ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 22 febbraio 2017

Maurizio Scaparro dona il suo archivio alla Fondazione Giorgio Cini

Si arricchisce di un nuovo tesoro la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 23 febbraio l’Istituto per il teatro e il melodramma, naturale evoluzione del Centro studi per la ricerca documentale sul teatro e il melodramma europeo, acquisirà l’Archivio personale di Maurizio Scaparro, preziosa raccolta documentale relativa alla carriera dell’artista che spazia dagli anni Sessanta ai giorni nostri.
All’atto formale di donazione, previsto per le ore 11, saranno presenti lo stesso Maurizio Scaparro, con Maria Ida Biggi e i critici teatrali Anna Bandettini («La Repubblica») e Maria Grazia Gregori (curatrice del volume «Scaparro. L'illusione teatrale»).
L’archivio Scaparro, del quale per l’occasione verrà esposta una selezione di materiali all’interna della Biblioteca del Longhena, è prevalentemente composto da faldoni contenenti note di regia, copioni, programmi di sala, inviti, locandine, manifesti, foto di scena, rassegne stampa, interviste, bozzetti di scena, figurini per costumi, lettere, pubblicazioni, riprese video e audio.
La documentazione relativa alle regie teatrali, di prosa e lirica, include titoli fondamentali per la carriera del maestro, divenuti storici; tra questi «La Venexiana» (1965), «Don Chisciotte» (1983), «Memorie di Adriano» (1989), «La Bohème» (2007) ed «Eleonora, ultima notte a Pittsburgh» (2011).
Oltre ai materiali riguardanti le regie teatrali, molti sono quelli afferenti alle regie cinematografiche e televisive, insieme a quelli relativi alle mostre curate, agli eventi e ai periodi di direzione artistica dei teatri in Italia e in Europa. Una vasta sezione testimonia, inoltre, il lavoro svolto da Scaparro negli anni di direzione della Biennale Teatro, segnati dallo storico rilancio del Carnevale di Venezia.
A questi materiali documentali si affianca una collezione di manifesti, locandine e programmi di sala, insieme a una preziosa e puntuale rassegna stampa.
A completamento dell’archivio si colloca un ricco fondo fotografico che, oltre a essere un elemento fondamentale per la ricostruzione e lo studio degli eventi scenici e delle manifestazioni curate dal maestro, offre un inedito spaccato del teatro e dello spettacolo italiano della seconda metà del Novecento.
L’Archivio di Maurizio Scaparro è un corpus in continua evoluzione: nel corso degli anni, infatti, verrà incrementato con l’aggiunta di materiali relativi alle regie attuali e a quelle future del maestro. La donazione segna, inoltre, l’inizio di una fruttuosa collaborazione fra l’Istituto per il teatro e il melodramma e Maurizio Scaparro che ha affidato alla Fondazione Giorgio Cini la custodia attiva della memoria della sua opera. In coordinamento con il maestro, L’istituto si impegna a realizzare e promuovere una serie di attività scientifiche e culturali intorno al vasto archivio documentale.

Informazioni utili
Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore (Venezia), tel. 041.2710306, email: teatromelodramma@cini.it. Sito internet: www.cini.it.

martedì 21 febbraio 2017

Renato Pozzetto sul palco del Manzoni di Busto

Dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema con più di sessanta film: sono questi i numeri della carriera di Renato Pozzetto, il noto comico lombardo che venerdì 3 marzo, alle ore 21, sarà in scena al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio con l’one man show «Siccome l’altro è impegnato».
Lo spettacolo, inserito nel cartellone cittadino «BA Teatro», è il sesto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea, da Stefania Sandrelli a Sebastiano Somma, da Anna Galiena a Enzo Decaro.
Con questo nuovo progetto teatrale, che lo vede vestire anche i panni dell’autore e del regista, Renato Pozzetto porterà in scena nella sala bustese di via Calatafimi un nuovo e originale esperimento teatrale: il cine-cabaret. Si tratta di «un viaggio -afferma la produzione dello spettacolo- dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici».
Spezzoni ripresi da alcune delle pellicole più fortunate come «È arrivato mio fratello» e «Il ragazzo di campagna», dialogheranno, infatti, con sketch e battute dal linguaggio surreale e stralunato, ripercorrendo così, in due ore di sorprendente comicità, l’intera carriera del comico lombardo. Dagli inizi degli anni Sessanta, sul palcoscenico del Derby di Milano, alle grandi collaborazioni e amicizie degli anni a venire, come quella con Enzo Jannacci, tutto l’universo creativo di Renato Pozzetto va, dunque, in scena con lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato», dove l’altro è Cochi, suo partner storico.
Cornice indispensabile della serata sarà la musica, eseguita dal vivo da un’orchestra formata da quattro elementi, che permetterà al pubblico di riassaporare brani evengreen del cabarettista come «Bella bionda», «Nebbia in Val Padana» e «La vita l’è bela».
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di giovedì 23 marzo, alle ore 21, con Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione protagonisti dello spettacolo «Ieri è un altro giorno», versione italiana, a firma di Luca Bercellona e David Conati, di una divertente commedia francese scritta da Silvain Meyniac e Jean Francois Cros, vincitrice del Premio Molière nel 2014, che vede alla regia Eric Civanyac.
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio sarà aperto da venerdì 24 febbraio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono già acquistabili on-line sul sito www.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.

Informazioni utili 
«Siccome l'altro è impegnato», con Renato Pozzetto. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Orari botteghino: da venerdì 24 febbraio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Venerdì 3 marzo 2017. 


lunedì 20 febbraio 2017

Eliseo Mattiacci al Mart di Rovereto

«Vorrei che nel mio lavoro si avvertissero processi che vanno dall’età del ferro al Tremila». Sono queste parole a fare da filo rosso alla mostra di Eliseo Mattiacci allestita fino a domenica 12 marzo al Mart di Rovereto.
La rassegna, curata da Gianfranco Maraniello,fa dialogare le monumentali installazioni dell’artista di Cagli, classe 1940, con le raccolte del museo trentino, con la visione antitradizionale della scultura di Ettore Colla e con lo spazialismo di Lucio Fontana.
Il percorso antologico, che spazia dagli esordi degli anni Settanta a oggi, racconta la parabola dello scultore, presentando opere raramente allestite o mai esposte in un museo. Tra i lavori in mostra si trova, per esempio, «Locomotiva» (1964), un lavoro degli esordi, in cui sono presenti intuizioni e temi che saranno determinanti per lo sviluppo successivo della poetica dell’artista. Nel percorso di visita si incontrano, poi, sculture che per complessità e misura sono di difficile installazione, come la celebre «Motociclista» (1981) che, esposta solo due volte nell’81 e nell’82, preannuncia il passaggio dalla dimensione terrestre a quella cosmica. Sono esposte a Rovereto anche «La mia idea del cosmo» (2001), in cui emergono una dimensione sognante e contemplativa, e «Piattaforma esplorativa» (2008).
Sono, inoltre, presenti lungo il percorso espositivo lavori entrati nella storia delle Biennali veneziane del 1972 e del 1988, entrambe a cura di Giovanni Carandente. Nella prima delle due Biennali un’intera sala era dedicata a Mattiacci, che allestì quattro opere, due delle quali inserite nella mostra di oggi al Mart: «Cultura mummificata» e «Tavole degli alfabeti primari». A Venezia nell’88 fu, invece, esposta la scultura «Esplorazione magnetica».
L’esposizione presenta anche una ventina di disegni, eseguiti principalmente in inchiostro e grafite, contrappuntano la monumentalità delle installazioni. Quello del disegno è un linguaggio per il quale Mattiacci è meno noto. Questi lavori non hanno a che fare con la progettazione delle sculture, ma costituiscono una raccolta di idee e suggestioni che si relazionano, a livello tematico e semantico, con la cosmologia dell’artista.
Una costante del suo lavoro, sottolineato in mostra con decisione, è, infatti, la messa in questione delle tendenze culturali più diffuse. I lavori del maestro scardinano la convenzionalità della compiutezza dell’opera a favore dei gesti fondativi dell’arte e di una decostruzione dei paradigmi dominanti.
Con l’artista di Cagli, la scultura abbandona presto il piedistallo e si trasforma in dispositivo che appartiene allo spazio e, al medesimo tempo, eccede i suoi confini, muovendo verso dimensioni energetiche, esistenziali, cosmologiche.
«Gli interventi di Mattiacci indirizzano –si legge nella presentazione della mostra- a un’esperienza dell’universo che si compie nel disvelamento di potenze invisibili come quelle del magnetismo e della conduzione elettrica, in ritualità arcaiche, nella propagazione delle onde sonore di un gong, nella predisposizione di unità di misura umane, tracciati orbitali e vie di conoscenza all’ignoto attraverso scritture, metriche, strumenti meccanici e tecnologici in una tensione prometeica verso l’infinito».

Informazioni utili 
Eliseo Mattiacci. Mart, corso Bettini, 43 - Rovereto. Orari: ore 10.00-18.00; venerdì, ore 10.00-21.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 7,00. Informazioni: tel. 800.397760; tel. 0464.438887. Sito internet: www.mart.trento.it. Fino al 12 marzo 2017. 



venerdì 17 febbraio 2017

Mart di Rovereto, un anno tra grandi mostre e promozione del territorio

Si preannuncia ricco il calendario espositivo del Mart per il 2017. Dopo il successo della passata stagione, che ha visto un aumento dei visitatori e una riorganizzazione delle collezione museali, l’istituzione trentina lavorerà quest’anno seguendo tre principali direttive: la valorizzazione del patrimonio e dell’architettura, la produzione di grandi mostre e la promozione del territorio.
A quattordici anni dalla sua inaugurazione, si rende necessario un restyling della struttura per migliorarne gli standard museali e la qualità della fruizione; il lavoro sarà eseguito ancora una volta da Mario Botta, che, progettando il museo, ne ha definito la forte identità architettonica.
Grande spazio nella programmazione avranno soprattutto le collezioni permanenti, che permettono di attraversare centocinquanta anni di storia dell’arte, dalla fine del XIX secolo a oggi, attraverso opere di autori quali Alberto Burri, Lucio Fontana, Pietro Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz e Salvatore Scarpitta.
In questo quadro si preannunciano focus tematici sulle opere provenienti dalle raccolte di Alessandra Allaria, Panza di Biumo e Gemma De Angelis Testa che fanno parte e entreranno a far parte del patrimonio museale dell’istituzione roveretana.
La prima collezione, quella di Alessandra Allaria, porterà con sé un nucleo significativo di lavori firmati da Mario Sironi (dal 5 marzo all’11 giugno 2017); mentre la mostra «Collezione Panza di Biumo. La materia della forma» (dal 2 aprile 2017) permetterà una miglior messa a fuoco della scuola minimalista e concettuale attraverso la presentazione di opere come «43 Drawings» (1971-1972) di Hanne Darboven, «Wall Drawing No.152» (1973) di Sol LeWitt e «An Eleven Day Wandering Walk. Australia» (1982) di Hamish Fulton, solo per fare qualche esempio. La collezione di Gemma De Angelis Testa permetterà, invece, di confrontarsi con artisti come Fischli & Weiss, Adrian Paci e Mark Leckey.
All’interno della politica di valorizzazione del patrimonio museale, risultano chiaramente centrali la figura di Fortunato Depero e la Casa d’arte futurista a lui intitolata, che sarà anche essa oggetto di interventi tecnici volti ad aumentare gli standard museali. L’opera dell’artista trentino verrà promossa con particolare attenzione nella programmazione roveretana, ma anche in grandi mostre organizzate altrove come la monografica «Depero il Mago» alla Fondazione Magnani Rocca (18 marzo – 2 luglio 2017) o l’esposizione «Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia» ai Musei San Domenico di Forlì (11 febbraio- 18 giugno 2017).
A Casa Depero è, invece, visibile per la prima volta la celebre scenografia ideata dall’artista per «Le chant du Rossignol», il balletto ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen, musicata da Igor Strawinskij. La scenografia fu commissionata a Depero nel 1916 da Sergej Pavlovič Djagilev, impresario dei Balletti Russi, ma venne realizzata solo nel 2000 quando il teatro Massimo di Palermo decise di proporre lo spettacolo e costruì quadri scenici e costumi partendo da materiali originali deperiani.
Ricco è anche il programma delle grandi mostre che verranno proposte durante il 2017 dal Mart, confermando l’impegno del museo sui fronti della ricerca e della qualità della proposta. La primavera porterà, per esempio, a Rovereto la grande e attesa mostra «Grazia Toderi e Orhan Pamuk. Words and stars» (dal 2 aprile al 2 luglio 2017), a cura di Gianfranco Maraniello, nella quale il premio Nobel per la letteratura 2006 dialogherà con la nota artista contemporanea sulle affinità esistenti tra ingenue domande metafisiche e la gioia di guardare le stelle.
L’estate sarà, invece, dedicata alla mostra «Un’eterna bellezza - Capolavori dell’arte italiana nel primo Novecento» (dal 2 luglio al 5 novembre 2017), realizzata in collaborazione con la Fundación Mapfre di Madrid. L’idea di classicità e la ricerca di un canone volti a creare una nuova modernità sono i due temi che faranno da filo conduttore alla rassegna, a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Sempre nei mesi estivi sarà possibile vedere una mostra su Armando Testa (dal 22 luglio al 15 ottobre 2017), il più importante pubblicitario italiano del secolo scorso, a cura di Gianfranco Maraniello.
Mentre durante l’autunno il Mart proporrà, in collaborazione con il Madre di Napoli, la prima retrospettiva italiana su Carlo Alfano, per la curatela di Denis Isaia e Gianfranco Maraniello, e una mostra, a cura di Alberto Salvadori, sulla breve e densa esperienza creativa di Francesco Lo Savio.
L’anno si chiuderà con una grandiosa esposizione internazionale, che accompagnerà i visitatori nel 2018: «Realismo Magico: l'arte italiana tra metafisica e nuova oggettività 1920-1930» (3 dicembre 2017 – 4 marzo 2018), a cura di Gabriella Belli, Valerio Terraroli e Alessandra Tiddia.
La promozione del territorio sarà, invece, centrale nella sede della Galleria civica di Trento, dove peraltro viene portata avanti l’attività dell’Adac, l’Archivio degli artisti attivi in Trentino.
Una prima mostra sulle pratiche architettoniche e artistiche degli anni Settanta a Trento è quella curata insieme a Campomarzio. Con «Almanacco 70», l’istituzione culturale narra il territorio e la sua storia più recente, mettendo in campo una sinergia con un giovane collettivo indipendente il cui nome ha superato da tempo i confini provinciali per giungere fino alla Biennale di Architettura di Venezia. La seconda mostra, «Legno | Lën | Holz», a cura di Gabriele Lorenzoni, porterà a Trento le rinomate sculture lignee degli artisti regionali più rilevanti attualmente attivi nell’area dolomitica, con una particolare attenzione alla scuola gardenese, che per quantità e qualità non ha pari in Europa. Chiude l’anno la prima personale di Jacopo Mazzonelli, curata da Margherita de Pilati e da Luigi Fassi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Christiane Löhr, Zusammentreffen (Incontro), 2003, semi di edera e semi di caglio, Panza Collection, Mendrisio. Photo: Alessandro Zambianchi - Simply .it, Milano; [fid. 2] Menabò originale di Documento Sud n. 5, 1960, Mart, Archivio del '900, fondo Martini; [fig. 3] Felice Casorati Ritratto di Renato Gualino, 1923-1924 olio su compensato, 97 x 74,5 cm Istituto Matteucci, Viareggio

Informazioni utili 
www.mart.trento.it 


giovedì 16 febbraio 2017

«Lo schermo dell’arte», a Venezia tre giorni tra cinema e creatività

«Lo schermo dell’arte», film festival fiorentino diretto da Silvia Lucchesi, ritorna a Venezia. Da giovedì 2 a domenica 5 marzo il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà, per il quarto anno consecutivo, la rassegna che indaga le relazioni esistenti tra cinema e arte contemporanea. Dieci i film d’artista e i documentari in agenda a cominciare dal lungometraggio «Eva Hesse» di Marcie Begleiter, in cartellone alle ore 18 di giovedì 2 marzo.
Il film ricostruisce la storia dell’artista americana, figura fondamentale nella definizione dell’estetica minimalista, attraverso i diari, la corrispondenza con l’amico e mentore Sol LeWitt e le testimonianze di artisti che la conobbero e la frequentarono come Carl Andre, Robert e Sylvia Mangold, Richard Serra e Dan Graham. Ne emerge la figura di una donna forte che, con la sua tenacia, è stata capace di lasciare un segno indelebile a New York, in un ambito dominato da artisti pop e minimalisti di sesso maschile.
La sua breve carriera -Eva Hesse morirà di tumore all'età di 34 anni- è stata contrassegnata da una produzione complessa nella quale la pittura è contraddistinta non come una superficie bidimensionale, ma come objets trouvés fatti di materiali di vario tipo come corde, spago, fili, gomma e vetroresina che si protendono nello spazio dell’osservatore. Le sue sculture realizzate in lattice, fibra di vetro e plastica hanno contribuito alla nascita del minimalismo degli anni ’60 e ’70 e hanno influenzato una nuova generazione di artisti.
La programmazione proseguirà, alle ore 20, con le proiezioni dei film «A Brief Story of Princess X» di Gabriel Abrantes e «Ismyrne» del duo artistico libanese composto da Joana Hadjithomas e Khalil Joreige. Il primo film racconta la storia dell’eccentrica e altezzosa principessa Marie Bonaparte, pronipote di Napoleone, che fu scrittrice, psicoanalista e pioniera della libertà sessuale. Di lei rimane la nota opera «Principess X» (1916), firmata da Costantin Brâncuși, ovvero una testa ovoidale leggermente inclinata e dal collo lungo che termina in un busto pieno, dall’ambiguo significato: una sinuosa forma fallica in bronzo specchiante. Il secondo film indaga, invece, sui concetti di identità e appartenenza raccogliendo le parole della poetessa e artista Etel Adnan.
Venerdì 3 marzo, dalle ore 18, il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà due proiezioni. Si incomincerà con il documentario «Hockney» di Randall Wright, ritratto dell’artista britannico David Hockney, esponente negli anni Sessanta della pittura Pop britannica, conosciuto anche per le sperimentazioni figurative tramite l’uso di Polaroid, fax, iPhone e iPad. Seguirà la visione di «Where is Rocky II? », nuova opera del premio Oscar francese Pierre Bismuth, narrazione in bilico tra diversi generi cinematografici, basata sulla ricerca ossessiva di un finto masso dipinto e in seguito nascosto nel Mojave Desert da Ed Ruscha nel 1979.
Sabato 4 marzo, sempre alle ore 18.00, il programma è introdotto da «#Artoffline» di Manuel Correa, una riflessione sulle modalità di fruizione on-line delle opere e su come queste abbiano modificato il nostro approccio nei confronti dell’arte. A seguire è in agenda la proiezione di «Sudan», il documentario di Luca Trevisani che racconta l’esistenza dell’ultimo esemplare vivente di rinoceronte bianco settentrionale, attraverso inquadrature lente e ravvicinate che ne descrivono il prezioso corpo come se si trattasse di un’opera d’arte morente. Conclude la serie «Remainder», il primo lungometraggio di finzione firmato da Omer Fast, che riflette sulle oscillazioni tra verità e realtà fittizia, svelando la natura effimera della mente umana, a partire dall’omonimo romanzo di Tom McCarthy.
Il programma si chiuderà domenica 5 marzo con la proiezione di due titoli dedicati al mondo dell’arte contemporanea. Si inizierà con «The Chinese Lives of Uli Sigg» di Michael Schindhelm, che tratta la vicenda del grande collezionista svizzero che per primo si è interessato alla nuove generazioni cinesi. La cinepresa ci accompagnerà nella visita agli atelier di artisti come Ai Weiwei, Wang Guangyi e Fang Lijun, per poi far vedere il cantiere del nuovo progetto per M +, museo progettato da Herzog & de Meuron, che aprirà nel 2019 a Honk Kong, al quale Uli Sigg ha ceduto la maggior parte delle opere di arte cinese contemporanea della sua raccolta.
A chiudere la programmazione sarà, invece, la proiezione di «Don’t Blink Robert Frank», un esclusivo ritratto del celebre fotografo e documentarista americano che per la prima volta accetta di lasciarsi intervistare dalla sua collaboratrice e montatrice Laura Israel. Il film narra della sua vita come artista e, soprattutto, come uomo: le sperimentazioni cinematografiche oltre il documentario, i progetti fotografici, la vita privata, le amicizie e la drammatica perdita della figlia. Ne scaturisce uno straordinario ritratto, poetico e ruvido insieme, assimilabile ai lavori stessi di uno dei più celebri fotografi del nostro tempo.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Una scena di «Eva Hesse» di Marcie Begleiter; [fig. 2] Una scena di «Hockney» di Randall Wright; [fig. 3] Una scena di «A Brief Story of Princess X» di Gabriel Abrantes; [fig. 4] Una scena di «The Chinese Lives of Uli Sigg» di Michael Schindhelm 

Informazioni utili 
«Lo schermo dell’arte». Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260 – Venezia. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: www.schermodellarte.org o www.palazzograssi.it. Dal 2 al 5 marzo 2017.