las Rosas» (sabato 22 giugno, alle 22), con Marco Schiavoni e Caterina Genta, nel quale gli arpeggi della chitarra si fonderanno con l’intensità dei versi di Federico Garcia Lorca. Alessandro Librio sarà, invece, protagonista di «Vibro» (domenica 23 giugno, alle 22), originale «performance di viola, violino e luogo». Toccherà, poi, al quartetto «Le Cardamomò» (lunedì 24 giugno, alle 21) presentare le sue canzoni di ispirazione francese e balcanica, dal gusto retrò e onirico; mentre a chiudere gli appuntamenti all’insegna delle sette note saranno i Takabum (mercoledì 26 giugno, alle 19), street band calabrese, frizzante e coloratissima, che proporrà una vera e propria parata per l’isola a ritmo di funky e jazz.
Oltre agli spettacoli e agli eventi dal vivo, il festival prevede anche un momento di riflessione sul ruolo dell’artista e del teatro in rapporto con l’ambiente naturale attraverso una «Tavola rotonda sul mare» (martedì 25 giugno, alle 17.30), a cura di Giulia Giordano del Teatro Pinelli Occupato. All’incontro prenderanno parte, tra gli altri, l'artista Federico Russo, l'attore e illuminotecnico Hossein Taheri, l’urbanista Carmelo Celona e l’antropologa Silvia Jop di «Lavoro culturale», autrice dell’e-book «Come è bella l’imprudenza», una mappa della «cultura fai-da-te» in Italia, un cartografia dei tanti teatri del nostro Paese che, sull’esempio del Valle di Roma, sono stati occupati dai cittadini negli ultimi due anni. E per gli amanti dell’arte visiva è previsto anche un evento speciale, a cura di Alessandro Baronio che, durante la cinque giorni siciliana, costruirà scenografie e opere riutilizzando oggetti ‘rifiutati’, ripescati dal fondo del mare, riconsegnandoli così a nuova vita attraverso il ricordo e il contributo collettivo degli strombolani e dei turisti. Un modo, questo, di coinvolgere tutti nel festival isolano, perché – dicono gli organizzatori- «la fantasia è contagiosa!». (sam)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della prima edizione di «Festa di teatro eco/logico», progetto, diretto artisticamente da Alessandro Fabrizi e promosso dal gruppo «fluidonumero9», con il patrocinio del Comune di Lipari, di Legambiente Sicilia, del Centro studi eoliani; [fig. 2] Un'immagine di un workshop del gruppo «fluidonumero9» sull'isola di Stromboli; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «Uscio e bottega» di Francesca Giaconi e Lorenzo Banchi, con la stessa Francesca Giaconi ed Enrico Lombardi, che il Funaro di Pistroia proporrà a «Festa di teatro eco/logico»; [fig. 4] I Takabum, tra i protagonisti di «Festa di teatro eco/logico»
Informazioni utili
«Festa di teatro eco/logico». Sedi varie - Stromboli (Messina). Ingresso libero. Informazioni e prenotazioni: Tommaso Capodanno, cell. 333 7508055 o tommasocapodanno@hotmail.it. Sito internet: http://fluidonumero9.wordpress.com. Da sabato 22 a mercoledì 26 giugno 2013.
giovedì 20 giugno 2013
«Art Night», una lunga notte d’arte per Venezia
«Non c’è due senza tre». L’università Ca’ Foscari di Venezia fa proprio il vecchio adagio popolare e lancia, in collaborazione con l’amministrazione comunale, la terza edizione di «Art Night», una lunga serata d’arte che vedrà tutti i soggetti che si occupano di cultura in città aprire i propri spazi oltre l’abituale orario di chiusura e offrire al pubblico un ricco calendario di performances musicali, spettacoli, letture animate, inaugurazioni di mostre e non solo.
Oltre centoottanta le sedi coinvolte in questa edizione della notte bianca veneziana, alla quale farà da filo conduttore l’omaggio al talento femminile, in ogni sua espressione. L’appuntamento è per sabato 22 giugno, dalle 18 in poi.
Per scoprire i tanti appuntamenti in agenda (si parla di oltre seicento ore di eventi, ma il calendario è in effervescente aggiornamento) sarà sufficiente camminare, tra calli e campielli, alla ricerca dell’immagine guida della rassegna: uno spicchio di luna che diventa il ferro di prua di una gondola.
Tutti gli spazi espositivi e gli eventi saranno visitabili senza biglietto d’ingresso e, dalle 20 all’una di notte, sarà gratuito anche il Vaporetto dell’arte, la linea di navigazione di Actv che percorre il Canal Grande alla scoperta delle bellezze artistiche della città.
Fulcro della notte bianca veneziana, ideata e coordinata da Silvia Burini e Angela Bianco, sarà, ovviamente, l’università Ca’ Foscari, dove la manifestazione prenderà formalmente vita con il saluto del Magnifico Rettore Carlo Carraro e delle autorità comunali. Venezia cambierà, quindi, il suo volto abituale -quello di centro melanconicamente romantico o, per contro, di città tutta lustrini, celebrities e gossip-, trasformandosi in un grande e vitale laboratorio creativo, in un luogo dei giovani e per i giovani.
Si potrà, tra l’altro, ascoltare musica classica all’Istituto romeno di cultura e al Palazzetto Bru Zane, riscoprire il «Decameron» di Giovanni Boccaccio alla Fondazione Querini Stampalia, salire sul campanile dell’abbazia di San Giorgio, scoprire i ‘dietro le quinte’ dei teatri Goldoni e Malibran, raggiungere l’isola di San Servolo per una visita guidata al giardino storico. Molte saranno, poi, le mostre visitabili gratuitamente, da «Robert Motherwell: i primi collage» alla Collezione Peggy Guggenheim a «Roy Liechtenstein Sculptor» alla Fondazione Vedova, da «Prima materia» a Punta Dogana a «Pawel Althamer And Anatoly Osmolovsky: Parallel Convergences» alla Casa dei Tre Oci, senza dimenticare le tante iniziative espositive dei Musei civici veneziani.
Cuore pulsante di «Art Night» sarà un’inedita performance live dei Masbedo, accompagnati e musicati eccezionalmente dai Marlene Kuntz. L’esibizione è in programma per le 22.30 nel cortile principale dell’università Ca’ Foscari, subito dopo l’anteprima del documentario «The Illusionists» di Elena Rossi e la performance «Dust» della coreografa e danzatrice Marta Bevilacqua. Per l’occasione, l’ateneo veneto permetterà di visitare la mostra «Lost in Translation», promossa dal Moscow Museum of Modern Art, e l’installazione di Maria Cristina Finucci dedicata al Garbage Patch State e alla drammatica situazione ambientale che si profila per il nostro pianeta.
Eventi da non perdere saranno proposti anche nelle altre due sedi dell’ateneo veneziano: al Cultural Flow Zone sarà aperta una collettiva di artisti pietroburghesi; a Ca’ Cappello si terrà la mostra «Un golfo, uno stretto e un mare», un viaggio per fotografie in Paesi come la Persia, gli Emirati Arabi, il Qatar e l’Iraq.
Curioso si rivela, poi, il progetto della cantante Sofia Taliani che, alla Peggy Guggenheim Collecition, proporrà «Pop-up concerts for one», mini-concerti di qualche minuto che verranno eseguiti per un singolo ascoltatore alla volta. Mentre la Zuecca Projet Space proporrà, nell'ambito della mostra «Ai Weiwei – Disposition» (alle ore 18.30), una conversazione con Barnaby Martin, noto giornalista anglosassone che è riuscito a intervistare l’artista cinese Ai Weiwei dopo il rilascio dagli ottantuno giorni d’illegittima prigionia in Cina.
Non mancherà, inoltre, ad «Art Night» l’evento Instagram che tanto successo ha avuto nella passata edizione. Quest’anno verrà proposto, in collaborazione con JewelGram, un contest dedicato al talento delle donne e l’iniziativa culminerà, nella serata del 22 giugno, con un InstaMeet speciale, organizzato da Venezia da Vivere.
A chi alle nuove tecnologie preferisce il caro e vecchio libro è, invece, riservata la lunga staffetta di letture sul femminicidio, che coinvolgerà le principali librerie cittadine. Eventi, dunque, per tutti i gusti nella terza edizione della rassegna veneziana, il cui slogan è ancora una volta: «l’arte libera la notte».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vista notturna di Venezia; [fig. 2] I Masbedo; [fig. 3] La ballerina e coreografa Marta Bevilacqua
Informazioni utili
«Art Night Venezia». Sedi varie - Venezia. Ingresso: gratuito per tutte le sedi partecipanti (dalle ore 18.00 all’una circa), salvo diverse indicazioni. Web: www.artnightvenezia.it. Twitter: @artnightvenezia. Facebook: artnight venezia. Instagram: artnightvenezia. Informazioni: tel. 041.23466223-6227. Sabato 22 giugno 2013
Oltre centoottanta le sedi coinvolte in questa edizione della notte bianca veneziana, alla quale farà da filo conduttore l’omaggio al talento femminile, in ogni sua espressione. L’appuntamento è per sabato 22 giugno, dalle 18 in poi.
Per scoprire i tanti appuntamenti in agenda (si parla di oltre seicento ore di eventi, ma il calendario è in effervescente aggiornamento) sarà sufficiente camminare, tra calli e campielli, alla ricerca dell’immagine guida della rassegna: uno spicchio di luna che diventa il ferro di prua di una gondola.
Tutti gli spazi espositivi e gli eventi saranno visitabili senza biglietto d’ingresso e, dalle 20 all’una di notte, sarà gratuito anche il Vaporetto dell’arte, la linea di navigazione di Actv che percorre il Canal Grande alla scoperta delle bellezze artistiche della città.
Fulcro della notte bianca veneziana, ideata e coordinata da Silvia Burini e Angela Bianco, sarà, ovviamente, l’università Ca’ Foscari, dove la manifestazione prenderà formalmente vita con il saluto del Magnifico Rettore Carlo Carraro e delle autorità comunali. Venezia cambierà, quindi, il suo volto abituale -quello di centro melanconicamente romantico o, per contro, di città tutta lustrini, celebrities e gossip-, trasformandosi in un grande e vitale laboratorio creativo, in un luogo dei giovani e per i giovani.
Si potrà, tra l’altro, ascoltare musica classica all’Istituto romeno di cultura e al Palazzetto Bru Zane, riscoprire il «Decameron» di Giovanni Boccaccio alla Fondazione Querini Stampalia, salire sul campanile dell’abbazia di San Giorgio, scoprire i ‘dietro le quinte’ dei teatri Goldoni e Malibran, raggiungere l’isola di San Servolo per una visita guidata al giardino storico. Molte saranno, poi, le mostre visitabili gratuitamente, da «Robert Motherwell: i primi collage» alla Collezione Peggy Guggenheim a «Roy Liechtenstein Sculptor» alla Fondazione Vedova, da «Prima materia» a Punta Dogana a «Pawel Althamer And Anatoly Osmolovsky: Parallel Convergences» alla Casa dei Tre Oci, senza dimenticare le tante iniziative espositive dei Musei civici veneziani.
Cuore pulsante di «Art Night» sarà un’inedita performance live dei Masbedo, accompagnati e musicati eccezionalmente dai Marlene Kuntz. L’esibizione è in programma per le 22.30 nel cortile principale dell’università Ca’ Foscari, subito dopo l’anteprima del documentario «The Illusionists» di Elena Rossi e la performance «Dust» della coreografa e danzatrice Marta Bevilacqua. Per l’occasione, l’ateneo veneto permetterà di visitare la mostra «Lost in Translation», promossa dal Moscow Museum of Modern Art, e l’installazione di Maria Cristina Finucci dedicata al Garbage Patch State e alla drammatica situazione ambientale che si profila per il nostro pianeta.
Eventi da non perdere saranno proposti anche nelle altre due sedi dell’ateneo veneziano: al Cultural Flow Zone sarà aperta una collettiva di artisti pietroburghesi; a Ca’ Cappello si terrà la mostra «Un golfo, uno stretto e un mare», un viaggio per fotografie in Paesi come la Persia, gli Emirati Arabi, il Qatar e l’Iraq.
Curioso si rivela, poi, il progetto della cantante Sofia Taliani che, alla Peggy Guggenheim Collecition, proporrà «Pop-up concerts for one», mini-concerti di qualche minuto che verranno eseguiti per un singolo ascoltatore alla volta. Mentre la Zuecca Projet Space proporrà, nell'ambito della mostra «Ai Weiwei – Disposition» (alle ore 18.30), una conversazione con Barnaby Martin, noto giornalista anglosassone che è riuscito a intervistare l’artista cinese Ai Weiwei dopo il rilascio dagli ottantuno giorni d’illegittima prigionia in Cina.
Non mancherà, inoltre, ad «Art Night» l’evento Instagram che tanto successo ha avuto nella passata edizione. Quest’anno verrà proposto, in collaborazione con JewelGram, un contest dedicato al talento delle donne e l’iniziativa culminerà, nella serata del 22 giugno, con un InstaMeet speciale, organizzato da Venezia da Vivere.
A chi alle nuove tecnologie preferisce il caro e vecchio libro è, invece, riservata la lunga staffetta di letture sul femminicidio, che coinvolgerà le principali librerie cittadine. Eventi, dunque, per tutti i gusti nella terza edizione della rassegna veneziana, il cui slogan è ancora una volta: «l’arte libera la notte».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vista notturna di Venezia; [fig. 2] I Masbedo; [fig. 3] La ballerina e coreografa Marta Bevilacqua
Informazioni utili
«Art Night Venezia». Sedi varie - Venezia. Ingresso: gratuito per tutte le sedi partecipanti (dalle ore 18.00 all’una circa), salvo diverse indicazioni. Web: www.artnightvenezia.it. Twitter: @artnightvenezia. Facebook: artnight venezia. Instagram: artnightvenezia. Informazioni: tel. 041.23466223-6227. Sabato 22 giugno 2013
Iscriviti a:
Post (Atom)