ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 9 giugno 2017

Shakespeare sotto le stelle di Roma

È uno degli appuntamenti più attesi dell’estate romana. Stiamo parlando della stagione del Silvano Toti Globe Theatre, unico teatro elisabettiano in Italia, fatto costruire nel 2003 per i cent’anni di Villa Borghese, che giovedì 22 giugno inaugura un nuovo cartellone con «Troppu trafficu ppi nenti», uno spettacolo in cui lo scrittore Andrea Camilleri e il regista Giuseppe Dipasquale si sono divertiti a mettere in scena un mistero che si celerebbe dietro la vita e le opere del Bardo. Una serie di coincidenze, infatti, porterebbero a credere che William Shakespeare fosse in realtà siciliano e più precisamente un certo Michele Agnolo Florio Crollalanza, di origine quacquera, che, per sfuggire alle persecuzioni religiose, visse tra Messina, Venezia, Verona, Stratford e Londra. Fu autore di molte tragedie e commedie, alcune delle quali sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come «Troppu trafficu ppi nnenti», scritta in messinese, che potrebbe essere l'originale di «Troppo rumore per nulla» di Shakespeare, apparsa cinquant’anni dopo.
Lo spettacolo, in cartellone fino al 2 luglio, è già stato ospite al Silvano Toti Globe Theatre così come il secondo appuntamento della rassegna estiva che, dal 7 al 16 luglio, rivedrà salire sul palco Gigi Proietti in veste di attore con «Edmund Kean» di Raymond Fitz Simons. Il testo è un'occasione per entrare nel segreto del camerino, luogo in cui monologhi, battute, idee prendono e perdono forma. In scena c’è un attore solo, colto poco prima di salire sul palcoscenico e di dar vita a una storia. Beve, si trucca ma soprattutto interpreta e si interroga sulle parole di Shakespeare, passando in rassegna una vita di battaglie e successi. È Edmund Kean, grande interprete inglese del primo Ottocento, idolatrato dal pubblico e dalla critica che ne decretarono l'ascesa dal ruolo di Arlecchino ai grandi protagonisti shakespeariani, e poi la rovinosa decadenza. Il suo merito è quello di aver scardinato la forma classica della recitazione, in contrapposizione alle interpretazioni di un altro grande attore inglese, John Kemble, inventando una recitazione emozionale e moderna.
Gigi Proietti lascerà il palco a un altro attore molto amato: Daniele Pecci che, dal 21 luglio al 6 agosto, proporrà al pubblico l’«Enrico V», vestendo anche i panni del regista.
La programmazione proseguirà con uno spettacolo cult del Silvano Toti Globe Theatre: dal 9 al 20 agosto, andrà in scena per l’undicesimo anno consecutivo «Sogno di una notte di mezza estate», a firma dell’indimenticabile Riccardo Cavallo. Grandi e piccoli potranno emozionarsi con le magnifiche scene e i costumi da sogno di questa storia che racconta il tempo breve della felicità con un sottile sottofondo di malinconia. L’opera è stata scritta in occasione di un matrimonio e rappresenta, come una scatola cinese, un mondo stregato in cui dominano il capriccio e il dispotismo. Linguaggi diversi vi si intrecciano: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche, e quello degli artigiani, in cui la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso raffinato.
Spettacolo non nuovo per il pubblico del Silvano Toti Globe Theatre è anche quello in agenda dal 24 agosto al 10 settembre, quando Loredana Scaramella firmerà ancora una volta la regia de «Il mercante di Venezia», ) un testo dai toni contrastanti, in cui si affronta il tema della tolleranza e lo scontro fra clemenza e giustizia.
Nuovo, invece, l’allestimento del «Macbeth», curato da Daniele Salvo, in cartellone dal 15 settembre al 1° ottobre. La volontà di potere e di predominio che divora tutto è al centro della tragedia, che si configura in questo allestimento, regolato dalle leggi del sogno e del sonno, come «un precisissimo iter all'interno del cuore e della mente di un uomo che sembra destinato al vertice della società, ma che diviene invece vittima della fragilità e della manipolazione. Vittima del suo stesso lato oscuro che si fa carne in un alter ego formidabile: Lady Macbeth».
Toni più gioiosi, uniti ad altri più cupi si ritrovano, invece, in Much Ado About Nothing (Molto rumore per nulla), il nuovo spettacolo in lingua inglese, con la regia di Chris Pickles, che va in scena dal 5 al 15 ottobre , a chiusura della stagione.
A corredo del cartellone ci saranno anche una serie di appuntamenti speciali. Si inizierà con un viaggio tra i sonetti d’amore del Bardo, per la regia di Melania Giglio (lunedì 26 giugno, 10 luglio, 28 agosto e 4 settembre). Si proseguirà con «Playing Shakespeare», un percorso alla scoperta dello scrittore inglese, tra musica e parole, con qualche sorpresa, gioco e molta leggerezza (giovedì 13 luglio, lunedì 18 e 25 settembre, lunedì 9 e martedì 10 ottobre). Infine con «Il canto di Shakespeare» (lunedì 24 e 31 luglio), il Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese ospiterà per la prima volta un concerto elisabettiano originale con musica e parole. Le musiche di scena saranno portate in palcoscenico dall'ensemble rinascimentale «Musica Antiqua Latina», diretta da Giordano Antonelli, con il tenore Andrès Montilla Acurero; la lettura e l'interpretazione sarà affidata a Pamela Villoresi. La drammaturgia è di Michele Di Martino, la regia di Francesco Sala.
È, dunque, tutto pronto a Roma per una nuova stagione di grande teatro shakespeariano immersi nel verde di Villa Borghese Un’occasione, questa nuova rassegna capitolina, per ricordarci ancora una volta che «siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita».

Informazioni utili 
Stagione 2017 del Silvano Toti Globe Theatre. Villa Borghese, largo Aqua Felix (piazza di Siena)- Roma. Orari:. Ingresso: con biglietto | botteghino dal 14 giugno in viale P. Canonica (tutti i giorni, dalle 15 alle 19, e nei giorni di spettacolo fino alle 21.15) | circuito Ticket One. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00) . Sito internet: www.globetheatreroma.com. Dal 22 giugno al 15 ottobre 2017.

giovedì 8 giugno 2017

«Corso Polonia», a Roma un festival sulla cultura della Vistola

È considerata la «regina dei fiumi» polacchi, con i suoi oltre mille chilometri di lunghezza. Attraversa città come Varsavia, Cracovia, Danzica, Toruń, Płock, Bydgoszcz, Kazimierz Dolny e Sandomierz. Da qualche anno è anche una dei protagonisti della dinamica vita culturale e sociale del Paese, con la sua flora incontaminata, i suoi locali alla moda e le tante attività ricreative. Stiamo parlando della Vistola, «luogo di nascita e connessione di civiltà, comunità e organizzazioni politiche, da sempre legato in modo particolare alla vita della Polonia». A questo fiume, di cui quest’anno il Parlamento della Repubblica polacca festeggia la prima apertura al libero utilizzo, datata 1467, è dedicata anche la quindicesima edizione di «Corso Polonia», il festival della cultura polacca, con cui si festeggiano anche i venticinque anni di attività dell’Istituto polacco di Roma (la festa sarà in agenda nella serata di mercoledì 14 giugno, dalle ore 18.30).
Dalle arti figurative allo sport, dalla danza alla musica, dal cinema all’enogastronomia: guarda a tutti i linguaggi della cultura la manifestazione capitolina, in programma dall’8 al 24 giugno, offrendo al pubblico mostre, concerti, spettacoli, film e incontri, attraverso cui conoscere i vari volti di un fiume che è stato ed è tuttora l’arteria economica del Paese.
Ad inaugurare il cartellone saranno due esposizioni: una con le fotografie della Vistola, l’altra con un omaggio di Jan Michalak alla città di Kazimierz Dolny, uno dei borghi più suggestivi e vivaci della Polonia, del quale saranno presentate anche le eccellenze del settore vinicolo (giovedì 22 giugno, alle ore 18.00).
Il cartellone proporrà, dunque, al teatro San Carlino di Villa Borghese lo spettacolo «Il drago di Cracovia» (sabato 10 giugno, alle ore 17.30, e domenica 11 giugno, alle ore 11.30 e 17.30), basato su una fiaba tradizionale polacca, in lingua italiana, con musiche dal vivo, attori, burattini e danzatori.
Al termine di ogni rappresentazione i bambini presenti saranno coinvolti in un laboratorio creativo (su prenotazione) per la realizzazione di una maschera a forma di drago in gomma crepla; mentre all’esterno del teatro sarà allestito un laboratorio pittorico per creare una scultura di cartapesta, che i più piccoli potranno dipingere liberando la propria fantasia.
Tra gli spettacoli si segnalano anche il concerto «Visegrad Random Trip (mercoledì 21 giugno, ore 21) e la pantomima «Alla corte della regina» dell’ensemble Cracovia Danza, che porterà gli spettatori all’interno del Castello di Wawel, ai tempi degli ultimi sovrani della dinastia degli Jagelloni e alla corte di Bona Sforza, figlia del duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e di Isabella d’Aragona, divenuta regina di Polonia nel 1518. L’avventura polacca della nobildonna italiana iniziò proprio cinquecento anni fa, nel dicembre del 1517, quando sposò per procura il re Sigismondo il Vecchio, per partire l’anno successivo alla volta della Polonia, dove portò il meglio della cultura italiana, contribuendo, tra l’altro, a far entrare nel castello reale la danza e instaurando la moda dei balli in maschera e delle feste di corte.
Lo spettacolo, in cartellone nel teatro di Villa Torlonia (venerdì 16 giugno, dalle ore 20), trasporterà il pubblico nel mondo del Carnevale rinascimentale, in uno spazio di fantasia e di sogno, d’amore e di intrighi di corte, grazie alla sceneggiatura di Romana Agnel, alle maschere di Maciej Luściński e ai costumi di Monika Polak-Luścińska. Grazie alle coreografie originali di Fabritio Caroso e Cesare Negri sarà, inoltre, possibile scoprire alcune danze in stile italiano come la pavana, la gagliarda, la corrente e la volta.
Il festival prevede anche, dal 12 al 16 giugno, una rassegna dedicata alla giovane scena artistica contemporanea polacca: «What's the Weather in Poland?».
Si tratta di due appuntamenti, ideati da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione Pastificio Cerere, in collaborazione con Ania Jagiello, che coinvolgono quattro giovani curatori italiani -Simone Ciglia, Alessandra Troncone, Marco Trulli e Saverio Verini- e altrettanti giovani artisti polacchi -Alicja Bielawska, Cezary Poniatowski, Dominik Ritszel e Jakub Woynarowski- che parleranno della loro formazione e delle loro sperimentazioni. I due talk saranno seguiti da un dj-set nella corte interna del Pastificio Cerere (in cartellone il 12 e il 16 giugno, dalle ore 18 alle ore 23).
A chiudere la programmazione sarà il cinema con la rassegna «Omicidi sulla Vistola» (sabato 24 giugno, dalle ore 11), un’intera giornata in compagnia del cinema polacco, con tre pellicole in cui alcune delle più belle città sulla Vistola faranno da sfondo a tre avvincenti storie all’insegna del thriller: «L’implicazione» del regista Jacek Bromski (2011), «Nel silenzio della notte» di Tadeusz Chmielewski e «11 minuti» (2015) di Jerzy Skolimowski.
Mentre, in serata (sabato 24 giugno, dalle ore 22), su un barcone sul Tevere, si terrà il concerto «Rejs» («La crociera») del dj/vj Mr. Krime, ispirato a un omonimo film cult in Polonia degli anni Settanta; gran finale, al termine dell’esibizione, con i wianki, il tradizionale lancio delle ghirlande nel fiume nella notte di San Giovanni.

Informazioni utili 
Corso Polonia. Sito web ufficiale: www.istitutopolacco.it. Informazioni: tel. 06.36000723 o segreteria@instytutpolski.org. Dall’8 al 24 giugno 2017.

mercoledì 7 giugno 2017

Pietro Sassi, Pinot Gallizio e il loro «bisogno ossessionante di cosmo» in mostra a Roma

A separarli c’è un secolo di distanza, scandito da due guerre mondiali, dalla rivoluzione delle Avanguardie, dalla radicale trasformazione sociale, economica e culturale che ha interessato il loro Paese d’origine, l’Italia, e l’Europa intera. Eppure la pittura di Pietro Sassi (1834 – 1905) e di Pinot Gallizio(1902 – 1964), entrambi piemontesi -il primo di Alessandria, il secondo di Alba– sembra accomunata da una caratteristica peculiare ad entrambi: la convivenza dell’attaccamento viscerale alla propria terra d’origine, alle sue tradizioni, ai suoi costumi, con una sperimentazione aperta alle istanze della cultura figurativa europea, a loro coeva, più avanzata.
Se, infatti, Pietro Sassi, poco più che trentenne, dopo un primo periodo di formazione svolto nella sua città natale e a Torino, viaggia per l’Europa seguendo le tappe formative dei pittori di paesaggio della seconda metà dell’Ottocento, toccando dapprima Ginevra, dove frequenta lo studio di Alexandre Calame, quindi la Savoia e, per ultimo, Parigi, dove, nel 1865, soggiorna per un mese, visitando musei ed esposizioni.
Pinot Gallizio, dal canto suo, farà di Alba un laboratorio di sperimentazione creativa capace di mettere in contatto il piccolo centro del cuneese con alcuni protagonisti della neoavanguardia europea. Ad Alba, infatti, nel 1955 l’artista fonda con il danese Asger Jorn e Piero Simondo, il Laboratorio sperimentale del movimento internazionale per una Bauhaus immaginista, sede di ricerca artistica ed elaborazione teorica, la cui attività risulterà fondamentale per la creazione dell’Internazionale Situazionista che lo stesso Gallizio fonderà nel 1957, con, fra gli altri, Guy Debord, Michèle Bernstein, Ralph Rumney e Constant.
La Galleria Ottocento di Roma celebra questi due importanti artisti piemontesi con una doppia esposizione, allestita in occasione dell’inaugurazione della sua nuova sede espositiva in via Monserrato, sistemata accanto allo storico locale sito nel centro storico capitolino e pensato come spazio riservato a una contaminazione fra la pittura da cavalletto dell’Ottocento e la ricerca di nuovi linguaggi espressivi deflagrata nel Novecento, mettendo in dialogo la ricerca di artisti, lontani per formazione, cultura e sensibilità, ma capaci di incarnare, con analogo talento e furore creativo, il genio italico.
La mostra «Un bisogno ossessionante di cosmo», a cura di Alessio Ponti, si configura pertanto come un percorso costruito su due binari paralleli, lungo i quali, si snodano due significativi percorsi artistici. Da un lato, la pittura ad olio, protesa alla ricerca di soluzioni formali che esaltino i raccordi formali del paesaggio, adottata da Pietro Sassi, si squaderna nella serie di impressioni dal vero eseguite nella città eterna, dove nel 1875 il pittore di Alessandria si trasferisce definitivamente. Dall’altro, le resine plastiche, i pigmenti metallici, le tempere grasse, sismografi del vorticoso ductus pittorico delle opere di Gallizio realizzate nei primi anni Sessanta, rivelano, come scrisse la grande critica d’arte Carla Lonzi, «un bisogno ossessionate di cosmo». La stessa ricerca di infinito che anima le vedute di una «Roma sparita», quella dipinta da Pietro Sassi dalla terrazza del suo studio, dal cuore dei monumenti di età imperiale, dagli scorci ariosi e sconfinati della periferia cittadina e della campagna laziale.
Ad arricchire il percorso espositivo, al fine di documentare il milieu artistico frequentato dall’architetto Marta Lonzi, dalla cui collezione proviene l’intero corpus delle opere di Gallizio in mostra, alcuni lavori realizzati da Carla Accardi ed Enrico Castellani, fra i quali spicca la «Lampada A. L. 70,» un doppio cilindro di metacrilato serigrafato realizzato dalla Accardi proprio in collaborazione con la Lonzi nel 1970.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Pietro Sassi, Il pellegrinaggio alla Madonnina dell’Arapietra, olio su tavola, 15 x 23 cm, firmato e datato sul recto in basso a sinistra P. Sassi 1901. Sul verso, presenti le iscrizioni a matita Espo Roma 1902 e 1901 Luglio 14;. [fig. 2]  Pinot Gallizio, Senza titolo, 1963, tecnica mista su cartoncino (resine plastiche, pigmenti metallici, tempere), 50 x 70 cm, dedicato, firmato e datato sul verso a Marta / Pinot / Alba maggio 63, Collezione Marta Lonzi; [fig. 3] Marta Lonzi e Carla Accardi, Lampada A.L.70, 1970. Collezione Marta Lonzi


Informazioni utili
«Un bisogno ossessionante di cosmo». Galleria Ottocento, via di Monserrato, 8 - 9 - Roma. Orari: dal lunedì al sabato, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-20.00 (possono variare, verificare sempre via telefono). Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 06.6871425 o alessio@ottocento.it. Sito internet:  www.ottocento.it. Fino al 19 giugno 2017.

martedì 6 giugno 2017

Al Forte di Bard una mostra sui «mountain Men» di Steve McCurry

Affronta il tema della complessa interazione tra uomo e terre di montagna la mostra «Steve McCurry. Mountain Men», allestita fino al prossimo 26 novembre negli spazi del Forte di Bard.
Una selezione di paesaggi, ritratti e scene di vita quotidiana mette in evidenza il continuo e necessario processo di adattamento delle popolazioni al territorio montano che influenza ogni aspetto dello stile di vita delle persone: dalle attività produttive al tempo libero, dalle tipologie di insediamento, di coltivazione e di allevamento ai sistemi e mezzi di trasporto.
Il tema della mostra è la vita in montagna, ossia evidenziare attraverso un percorso di immagini le specifiche antropologiche delle popolazioni che vi vivono, i legami e le interazioni fra gli uomini e l’ambiente e la terra in aree non pianeggianti. La montagna influenza il modo di vivere e tutte le attività dell’uomo, dai trasporti al tempo libero, dall’agricoltura alla produzione di energia, al costo stesso della vita.
Il percorso è incardinato su settantasette immagini del celebre fotografo americano, membro dell’agenzia Magnum dal 1986 e veterano di National Geographic, stampate e allestite in formati diversi e selezionate dai suoi archivi rispetto al concept del progetto.
Sono immagini di popolazioni di montagna raccolte da Steve McCurry nel corso dei suoi innumerevoli viaggi in Afghanistan, Pakistan, India, Tibet, Nepal, Brasile, Etiopia, Myanmar, Filippine, Marocco, Kashmir, Slovenia e Yemen.
Oltre a far conoscere al pubblico la vasta produzione di Steve McCurry, la mostra propone in anteprima assoluta, il frutto di una campagna fotografica condotta in tre periodi di scouting e shooting, tra il 2015 e il 2016, che ha avuto come teatro la Valle d’Aosta. Si è trattato di un vero e proprio mountain lab, laboratorio a cielo aperto sulle specifiche della vita di montagna, nel quale spiccano, tra l’altro, i quattro 4.000 metri delle Alpi: Monte Bianco, Cervino, Gran Paradiso e Monte Rosa. Ben dieci gli scatti in mostra destinati a entrare nella collezione del Forte di Bard, tutti risultato dell'assiduo lavoro svolto in Valle d'Aosta dal fotoreporter americano.
L’esposizione offre, inoltre, ai visitatori la possibilità di assistere alla proiezione in altissima risoluzione di oltre duecentonovanta scatti iconici del maestro e di un video che racconta il backstage e il making of dello shooting valdostano.
Il progetto espositivo, accompagnato da un catalogo pubblicato dalle edizioni Forte di Bard, prevede anche, per i più appassionati, la possibilità di iscriversi ad un workshop con Steve McCurry della durata di due giorni e mezzo con inizio al venerdì e termine la domenica, in programma dal 15 al 17 settembre, e con numero chiuso di quindici partecipanti (per informazioni eventi@fortedibard.it).
Un’ottima occasione, dunque, quella proposta dal Forte di Bard per avvicinarsi all’opera di un artista dell’obiettivo, autore del celeberrimo reportage sulla ragazza divenuta icona del conflitto afghano sulle pagine del «National Geographic» nel mondo, che ha fatto del viaggio la sua dimensione di vita: «solo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse, -ha dichiarato, infatti, una volta Steve McCurry- mi procura gioia e mi dà una carica inesauribile».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Steve McCurry, Monk at Jokhang Temple. Lhasa, Tibet, 2000; [fig. 2] Saint-Pierre, Valle d'Aosta, Italia - 2016. ®Steve McCurry; [fig. 3] Wadi Hadhramaut, Yemen - 1999 - ®Steve McCurry

Informazioni utili
Steve McCurry. Mountain Men. Cantine Forte di Bard. Orari: martedì-venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle ore 19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 9,00, ridotto € 7,00 (gruppi, 6-18 anni, studenti universitari, over 65 anni), gratuito per i minori di 6 anni e le persone con disabilità. Informazioni: Associazione Forte di Bard, tel. 0125.833811 o info@fortedibard.it. Sito web: fortedibard.it. Fino al 26 novembre 2017


lunedì 5 giugno 2017

«Scoprendo l’Umbria», dai «Tesori della Valnerina» alle visite guidate al Deposito di Spoleto

Trenta opere straordinarie per un omaggio a una terra, l’Umbria, che sa reagire al terremoto con la forza del suo patrimonio culturale: si presenta così la mostra «Tesori della Valnerina», allestita nelle sale della Rocca Albornoziana – Museo nazionale del Ducato di Spoleto, per la curatela di Marica Mercalli, Antonella Pinna e Rosaria Mencarelli.
Sculture, dipinti, manufatti, oggetti di oreficeria, arredi e volumi sacri tratti in salvo da chiese danneggiate dal terremoto della scorsa estate e dal Museo della Castellina di Norcia, anch’esso chiuso per inagibilità, restituiscono tutta la ricchezza artistica del «cuore verde d’Italia», un territorio che offre al visitatore più di centosettanta siti tra musei, ecomusei e siti archeologici.
Le opere esposte -riportate a nuova vita con l'aiuto e il sostegno dei restauratori dei Musei Vaticani, dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze e della Soprintendenza all'Archeologia, Belle arti e paesaggio dell'Umbria- rappresentano i diversi contesti di appartenenza delle zone colpite, così che tutte le comunità della Valnerina possano sentirsi rappresentate, e sono espressione di devozione popolare, tradizione artigiana e natura etnoantropologica.
La presenza, tra gli altri lavori esposti, anche di una campana proveniente dall’Abbazia di Sant’Eutizio di Preci è stata voluta per rappresentare, tra le tante campane ricoverate a Spoleto, gli edifici e segnatamente i campanili distrutti dal sisma, simboli, spesso, di quanto oggi non esiste più come nel caso delle campane di Castelluccio di Norcia.
La mostra, che permette anche di ammirare il frutto di un impegno nella salvaguardia dell’ambiente, cominciato subito dopo le prime scosse, e la professionalità e la competenza dei tecnici chiamati a vario titolo a operare nel campo della tutela e del restauro dei beni culturali, è strettamente legata alla campagna di raccolta fondi aperta per sostenere il restauro di opere danneggiate dal terremoto, a cui si può contribuire attraverso la piattaforma web Starteed (https://valorecultura.starteed.com/it/lightquake).
In occasione dell’esposizione, Sistema Museo ha organizzato, a cadenza settimanale, una serie di visite guidate al Deposito di sicurezza per i Beni culturali di Santo Chiodo di Spoleto, dove sono “ricoverati” oltre quattromilacinquecento beni storico artistici, librari e documenti storici recuperati dai luoghi danneggiati a seguito del recente terremoto nel Centro Italia.
Durante la visita -in agenda fino al 30 luglio, tutti i giovedì, con un doppio appuntamento alle ore 15 e alle ore 16 (prenotazioni obbligatorie ai numeri tel. 0743.224952, cell. 340.5510813 o all’indirizzo e-mail spoleto@sistemamuseo.it; quota di partecipazione € 6,00)- uno storico dell’arte illustrerà il lavoro di recupero delle opere, le funzioni e le caratteristiche del deposito stesso, attraverso riproduzioni di immagini. La visita comprende anche l’ingresso nel laboratorio di restauro dove i restauratori illustreranno loro stessi fasi, tecniche e procedura di questi delicati interventi.
L’evento si inserisce nel programma «Scoprendo l’Umbria», fortemente voluto e promosso dalla Regione per sostenere e valorizzare le attività dei musei, un’esperienza autentica da vivere in oltre centosettanta tra musei, ecomusei e siti archeologici.
Solo una piccola parte dell'Umbria ha avuto danni diretti dal terremoto e, anche se le immagini delle chiese gravemente danneggiate della Valnerina hanno colpito il cuore di tutti, la volontà della comunità umbra è di non farsi piegare dagli eventi e di continuare a valorizzare il proprio patrimonio storico e artistico, la bellezza delle terre del Perugino, di Giotto, del Signorelli e di Burri. Alle ferite del sisma enti e cittadini reagiscono, dunque, invitando tutti gli amanti del «cuore verde d’Italia» a visitare i musei e i monumenti che sono aperti, vitali e offrono uno straordinario spaccato di storia, arte, ambiente e tradizioni.
Il progetto è corredato da un sito internet e da una pagina Facebook ,attiva dal 5 marzo, che è seguita da oltre 4350 fan, con una crescita costante del numero di utenti e dell'interesse suscitato, tanto che con un solo post sono state raggiunte 35mila persone. Il sito internet ha, invece, superato le 6200 visualizzazioni e offre costanti aggiornamenti su centinaia di proposte, itinerari e curiosità in grado di suscitare emozioni intense in chi le vive.
A tutto questo si aggiunge la grande risposta da parte dei musei del territorio regionale: oltre ottanta, infatti, hanno aderito a questo progetto di promozione offrendo sconti sugli ingressi previa esibizione di una card a tema.
Un invito a scoprire e riscoprire testimonianze artistiche che hanno segnato la storia di questa terra e oggi diventano parte viva del contemporaneo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Orvieto, museo archeologico; [fig. 2] Città della Pieve, Museo civico; [fig. 3] Spoleto, Palazzo Collicola Arti visive; [fig. 4] Magione, Museo della pesca del lago Trasimeno

Informazioni utili 
«Tesori della Valnerina». Rocca Albornoziana – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto (Perugia). Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle ore 19.30, lunedì dalle ore 9.30 alle ore 13.30; aperture straordinarie in occasione di eventi speciali, ponti e festività. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura. Ingresso: intero € 7,50, ridotto € 3,75 (da 18 a 25 anni), gratuito fino a 17 anni, fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani, consultabili nel sito web del Mibact; ingresso gratuito la prima domenica del mese; Spoleto Card - Red Card € 9,50, Green Card € 8,00 (+ 65, da 7 a 25 anni, gruppi oltre 15 persone). Catalogo: il 70% del ricavato dalle vendite del catalogo contribuirà al restauro di opere d’arte danneggiate dal sisma. Informazioni e prenotazioni: Sistema Museo biglietteria e accoglienza tel. 0743.224952, cell. 340.5510813, spoleto@sistemamuseo.it. Sito internet: www.scoprendolumbria.it. Fino al 30 luglio 2017. Chiusura posticipata al 5 novembre 2017.