ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 30 settembre 2019

«Unconventional Verdi», al Fidenza Village il volto contemporaneo dell’opera lirica

L’opera lirica incontra i linguaggi della fashion photography e del design upcycle. Al Fidenza Village, lo shopping center di lusso a pochi chilometri da Parma, Aida, Otello, Don Carlo, Nabucco, Giovanna D’Arco, Rigoletto e il Trovatore -tutti i grandi protagonisti dei più amati capolavori verdiani- vengono rinarrati attraverso i nuovi linguaggi dell’arte visiva e della moda, passando per le Instagram stories. Il risultato è «Unconventional Verdi - The extraordinary Maestro», un progetto dello studio creativo Kreativehouse che ha visto all’opera due giovani talenti nostrani: il fotografo Luca Cacciapuoti (Napoli, 1993), che in passato ha lavorato anche come performer in compagnie di teatro indipendenti, e Nicola Pantano (Taormina, 1996), consulente di moda nel settore dell’editoria per «Vogue Italia».
L’occasione è offerta dall’edizione 2019 del Festival Verdi che ogni anno, intorno al 10 ottobre, data di nascita del maestro, porta nelle sue terre, la Bassa Parmigiana, i colori e le emozioni di opere dal fascino immortale che parlano di temi e sentimenti sempre attuali come l’amore eterno e inconsolabile, il dolore, la gelosia o il conflitto tra culture.
Quest’anno il Teatro Regio, ente organizzatore della manifestazione, promette, fino al 20 ottobre, il debutto di quattro nuovi allestimenti di altrettante opere verdiane: «I due Foscari», per la regia di Paolo Arrivabeni, «Aida», nell’allestimento originale di Franco Zeffirelli e con la direzione di Michele Mazza, «Nabucco», sotto l’abile bacchetta di Roberto Abbado, e «Luisa Miller», che animerà la monumentale Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello del XIII secolo, grazie a Lev Dodin, uno dei più grandi maestri del teatro russo.
«Unconventional Verdi», piccola anticipazione anche degli eventi che incoroneranno Parma Capitale italiana della cultura 2020, si configura come un esperimento di fotografia artistica open-air e di installazioni poetiche con le parole più iconiche delle opere verdiane: scatti sofisticati e frasi e parole del genio di Busseto, che evocano sentimenti come la passione, la dolcezza, la bellezza e l’umanità, prendono così vita sulle pareti di Fidenza Village, struttura le cui architetture si ispirano proprio alle scenografie di opere verdiane, dai palazzi in stile egizio che rievocano le suggestioni di «Aida» alle arcate moresche di alcune boutique che richiamano alla mente la storia del moro «Otello».
Scenario di alcuni scatti è una location di grande suggestione come il prestigioso Grand Hotel et de Milan (in via Manzoni 29, a Milano), un luogo ricco di atmosfera, denso di tracce del passaggio di illustri personaggi, il cui nome è scritto nella storia. È, infatti, nella Suite 105 che Giuseppe Verdi soggiornò dal 1872, alternando così la vita cittadina e di lavoro, a quella tranquilla di Sant’Agata, la sua tenuta di campagna. Ed è in questa ampia stanza con camino -da cui la storia racconta che, acclamato dalla folla, si fosse affacciato con il tenore Tamagno per intonare alcune delle sue arie- che il maestro compose «Otello» e «Falstaff».
Jil Sander, Vivienne Westwood, Missoni, Ermenegildo Zegna, Hugo Boss, Paul Smith, Sergio Rossi, Etro, Nike, Marni e Le Silla -brand presenti a Fidenza Village con le loro boutique- sono alcuni dei marchi di moda che hanno accettato la sfida di «Unconventional Verdi».
I loro capi iconici vestono così moderni Otello, Aida, Violetta in un sofisticato gioco di rimandi letterari e cinematografici.Lo stesso gioco che si trova nel fashion film che ha come protagonista Luca Cacciapuoti (Arsenyco), il fotografo protagonista degli scatti, e come colonna sonora un cut-up poetico delle più belle parole verdiane, con i loro richiami alla mitologia, alle fiabe, alla grande letteratura e con il loro potenziale romantico ancora capace di commuovere, stupire, emozionare.

Informazioni utili
Matteo Martignoni, cell. 329.4971561, m.martignoni@kreativehouse.it.

sabato 28 settembre 2019

«Play with food», quando il cibo va a teatro

Il teatro incontra il mondo del cibo e della convivialità. Succede in Piemonte dove, per l’ottavo anno consecutivo, va in scena il festival «Play with food». In questa nuova edizione l’appuntamento, che vede ancora una volta all’organizzazione il Collettivo Canvas / Associazione Cuochilab e alla direzione artistica Davide Barbato (ideatore della rassegna, nel 2010, insieme con Chiara Cardea), è in cartellone dal 29 settembre al 6 ottobre.
Torino, Moncalieri e Asti sono le tre piazze che faranno da scenario al festival, il cui titolo cita e sovverte ironicamente il vecchio monito «non giocare con il cibo», invitando gli artisti e il pubblico non solo a divertirsi, ma anche a recitare, a suonare, a creare con le pietanze e i loro ingredienti, facendone emergere significati e valori inaspettati e sorprendenti.
Novità di questa edizione, che esce per la prima volta fuori dai confini del capoluogo, sarà una nuova coproduzione, realizzata con «Le Sillabe» di Torino. Si tratta di un pranzo e di una cena in silenzio, una performance nata da un'idea dell'artista Fabio Castello, che mette insieme movimento, atto performativo, meditazione e convivialità.
«Settanta spettatori/commensali, guidati da otto performer, -raccontano gli organizzatori- assisteranno e parteciperanno ad un vero e proprio rito, un momento in cui le parole lasciano spazio al silenzio e il silenzio diventa la parola».
L'esperienza verrà replicata due volte: a pranzo, nella giornata di domenica 29 settembre, con scenario la suggestiva cornice del Giardino delle rose del Castello di Moncalieri, e a cena, nella serata di martedì 1°ottobre, sul palco del teatro Astra di Torino.
Altra novità in programma è la serata dedicata al vincitore del primo premio di drammaturgia per testi inediti sul cibo, indetto lo scorso anno da «Play with Food» con «Torino Arti Performative». Lunedì 30 settembre, nell’inconsueta cornice dell'Osteria Enoteca Rabezzana (tra i Maestri del gusto di Torino e provincia 2019-2020), la compagnia «Il Mulino di Amleto» metterà in scena, sotto la regia di Marco Lorenzi, lo spettacolo «La fauna batterica», opera del giovane autore pugliese Antonio Casto, apprezzata per la sua scrittura incalzante ed esilarante.
Barbara Mazzi, Alba Porto e Angelo Tronca metteranno in scena la storia di Rufo, giovane artista in crisi, protagonista, insieme alla madre e alla fidanzata, di una serie di dialoghi e situazioni paradossali, che ruotano intorno all'ossessione per il cibo.
Ampio spazio verrà, poi, dato quest'anno a una serie di appuntamenti che il pubblico ha dimostrato in passato di gradire molto: le «Undeground Dinner», cene teatrali per piccoli gruppi di spettatori, programmate in luoghi segreti il cui indirizzo viene svelato solo ai partecipanti, poche ore prima dell'evento. Ad inaugurare il programma sarà Mariella Fabbris, mercoledì 2 ottobre, con lo spettacolo di narrazione «Cibo Angelico». L'attrice -armata di una valigia carica di patate e di una sporta piena di farina, pomodori, formaggi, pesto e cannella- preparerà gli gnocchi per trenta spettatori, mentre darà vita al racconto «Beato Angelico» di Antonio Tabucchi. Trasformerà così il racconto originale fondendo insieme due antiche passioni: quella per il cibo e quella per il teatro di parola. Da questa intuizione nasce una narrazione nuova: la cucina tradizionale, i ricordi familiari e la forza di un teatro del fare che mette in scena gesti semplici e quotidiani: pelare le patate, portarle a bollore, impastare la farina, cucinare.
Sarà poi il turno di «Terre Spezzate» con la prima assoluta di «Marinara», un evento davvero originale che mette insieme performance e cucina attraverso la pratica del gioco di ruolo dal vivo. Dodici giocatori-spettatori-commensali, invitati a calarsi nei panni dei membri di una famiglia di emigrati italiani che vive negli Stati Uniti, cucineranno e poi mangeranno insieme, ma soprattutto esploreranno, attraverso il potere evocativo del cibo, temi come l’identità e l’appartenenza culturale, lo spaesamento di vivere in un paese lontano dalle proprie radici, la difficoltà ad integrarsi, i rapporti familiari. «Marinara» debutterà mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre ad Asti, grazie alla nuova collaborazione con il Teatro di Dioniso, e replicherà a Torino, in collaborazione con Welcome Home, venerdì 4 e sabato 5 ottobre.
A chiudere il programma delle «Underground Dinner» sarà «Mali Weil», piattaforma artistica i cui progetti spaziano dal design alle pratiche relazionali, in una continua contaminazione tra arte e vita quotidiana.
«Amare Alcibiade», questo il titolo del lavoro presentato a «Play with food», è una performance che incrocia convivialità, filosofia e food design.
Dieci commensali sono invitati a prendere parte alla rievocazione di un simposio greco.
Il fil rouge narrativo è la relazione tra Socrate e il giovane Alcibiade, illustre uomo politico dell'Atene del V secolo ed irresistibile seduttore.
«La performance -raccontano gli organizzatori- è orchestrata in modo da favorire conversazioni fra gli ospiti, che pur estranei trovano modo di confrontarsi su questa insolita accezione di erotica e di politica. I commensali sono invitati, attraverso il dialogo filosofico alimentato dalla condivisione del cibo, ad allenare la propria immaginazione politica e la propria visione del futuro».
«Play with food» darà spazio anche alla musica con il musicista Fabio Bonelli che sabato 5 ottobre, a Casa Fools, presenterà «Musica da cucina», un suggestivo concerto, presentato anche in Australia, con il quale dal 2007 l'artista porta in giro per il mondo i suoni della cucina, con pentole, grattugie e mestoli accompagnati da chitarra, clarinetto e fisarmonica.
A chiudere il cartellone saranno, nella serata di domenica 6 ottobre, Roberto Abbiati e Leonardo Capuano con «Pasticceri», spettacolo che riprende la trama di «Cyrano de Bergerac» di Rostand, riscrivendola e raccontandola all’interno di un laboratorio di pasticceria.
Due fratelli gemelli, aspettando la loro Rossana, si raccontano e discutono a colpi di fulminanti battute e coreografie a orologeria, tra cioccolata fusa, pasta sfoglia leggera come piuma, pan di Spagna, meringhe come neve, frittura araba, torta russa, biscotto alle mandorle e bavarese, prelibatezze che naturalmente saranno condivise con il pubblico alla fine dello spettacolo.
Sono, inoltre, previsti tanti altri appuntamenti collaterali, che negli anni hanno incontrato il favore del pubblico, come la tradizionale cine-colazione della domenica mattina, dedicata quest’anno alla commedia all’italiana, o l’aperitivo comico, animato da Francesco Giorda. Una settimana, dunque, ricca di appuntamenti quella di «Play with food», che permetterà di scoprire quanto il teatro possa essere buono e quanto il cibo possa essere protagonista del racconto scenico.

Informazioni utili 
 Play with Food | cell. 347.4828338 | info@playwithfood.it | Web: www.playwithfood.it - www.facebook.com/playwithfoodfestival

venerdì 27 settembre 2019

«La grande arte al cinema», Toni Servillo racconta l’Ermitage e San Pietroburgo

Oltre tre milioni di oggetti d’arte di epoche diverse, più di 66mila metri quadrati di spazio espositivo, un percorso di visita che supera i 30 chilometri e un numero di visitatori che lo scorso anno ha raggiunto la cifra di quattro milioni e duecento mila. Sono questi i numeri di uno dei musei più amati al mondo: l’Ermitage di San Pietroburgo, sogno fatto realtà della zarina Caterina II che nel 1764, dopo due anni di regno, iniziò la sua collezione di quadri grazie alla mediazione dell’ambasciatore russo Dolgoruky e del mercante berlinese J.E. Gotzowski. Quell’anno al Palazzo di Inverno, residenza imperiale e prima costola dell’attuale museo, - ricordano i professori Piotrovsy e Suslov nel bel volume di Colin Eisler che Magnus edizioni ha dedicato, negli anni Novanta, allo scrigno di tesori russo- entrarono duecentoventicinque opere, per la gran parte di artisti olandesi e fiamminghi, tra cui il «Giovane uomo con guanto» di Frans Hals e il «Ritratto di famiglia» di Jordaens. Da allora l’Ermitage si è andato espandendo sempre più. Già dieci anni dopo vantava oltre duemila tele. Oggi, con le sue collezioni, occupa ben cinque edifici, le cui costruzioni si sono susseguite tra il XVIII e il XIX secolo. Oltre al Palazzo di Inverno (1754-1762), progettato da Bartolomeo Rastrelli, sono, infatti, visitabili il Piccolo Ermitage (1764-1775), opera di Jean-Baptiste Vallin de la Mothe e di Jurij Velten, il Grande Ermitage, detto anche Vecchio Ermitage (1771-1787), disegnato anche questo da Jurij Velten, il Nuovo Ermitage (1839-1851), realizzato da Leo von Klenze, e il Teatro dell'Ermitage (1783-1789), firmato da Giacomo Quarenghi.
Si tratta di luoghi di grande fascino resi ancora più preziosi da una collezione, che vanta al suo interno grandi capolavori della storia dell’arte mondiale come, solo per fare qualche esempio, il «Suonatore di liuto» del Caravaggio, la «Madonna Benois» di Leonardo Da Vinci, il «Ritorno del figliol prodigo» di Rembrandt, la «Vergine annunciata» di Simone Martini e la «Madonna Connestabile» di Raffaello Sanzio.
A questo luogo straordinario è dedicato il film «Ermitage. Il Potere dell'Arte», una produzione originale 3D Produzioni e Nexo Digital, realizzata in collaborazione con Villaggio Globale International (che da anni collabora con Ermitage Italia) e Sky Arte, che arriverà in anteprima nelle sale italiane solo il 21, 22, 23 ottobre per essere poi distribuita in tutto il mondo.
Diretto da Michele Mally su soggetto di Didi Gnocchi, che firma anche la sceneggiatura con Giovanni Piscaglia, il documentario fa parte del progetto «La grande arte al cinema» (che entro la fine dell’anno farà uscire sui grandi schermi un omaggio a Frida Kahlo) ed è stato realizzato con la piena collaborazione del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e del suo direttore Michail Piotrovskij per raccontare il museo in maniera inedita ed emozionante, attraverso i secoli della storia russa e le vicende culturali che hanno portato allo sviluppo delle sue collezioni nel cuore della città.
La colonna sonora vanta la firma del pianista e compositore Dmitry Igorevich Myachin e sarà presentata con l’elettronica d’ambiente del sound designer Maximilien Zaganelli, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 18 ottobre.
A guidare lo spettatore in questo viaggio sarà l’attore Toni Servillo. A lui spetterà il compito di farci respirare lo spirito di San Pietroburgo e del suo museo, recitando brani tratti da poesie e romanzi, ma anche narrando le grandi storie di chi ha contribuito a costruire il mito del museo russo.
Immagini spettacolari porteranno il pubblico nei grandiosi interni dell’Ermitage dal Palazzo d'Inverno al teatro, dalle Logge di Raffaello alla Galleria degli Eroi del 1812.
Lo spettatore potrà vedere anche i laboratori di restauro e conservazione di Staraya Derevna e la sezione di arte moderna e contemporanea dell'Edificio dello Stato Maggiore, che custodisce le straordinarie collezioni Shchukin e Morozov, con la più grande raccolta di Matisse al mondo.
«Per raccontarne visivamente lo sviluppo urbano e architettonico, -raccontano da Nexo Digital- la città verrà presentata nella sua veste diurna e negli splendori delle sue notti: la Prospettiva Nevskij, il lungoneva, i ponti, il complesso dell'Ermitage, il Cavaliere di Bronzo, le statue di Pushkin, Gogol e Caterina la Grande (amica di penna di Diderot e Voltaire), le dimore nobiliari che si affacciano sui canali. I grandi architetti italiani che disegnarono San Pietroburgo -Trezzini, Rastrelli, Quarenghi- sono i progettisti dei palazzi più belli; ma l’anima di San Pietroburgo e della Russia è sfuggente e prova a raccontarla anche una coppia di Roofers, giovani in cerca d’infinito che si arrampicano sui tetti della città offrendo prospettive sorprendenti». Dentro l’Ermitage si percorrerà la grande arte europea, da Leonardo a Raffaello, da Van Eyck a Rubens, da Tiziano a Rembrandt e Caravaggio.
Fuori dall’Ermitage, si vedranno luoghi ricchi di memorie, come la Fortezza di Pietro e Paolo, il primo edificio costruito a San Pietroburgo, teatro di avvenimenti celebri, come la grazia a Dostoevskij davanti al plotone di esecuzione, e ospita le tombe degli Zar.
Ma la leggenda di San Pietroburgo passa anche per la grande letteratura con Alexandr Pushkin -primo tra tutti - e il suo fondamentale contributo allo sviluppo della poesia e della lingua letteraria russa. Il docufilm mostra gli ambienti della casa-museo dello scrittore, dove è conservato il divano in cui morì, e quelli del Caffè letterario, in cui bevve il suo ultimo caffè. Non manca una testimonianza sulla vita e sull’opera di Fedor Dostoevskij attraverso l’abitazione dalla quale lo scrittore poteva osservare la vita della Neva, ambientazione dei suoi romanzi, tra i quali «Le notti bianche», il suo inno d’amore a San Pietroburgo. Spazio, quindi, a Nikolaj Gogol, citato attraverso brani de «La Prospettiva Nevskij», e ad Anna Achmatova, Vladimir Nabokov e Sergeij Esenin. Lo spettatore rivivrà, poi, le difficili condizioni degli intellettuali delusi dalla Rivoluzione e l'assedio di Leningrado, in uno dei momenti più tragici della storia della città. Il capitolo buio del regime di Stalin sarà, invece, evocato a partire dalla cessione di importanti opere dell'Ermitage a collezionisti stranieri: capolavori di Raffaello, Botticelli, Van Eyck e Perugino.
San Pietroburgo è, inoltre, la culla della grande musica russa, lo scenario su cui si sono mossi artisti come Michail Glinka, Sergej Prokofev, Piotr Caikovskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov e Dimitrij Shostakovich. Le loro note sono interpretate dal soprano Anastasiya Snyatovskaya e dal maestro Dmitry Igorevich Myachin. Infine, le immagini de «Il lago dei cigni», in programma al Teatro dell'Ermitage, porteranno lo spettatore alle radici del balletto russo.
Dentro e fuori dall’Ermitage, scrigno dell’anima russa, scorre l’identità complessa di San Pietroburgo, città giovanissima eppure da subito protagonista della storia. Ad arricchire il suo ritratto composito e sfaccettato ci sono gli interventi dello scrittore Orlando Figes, del direttore dell'Accademia russa di Belle arti Semyon Michailovsky, dello storico della letteratura Evgeniy Anisimov, dello storico dell’arte Ilia Doronchenkov, della curatrici Irina Sokolova (Dipartimento arte fiamminga) e Irina Artemieva (Dipartimento arte veneta), di Harold Leich della Library of Congress di Washington e di Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra. Non manca il commento di Aleksandr Sokurov, che con il film «Arca Russa» ha interpretato l’Ermitage come un luogo sospeso nel mondo e nel tempo, in perenne navigazione sul mare della storia. Un luogo magico, da sindrome di Stendhal, in cui perdersi. Anche attraverso lo schermo di un cinema.

Per saperne di più
«La grande arte al cinema». «Ermitage. Il Potere dell'Arte». Nei cinema dal 21 al 23 ottobre 2019. Progetto Scuole - prenotazioni: Maria Chiara Buongiorno, progetto.scuole@nexodigital.it, tel. 02.8051633. Sito internet: www.nexodigital.it.