ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 19 giugno 2012

«I luoghi del cuore», al via il sesto censimento del Fai

Per Percy Bysshe Shelley uno dei luoghi più amati erano le terme di Caracalla, tre le cui rovine scrisse il secondo e il terzo atto del suo «Prometeo liberato». Stendhal portò sempre impressa nella sua mente la basilica di Santa Croce, a Firenze, che, con la sua maestosità quasi austera e le sue bellezze artistiche, gli fece battere il cuore fino a stare male. Lord Byron rimase, invece, soggiogato dal fascino selvaggio della Liguria: luoghi come il castello di Lerici e il borgo di Portovenere, con le sue case dalle tinte vivaci e la sua piccola e semplice chiesa di san Pietro, gli regalarono un caleidoscopio di emozioni. Mentre Goethe, rapito dalla bellezza del paesaggio italiano, scrisse: «Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Nel verde fogliame splendono arance d'oro. Un vento lieve spira dal cielo azzurro. Tranquillo è il mirto, sereno l'alloro».
L’elenco dei viaggiatori stranieri rimasti incantati dall’Italia, con la sua storia millenaria e il suo straordinario patrimonio artistico e naturalistico, potrebbe continuare all’infinito. Ed è proprio anche a chi vive fuori dai nostri confini nazionali che si rivolge, per la prima volta, il censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo, sotto l’Alto Patronato della presidenza della Repubblica e con il patrocinio dei ministeri dei Beni culturali e degli Affari esteri.
Fino al 31 ottobre, dunque, italiani e stranieri, maggiorenni e minorenni potranno segnalare «un bene -si legge nella nota di presentazione dell’iniziativa- che si ama e la cui sorte ci sta a cuore, perché in pericolo o semplicemente perché lo si vuole tutelare non solo per noi, ma anche per i nostri figli».
Partecipare al censimento, che nell’ultima edizione (quella del 2010) ha raccolto circa mezzo milione di segnalazioni e che, fino ad ora, ha salvato undici beni, tra i quali il mulino di Baresi a Roncobello (secondo segnalato nel 2003) e l’oratorio di san Martino a Clavi (settimo segnalato nel 2004), «è un modo -spiegano gli organizzatori- per raccontarsi intimamente e al tempo stesso tutti insieme» ed è anche «l’occasione per mostrare al mondo un’Italia civile che si identifica nel proprio patrimonio artistico e ambientale e si mobilita quando sono in gioco le proprie bellezze e la propria Storia. Per farlo basta una firma. Meglio se unita a quelle di migliaia di altre persone».
Ed a chiedere una firma, in questa sesta edizione e in questa prima campagna internazionale del Fai, sono al momento ben oltre 12.000 beni: spiagge, chiese, teatri, monumenti, biblioteche, aree marine, castelli, boschi, borghi, sentieri e alberi, importanti non solo per la geografia e la storia del nostro Paese, ma anche per la memoria e la sfera emotiva dei suoi abitanti e di chi ha scelto l’Italia come «patria del cuore».
Qualcuno di questi beni ha un testimonial vip. E’ il caso del borgo di Vernazza e dei suoi muretti a secco, portati via dalla furia dell’acqua nell’ottobre del 2011 (a loro darà il suo voto l’attrice Lella Costa), ma anche della chiesa di San Michele in Insula, a Trino Vercellese («luogo del cuore» di Roberto Bolle), e dell’abbazia di san Pietro al Monte, nel comune di Civate (bene segnalato dal canoista Antonio Rossi). Indicazioni vip sono giunte anche dall’estero, che considera il nostro Paese la «culla della storia, della bellezza e dell’arte»: Woody Allen ha scelto Roma e la sua villa Borghese; Penelope Cruz si è dichiarata innamorata dell’isola di Salina.
Ci sono, poi, luoghi, la cui segnalazione è partita da vivaci e ben organizzati comitati cittadini, come il già votatissimo Rione Sanità di Napoli, che sogna di costruire una statua per onorare la memoria del grande Totò, o l'intera città di Santa Lucia della Mela, nel Messinese, (dodici i beni candidati e già in vetta alla top ten dei più votati sul Web) o, ancora, il faro del Monte della Guardia a Ponza.
Ci sono, infine, beni che temono per il proprio futuro, che hanno evidente bisogno di restauro e che sono stati candidati a diventare «luoghi del cuore» da gente comune, da chi li vive tutti i giorni, da chi li ama come un figlio: è il caso della chiesa di San Giovanni Battista di Bassano del Grappa, del teatro Sociale di Busto Arsizio, della chiesa degli Olandesi di Livorno, del teatro Sociale di Novi di Modena, del convento di santa Maria del Tempio a Casale Monferrato e del teatro Comunale di Crevalcore, solo per fare qualche nome.
Per votare questi e tanti luoghi sarà sufficiente compilare le cartoline presenti nelle filiali Intesa Sanpaolo e nei beni e nelle delegazioni Fai oppure registrarsi on-line sul sito www.iluoghidelcuore.it. Il censimento sarà, inoltre, pubblicizzato in occasione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, in programma dal 19 al 25 agosto a Rimini, e al Festival della letteratura di Mantova, che si svolgerà dal 5 al 9 settembre.
Per questa campagna internazionale, verrà rinnovata anche la veste grafica del sito internet: «per la prima volta -spiega l’ufficio stampa del Fai- il portale sarà bilingue e disponibile in versione mobile. Oltre a segnalare direttamente il proprio luogo del cuore, gli utenti potranno condividere l’iniziativa attraverso il proprio profilo Facebook, trovare notizie sui beni votati con classifiche web costantemente aggiornate e inviare in ogni momento foto, commenti e informazioni sui propri luoghi del cuore. A ciascun luogo segnalato verrà infatti associata una scheda dedicata che gli utenti potranno costantemente aggiornare. Sarà inoltre potenziata l’interattività del sito grazie a una nuova sezione chiamata «Social Hub», che sarà un vero e proprio collettore di tutte le attività svolte dal censimento nell’ambito dei social network (Facebook, Twitter e GooglePlus)». Perché «la bellezza non ha confini» e viaggia anche sul web.


Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Campagna promozionale per la sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo; [fig. 2] Chiesa di San Michele in Insula, a Trino Vercellese («luogo del cuore» di Roberto Bolle); [fig. 3] Il borgo di Vernazza («luogo del cuore» di Lella Costa); [fig. 4] Isola di Salina («luogo del cuore» di Penelope Cruz); [fig. 5 e 6] Campagna promozionale per la sesta edizione del censimento «I luoghi del cuore», promosso dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano, con Intesa San Paolo.


Informazioni utili 
«I luoghi del cuore», censimento promosso dal Fai (Fondo per l’ambiente italiano), in collaborazione con Intesa San Paolo. Sito internet: www.iluoghidelcuore.it. Fino al 31 ottobre 2012.

«Art Night Venezia», una lunga notte di cultura sul Canal Grande e tra i campielli

Sarà Ottavia Piccolo la madrina della seconda edizione di «Art Night Venezia», manifestazione ideata e coordinata dall’Università Ca’ Foscari, in collaborazione con il Comune di Venezia, che, nella serata di sabato 23 giugno, vedrà tutti i soggetti che si occupano di cultura nella città lagunare aprire i propri spazi oltre l’abituale orario di chiusura e offrire al pubblico un ricco calendario di performance musicali, spettacoli, inaugurazioni di mostre, ma non solo.
Il via ufficiale scoccherà alle ore 17. A batterlo, nel cortile dell’Università Ca’ Foscari, sarà il Magnifico rettore, Carlo Carraro, insieme ai rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nel progetto, a partire dal circuito dei Musei civici veneziani.
Dopo lo start up ufficiale, dalla porta d’acqua dell’ateneo salperà un suggestivo corteo lungo il Canal Grande e le altre vie d’acqua della città. Si tratta di «InstaArtNightVenezia»: un «Instameet» alla scoperta delle sedi coinvolte nella notte più «magmatica e magica» della Serenissima. L’evento, su prenotazione fino ad esaurimento dei posti disponibili, regalerà ai veneziani e ai turisti un continuo flusso di immagini, scattate ed editate da venti instagramers scelti tra blogger, fotografi e popular, permettendo così di far vedere cosa accade in Laguna anche a chi non è presente in città e di distribuire sui social network e nel web immagini geolocalizzate e notizie dell'evento.
Alle ore 21.30, tutti gli instagramers si ritroveranno nel cortile principale dell'ateneo per fotografare l’appuntamento clou di questa seconda edizione della notte bianca veneziana: la performance dell’attrice Ottavia Piccolo, che, al centro di una installazione luminosa di Marco Nereo Rotelli, leggerà dieci poesie della grande Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura, recentemente scomparsa. L’appuntamento, intitolato «Preferisco i gatti», sarà accompagnato dalle note del sax di Milena Angele e proseguirà, subito dopo la mezzantotte, con un altro omaggio alla poetessa polacca: l’anteprima del film «La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wyslawa Szymborska», girato da Katarzyna Kolenda-Zaleska, e con testimonianze di Woody Allen, Umberto Eco e molti altri intellettuali.
A Ca’ Foscari, dove sarà possibile vedere anche una grande retrospettiva di William Congdon, verranno distribuite le mappe con tutti gli appuntamenti pensati per questa speciale notte veneziana, illuminata da una mezzaluna che termina con la prua di una gondola: oltre quattrocento le proposte, disseminate in più di duecento luoghi, che accontenteranno i gusti di giovani e meno giovani.
La Fondazione Musei civici veneziani offrirà, per esempio, l'apertura straordinaria e gratuita di quattro delle sue più prestigiose sedi: Ca’ Pesaro, Palazzo Mocenigo, il Museo di storia naturale e la casa di Carlo Goldoni. La proposta si articolerà in orari “sfalsati” da sede a sede, coprendo l’arco che va dalle 18 alle 24, in modo da consentire una più ampia fruizione da parte del pubblico. Si inizierà idealmente da Palazzo Mocenigo, dove, dalle 18 alle 22, sarà possibile visitare anche spazi solitamente non aperti al pubblico, con itinerari speciali nei depositi ricchissimi di tessuti rari e di straordinarie collezioni di abiti originali, tra cui spicca la moda del Settecento. Si farà, quindi, tappa al Museo di storia naturale, amatissimo dai bambini, le cui sale saranno rese ancor più suggestive da un modernissimo allestimento interattivo. Sarà, poi, la volta di Ca’ Pesaro, dove si visiterà la mostra «Spirito klimtiano. Galileo Chini, Vittorio Zecchin e la grande decorazione a Venezia» e dove sarà possibile ascoltare i «Liuti in contrappunto», un programma di musiche dal vivo a cura del conservatorio «Benedetto Marcello», ma anche vedere la performance «Arte e disciplina marziale», nella quale maestri italiani e giapponesi presenteranno alcune tra le forme più antiche di discipline provenienti da Cina, Corea e Giappone, dal Karate al Tai chi chuan, dal Judo al Kung fu. Si potrà, infine, fare una sosta nella casa di Carlo Goldoni, nello splendido palazzetto di Ca’ Centanni, dove sarà possibile ammirare il nuovo allestimento che mette in luce la figura del grande commediografo veneziano.
Tra le altre importanti istituzioni veneziane che saranno aperte al pubblico gratuitamente, a partire dalle ore 18, si ricordano Palazzo Grassi con la personale di Urs Fischer, la Casa dei tre Oci con la rassegna «Elliott Erwitt- Personal Best», la Fondazione Bevilacqua La Masa con la mostra «Doppio gioco. L’ambiguità dell’immagine fotografica».
Non mancheranno, poi, iniziative per i bambini come l’entusiasmante caccia al tesoro della Fondazione Querini Stampalia ai laboratori creativi a Ca’ Giustinian, in previsione della Biennale di Architettura.
«Art Night Venezia» sarà anche solidarietà: nelle principali sede culturali e istituzionali che prenderanno parte alla manifestazione verrà, infatti, allestita una raccolta fondi per contribuire al restauro dei monumenti artistici danneggiati dal sisma che ha colpito l'Emilia Romagna.


Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Locandina di «Art Night Venezia»;[fig. 2]Ca' Foscari con la pubblicità di «Art Night Venezia»; [fig. 3] l'Università Ca' Foscari di sera 


Informazioni utili 
«Art Night Venezia». Venezia, sedi varie. Sabato 23 giugno 2012, dalle ore 17.00. Sito ufficale della giornata: www.artnight.it; special Page: www.followgram.me/special/InstArtNight, tag della giornata: #artnightvenezia; live blogging: www.veneziadavivere.com/liveblogging/artnightvenezia; FB: www.facebook.com/ArtNightVenezia; Twitter: @artnightvenezia e #artn12.

giovedì 14 giugno 2012

Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro» in mostra dopo il restauro

E’ una notizia di grande interesse per gli amanti dell’arte e del Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro», una delle opere più importanti dell’ultimo periodo di vita del pittore lombardo, è tornata alla sua bellezza originaria, al termine di un complesso intervento di restauro, della durata di otto mesi, che ha visto al lavoro la direttrice Anna Maria Marcone, con le colleghe Carla Zaccheo ed Emanuela Ozino Caligaris, presso i laboratori dell’Iscr (Istituto superiore per la conservazione e il restauro), struttura afferente al ministero per il Beni e le Attività culturali.
L’opera, commissionata nel 1609 dal mercante genovese Giovan Battista de’ Lazzari per la cappella di famiglia nella chiesa dei Padri Crociferi di Messina, sarà in mostra da sabato 16 giugno a domenica 15 luglio presso il Museo Braschi di Roma, che, per l’occasione, aprirà per la prima volta al pubblico, dopo i lavori di restauro, il suo grande Salone d’onore e l’attigua Cappella Valadier.
La monumentale pala (3,80 per 2,75 metri), riqualificata grazie all’intervento economico dell’associazione romana «Metamorfosi», tornerà, quindi, permanentemente a Messina, al Museo regionale, dove, da martedì 25 luglio, sarà esposta accanto a un’altra importante opera caravaggesca di recente restauro, «L’adorazione dei magi», e dove sarà affiancata, fino all’11 novembre, da una mostra con materiale esplicativo del restauro e del lavoro dell'Iscr.
A sessant’anni dal precedente intervento conservativo, datato 1951 ed eseguito sotto la supervisione di Cesare Brandi, «La resurrezione di Lazzaro» è ritornata, quindi, sotto gli occhi e tra le mani degli esperti, che hanno potuto approfondire le ricerche e sciogliere le problematiche all’epoca irrisolte, grazie all’evoluzione dei metodi diagnostici, delle tecniche di intervento e dei materiali da impiegare per la pulitura.
Su questa tela, a pochi decenni dalla sua esecuzione, si erano, infatti, già riscontrati problemi conservativi. Un episodio –non è chiaro se reale o romanzesco– racconta, a titolo esplicativo, che nel 1670 il primo restauratore, Andrea Suppa, accingendosi alla pulitura con semplice acqua, si trovò ad asportare del colore nero, evidente segnale di preparazione del fondo non canonica da parte dell’artista, forse dovuta ai tempi serrati di esecuzione e consegna. Il restauratore, accusato dalla città di aver danneggiato il prezioso dipinto, morì di dolore.
Il nuovo intervento conservativo del capolavoro caravaggesco, eseguito subito dopo la rocambolesca fuga da Malta, ha restituito leggibilità all’intera raffigurazione e messo in luce particolari fondamentali, ma ormai nascosti sotto la patina del tempo, come il profilo del Cristo, le braccia spalancate di Lazzaro smaniose di vita dopo il rigore della morte, l'autoritratto di Caravaggio confuso tra la piccola folla che assiste al miracolo.
La tela, di fortissima suggestione e ottima espressione di quel gioco di luci e ombre che ha reso celebre l'artista, rappresenta, secondo quanto scrive Giovan Pietro Bellori, nel volume seicentesco «Le Vite de' pittori scultori e architetti moderni», «la Risurrezione di Lazzaro, il quale sostentato fuori del sepolcro, apre le braccia alla voce di Cristo che lo chiama estende verso di lui la mano. Piange Marta e si maraviglia Madalena, e vi è uno che si pone la mano al naso per ripararsi dal fetore del cadavero. Il quadro è grande, e le figure hanno il campo d'una grotta, col maggior lume sopra l'ignudo di Lazzaro e di quelli che lo reggono, ed è sommamente in istima per la forza dell'imitazione. Ma la disgrazia di Michele non l'abbandonava, e 'ltimore lo scacciava di luogo in luogo[...]».
La tela mostra i personaggi di questo evento miracoloso serrati in primo piano su uno sfondo scuro, che lascia immaginare l’ambientazione architettonica di una chiesa. La raffigurazione del Cristo, con il volto in ombra e l’indice puntato imperiosamente verso il corpo di Lazzaro –ancora rigido e gonfio– ricorda la «Vocazione di San Matteo», nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, opera ispirata a sua volta al gesto della «Creazione di Adamo» di Michelangelo, nella Cappella Sistina. La tristezza delle espressioni rimanda alla «Deposizione» dell’ultimo Tiziano, eseguita per la propria tomba: il volto centrale rivolto verso il Cristo, con la fronte aggrottata e la bocca semiaperta, racconta il miracolo nell’espressione di stupore. Due proiezioni indietro nel tempo, una consuetudine nelle opere tardive di Caravaggio che usava riutilizzare motivi compositivi del suo repertorio figurativo precedente.
Dopo otto mesi di restauro, il pubblico ritrova, dunque, un capolavoro che, nel corso dei secoli, non ha mai smesso di far parlare, affascinare, coinvolgere.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro», 1609. Olio su tela, 380×275 cm. Messina, Museo regionale


Informazioni utili
Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro». Museo di Roma – Palazzo Braschi, piazza San Pantaleo, 10 - Roma. Orari: martedi-domenica, ore 10.00–20.00; chiuso il lunedi. Ingresso: biglietto unico integrato museo + mostra  intero € 11,00, ridotto € 9,00. Catalogo: Palombi editore, Roma. Informazioni: tel. 060608. Sito internet: www.museodiroma.it. Dal 16 giugno al 15 luglio 2012. 


mercoledì 13 giugno 2012

Da Johan & Levi una biografia su Mario Schifano

«Mi conoscono anche quelli che non mi conoscono, quindi inventate quello che volete». Così Mario Schifano era solito allontanare gli aspiranti biografi che lo assediavano. A quattordici anni dalla sua scomparsa (Roma, gennaio 1998), con una narrazione a più voci, spesso anche in contraddizione tra loro, il volume «Mario Schifano. Una biografia», edito dalla casa editrice monzese Johan & Levi nella collana «Biografie», racconta la vita di uno degli artisti più prolifici e amati, nonché falsificati e chiacchierati, ma anche paradossalmente poco conosciuti.
Il libro verrà presentato venerdì 15 giugno, alle ore 18.30, al Macro di Roma, in un incontro gratuito, che vedrà la presenza dell’autore, accanto a Achille Bonito Oliva, Fulvio Abbate e Stefano Chiodi. Lo scenario di questo viaggio nel tempo propostoci da Luca Ronchi, regista televisivo e autore del documentario «Mario Schifano Tutto», presentato alla cinquantottesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, non può che essere Roma, una città che una volta «c’era» nella cultura e nell’arte.
Sotto i cieli della Città eterna, sulla terrazza di piazza Scanderbeg che fungeva da studio en plein air, nei primi anni Sessanta, Schifano inizia a dipingere quei monocromi che lo renderanno uno dei protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento. Ed è sempre a Roma che decide di continuare la sua avventura pittorica e di costruire in un vortice di lucida follia il suo universo underground all’insegna della trasversalità.
Fonda un gruppo pop-rock, si cimenta in filmati sperimentali, frequenta intellettuali, aristocratici e malavitosi, cambia macchine, donne, abiti e televisori con una rapidità sconvolgente, viene arrestato e messo alla gogna per consumo di sostanze stupefacenti.
Simile ad un «piccolo puma», molto elegante nei movimenti e nei comportamenti, dotato di un fascino innato e di una bellezza alla Rodolfo Valentino, Schifano era da tutte le parti, non stava mai fermo. Forse nell’immaginario popolare resterà sempre l’incarnazione perfetta della concezione romantica che vede nell’artista genio e sregolatezza. Oltre alla fama, però, spenti i flash delle cronache mondane, c’è un pittore ancora tutto da scoprire che amava ripetere: «the man is nothing, the work is everything».
Ritenuto il rappresentante italiano della Pop art, l'artista romano guarda con le sue opere, soprattutto quelle caratterizzate dal lavoro su brand commerciali come «Coca Cola» ed «Esso», alle tele di grandi artisti americani quali Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Sostenuto da importanti gallerie italiane e internazionali (Plinio de Martiis e Ileana Sonnabend), insieme ai «pittori maledetti» (tra cui Franco AngeliTano Festa) ha rappresentato un momento fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea, anche per la sua capacità di avvicinarsi a nuove tecniche pittoriche, di usare il computer per creare, di sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia.
Su questo protagonista dell’arte italiana, nel volume di Luca Ronchi (un volume dal format inusuale), parlano molti testimoni illustri, fra cui, solo per citarne alcuni Furio Colombo, Maurizio Calvesi, Anita Pallenberg, Giorgio Marconi, Fabio Mauri, Achille Bonito Oliva, Marco Meneguzzo, Monica De Bei e Sandro Chia. Ricordi, documenti, aneddoti, racconti: un mosaico di testimonianze che compone un ritratto corale di Mario Schifano uomo e artista, ma anche della ricchezza e della complessità dello scenario artistico e sociale di quel periodo.
L’apparato iconografico, frutto della collaborazione con l’Archivio Schifano, apre al lettore il mondo più privato dell’uomo Schifano attraverso immagini inedite e opere poco conosciute. Offre la possibilità di scoprire il volto nascosto di un personaggio pubblico, che la “cronachetta pettegola” voleva tutto sesso, droga e rock'n'roll.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del libro «Mario Schifano. Una biografia» di Luca Ronchi


Informazioni utili
Luca Ronchi,«Mario Schifano. Una biografia», Johan & Levi (collana «Biografie»), Monza 2012. ISBN: 978-88-6010-078-8. Formato: 15,5 x 23 cm; pp. 432. Illustrazioni: 145 b/n - 20 colore. Rilegatura: Brossura: Prezzo: € 29,00.

venerdì 8 giugno 2012

Tintoretto, «L’ultima cena» in mostra a Milano

Da Roma a Milano, per ritornare definitivamente a Venezia. E’ questo il viaggio che compirà nei prossimi giorni «L’ultima cena» di Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1519- 1594), opera recentemente sottoposta a un attento restauro conservativo, grazie al finanziamento della banca Cariparma-Crédit Agricole.
Dopo essere stata esposta alle Scuderie del Quirinale, nella grande antologica che Vittorio Sgarbi ha voluto dedicare al maestro veneziano, la tela, da sempre conservata in Laguna, nella chiesa di San Polo, sarà eccezionalmente esposta, da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012 (e per i soli clienti Vodafone anche nella giornata di mercoledì 13 giugno 2012), al Museo diocesano di Milano, nella Sala dell’Arciconfraternita.
L’opera, realizzata tra il 1574 e il 1575, fu commissionata all’artista veneto, definito da Giorgio Vasari «il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura», dalla Scuola del Sacramento della chiesa di San Polo.
Soggetto della raffigurazione, che è stata riportata a nuova vita nell’arco di soli tre mesi, grazie ad un’equipe diretta da Giulio Manieri Elia, direttore del Museo di Palazzo Grimani e Vicedirettore delle Gallerie dell’Accademia, è il noto episodio evangelico dell'ultima cena, ambientato in un interno domestico.
Rispetto a precedenti tele di uguale soggetto, il Tintoretto fissa il suo occhio non sull’annuncio del tradimento di Giuda, ma sul momento dell’Eucarestia sub specie panis. Un dettaglio, questo, evidenziato da Carlo Ridolfi nel 1648, all’interno del volume «Le maraviglie dell'arte, ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello Stato»: «In san Polo ammirasi un'altra Cena, ove Nostro Signore comunica gli Apostoli, diversandosi in quella dalle inventioni operate in questo proposito, non mancando al Tintoretto materia di nuovi concetti, poiché era l'ingegno suo un'Erario d'ogni più rara curiosità».
In questo modo, l'artista traduceva in immagine la disposizione del concilio di Trento nella quale si affermava che sotto la sola specie del pane è contenuto interamente il corpo di Cristo e la corredava di una serie di episodi, dedicati a illustrare il lavoro dei suoi committenti, che erano tenuti ad assistere gli ammalati, a sfamare gli indigenti, e a portare l'ostia consacrata per la comunione ai parrocchiani incapaci di raggiungere la chiesa.
«I protagonisti dell'evento -afferma Margaret Binotto, nella scheda dell’opera- recitano la parte loro assegnata dal testo evangelico, ma nel contempo si fanno portatori di altri più sottesi e simbolici significati. Cristo si alza all'improvviso e spalanca le braccia per distribuire il pane ai due discepoli con un gesto che prefigura l'imminente sacrificio sulla croce: al movimento dei due che si chinano a ricevere il pane consacrato si contrappone dinamicamente l'atto caritatevole degli apostoli che si allontanano dalla mensa pasquale per sfamare il mendicante infermo in primo piano e, a destra, la bimbetta, dando così concretezza d'immagine alla benedizione monastica della Cena. Tra i partecipanti al rito il più riconoscibile è Giuda, che porta alla cintura la bisaccia e appoggia la mano traditrice sul tavolo».


Didascalie delle immagini
[fig. 1] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Tela completa; [fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Particolare



Informazioni utili
«Tintoretto. L’ultima cena». Museo diocesano, Corso di Porta Ticinese, 95 – Milano. Orari: da giovedì 14 a martedì 19 giugno, ore 10.00–24.00; lunedì 18 giugno, ore 10.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it. Sito web: www.museodiocesano.it. Da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012.