ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 26 giugno 2014

Debutto pistoiese per «Piccoli esercizi del buon morire» di Enrique Vargas

Sarà il Funaro di Pistoia ad ospitare la prima italiana del nuovo spettacolo di Enrique Vargas, regista e antropologo colombiano a capo della compagnia Teatro de los sentidos, all'interno della quale si approfondisce il tema della poetica sensoriale, intesa come relazione espressiva tra corpo e memoria, tra plasticità dello spazio scenico ed esperienza personale. Dal 27 al 29 giugno, il palcoscenico del centro culturale toscano, che l’artista sudamericano ha scelto come sede italiana della sua Scuola sulla poetica dei sensi, ospiterà lo spettacolo «Piccoli esercizi del buon morire», già presentato con successo in Giappone, al World Theatre Festival Shizuoka, nell’aprile 2014.
Sul palco saliranno Francisco Javier Garcia, Gabriel Hernàndez, Stephane Laidet, Arianna Marano, Patrizia Menichelli, Giovanna Pezzullo, Gabriella Salvaterra e Joan Gerard Torredeflot, con Massimiliano Barbini, Lisa Cantini, Rossana Dolfi, Emanuela Fiscarelli e Francesca Giaconi. Le luci sono a cura di Francisco Javier Garcia; costumi e maschere di Patrizia Menichelli. La direzione musicale è affidata a Stephane Laidet; mentre il paesaggio olfattivo vede al lavoro Nelson Jara e Giovanna Pezzullo.
Quest’ultimo lavoro è costruito sulle premesse classiche del teatro di Vargas.
Non è, dunque, corretto parlare di teatro quanto di «esperienza». Del teatro, in senso stretto, non mancano la regia, gli attori, scene e costumi (raffinatissimi) e in fondo, ogni volta che si assiste ad una messa in scena si fa un’esperienza ma qui, tanto per iniziare non c’è palcoscenico, si sentono odori, rumori, si provano precise sensazioni tattili.
Il Teatro de los Sentidos ha condotto un percorso di ricerca unico e del tutto originale, tanto da essere necessario un nuovo lessico. Per Enrique Vargas, gli attori sono «abitanti» e svolgono tutti anche un personale lavoro di ricerca oltre che di interpretazione, gli spettatori, chiamati ad un ruolo e una partecipazione attiva, sono «viajeros», «viaggiatori» e, infatti, in «Piccoli esercizi per il buon morire» non si sta sempre, comodamente, seduti in poltrona.
All’inizio dell’esperienza ci troviamo di fronte a due porte (che sono due domande): una si apre ai piccoli esercizi per il buon morire, l’altra ai piccoli esercizi per il buon vivere. Si tratta di un ingresso nel mondo dei morti che celebrano la vita, che è anche l’ingresso al mondo dei vivi che celebrano la morte.
Il grande tema di questo lavoro è «l’altro» che sta in noi, è trovare il senso della celebrazione della tensione tra la vita e la morte. La risonanza dell’«altro io» che risiede in noi è al tempo stesso la risonanza della nostra mortalità e dualità. Gli spettacoli di Enrique Vargas partono sempre da alcune domande, in questo caso ci si chiede se dobbiamo tenere nascosto «l’altro» che abita dentro di noi, o se dobbiamo giocare con lui quando combatte per uscire. Siamo le domande che viviamo. Alcuni di noi passano la vita nella paura di esprimerle. Altri cercano la convinzione del fanatico, preferendo risposte indiscutibili. Ciascuno di noi cerca la maniera migliore di formulare i propri interrogativi esistenziali. E queste esperienze con il mondo di Vargas e il Teatro de los sentidos aiutano, a volte, a individuare quelli più delicati e urgenti.

Per saperne di più
Video promozionale dello spettacolo «Piccoli esercizi del buon morire»

Informazioni utili
«Piccoli esercizi del buon morire». Il Funaro - Centro culturale, via del Funaro, 16/18 – Pistoia. Orari: da venerdì 27 a domenica 29 giugno, ore 18.15, ore 20.00 e ore 22.00 (tre repliche giornaliere – prenotazione obbligatoria). Informazioni: tel. fax +39.0573.977225, tel +39.0573.976853, e-mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org. Da venerdì 27 a domenica 29 giugno 2014.

mercoledì 25 giugno 2014

Champagne per la nuova Ca’ Pesaro. Dom Pérignon restaura due sale del museo veneziano

Ca’ Pesaro brinderà a champagne i suoi nuovi spazi museali, pronti per la metà di ottobre. Dom Pérignon, marchio francese simbolo del lusso ed icona dell’eccellenza vinicola mondiale, ha, infatti, appena siglato un accordo di collaborazione con la Fondazione musei civici di Venezia, finalizzato al restauro di due sale dello storico edificio lagunare affacciato sul Canal Grande, al cui interno si trova la Galleria internazionale d’arte moderna.
«The Power of Creation» è il nome del progetto conservativo ideato e finanziato dalla maison del gruppo Moet et Chandon, teso a configurarsi –si legge nella nota stampa- come «un tangibile collegamento creativo tra antico e contemporaneo». I due locali del secondo piano di Ca’ Pesaro, da tempo chiusi e attualmente destinati a magazzino, in futuro ospiteranno, infatti, un circuito di mostre di artisti italiani e internazionali, ma anche opere provenienti dalle collezioni del museo.
Capolavoro dell’architettura civile barocca veneziana, l’edificio fu costruito nella seconda metà del XVII secolo per volontà della nobile e ricchissima famiglia Pesaro, su progetto del massimo architetto dell’epoca, Baldassare Longhena, cui si devono anche la Chiesa della Salute e Ca’ Rezzonico. La costruzione giunse al termine nel 1710 grazie a Gian Antonio Gaspari, che, rispettoso del progetto originario, arricchì il palazzo di un importante apparato ornamentale degli interni. Di esso, l’edificio conserva ancora oggi alcuni decori a fresco e a olio dei soffitti, dovuti ad artisti come Bambini, Pittoni, Crosato, Trevisani e Brusaferro.
Dopo i Pesaro, la dimora passò ai Gradenigo, poi ai Padri armeni Mechitaristi. Acquistata infine dalla famiglia Bevilacqua, l'edificio divenne di proprietà della duchessa Felicita Bevilacqua La Masa. Fu lei a destinare il palazzo all’arte moderna, donandolo a questo scopo al Comune di Venezia nel 1899. Divenuto sede museale, fu aperto al pubblico nel 1902. Dal 1908 al 1924, ospitò le storiche Mostre Bevilacqua La Masa che, in vivace contrapposizione alle Biennali di Venezia, favorirono una giovane generazione di artisti che non trovavano rilievo all’interno della kermesse, tra cui Boccioni, Casorati, Gino Rossi e Arturo Martini.
Un importante intervento di restauro risale al 2002; mentre il restyling del layout espositivo, a cura di Gabriella Belli e con il progetto espositivo di Daniela Ferretti, si è tenuto, lo scorso anno. In quella occasione sono state individuate le due sale che ora Dom Pérignon riporta a nuova vita. La riapertura è fissata per il 16 ottobre, con una mostra d’arte e un’esposizione fotografica che ripercorrerà le principali tappe della rinascita degli spazi.

Informazioni utili
 Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076 e Palazzo Fortuny, San Marco 3958 - Venezia. Orari: 10.00–18.00 (biglietteria, ore 10.00–17.00) Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 7,50. Informazioni: info@fmcvenezia.it. Call center: 848082000 (dall’Italia), tel. +39.041.42730892 (dall’estero).

martedì 24 giugno 2014

Lindsay Kemp, un coreografo con la passione per il disegno

È stato l’inventore di uno stile di teatro-danza totale, unico nel suo genere, nel quale intrattenimento, sensualità, rito, parodia, melodramma, trasgressione, umorismo e intensità emotiva si sono fusi dando vita a spettacoli di grande effetto visivo e musicale come l’indimenticabile «Flowers… una pantomima per Jean Genet», allestito ad Edimburgo nel 1968 e portato in tournée in tutto il mondo.
Ha fondato una sua compagnia teatrale di cui è stato allievo David Bowie, per il quale negli anni Settanta ha curato la messa in scena dei concerti «The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars», una pietra miliare nel genere dell'opera rock.
Ha realizzato una dozzina di regie di opere liriche, tutte replicate con grande successo fra Spagna e Italia, tra le quali «Madama Butterfly», «Il flauto magico», «I racconti di Hoffmann», «La Traviata», «Sogno di una notte di mezza estate» e «The Fairy Queen».
Da sempre, affianca il disegno e la pittura alla sua attività legata al palcoscenico, arrivando a disegnare i costumi per i suoi spettacoli ed esponendo le sue opere in musei prestigiosi come la Fundación Miró di Barcellona, il New York Museum of Modern Art e il Victoria & Albert Museum di Londra.
A quest’ultimo aspetto, forse più intimo e meno noto, della poliedrica vena creativa di Lindsay Kemp, coreografo, attore, ballerino e mimo conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, che ha segnato indelebilmente l’arte performativa della seconda metà del secolo scorso, è dedicata la mostra «The Wednesday Drawings», allestita negli storici spazi di Palazzo Cominelli a Cisano di San Felice del Benaco, sul Lago di Garda.
La rassegna, curata da Rosanna Padrini Dolcini e Federico Sardella, con la collaborazione diretta dell’artista, presenta oltre quaranta opere recenti, inedite o realizzate per l'occasione.
Accanto a questi lavori su carta, collocati nelle tre sale del piano nobile dell’edificio gardesano, è possibile ammirare anche una serie di scatti firmati dal fotografo Carlo Rocchi Bilancini, nei quali si vede Lindsay Kemp improvvisare, per la prima volta nella sua carriera, una performance in acqua.
Completa il percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato per l’occasione, un video girato dalla regista teatrale Sara Poli, teso a documentare la presenza del maestro alla Fondazione Cominelli.
Per Lindsay Kemp, la pittura è una logica conseguenza del suo stare sulla scena, la danza si fa segno e diventa una traccia fluida sulla carta, in grado di muoversi liberamente e senza inibizioni, in cui pochi tratti sprigionano energia vitale. L’artista ricorre sempre agli stessi leitmotiv: la sua mano si muove veloce sul foglio e grazie a pennarelli con punte di differenti spessori disegna oggetti sempre simili che, per l’immediatezza del segno, sembrano essere stati fatti sotto gli occhi dei visitatori.
«‘Un mirabile presto’ scrive Francesco Arcangeli a proposito della pittura di Filippo De Pisis e questo stesso sentimento, questa meravigliosa, secca velocità della mano che disinvolta supera il pensiero e calca il palcoscenico / il foglio bianco, lasciando qualche tocco ed accennando qualche colore, quasi dei bagliori all’interno di un’ossatura fatta di segni neri, -scrive Federico Sardella in catalogo- lo intravediamo anche nei disegni di Lindsay Kemp». Ne nascono opere che sembrano capricci, dove è evidente il disinteresse per le forme chiuse e finite in favore di quelle aperte e in cui i soggetti ritratti si fondono, «rendendo palpabile –si legge ancora in catalogo- una idea di continuità, di fusione fra corpi senza nodi e senza fine, che si reggono a vicenda, si sfiorano, si completano, si amano». Ed è proprio l’amore a tessere la trama narrativa della mostra. «Manca nei disegni – scrive, infatti, David Haughton nel suo libro «Lindsay Kemp: Drawing and Dancing» (Stampa Alternativa / Nuovi equilibri, Roma 1988),– il genio dell’agonia e della tragedia, manca la violenza e la crudeltà che l'artista invece dipinge sulla scena: forse, solo perché lì non c’è il tempo per emozioni che sollecitano un motivo, ma solo il tempo per un puro momento di sogno, senza passato né futuro».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Lindsay Kemp fotografato da Carlo Rocchi Bilancini, Todi, 2011; [fig. 2] Lindsay Kemp , «Dolores y Florian», 2014, pennarelli su carta; [fig. 3] Lindsay Kemp, «Dracula», 2014, pennarelli su carta; [fig. 4] Lindsay Kemp, «Tra le quinte», 2014, pennarelli su carta

Informazioni utili
Lindsay Kemp - «The Wednesday Drawings».  Fondazione Cominelli,  via Padre F. Santabona, 9 - Cisano di San Felice del Benaco (Brescia). Orari: venerdì e sabato, ore 18.00-21.00; domenica, ore 10.00-12.00 e ore 18.00-21.00. Ingresso libero. Informazioni:tel. +39.338.6060153 o info@fondazionecominelli.it. Sito internet: www.fondazionecominelli.it. Fino al 24 agosto 2014.