ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 14 giugno 2013

Torino, Antonio Fontanesi ritorna nella sua casa di via Po

«Il più grande dei paesaggisti moderni e uno dei pittori più potenti del XX secolo»: così Carlo Carrà parlò di Antonio Fontanesi (Reggio Emilia, 1818-Torino 1882), patriota mazziniano e pittore romantico al quale il Museo Accorsi – Ometto di Torino dedica una piccola ma raffinata mostra, per la curatela di Giuseppe Luigi Marini e l’organizzazione di Giuliana Godio, tesa a documentarne l’intera parabola creativa, dal lungo soggiorno svizzero, nella città di Ginevra (1850-1865), ai viaggi a Parigi (1855 e 1861), Londra (1865), Firenze (1867) e Tokyo (1876-1879).
«Omaggio a Fontanesi» -questo il titolo della rassegna, visitabile fino a domenica 16 giugno- allinea, nello specifico, una trentina di opere, tra oli, acquarelli, disegni, fusains, litografie e acqueforti, che documentano l’interesse dell’artista per una pittura di paesaggio, nella quale l’osservazione del vero e l’adozione di un atteggiamento scientifico di fronte alla realtà si incontrano con le suggestioni emotive suggerite dalla bellezza della natura all’animo umano.
Una vena malinconica e solitaria caratterizza, infatti, l’intera opera fontanesiana, una vera e propria «poesia del vero» nella quale si concretano -per usare le parole dello stesso pittore reggiano, contenute in una lettera a Carlo Stratta del 1876- «la luce, lo spazio, l’atmosfera e tutto ciò che si contiene nell’immensità, cioè l’infinito».
Ad aprire il percorso espositivo, del quale rimarrà documentazione in un agile catalogo edito dalla casa editrice Allemandi di Torino, è la tela «Pascolo» (1870), alla quale fanno seguito oli come «Crepuscolo» (1862), «Donna alla fonte» (1865), «Il lavoro» (1868-1872) «Confidenze» (1871-1872), «Studio per l’Aprile» (1872) o «Bufera imminente» (1873-1874), nei quali si respira la fascinazione dell’artista per i paesaggi armoniosi e musicali del francese Jean-Baptiste Camille Corot e della scuola di Barbizon, per i tocchi di luce dell’inglese William Turner, per la tecnica pittorica «a macchia» dei toscani Giovanni Fattori e Telemaco Signorini.
La magica trasfigurazione del dato reale in una visione più lirica, la struggente resa luministica del cielo al tramonto e l’abile uso di colori terrosi e velati, quasi tendenti alla monocromia, sono caratteri della pittura di Antonio Fontanesi, che si ritrovano anche nei quattro grandi dipinti di forma ovale, commissionati all’autore da Cristiano Banti nel 1867 e oggi facenti parte della collezione del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo la donazione di villa Flecchia a Magnano, nel Biellese, da parte dei coniugi Piero e Franca Enrico.
Curiosi per il soggetto raffigurato sono la tela «Vaso di fiori» (1880), probabile omaggio a Giuseppina Vignola, e l’olio su carta «Ingresso al tempio» (1876-1878), proveniente dal lascito Camerana della Gam di Torino, attribuito alla mano del nipponico Chu Azai, uno dei migliori allievi del maestro reggiano durante il suo soggiorno in Giappone.
Non manca in mostra nemmeno un inedito, il carboncino e tempera su carta «Court de St.Pierre» (1851), l’unico che si conosca di quelli dai quali il pittore trasse una serie di litografie per l’album di vedute ginevrine del 1854-1855, molte delle quali sono esposte nella rassegna torinese. Mentre a conoscere le fattezze dell’artista ci aiutano il ritratto in bronzo eseguito nel 1883 da Leonardo Bistolfi e un piccolo «Autoritratto» del 1881, realizzato molto probabilmente nel palazzo di via Po 55, dove è ubicata la Fondazione Accorsi – Ometto, sede della mostra, e nel quale il pittore visse gli ultimi tre anni della sua vita, abitando in un umile e modesto alloggio del quarto piano, con tre stanze e un bagno sul balcone, con l’acqua che funzionava a intermittenza e l’odore del soffritto di cipolle che saliva dai piani bassi.«Un ritorno a casa», dunque, per un artista che scrisse una pagina importante della storia piemontese, anche come insegnante dell’Accademia Albertina, seppur osteggiato da chi non vedeva di buon occhio le sue «rivoluzionarie» teorie sulla pittura di paesaggio. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Fontanesi, «Autoritratto», 1881. Matita, penna e acquerello su carta, cm 8,5x12,5 senza cornice; 28,5x22,4. Collezione privata; [fig. 2] Antonio Fontanesi, «Confidenze», 1871-1872. Olio su cartone rintelato, cm 28,7x37,5 senza cornice;cm 47,2x57,5 con cornice. Collezione privata; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Donna al fonte», 1865 ca. Olio su tela, cm 51x70 senza cornice; cm 75 x 95 con cornice. Torino, Gam - Galleria d'arte moderna

Informazioni utili 
Omaggio ad Antonio Fontanesi. Museo di arti decorative Accorsi–Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-19.00; lunedì chiuso. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11.00 e ore 17.00; domenica, ore 11.00, ore 17.00 e ore 18.00. Ingresso: mostra € 5,00; mostra con visita guidata - intero € 8,00, ridotto € 5,00; mostra + museo + visita guidata - intero € 10,00, ridotto € 8,00. Catalogo: Allemandi, Torino. Informazioni: Biglietteria, tel. 011.837.688 (int. 3). Sito web:www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino a domenica 16 giugno 2013. 

mercoledì 12 giugno 2013

Venezia, alla Guggenheim un progetto di studio su Jackson Pollock

Dalla tela «La donna luna» («The Moon Woman») del 1942 all’olio «Foresta incantata» («Enchanted Forest») del 1947: sono undici le opere di Jackson Pollock (Cody, 28 gennaio 1912 – Long Island, 11 agosto 1956), il padre fondatore dell’Espressionismo astratto, conservate presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia.
A questi lavori, che documentano in prevalenza la stagione antecedente all’utilizzo della tecnica del «dripping» («sgocciolamento»), iniziata dall’artista americano nell’inverno del 1946, è dedicato il nuovo progetto di ricerca del museo lagunare. In questi giorni, un team internazionale di esperti sta, infatti, valutando, con il coordinamento di Luciano Pensabene Buemi e Carol Stringari, la tecnica pittorica e la stato di conservazione delle opere pollockiane inserite nella raccolta del settecentesco Palazzo Venier dei Leoni: dieci oli su tela, tra i quali «Circoncisione» («Circumcision») e «Movimento gracidante» («Croaking Movement») del 1946, e un guazzo e pastello su carta dello stesso periodo.
Oltre allo staff della Collezione Peggy Guggenheim, sono presenti in museo curatori, conservatori e scienziati del Getty Conservation Institute di Los Angeles, del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, del Seattle Art Museum, dell'Opificio delle pietre dure di Firenze, dell’Istituto di scienze e tecnologie molecolari e dell’Istituto nazionale di ottica del Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche e del Centro Smaart di Perugia.
In questa prima fase di indagine, saranno al lavoro i tecnici del laboratorio mobile MoLab, con il Centro di diagnostica di Spoleto. Dopo aver indagato opere come la «Vergine delle Rocce» alla National Gallery di Londra, la «Lamentazione su Cristo Morto» di Bronzino al Musée des Beaux Art et Archeologie di Besançon o la «Pala Baglioni» di Raffaello alla Galleria Borghese di Roma, gli esperti dell’ateneo perugino e del Cnr porteranno sul Canal Grande le loro sofisticate attrezzature per indagini non invasive sui capolavori d’arte.
«Il MoLab -spiega Costanza Milani- impiegherà strumentazioni per l’analisi elementare (fluorescenza a raggi X) e molecolare (spettroscopia Raman, Ftir, fluorescenza Uv-vis), puntuale e di imaging, di pigmenti e leganti, riflettografia multispettrale Vis-Nir con lo scopo di caratterizzare la tecnica pittorica dell’artista e lo stato di conservazione delle opere».
L’iniziativa, che potrà essere osservata anche dagli occhi curiosi dei visitatori del museo, si rivela di notevole importanza perché Peggy Guggenheim ha sempre considerato il sostegno dato a Jackson Pollock il traguardo più importante mai raggiunto durante la propria carriera di gallerista e collezionista. Fu, infatti, questa donna estrosa e colta, amica di Samuel Beckett ed Ernest Hemingway, a commissionare all’artista americano numerosi dipinti, a organizzargli personali, a vendere e donare molte delle sue opere a collezionisti e musei internazionali, tra i quali la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e il Museo d'arte di Tel Aviv.
Fu sempre Peggy Guggenheim a portare Jackson Pollock alla Biennale del 1948 e ad organizzargli, nel 1950, la prima mostra in Europa; ad ospitarla fu l'Ala napoleonica del museo Correr, in piazza San Marco a Venezia. Per queste ragioni, le opere che la mecenate americana ha scelto di tenere per sé e per la propria collezione personale hanno un valore aggiunto.
Ora, grazie a questa ricerca, si potranno scoprire anche alcune curiosità sul mondo di lavorare dell’artista americano: fu, per esempio, usato, come ipotizzano alcuni studiosi, lo smalto negli oli «Occhi nel caldo» («Eyes in the Heat») del 1946 e «Alchimia» («Alchemy») del 1947? La risposta la daranno i ‘dottori’ del MoLab, un’eccellenza tutta italiana della quale andare fieri. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jackson Pollock, «La donna luna» («The Moon Woman»), 1942. Olio su tela, 175,2 x 109,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 141; [fig. 2] Jackson Pollock, «Senza titolo», 1946 c..Guazzo e pastello su carta, 58 x 80 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 147; [fig. 3] Jackson Pollock,«Alchimia» («Alchemy»), 1947. Olio, pittura d'alluminio (e smalto?) e spago su tela, 114,6 x 221,3 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 150

Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 14.00; ridotto convenzioni € 12.00; ridotto senior 65 € 11,00, studenti fino ai 26 anni € 8.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.

lunedì 10 giugno 2013

«Art in Progress», Cosenza diventa un «cantiere del contemporaneo»

È tutto pronto a Cosenza per la seconda edizione di «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre, la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, il Museo dei Brettii e degli Enotri e molti altri spazi espositivi della città calabrese faranno da scenario a mostre, concerti, incontri con gli artisti.
Ad inaugurare la rassegna, promossa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza, con la Soprintendenza regionale per i beni storici, artistici ed etno-antropologici e il Comune di Marano Pincipato, sarà il laboratorio «Urban Superstar Toys», due giorni per imparare a realizzare pupazzi pop con Davide «Diavù» Vecchiato.
L’eclettico artista e cartoonist laziale, curatore di Muro – Museo Urban di Roma e ideatore del progetto artistico «MondoPop», sarà di nuovo protagonista di «Art in Progress» nella serata di venerdì 14 giugno con l’inaugurazione, presso la galleria d’arte provinciale Santa Chiara, della mostra «City of Women», da lui curata nell’ambito della quinta edizione del festival «The Urban Superstar Show».
L’immagine disegnata nel 1980 da Andrea Pazienza per la locandina dell’omonimo film di Federico Fellini, raffigurante il primo piano di una ragazza dalla pelle blu e dai lunghi capelli neri mossi dal vento, farà da filo conduttore alla rassegna, aperta fino a venerdì 19 luglio, il cui intento è quello ridisegnare il centro storico di Cosenza, trasformandolo in un’immaginaria città delle donne attraverso il linguaggio dell’estetica pop e della cultura underground.
«The Urban Superstar Show» prevede, sempre nella serata di venerdì 14 giugno e alla galleria d’arte provinciale Santa Chiara, anche la vernice della mostra «Suggestivism - The New Horizon», a cura di Nathan Spoor, che racconta attraverso trentadue firme della giovane arte contemporanea i nuovi traguardi della corrente pop surrealista.
Le due preview saranno accompagnate dalla video-performance «Canzoni Invisibili», un progetto nato dalla sinergia tra Lagash, bassista dei Marlene Kuntz, e Alex Cremonesi, che hanno scritto i testi e le melodie di dieci canzoni liberamente ispirate ai titoli di altrettante opere di Italo Calvino. L’esperimento creativo, realizzato con la partnership di Moleskine e di Letterature - Festival internazionale di Roma, ha coinvolto, nella fase visual, quella che si vedrà al Chiostro di Santa Chiara (venerdì 14 giugno, ore 21), anche l’artista multimediale Claudio Sinatti. Un appuntamento, dunque, con la musica sperimentale quello proposto da «Canzoni Invisibili» nell’ambito di «Art in Progress», rassegna che prevede anche un tributo alla complessa ricerca del compositore statunitense John Cage (sabato 15 giugno, ore 21 e venerdì 21 giugno, ore 21), un live set sonoro con lo street artista Jim Avignon (giovedì 13 giugno, ore 22) e la performance musicale «I sogni di Fellini», con gli allievi del conservatorio «Stanislao Giacomantonio» di Cosenza  (sabato 15 giugno, ore 20).
A chiudere l'iniziativa calabrese sarà, in autunno, il convegno «Paesaggio e arte contemporanea. Dalla progettazione alla valorizzazione» (sabato 28 settembre, ore 10.30), che avrà per scenario il parco della Sila, ma giugno riserverà agli amanti della contaminazione tra generi e linguaggi un altro appuntamento interessante: la mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna (sabato 15 giugno-venerdì 19 luglio), con opere, tra gli altri, di Ugo Nespolo, Vito Acconci, Matteo Basilé e del Living Theatre, che svelano come l'esistenza di tutti i giorni, la nostra quotidianità possano offrire stimoli creativi. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina del progetto «Art in Progress. Cantieri del contemporaneo»;  [Fig. 2] Locandina disegnata da Andrea Pazienza per il fim  «City of Women» di Federico Fellini, 1980;  [Fig. 3] Matteo Basilè, «Alice in the Temple», 2009. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna; [Fig. 4] Xiao Lu, «Dailogue», 1979. Opera esposta nella mostra «Arte=Vita», a cura di Dores Sacquegna

Informazioni utili 
«Art in Progress. Cantieri del contemporaneo». Cosenza - sedi varie. Sito internet: www.artinprogress.it. Da martedì 11 giugno a sabato 28 settembre 2013. 

venerdì 7 giugno 2013

Dalle Pussy Riot ad Ai Weiwei: tutta l’arte del «Biografilm Festival»

«Look Forward», «Guarda avanti». È un invito alla fiducia quello che lancia il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives», rassegna cinematografica dedicata alle biografie dei grandi protagonisti di cinema, teatro, musica, letteratura, arte e fotografia, in programma fino a lunedì 17 giugno a Bologna. «Look Forward» è, infatti, il claim scelto per questa nona edizione del festival felsineo: «un augurio e un imperativo –spiega il direttore artistico Andrea Romeo- per una generazione e un Paese che sperano di vedere la fine di una crisi, che ha profondamente minato tutte le certezze e che chiede urgentemente l'individuazione di nuovi punti cardinali».
Ad aprire il sipario sulla rassegna, della quale è madrina Ornella Vanoni, sarà l’attesa anteprima italiana del documentario «Searching for Sugar Man» di Malik Bendjelloul, vincitore del premio Oscar 2013. La storia, sui grandi schermi dei cinema Odeon e Lumière nella serata di venerdì 7 giugno, racconta il caso di Sixto Rodriguez, cantautore folk cresciuto nella Detroit degli anni Sessanta, scoperto in un club da un produttore della Motown che aveva lavorato con Miles Davis, diventato una leggenda nell’Africa del Sud e poco compreso in America, dove i suoi album «Cold Fact» e «Coming From Reality», rispettivamente del ’70 e del ’71, si rivelarono un fiasco per le vendite, tanto da costringere il musicista ad abbandonare la chitarra e ad andare a fare il muratore.
Dalla storia di Sixto Rodriguez alla retrospettiva sul documentarista Gianfranco Rosi e all’omaggio all’avvocato Giovanna Cau, il programma del festival si rivela ricco e pieno di curiosità. Come da tradizione, ampio spazio sarà dedicato anche al mondo dell’arte, alla scoperta delle biografie avventurose di illustratori, designers, artisti e fotografi, le cui vite sono state vissute nel segno dell’unicità e dell’irripetibilità.
Si inizierà con l’anteprima italiana di «Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (sabato 8 giugno, ore 20.00), una delle dieci pellicole in gara nel concorso internazionale, la cui giuria è formata da Ed Lachman, Alison Klayman, Jane Weiner, Paola Pallottino e Filippo Vendemmiati.
Il documentario, che verrà poi proiettato al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna con tre repliche quotidiane in agenda dal 15 giugno al 14 luglio, racconta la storia delle leggendarie attiviste russe Pussy Riot, divenute famose in tutto il mondo per un video su Internet nel quale interpretavano un brano punk, denso di politica e collera nei confronti di Vladimir Putin, all’interno della chiesa ortodossa più importante di Mosca, la cattedrale di Cristo Salvatore, con il volto coperto da passamontagna colorati.
Sempre nell’ambito del concorso internazionale, sarà possibile vedere «For No Good Reason» di Charlie Paul (domenica 9 giugno, ore 19.30), sulla vita dell’illustratore e caricaturista inglese Ralph Steadman, e «Design is One: the Vignellis» di Kathy Brew e Roberto Guerra (martedì 11 giugno, ore 20.00 - cinema Lumière), film dedicato alle creazioni di design e grafica di Lella e Massimo Vignelli, coppia nella vita e nell’arte, emigrata negli Stati Uniti, alla quale si devono grandi invenzioni come la celebre mappa della metropolitana di New York, che ha imposto il carattere helvetica in tutto il mondo.
Nell’ambito della sezione «Biografilm Italia», verrà, invece, presentato «Come Tex nessuno mai» di Giancarlo Soldi (venerdì 7 giugno, ore 17.15), un’occasione per conoscere da vicino Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, personaggio dei fumetti che ha una schiera di ammiratori e discepoli, da Ricky Tognazzi a Bernardo Bertolucci, da Fausto U Giancu a Giuseppe Cederna. Da non mancare sarà anche l’appuntamento con l’anteprima mondiale di «Travelling in(to) Fluxus» di Irene Di Maggio (sabato 15 giugno, ore 17), un work in progress tributo all’omonimo movimento artistico, che negli anni Settanta seppe fondere arte e vita.
Tema artistico avranno anche due appuntamenti della sezione «Biografilm Emilia Romagna», che hanno per protagonisti intellettuali della regione. Si tratta dell’anteprima internazionale del documentario «La passione di Paola» (giovedì 13 giugno, ore 20) che Elisa Satta e il figlio Michele Pompei dedicano a Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla, e del progetto «Il coraggio del Boxel» di Andrea Pavone Coppola, sulla vita del bolognese Paolo Pasquini, progettista e inventore di prototipi elettrici, un vero e proprio Archimede dei giorni nostri.
Il «Biografilm Festival – International Celebration of Lives» proporrà, poi, «Never Sorry» (venerdì 7 giugno, ore 18), un documentario di Alison Klayman sull’artista cinese Ai Weiwei, e il film «The Missing Piece: The Truth About Vincenzo Peruggia and the Unthinkable Theft of the Mona Lisa» (sabato 15 giugno, ore 21.30) di Joe Medeiros, che, con ironia e curiosità, va alla scoperta dell’uomo che, nel 1911, rubò la «Gioconda» dal Louvre.
Chiude il cartellone degli eventi d’arte progettati per la nona edizione degli rassegna felsinea, la mostra «Edward Lachman: Exposure Checks» (12-27 giugno) alla galleria Ono arte, che raccoglie una trentina di scatti inediti per l’Italia, nei quali il fotografo statunitense, presidente della giuria internazionale del festival, dà prova di saper illustrare magistralmente situazioni e comportamenti in modo mai scontato, ma al contrario infondendo alle immagini un senso di mistero sospeso, unito a un crudo realismo, più vero del vero.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena di «Ai Weiwei. Never Sorry» di Alison Klayman; Una scena del documentario «La passione di Paola» di Elisa Satta e Michele Pompei su Paola Pallottino, studiosa dell’illustrazione e paroliera per Lucio Dalla; [fig. 3] Un scena di Pussy Riot - A Punk Prayer» di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin; [fig. 4] dward Lachman, Cate Blanchett in «I'm Not There». Prove di esposizione Polaroid per una mostra.  © Lachman ASC  

Informazioni utili 
www.biografilm.it

giovedì 6 giugno 2013

«Manifattura Diffusa» a Torino, quando l’arte incontra l’archeologia industriale

Saranno le suggestioni fotografiche di Alessandra Ferrua a tenere a battesimo la seconda edizione di «Manifattura Diffusa», un progetto, firmato da Lorena Tadorni e Karin Gavassa per l'associazione culturale «Ladiesbela», che intende animare lo storico borgo di Regio Parco, nella zona nord di Torino.
Da sabato 8 giugno a domenica 21 luglio, gli spazi dell’ex manifattura Tabacchi, costruiti nella seconda metà del Settecento dall’architetto Giovanni Battista Feroggio e chiusi nel 1996 (prima di essere, in parte, riconvertiti e concessi in uso all’ateneo torinese), accoglieranno un ricco calendario di mostre, appuntamenti con il cinema, concerti ed eventi teatrali.
La rassegna, promossa con il contributo della Regione Piemonte e della Circoscrizione VI, si propone, nello specifico, di trasformare una fabbrica parzialmente dismessa, luogo simbolo di un’epoca e dell’identità di un quartiere, in un polo culturale che sia, prevalentemente, incubatore di arte giovane. Tante le associazioni del territorio che hanno accolto l’invito, a cominciare dai Commercianti del Regio Parco e dagli Amici dell’Ecomuseo.
Il debutto della manifestazione è fissato per venerdì 7 giugno, alle ore 20, quando verrà presentata la mostra «Urbex» di Alessandra Ferrua: un progetto fotografico in continuo divenire, alla scoperta di luoghi dimenticati, in disuso e pieni di storia. Il silenzio di questi edifici abbandonati, l’architettura che circonda i resti di una vita passata e le testimonianze di attività lontane nel tempo, rivivranno attraverso una serie di immagini, alcune delle quali storiche.
«Manifattura Diffusa» sarà, poi, animata da altri due progetti, a cura del consorzio culturale BiTh–Barbari Invasori e Thealtro: «riVivendo Manifattura», una serie di visite guidate performative con persone che hanno fatto la storia della fabbrica torinese (venerdì e sabato, eccetto le giornate del 14, 21 e 28 giugno, ore 17.30 e ore 18.30), e «OffdownTOwn.manifattura», una mini-rassegna di teatro con tre titoli di ricerca ad ingresso libero (fino ad esaurimento dei posti disponibili). Il primo appuntamento vedrà in scena la «Compagnia gli Sperduti» con l’anteprima della commedia «La Congiura» (venerdì 7 giugno, ore 21.30) di Walter Revello. Seguirà una rilettura del lavoro «Il Guardiano» di Harold Pinter: «Il diamante più bello – Studio sulla Sindrome di Tourette» (domenica 30 giugno, ore 18.30), nel quale Thealtro trascinerà il pubblico nella mente di un cosiddetto «malato», in un viaggio malinconico, ma non greve, attraverso i deliri dell’elettroshock. «I Barbari Invasori» presenteranno, invece, «Stockholm» (domenica 21 luglio, ore 18.30), la storia di un giovane rampollo dell’alta società rapito a scopo riscatto e segregato in un luogo-non luogo, claustrofobico e noioso, che gli farà nascere un morboso attaccamento verso il rapitore, la cosiddetta sindrome di Stoccolma.
Quest’anno, poi, la manifestazione uscirà fuori dagli spazi della manifattura Tabacchi e coinvolgerà anche alcune realtà del territorio. Nel cortile della scuola Abba si terrà, per esempio, una mini-rassegna cinematografica, a cura dell’associazione culturale «Antiloco - Il piccolo cinema» e della cooperativa sociale «Solaria». Tre i titoli in programma: «Tutti i santi giorni» di Paolo Virzì (venerdì 5 luglio, ore 21.30), «Viva la libertà» di Roberto Andò (venerdì 12 luglio, ore 21.30) e «Benvenuto Presidente» di Riccardo Milani (venerdì 19 luglio, ore 21.30).
L’associazione «Almaterra» proporrà, invece, due serate (sabato 22 giugno, ore 20 e sabato 20 luglio, ore 20) legate all’interculturalità e all’Hammam recentemente aperto in via Norberto Rosa, con danza e musica orientale.
Completano il programma interventi musicali e aperi-cena a ritmo di rock’n’roll e musica degli anni Settanta e Ottanta, oltre allo spettacolo «Guardalupe», con Anna Abate e per la regia di Matteo Bena (sabato 6 luglio, ore 21.30).
Arte, suoni, teatro e degustazioni coloreranno, dunque, lo storico borgo di Regio Parco, gettando un ponte tra il recupero della memoria storica e la ricerca di una dimensione creativa degli spazi urbani. Un modo, questo, di ‘reinventare’ una realtà che, per oltre duecento anni, ha scritto una pagina importante della storia lavorativa torinese.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Manifattura Tabacchi di Torino; [figg. 2 e 3] Un'immagine di Alessandra Ferrua per la mostra «Urbex», con la quale inaugura la seconda edizione di «Manifattura diffusa»

Informazioni utili  
«Manifattura Diffusa». Un'estate di mostre, cinema, musica, teatro, eventi. Ex Manifattura Tabacchi, corso Regio Parco, 134/a e aree diffuse in Borgo Regio Parco – Torino. Informazioni: Associazione Ladiesbela, cell. 339.3222298 o cell. 347. 1575205, ladiesbela@yahoo.it. Da venerdì 7 giugno a domenica 21 luglio 2013.