ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 17 aprile 2013

Dalle maioliche di Nicola da Urbino alle tele di Vittore Carpaccio: ecco la «Wunderkammer» del museo Correr di Venezia

Maioliche, cammei e gemme preziose di epoca rinascimentale, smalti romanico-gotici di Limoges, oreficerie provenienti da Costantinopoli, manufatti veneziani in avorio e cristallo, ma anche lussuosi metalli ageminati islamici, arazzi delle Fiandre, preziosi codici miniati e capolavori inediti, recentemente attribuiti a Vittore Carpaccio e Lorenzo Lotto: sono oltre trecento le opere delle ricchissime collezioni civiche veneziane inserite nel nuovo percorso espositivo del Museo Correr di Venezia, curato da Andrea Bellieni. Di queste, ben duecentosessanta escono direttamente dai depositi, esposte e portate all’attenzione e al godimento del pubblico quasi tutte per la prima volta, dopo un secolo di «nascondimento museale», così da svelare ai visitatori anche i risultati della silenziosa e continua opera di catalogazione, studio e restauro delle raccolte condotta dai suoi conservatori e responsabili, in sinergia con le Soprintendenze, ma anche da studiosi internazionali.

A cominciare dal ritratto di colui che diede vita alle raccolte civiche veneziane, quel Teodoro Correr che riempì di opere e documenti il suo palazzetto a San Zandegolà, si dipana una sorta di «collezione delle meraviglie», che mostra il volto della Venezia settecentesca quale città cosmopolita, crocevia di popoli, culture e religioni che potevano dialogare e confrontarsi, straordinario ponte tra Oriente e Occidente.
Tra le tantissime curiosità, in una sala interamente dedicata a oggetti d’arte sacra troviamo, oltre a uno straordinario dente di narvalo figurato, due dei quattro arazzi provenienti da Santa Maria degli Angeli a Murano, probabilmente realizzati ad Arras agli inizi del Cinquecento su commissione veneziana come dimostrerebbero i tanti stemmi patrizi. Nella stessa sala, sono esposti anche una «Madonna con il Bambino in trono e Angeli», che vide probabilmente l’intervento di Gentile da Fabriano, e un grande leggio metallico, prodotto nelle Fiandre per un monastero dell’Egeo e salvato dalla distruzione mussulmana da Francesco Morosini, che lo condusse in patria affidandolo al convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo.
I gusti e le mode veneziane, alimentate dai racconti e dalle merci preziose di mondi lontani, rivivono nelle case dei mercanti e in oggetti singolari, come i brucia-profumi islamici a forma di sfera rotolabile sui tappeti, gli scacchi scandinavi, gli avori gotici francesi o della bottega veneziana trequattrocentesca degli Embriachi, superbi e raffinati per gli intagli.
La mostra al Correr pone, poi, l’accento su dipinti finora trascurati, il cui studio e lavoro di restauro ha riservato verifiche interessanti e scoperte clamorose. Tra questi lavori sono esposti, per la prima volta, un piccolo e inedito «Dio padre» di Lorenzo Lotto, uno struggente disegno con Sant’Anna del Dürer, uno straordinario quanto problematico «Ritratto di Ferrante d’Avalos» (dipinto secondo la tradizione addirittura a Leonardo) e, soprattutto, tre recenti attribuzioni a Vittore Carpaccio, opere fondamentali per chiarire la sua fase giovanile e i suoi riferimenti pittorici: una «Madonna con il Bambino» (1487 ca.), una «Pietà» (1487-’90 ca.) di straordinaria intensità emotiva e poetica e l’eccezionale «Ritratto del doge Leonardo Loredan» (1505 ca.).
Ci sono poi, nel percorso di questa sorprendente wunderkammer, dipinti su tavola di provenienza nordica, come il pregevole «Salvator Mundi» assegnato a Quentin Metsys e bottega (1495 ca.) o la tavola con scene della passione di Cristo su verso e recto, riconducibile a un pittore renano dell’ambiente di Martin Schongauer, o quadri singolari ancora da approfondire, quali il «Ritratto di Marco Pasqualigo», realizzato da Domenico Tintoretto. Non mancano rarità come il bracciale porta-sali fatto con semi d’albicocca o un cammeo del II secolo a.C., raffigurante una civetta e altri animali, adattato a fermaglio di bracciale e spilla, che si dice sia appartenuto a Maria Antonietta di Francia.
I magistrali metalli realizzati da Orazio Fortezza, le posate in cristallo di rocca e argento, lo spettacolare «Stipo Venier» di provenienza tedesca, realizzato nella prima metà del XVII secolo, si affiancano in mostra a nuclei espositivi d’eccezionale importanza e valore artistico come il Servizio Correr, realizzato intorno al 1520 da Nicola da Urbino, capolavoro della maiolica rinascimentale tra i più noti e importanti in assoluto. Notevole anche la selezione di bronzetti e placchette, che mostra opere delle officine di Padova e Venezia dalla seconda metà del Quattrocento al primo Seicento, con i grandi nomi della produzione bronzistica e le loro botteghe: Andrea Briosco detto il Riccio, Savero Calzetta da Ravenna, Alessandro Vittoria, Girolamo Campagna, Tiziano Aspetti. Tra le medaglie spiccano noti esemplari di rara qualità dovuti a Pisanello, Matteo de’ Pasti e Gentile Bellini.
Prima di lasciare le sale, lo sguardo corre su alcune immagini della città: l’«Arrivo a Venezia di Ercole I d’Este duca di Ferrara, 1487», attribuito a Lazzaro Bastiani, la grande xilografia di Tiziano Vecellio che rievoca la sommersione del Faraone nelle acque di un Mar Rosso dalla chiara dimensione lagunare, e quella che è forse la più nota veduta prospettica a volo d’uccello di Venezia, «Venetie MD», l’opera di Jacopo de Barbari degli inizi del XVI secolo, composta da sei fogli di carta giuntati, esposta in questa occasione accanto alle corrispondenti matrici su tavole in legno di pero, straordinariamente acquisite e conservate proprio da Teodoro Correr.

Per saperne di più
Un Carpaccio inedito nel nuovo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani
Venezia, restaurati gli appartamenti della principessa Sissi 

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Veduta dell’allestimento del percorso espositivo «Wunderkammer. Studi, scoperte, restauri per il ‘Grande Correr’»; [fig. 3] Vittore Carpaccio, «Madonna con il Bambino», 1487 ca.. Venezia, Museo Correr;  [fig. 4] Lorento Lotto, «Dio Padre», 1527 ca.. Venezia, Museo Correr; [fig. 5] Nicola da Urbino, «Servizio Correr» – «Orfeo incanta gli animali suonando», 1520 ca.. Venezia, Museo Correr

Informazioni utili
Wunderkammer. Studi, scoperte, restauri per il ‘Grande Correr’. Museo Correr, piazza San Marco – Venezia. Orari: dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00 - 19.00 (biglietteria, ore 10.00 - 18.00); dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00 -17.00 (biglietteria, ore 10.00 -16.00). Biglietto (valido per Palazzo ducale, Museo Correr, Museo archeologico nazionale e Sale monumentali della Biblioteca nazionale marciana): intero € 16,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni, studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori di gruppi di ragazzi o studenti, cittadini ultrasessantacinquenni; personale del Ministero per i beni e le attività culturali, titolari di Carta Rolling Venice, soci Fai) € 8,00; gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia e membri Icom, bambini da 0 a 5 anni, portatori di handicap con accompagnatore, guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino gruppi (una gratuità ogni quindici biglietti previa prenotazione), possessori Muve Friend Card; Offerta scuole € 5,50 a persona  (valida nel periodo 1° settembre – 15 marzo). Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia) o  +39.(0)4142730892 (dall’estero); info@fmcvenezia.it. Sito web: correr.visitmuve.it. Da mercoledì 17 aprile 2013. 

martedì 16 aprile 2013

«I Vangeli nelle chiese di Lombardia», un progetto tra arte, turismo e teatro

La difesa del più debole, la ricerca della pace, la cura della propria dimensione interiore: è l’insegnamento etico che Gesù Cristo lascia ai suoi discepoli e alla folla nel discorso delle Beatitudini, vera a propria «Magna Charta del cristianesimo», a chiudere lo spettacolo «Gesù, il ritorno», una riflessione sull’attualità del messaggio evangelico, su ciò che le parole dei santi Marco, Matteo, Luca e Giovanni hanno ancora da dire all’uomo di oggi.
 La rappresentazione, che debutterà nel pomeriggio di domenica 21 aprile a Gallarate, è il cuore pulsante del progetto itinerante «I Vangeli nelle chiese di Lombardia», promosso dall’associazione culturale «Educarte», con il patrocinio e il contributo economico della Fondazione Lambriana per attività religiose e caritative di Milano, in occasione dell’Anno della fede.
 L’iniziativa, nata da un’idea della regista bustese Delia Cajelli, intende rivisitare pagine significative dei quattro evangelisti attraverso l’uso del linguaggio teatrale e, contemporaneamente, si propone di valorizzare importanti testimonianze storico-artistiche e architettoniche della regione Lombardia, edifici che possano ospitare al proprio interno uno spettacolo teatrale e che vengano considerati mete per una gita fuori porta. Grazie alla disponibilità di monsignor Ivano Valagussa, prevosto della Comunità pastorale di San Cristoforo in Gallarate, il progetto debutterà nel pomeriggio di domenica 21 aprile, alle ore 16.30, presso la chiesa di San Pietro, gioiello di arte lombarda in stile romanico, con elementi gotici, dichiarato monumento nazionale nel 1844, al cui interno sono conservati un altare barocco in marmi policromi del secolo XVII, un capitello corinzio del III-IV secolo, adattato ad acquasantiera, e una raffigurazione a finto mosaico del Buon Pastore, databile agli inizio Novecento.
 In questi spazi, la cui costruzione è ad opera di maestri comacini, gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio (Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Mario Piciollo e Anita Romano), insieme con una decina di allievi del progetto Officina della creatività» di «Educarte», faranno ‘incontrare’ al pubblico personaggi evangelici quali Giovanni Battista, Nicodemo, Maria Maddalena, la samaritana al pozzo, Lazzaro e il cieco nato, figure la cui vita è stata cambiata profondamente dall’incontro con Gesù Cristo e che testimoniano all’uomo di ieri e di oggi l’immensità della misericordia di Dio.
 Lo spettacolo, su testo e per la regia di Delia Cajelli, proporrà anche una riflessione su alcuni passi dell’«Apocalisse», l’ultimo libro della Bibbia con il racconto del giudizio finale e della Gerusalemme celeste, oltre a un focus sulla figura di san Francesco e sull’attualità del suo messaggio di pace, povertà e amore per il Creato, che prevede la drammatizzazione di alcune pagine del canto XI del «Paradiso» di Dante Alighieri e del «Cantico delle creature», del quale verranno proposti anche un intervento coreografico a firma di Elisa Vai e uno musicale a cura di Anita Romano.
 «Lo spettacolo -spiega Delia Cajelli- sarà recitato in mezzo al pubblico e gli attori saranno vestiti in abiti dei nostri tempi, a testimoniare come i valori evangelici siano portatori di una luce e di una speranza capace di orientare il cammino degli uomini di tutti i tempi. La parte di Gesù è stata affidata ad un extracomunitario, perché se Cristo nascesse oggi sarebbe uno straniero, schierato dalla parte dei più poveri e dei più deboli». Nel ruolo del Messia si cimenterà così Leonardo Gallina, giovane allievo argentino del corso «Chi è di scena? Il pubblico», originario di Buenos Aires, dove ha vissuto parte della sua infanzia e adolescenza.
 A fare da colonna sonora allo spettacolo, per la quale l’associazione culturale «Educarte» si è avvalsa della competente consulenza musicale di don Alessandro Casiraghi (già parroco dei Santi Magi di Legnano e oggi residente alla Casa del clero «Domus Mater» - ex Villa Aldè di Lecco), saranno musiche per organo di Johann Sebastian Bach, composizioni del gesuita e musicista barocco Domenico Zipoli, oltre a brani di Angelo Branduardi tratti dall’album «L’infinitamente piccolo», dedicato alla figura di San Francesco.
Luci e fonica vedranno all’opera Maurizio «Billo» Aspes. Complessivamente saranno sei le repliche della sacra rappresentazione «Gesù, il ritorno» in programma sull’intero territorio regionale, tre delle quali si terranno nel Varesotto (le altre saranno allestite in edifici sacri, ubicati nelle province di Bergamo, Lecco e Milano).
Dopo il debutto gallaratese, lo spettacolo farà tappa nella serata di venerdì 17 maggio, alle ore 20.30, a Lonate Pozzolo, negli spazi del monastero di san Michele (ingresso da via Cavour), complesso religioso fondato nel Quattrocento e ampliato durante il secolo successivo per volontà di san Carlo Borromeo, oggi di proprietà del Comune che lo ha trasformato in spazio polifunzionale con biblioteca, aula per conferenze e uffici, al cui interno sono conservati affreschi di soggetto sacro, datati tra il Cinquecento e il Settecento, raffiguranti, tra l’altro, una grande scena della Pentecoste e la traslazione della santa casa di Loreto.
Giovedì 23 maggio, alle ore 21, «Gesù, il ritorno» sarà, quindi, rappresentato a Busto Arsizio, presso il santuario di santa Maria di piazza, armoniosa costruzione rinascimentale di tipo bramantesco, all’interno della quale sono conservati dipinti di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari, oltre alla statua della Madonna dell’Aiuto, che la tradizione popolare vuole abbia fermato, nel 1630, il contagio della peste di manzoniana memoria.L'associazione culturale «Educarte» propone, dunque, un appuntamento itinerante di teatro che è anche occasione per scoprire o riscoprire tante piccole perle architettoniche e storico-artistico del territorio lombardo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Chiesa di San Pietro a Gallarate (Varese); [fig. 2] Santuario di Santa Maria di piazza a Busto Arsizio (Varese); [fig. 3] Monastero di San Michele a Lonate Pozzolo (Varese)

Informazioni utili
Teatro Sociale, piazza Plebiscito 8, 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.679000, fax. 0331.637289, info@teatrosociale.it, www.teatrosociale.it.

lunedì 15 aprile 2013

«Kids Creative Lab», a casa di Peggy le creazioni di migliaia di piccoli designers

Ago, filo e tanta fantasia: sono questi gli ingredienti di «Kids Creative Lab», progetto ideato dalla collezione Peggy Guggenheim di Venezia, insieme con la catena di abbigliamento Ovs, il più noto retailer di fast fashion italiano di proprietà del gruppo Coin.
L’iniziativa, lanciata su scala nazionale lo scorso novembre, ha coinvolto 1.200 scuole primarie, 7.000 classi e oltre 160.000 bambini. Il risultato del lavoro di tutti questi piccoli ‘artisti in erba’, e dei loro insegnanti e genitori, sarà in mostra a partire da mercoledì 24 aprile nel noto museo lagunare, ubicato nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni, al cui interno è conservata una ricca collezione con opere di Picasso, Kandinsky, Magritte, Pollock e Miró, ossia il meglio dell’arte europea e americana del primo Novecento.
Per circa due settimane, e cioè fino a lunedì 6 maggio, i visitatori potranno ammirare -accanto alle opere di Afro, Arp, Fontana e Warhol della raccolta Hannelore e Rudolph Schulhof (appena acquisita dal museo)- una stravagante e imponente installazione composta da migliaia di coloratissime creazioni in feltro, dalle forme più disparate, realizzate con passione e creatività dai bambini di tutta Italia nell’ambito dei quattro laboratori creativi, presentati lo scorso novembre con lo scopo di avvicinare i più piccoli all’arte e alla moda attraverso la creatività, quale strumento di maturazione intellettuale ed emotiva.
Oltre ai singoli laboratori ‘fai da te’, che i partecipanti hanno potuto seguire e realizzare grazie a un manuale con tutte le istruzioni e a una serie di divertenti video tutorial, i bambini, in questi mesi, hanno avuto l’opportunità di lavorare anche con il «Kit d’artista», che ha permesso loro un approccio accattivante e originale alle tematiche e ai materiali del fare artistico.
L’istituto che ha partecipato alla mostra con il maggior numero di studenti riceverà in premio dieci tablet Asus VivoTab Smart di ultima generazione, completi di custodia e tastiera, messi in palio da Asus, sponsor tecnico del progetto. Il nome della scuola vincitrice verrà comunicato in occasione della vernice della rassegna, alla quale ogni bambino che ha preso parte all’iniziativa potrà accedere gratuitamente, insieme a due adulti accompagnatori, di poter accedere al museo.
Tra soggetti mitologici, figure geometriche, animali di tessuto, mosaici di bottone e feltro, si chiude, dunque, la prima edizione di un interessante progetto formativo che ha insegnato ai più piccoli a coniugare moda, design e nuovi media, in dialogo tra scuola, famiglia e museo.

Informazioni utili 
«Kids Creative Lab». Collezione Peggy Geggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Ingresso: intero € 14,00, ridotto € 12,00/€8,00, senior over 65, € 11,00, bambini fino ai 10 anni e soci gratuito. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: Da mercoledì 24 aprile a lunedì 6 maggio 2013.

venerdì 12 aprile 2013

Da «Scintille» a «Movin’Up»: in tutta Italia concorsi per attori, curatori e artisti under 35

E’ una vetrina per le giovani compagnie quella che propone il «Festival Asti Teatro» con la nuova edizione di «Scintille», concorso finalizzato alla produzione di uno spettacolo teatrale da promuovere sull’intero territorio nazionale. Il bando, aperto fino a lunedì 22 aprile 2013, si rivolge a gruppi teatrali di massimo otto persone, i cui membri non abbiano superato i 35 anni di età. Sono ammessi progetti di drammaturgia non ancora realizzati e di qualsiasi genere, dal teatro di impegno civile a quello sperimentale.
Le compagnie interessate possono candidarsi inviando una descrizione del proprio progetto (massimo cinque cartelle) e/o altro materiale relativo al progetto stesso e alla compagnia (cd, dvd e simili), insieme con il modulo di iscrizione, a Asti Teatro 35- Scintille 013, presso il teatro Alfieri di Asti (via Grandi 16, 14100 Asti). Copia del solo modulo d’iscrizione dovrà essere inviata anche via posta elettronica (senza allegare altro materiale) al seguente indirizzo scintille@comune.asti.it.
Dopo una prima selezione tra le proposte di spettacolo pervenute, verranno individuate otto compagnie che saranno invitate, entro venerdì 24 maggio, ad allestire una proposta-studio del loro spettacolo ad Asti nel week-end del 29 e del 30 giugno, in alcuni cortili del centro storico, con ‘assaggi’ di venti minuti. Ad ogni compagnia selezionata verrà garantita l'ospitalità per i giorni di permanenza ed un contributo di 400 euro come rimborso spese di viaggio. Il vincitore, scelto dal pubblico e da una giuria di operatori teatrali, riceverà un premio di produzione di 4mila euro.

Guarda agli under 35 anche il bando «Giovani curatori», lanciato dal Comune di Genova attraverso il Museo di villa Croce, la Sala Dogana - Giovani idee in transito e Genova Palazzo Ducale-Fondazione per la Cultura. Il bando, le cui iscrizioni sono aperte fino a lunedì 6 maggio 2013, richiede la creazione di un progetto espositivo avente per tema la domanda «Non è un paese per vecchi?». Gli interessati, di età compresa tra i 25 e i 35 anni e con un’esperienza di almeno due anni in istituzioni museali pubbliche o private, dovranno far pervenire al Comune di Genova il modulo di iscrizione al concorso, completo di un curriculum vitae di lunghezza non superiore a una cartella, della descrizione del progetto con indicazione del concept della mostra, di un elenco preliminare delle opere e degli artisti italiani o stranieri operanti in Italia, di età compresa tra i 18 e i 40 anni alla data di scadenza del bando, e di una ipotesi di allestimento, con almeno cinque immagini.

La selezione dei progetti sarà affidata a una giuria presieduta da Ilaria Bonacossa, curatrice del programma espositivo del Museo d’arte contemporanea Villa Croce, e composta da Viana Conti, Antonella Crippa, Sandro Ricaldone e dal duo artistico Alis/Filliol. Al vincitore verrà corrisposto un importo imponibile pari a € 3.750,00, quale sostegno per la realizzazione e l’allestimento della mostra oggetto del concorso, in programma dal 4 al 20 ottobre 2013 presso gli spazi di Sala Dogana.

Attori, curatori di mostre, ma anche giovani artisti under 35 sono tra i protagonisti dei bandi appena lanciati nel nostro Paese. A Modena ritorna, per esempio, «Dab – Design da destinare agli art shop e ai bookshop museali», concorso promosso da Gai – Associazione per circuito dei giovani artisti italiani e realizzato dall'Ufficio giovani d'arte del Comune di Modena nell’ambito della Convenzione progetto De.Mo-sostegno al nuovo design e alla mobilità, siglato dalla stessa Gai con il Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione generale per la valorizzazione del patrimonio culturale e Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee / Servizio architettura e arte contemporanee.
L'iniziativa, alla sua quarta edizione, si rivolge ad artisti, designer, artigiani-artisti, studenti, di nazionalità italiana o con residenza in Italia da almeno un anno alla data di presentazione della domanda. Gli interessati dovranno inviare all’Ufficio Giovani d’arte del Comune di Modena scheda di iscrizione, scheda tecnica del progetto, prototipo realizzato su supporto digitale e/o cartaceo, curriculum vitae e immagini di eventuali precedenti realizzazioni.

Il concorso, le cui iscrizioni sono aperte fino al 1° luglio 2013, ha lo scopo di favorire la progettazione e produzione di oggetti d’arte e di design, ad opera di giovani artisti italiani da destinare alla commercializzazione negli art shop e bookshop dei musei del nostro Paese attraverso la creazione di vetrine per la presentazione dei prototipi realizzati e la promozione di condizioni adeguate per la loro successiva produzione e commercializzazione. Il percorso del progetto prevede una prima selezione di prototipi che sarà oggetto della pubblicazione del catalogo «Dab4», di esposizioni in Italia e la successiva, eventuale individuazione, tra questi, di un nucleo di oggetti che saranno autoprodotti dagli autori, entrando a far parte della «linea Dab per il merchandising museale», presentato in passato alla Galleria civica di Modena, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Castel Sant'Elmo di Napoli, al Macef di Milano e al Bologna Licensing Trade Fair alla Fiera di Bologna.
Un’apposita commissione, costituita da esperti ed operatori del settore, selezionerà, tra i candidati, gli autori delle opere ritenute più originali, significative e qualitativamente valide anche in relazione a requisiti di fattibilità e al rapporto qualità-prezzo. I prototipi parteciperanno all’esposizione che si terrà a Modena, dal 21 settembre al 20 ottobre 2013, presso il Museo casa Enzo Ferrari e in un altro museo statale italiano, individuato dal Ministero per i beni e le attività culturali.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Immagine promozionale del bando «Scintille 2013»; [fig. 2] Vista degli spazi di Sala Dogana a Genova, sede della mostra realizzata a chiusura del concorso  «Giovani curatori»; [fig. 3] Francesca De Pieri,  «Note in arte», Shopper per  «Dab – Design da destinare agli art shop e ai bookshop museali»; [fig. 4] Valerio Vinciguerra per «Dab – Design da destinare agli art shop e ai bookshop museali»

Informazioni utili 
«Scintille 2013». Data ultima di consegna: 22 aprile 2013 (dicitura per la busta: Asti Teatro 35- Scintille 013). Informazioni: teatro Alfieri, via Grandi 16 - 14100 Asti, tel. 0141/399573 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00), e-mail: scintille@comune.asti.it. Sito internet: www.comune.asti.it

 «Giovani curatori». Data ultima di consegna: lunedì 6 maggio 2013 (dicitura per la busta: Giovani curatori). Comune di Genova - Archivio Generale, piazza Dante 10 / 1° piano - Genova. Orari di consegna: lunedì e giovedì, ore 8.30-12.30 e ore 14.00-16.30; martedì e mercoledì, ore 8.30-16.30; venerdì, ore 8.30-14.00. Sito internet: www.palazzoducale.genova.it. 

 «Dab – Design da destinare agli art shop e ai bookshop museali». Data ultima di consegna: 1° luglio 2013. Informazioni e spedizione materiali: Giovani d'arte, Settore Cultura, via Galaverna 8 – 41100 Modena, tel. 059.2032604 (orari: da martedì a venerdì, ore 8.30-13.00; lunedì e giovedì, ore 14.30-17.30), giovanidarte@comune.modena.it. Sito web: www.comune.modena.it/gioarte.

giovedì 11 aprile 2013

La Pompei di fine Ottocento nella pittura di Luigi Bazzani

Era la fine dell’Ottocento quando Luigi Bazzani (Bologna 1836 - Roma 1927), scenografo e vedutista bolognese le cui opere sono conservate in prestigiosi istituzioni italiane e straniere come la Galleria di Capodimonte a Napoli e il Victoria and Albert Museum di Londra, partiva alla volta di Pompei per ritrarre e studiare le rovine da poco riportate alla luce dalle ceneri del Vesuvio. Un secolo dopo, sul finire degli anni Novanta, la storia della città felsinea si intrecciava ancora una volta con quella degli scavi pompeiani, grazie al prezioso lavoro di un gruppo di ricercatori del Dipartimento di archeologia dell’Alma Mater, che si sarebbero anche occupati, nel corso degli anni, di ricostruire tridimensionalmente la domus del Centenario e altri reperti della zona vesuviana. Questa storia, che viaggia sul doppio binario del tempo, viene, oggi, ricostruita dalla mostra «Davvero! La Pompei di fine '800 nella pittura di Luigi Bazzani», promossa dalla Fondazione del Monte, con l'Università di Bologna - Dipartimento di storia culture civiltà, Sezione di archeologia, grazie al contributo economico dell'Istituto Banco di Napoli – Fondazione e alla collaborazione della Soprintendenza dei beni archeologici di Napoli e Pompei.
Il progetto espositivo, visibile fino a domenica 26 maggio 2013 presso la sede bolognese della Fondazione del Monte e da giovedì 4 luglio 2013 al Museo archeologico nazionale di Napoli, ripercorre, attraverso un ricco apparato iconografico composto dalle opere di Luigi Bazzani e da una serie di scatti che documentano l'attuale realtà pompeiana, l'eccezionale produzione del pittore bolognese, soffermandosi in particolare sullo straordinario contributo che i suoi acquerelli, caratterizzati da una grande qualità artistica e da una prodigiosa abilità tecnica, rappresentano ancora oggi per lo studio di Pompei e della sua storia.
Quasi un centinaio di opere, tra le quali anche schizzi, disegni e dipinti ad olio in gran parte sconosciuti al pubblico e agli stessi archeologi, restituiscono con assoluta precisione edifici e pitture oggi gravemente danneggiati o scomparsi, ai quali Luigi Bazzani dedicò oltre un trentennio del suo lavoro, tra il 1880 e il 1910 circa, realizzando appunti visivi diventati testimonianze storiche dello splendore e della fragilità di un luogo, del quale lo stesso artista percepì l’inesorabile degrado. Il percorso espositivo, per la curatela di Daniela Scagliarini, Antonella Coralini, Riccardo Helg e Valeria Sampaolo, è articolato in sei differenti sezioni ed inquadra la figura di Luigi Bazzani muovendo dagli inizi bolognesi -dove l’artista si distinse già in giovane età per l'abilità tecnica nella composizione di scene prospettiche e architettoniche che lo portò anche a collaborare agli allestimenti scenografici del Teatro comunale della città- fino al momento del suo trasferimento a Roma nel 1861. Se da un lato l'attività di scenografo proseguì nei primi anni dal suo arrivo nella capitale, è pur vero che fu senz'altro questa l'occasione dei primi contatti con i monumenti dell'antichità classica, le cui rovine divennero la sua principale fonte di ispirazione.
Le sezioni successive propongono un vero e proprio viaggio nella Pompei della seconda metà dell'Ottocento, esplorando, di volta in volta, differenti momenti del periodo in cui Luigi Bazzani operò nella città campana: il complesso rapporto tra la pittura e la fotografia, tecnica innovativa che andava affermandosi proprio in quegli anni, la corrente neopompeiana di ispirazione storica, alla quale lo stesso artista bolognese aderì per qualche tempo, l’evoluzione definitiva del suo lavoro verso il vedutismo, il cui intento era quello di far rivivere nell'osservatore il fascino e l'emozione di una visita alla città antica. Un'ulteriore sezione è, poi, dedicata alle opere in cui Luigi Bazzani si cimentò con le tecniche del rilievo architettonico, un aspetto finora poco noto ma di grande interesse per la ricerca archeologica.
L'ultima parte del percorso espositivo, di carattere più tecnico, è, invece, dedicata alle metodologie oggi impiegate per la documentazione degli apparati decorativi nei progetti di ricerca e di formazione dell'ateneo bolognese, dal rilievo fotogrammetrico alla ricostruzione tridimensionale, senza trascurare tecniche tradizionali come la tempera e l’acquerello per la ricostruzione della policromia originale delle pareti.
Un catalogo e un sito internet realizzato in collaborazione con Cineca, in cui saranno disponibili tutte le opere pompeiane dell’artista, localizzate nella città antica e corredate di scheda illustrativa e confronto fotografico con la situazione attuale, completano il progetto, un vero e proprio viaggio nel tempo per scoprire il fascino di luoghi che tutto il mondo ci invidia (non è un caso che la mostra-evento «Vita e morte a Pompei ed Ercolano» al British Museum di Londra stia facendo file al botteghino) e che noi non amiamo a sufficienza.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Luigi Bazzani, Larario della Casa IX 1, 7, acquerello su carta, 31x22, 1903. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139418; [fig. 2] Luigi Bazzani, Fontana della Casa di C. Virnius Modestus (IX 7, 16) acquerello su carta, 47x32,5, non datato. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139427; [fig. 3] Luigi Bazzani, Gineceo della Casa di Sallustio (VI 2, 4)
acquerello su carta, 42,6x31, 1902. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139439; [fig. 4] Luigi Bazzani, Odeion, acquerello su carta, 42x32, non datato. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139446

Informazioni utili

Davvero! La Pompei di fine '800 nella pittura di Luigi Bazzani. Fondazione del Monte, via delle Donzelle, 2 -  Bologna. Orari: 10.00-19.00; chiuso il 1° maggio 2013. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 051.2962508. Sito web: www.fondazionedelmonte.it. Fino al 26 maggio 2013. 

mercoledì 10 aprile 2013

Roma, un viaggio tra giochi e ricordi in compagnia del Teatro della Tosse

E’ la grossa pancia rossa di Ubu, resa con segno grafico da Lele Luzzati, ad accogliere il visitatore negli spazi della Casa dei Teatri di Villa Doria Pamphilj di Roma, dove è allestita fino a domenica 21 aprile la mostra «Viaggio teatrale tra gioco e ricordo», promossa dall’Assessorato alle politiche culturali e centro storico di Roma Capitale, grazie alla preziosa collaborazione di Zètema Progetto Cultura e di Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse, oltre che degli archivi fotografici di Giorgio Bergami, Tommaso LePera, Alberto Rizzerio e Beppe Veruggio.
La rassegna, a cura di Danièle Sulewic e di Gianni Masella, si configura con itinerario fantastico e surreale tra personaggi e materiali che hanno fatto la storia del Teatro della Tosse di Genova, realtà fondata nel 1975 da personalità del calibro di Tonino Conte, Emanuele Luzzati, Aldo Trionfo, Rita Cirio, Giannino Galloni e Pietro Favari.
Collage, parole, costumi, arazzi istoriati, oggetti, manichini e foto di scena si rincorrono lungo le pareti e nelle sale per raccontare l’avventura quasi quarantennale di un piccolo e raffinato teatro ligure (la prima sede della compagnia fu una sala di appena cento posti in una stradina genovese detta Salita della Tosse) che, a cominciare dall’allestimento dello spettacolo «Ubu Re» di Alfred Jarry, è stato considerato come una vera e propria «macchina del fantastico» e che ha innovato la scena italiana scommettendo sulla possibilità di coniugare divertimento e approfondimento culturale.
In compagnia di Tonino Conte, regista, scrittore e fondatore del Teatro della Tosse, e di Danièle Sulewic, scenografa, costumista e ceramista, la mostra romana apre il sipario su creazioni fantastiche, ironiche e colorate per spettacoli come «Gargantua» di François Rabelais, l’«Ubu» di Alfred Jarry e l’«Inferno» di Dante Alighieri, ma anche per omaggi ad Aristofane o Shakespeare. Ed è proprio una frase di François Rabelais, uno dei numi tutelari della prima attività del Teatro della Tosse, a tessere il filo rosso della rassegna a Villa Doria Pamphilj (una rassegna, questa, adatta anche ad un pubblico di bambini per quella sua alchemica capacità di stimolare la fantasia e di condurci in un mondo dove tutti appare più magico della realtà). «Meglio è di risa che di pianti scrivere, ché rider soprattutto è cosa umana» è, infatti, la frase scritta a caratteri cubitali sulle pareti del museo, dove il pubblico può sedersi sul prato usato dagli attori di «Gargantua», giocare con uccelli vagamente aristofaneschi o osservare da vicino il cimitero di forme umane rapprese nella sabbia e nella cenere, ideato da Danièle Sulewic per lo spettacolo «Inferno», realizzato dalla Tosse nel 2002.
«Viaggio teatrale tra gioco e ricordo», che sabato 13 aprile prevede anche un convegno promosso con la collaborazione della Accademia nazionale d’arte drammatica «Silvio D’Amico», offre poi l’occasione per farsi avvolgere dalle atmosfere squillanti di Lele Luzzati, del quale vengono presentati alcuni manifesti teatrali, o di vedere una serie di opere di Tonino Conte dedicate al viso della Madonna. Modi differenti, questi, di raccontare l'avventura di un teatro che ha fatto storia e del quale Ugo Volli ha scritto: «Se nel nostro mondo teatrale, così pieno di premi, di concorsi, riconoscimenti, bigllietti aerei e altre futili solennità si assegnasse finalmente un premio al divertimento teatrale, al puro divertimento di fare teatro, cioè al teatro come diversione, deviazione, stravanganza, gioco rispetto al quotidiano... Se un premio così davvero patafisico ci fosse, saprei benissimo a chi assegnarlo: al Teatro della Tosse».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lele Luzzati, Manifesto per «Gargantua»; [fig. 2]  Danièle Sulewic, «Bon-voyage»; [fig. 3] Danièle Sulewic, «Cabaret»

Informazioni utili
«Viaggio teatrale tra gioco e ricordo». Casa dei Teatri - Villa Doria Pamphilj - Villino Corsini, Largo 3 giugno 1849 (angolo Via S. Pancrazio - ingresso Arco dei Quattro Venti)  - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero e gratuito. Infoline: tel. 06.0608/06.45460693. Sito web: www.casadeiteatri.culturaroma.it. Fino a domenica 21 aprile 2013.

martedì 9 aprile 2013

«RossoSegnale», un bed & breakfast con art gallery nel cuore di Milano

Una vecchia casa d’inizio Novecento, nel cuore di Milano, trasformata in un luogo interamente dedicato all'ospitalità. Si tratta di «RossoSegnale», un accogliente bed and breakfast di design, nelle vicinanze di corso Buenos Aires, che ha inaugurato la propria attività alla vigilia di Pasqua e che, in occasione del Salone del mobile 2013, presenta la sua prima mostra: una personale del giovane designer iraniano Amir Alizade, intitolata «Storie di (pr)oggetti non comuni».
«BiancoNeve», «Giallo Novecento» e «Rosa Coniglio» sono i nomi delle tre stanze che compongono la piccola struttura ricettiva, interamente arredata con gusto e ricercatezza per offrire agli ospiti sia l’intimità delle mura domestiche sia le comodità di un albergo a quattro stelle. Negli spazi di «RossoSegnale» i turisti potranno, infatti, muoversi come a casa propria e coccolarsi con tanti piccoli vizi, sfogliando le ultime riviste d'arte e design nel salotto del soppalco, concedendosi piacevoli conversazioni con nuove persone, leggendo un libro sprofondati nella vecchia poltrona in fondo al giardino o tenendosi in forma con un personal trainer nella casetta Danese adibita a palestra.
Il bed and breakfast, che prende il nome dal colore del suo ascensore, è, inoltre, dotato di una bella terrazza sul tetto da utilizzare anche come solarium. Nell'area al piano terra, dove un tempo vi era un'autofficina, è, invece, stata ricavata «3001 Lab», piccola galleria, con soppalco, per l'esposizione di opere di giovani artisti emergenti. E la buca del meccanico, lasciata a vista grazie a una copertura in vetro calpestabile, si è trasformata in un’inconsueta vetrina per opere d'arte e di design. Qui si succederanno, nel tempo, anche eventi musicali, reading, aperitivi e molto altro ancora.
Opere site specific sono state e verranno, inoltre, create per questi spazio, dando vita anche a una contaminazione con l'interno del bed and breakfast, con l'area dedicata agli ospiti, sino all'interno delle tre camere. Ne origina una sorta di narrazione continua, e un nuovo modello di fruizione artistica, basato su un’originale declinazione dei concetti di relazione, incontro e ospitalità.
All'interno di ogni stanza, che ricorda ora il fascino misterioso dei viaggi in Orient Express ora la magia nevosa delle fiabe nordiche, sono sparpagliati oggetti trovati, recuperati, ereditati, re-inventati, mischiati, con armonia e semplicità, a pezzi di design e a qualche opera d'arte.
Chi fosse curioso di scoprire questa nuova isola di charme nel cuore di Milano può approfittare della Design week, una settimana durante la quale il giovane designer iraniano Amir Alizade presenterà una serie di oggetti legati all’ospitalità e ai suoi piccoli riti quotidiani, come le «City Symbols», tazzine da caffè con i monumenti più rappresentativi delle città italiane, o le «Coffee Hanger», tazze in ceramica con il manico in acciaio a forma di gancio che fluttuano nell'aria, insieme a vecchi appendiabiti. La prossima mostra temporanea, in programma dal 23 aprile al 19 maggio, avrà, invece, per protagonista il giovane Federico Guerri con un’indagine artistica sullo spazio abitato.

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[Fig. 1] Un particolare della stanza «Giallo Novecento» al «RossoSegnale» di Milano. Foto: Alessandra Ianniello; [fig. 2] Un particolare della stanza «BiancoNeve» al «RossoSegnale» di Milano. Foto: Alessandra Ianniello; [fig. 3] Un particolare della stanza «Rosa Coniglio» al «RossoSegnale» di Milano. Foto: Alessandra Ianniello

Informazioni utili 
Amir Alizade. «Storie di (pr)oggetti non comuni». Un evento Fuori Salone per la Design Week. RossoSegnale - 3001 LAB, via Sacchini ,18 - Milano. Orari per il pubblico: da martedì a sabato, ore 18.00-21.00; domenica, oere 14.30 - 18.30. Informazioni: 3001lab@rossosegnale.it o tel.02.29527453. Sito internet del B & B e della 3001 LAB: www.rossosegnale.it. Da martedì 9 a domenica 14 aprile 2013.

lunedì 8 aprile 2013

«Metri d’arte», quando il tessuto è d’artista. Stoffe firmate da Cecchini e Simeti per il gruppo Miroglio

«Metri d’Arte» scrive un nuovo capitolo della sua storia. Dopo aver coinvolto Stefano Arienti, Massimo Caccia e Maggie Cardelús, le cui opere sono state esposte lo scorso anno a Parigi, il gruppo Miroglio ha chiamato a collaborare alla realizzazione della sua raccolta di tessuti d’arte Loris Cecchini (Milano, 1969) e Francesco Simeti (Palermo, 1968). Il risultato di questo loro lavoro, teso ad analizzare il rapporto tra natura e tecnologia, è attualmente in mostra in Cina, alla galleria Continua Beijing di Pechino, nata nel 2005 da un'idea di Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo, già fondatori dell'omonima galleria di San Gimignano, e oggi uno dei luoghi simbolo del distretto 798.
Due installazioni, esposte in sale attigue, raccontano i workshop che hanno visto i due artisti italiani collaborare con i designer della Miroglio Textile alla realizzazione della collezione primavera-estate 2014, seconda edizione di un progetto, a cura di Trivioquadrivio, che intende far dialogare il meglio dell’arte internazionale con il mondo della produzione industriale. «L’iniziativa – ha, infatti, raccontato Elena Miroglio, executive vice president e responsabile strategie del gruppo, nato ad Alba nel 1947 e oggi presente in trentasei Paesi del mondo- è un vero e proprio incubatore sperimentale, uno spazio che Miroglio Textile ha voluto dedicare alla ricerca e alla sperimentazione, ispirandosi a una creatività nuova nella quale i tessuti possano incorporare un contenuto, una storia da raccontare e valorizzare allo stesso tempo il processo creativo. L'obiettivo è di portare nel business del tessile una forte innovazione creativa legata al modo di concepire e produrre un tessuto, per uscire dai canoni tradizionali della moda e offrire un Made in Italy di grande originalità e qualità».
Pensati e ideati come vere e proprie opere d'arte partecipata, i tessuti della prossima collezione sono stati realizzati a partire dai disegni originali dei due artisti e sono stati, poi, rielaborati dall’Ufficio Stile Miroglio in numerose varianti di soggetti e colori.
Nell’approccio materico di Loris Cecchini, polveri di pigmenti, macchie di colore e fogli di alluminio stropicciato diventano metri di tessuto ad alto contenuto di innovazione e sperimentazione; in quello di Francesco Simeti, mondi onirici fatti di piante, fiori, animali, piume e altri elementi visibili solo agli occhi più attenti si materializzano sulla stoffa mostrando una natura poetica e selvaggia al tempo stesso, quasi fossero interpreti animati di un grande wallpaper vivente.
Loris Cecchini ha creato per i suoi tessuti una vera e propria «foresta industriale», composta da duecento cilindri metallici, simbolo del passaggio alle nuove tecnologie di produzione e del contrasto fra tradizione industriale ed evoluzione tecnologica. Francesco Simeti fa, invece, entrare i visitatori in un mondo surreale animato da installazioni composte da stendardi di seta su bambù, che muovono nello spazio gli elementi naturali e i paesaggi apparentemente rassicuranti disegnati dall’artista. Si scrive così un nuovo capitolo di E.volution, piattaforma che unisce l'utilizzo di tecnologie di stampa digitale di ultima generazione (l'azienda ha acquistato un macchinario per la stampa digitale in grado di produrre fino a 3mila metri di tessuto in un'ora) a un atteggiamento ecosostenibile. Un modo intelligente di fare impresa, di coniugare la creatività con il meglio del made in Italy.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Installazione di Francesco Simeti per Miroglio Textile alla galleria Continua Beijing di Pechino; [fig. 2] Installazione di Loris Cecchini per Miroglio Textile alla galleria Continua Beijing di Pechino; [figg. 3 e 4] Tessuto disegnato da Loris Cecchini per Miroglio Textile, collezione primavera estate 2014;[fig. 5] Tessuto disegnato da Francesco Simeti per Miroglio Textile, collezione primavera estate 2014

Informazioni utili
«Metri d’arte», seconda edizione. Istallazioni e tessuti d’artista realizzati da Loris Cecchini e Francesco Simeti. Galleria Continua Beijing. Dashanzi Art District 798 #8503, 2 Jiuxianqiao Road, Chaoyang Dst.
100015 Beijing – Cina. Orar: martedì-domenica, ore 11.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Informazioni: tel. 0086.10.59789505. Sito web: www.mirogliotextile.com/metridarte. Fino al 30 giugno 2013.

martedì 26 marzo 2013

Dall’infinito alla natura, quattro nuovi percorsi tematici alla Gam di Torino

La Gam - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino festeggia i centocinquanta anni di attività con un nuovo percorso espositivo. A partire da venerdì 29 marzo, quattro nuovi temi faranno da filo conduttore alle opere raccolte nei quattro corridoi del primo e secondo piano del museo di via Magenta, presentando alcuni capolavori già esposti e nuove opere dalle collezioni, in parte frutto di recenti acquisizioni.
Infinito, velocità, natura ed etica sono i quattro percorsi scelti da Federico Vercellone, Massimiliano Fuksas, John Elkann e Luciana Castellina per questo terzo appuntamento di un percorso iniziato nell’ottobre del 2009, quando la Gam ha rinnovato completamente l’allestimento delle proprie collezioni permanenti, abbandonando il criterio cronologico e ordinando le opere esposte in ordine tematico attraverso le riletture di docenti e intellettuali chiamati a proporre un argomento legato alla propria materia di ricerca, diversa dalla storia dell’arte. Genere, veduta, infanzia, specularità, anima, informazione, malinconia e linguaggio sono gli otto temi fino ad oggi proposti.
Ad aprire il nuovo percorso espositivo sarà la scelta di Federico Vercellone, professore di Estetica presso l’Università degli Studi di Torino, che ha focalizzato la propria attenzione sul tema dell’infinito, ma anche su categorie quali caos, divenire, illimitato. Nell’immaginario romantico dei paesaggi la relazione finito-infinito richiama alla mente il genere del sublime, con scenari maestosi, come lo sfondo del quadro «Lo specchio della vita» di Pellizza da Volpedo, o carichi di drammaticità, come ad esempio «Il diradarsi di un temporale» di Giuseppe Camino. Il concetto di infinito è anche sinonimo di assoluto; ecco così un omaggio al blu di Yves Klein e al bianco di Piero Manzoni, ma anche ai tagli e i buchi di Lucio Fontana, che portano l’immaginazione verso qualcosa di altro, intangibile e indefinibile, che sta oltre la tela. Non manca, infine, una riflessione sul concetto di rispecchiamento, che moltiplica l’immagine e la fa tendere all’infinito, come documentano le celebri superfici specchianti di Michelangelo Pistoletto.
John Elkann, presidente della Fiat, riflette, invece, sul concetto di velocità. Il prologo è dedicato alla pittura ottocentesca con le pennellate scapigliate e veloci delle opere «Benedetto Junck» e «L’edera» di Tranquillo Cremona, per proseguire con la pittura di segno di Hans Hartung e Karel Appel. Passando attraverso lavori di Andy Warhol e Marc Andrè Robinson, presente in mostra con una grande ruota di sedie, si raggiunge la sala dedicata al ritmo, con la ripetizione dei segni astratti di Giuseppe Capogrossi e di Carla Accardi. Il Futurismo, che fece della velocità la base del proprio manifesto, è rappresentato dalle «Compenetrazioni iridescenti» di Giacomo Balla e dallo «Studio per La città che sale» di Umberto Boccioni; conclude il percorso il simbolo principe della velocità: l’automobile, qui ben delineata dalla monumentale «Rajo Jack» di Salvatore Scarpitta. Mentre il celebre architetto Massimiliano Fuksas ha focalizzato la propria attenzione sul tema dell’etica. Il suo percorso principia con una serie di opere ottocentesche sul male e sul bene, come «Dopo il duello» di Antonio Mancini, «La cella delle pazze» di Giacomo Grosso e la «Deposizione di Papa Silverio» di Cesare Maccari. Si trova, quindi, una riflessione sull’etica legata all’architettura e all’ambiente, con opere di Angelo Morbelli, Mario Sironi, Marco Tirelli, e con le sculture in cemento armato grezzo misto a ferro di Giuseppe Uncini. Un respiro di ottimismo offre più avanti Nicola de Maria che con il suo «Regno dei fiori musicale, Universo senza bombe» inonda il percorso di colore e musica, per poi smorzarsi più avanti con le inquietanti installazioni di Christian Boltanski. Si prosegue, quindi, con i capolavori di Amedeo Modigliani e Antonio Canova, accanto a una recente acquisizione di Marina Abramović. Si attraversano, poi, stanze nelle quali sono esposte opere che fanno riferimento all’etica della storia, firmate da Marino Marini e Luigi Mainolfi, fino a giungere alla sala dedicata alle opere di Felice Casorati. La scelta di Fuksas si conclude con una riflessione sull’etica religiosa, rappresentata da «La religione» di Innocenzo Spinazzi, l’«Apocalisse» di Scipione e «Schüttbild» di Hermann Nitsch.
Il percorso termina con il tema della natura proposto dalla scrittrice e giornalista Luciana Castellina. Il prologo ottocentesco è interamente dedicato ad Antonio Fontanesi, tra atmosfere agresti in cui il tempo sembra sospeso e scandito dal solo ritmo della vegetazione e della luce. Vi è, quindi, una sezione che indaga la rappresentazione degli elementi naturali essenziali (aria, acqua, terra e fuoco) attraverso l’«Elogio del fuoco» di Eduardo Chillida, la fiamma-fiore di José Maria Sicilia, le nature morte di Filippo de Pisis e Mario Mafai, le ricerche con materiali organici e naturali di Alberto Burri e Medardo Rosso.
Non manca in mostra un omaggio all’Arte Povera e alla sua riflessione sui processi di trasformazione della natura, attraverso opere come «Albero di 5 metri» di Giuseppe Penone e «Stella in bronzo con acidi e pergamena» di Gilberto Zorio. La natura meccanica o artificiale si fa predominante nell’arte di Fortunato Depero, Alberto Savinio e Fernand Leger, la cui poetica è accostata a opere più recenti, come le sculture in poliuretano di Piero Gilardi e «Doppelpilzvitrine» (vetrina con funghi doppi) di Carsten Höller. Dopo un passaggio in cui troviamo il ritorno alle origini primordiali della natura come divinità femminile rappresentata dall’imponente scultura di Arturo Martini, insieme alle raffigurazioni in stile informale dei paesaggi di Renato Birolli e Ennio Morlotti, il percorso si conclude con la dimensione al contempo fisica e metafisica della «Natura morta con salame» di Giorgio De Chirico a confronto con lo scenario barocco delle quattro tavole imbandite di Sissi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Amadeo Modigliani, «La ragazza rossa (Testa di donna dai capelli rossi)», 1915. Torino, Gam (Dono del Comitato Torino '61, Torino, 1962); [fig. 2] Giuseppe Pellizza da Volpedo, «Lo specchio della vita (E ciò che l'una fa e l'altre fanno)», 1898. Torino, Gam; [fig. 3] Tranquillo Cremona, «Benedetto Junck», 1874 circa. Torino, Gam (Legato di Benedetto Junck, Torino, 1920);[fig. 4] Tranquillo Cremona, «L'edera», 1878. Torino, Gam (Legato di Benedetto Junck, Torino, 1920); [fig. 5] Mario Merz, «Che fare?», 1968. Torino, Gam 

Informazioni utili
Infinito, Velocità, Natura ed Etica: nuovi percorsi delle collezioni Gam.  GAM - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì – domenica, ore 10.00-18.00, chiuso lunedì (la biglietteria chiude un’ora prima).   Ingressi: intero € 7,50,  ridotto € 6,00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni. Informazioni per il pubblico: tel. 011.4429518 . Sito Internet: www.gamtorino.it. Inaugurazione: giovedì 28 marzo, ore 18.30. Da venerdì 29 marzo 2013.

giovedì 21 marzo 2013

Artisti per l'ambiente: nel Lazio in palio dieci residenze per studiare nuove relazioni tra territorio e arte

L’arte contemporanea incontra la natura: succede a Grottaferrata, su una collina dalla quale si gode il paesaggio della campagna romana. E’, infatti, questo lo scenario della fondazione «Il Campo dell’arte», fondata nel 2000 da Francesco Pernice. Dal 29 aprile al 5 maggio, questo luogo di incanto verrà animato da dieci residenze artistiche, proposte nell’ambito dell’iniziativa «Un pino sulla sommità della casa».
Per la partecipazione è stato indetto un concorso, con scadenza il prossimo 5 aprile, al quale potranno aderire artisti di ogni nazionalità, con una buona conoscenza della lingua italiana. La selezione sarà effettuata da una commissione di esperti, presieduta dallo stesso Francesco Pernice e da Giovanna Aragozzini, docente ed esperta di arte contemporanea.
Con questa iniziativa, la fondazione laziale si propone di invitare i partecipanti a una riflessione sulla centralità del rapporto arte-natura che, se rivissuto con sensibilità contemporanea, può ridefinire nuove e più intense forme di identificazione e di valorizzazione del territorio, rendendo possibile un nuovo umanesimo. A questo tema «Il Campo dell’Arte» sta già guardando da tempo, grazie ai contributi, tra gli altri, di François Burkahrdt, Carmine Gambardella e Paolo Portoghesi.
Durante le residenze, saranno promosse interconnessioni di saperi e conoscenze per sperimentare un fare più vicino alle culture locali e alle comunità, in sintonia con la natura e con uno sguardo attento al mondo rurale. In particolare, il progetto formativo si propone di far ritrovare il piacere dello stare in natura, dando agli artisti un ruolo attivo nell'opera di valorizzazione e di creazione di nuovi orizzonti di pensiero e di nuovi paesaggi per l'uomo.
I selezionati dal bando, nei giorni di residenza, parteciperanno alle attività artistiche in programma, faranno la conoscenza diretta dello spazio della fondazione e, guidati da artisti ed esperti quali François Burkahrdt, Linde Burkahrdt, Riccardo Dalisi, Francesco Pernice, Silvia Riccio e Federica Tecchiati, saranno coinvolti creativamente, sensorialmente ed emozionalmente, anche attraverso l'utilizzo della metodologia propria dell’arte terapia.
Con l’aiuto di artigiani-artisti e con a disposizione spazi e attrezzature, i residenti svilupperanno ipotesi progettuali e opere che siano coerenti con lo spirito e gli obiettivi della fondazione «Il Campo dell’Arte»: rispetto dell’ambiente, non altro consumo di suolo, ma riqualificazione dell’esistente, uso di materiali poveri o di scarto e di provenienza locale e utilizzo di lavorazioni a basso consumo energetico nel rispetto dell’identità dei luoghi.
I materiali prodotti verranno proposti nella mostra «Stare in natura», in programma dal prossimo 5 maggio, ed entreranno a far parte della collezione permanente «Il Campo dell’Arte».

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[figg. 1 e 2] Uno scorcio de «Il Campo dell’Arte» a Grottaferrata, nel Lazio. 

Informazioni utili
Bando di concorso per dieci residenze artistiche presso la fondazione «Il Campo dell’Arte». Data ultima di consegna: 5 aprile 2013, ore 12.00. Requisiti: esperienza acquisita nel campo dell'attività artistica e progettuale. Buona conoscenza della lingua italiana. Documentazione per la partecipazione: domanda, CV, CD/DVD con max 10 opere, breve testo di motivazione alla partecipazione. Indirizzo per l’invio delle domande: Associazione Arianna, via Marcandreola, 10 - 00043 Ciampino (Roma) – Italia. Informazioni: tel. +39.06.79350732 o associazione.arianna@gmail.com. Sito web:  www.campodellarte.it

martedì 5 marzo 2013

Light art per illuminare il Vajont. Cinquant’anni dopo

9 ottobre 1963, ore 22,39: una frana gigantesca, una massa rocciosa di circa 270milioni di metri cubi, comincia a scivolare lungo il versante settentrionale del monte Toc. In pochi minuti, macigni e detriti cadono nel neo-bacino elettrico artificiale sottostante, formato da una diga, sollevando una massa d’acqua di circa 50milioni di metri cubi, alta oltre 100 metri. La vallata del Vajont, tra le province di Belluno e Udine, diventa tristemente famosa: i paesi di Longarone, Erto, Casso e Castellavazzo vengono rasi al suolo dalla forza della natura; i morti sono 1917, di ogni età, dai ventuno giorni di vita di Claudio Martinelli ai 93 anni di Amalia Pancot. Mera fatalità, calamità naturale o tragedia prevedibile? Nel 2008, alla presentazione del «Anno internazionale del pianeta terra», l'Onu ha definito il Vajont come il «peggior disastro ambientale mai accaduto, nel mondo, provocato dall'uomo».
La storia non si scrive certamente con i se e con i ma. Eppure se non ci fossero state troppe sottovalutazioni tecniche in nome del profitto, se si fosse dato ascolto alle continue denuncie della giornalista Tina Merlin, la vicenda di quella terra di confine tra Veneto e Friuli sarebbe stata diversa.
Da quella catastrofe, accomunata ad espressioni come la «diga del disonore» o «tragedia annunciata», sono passati cinquant’anni e il mondo dell’arte ricorda a colpi di laser. Martedì 5 marzo, al crepuscolo e per circa un’ora e mezza, un potente fascio di luce, lungo quindici chilometri, verrà proiettato sopra la diga del Vajont, in direzione Longarone. Base operativa del progetto, proposto da «Dolomiti contemporanee – laboratorio d’arti visive in ambiente», sarà il nuovo Spazio di Casso, l’ex scuola del paese friulano, che fronteggia la ferita del monte Toc, restaurata e riaperta al pubblico dallo scorso settembre come spazio espositivo e centro per la cultura contemporanea.
A firmare la performance, intitolata «La fine del confine(della mente) / the end of the border(of the mind)», sarà Stefano Cagol, uno dei pionieri della public art in Italia e non solo (la sua «Flu Power Flu» è stata in permanenza sulla facciata del Beursschouwburg Art Center a Bruxelles dal 2007 al 2012), con all'attivo un progetto per la facciata mediale di Museion a Bolzano (2012) e una personale presso la Chiesa di San Gallo all’interno della cinquantaquattresima Biennale di Venezia (2011).
Accendere nuovi riflettori su quell’immane e annunciata strage, a lungo dimenticata e riscoperta da molti attraverso l’«orazione civile» che Marco Paolini ha portato in tanti teatri italiani dal 1997, è lo scopo di questo progetto artistico per il Vajont, che si propone –spiega Gianluca D’Incà Levis, curatore di DC- di «andare oltre il confine emotivo della tragedia, verso una nuova memoria e una nuova rinascita». Ma «La fine del confine(della mente) / the end of the border(of the mind)» non animerà solo la diga del Vajont. Il giorno successivo, mercoledì 6 marzo, il raggio sarà, infatti, proiettato a Cortina d'Ampezzo, sulla parete sud della Tofana di Rozes, un'icona montana del patrimonio Unesco. L’artista trentino, con studi all’Accademia delle Belle arti di Brera e alla Ryerson University di Toronto, partirà, poi, alla volta della Biennale di Barents, in Norvegia, e i suoi fasci di luce attraverseranno l'Europa, illuminando sette nazioni, dall’Austria alla Finlandia, per toccare anche il Circolo Polare Artico, 5mila chilometri più a nord. Il viaggio, in programma fino al prossimo 12 aprile, traccerà nel cielo linee evocative di luce capaci di attraversare i confini, «la fine e il fine delle frontiere –si legge nel concept del progetto- da sud a nord d’Europa, dal limite della cultura mediterranea al limite della cultura europea, dalle Alpi fino al di là del Circolo Polare Artico, da un paesaggio verticale ad uno orizzontale, dalla presenza umana alla sua assenza».


Per saperne di più
www.dolomiticontemporanee.net
www.endofborder.com
www.stefanocagol.com

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] «La fine del confine(della mente) / the end of the border(of the mind)». Progetto di Stefano Cagol. Flyer dell'evento alla Diga del Vajont; [fig. 2] «La fine del confine(della mente) / the end of the border(of the mind)». Progetto di Stefano Cagol. Flyer dell'evento alla Tofana di Rozes (Cortina d'Ampezzo; [fig. 3] Stefano Cagol, «Dissoluzione di luce», 2008; [fig. 4] Ritratto di Stefano Cagol

Informazioni utili
«La fine del confine(della mente) / the end of the border(of the mind)». Luogo: Diga del Vajont/Nuovo Spazio di Casso (Casso, Pordenone); Tofana di Rozes (Cortina d'Ampezzo,Belluno). Data: martedì 5 e mercoledì 6 marzo 2013, ore 18.30. Ingresso gratuito. Informazioni: info@dolomiticontemporanee.net o tel. 0437.30685 e tel. 0427.666068



venerdì 1 marzo 2013

Bari, riflettori puntati sulla collezione di Douglas Andrews

E’ un piccolo assaggio della ricca raccolta di Douglas Andrews quello che propone la mostra «Uno sguardo sul mondo: opere da una collezione privata», in programma fino a mercoledì 1° maggio nella cittadina di Polignano al Mare (Bari), presso la nuova sede della Fondazione museo Pino Pascali.
Trentuno opere, selezionate tra le circa trecento di proprietà del collezionista americano di nascita e italiano d’adozione, compongono il percorso espositivo, a cura di Guido Orsini e Mary Angela Schroth. Si tratta di pitture, sculture, installazioni, video e fotografie realizzate da quindici artisti internazionali della generazione compresa tra i 49 e i 59 anni (la stessa di Douglas Andrews), tra i quali Jeff Koons, William Kentridge, Olafur Eliasson, Jessica Carroll, Paolo Canevari e Giuseppe Gabellone.
A fare da filo rosso tra i lavori esposti, per la maggior parte inediti nel nostro Paese, sono tematiche care al linguaggio espressivo di Pino Pascali, importante esponente dell’Arte povera, quali la multimedialità, la dissacrazione della realtà, il gioco, la natura, l’uso di materiali semplici e oggetti usati.
Fondamentale per la nascita di questa collezione, lontana dalle logiche della speculazione e prossima alla soddisfazione del gusto personale, è l’incontro, sul finire degli anni Ottanta, tra Douglas Andrews e Lucio Amelio. Seguono i contatti con alcune delle principali gallerie internazionali, da Luhring Augustine ad Anthony Meier, passando per Alessandra e Valentina Bonomo, Giò Marconi, Stefania Miscetti, Franco Noero, Gian Enzo Sperone e molti altri ancora.
Nell’ottobre 2012, dopo una visita al museo di Polignano al Mare, il collezionista americano esprime la volontà di esporre, per la prima volta in Italia, una parte significativa della propria vasta raccolta, offrendo così al pubblico l’occasione di ripercorrere l’evolversi del linguaggio dell’arte contemporanea dell’ultimo trentennio, ma anche di scoprire quanto sia ancora attuale la poetica espressiva di Pino Pascali.
A uno degli aspetti più rilevanti della ricerca artistica del maestro poverista, ossia il tema della natura, guardano, per esempio, le due fotografie di Giuseppe Gabellone presenti in mostra («Senza titolo», 2002), nelle quale sono ritratte delle campanelle blu di grandi dimensioni, artificiali e molto teatrali. Un’immagine di fiori è anche quella che propone Jeff Koons con il suo ironico e pop «Giant Inflatable Balloon Flower (yellow)» (1997), messo a confronto con un altro suo lavoro, «Bread with Egg, PL3», una copia di un pane pasquale italiano che rievoca alla mente «Gruppo di personaggi» (1964), ironica natura morta pascaliana raffigurante una realtà quotidiana sempre più ossessionata dalla pubblicità.
Sembra, invece, strizzare l’occhio a «9mq di pozzanghere» (1967), ultima acquisizione del museo pugliese, «Que Sepan Todos» (2007) di Arturo Herrera, un’opera di grandi dimensioni composta da due feltri neri ritagliati e posizionati direttamente sul muro.
Al tema della natura guarda anche una delle due opere di Olafur Eliasson selezionate per la mostra pugliese. Accanto a «Homage to P. Schatz» (2012), piccolo ma significativo elemento luminoso, è, infatti, possibile ammirare uno dei primi lavori dell’artista danese: il ciclo «Path Series» (1999), ventiquattro fotografie tese a documentare un tragitto a piedi per tutta la sua durata, concentrandosi sul rapporto diretto con il suolo ed escludendo riferimenti precisi a luoghi reali.
Analizzano, invece, un altro tema fondante del linguaggio espressivo di Pino Pascali, quello del riuso dell’oggetto, opere come «Powerless Structures Fig. 131» (2001) di Michael Elmgreen e Ingar Dragset, un assemblaggio di vecchie porte, «Telephone Book» (1996) di Tom Sachs, un vero elenco telefonico impacchettato con nastro adesivo, e «Desempoladeira» (2003-2006) del brasiliano Marepe, pialle da muratore dipinte con colori vivaci.
Gioco e provocazione, altro argomento caro alla poetica pascaliana, sono, invece, le componenti principali dei due lavori in mostra firmati da Sarah Lucas, «la cattiva ragazza» del cosiddetto YBAs (Young British Artist): «The Old In Out» (1998), calco di un water in poliuretano, e «Coco» ( 2005), un cagnolino di porcellana sulla cui superficie sono incollate centinaia di sigarette. Mentre Jessica Carroll presenta, con la sua scultura «Osso» (1990), un omaggio all’interesse dell’artista pugliese per l’antropologia e la mitologia. Merita, infine, una segnalazione la video-scultura «Sleeping on Glass» (1999) di William Kentridge, uno dei suoi primi film di animazione che, attraverso la cassettiera, comunica un’intima sensazione di privacy. Una mostra, dunque, interessante quella di Polignano a Mare per comprendere come una collezione d’arte sia un organismo vivente, una chiave per leggere e capire la ricerca e la storia individuale di un collezionista, la sua complicità con artisti, galleristi, critici e appassionati di arte.


Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giuseppe Gabellone,«Senza titolo», 2002. 2 stampe fotografiche a colori, 210 x 150 ognuna;  [fig. 2] Jeff Koons, «Inflatable Balloon Flower (Yellow»), 1997. PVC, 128 x 148 x 180 cm (edition); [fig. 3] Sarah Lucas, «Coco», 2005.Cane di ceramica, sigarette, colla. 28 x 18 x 24 cm; [fig. 4]William Kentridge, «Sleeping on Glass», 1999. Disco laser, cassettiera e specchio, pannello di legno; d
imensioni variabili; [fig. 5] 
Jessica Carrol, «Osso», anni Novanta. Marmo. Vetrine: bronzo e vetro, 50 x 40 x 120 cm

Informazioni utili
«Uno sguardo sul mondo: opere da una collezione privata». Fondazione Museo Pino Pascali, via Parco del Lauro, 119 – Polignano a Mare (Bari). Orari: martedì-domenica, ore 11.00-13.00 e 17.00-21.00, lunedì chiuso. Ingresso: € 1,00. Informazioni: tel. 080.424.9534 o  segreteria@museopinopascali.it. Sito web: www.museopinopascali.it. Inaugurazione: sabato 2 marzo 2013, ore 19.00. Fino al 1° maggio  2013

giovedì 28 febbraio 2013

Due giorni per scoprire i Musei ecclesiastici italiani

Se ne contano, su tutto il territorio nazionale, novecentonovantaquattro, dei quali ottocentosettantotto di proprietà ecclesiastica. Hanno un patrimonio artistico che non ha nulla da invidiare a Brera e agli Uffizi, ricco di paramenti liturgici, codici miniati, opere d’oreficeria, raccolte etnografiche e naturalistiche, sculture e pregevoli dipinti. Sono ospitati all’interno di complessi monumentali di grande valore storico-architettonico come chiese, palazzi episcopali, monasteri, chiostri, sacrestie e seminari. Eppure sono quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico. Stiamo parlando dei musei ecclesiastici, luoghi soffocati da un’erronea immagine di polverosità e di noia che li ha resi le «Cenerentole» del patrimonio culturale italiano.
Scarsamente segnalati dalle guide turistiche delle grandi città, questi scrigni d’arte sacra, indissolubilmente legati al patrimonio immateriale di spiritualità che essi evocano, sono stati recensiti dalle studiose Erminia Giacomini Miari e Paola Mariani e riuniti nel 2005 in una pubblicazione, realizzata con il contributo della Cei (Conferenza episcopale italiana) ed edita dal Touring club. Risale, invece, al 1996 la fondazione dell’Amei (Associazione musei ecclesiastici italiani), attualmente presieduta da monsignor Giancarlo Santi, che ha scelto il 2013, anno della fede e anniversario dell’Editto di Costantino, per gettare nuova luce sulle tante realtà museali testimoni e custodi della storia religiosa del nostro Paese, con l’intento di farle uscire da quella sorta di isolamento che le ha rese, per così dire, «invisibili» al proprio potenziale pubblico.
Il primo appuntamento in cartellone sono le Giornate dei musei ecclesiastici, in programma sabato 2 e domenica 3 marzo: una fitta due giorni di visite guidate, laboratori artistici, incontri a tema, concerti e spettacoli teatrali, durante la quale verranno aperte gratuitamente le porte di oltre duecento musei aderenti all’Amei.
Sarà un’ottima occasione, questa, per varcare la soglia del Museo diocesano di Udine, con i suoi meravigliosi affreschi di Giambattista Tiepolo per lo Scalone d’onore e la Sala rossa, o quella del Muma di Assisi, nel quale è possibile viaggiare virtualmente tra le missioni dei frati cappuccini in Amazzonia, o ancora quella del Museo diocesano di Cortona, dove è da poco ritornata «L’Annunciazione» del Beato Angelico, recentemente esposta alla Galleria Borghese di Roma, in apertura del progetto «L’arte della fede».
Il visitatore curioso, capace di vincere il pregiudizio che vuole questi luoghi quasi come il prolungamento di un’aula di catechesi, si troverà di fronte a realtà attive, capaci di proporre mostre e percorsi museali interessanti, come quello sul crocifisso alla Galleria d’arte contemporanea della Pro Civitate Christiana di Assisi, o quello sui colori dell’Africa cristiana al Museo diocesano di Vicenza, o, ancora, quello sul mistero dell’Incarnazione nell’opera del Beato Angelico al Museo della basilica di santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno, nell’Aretino.
Chi si troverà nel Varesotto potrà prendere parte alla conferenza «L’Annunciazione nell’arte: storia e iconografia dell’inizio», promossa dal Museo Baroffio e del santuario del Sacro Monte sopra Varese (domenica 3 marzo, ore 15.30). Mentre chi sarà in Toscana potrà partecipare alla relazione sui cimiteri etrusco-romani, organizzata del Museo della cattedrale di Chiusi, o allo spettacolo «Ghirlandaio: una bottega, una dinastia» (sabato e domenica, ore 18.30 – € 12,00), a cura del Museo d’arte sacra di san Donnino. In Campania, al Museo diocesano di Ariano Irpino, si darà, invece, spazio alla musica con un concerto di flauto traverso.
Questi sono solo alcuni dei tanti appuntamenti inseriti nel ricco cartellone delle Giornate dei musei ecclesiastici, piccolo tassello di un articolato calendario di iniziative messo in cantiere da Amei per il 2013. L’associazione sta, infatti, lavorando a un progetto di rete sull’Editto di Costantino e sulle sue conseguenze per la storia del cristianesimo, anche in relazione alla contemporaneità, che invita i musei ad analizzare tematiche quali il signum crucis e le sue declinazioni, la tolleranza e il dialogo interculturale e interreligioso, sant’Elena e le reliquie della vera croce e altro ancora. Sono già una cinquantina le realtà museali che hanno approntato esposizioni dossier di una o più opere collegate al tema costantiniano, particolari percorsi di visita a beni ecclesiastici del territorio legati alla nascita del cristianesimo, attivazioni di postazioni multimediali per favorire l'interpretazione del patrimonio materiale e immateriale delle proprie collezioni, ma anche produzione di opere d'arte contemporanea e conferenze. Al Museo diocesano di Napoli è, per esempio, in corso la mostra «Icone dalla Serbia», che intende ricordare la terra dove ha trovato i propri natali l’imperatore Costantino attraverso l’esposizione di alcune opere, appartenenti alla collezione permanente del Museo nazionale di Belgrado. Mentre il Museo diocesano di Milano collabora all’esposizione «Costantino 313 d.C.», che allinea, nelle sale di Palazzo Reale, duecentocinquanta opere provenienti da istituzioni internazionali quali il British Museum, la Bibliothèque Nationale di Parigi e il National Gallery di Washington, tese a documentare il passaggio, avvenuto nel corso del IV secolo, del cristianesimo da devozione lecita privata a una dimensione pubblica e ufficiale e, infine, a unica religione dell’Impero.
A Brescia è prevista, dal prossimo autunno, una mostra di reliquiari e di bozzetti che mette a confronto due pale raffiguranti il «Battesimo di Costantino», realizzate da Gian Battista Tiepolo e Carlo Innocenzo Carloni. Mentre la Sicilia sta lavorando a una rassegna itinerante sul significato della croce nel cristianesimo, che coinvolgerà dodici musei e numerosi artisti contemporanei.
Decine di iniziative diverse, spesso molto originali, attendono, dunque, i musei ecclesiastici italiani nei prossimi mesi, per far scoprire opere e monumenti dei primordi della Chiesa, con la volontà di coinvolgere tutti, credenti o non credenti, cristiani e non.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Beato Angelio, «Annunciazione», 1430 ca. Tempera su tavola, cm 175 x 180. Cortona, Museo diocesano; [fig. 2] Gian Battista Tiepolo, «Il sacrificio di Isacco», 1726-1729. Affresco, 400 x 500 cm. Udine, Museo diocesano; [fig. 3] Veduta esterna del Museo diocesano di Brescia; [fig. 4] Robert Morris, «Quattro per Donatello», 2001. Prato, Museo dell’Opera; [fig. 5] Veduta di una sala del Museo diocesano di Cortona.

Informazioni utili
Le giornate dei musei ecclesiastici. Un evento a cura di Amei (Associazione musei ecclesiastici italiani). Italia, sedi varie. Il programma: www.amei.biz/notizie/le-giornate-dei-musei-ecclesiastici.Informazioni: tel. 02.89421797 o info@amei.info. Sito web: www.amei.biz.  Sabato 2 e domenica 3 marzo 2013.