ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 27 luglio 2016

Dalle icone di Hollywood alla luce di Barbieri: l’estate espositiva di Villa Manin

Ci sono leggende del muto come Charlie Chaplin e Mary Pickford, brillanti interpreti dei primi film sonori quali Marlene Dietrich e Cary Grant, miti del dopoguerra, da Marlon Brando a Sophia Loren, da Grace Kelly a Paul Newman. Ma «Hollywood Icons», la mostra allestita fino al prossimo 9 ottobre negli spazi di Villa Manin a Passariano, non è l’ennesimo omaggio ai divi dell’epoca d’oro di Hollywood. È, invece, un tributo a chi, dietro le quinte e con il suo lavoro silenzioso, ha contribuito a creare l’alone di leggenda che circonda tante icone cinematografiche del Novecento.
Foto storiche e materiali preziosi per un totale di oltre duecento stampe permettono così di rivivere il sogno di un mondo scomparso attraverso gli scatti di fotografi di scena e ritrattisti che hanno lavorato su importanti set, a partire da Eugenee Robert Richee, del quale rimangono memorabili alcuni scatti con Marlene Dietrich, Robert Coburn, autore delle più belle immagini di Rita Hayworth, e Bud Fraker, artefice della locandina di «Colazione da Tiffany».
Gli scatti in bianco e nero che compongono questa mostra, alla sua prima tappa di un tour mondiale, provengono dalla collezione realizzata da John Kobal, giornalista e scrittore, riconosciuto come uno dei più autorevoli esperti di storia del cinema, il cui libro «The Art of the Great Hollywood Portrait Photographers» è una vera e propria pietra miliare per gli esperti del settore.
Durante la sua vita, terminata prematuramente nel 1991 all’età di 51 anni, lo studioso ha raccolto numerosi cimeli fotografici. Ciò è stato possibile grazie ai suoi frequenti viaggi a New York e Los Angeles, all’epoca in cui era corrispondente americano della BBC per la trasmissione radiofonica «Movie Go Round», negli stessi anni che videro il fallimento dei principali studi cinematografici di Hollywood.
Non poteva esserci momento più propizio per un giovane interessato ad acquisire testimonianze del glorioso passato del cinema americano, del quale rimanevano milioni e milioni di immagini fotografiche realizzate da artisti dell’obiettivo che, con il loro operato veloce, efficiente e talvolta brillante, riuscirono a promuovere lo stile hollywoodiano in tutto il mondo.
Mentre gli studi gettavano letteralmente al macero gli archivi fotografici accumulati sin dall'inizio della produzione dei film, Kobal era lì per raccogliere quanto più poteva e caricarlo nella sua station wagon. Nacque così la sua eccezionale collezione hollywoodiana di ritratti originali d'epoca.
Parecchi anni più tardi, nel 1969, fu invece l'incontro casuale con George Hurrell, il più famoso ritrattista di Hollywood, a spingere Koban a rintracciare i fotografi di scena ancora in vita che l'industria del cinema aveva in gran parte lasciato in disparte. Di questi solo Hurrell aveva continuato a lavorare; altri, come Ted Allan, Laszlo Willinger e Clarence Sinclair Bull si erano oramai ritirati.
Attraverso le interviste, che erano la specialità di Kobal, egli ottenne in prima persona informazioni sulla produzione del glamour destinato a un consumo di massa. Molti dei fotografi accettarono di stampare ancora una volta le immagini dai loro negativi, che il giornalista nel frattempo aveva acquisito dagli studi di Hollywood. Il mondo perduto registrato nei negativi 8x10 fu così resuscitato con le nuove e scintillanti stampe all'argento, anch'esse esposte in questa occasione. La mostra, della quale rimarrà documentazione in un catalogo edito da Skira, propone, infine, anche una sezione dedicata alle immagini degli stessi fotografi, una riservata al dietro le quinte dei set fotografici e con alcuni ritratti dello stesso Koban insieme a tanti protagonisti dell'universo cinematografico da lui tanto amato.
In contemporanea Villa Manin ospita anche la mostra «Ersatz Lights. Case study #1 east west» di Olivo Barbieri (Carpi, Modena, 1954), con duecento opere fotografiche, realizzate tra il 1982 e il 2014, che documentano trent’anni di ricerca sulla luce artificiale e il suo rapporto alchemico con la realtà in diversi Paesi del mondo, dal Giappone alla Cina, dal Cairo a Singapore.
In esposizione c’è anche il progetto «Cinematopgraphy», che allinea ventuno fotografie a colori e in bianco e nero che hanno per soggetto il decadimento delle sale e degli edifici dei cinematografi.
Verrà, inoltre, proiettata per la prima volta l’opera cinematografica integrale del maestro, diciassette film realizzati tra il 1995-2015, dei quali verrà realizzato anche il primo catalogo a cura dell’editore Danilo Montanari.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1 ] Burt Lancaster and Ava Gardner, 1946, [fig. 2] 8 - Director Alfred Hitchcock, 1946; [fig. 3] 9 - Audrey Hepburn, 1954; [fig. 4] Olivo Barbieri, Lugo, Ravenna, 1982

Informazioni utili 
«Hollywood Icons» e «Ersatz Lights. Case study #1 east west». Villa Manin - Passariano (Udine). Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00 (per over 65, under 18 e convenzioni), ridotto gruppi € 6,00 (minimo 15 persone), gratuito per bambini con età inferiore ai 6 anni, accompagnatori di disabili, giornalisti previo accredito alla e-mail info.@villamanin.it. Informazioni: tel 0432.821211 o www.villamanin.it. Fino al 9 ottobre 2016. 

martedì 26 luglio 2016

«Storie milanesi», Gianni Biondillo racconta Lalla Romano

Si arricchisce di un nuovo percorso il progetto «Storie milanesi», curato da Rosanna Pavoni per la Fondazione Adolfo Pini, con la collaborazione del Comune di Milano. Dallo scorso giugno la piattaforma digitale che mette a circuito quindici realtà tra case-museo, atelier d’artista e studi di architettura, offrendo al pubblico un volto inedito del capoluogo lombardo, ospita, infatti, un itinerario dedicato a Lalla Romano (Demonte – Cuneo, 1906-Milano, 2001) e alla sua residenza.
Al centro di questo nuovo percorso, corredato da un racconto di Gianni Biondillo, c’è il quartiere di Brera con la casa della scrittrice di origini piemontesi e con la Biblioteca nazionale Braidense, dove dal 2014 è presente una sala a lei intitolata, che accoglie, grazie al lavoro e alla dedizione di Antonio Ria, una parte di manoscritti, carteggi, volumi postillati, prime edizioni delle opere, dipinti, disegni, fotografie, e alcuni suoi mobili.
Donna appassionata e colta, vissuta tra Torino e Milano, Lalla Romano fu pittrice e scrittrice, ma anche insegnante, traduttrice, critica d’arte, amica, moglie e madre.
Grande interprete dell’identità e della cultura milanese del Dopoguerra, è stata allieva –su consiglio di Lionello Venturi, suo maestro all’università di Torino– della scuola di pittura di Felice Casorati.
Incoraggiata da Eugenio Montale, ha esordito, nel 1941, come poetessa con la raccolta di versi «Fiore», edita da Frassinelli.
Confortata dal sostegno di Elio Vittorini e Cesare Pavese (con cui era stata anche compagna di università e per il quale, durante la guerra, tradusse i «Trois contes» di Flaubert per i tipi di Einaudi), si è dedicata alla letteratura scrivendo numerosi romanzi, tra i quali il più conosciuto è «Le parole tra noi leggere», che gli è valso il Premio Strega nel 1969.
Critici come Carlo Bo, Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini hanno indicato nei suoi scritti la ricerca della verità, evidenziando la struttura sperimentale della sua scrittura, in bilico tra classicità e modernità.
Lalla Romano squadernava nelle sue opere la sua esistenza, senza posa e senza sconti. La scrittrice amava dire: «per me scrivere è stato sempre cogliere, dal tessuto fitto e complesso della vita qualche immagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarla di silenzio». Il suo vissuto personale e il suo rapporto con le persone erano le cornici che animavano la sua narrazione, certamente autobiografica, ma mai diaristica o troppo intima.
Lalla Romano era anche una donna seria, rigorosa, tenace e dal temperamento forte e temprato. Non era una che le mandava a dire. «Siccome non sono potente -affermava-, sono prepotente». Lo sapeva bene Giulio Einaudi che si vide recapitare una copia della prima silloge della scrittrice, «Fiore», con questa dedica: «a chi non ha mai voluto stampare questo libro». Nacque così l’amicizia e il lungo rapporto di collaborazione tra i due intellettuali, un rapporto che vide, negli anni, la stampa da parte di Einaudi di volumi come «La penombra che abbiamo attraversato», «Tetto Murato», «L'eterno presente. Conversazione con Antonio Ria», «Inseparabile», «In vacanza col buon samaritano, «Le lune di Hvar», «Nei mari estremi», «Nuovo romanzo di figure», «Un sogno del Nord» e «Dall'ombra».
Lalla Romano non amava la vita mondana: «ho scritto dei libri» –diceva con ironia– «ma non sono vissuta “da scrittrice”. Non ho neanche la classica fotografia con un gatto». L’autrice non disdegnava, però, di frequentare luoghi come il Blue Bar, la libreria di via Manzoni, la Scala di Milano, dove poteva incrociare pensieri e passioni con altri intellettuali del tempo come Vittorio Sereni, Gillo Dorfles o Ernesto Treccani, senza dimenticarsi mai di essere una donna come tante: madre, moglie e lavoratrice. Lalla Romano era, infatti, per molti solo e semplicemente Graziella Monti, «consorte di un impiegato di banca», come lei stessa scrisse nell’«Autodizionario degli scrittori italiani» a cura di Felice Piemontese, e insegnante alla scuola media «Arconati».
Questa vita avventurosa rivive ora grazie al progetto «Storie milanesi», uno strumento virtuale che, nella realtà, accompagna il viaggiatore in un percorso urbano inedito nei luoghi più simbolici di Milano, rivisti attraverso lo sguardo sensibile di cittadini che ci hanno lasciato un patrimonio di cultura, di saperi e di bellezza.
Franco Albini, Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, Renzo Bongiovanni Radice e Adolfo Pini, Antonio Boschi e Marieda Di Stefano, Achille Castiglioni, Alik Cavaliere, Vico Magistretti, Alessandro Manzoni, Francesco Messina, Nedda Necchi e Angelo Campiglio, Mario Negri, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, Emilio Tadini ed Ernesto Treccani sono i personaggi che, attraverso i propri luoghi dell’abitare domestico e professionale, trovano voce nei racconti scritti da Gianni Biondillo, restituendo al visitatore il volto di una Milano inedita.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lalla Romano, Autoritratto con veletta, 1938; [fig. 2] Lalla Romano con le sue allieve nella scuola Arconati di Milano, fine anni Quaranta; [fig. 3] Ritratto di Antonia Mulas per il libro Le metamorfosi di Lalla Romano (Einaudi, 1938); [fig. 4] Particolare della casa di Lalla Romano a Milano, in via Brera 17

Informazioni utili 
«Storie milanesi». Sito internet: www.storiemilanesi.org. Informazioni: Fondazione Adolfo Pini, corso Garibaldi, 2 - Milano, tel. 02.874502. Sito internet: www.fondazionepini.it.

lunedì 25 luglio 2016

Varese, l’allestimento del conte Panza torna a rivivere nella villa del Fai

Si respira l’aria di un tempo a Villa Panza, dove è stato da poco ripristinato l’allestimento originale delle collezioni raccolte, con passione e dedizione, dal conte Giuseppe Panza di Biumo nell’arco della sua vita. Era dal 2013 che la residenza varesina, oggi di proprietà del Fai –Fondo per l’ambiente italiano, non si presentava nella sua veste originaria.
I visitatori potranno così, per esempio, tornare ad ammirare le due sale della piccola galleria espositiva che custodisce sette importanti lavori di Ettore Spalletti, scultore e pittore di fama internazionale, esponente dell’area del riduzionismo e del colore unico.
Nella prima stanza, sulle pareti, si trovano due opere realizzate a impasto di colore su tavola, «Rosa Verticale» (1991) e «Tutto Tondo» (1989), che dialogano con altrettanti lavori a tronco di cono collocati sul pavimento, entrambi intitolati «Vaso» e datati rispettivamente 1988 e 1992. Nella seconda stanza si trovano, invece, le opera «Ali Grigio Neutro» (1988), «Vaso» (1989) e «Acquasantiera» (1986), in marmo statuario di Carrara e acqua. Le opere di Spalletti esposte -sculture e quadri coperti da uno strato di gesso colorato– richiamano alla mente i colori degli affreschi del Beato Angelico. Il lavoro dell’artista è completamente astratto, ma possiede un’intima relazione con l’ambiente in cui vive e con l’antica cultura mediterranea fatta di forme di elementare semplicità e colori come rosa, celeste, grigio chiaro, che richiamano alla mente le tonalità degli ulivi argentati, del mare e della luce primaverile.
Torna in Sala Spalletti, sopra il camino, anche «Wax n. 38» (1991), uno dei lavori a olio, cera e legno di Stuart Arends, le cui opere sono visibili anche in tutta l’ala sud al primo piano.
In questa parte della villa sono state anche riallestite le stanze tematiche dedicate a Phil Sims, Winston Roeth, Ruth Ann Fredenthal e Ford Beckman.
Hanno fatto ritorno al primo piano anche quattro superfici a olio e cera su tela di Allan Graham: 1x1 (1989), «See of Dreams» (1988), «Sky Reins» (1990) e «Equally Possibilitie-s Prevail» (1988). Mentre nella sala della veranda che precede i rustici sono state nuovamente collocate le opere «Blind from one side» (1993-1994), «Apology» (1993-1995), «60.000 tears» (1982-1990), «Rory» (1993), «For the return» (1991-1993) di Lawrence Carroll, artista australiano contemporaneo cantore dei margini metropolitani e del mondo invisibile della coscienza. I colori da lui usati sono bianchi, gialli, grigi; le sue opere sono macchie, superfici dipinte su tela attaccata a un supporto di legno, una cassa trovata in strada e adattata a divenire un quadro a tre dimensioni.
Grande rientro anche per Christiane Löhr, l’artista tedesca che nel 2012, a due anni di distanza dalla sua personale organizzata con Giuseppe Panza di Biumo, ha donato due sculture alla villa: «Tre cubi» (2010, 2005, 2010) e «Piccola elevazione, forma d’archi» (2010). Nel suo lavoro troviamo la poesia delle piccole cose, quelle che si possono scovare camminando tra i campi e che rivelano la nostra vera natura: siamo viventi come le erbe dei prati.
Saranno riallestite nell’ala sud anche le opere di Ford Beckman, artista che è stato recentemente ospite dl Vangi Sculpture Garden Museum di Shizuoka in Giappone con una mostra personale a cura di Germano Celant.
Il pubblico potrà, inoltre, ammirare le installazioni site-specific del progetto «Art in Nature», durato tre anni e concluso nel 2015. Si tratta delle opere «A tribute to the Carpinata Gallery» e Embrace» (2013) di Stuart Ian Frost e «The Slope» (2014) di Bob Verschueren, realizzate interamente con materiali naturali e in perfetta simbiosi con la vegetazione, le specie arboree e le geometrie del giardino, alle quali è accostato «Cupressus I» di Peter Randall-Page, un lavoro realizzato nel 2008 con granito ricavato da un masso erratico glaciale in Finlandia e caratterizzata da profonde incisioni con forme esagonali e pentagonali che rimandano alla geometria della natura.
Lungo il percorso espositivo, negli spazi delle Scuderie al piano terra, si potrà, inoltre, «New York, Novembre 8, 2001, I, II, III, IV», l’opera in cinque atti di Wim Wenders dedicata a Ground Zero V, entrata in collezione nel 2015. Negli stessi spazi sono ospitati anche «Varese Scrim 2013» di Robert Irwin e l’ambiente di luce realizzato nel 2013 da James Turrell appositamente per Villa Panza.
La visita alla villa offrirà, inoltre, l’opportunità di contemplare al centro del cortile d’onore l’opera «Cone of Water» di Meg Webster, che è stata esposta nella mostra «Natura naturans. Roxy Paine e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015)», appena conclusa.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Equally Possibilitie-s Prevail, Allan Graham. Foto di Arenaimmagini.it,2013. © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [fig. 2] Ganzfeld Sight Unseen, James Turrell. © Florian Holzherr; [fig.3] Sala Spalletti, Foto di Arenaimmagini.it,2013 © FAI - Fondo Ambiente Italiano; [fig. 3] Tre cubi, Christiane Loehre. © Wolfgang Burat

Informazioni utili 
Villa e collezione Panza, piazzale Litta 1, Biumo - Varese. Orari: ore 10.00-18.00; la biglietteria chiude alle ore 17.15. Ingresso: villa senza Ganzfeld di Turrell - intero € 10,00; ridotto (ragazzi 4 - 14 anni) € 4,00; iscritti al Fai gratuito, studenti (15-26 anni) € 5,00, con carta dello studente (15-19 anni) € 3,00; famiglie (2 adulti + fino a 4 bambini) € 24,00 | ingresso al Ganzfeld di Turrell - intero, studenti e iscritti FAI € 3,00, ridotto (4-14 anni) gratuito se accompagnati dai genitori | Ingresso al solo parco intero €3,00; ridotto (ragazzi 4 – 14 anni) € 1,00; residenti nella città di Varese gratuito tutti i martedì. Informazioni: tel. 0332.283960 o faibiumo@fondoambiente.it. Sito web: www.villapanza.it.