ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 18 ottobre 2013

«Maravee Anima», racconti d’arte sulla Grande guerra, sulla montagna e sulla spiritualità

Sarà un video-mapping sulla Grande guerra, realizzato dagli studenti del liceo artistico «Sello» di Udine, ad accogliere il visitatore al Castello di Susans, maniero friulano scelto come location per «Maravee», progetto culturale ideato dodici anni fa da Sabrina Zannier, che coinvolge teatro, danza, design, moda e cucina.
Filmati storici del primo conflitto bellico, forniti dalla Cineteca del Friuli, e fotografie dei primi del Novecento, concesse dal Museo della Grande guerra di Ragogna, verranno rielaborati in chiave contemporanea e scorreranno sulla facciata dell’incantevole fortezza di Majano, introducendo il pubblico al tema scelto per questa nuova edizione della rassegna: «Maravee Anima - La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della Grande guerra».
Il progetto filmico, in programma nella serata di sabato 19 ottobre, è solo uno dei tanti eventi ideati per la vernice di questo nuovo appuntamento friulano, realizzato grazie al sostegno dell’Assessorato regionale alla Cultura, dei Comuni di Pordenone e Majano, e con la prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni.
L’attrice e regista Rita Maffei presenterà, per esempio, la performance «Anima belli»: un dialogo frontale tra anima e guerra, con testi tratti da Ranier Maria Rilke e dal libro «Gli ultimi giorni dell'umanità» di Karl Kraus, nel quale saranno in scena anche l’attore Emanuele Carucci Viterbi e il musicista Franco Feruglio. Marta Bevilacqua e Valentina Saggin, ballerine della compagnia «Arearea», proporranno, invece, la performance itinerante «Il costo dell’anima»; mentre Claudia Contin sarà protagonista a Majano con «La grande guerra del poeta», un’azione teatrale per la regia e la drammaturgia di Ferruccio Merisi, nella quale si incontreranno, virtualmente, due artisti che sono stati anche soldati: il poeta Giuseppe Ungaretti e il pittore Egon Schiele.
È, dunque, un insieme di proposte scenografiche di varia natura quello di «Maravee Anima», che, nella sua complessità, intende «evocare in modo partecipativo –si legge nella presentazione del progetto- la bellezza della spiritualità e le sofferenze della guerra depurando quest’ultime dalle ambientazioni fredde e didascaliche con le quali solitamente si connotano le sue celebrazioni».
Nella stessa direzione si muovono le cinque mostre in agenda, che ‘parleranno’ non solo della guerra, ma anche del complesso tema di una spiritualità tesa fra sacro e profano. «Fra Terra e cielo», allestita nell’ampio salone al secondo piano del castello, proporrà, per esempio, un suggestivo percorso tra fotografie, disegni, pitture e installazioni, suddiviso in due sezioni tematiche. L’omaggio alla bellezza della montagna, simbolo di riflessione mistica e d’incontro con il sé, si sposerà, infatti, con scene quotidiane intrise di religiosità, dove protagoniste saranno sia la tradizione ebraico-cristiana sia quella buddista e induista.
Alla tematica religiosa guarderà anche l’opera «The last supper» di Brigitte Niedermair, nella quale viene rivisitata l’iconografia dell’«Ultima cena» virandola al femminile e ammiccando all’universo della moda in nome della bellezza che unisce corpo e anima.
Dell’artista meranese sarà in mostra anche la serie fotografica «The present», dove il simbolico passaggio dall’oscurità alla luce è generato dalla tecnologia contemporanea. Mentre Sebastiano Mauri proporrà «Good versus aliens», progetto espositivo che interpreta il tema dell’anima affrontando il rapporto con il diverso, inteso come identità aliena, e con il simbolismo religioso. Piccole sculture, poste sotto una campana di vetro, racconteranno di un fantastico arrivo di alieni nel nostro mondo, che qui scoprono l’identità e la cultura umana attraverso immagini della nostra quotidianità, anche legate alla religiosità del mondo occidentale e orientale, come il Cristo, il Buddha e Ganesh, una delle rappresentazioni di dio più conosciute e venerate nell’induismo.
Non mancherà di incuriosire il pubblico la mostra «L’anima del soldato», resa possibile grazie alla collaborazione di Enzo Barazza, Renato Scuterini e Francesco Simonci, nella quale saranno esposti dei models, soldatini da collezione realizzati a scopo ludico-culturale sul finire degli anni Settanta del Novecento. Connotati da un virtuosismo esecutivo capace di tracciare nelle miniature dei volti e nelle posture dei corpi i più diversi stati d’animo, questi oggetti mettono in scena tragici avvenimenti della Grande guerra, la quotidianità della vita in trincea, uniformi indossate come simbolo della dignità e dell’onore, modi d’interpretare la gerarchia militare, sentimenti e caratteri di soldati semplici e personaggi famosi.
A fianco dell’esposizione, sarà presentata l’installazione ambientale «Diario di una prigioniera» di Belinda De Vito: una sorta di dedica a tutti i soldati che, dal fronte o dalla prigionia, pregavano per la pace, pur orgogliosi di battersi per la patria, e che, dai luoghi di battaglia, scrivevano ai familiari attendendo, con ansia, le loro risposte. Ad ispirare questo lavoro è stata la storia di Valentino Simonetti, avvocato di Moggio Udinese che, nell’ottobre 1917, si trovava nei pressi di Caporetto con i gradi di tenente del Regio esercito italiano e che, fatto prigioniero, scrisse dal campo di Plan, in Boemia, un diario rivolto alla sua amata. Ritrovato e fedelmente trascritto nell’antica casa di famiglia da Valentino Missoni, questo testo verrà pubblicato nel 2014 dall’editore Gaspari in un volume che affiancherà la scrittura a cartoline d’epoca.
Ammiccando alla spazialità della trincea, in tal caso costruita con sacchi di juta che ricordano quelli della posta in tempo di guerra, l’installazione della De Vito trasforma il castello di Majano in un luogo della memoria epistolare, dove immagini d’epoca sono messe a confronto con quelle, attuali, dei sentieri che furono di guerra, in un suggestivo rimando tra ieri e oggi.

Vedi anche
«L’Ultima cena» di Brigitte Niedermair 
Claudia Contin in «La grande guerra del poeta»

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Eelco Brand, «Sky», 2008. Pigmented print, 60x205 cm. Courtesy Studio La Città, Verona, [fig. 2] Giacomo Costa, «Landscape 1_7_3», 2013. C-print sotto plexiglass, 35x50 cm. Courtesy Galleria Guidi&Shoen, Genova; [fig. 3] Sebastiano Mauri, «Gods Versus Aliens», 2013, Mixed media, 35x35x35 cm. Courtesy Galleria Otto Zoo, Milano; [fig. 4] Antonio Riello, «Vatican Air Force», 2008. Modello in legno e metallo dipinto con colori acrilici, 180x150x15 cm. Courtesy dell’artista; [fig. 5] Claudia Contin in «La grande guerra del poeta». Foto di Renato Patat

Informazioni utili 
Maravee Anima. Castello di Susans - Majano (Udine). Orari: martedì-domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Informazioni e prenotazioni visite guidate per gruppi e scolaresche: tel. 0432.948090 o info@progettomaravee.com. Sito web: www.progettomaravee.com. Dal 19 ottobre al 17 novembre 2013.  

mercoledì 16 ottobre 2013

«Confi.Dance», la danza contemporanea va in scena a Siena

Siena si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto per «Confi.Dance», progetto ideato nel 2009 da Marcello Valassina con l’intento di far familiarizzare il pubblico con i nuovi linguaggi della danza contemporanea. Dal Cortile del Podestà alle Logge del Papa, passando per la Sacrestia e la Sala del Manto nel Complesso Santa Maria della Scala, saranno molti gli spazi urbani della città e i luoghi del quotidiano che, nelle giornate da giovedì 17 a sabato 19 ottobre, apriranno le proprie porte a spettacoli e performance itineranti.
A inaugurare il festival, realizzato con la collaborazione dell’Amministrazione comunale senese e con il sostegno della Fondazione Toscana Spettacolo, sarà la performance «Vanity Fair’s Snow White» (giovedì 17 ottobre, dalle 15 alle 18) che il collettivo milanese «PirateJenny», trio semifinalista al prestigioso Premio Scenario 2013, presenterà negli spazi della Galleria PortaSiena.
Sara Catellani, Elisa Ferrari e Davide Manico, artisti che curano sia il concept che la coreografia dello spettacolo, racconteranno, in modo ora cinico e ora ironico, la favola classica di «Biancaneve e i sette nani» come se fosse un fotoreportage del settimanale «Vanity Fair». Lo spettatore si troverà così, inconsapevolmente, coinvolto in un gioco dal gusto pulp, in un «Cluedo» in cui le regole sono dichiarate e la domanda finale non sarà chi è l’assassino ma chi sarà la prossima vittima. L’intento di questa performance, che nei giorni del festival verrà riproposta alle Logge del Papa (venerdì 18 ottobre, alle 16.30 e alle 17.30; e sabato 19 ottobre, alle 12.30), è quello di far riflettere il pubblico sulle insidie del racconto e della riscrittura di un testo, perché tramandare una storia implica inevitabilmente un nuovo atto di creazione; vuol dire omettere, sintetizzare, ingigantire, enfatizzare, creare nuovi punti di vista.
La rassegna senese proseguirà, quindi, con una performance di Simona Lisi, interprete a tutto tondo nota al grande pubblico per aver lavorato con registi come Martone, Bellocchio e Comencini. L’artista, che ha conseguito il Postgraduate Degree in Contemporary Dance alla London Contemporary Dance School di Londra, incanterà i passanti dalla vetrina della boutique «Max Mara», in via Banchi di Sopra, con il suo «Requiem K626» (venerdì 18 ottobre, alle 12, alle 18 e alle 19; e sabato 19 ottobre, alle 12 e alle 12.30), un assolo di danza creato per la Biennale Giovani di Torino, che mette in scena il dialogo intimo tra la grande composizione di Mozart -una sinfonia per orchestra- e il corpo -solo- della danzatrice.
Suono e corpo diventeranno una cosa sola anche nello spettacolo «Human dust», proposto a più riprese durante i giorni del festival presso gli spazi della Galleria PortaSiena (venerdì 18 ottobre, alle 12.30), nel Cortile del Podestà (venerdì 18 ottobre, alle 16.30 e alle 18.30) e nella Sacrestia del Santa Maria della Scala (sabato 18 ottobre, alle 12.30). Protagonista è Nicoletta Cabassi, danzatrice e coreografa con all’attivo collaborazioni internazionali, che oggi ricopre il ruolo di dramaturg della Tanz Company Gervasi a Vienna. La sua performance, che vedrà in scena anche il violoncellista Marco Di Palo, gioca sulla dualità tra corpo e strumento.Una relazione, quella tra i due attori della  piéce, che raffigura il rapporto simbolicamente erotico tra carne e musica e che ‘parla’ della seduzione come chiave di salvezza.
Nicoletta Cabassi curerà anche una masterclass sul tema «The Exploded Body» (domenica 20 ottobre, alle 11, presso il Centro danza «Francesca Selva»), e sarà tra i protagonisti dell’aperitivo con gli artisti, in programma presso il Barchè all’interno della Galleria Metropolitan (venerdì 18 ottobre, alle 19).
Il gran finale della rassegna spetterà, invece, ai padroni di casa: la compagnia residente «Francesca Selva», che porterà in scena, negli spazi di Santa Maria della Scala, un estratto di «Bitter Orange», una delle sue produzioni più acclamate, in procinto di volare a Cagliari per il Find - Festival internazionale nuova danza. La coreografia, firmata da Francesca Selva, riflette sui temi della solitudine e della fragilità umana, sul senso di amarezza e di smarrimento generato dalla perdita delle illusioni e dalla caduta degli ideali.
Danza contemporanea, dunque, come riflessione sul presente è quanto propone «Confi.Dance», rassegna che sembra aver fatto proprie le parole di Yuri Buenaventura: «Danzare è come parlare in silenzio. È dire molte cose, senza dire una parola».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina di «Confi.Dance 2013»; [fig. 2] Una scena dello spettacolo «Bitter Orange», con la compagnia residente «Francesca Selva»;  [fig. 3] Il collettivo milanese «PirateJenny», in scena con la performance «Vanity Fair’s Snow White»; [fig. 4] L’attrice e danzatrice Simona Lisi, in scena con «Requiem K626»; [fig. 5] La danzatrice e coreografa Nicoletta Cabassi, in scena con lo spettacolo «Human dust»

Informazioni utili
«Confi.Dance». Siena, sedi varie. Informazioni: compagnia «Francesca Selva», via Mentana 61 – Siena, tel./fax 0577.223267, e-mail francescaselvadanza@gmail.com o promozione.francescaselva@gmail.com. Da giovedì 17 a sabato 19 ottobre 2013.

martedì 15 ottobre 2013

«NavigArte 2013», la darsena di Pisa si veste d’arte

Apuleio incontra la danza. Sarà una delle favole più belle dello scrittore latino, quella di Amore e Psiche, a inaugurare la rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar», promossa dalla compagnia «Movimentoinactor Teatrodanza» di Flavia Bucciero, con la collaborazione del Consorzio coreografi danza d’autore e con il sostegno del Comune di Pisa.
Martedì 15 e mercoledì 16 ottobre il Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari terrà a battesimo la manifestazione, giunta alla sua terza edizione, presentando, presso i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, lo spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, nel quale la danza si fonde con le arti circensi offrendo un'originale interpretazione del famoso mito raccontato da Apuleio nelle «Metamorfosi», dove viene affrontato in modo originale il tema dell’amore che, per realizzarsi, deve mettersi costantemente alla prova.
La rassegna, nata con l’intento di valorizzare il rapporto della città di Pisa con le sue vie d’acqua facendo leva sulla straordinaria forza comunicativa dei linguaggi artistici, proseguirà sabato 19 ottobre con lo spettacolo «Amore e magia nella casa di Pulcinella» di Lello Serao, con la compagnia napoletana «Libera Scena Ensemble». Si tratta di una versione ridotta e rivisitata del «Don Fausto» di Antonio Petito, forse uno dei più grandi rappresentanti della storia del teatro, vissuto nella seconda metà dell’800 e autore di numerose commedie e parodie, che qui si cimenta con la storia di Faust raccontata da Goethe. Scenario dell’appuntamento teatrale saranno ancora una volta i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, felice esempio di recupero di archeologia industriale e di rigenerazione urbana e culturale, cuore pulsante di una zona strategica della città, come quella della darsena, un tempo centro di scambio con tutto il bacino del Mediterraneo e ora luogo inedito di produzione, contaminazione e sviluppo culturale.
La rassegna si sposterà, quindi, al Museo Piaggio di Pontedera, dove sabato 26 ottobre andrà in scena «Alice fra le vespe», uno studio coreografico di Movimentoinactor Teatrodanza/Con.Cor.D.A., nel quale la bambina resa famosa dalla penna di Lewis Carroll nel libro «Alice nel paese delle meraviglie» si confronterà con la modernità, con il mondo della locomozione e della velocità.
Sarà, dunque, la volta dello spettacolo «Pina…ma perché Napoli no!», un omaggio alla grande artista tedesca Pina Bausch firmato da Flavia Bucciero, nel quale si parla anche di una Napoli piena di contraddizioni: sensuale come una bella donna, ma acida e spietata, divertente e ironica, tragica e disincantata.
L’appuntamento è per domenica 3 novembre ai Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, dove si terrà anche, nella serata di venerdì 8 novembre, la rassegna «Sconfinamenti. Fra i linguaggi delle arti e i luoghi del quotidiano», ultima proposta di «NavigArte 2013».
A completamento del ricco cartellone di eventi studiati per questa edizione del festival pisano, al quale farà da filo conduttore il tema dell’amore, sono stati ideati anche dei momenti di spettacolo all’interno del punto vendita UniCoopFi di Porta a Mare e un laboratorio didattico per le scuole. Due occasioni, queste, per far scoprire anche ai bambini e ai non addetti ai lavori la grande passione che anima chi si occupa di danza e teatro.

Didascalia delle immagini
[Fig.1] Una scena dello spettacolo  «Pina…ma perché Napoli no!», per le coreografie di Flavia Bucciero. Foto: Enzo Manniccia; [fig. 2] Una foto dello spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di <b>Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, prodotto dal Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari. Foto: Massimo Leam; [fig. 3] Locandina della rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar».

Informazioni utili
«NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar». Teatri di danza e delle arti, via del Chiassatello-Corte Sanac, 97/98 - Pisa. Orari: gli spettacoli iniziano alle ore 21.00. Biglietti: intero € 8,00, ridotto € 5,00 (per studenti universitari, bambini, anziani, residenti del quartiere di Porta a mare, Cep, Barbaricina, soci Coop); l’evento «Sconfinamenti» è a ingresso libero; la replica dello spettacolo «Amore e Psyche» prevista per la mattinata del 16 ottobre ha un biglietto promozionale di € 3,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 050501463, movimentoinactor@tiscalinet.it. Sito web: www.movimentoinactor.it. Dal 15 ottobre all’8 novembre 2013. 

lunedì 14 ottobre 2013

«Gero qua»: Canaletto ritorna a Venezia, nella Basilica di San Gregorio

(sam) Era una Venezia brulicante di vita. Nobili e mercanti animavano calli e campielli della città, concludendo i propri affari a pochi passi da Palazzo Ducale. Gondolieri e barcaioli traghettavano le persone da una riva all’altra del Canal Grande o portavano sacchi di sale, botti di vino e cotone ai magazzini di Punta Dogana. Mentre, poco distante dalla Basilica della Salute, il Canaletto dava vita a una delle sue viste più belle della città. Erano gli anni dal 1740 al 1745 e l’artista, vedutista dalla maniera «luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa» (secondo la definizione dell’erudito Anton Maria Zanetti), dipingeva, all’interno dell’Abbazia di San Gregorio, la tela «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute».
A questo capolavoro pittorico, oggi di proprietà del collezionista Guido Angelo Terruzzi, è dedicato un inedito progetto espositivo, mai sperimentato in Europa, nato da un’idea della famiglia Buziol e organizzato da Fondaco: «Gero qua» (espressione del dialetto veneziano per dire «Ero qua»).
Per meno di cinquanta giorni, dal 10 novembre al 27 dicembre, la pregevole opera, già esposta in anni recenti al Palazzo Reale di Milano e al Museo Maillol di Parigi, ritornerà nel luogo in cui l’artista veneto la concepì e lo creò duecentosettanta anni fa. E sarà protagonista di una mostra aperta ventiquattro ore su ventiquattro, visitabile soltanto previa prenotazione e da un massimo di otto persone per ogni fascia oraria, con prezzi variabili (da un minimo di 35 euro per i gruppi a un massimo di 400 per i singoli visitatori, cioè per chi desiderasse regalarsi un’ora a tu per tu con il capolavoro del Canaletto, magari nel cuore della notte).
L’esperienza è destinata a rivelarsi unica, a partire dall'ingresso negli spazi medioevali dell’Abbazia di San Gregorio, austero monumento incastonato in una parte quieta e appartata della città, dove per quasi sette secoli vissero e pregarono generazioni di benedettini, e che oggi è di difficile fruizione. Il percorso espositivo, poi, è pieno di sorprese. Prima di giungere nella splendida sala ad angolo con affaccio, unico al mondo, sulla Basilica della Salute, sul Canal Grande e sul bacino di San Marco -quella in cui si pensa abbia lavorato il Canaletto-, il visitatore potrà confrontarsi con un video d’autore del regista Francesco Patierno, intitolato «Point of view», che si configura –per stessa definizione del suo autore- come «un viaggio emotivo in uno spazio fatto di luci, di giochi di prospettive, di proiezioni ottiche, di suoni, che filtrano dai canali d'acqua intorno all'abbazia, formando spicchi di realtà che nella mano del pittore diventano il quadro».
Nel progetto, il cui allestimento sarà curato dallo stesso Francesco Patierno e da Tonino Zera, è stato coinvolto anche Maurizio Calvesi, direttore della fotografia e professionista di fama internazionale, che ha filmato i particolari del quadro con una tecnica innovativa, ad alta definizione, grazie alla quale sarà possibile vivere un'esperienza multimediale di approfondimento, godendo di una lettura inedita e dettagliatissima dell’opera.
Cinema e fotografia d’autore, quindi, anticiperanno il raffronto, indimenticabile, tra la tela del Canaletto e lo spazio urbano che la ispirò, tra irreale e reale, tra passato e contemporaneità. Un’occasione, questa, anche per approfondire la storia del quadro, acquistato, pare, dal duca di Kent Henry Grey, entrato per discendenza nelle raccolte di Lady Lucas and Dingwall, comprato nel 1970 da Sotheby’s a Londra e, infine, entrato a far parte della collezione dell’imprenditore Guido Angelo Terruzzi.
Grazie all’utilizzo di una camera ottica, l’artista impresse sulla tela le linee delle magnifiche architetture che aveva davanti ai propri occhi nell'incantevole loggiato dell’Abbazia di San Gregorio: la barocca meraviglia di marmo bianco creata dal Longhena come ex voto della città per la Salute ritrovata dopo l’ennesima pestilenza, poco dopo i Magazzini del Sale e la Punta della Dogana e, sull'altra sponda del Canal Grande, Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni. Pennellata dopo pennellata, Canaletto ritrasse così non solo edifici di assoluta eleganza, ma anche la straordinaria quotidianità di una città indaffarata e vivace, illuminata da un cielo di azzurro oltremare che si specchiava su un’acqua verde turchino carica di rifrangenze di luce e di colore.
«La magia di San Gregorio, la magia del miglior Canaletto, la magia del cinema d’autore e, soprattutto, la magia eterna di Venezia» si fondono, dunque, -si legge nella presentazione del progetto- per dar vita a «un’esperienza unica, da vivere e concedersi almeno una volta nella vita».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute», 1740-1745. Olio su tela, 72 x 112,5 cm. Collezione privata; [fig. 2] Veduta dell'Abbazia di San Gregorio in Venezia

Informazioni utili 
«Gero qua - Canaletto». Abbazia di San Gregorio, Dorsoduro 172 - Venezia. Orari: tutti i giorni, 24 ore su 24. Informazioni per l'accesso in mostra: l'entrata avviene solo previa prenotazione; è consentito un numero massimo di otto persone per ogni fascia oraria;  la visita dura un'ora. Ingresso: da € 35,00 (per visite in gruppo) a € 400,00 (per visite in solitaria e in orario notturno). Informazioni: www.canalettovenezia.it. Prenotazioni: www.coopculture.it. Dal 10 novembre al 27 dicembre 2013.   

venerdì 11 ottobre 2013

Dalle fotografie di Steve McCurry alle grandi architetture del Novecento: un autunno tutto da sfogliare

È ricco di interessati uscite editoriali l’autunno di Electa Mondadori. Tra i volumi più curiosi già in libreria va segnalato «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», scritto dalla giornalista Francesca Bonazzoli, firma del «Corriere della Sera», e da Michele Robecchi, direttore di una collana di monografie d’arte contemporanea per la Phaidon Press e insegnante alla Christie’s Education di Londra.
Due le domande che tessono la trama del libro, la cui prefazione è scritta da Maurizio Cattelan: perché alcune opere d’arte, come la «Gioconda» di Leonardo o «L’urlo» di Munch, sono conosciute in tutto il mondo? Per quale motivo immagini come «Le ninfee» di Monet o il «David» di Michelangelo sono diventate parte integrante del nostro panorama visivo quotidiano, comparendo su T-Shirt, tazze e grembiuli, ma anche in spot pubblicitari o in show televisivi come i «Simpson»? Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi rispondono a questi quesiti spiegando, attraverso l’analisi di una trentina di capolavori, dal «Discobolo di Mirone» al «Figlio dell’uomo» di Magritte, come, quando e soprattutto perché un’opera d’arte riesce a trasformarsi in un’immagine dal successo planetario, impermeabile ai gusti, alle mode e al passare del tempo. Di pagina in pagina, sarà, inoltre, possibile scoprire curiosità e aneddoti legati ad alcuni capolavori artistici come la «Madonna Sistina» di Raffaello Sanzio, «La ragazza con l'orecchino di perla» di Johannes Vermeer, «I girasoli» di Vincent van Gogh o «Guernica» di Pablo Picasso.
Agli amanti dello scatto d’autore è, invece, dedicato il volume «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie», che ripercorre la carriera del celebre fotoreporter americano attraverso quattordici reportage realizzati in tutto il mondo. Dal Pakistan alla Cina, dall’India all’Afghanistan, dal Nepal all’Australia, dall’Indonesia al Bangladesh, fino allo Yemen o al Kuwait, il centro di ogni scatto è l’uomo radicato nel proprio contesto d’origine.
Ogni storia è illustrata con appunti, immagini e ricordi di Steve McCurry, ma anche con centoventi tavole fotografiche e materiali documentari, molti dei quali inediti, come articoli di giornale, mappe e lasciapassare per la stampa.
Le vicende raccontate abbracciano una vasta gamma di temi e soggetti, dagli effetti di un monsone (1984) agli eventi legati all’11 settembre (2001), dalle conseguenze ambientali della prima guerra del Golfo (1991) agli stili di vita della tribù hazara che vive in Afghanistan (2007).
Fotografia e storia si intrecciano anche nel volume «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (in uscita il prossimo 15 ottobre), frutto delle peregrinazioni e delle esplorazioni solitarie di Monika Bulaj, che, munita solo di una Leica e di un taccuino, è andata alla ricerca dell’anima di un popolo martoriato, devastato da anni di occupazione militare e di guerra.
Spostandosi a bordo di bus e taxi o a dorso di cavalli e yak, la fotografa polacca, da tempo residente a Trieste, ha vissuto a stretto contatto con gli abitanti di questi territori; ha diviso con loro cibo, sonno, fame, freddo, risa e paura. Sono nate così fotografiche che contraddicono molti cliché del mondo occidentale e che svelano un mondo inatteso e complesso sconosciuto alla maggior parte di noi: l’Afghanistan non è solo un Paese oscurantista, ma è anche una terra di poeti, culla del sufismo, di un Islam tollerante, che lascia spazio a una società dignitosa, rispettosa di riti e tradizioni, dove –racconta Monika Bulaj - «una straniera può essere accolta in una moschea e l’incantamento di chi arriva da lontano è vissuto come una benedizione».
Immancabile nelle librerie degli amanti delle costruzioni e dei progetti è, invece, «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», che racchiude in un unico volume oltre settecentocinquanta edifici realizzati nel corso del Novecento.
Suddivisa nelle sei regioni del mondo (Oceania, Asia, Europa, Africa, Nord America e Sud America) e in tre differenti periodi (1900-1939, 1940-1973 e 1974-1999), la pubblicazione presenta le opere selezionate attraverso una mappa della regione in cui sono collocate, un breve testo descrittivo e un ricco apparato di immagini e disegni, tra cui planimetrie, sezioni e prospetti. Oltre ottocento le pagine e tremila le immagini che compongono l'opera, preziosa co-edizione di Electa e Phaidon, nata da lungo processo di ricerca e selezione che ha coinvolto un grande numero di specialisti di tutto il mondo, da storici a scrittori, da direttori di musei ad architetti.
Tra i volumi in preparazione meritano, infine, una segnalazione «La forma di Dio» e «Sparkling Italy», la cui uscita in libreria è prevista per novembre. Il primo libro, a cura di Cristina Uguccioni, racconta il rapporto tra fede cristiana e arte sacra attraverso dodici opere d’arte commentate da biblisti e storici dell’arte. Grazie alle parole di importanti esponenti di spicco del mondo religioso e culturale quali, tra gli altri, Bruno Maggioni, Carlo Maria Martini, Antonio Paolucci, Angelo Scola e Timothy Verdon sarà, dunque, possibile rivivere la genesi e la storia di opere d'arte come «L’Annunciazione» del Beato Angelico, l’«Ultima Cena» di Leonardo e il «Giudizio Universale» di Michelangelo.
Di tutt’altro genere «Sparkling Italy», che, attraverso gli scatti di Giò Martorana, racconterà la storia e l’immagine del vino spumante, uno dei prodotti d'eccellenza del made in Italy. Un’accurata selezione di bollicine italiane sullo sfondo di città e paesaggi simbolo del nostro Paese farà rivivere al lettore tutta la classe e lo stile del bel vivere italiano.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del volume «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo» di Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi (Electa Mondadori, 2013); [fig. 2] Copertina del libro «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie» (Electa Mondadori, 2013); [fig. 3] Monika Bulaj, Kabul, 2010. Uno scatto dal libro «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (Electa Mondadori, 2013)

Informazioni utili 
- Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi, «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», Electa, Milano 2013. ISBN: 978883709349. Dati: pagine 144, illustrazioni 175, brossura con alette. Prezzo: € 19,90. 
- «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie». Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013.ISBN: 978883709433. Dati: pagine 264, illustrazioni 320. Prezzo: € 59,00.
- Monika Bulaj, «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan». Electa, Milano 2013. Dati: pagine 256, illustrazione 163. Prezzo: € 39,00. Uscita prevista: 15 ottobre 2013. 
- AA.VV., «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013. ISBN: 97883709350. Dati: pagine 824, illustrazioni 3000, formato 31 x 45 centimetri. Prezzo: € 175,00. 
- Cristina Uguccioni (a cura di), «La forma di Dio», Electa, Milano 2013. ISBN: 8837094892. Dati: pagine 184, illustrazioni 12. Prezzo: € 19.90. Uscita prevista: novembre 2013
- «Sparkling Italy» - Fotografie di Giò Martorana, Electa, Milano 2013. ISBN: 8837097204. Dati: pagine 176, illustrazioni 200. Prezzo: € 69,00. Uscita prevista: novembre 2013