ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 12 gennaio 2015

Franco Guerzoni, ovvero fotografie e tele come memoria del passato

È un mondo fatto di sedimenti del passato e di stratificazioni culturali quello che Franco Guerzoni (Modena, 1948) espone al Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna nella personale «Archeologie senza restauro», a cura di Gianfranco Maraniello, visitabile fino a domenica 19 aprile.
Diciassette opere tra tele, gessi, grandi carte parietali e fotografie focalizzano l’attenzione su due estremi temporali del percorso creativo dell'artista: gli esordi degli anni Settanta, recentemente trattati anche dall’esposizione «Nessun luogo - Da nessuna parte - Viaggi randagi con Luigi Ghirri» alla Triennale di Milano, e la produzione più recente, nella quale l’autore emiliano rivolge il proprio sguardo al passato, a ciò che è stato e che è ormai irrecuperabile nella sua struttura originaria. Quest’ultima fase creativa dà vita così a opere simili a reperti archeologici, con superfici mutate dal tempo, polvere e parti sconnesse, opere dalle quali emerge l'indagine sul tempo e sulla poetica della rovina, una sorta di archeologia senza restauro.
Ad accogliere il visitatore all’ingresso della sala espositiva sono due lavori recenti, intitolati «Museo ideale»(2011), superati i quali si trovano alcune opere giovanili della serie «Antropologie» (1976-78), caratterizzate dall'accostamento di immagini fotografiche e oggetti, e una delle recenti donazioni al Mambo: «Libro» del 1971, in cui la superficie pittorica di legno e pigmenti subisce un processo di impaginazione.
In questi lavori degli esordi, Franco Guerzoni si dedica precipuamente al linguaggio fotografico, seguendo un proprio percorso di ricerca sull'immagine e i sistemi di rappresentazione. Sono anni, questi, in cui gli intensi scambi intellettuali con altri giovani artisti modenesi danno vita a collaborazioni importanti come quella già ricordata con Luigi Ghirri, dalla quale nasce un'estesa ricognizione dei territori della provincia modenese, alla ricerca di suggestioni d'immagine.
La scelta di «disoccultare» questo immenso archivio, un patrimonio rimasto a lungo nel cassetto e dallo scorso autunno raccolto in un volume di Skira editore, ha portato l’artista a considerare gli snodi seminali degli esordi, a vedere che cosa permane dei suoi primi lavori nella produzione odierna.
Le opere esposte a Bologna ne sono la prova; «si nutrono, infatti, -raccontano al Mambo- delle «componenti di irresolutezza e di inevitabile dimenticanza derivanti dai riferimenti al passato per trarne una rinnovata energia propulsiva» e un'impronta che si riconosce soprattutto nei lavori realizzati appositamente per questa esposizione. È il caso di «Affresco in corso d'opera» (2014), ma anche di «Stanze», due scatole a parete in cui il supporto di gesso e scagliola ha un rapporto di continuità con l'immagine o con il frammento di essa, e di «Grotta» (2014), ispirata al complesso pittorico della Grotta dei Cervi di Porto Badisco che, grazie a un movimento quasi impercettibile, indaga l'idea di instabilità.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Franco Guerzoni, «Archeologie senza restauro», 2014. Stampa su gesso e scagliola, cm 28 x 48; [fig. 2] Franco Guerzoni, «Antropologie», 1976/78. Stampa fotografica e coccio, cm 23x23; [fig. 3] Franco Guerzoni, «Strappo d'affresco», 2012. Tecnica mista su tavola / mixed media on panel, cm 200x150 

Informazioni utili 
«Franco Guerzoni. Archeologie senza restauro». Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì e venerdì, ore 12.00-18.00; giovedì, sabato, domenica e festivi, ore 12.00-20.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00; ridotto € 4,00. Informazioni: tel. 051.6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito internet: www.mambo-bologna.org. Fino al 19 aprile 2015.

venerdì 9 gennaio 2015

Da Ettore Spalletti a Jacopo Tintoretto: un anno di grandi eventi alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia

Sei progetti espositivi, oltre venti appuntamenti tra convegni e giornate di studio, quattro concerti, un premio, ventiquattro borse di studio e una trentina di pubblicazioni: sono questi i numeri delle principali iniziative culturali previste per il 2015 dalla Fondazione Giorgio Cini.
Il nuovo anno segnerà innanzitutto una svolta nelle modalità di conservazione e fruizione degli archivi teatrali, musicali, artistici, storici e letterari custoditi sull’Isola di San Giorgio.
Grazie all’adozione della piattaforma Xdams, l’organismo lagunare inizierà, infatti, la pubblicazione on-line dei suoi fondi, a incominciare dall’intero Archivio iconografico teatrale, raccolta interdisciplinare di oltre 12.800 immagini, che spazia dalla scenografia alla ritrattistica, dall’architettura teatrale alla costumistica, e che rappresenta una fonte imprescindibile per lo studio della storia dello spettacolo, del teatro, della danza e del melodramma.
Contestualmente verrà digitalizzato anche parte del materiale conservato all’Istituto per la musica, realtà del quale ricorrono quest’anno i trent’anni dalla costituzione.
Proprio per festeggiare al meglio questo anniversario è in cantiere la pubblicazione dei fondi Bruni Tedeschi, Casella, Cisilino, Malipiero e Respighi, per un totale di circa ventimila record: una mole di dati di inestimabile valore, che sarà così disponibile on-line per i musicologi di tutto il mondo.
Ad inaugurare le attività per il nuovo anno sarà, però, lo spettacolo «Il Flauto magico secondo l’Orchestra di piazza Vittorio», in agenda il 30 gennaio al teatro Goldoni di Venezia. Il lavoro, per la direzione artistica e musicale di Marco Tronco, rilegge in chiave moderna la celebre opera mozartiana, rivelandone tutta la leggerezza e l’allegria originali, ma vestendo il linguaggio musicale di ritmi inediti che si rifanno alla musica reggae, al jazz, agli intrecci sonori africani e orientali.
Tra gli altri appuntamenti con le sette note in programma si segnalano, poi, un concerto di musica indiana, nel quale il virtuoso Pandit Vishwa Mohan Bhatt suonerà un adattamento della slide guitar Bhatt (19 marzo 2015), e un incontro sulla musica tradizionale coreana, che vedrà esibirsi il compositore Hwang Byungki, virtuoso di cetra kayagum (26 maggio 2015).
Mentre tra gli eventi più attesi dal pubblico della fondazione veneziana c’è senz’altro l’apertura della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, in programma dal 25 aprile, la cui offerta culturale sarà arricchita da attività espositive e didattiche. Si inizierà in primavera con una mostra dedicata a Ettore Spalletti, ospitata al secondo piano nobile grazie alla preziosa collaborazione della galleria «Studio La Città» di Verona, nella quale verranno presentate opere in gran parte appositamente realizzate dall’artista in un intimo e stretto rapporto con gli spazi espositivi.
In autunno, all’interno delle stesse sale, è, invece, prevista l’esposizione di un nucleo significativo di disegni della raccolta di Giuseppe Fiocco.
Sono, poi, in cantiere due appuntamenti a sorpresa con la rassegna «L’ospite a Palazzo», inaugurata la scorsa primavera con l’esposizione del «Giovane con liuto» di Bronzino concesso dagli Uffizi di Firenze.
Mentre tra i progetti espositivi in programma all’Isola di San Giorgio Maggiore si segnala «Das Meisterstück. Die europäische Malerpalette» (7 maggio – 7 giugno 2015), con una serie di fotografie in mostra al Cenacolo palladiano nelle quali l’artista tedesco Matthias Schaller ritrae le tavolozze dei maestri che hanno contrassegnato gli ultimi duecento anni della storia della pittura europea come Cézanne, Chagall, Klee, Matisse o Monet, rivelando come la loro tavolozza ne costituisca una sorta di «ritratto indiretto». Toccherà, quindi, all’esposizione «Magdalena Abakanowicz: folla e individuo» (maggio – agosto 2015) animare i mesi della Biennale d’arte.
Prosegue, infine, con due nuove mostre l’attività dell’iniziativa «Le Stanze del Vetro», nata dalla collaborazione con Pentagram Stiftung: «Vetro dalla Finlandia 1932 – 1973 nella Collezione Bischofberger» (12 aprile – 2 agosto 2015) e «Fulvio Bianconi alla Venini» (settembre 2015 – gennaio 2016).
Anche nel 2015 la Fondazione Cini consoliderà, poi, la sua reputazione scientifica grazie all’attività dei suoi istituti e centri di ricerca, con l’organizzazione di giornate di studio e seminari in diversi ambiti disciplinari, dalla storia dell’arte, con l’appuntamento dedicato a Fulvio Bianconi (4 febbraio 2015) o con quello sulla giovinezza di Jacopo Tintoretto (28–29 maggio 2015), alla musica, con il seminario sui «Compositori italiani e il cinema: 1945-1975» (5–6 dicembre 2015), senza dimenticare la drammaturgia, con i convegni «Vera Komissarževskaja incontra Eleonora Duse. La Giovanna d’Arco della scena russa e la Divina del teatro italiano» (4-5 marzo 2015) e «Teatro di avanguardia e composizione sperimentale per la scena in Italia: 1950-1975» (27–28 novembre 2015).

Accanto a queste iniziative, la fondazione proseguirà, inoltre, la valorizzazione del patrimonio immobiliare, mobiliare, materiale e immateriale custodito sull’isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio dei suoi archivi, grazie all’erogazione di ventiquattro borse di studio, per un ammontare di oltre 100mila euro.
Non mancheranno, infine, momenti di formazione come la quarta edizione del seminario sulla musica ottomana diretto dal maestro Kudsi Erguner (13–18 aprile 2015) o la summer school «The Shylock Project» (15 giugno-11 luglio 2015), su William Shakespeare e la sua opera «Il mercante di Venezia», organizzata in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari Venezia, in occasione dei quattrocento anni dalla morte dello scrittore e dei cinquecento anni dalla nascita del Ghetto di Venezia.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Una scena dello  spettacolo «Il Flauto magico secondo l’Orchestra di piazza Vittorio», in agenda il 30 gennaio al teatro Goldoni di Venezia; [fig. 4] Scala interna della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, in Venezia; [fig. 5] Chiostro della Fondazione Giorgio Cini all'isola di San Giorgio a Venezia. 

Informazioni utili 
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710211. Sito internet: www.cini.it

giovedì 8 gennaio 2015

Fondazione Torino Musei, tutta l'arte della Gam e di Palazzo Madama a portata di app

Andare per mostre e musei con un semplice click sullo smartphone o sul tablet non è più un sogno. il Google Cultural Institute ha, infatti, da poco lanciato in Europa un nuovo progetto che permette di visitare prestigiosi spazi espositivi del nostro Paese, ma anche di Francia e Olanda, attraverso un’applicazione mobile scaricabile gratuitamente da Google Play.
Il progetto pilota, nato da una costola dell’Art Project, coinvolge in Italia cinque realtà, tre delle quali di Torino: l’Emergence Festival Giardini di Naxos, il Maga di Gallarate e, nel capoluogo piemontese, la Gam – Galleria d’arte moderna, Palazzo Madama e il Mao - Museo d’arte orientale.
Il gruppo di Mountain View fa sapere che questo è solo l'inizio di un lavoro di più ampio respiro: tutti i musei, le fondazioni e gli enti culturali partner del Google Cultural Institute avranno, infatti, l’opportunità di creare gratuitamente la propria applicazione mobile Android per visitare le proprie mostre e collezioni anche da dispositivi mobili. In Italia si tratta di oltre quaranta realtà, tra le quali i Musei capitolini, gli Uffizi, la Venaria Reale, il Poldi Pezzoli di Milano, il Mart di Rovereto e Palazzo Grassi a Venezia.
Il lavoro realizzato per conto della Fondazione Torino Musei ha dato vita a tredici percorsi fruibili dai visitatori tramite smartphone o tablet Android così da esplorare le collezioni della Galleria d'arte moderna, di Palazzo Madama e del Museo d'arte orientale. Si spazia dal «museo in mezz’ora» per i più frettolosi a percorsi legati alle emozioni, fino allo speciale per la mostra temporanea «Women of Vision».
Il lancio delle app si inserisce nella strategia digital della fondazione torinese, che si attualmente occupando anche del completo rifacimento dei siti web istituzionali, mentre continua l’impegno di incontro, ascolto e comunicazione sulle piattaforme sociali.
Ciascuna applicazione dà accesso a testi e fotografie ad alta risoluzione che suggeriscono visite inusuali, stimolanti e curiose alle collezioni. Grazie alla tecnologia Street View, le persone possono, poi, visitare virtualmente gli interni dei tre musei. Una risorsa imperdibile, dunque, quella offerta dal Google Cultural Institute per prepararsi al meglio prima di entrare in museo, per orientarsi tra le opere esposte durante la visita o per conservarne il ricordo una volta tornati a casa.
Nello specifico, la app dedicata alla Galleria d’arte moderna presenta quattro percorsi tematici: due che accompagnano i visitatori alla scoperta dei capolavori del museo e dei colori delle opere, una che spiega i lavori d'arte contemporanea di più difficile interpretazione, e un'altra, intitolata «Humans of Gam», che presenta una gallery alla scoperta di donne, uomini, adulti e bambini protagonisti dei capolavori delle collezioni.
La app dedicata a Palazzo Madama permette, invece, un viaggio dal Medioevo all’Ottocento attraverso cinque tour che esplorano le collezioni da diversi punti di vista. «Il museo in mezz’ora» aiuta i più frettolosi a scoprire i capolavori imperdibili. «In the mood for» è ideato per chi vuole lasciarsi trasportare dagli stati d’animo, mentre «#GoPink» permette di esplorare le varie sale della realtà museale torinese attraverso le sue protagoniste. Ci sono, poi, una guida speciale alla mostra «Women of vision», allestita fino all’11 gennaio, e la proposta di un viaggio tra i colori delle opere esposte, dal bianco e nero allo splendore degli ori.
La app dedicata al Museo d’arte orientale offre, invece, la solita visita per i più frettolosi («Il Mao in mezz’ora), grazie alla quale è possibile scoprire le opere più significative di ogni regione e periodo storico esposti; ci sono, quindi, vari percorsi inusuali: da «Colori d’Oriente», dedicato agli accostamenti cromatici, a «Mantra mode: on», sulle opere che “parlano” di meditazione, senza dimenticare il tour «Mostri, animali e strane posizioni».

Informazioni utili 
g.co/palazzomadamaapp 
g.co/maoapp
g.co/gamtorinoapp

mercoledì 7 gennaio 2015

Dalla mostra «A cavallo dell’anno» alle «Passeggiate d’autore» tra le contrade del Palio: un gennaio ricco di eventi a Siena

Le feste a Siena non sono finite, ma continuano per tutto gennaio. Fino alla fine del mese la città toscana propone, infatti, un ricco cartellone di appuntamenti tra arte, gusto e musica, pensati anche per i più piccoli, che spaziano dalle mostre al Santa Maria della Scala agli itinerari alla scoperta degli angoli più suggestivi del centro storico, da corsi di cucina a concerti di musica classica. Le varie iniziative sono proposte nell’ambito del cartellone di «Tutto il Natale di Siena», una rassegna ideata dall’amministrazione comunale, con il contributo di Banca Monte dei Paschi, in occasione delle festività di fine anno.
Grande protagonista sarà l’arte con la mostra «Rosalba Parrini: giochi, battaglie, storie» al Palazzo pubblico e con il percorso espositivo «Il corpo e l’anima. I luoghi e le opere della cura ospedaliera in Toscana dal XIV al XIX secolo» al Santa Maria della Scala, che racconta con originalità la storia secolare di sette grandi luoghi della sanità nella terra di Giotto e Michelangelo: gli ospedali fiorentini di Santa Maria Nuova, San Giovanni di Dio e degli Innocenti, il Santa Maria della Scala di Siena, il Misericordia e Dolce di Prato, il Santa Chiara di Pisa e il Ceppo di Pistoia.
Negli stessi spazi è visibile, fino al prossimo 31 gennaio, anche la rassegna «A cavallo dell’anno», tre mostre che permetteranno di vedere lavori di grandi artisti del Novecento come Floriano Bodini, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico o Marino Marini che hanno raffigurato il mondo equino, oltre a una grande opera del senese Piero Sadun e a un’ottantina di tele e sculture di estrosi autori contemporanei, tra i quali Ignazio Fresu e Fabio Mazzieri.
Tra gli appuntamenti da non perdere per gli appassionati d’arte ci sono, poi, la visita guidata al Duomo (11 gennaio) e la «Passeggiata d’autore» (10 gennaio) tra i vicoli del centro storico, incentrata sulla storia dei Drappelloni del Palio.
Al Museo civico in piazza del Campo sarà, invece, possibile partecipare a un percorso teatrale animato da attori (22 gennaio), che si caleranno nei panni di antichi protagonisti dell’epoca, come balie brontolone, finti bordoni, malfattori, potenti e campanari curiosi per raccontare la vita e i segreti del Palazzo Pubblico tra il Duecento e il Trecento.
Grande spazio nel gennaio senese avrà anche la musica con una serie di iniziative animate dall’Accademia musicale Chigiana, dall’Istituto superiore di studi musicali Rinaldo Francie e dalla Fondazione Siena jazz, con il liceo musicale della città e varie associazioni storiche. Tra gli appuntamenti da non perdere si segnalano i concerti del Coro di Vico Alto (18 gennaio), dell’Unione corale senese (25 gennaio) e dell’Orchestra della Toscana, diretta da John Axelrod (30 gennaio), oltre all’incontro «Tosti a casa D’Annunzio» (16 gennaio).
Per i più piccoli sono, invece, in programma laboratori creativi di pittura e di lettura (10, 15, 16, 19, 23, 24, 30, 31 gennaio) e una mostra in sala San Leopoldo, visibile fino al 25 gennaio, con le tavole originali della storia «Babbo Natale e la piccola renna» di Giovanni Manna. Ai bambini sono dedicati anche il tour «Benedetti animali» (17 gennaio), promosso in occasione della festività di Sant’Antonio abate, e lo spettacolo «Una giornata con Giulio Coniglio» (31 gennaio) al teatro dei Rozzi.
Nel cartellone di eventi promosso dal Comune di Siena per questo inizio anno si segnalano, infine, i corsi di cucina sulle ricette della tradizione toscana (9, 13 e 21 gennaio) e l’apertura, per tutti i venerdì del mese, del mercato dei produttori agricoli.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Siena. Foto di Giulia Brogi; [fig. 2] Interno con i drappelloni del Palio. Contrada della Tartuca, Siena; [fig. 3] Tavola di Giovanni Manna per la storia storia «Babbo Natale e la piccola renna»; [fig. 4] OPpera di Ignazio Fresu per la mostra «A cavallo dell’anno» [Si ringrazia l'Agenzia RobesPierre di Siena per le foto]

Informazioni utili
Tutto il Natale di Siena. Informazioni:: Santa Maria della Scala - Palazzo Squarcialupi, Piazza Duomo, 1 – Siena, tel. 0577.280551 o siena@terresiena.it. Sito internet: www.comune.siena.it/Tutto-il-Natale-di-Siena. Fino al 31 gennaio 2015. 

lunedì 15 dicembre 2014

«Katër i Radës», l’arte non dimentica. Fumetto e musica ricordano la «strage del Venerdì santo»

È il 28 marzo 1997. Mancano due giorni a Pasqua. La motovedetta «Katër i Radës» (letteralmente «Battello in rada»), omologata per dieci uomini di equipaggio, parte dal porto di Valona con a bordo un centinaio di persone: uomini, donne e bambini in fuga dall’Albania che sta vivendo un grave periodo di crisi economica e di criminalità dilagante, oltre a una difficile situazione politica seguita al crollo della dittatura comunista di Enver Hoxha e originata, in quei primi mesi del 1997, anche dalle continue rivolte anarchiche contro il governo del presidente Sali Berisha.
Per questi migranti, così come per gli oltre duecentomila albanesi che raggiunsero le coste pugliesi tra il 1990 e il 2000, l’Italia rappresenta la terra promessa, un luogo che sembra garantire migliori condizioni di vita e la libertà. Ma quel «viaggio della speranza» per i profughi imbarcati sulla «Katër i Radës» si trasforma in tragedia. La piccola motovedetta militare di produzione russa viene speronata dalla corvetta «Sibilla», una nave della Marina militare italiana giunta nel canale di Otranto, a seguito della segnalazione della fregata «Zeffiro», per attuare «manovre cinematiche di interposizione» tali da convincere gli scafisti a invertire rotta e a ritornare verso il porto di partenza.
È da meno di una settimana che è stata siglata l’operazione «Bandiere bianche», nome in codice di una politica di respingimento in mare delle cosiddette «carrette albanesi» stabilita dal governo Prodi, senza alcun passaggio parlamentare e in accordo con Sali Berisha, in cambio di aiuti umanitari a Tirana che è in guerra civile. E l’applicazione di quella direttiva data ai vertici della nostra Marina militare è subito destinata a rimanere nella storia, ad essere associata all’espressione «strage del Venerdì santo».
L’urto tra le due imbarcazioni è, infatti, violentissimo. In meno di quindici minuti la «Katër i Radës» affonda con il suo carico di uomini, donne e bambini, molti dei quali rimangono bloccati nella stiva della nave che da riparo sicuro diventa trappola. I morti sono ottantuno, ventiquattro dei quali non verranno mai trovati e rimarranno sepolti per sempre in fondo all’Adriatico; i superstiti sono solo trentaquattro.
Da allora sono passati diciassette anni e due gradi di giudizio non sono ancora riusciti a restituire la verità dei fatti: la sentenza del 29 giugno 2011, l’ultima, ha condannato a tre anni il pilota albanese della «Katër i Radës», Namik Xhaferi, e a due anni il comandante della «Sibilla», Fabrizio Laudadio, per omicidio colposo, reato derubricato per lesioni colpose; mentre ai parenti delle vittime sono andati pochi spiccioli di risarcimento danni. Nessuno, dunque, sta pagando abbastanza e veramente per quelle ottantuno vite annegate a poche miglia dalla costa salentina.
Nel frattempo il relitto della barca è stato posizionato su una banchina del porto di Otranto per iniziativa dell’associazione Integra Onlus, che ne ha evitato lo smantellamento ed è stato trasformato in un’opera d’arte grazie alla creatività dello scultore greco Costas Varotsos. Francesco Niccolini e Dario Bonaffino ne hanno, invece, parlato in un fumetto uscito lo scorso ottobre per i tipi di BeccoGiallo, in occasione dell’ultima edizione di Lucca Comics & Game: «Il naufragio della speranza».
Sempre quest’anno la storia della motovedetta «Katër i Radës» è stata raccontata in un’opera da camera per le musiche di Admir Shkurtaj, straordinario compositore albanese arrivato in Italia negli anni Novanta su un barcone, e per il libretto di Alessandro Leogrande, presentata in anteprima lo scorso 12 ottobre alle Corderie dell’Arsenale di Venezia, nell’ambito della cinquantottesima edizione della Biennale internazionale di musica contemporanea, dalla compagnia Koreja. Lo spettacolo, accolto con favore dal pubblico e dalla critica, sarà di nuovo in scena a Lecce dal 18 al 20 dicembre, sempre per la regia di Salvatore Tramacere e con la direzione musicale di Pasquale Corrado, all’interno del progetto «Arti e migrazioni. Esuli profughi raminghi».
Attraverso un mosaico di linguaggi vocali, che spaziano da melodie jazz ad urla, l'atto unico racconta, per usare le parole di Alessandro Leogrande, «i sommersi e i salvati, chi è sopravvissuto e chi è scomparso, le loro voci, i loro pensieri, e soprattutto il loro viaggio verso il buio, pieno di grandi ansie e piccoli desideri, sogni e paure, digressioni, apparizioni, improvvise rammemorazioni».

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1, 2 e 3] Una scena dell’opera da camera «Katër i Radës – il naufragio», per le musiche di Admir Shkurtaj e su libretto di Alessandro Leogrande. Produzione: Biennale di Venezia – Koreja. 

Informazioni utili 
«Katër i Radës – il naufragio». Cantieri Teatrali Koreja, via Guido Dorso, 70 – Lecce. Orari: dal 18 al 20 dicembre, ore 20.45. Ingresso: intero € 15,00, ridotto per convenzionati € 12,00, ridotto per under 30 e over 60 € 8,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 0832.242000. Sito internet: www.teatrokoreja.itDal 18 al 20 dicembre 2014.