ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 22 giugno 2014

«Greeters», Adrian Paci firma la decima Giornata del contemporaneo

Sembra uscita da un album di famiglia degli anni Settanta «Greeters», la foto di Adrian Paci scelta come immagine guida della decima edizione della Giornata del contemporaneo, iniziativa promossa per sabato 11 ottobre dai ventisei musei riuniti in Amaci, l’associazione al cui interno si trovano il Castello di Rivoli, Ca’ Pesaro a Venezia, il Mart di Rovereto, il Maxxi e il Macro di Roma.
Dopo Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011), Francesco Vezzoli (2012) e Marzia Migliora (2013), la scelta è, quindi, caduta su un artista straniero (Adrian Paci è albanese di nascita), a testimoniare - si legge nella nota stampa- che «l'arte trascende confini e nazionalità e con il suo linguaggio può contribuire al percorso di crescita e maturazione di ogni società civile».
Nell'immagine sono ritratti due ragazzi che ci salutano in un gesto congelato dal fermo-immagine che trasforma la narrazione video in immagine fissa. Il tema del viaggio e del distacco è, quindi, alla base di «Greeters». I giovani nello scatto diventano per l'artista anche pretesto narrativo per affrontare le tematiche a lui care della debolezza, dell’insicurezza, della perdita e dell’abbandono, ma soprattutto strumento per parlare delle relazioni umane in senso universale. Tolti dal contesto, infatti, i due giovani non raccontano più nulla di se stessi, ma portano l’osservatore, impegnato nello sforzo di rispondere, a viverli come familiari, vicini, in una visione empatica che li unisce in un unico abbraccio. Le due figure, rese astratte dalla semplice ma potente operazione dell’artista che li strappa al loro contesto mostrano qualcosa di forte e allo stesso tempo di vulnerabile, con i loro volti apparentemente sereni, i loro gesti confidenziali, il loro sguardo che incrocia il nostro sostenendolo. Il ritmo delle loro braccia e la centralità frontale della scena comunicano stabilità, la loro nudità e la bassa definizione dell’immagine rendono il tutto sfuggente e fragile. La fotografia diventa allora l’evocazione di un dialogo profondo e intimo tra i soggetti della foto e lo spettatore, raccontando così non più un fatto di cronaca ma uno scorcio indefinito della nostra comune condizione umana.
«La scelta –spiega Adrian Paci– è stata quella di accostare due realtà che sembrano lontane, antitetiche. I due giovani della foto non c'entrano nulla con il cosiddetto “mondo dell'arte”. Nessun collegamento sembra riuscire a mettere insieme il vissuto che emerge da questa immagine e la realtà sofisticata e a volte cinica del mondo dell'arte. E qui sta il significato più profondo e il contributo che questa immagine cerca di portare: la semplicità e il carico di mondo che essa porta con sé si incontrano e si scontrano con il mondo dell'arte. "Quelli che stanno fuori" semplicemente salutano "quelli che stanno dentro" innescando una comunicazione carica di umanità».
Giunta alla sua decima edizione, anche quest’anno la Giornata del contemporaneo aprirà gratuitamente le porte dei ventisei musei Amaci e di un migliaio di realtà distribuite su tutto il territorio nazionale per presentare artisti e nuove idee attraverso mostre, laboratori, eventi e conferenze. Un programma multiforme che, di anno in anno, ha saputo regalare al grande pubblico un’occasione per vivere da vicino il complesso e vivace mondo dell’arte contemporanea, portando la manifestazione a essere considerata l’appuntamento annuale che ufficialmente inaugura la stagione artistica in Italia.

Informazioni utili
Amaci c/o Gamec, via San Tomaso, 53 - 24121 Bergamo, tel. 035.270272, fax 035.236962, info@amaci.org. Sito web: www.amaci.org.

venerdì 20 giugno 2014

Art Night Venezia, la cultura fa le ore piccole

A Venezia la notte del solstizio d'estate si colora di cultura e spettacolo. Sabato 21 giugno la città lagunare torna ad ospitare Art Night, manifestazione ideata e coordinata dall’Università Ca’ Foscari, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale, che mira a coinvolgere tutti i soggetti cittadini attivi nel campo dell’arte. Un centinaio le istituzioni pubbliche e private coinvolte in questa quarta edizione, che prevede ben quattrocento eventi gratuiti tra visite guidate, concerti e letture drammatizzate.
A dare inizio alla serata sarà, allo scoccare delle 18, la performance «Family Dress», per la regia di Elisabetta Brusa e con la coreografia di Carla Marazzato, presentata dal marchio di abbigliamento e accessori Malìparmi nel cortile centrale dell’ateneo veneziano.
Il progetto, ideato da Do-Knit-Yourself con il Naba di Milano, si compone di trenta abiti tessuti da differenti realtà in diversi luoghi del mondo, collegati tra loro per mezzo di lunghi strascichi, ai quali si aggiunge, in questa versione dello spettacolo (già proposto durante la Milano Design Week), un vestito ispirato agli anni Venti e Trenta, creato per l’occasione con un patchwork di ricami della storia Malìparmi.
Gli abiti saranno indossati dagli studenti delle due università veneziane e dagli allievi del gruppo Contact Improvisation del Centro teatrale di ricerca cittadino, che, accompagnati dalle noti di musicisti locali, danzeranno tra il pubblico e si riverseranno, poi, per le calli e i campielli colorando la notte d’arte lagunare.
Da quel momento in poi, gli eventi si susseguiranno in tutta la città fino alle ore piccole. L’appuntamento più atteso è senz’altro quello curato da Chiara Bertola con Nico Vascellari, uno degli artisti visivi più significativi nel panorama nazionale, che, insieme al gruppo Ninos du Brasil e al video-artista spagnolo Carlos Casas, ritmerà le ore di Art Night. Alle 22.30, il creativo veneto sarà, poi, a Ca’ Foscari, dove si terrà anche un interessante programma di laboratori per bambini a cura di Ca’rte Lab, per presentare l’anteprima assoluta del suo nuovo album, «Novos Misterios».
«Art Night Venezia», manifestazione che da quest’anno entra ufficialmente a far parte delle Notti d’arte europee, propone, inoltre, la rassegna «Arte in Comune», progetto culturale congiunto proposto dalla Fondazione musei civici e dalla Bevilacqua la Masa, che coinvolgerà Ca’Rezzonico, Ca’ Pesaro e il Museo di storia naturale.
In quest'ultimo spazio espositivo Fabio Roncato proporrà, per esempio, una videoinstallazione della Nebulosa del Granchio, ottenuta attraverso un collegamento Internet a un osservatorio remoto in Australia, mentre il collettivo artistico Anemoi rievocherà, in cortile, il gioco popolare dell'Albero della Cuccagna, in cui bambini di tutte le età saranno invitati a sfilare oggetti-premio agganciati a cordicelle poste ad altezza differente.
A Ca' Pesaro si terrà, invece, un'esposizione di opere di Giuseppe Abate, Paola Angelini, Pamela Breda e Saverio Bonato; a Ca' Rezzonico, dove è prevista anche un’esibizione musicale del gruppo Compact Improvisation, esporranno Marko Bjelancevic, il collettivo Gli Impresari, Samuele Cherubini, Caterina Erica Shanta ed Eleonora Sovrani.
Il programma di Art Night Venezia è ancora molto lungo e vale la pena darci una lettura per scoprire che all’isola di San Giorgio sarà possibile partecipare a una visita guidata notturna al campanile della chiesa e che al Seminario patriarcale è prevista un’apertura straordinaria del chiostro maggiore. Tutte le grandi mostre attualmente allestite in città saranno, poi, visibili anche in orario notturno, permettendo così al pubblico di visitare la collezione Peggy Guggenheim, la Fondazione Prada, Punta Dogana, Palazzo Grassi e altri spazi cittadini all’ombra della luna. Un’occasione, dunque, da non perdere quella offerta da Art Night Venezia per passare una sera diversa dal solito. 

Informazioni utili 
«Art Night Venezia». Venezia, sedi varie. Sabato 21 giugno 2014, dalle ore 18.00. Sito ufficiale della giornata: www.artnight.it. Twitter: @artnightvenezia. Facebook: artnight venezia. Instagram: @artnightvenezia. Informazioni: tel. 041.23466223-6227, e-mail: artnightvenezia@unive.it.

giovedì 19 giugno 2014

«Cham», A Venezia un viaggio tra le arti rituali del Tibet

La policromia dei costumi e degli ornamenti, i suoni profondi e drammatici degli strumenti musicali, la potenza simbolica dei movimenti dei danzatori: è un omaggio alle danze rituali del Tibet quello che va in scena al Museo di storia naturale nella mostra «Cham», nata dalla collaborazione tra il fotografo Giampietro Mattolin e il giornalista Piero Verni con la Fondazione musei civici di Venezia.
L’esposizione, allestita fino a domenica 24 agosto, vuole essere un’introduzione al complesso mondo della civiltà orientale, visto attraverso uno dei suoi aspetti più simbolici: le danze rituali eseguite pubblicamente nei cortili dei monasteri himalayani di cultura buddista-tibetana davanti a un gran pubblico che, a volte, giunge da luoghi distanti settimane o mesi di cammino.
Spazio, dunque, molto adatto ad ospitare questa rassegna, suggestiva indagine sullo straordinario spaccato di usi e costumi che animano una delle popolazioni più affascinanti del pianeta, il museo al Fondaco dei Turchi, da sempre aperto alla valorizzazione di esperienze lontane dal nostro usuale vissuto. Giovanni Miani, frutto della sua prima esplorazione alla ricerca delle sorgenti del Nilo (1859-60), o di quella etnografica e naturalistica di Giuseppe De Reali, formatasi tra il 1898 e il 1929 durante le spedizioni di caccia grossa in Africa orientale ed equatoriale, o ancora, quella, altrettanto straordinaria, di Giancarlo Ligabue, grande figura di esploratore moderno.
Le sue collezioni permanenti custodiscono, infatti, preziose raccolte di grandi esploratori del passato alla scoperta di terre sconosciute: è il caso di quella etnologica del veneziano
Allestita al piano terra nella Galleria dei cetacei e realizzata con il coordinamento di Mauro Bon e Luca Mizzan, la mostra è composta da cinquantadue pannelli stampati su tela ed è suddivisa in otto sezioni, che raccontano i cham, ovvero le danze rituali eseguite dai monaci buddhisti e da quelli appartenenti al Bon, l'antica religione autoctona del Tibet.
Tutte le fasi di queste coreografie sono scandite dal suono di un'orchestra monastica, la cui composizione può variare da cinque elementi a oltre una ventina; gli strumenti usati sono per lo più i cembali (rolmo), i tamburi a manico (nga), le trombe telescopiche (dung-chen) e quelle corte (gya-ling).
La danza rituale fa parte dell'addestramento interiore del praticante e comprende anche meditazioni, visualizzazioni ed elaborate tecniche di concentrazione. Il cham si può, dunque, definire, sia pure con una certa libertà di linguaggio, una sorta di meditazione in movimento.
Per suo tramite il danzatore -come appare chiaramente anche dalle splendide immagini immortalate da Giampietro Mattolin- aiutato dalla musica, da apposite preghiere e dal simbolismo dei costumi che indossa, entra in un rapporto diretto con la divinità che rappresenta. Ogni danzatore esegue, dunque, la danza di un ben preciso personaggio del pantheon tantrico e con esso stabilisce un legame profondo.
Il monaco, grazie al potere del cham, "diventa" la divinità stessa, si identifica completamente e, tramite questa identificazione, ne acquisisce le qualità fondamentali raggiungendo così una superiore consapevolezza spirituale: è in questo stato mentale completamente purificato e trasfigurato che egli deve danzare. Attraverso la meditazione in rapporto alla divinità il praticante tantrico purifica dunque la sua intera struttura psico-fisica e quindi "protegge" quelle che vengono chiamate le tre basi: corpo, parola e mente.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Musica e orchestra. Foto di Giampietro Mattolin; [fig. 2] Che cosa è un Cham. Foto di Giampietro Mattolin; [fig. 3] Dove, quando e perché. Foto di Giampietro Mattolin

Informazioni utili
Cham. Le danze rituali del Tibet. Museo di Storia Naturale, Santa Croce 1730 – Venezia. Ingresso: ore 10.00-18.00 (biglietteria chiude un’ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 5,50. Informazioni: call center 848082000(dall’Italia), +39.041.42730892 (dall’estero) o nat.mus.ve@fmcvenezia.it e info@fmcvenezia.it. Fino al 24 agosto 2014. 


mercoledì 18 giugno 2014

«Cercando Conrad» tra le navi del Galata di Genova

«Alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare». Il verso di Francesco De Gregori avrebbe trovato d’accordo Joseph Conrad, romanziere di lingua inglese (ma con origini polacche), vissuto tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, che sperimentò molte forme narrative, ma che deve la propria fama soprattutto ai racconti di viaggio e di mare, ancora oggi apprezzati per la loro straordinaria attualità e freschezza.
Alla vita avventurosa di questo scrittore vagabondo e pieno di inquietudini, che appena diciassettenne si imbarcò come marinaio semplice su una nave in partenza per le Indie occidentali e che in seguito diventò capitano di vascello per la Marina inglese, è dedicata la mostra «Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio», allestita per tutta estate al Galata Museo del Mare di Genova, prima di spostarsi all’Acquario di Milano e, poi, al Museo della marineria di Cesenatico.
L’esposizione -curata da Pierangelo Campodonico, Giancarlo Costa e Massimo Rizzardini- intende ricordare i cent’anni dal passaggio dello scrittore in Italia e, nello stesso tempo, inaugura il programma di festeggiamenti per i dieci anni di attività della struttura ligure, realtà oggi gestita, con la Commenda di san Giovanni di Prè, dal Mu.Ma. – Istituzione musei del mare e della navigazione, e considerata uno dei più grandi musei marittimi del Mediterraneo, al pari di quello di Barcellona.
L’allestimento, concepito come un invito alla lettura di opere importanti per la storia della letteratura novecentesca come «Cuore di tenebra», si sviluppa al secondo piano del Galata, nelle sale che raccontano l’età della vela, dall’età di Napoleone al tramonto dei velieri, inquadrando storicamente così il contesto e l’opera dello scrittore.
Il percorso della mostra va a sovrapporsi sull’esistente, come un «gioco dell’oca», dove ogni tappa consente di scoprire la produzione letteraria e la vita di Joseph Conrad. Totem informativi raccontano la storia, la formazione, le esperienze del marinaio-scrittore; a fare da filo rosso tra di loro c’è un book carpet, ovvero una lunga striscia a pavimento che comprende copertine, titoli e pagine manoscritte delle sue opere. Mentre in casse e bauli, due elementi tipicamente marinari, sono collocate pagine significative della letteratura conradiana e prestigiose edizioni a stampa in possesso delle biblioteche cittadine «Berio» e «De Amicis».
Il percorso prosegue in una piccola sala di lettura dove è possibile sedersi comodamente su una poltrona, sfogliare uno o più libri, e farsi interrogare e affascinare dalle parole dello scrittore anglo-polacco. E, alla fine del viaggio, è possibile anche salire a bordo di un brigantino genovese, tipologia d’imbarcazione su cui Joseph Conrad navigò per oltre vent’anni. Qui le sue parole lasciano lo spazio agli oggetti e alla fisicità dell’ambiente, al racconto di una vita materiale che diventa avvolgente. È così che il cerchio si chiude: dal museo allo scrittore, dalla parola scritta all’oggetto e alla vita materiale che il museo raccoglie e conserva.
La rassegna racconta anche la Genova di Joseph Conrad. Lo scrittore visitò la città nel 1914 e vi rimase così impressionato da utilizzarla come scenario di un suo libro incompiuto, «Suspense», pubblicato postumo nel 1925. Ma il rapporto tra il capoluogo ligure e il romanziere non si limita solo a questi pochi giorni di permanenza. Joseph Conrad condivise fisicamente con la marineria dei liguri le navi, gli spazi, le rotte ma anche le avventure, le frustrazioni e i pericoli.
Tra il 1878 e il 1894 lo scrittore navigò, infatti, su velieri inglesi che i genovesi conoscevano molto bene, ospitandoli spesso in porto ed acquistandoli quando venivano posti in vendita dai loro armatori. Si spiega così come il «Narcissus», reso celebre dal racconto «Il negro del Narcissus», si ritroverà a Camogli, acquistato dall’armatore Bertolotto, dove farà bella mostra di sé fino al compimento del suo destino quando si infrangerà su una costa deserta del Brasile.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Joseph Conrad a bordo del Tuscania da Glasgow a New York, aprile 1923; [figg, 2, 3 e 4] Allestimento della mostra «Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio» al Galata di Genova. Foto: Merlo Fotografia

Informazioni utili 
«Cercando Conrad. Storie e navi di uno scrittore marinaio». Galata Museo del Mare, Calata de Mari – Darsena di Genova. Orari: ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso ore 18.00). Ingresso: adulti € 12,00; ridotto € 10,00; ragazzi € 7,00; gruppi € 9,00; scuole € 5,50. Informazioni: tel. 010.2345655 o accoglienza@galatamuseodelmare.it. Sito internet: www.galatamuseodelmare.it. Fino al 12 ottobre 2014.

martedì 17 giugno 2014

«The Bridging Colours. White», la danza coreana va in scena a Venezia

I rituali degli sciamani coreani si incontrano con le suggestioni della danza contemporanea. Succede a Venezia, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dove l’Istituto di studi musicali comparati presenta la prima assoluta dello spettacolo «The Bridging Colours. White», dal noto coreografo Cho Yong Min, direttore della piattaforma di danza A+M (Asia Movement), che vede in scena anche la compagnia Pyung-In e l’ensemble di musica tradizionale coreana Nol Eum Pane. L’appuntamento, fissato per le ore 19 di mercoledì 18 giugno, si inserisce nel programma del seminario «La performance musicale: un approccio comparato» (18-19 giugno), coordinato da Gianmario Borio e Giovanni Giuriati, con la collaborazione dell’Ahrc Research Center for Musical Performance as Creative Practice, diretto da John Rink all’Università di Cambridge.
In una combinazione di musica e danza tradizionale coreane, derivate dai rituali degli sciamani locali, e coreografie contemporanee di Yong Min Cho, lo spettacolo esplora la simbologia del colore bianco, primo dei cinque colori tradizionali coreani (bianco, nero, rosso, blu e giallo). Ciascun colore è legato a una particolare simbolica, a sua volta connessa alle cinque direzioni, agli elementi e molteplici altri valori. In particolare, il bianco è associato all’Occidente, al metallo, alla castità, alla verità, all’innocenza e alla morte.
Nella prima parte dello spettacolo, dedicata alla tradizione, tre danzatori accompagnati dal suono di strumenti tipici come lo aiaeng (cetra a sette corde), il daegeum (flauto traverso), lo janggu (tamburo a clessidra), lo jing (gong) e il taepyongso (oboe), svolgeranno un’azione coreografica rivolta alla convocazione di uno spirito (un’anima), alla ricerca di una possibile riconciliazione che preceda il congedo, e così il ripristino della pace.
Le coreografie Salpuri Chum, Gijun Chum e Gopuri condurranno alla seconda parte dello spettacolo, concepita come una compenetrazione di musica tradizionale e danza contemporanea, nella quale non ci si dedicherà soltanto allo spirito (l’anima), ma ad una più profonda comprensione dei sensi umani e dello spazio, attraverso i ritmi delicati e la profondità del movimento, ai quali faranno da accompagnamento le note dell’ensemble Nol Eum Pan.
Tutti gli abiti di scena sono stati prodotti da Re;Code, fashion design brand nato in Corea del Sud, con base a Seoul ed interamente prodotto in Corea. Il marchio, già noto, promuove lo sviluppo di network tra designer indipendenti, uniti dal desiderio di creare attraverso l’utilizzo di materiali di riciclo e a basso impatto ambientale, facendo dell’eco-sostenibilità la sua la filosofia. Realizzando capi dal design unico (prodotti da uno ad un massimo di venti pezzi per ogni modello) tramite materiali di scarto, la moda ed il semplice re cycling, Re;Code abbraccia un nuovo scopo: creare un ciclo di consumo che riduca gli sprechi, promuovendo così una cultura per la valorizzazione dell’ambiente.
L’evento, a ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili, si inserisce nel seminario «La performance musicale: un approccio comparato», che vedrà al tavolo dei relatori Marco Lutzu della Ca' Foscari di Venezia, John Rink dell'università di Cambride, Francesco Giannattasio della Sapienza di Roma e Ingrid Pustijanic dell'ateneo di Pavia.

Didascalie delle foto
[Fig.1] Johmm Yong Min, direttore della piattaforma di danza A+M (Asia Movement). Foto: Mauro Valle; [fig. 2] Abiti per lo spettacolo «The Bridging Colours. White»; [fig. 3] Ensemble di musica tradizionale coreana Nol Eum Pane.

Informazioni utili 
«The Bridging Colours. White». Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Mercoledì 18 giugno, ore 19.00. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: Istituto interculturale di studi musicali comparati, tel. 041.2710357, fax 041.5238540, musica.comparata@cini.it. Sito internet: www.cini.it.