ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 6 novembre 2014

Roma, l’iconografia della fantascienza in mostra in quattro mercati rionali

Razzi celesti, astronavi, robot, dischi volanti e marziani tra i banchi di frutta e verdura: è quanto sta accadendo in questi giorni in quattro mercati rionali di Roma (Unità, in via Cola di Rienzo; Vittoria, in via Sabotino; Pinciano, in via Antonelli; e Savoia, in piazza Gimma). L’occasione è offerta dalla mostra «Fantascienza.1950-1970. L’iconografia degli anni d’oro», ideata e curata da Marco Panella, nella quale si racconta il mito della science fiction in Italia attraverso una selezione di duecentoottanta immagini provenienti da fumetti, libri, manifesti, rotocalchi, riviste, pubblicità, figurine e quaderni scolastici. Quattro i temi indagati dalla rassegna, prodotta da Artix e visibile fino al 23 novembre: invasione, frontiera, creazione robotica e viaggio.
È il 1952 quando nelle edicole del nostro Paese escono pubblicazioni come «Scienza fantastica», «Mondi nuovi» ed «Urania», sulle cui pagine Giorgio Monicelli conia il neologismo fantascienza. Seguono anni in cui il miglioramento delle condizioni sociali che darà origine al boom economico viene a coincidere con la corsa allo spazio che porterà alla conquista della Luna e con lo sdoganamento della fantascienza dall’ambito ristretto delle avventure per ragazzi dove, sino ad allora, era stata sostanzialmente confinata. Giungono così sulle riviste italiane autori come Isaac Asimov, Theodore Sturgeon, Arthur C. Clarke, Robert A.Heinlein, Ray Bradbury; mentre sulle copertine di queste pubblicazioni trovano spazio le illustrazione di maestri come Curt Caesar, Carlo Jacono, Guido Buzzelli, Benedettucci, Enzo Cassoni, Luigi Garonzi, Ed Emshwiller, Luigi Rapuzzi, Mario Todarello, Gianni Renna e Karel Thole.
Parte di questo materiale è in mostra a Roma così come la produzione fumettistica, che riprende quella importata già negli anni Trenta dagli Stati Uniti Flash Gordon, Buck Rogers e Brick Bradford, che in Italia avrà vita con nomi diversi come Giorgio Ventura, Antares, Bat Star, e trova anche una via tutta italiana. Ecco così la serie «Saturno contro la terra», sceneggiata da Cesare Zavattini con Federico Pedrocchi e disegnata da Scolari, o «Virus», ideato sempre da Pedrocchi e disegnato da Walter Molino. Non si devono dimenticare, poi, «Misterix» di Paul Campani, «Alex l’eroe dello spazio» e «Nolan il pioniere dello spazio» di Guido Buzzelli, «Raff pugno d’acciaio» di Mario Guerri e Vittorio Cossio, «Razzo» di Platania, ma anche le strisce «Dick Saetta», «Tony Comet» e poi, ancora, il primo «Alan Ford di Lorenzo Sechi (Max Bunker), che nasce nel 1963 come «Spaziale moderno» e, nel 1968, l’«Astronave pirata» di Guido Crepax.
Numerosissimi sono anche i casi di contaminazione della materia fantascientifica su fumetti non di genere. È il caso della produzione disneyana, ad esempio, ma anche di personaggi come Zagor di Sergio Bonelli e Gallieno Ferri.
Alle illustrazioni di genere si affiancano con grande efficacia e forza persuasiva le copertine di rotocalchi come «Epoca», «Oggi», «La Domenica del Corriere» e «Tribuna illustrata», dove cronaca, scienza e fantascienza propongono ai lettori avvistamenti di dischi volanti, lanci di satelliti, razzi e primi uomini nello spazio che trovano la straordinaria sintesi ed interpretazione grafica di Walter Molino e Guido Bertoletti, sostituendo spesso, per attrazione, articoli e notizie. Interessante notare anche la portata iconografica di riviste di divulgazione tecnica e scientifica, come «Scienza popolare», «Scienza e vita», «Sistema pratico», «Scienza illustrata» che cavalcano il tema del futuro proponendo ai lettori scenari illustrati nei quali il confine tra scienza e fantascienza è quanto mai incerto.
Il cinema trova nel filone fantascientifico una grande fonte di ispirazione: negli anni Cinquanta le produzioni che arrivano nelle sale italiane sono soprattutto americane e inglesi, con effetti speciali che, visti oggi, non nascondono tutte le ingenuità del tempo, ma che allora affascinavano gli spettatori. Indimenticabili per la loro straordinaria efficacia iconografica, sono i manifesti e le locandine dei film, che facevano vivere anche a chi al cinema non sarebbe andato l’esperienza di viaggi interstellari, invasioni marziane e mostri atomici.
La rassegna romana si addentra anche nel tema delle ambientazioni spaziali nella pubblicità dell’epoca, linguaggio della comunicazione che, cogliendo e anticipando per vocazione lo spirito dei tempi, non poteva non trovare nelle suggestioni del futuro una sua leva di fascinazione.
Non mancano, poi, in mostra una selezione di quaderni scolastici resi attraenti da illustrazioni con basi lunari, astronavi e viaggi spaziali.
Una mostra da vedere con lentezza, quindi, quella ai mercati rionali di Roma per lasciarsi andare alla suggestione delle sue immagini e per godere di una narrazione iconografica a tutto tondo, che sovrappone media e linguaggi grafici diversi tra loro nel tentativo di ricreare l’atmosfera, il mood, che la genialità creativa di disegnatori ed illustratori del fantastico e dell’anticipazione ha fatto entrare nel quotidiano dell’Italia che cercava la via della modernità.

Informazioni utili 
 «Fantascienza.1950-1970. L’iconografia degli anni d’oro». Mercati rionali Unità, via Cola di Rienzo; Vittoria, in via Sabotino; Pinciano, in via Antonelli; e Savoia, in piazza Gimma – Roma. Ingresso libero. Informazioni: artix@artixcom.it. Sito internet: www.mostrafantascienza.it. Fino al 23 novembre 2014.

mercoledì 5 novembre 2014

Pistoia, al Funaro una biblioteca con oltre cinquemila libri sul teatro

Ci sono teatri speciali, capaci di fare cultura a 360°. Uno di questi è il Funaro di Pistoia, la cui storia non passa solo attraverso il palcoscenico e le pur tante produzioni. L’attivo centro culturale toscano si occupa, infatti, di formazione, curando corsi di recitazione per tutte le età e ospitando la sede italiana Scuola dei sensi di Enrique Vargas, e vanta anche una biblioteca dedicata alla drammaturgia e alla ricerca teatrale da far invidia.
L’ultima acquisizione, che verrà festeggiata nella serata di venerdì 7 novembre con un incontro animato dal poeta Giacomo Trinci, consta di ben tremila nuovi titoli fra saggi, drammi, commedie, tragedie, satire e teatro di narrazione, raccolti durante la sua vita da Piero Palagi, bibliotecario della Nazionale di Firenze e appassionato di drammaturgia.
La straordinaria donazione è opera di Donella Orsini, che ha concesso questo collezione alla Rete documentaria della Provincia di Pistoia, alla quale è spettato il compito di selezionare il Funaro, dove recentemente sono stati ampliati i locali adibiti a biblioteca, quale luogo adatto ad ospitarla.
Grazie a questa acquisizione, la realtà curata da Massimiliano Barbini può contare ora più di cinquemila volumi e si colloca tra le più fornite della Toscana nel settore.
I “nuovi arrivati” non saranno, però, immediatamente disponibili, bisognerà aspettare che venga completata la loro lunga opera di catalogazione prima di poterli consultare. Nel frattempo, i lettori potranno leggere o sfogliare i materiali del Fondo Andres Neumann, donato nel 2011 e recentemente dichiarato d'interesse storico-archivistico rilevante dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) - Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana.
L’archivio -composto da un’articolata serie, tra i cinquantamila e i sessantamila pezzi, di varie tipologie documentarie- è uno dei più importanti patrimoni relativi alla storia dello spettacolo mondiale degli ultimi quarant’anni. Al suo interno è raccolta la memoria della «Andres Neumann International», agenzia che dal 1978 è stato un imprescindibile punto di riferimento per artisti di assoluto prestigio internazionale quali Peter Brook, Tadeusz Kantor, Dario Fo, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Ingmar Bergman, Pina Bausch, Luca Ronconi, Andreij Waida, Robert Wilson, il Living Theatre, e ha dato vita a spettacoli memorabili quali il «Mahabharata» di Brook, l’«Amleto» di Bergmane e «Palermo Palermo» di Pina Bausch, tra gli altri.
Il riordinamento preliminare dei documenti curato da Giada Petrone, è stato il punto di partenza del successivo lavoro di digitalizzazione, catalogazione e analisi dei materiali dell’archivio a cura dell'Università degli studi di Firenze, iniziato nel 2012 e che nel 2013 ha dato origine al libro, edito Titivillus, «L’archivio Andres Neumann. Memorie dello spettacolo contemporaneo», di Maria Fedi, con una presentazione del professor Renzo Guardenti e una testimonianza di Giada Petrone.
L’intero catalogo della biblioteca è suddiviso in sezioni per agevolare la consultazione: grandi maestri del ’900, teatro di ricerca, pedagogia teatrale, storia dello spettacolo, ricerca sensoriale, testi teatrali e approfondimenti sulla drammaturgia, spazi teatrali, costumi, luci, scenografie, letteratura di approfondimento, dvd e cd. Tra i servizi offerti: collegamento a internet, libero accesso agli scaffali, fotocopiatura e prestito; la biblioteca svolge anche attività di promozione alla lettura, reading, mostre e iniziative di animazione per l’infanzia, fra cui l’apprezzato «Raccontamerende». Uno spazio, dunque, vivo quello del Funaro, a dimostrazione che –diceva Augustine Birrell- «le biblioteche non si fanno, crescono».

Informazioni utili
Il Funaro centro culturale, via del Funaro, 16/18 – Pistoia. Orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00, ad esclusione del martedì pomeriggio, con la possibilità di aperture straordinarie su appuntamento, telefonando al numero 0573.977225 o scrivendo a biblioteca@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.

martedì 4 novembre 2014

«Todo Cambia», viaggio intimo tra le noti di Mercedes Sosa con Maria Letizia Gorga

Era per tutti la «cantora popular», simbolo della lotta contro la dittatura argentina e paladina nella difesa dei diritti civili dei più umili. La chiamavano anche «la voce della maggioranza silenziosa» e «la negra», in omaggio alle sue origini indie, alla carnagione e ai capelli scuri. Ha legato il suo nome a grandi poeti come Pablo Neruda così come ai maggiori talenti della canzone d'autore sudamericana, da Pablo Milanes a Carlos Gardel, da Chico Buarque de Hollanda a Milton Nascimento. Con rara coerenza per un’artista, e indomito impegno, ha usato la sua arte come strumento di lotta a favore del popolo, portando all’attenzione mondiale il dramma dei desaparecidos. Il mito dell’indimenticabile Mercedes Sosa (San Miguel de Tucumán, 9 luglio 1935 – Buenos Aires, 4 ottobre 2009), premiata dall’Unesco nel 1996 per aver usato la sua musica come strumento di condivisione tra le persone, torna a vivere sul palco. L'occasione è offerta dall’anteprima nazionale dello spettacolo «Todo Cambia», in scena dall'11 al 16 novembre al teatro «Lo Spazio» di Roma.
Successi come «Gracias a la vida», «Rumba de amor», «Luna Tucumana» e «Maria va» rivivono sul palco grazie all'attrice e cantante Maria Letizia Gorga, accompagnata dal vivo dai musicisti Stefano De Meo al pianoforte e Pino Jodice alla chitarra, in un avvincente spettacolo di teatro e musica nato da un’idea dell'autore e regista Pino Ammendola, a partire dal cd «Viaggio intimo con Mercedes Sosa» che la stessa Maria Letizia Gorga ha registrato negli scorsi mesi.
Il pubblico potrà così approcciarsi alla storia di una donna nata poverissima, ma dotata della ricchezza più grande: l’amore per la vita e il desiderio di battersi contro l’ingiustizia. Un percorso umano, questo, non facile, nel quale il canto è stato vissuto come strumento di comunicazione e di battaglia politica, anche a costo di sperimentare la censura, il carcere e l’esilio.
Il racconto, come negli altri testi di Pino Jodice, si lega in una partitura ininterrotta alle canzoni, inseguendo la duplice e mai disgiunta realtà di donna e di artista, che rese Mercedes Sosa esponente di spicco della Nueva Canción, corrente artistica emersa negli anni Sessanta che riprendeva i moduli della tradizione musicale latino-americana per metterli al servizio di testi impegnati. Si scoprono così i segreti di un’anima tormentata che, dietro la propria inguaribile voglia di lottare per il bene degli altri, nascondeva un senso profondo di solitudine e di dolore. L’artista soffrì, infatti, moltissimo per l’esilio, prima a Parigi e poi a Madrid, inflitto da un regime totalitario che aveva procurato alla sua patria, la martoriata Argentina, oltre trentamila vittime e che l’ha resa testimone internazionale della silenziosa battaglia della Madri di Plaza de Mayo.
Una donna così non poteva che lasciare un vuoto incolmabile nel suo Paese, ma anche nel resto del mondo. E come tutti i grandi che se ne vanno, anche Mercedes Sosa ci ha lasciato il suo messaggio, il suo testamento spirituale: «Todo cambia», tutto cambia, anche quando pensiamo che non sia possibile. Un bellissimo grido di speranza e di amore, questo, che è un invito a «sporcarsi le mani» per rendere il mondo un posto migliore. (s.am.)

Didascalie delle immagini 
[Fig.1] Locandina dello spettacolo «Todo Cambia. Viaggio intimo con Mercedes Sosa»; [figg. 2 e 3] Ritratto di Maria Letizia Gorga 

Informazioni utili 
«Todo Cambia. Viaggio intimo con Mercedes Sosa». Teatro Lo Spazio, via Locri, 42/44 (traversa di Via Sannio, a 100 metri da Metro S. Giovanni) – Roma. Orari spettacoli: da martedì a sabato, ore 20.45; domenica, ore 17.00. Ingresso: inter 12,00 euro, ridotto 9.00 euro + 3,00 euro per la tessera associativa del teatro. Informazioni: tel. 06.77076486 o tel. 06.77204149,  info@teatrolospazio.it. Sito internet: www.teatrolospazio.it. Dall'11 al 16 novembre 2014.