ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 25 giugno 2010

"Una storia vintage", quando il rock incontra il mambo

Dal sound trascinante di Pata Pata al fischiettio spensierato di Magic moment, passando per lo swing ironico di Tu vuo’ fa’ l’americano e il ritmo caraibico della canzone La bamba: la Star Dance di Turbigo aziona ancora una volta la macchina del tempo. Dopo aver portato il pubblico nella stagione della disco music e dei «figli dei fiori», con il suo vivace e coloratissimo Show Dance ’70, la scuola diretta da Elisa Vai strizza l’occhio a un altro decennio mitico della nostra storia recente: gli anni Cinquanta. Venerdì 25 giugno, a partire dalle 21.00, al teatro Sociale di Busto Arsizio si apre, dunque, l’album dei ricordi sull’epoca di Elvis Presley e Marilyn Monroe, di Grace Kelly e Brigitte Bardot, ma anche della Vespa Piaggio e della Lambretta, della Fiat Cinquecento e dell’Alfa Romeo Giulietta. Nell’ambito del cartellone comunale BA Estate 2010, la sala di piazza Plebiscito ospita, infatti, lo spettacolo Una storia vintage, nato da un'idea di Elisa Vai, che ne firma anche la regia, e coreografato da Stefania Barina e dal William Fernandez, ballerino nel cui prestigioso curriculum sono annoverate collaborazioni con Santiago Alfonso e con il Ballet ICRT della televisione cubana. A ricreare la moda del tempo, in bilico tra bon ton e seduzione, saranno le costumiste Rossana Ferrari e Lia Ballarati, che si sono sbizzarrite con gonne a ruota, “pinocchietti”, bustini, balze e tulle. Mentre le luci vedranno all’opera Maurizio “Billo” Aspes. La trama di Una storia vintage è fresca ed intrigante. Una sofistica cantante latino-americana sbarca in Italia, il «Paese della Dolce vita», per inaugurare un nuovo locale: l’elegante Garden Blue. Un ragazzo con la passione per i ritmi sfrenati di Elvis Presley e Chuck Berry viene rapito dalla sua bellezza. Tra i due scatta una competizione ritmica a colpi di mambo, cha cha cha e rock and roll, sulle note di tante canzoni cult del tempo e non, come Oh Pretty Woman e Mambo italiano. A fare da filo conduttore tra le varie coreografie e a narrare la storia dello spettacolo saranno, invece, alcuni dei più celebri brani di Adriano Celentano. Si chiude, dunque, nel segno dell’allegria la stagione 2009/2010 della Star Dance di Turbigo. Una stagione, questa, ricca di successi, tra i quali le recenti vittorie al campionato regionale Fids (Federazione italiana danza sportiva), gara riconosciuta dal Coni, dove Elisa Vai e i suoi allievi si sono aggiudicati il primo posto nelle categorie disco dance over 16, hip hop under 15 e hip hop over 16. Numerosi anche i premi singoli vinti nella manifestazione di Cornaredo, che hanno visto salire sul palco Cristina Canovi, Elena Cavaiani, Diego Console, Fabio Gentile, Silvia Giletto e Davi Roveda

Didascalie delle immagini [fig. 1. 2 e 3] Un momento dello spettacolo Show Dance '70, con la Star Dance di Turbigo. Le foto sono di Silvia Consolmagno. 

Informazioni utili 
Una storia vintage. Spettacolo di danza con la Star Dance di Turbigo. Coreografie di Elisa Vai, Stefania Barina, William Fernandez. Direzione artistica e regia: Elisa Vai. Data: venerdì 25 giugno 2010, ore 21.00. Ingresso: € 12.00/€ 10.00. Informazioni: tel. 0331.890443 (tutti i giorni feriali, dalle 16.00 alle 19.00.

martedì 4 maggio 2010

Brescia, la moda vintage trova casa ai musei Mazzucchelli

Julia Roberts scelse un vecchio abito Valentino, nero con i profili bianchi, per la serata degli Oscar 2001, quella in cui vinse l’ambita statuetta come miglior attrice protagonista per Erin Brokovich. Jennifer Lopez è stata fotografata a Miami, sul red carpet della premierre del film The Back-Up Plan, con un vestito leopardato di Monique Lhuillier, in perfetto stile anni Ottanta. E Sienna Miller, in un'intervista rilasciata all’edizione inglese di Vogue, ha raccontato che metà del suo guardaroba è formato da pezzi d’annata. A Hollywood, ma anche a New York, Tokyo, Parigi, Londra, Roma è, dunque, sempre più di moda il capo vintage. E «vecchio è bello» sembra essere diventato il motto preferito dalle fashion victims, che non disdegnano di frequentare mercatini e fiere dell’usato alla ricerca di autentiche chicche del passato da mischiare con abiti e accessori visti alle ultime sfilate.
Agli amanti di questo mondo dal fascino retrò, ma molto à la page è dedicato il Festival del vintage: tre giornate per i collezionisti e per gli operatori del settore moda, ma anche per i semplici curiosi, in agenda da venerdì 7 a domenica 9 maggio presso i musei Mazzucchelli di Ciliverghe di Mazzano, in provincia di Brescia e in prossimità del lago di Garda.
Dopo il successo della prima edizione, che lo scorso settembre ha visto la partecipazione di oltre 3.000 visitatori, le gallerie espositive della splendida villa neo-palladiana, oggi sede anche di un ricco museo della moda e del costume e di una curiosa collezione sul vino e sui cavatappi, accoglieranno una ventina di espositori, riconosciuti a livello internazionale, che proporranno, con scenografie e ambientazioni ad hoc, tanti pezzi curiosi della moda vintage, realizzati tra la fine dell’Ottocento e gli anni Novanta del Novecento: da articoli da viaggio a bauli, da cappelli a bastoni da passeggio, da bijoux a occhiali, senza dimenticare l’abbigliamento uomo e donna dei più importanti marchi degli anni ’50 e capi di ricerca etnico-tribale degli anni ’60-’80. Tra gli espositori figurano i nomi dei più noti archivi specializzati italiani, fonte d’ispirazione per diversi stilisti contemporanei e appassionati di moda, quali Tara Vintage, Art House, No Logo, Shabby Chic, Officina Vintage di Firenze, Lamù Vintage, Arcadia ed Eclater.
In occasione del festival, i musei Mazzucchelli ospiteranno anche, nella Sala delle colonne, l’inaugurazione della mostra Alta moda, con una sessantina di pezzi provenienti dall'archivio privato di Patrizia Fissore, affermata stilista di biancheria intima e costumi da bagno, la cui collezione allinea duecento pezzi di altissimo livello, con un’attenzione particolare alla biancheria: guêpières, reggiseni e mutandine di pizzo, ma anche calze e pizzi.
La rassegna, in programma fino a domenica 12 settembre, si aprirà con un corpino del 1890 di Charles Frederick Worth, primo vero coutourier parigino che ha vestito grandi dive quali Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, e si chiuderà con alcune geniali invenzioni di Gianni Versace, disegnate negli anni Ottanta del Novecento.
Tappe salienti del percorso espositivo, che documenterà quasi un secolo di storia del costume, saranno i preziosi abiti Delphos di Mariano Fortuny, i charleston degli anni ’20, gli elegantissimi abiti da sera dal sapore cinematografico di Maggy Rouff, Christian Dior e Pierre Balmain, oltre alla moda da giorno di Cristobal Balenciaga ed Emilio Pucci. Tra le curiosità della mostra, il curatore Massimo Capella segnala i corpini di Paco Rabanne in alluminio dorato. Capi, questi, che fecero gridare allo scandalo Chanel: «Questo non è un sarto, ma un metallurgico».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] locandina del Festival del vintage; [fig. 2] Paco Rabanne, Maglia metallica, anni ’60; [fig. 3] Mariano Fortuny, Delphos, 1910 [Le immagini sono state fornite da Valeria Merighi Comunicazione]

Informazioni utili
Festival del vintage. Musei Mazzucchelli, via Giammaria Mazzucchelli, 2 – Ciliverghe di Mazzano (Brescia). Orari: venerdì 7 maggio, dalle 18.00 alle 22.00; sabato 8 e domenica 9 maggio,dalle 10.00 alle 20.00. Ingresso: € 7.00. Informazioni: tel. 030.212421. Sito web: www.museimazzucchelli.it. Da venerdì 7 a domenica 9 maggio 2010.

martedì 23 marzo 2010

Milano, alla galleria Ala la pittura scultorea di Turi Simeti

Ci sono artisti che sembrano dire una sola parola per tutta la vita, rimanendo coerentemente fedeli a un iniziale assunto pittorico o scultoreo. Uno di questi è Turi Simeti (Alcamo-Trapani, 1929). La sua ricerca creativa, da quasi cinquant'anni (la prima mostra, una collettiva, è del 1963), ruota attorno a un ristretto numero di elementi, sempre identici: la costituzione di un apparato architettonico aggettante, la pittura monocroma frontale e l'introduzione nelle proprie composizioni di una o più forme ellittiche od ovoidali differenti per colore, grandezza e posizione sulla tela.
Il risultato di questo procedere -lo ha scritto Francesco Tedeschi- è «una pittura che sa di scultura», dove è evidente l'interesse dell'artista siciliano per l'analisi del rapporto spazio-luce e del lento dinamismo creato sulla tela dai moduli seriali. Un dinamismo, questo, dai poetici ritmi musicali, simile a una danza di purificazione dell'anima tesa a portare lo “spettatore” in contatto con il mistero cosmico. A ciò concorrono un uso razionale del segno e un metodo costruttivo di ascendenza scultorea, oltre a una pittura «ton sur ton», che trova la propria base teorica nel minimalismo, ma da cui se ne discosta per le implicazioni emozionali.
Turi Simeti compie la sua iniziazione artistica alla fine degli anni Cinquanta, nell'ultima fase della stagione informale. Le sue prime opere riprendono la lezione materica e cromatica di Alberto Burri. L'avvio artistico è, infatti, caratterizzato da tele a fondo scuro o bianco, con frammenti di stracci, tessuti e altri materiali, a cui fanno seguito, sul principio degli anni Sessanta, lavori monocromi dal fondo nero, su cui sono applicate buste commerciali rossastre, bruciacchiate e annerite. E' questo il primo passo di Turi Simeti verso la ricerca della serializzazione dell'arte. Una ricerca che, in quegli stessi anni, porta l'artista a realizzare, sulla scia di Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani, i grandi Legni ovali e i Cartoni neri, opere dove compare per la prima volta la forma ellittica sovrapposta alla tela in precise sequenze ritmiche che tendono a ricoprire l'intero spazio compositivo. Da qui l'artista siciliano, che nel 1965 entra a far parte del gruppo Zero Avantgarde, costituitosi sotto l'egida di Lucio Fontana, prosegue nella propria ricerca di una nuova configurazione dell'arte in rapporto alla spazio, giungendo a realizzare sul finire degli anni Sessanta le sue prime estroflessioni e introflessioni. Si tratta di opere, a cui Turi Simeti lavora tutt'oggi, in cui una forma ogivale in legno, fissata trasversalmente sul telaio, in posizione solitamente decentrata, crea una danza di luci e ombre, resa ancora più evidente dallo sfondo monocromo delle tele, nell'uniforme stesura di toni forti come il rosso, il giallo, il blu, il bianco e il nero. L'artista invita così lo spettatore a mettere in relazione spazi, oggetti, movimenti, «in modo che - ebbe a dire Friedrich W. Heckmanns, nel catalogo della mostra tedesca alla galleria Uli Lang di Biberach del 1996- tutto ciò giunga a dischiudere stati d'animo di armonica quiete».
Una selezione di questi opere sono esposte, fino a sabato 10 aprile, alla galleria a Salvatore + Caroline Ala di Milano. Si tratta di una ventina di acrilici su tela, realizzati tra il 1992 e il 2009, nei quali è evidente come la dinamicità sia il fattore essenziale della produzione dell'artista di Alcamo. Il bisogno di rompere la rigidità della superficie –un bisogno già presente, seppure in modo latente nelle ripetizioni seriali degli esordi e nelle successive essenzializzazioni degli anni Settanta e Ottanta- si rivela nei lavori degli ultimi anni sia nella disposizione marginale degli elementi sia nella loro combinazione o in sequenza o in piena libertà di movimento nello spazio sia, ancora, nell'inclinazione dei rilievi ellittici.
Non minore importanza in questa ricerca della terza dimensione in pittura è la scelta coloristica. Simeti predilige toni più caldi rispetto a quelli di qualche decennio fa (blu, bianco, giallo, rosso e nero sono i colori prediletti di quest’ultima stagione pittorica) e crea sulla tela sfumature impreviste che sottolineano la singolarità e l'unicità del suo lavoro. E', dunque, la componente emotiva, tanto bistrattata dai minimali, ad assumere grande importanza nell'attuale produzione del maestro siciliano.
Il risultato è, per usare le parole di Gianluca Ranzi, «uno spettacolo poderoso e ineffabile ammantato della danza di luce e ombra che fa vibrare gli ovali che premono dal di sotto della tela, come a voler fuoriuscire dallo spazio limitato del quadro, a voler forzare il limite della pelle della pittura che li contiene».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Turi Simeti, Polittico colorato, 2006, tela sagomata, acrilico, 30 x 200 cm; [fig. 2] Turi Simeti, Sei ovali rossi, 2006, tela sagomata, acrilico, 150 x 90 cm; [fig. 3] Turi simeti, Superficie gialla con cinque ovali, 2005, tela sagomata, acrilico, 150 x 200 cm; [fig. 4] Turi Simeti, Tre ovali color cielo, 2008,
tela sagomata, acrilico, 200 x 140 cm.

Informazioni utili
Turi Simeti. Galleria Salvatore è Caroline Ala, via Monte di Pietà, 1 – Milano. Orari: da martedì a sabato, 10.00-19.00. Ingresso libero e gratuito. Informazioni: tel. 02.8900901 o galleria.ala@iol.it. Fino a sabato 10 aprile 2010.