ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 27 luglio 2015

Pesaro, una “nuova” casa museo per Gioachino Rossini

Continua il progetto di rinnovamento dei Musei civici di Pesaro. A distanza di due anni dall'inaugurazione dei nuovi spazi di Palazzo Mosca, riapre, infatti, la Casa natale di Gioachino Rossini completamente rinnovata nel suo allestimento e nel suo percorso scientifico.
Le novità sono diverse. Si aggiunge, per esempio, alla superficie espositiva accessibile al pubblico il secondo piano della dimora che ospita documenti di interpreti e di opere rossiniane. In queste sale si terranno anche mostre tematiche temporanee, mentre il pianoterra è stato completamente rivoluzionato, diventando uno spazio a ingresso libero, dove il visitatore, oltre all’accoglienza e alla biglietteria, può trovare un vero e proprio store dedicato al compositore marchigiano, ricco di una vasta gamma di materiale di qualità: cd, dvd, pubblicazioni antiche, testi editi dalla Fondazione Gioachino Rossini, merchandising dedicato, artigianato artistico d’eccellenza.
Il nuovo museo, il cui restyling è stato realizzato grazie a fondi pubblici e privati, può, inoltre, vantare l'utilizzo di tecnologie di ultima generazione che permettono di consultare un importante e vasto patrimonio scientifico in modo agile e accattivante. Oltre alla sala audio e video, nuovi contenuti e materiale grafico digitalizzato (spartiti autografi di opere e lettere) sono consultabili su touch screen lungo il percorso e apposite postazioni consentono l’ascolto di registrazioni sonore dei documenti/lettere, così da comprendere al meglio le vicende biografiche e artistiche di Gioachino Rossini.
Il museo è, poi, protagonista di un progetto di valorizzazione di alto livello tecnologico, grazie alla partecipazione di Art Glass che permette di far vivere ai visitatori, tramite occhiali speciali, un’esperienza emotiva senza precedenti. Per mezzo di animazioni virtuali e video, il maestro pesarese si materializza così al fianco del pubblico e lo accompagna per tutto il percorso lungo le stanze dove trascorse una parte importante della propria vita, raccontando aneddoti privati, presentando alcune opere documentate con spartiti e stampe, leggendo delle lettere.
Nel nuovo riassetto di Casa Rossini sono, inoltre, previsti ausili alla visita da parte di disabili sensoriali.A tutti è offerta la possibilità di fruire sia percettivamente che intellettualmente il patrimonio esposto, tenendo presente il limite strutturale dell’edificio su cui è per legge impossibile intervenire dal punto di vista architettonico (la casa natale di Rossini è stata dichiarata monumento nazionale nel 1904 e come edificio storico è tutelato ai sensi dell'articolo 10 del Decreto legislativo n.42/2004); non è dunque possibile accedere ai piani superiori per coloro che presentano disabilità motorie.
Gli interventi sono principalmente finalizzati a migliorare gli apparati didascalici e a sfruttare i nuovi strumenti digitali. Una brochure di presentazione della casa e didascalie delle opere principali sono disponibili con testo in braille, così come tavole a rilievo permettono ai non vedenti di consultare spartiti e lettere autografe di Rossini. Al pianoterra, (con accesso libero) nella sala audio e video, è possibile ascoltare opere rossiniane e guardare un video che presenta luoghi e istituzioni legate al compositore presenti nella città di Pesaro. I non vedenti possono, poi, usufruire di apposite audioguide; mentre per i non udenti sono a disposizione video guide in lingua italiana dei segni Lis. Ad arricchimento del percorso di visita si prevede, inoltre, la possibilità di esplorazione tattile di alcune opere esposte, come ad esempio i busti di Rossini.
Tra le prime iniziative del “nuovo” museo pesarese si segnala una raccolta fondi finalizzata al restauro del fortepiano appartenuto al compositore, strumento a tastiera costruito a Venezia nel 1809, da ricollocare nella casa natale del compositore, oggi al passo con i tempi e ancora più carica di suggestioni.

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1 e 2] Vista del nuovo store della Casa museo Gioachino Rossini di Pesaro 

Informazioni utili 
Casa museo Gioachino Rossini, via Rossini, 34 - Pesaro. Orari: giugno-settembre - martedì-domenica, ore 10.00-13.00 e ore 16.30-19.30; 9 luglio-27 agosto - giovedì, ore 10.00-13.00, ore 16.30-19.30 e ore 21.00-23.00 10-22 agosto, in occasione del Rossini Opera festival - tutti i giorni, ore 10.00-13.00 e ore 16.30-23.00; ottobre-maggio - martedì, mercoledì, giovedì, ore 10.00-13.00, venerdì, sabato, domenica e festivi, ore 10.00-13.00 e ore 15.30-18.30; chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio. Ingresso (valido per tutta la rete dei musei civici di Pesaro): intero € 9,00, ridotto € 7,50/5,00. Informazioni: tel. 0721.387541 o pesaro@sistemamuseo.it. Sito internet: http://www.pesarocultura.it/index.php?id=9205.

venerdì 24 luglio 2015

Monticchiello, il borgo toscano che diventa teatro

Erano gli anni Sessanta quando a Monticchiello, piccolo paese nel cuore della Val d’Orcia, a pochi chilometri da Pienza, cornice naturale dichiarata nel 2004 Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, nasceva un’esperienza teatrale destinata a incontrare il favore del pubblico, ma soprattutto l’interesse di molti addetti ai lavori, da importanti protagonisti della drammaturgia italiana a sociologi e antropologi di vaglia, tra i quali si ricordano il regista Arnaldo Della Giovampaola, il professor Asor Rosa, il giornalista Mario Guidotti, che fu capo-ufficio stampa alla Camera dei deputati.
In questo borgo medioevale, che stava spopolandosi in seguito alla crisi del mondo mezzadrile-contadino, gli abitanti decisero, infatti, di organizzare uno spettacolo all’aperto, povero di mezzi e con una metodologia di costruzione drammaturgica partecipata, teso a raccontare la loro storia, la loro cultura, gli ultimi accadimenti della comunità.
Nasceva così il Teatro povero di Monticchiello, un’esperienza diventata famosa in tutta Europa e studiata anche all’università, oggi guidata da Andrea Cresti, che, anno dopo anno, si è interrogata su questioni cruciali per il paese (ma anche per tutta Italia) come la crisi economica, il consumismo, i rapporti giovani-vecchi e il ruolo delle donne nella società contemporanea.
Per questo genere scenico, nel quale gli spettacoli sono «ideati, discussi e recitati dagli abitanti-attori», Giorgio Strehler, grande estimatore dell’avventura toscana, coniò il termine «autodramma». Non a caso, durante gli appuntamenti in calendario tra luglio e agosto in piazza della Commenda, su un palco che è insieme macchina teatrale e scenografica, i borghigiani di Monticchiello si raccontano, portando a compimento il lavoro dei mesi precedenti. «Alle spalle di ogni spettacolo -raccontano gli organizzatori- vi è, infatti, un lungo percorso partecipativo: da gennaio iniziano le assemblee pubbliche, aperte a chiunque desideri collaborare oltreché ai membri della compagnia. Si comincia così a raccogliere spunti e riflessioni fino ad arrivare ai temi ritenuti urgenti per l’anno in corso. Da qui parte la discussione collettiva che porta al soggetto e, poi, al copione e alle prove».
Quest’anno, una quarantina di abitanti-attori di diverse età porteranno in scena lo spettacolo «Il paese che manca», una riflessione sull’andarsene e sul restare nel luogo natio. «Un tempo si fuggiva dal proprio paese per le difficili condizioni economiche, in cerca di riscatto. Oggi in un paese come Monticchiello si fugge perché il tessuto sociale sembra sgretolarsi, lasciando tra le sue macerie confusi incubi di dismissioni e impotenza civile che inquietano e disorientano», dichiarano gli organizzatori. Così la piccola comunità toscana si ritrova a mettere in scena una grande festa di compleanno (o forse d’addio) per l’ultimo ventenne rimasto.
Ma cosa significa davvero partire? Lasciare tutto per una nuova vita è una condanna o una possibilità? Una resa o una reazione? Oppure soltanto un gioco del destino? Queste domande tessono la trama dello spettacolo e portano a focalizzare l’attenzione su un curioso parallelismo: mentre gli abitanti più giovani di Monticchiello valutano la possibilità di andarsene dal loro borgo e dalla loro patria, assistendo allo smantellamento degli ultimi baluardi sociali -l’ufficio postale e la scuola-, «tanti arrivano, attraversano mari, talvolta uscendone feriti, offesi, costretti alla resa, talaltra, nonostante tutto, trovando una nuova energia che permetterà poi di tornare, lottare, ricostruire. Su tutti -racconta Andrea Cresti- regna il ghigno di un misterioso giocattolaio, un po’ matto un po’ santo, in cui ciascuno vede ciò che vuol vedere: paure e inquietudini, attese o speranze».
«Il paese che manca» verrà rappresentato dal 25 luglio al 15 agosto, rendendo così vivo per il quarantanovesimo anno consecutivo il Teatro povero, oggi una realtà culturale e sociale attiva 360 giorni all’anno, che affianca alle attività culturali la gestione di servizi sociali, sostegno alla comunità, attività di inclusione, integrazione e formazione: un’esperienza, questa, basata in gran parte sul volontariato, che cerca caparbiamente di opporsi alle logiche di marginalizzazione dei piccoli centri.
In occasione delle rappresentazioni si potranno, inoltre, degustare piatti tipici come la trippa e i famosi pici, la pasta fatta a mano più conosciuta della Val d’Orcia, alla «Taverna di Bronzone», storico ristorante gestito dalla cooperativa del Teatro povero, una consolidata realtà della drammaturgia italiana che nel 2011 si è aggiudicata anche due importanti premi quali l’Ubu e l’Hystrio per l’impegno civile e la forza poetica del suo lavoro.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Una scena dello spettacolo «Anni Quaranta», con il Teatro povero. Foto di Umberto Bindi; [fig. 2] Una scena dello spettacolo «Il paese dei b(a)locchi» con il Teatro povero. Foto di Umberto Bindi; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «A(h)ia» con il Teatro povero. Foto di Umberto Bindi; [fig. 4] Una scena delle prove dello spettacolo «Il paese che manca» - auto dramma del Teatro povero di Monticchiello. 

Informazioni utili 
«Il paese che manca» - auto dramma del Teatro povero di Monticchiello. Piazza della Commenda – Monticchiello (Siena). Orari: tutti i giorni (tranne il 27 luglio), ore 21.30.. Ingresso: intero € 13,00, ridotto (per bambini fino a 12 anni) € 7,00. Prenotazioni on-line: http://teatropovero.it/prenotazione/. Il biglietto può essere ritirato solo il giorno dello spettacolo: - dalle 9 alle 19: presso la sede del Teatro povero, in Piazza Nuova 1; - dalle 19.30 fino alle 21.00: alla biglietteria (ingresso alla piazza). Si ricorda che dopo le ore 21.00 decade il diritto di prenotazione. Informazioni: tel. 0578.755118 o info@teatropovero.it. Sito internet: www.teatropovero.it. Dal 25 luglio al 15 agosto 2015. 

giovedì 23 luglio 2015

«Motherlode», «Drodesera» e la «vena madre» della live-art contemporanea

«Motherlode», vena madre: è questo il titolo scelto per la trentacinquesima edizione del festival «Drodesera», uno degli appuntamenti con la performance, la danza, il teatro e le arti visive internazionali più attesi dell’estate, in agenda dal 26 luglio al 2 agosto nella Centrale idroelettrica di Fies, splendida archeologia industriale sulle rive del fiume Sarca, nella cittadina altoatesina di Dro.
A segnare l’apertura della manifestazione, che vede alla direzione Dino Sommadossi e Barbara Boninsegna, sarà la mostra «The Abandoned Mines», una riflessione inedita sulla conservazione della performance, che sarà tenuta a battesimo dall’artista lituana Augusta Serapinas. La rassegna entrerà, quindi, nel vivo con la terza edizione di «Live Works Performance Act Award», un premio ideato da Centrale Fies con ViaFarini, che vedrà esibirsi nove artisti internazionali, selezionati da Barbara Boninsegna, Simone Frangi, Daniel Blanga Gubbay e Dennis Isaia, confermandone la sua vocazione di centro di residenza e produzione.
Una giuria internazionale, presieduta da Michelangelo Pistoletto e composta da Nico Vascellari, Danjel Andersson, Marwa Arsanios e Dora Garcìa, decreterà il vincitore tra gli artisti Robert B. Lisek, Simon Asencio, Vanja Smiljanic, Roberto Fassone, Diego Tonus, Justin Randolph Thompson, Styrmir Örn Guðmundsson, il trio formato da Jazra Khaleed, Timos Alexandropoulos e Antonis Kalagkatis e il duo composto da Gregory Dapra e Stefano Faoro.
Padrini della manifestazione, presenti al festival con lavori inediti nei tre giorni di «Live Works», saranno Jérôme Bel, Alessandro Sciarroni e Santiago Sierra, che proporrà «L’abbeveratoio» (martedì 28 e mercoledì 29 luglio, dalle ore 19), una restituzione del simbolo della svastica, noto dai tempi del Paleolitico, agli originari proprietari asiatici, screditando così l'inversione simbolica infamante subita dal simbolo con il nazismo.
Spazio, poi, a una programmazione più classica, con protagonisti della performance e della danza. Dal 30 luglio al 1° agosto Dro vedrà, infatti, esibirsi la Compagnia Abbondanza/Bertoni con il progetto inedito «Solo per Fies», i Cosmesi con «Di natura violenta», gli OHT office for a human theatre con uno spettacolo sulla ricerca coloristica di Josef Albers, i Curandi Katz con la prima di una performance dedicata ai metodi di azione non-violenta, i Fanny & Alexander con una riflessione sul rapporto tra arte ed economia e gli attori di Teatro Sotterraneo con il lavoro «Sold out», una rappresentazione in forma d’asta in cui mettono in vendita pezzi di spettacoli portati in scena nei loro dieci anni di collaborazione con Centrale Fies.
La tre giorni vedrà anche la partecipazione di Mali Weil, dei performers Navaridas e Deutinger con «Your Majesties», ispirato al discorso di Obama per il Nobel, di Roger Bernat che in «Numax-Fagor-Plus» riproporrà due assemblee operaie.
A concludere il festival sarà, nella giornata di domenica 2 agosto, una giornata dedicata agli Studio Visit, una serie di incontro con i percorsi artistici che hanno portato alle loro nuove produzioni Marta Cuscunà, Mara Cassiani, Hannes Egger, AngiUsFestA e Filippo Andreatta, nel quale il pubblico sarà invitato a offrire nuove prospettive di visione. Un festival ricco di appuntamenti, dunque, quello di Dro che si propone di restituire una visione utile, complessa e stratificata della realtà, rivelando ciò che non è ancora visibile e che lo diventerà in futuro o, al contrario, cambiando i paradigmi e riappropriandosi di un presente che guarda avanti attingendo dal passato.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Centrale Fies, località Fies, 1, Dro (Trento). Foto: Andrea Pizzalis; [fig. 2] Centrale Fies, località Fies, 1, Dro (Trento). Foto: Claudia Marini; [fig. 3] Nava¬ri¬das e Deu¬tin¬ger in scena con «Your Majesties». Foto: Daniel Schmidt

Informazioni utili 
 «Motherlode» - «Drodesera» #35. Centrale Fies, località Fies, 1, Dro (Trento). Programma: www.centralefies.it/drodesera15/program.html. Informazioni tel. 0464.504700 o info@centralefies.it. Sito internet: www.centralefies.it. Dal 26 luglio al 2 agosto 2015.