ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 21 ottobre 2020

A Milano un ciclo di visite guidate per conoscere «Il teatro scolpito» di Arnaldo Pomodoro

«Il teatro mi dà un senso di libertà creativa: mi sembra, in un certo senso, di poter materializzare la visionarietà». Così Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, 23 giugno 1926) parla del suo rapporto con il palcoscenico, che, nel corso della vita, lo ha portato a realizzare costumi e scenografie per più di quaranta spettacoli, dalla tragedia greca all’opera lirica, dalla musica al teatro contemporaneo. Dal 25 ottobre a questo particolare aspetto del fare creativo dello scultore e orafo romagnolo di nascita e milanese d'adozione, noto per le sue grandi sfere di bronzo dislocate in varie parti del mondo, sarà dedicato un ciclo di visite guidate open studio negli spazi, recentemente rinnovati, della Fondazione Pomodoro di Milano.
Maquettes
, figurini, tavole progettuali, fotografie di scena e un costume originale racconteranno ai visitatori un ambito ancora poco conosciuto dell’attività dell’artista, ma sperimentato sin dagli albori. Risale, infatti, al 1954 il premio per il progetto scenico dell’opera teatrale «Santa Giovanna dei Macelli» di Bertolt Brecht al Festival d’arte drammatica di Pesaro. Inizia così un viaggio straordinario e unico che porta Arnaldo Pomodoro a lavorare, per esempio, con Luca Ronconi per il dramma «Caterina di Heilbronn» del poeta tedesco Heinrich von Kleist, nell’allestimento proposto sul lago di Zurigo nel 1972, e con Ermanno Olmi nell’insolito dittico formato dall’opera lirica «Cavalleria rusticana» di Pietro Mascagni e da «Šárka» di Leoš Janáček, che va in scena al teatro La Fenice di Venezia nel 2009.
Il teatro è per il maestro romagnolo il luogo principe della ricerca. È lo stesso artista a dichiararlo: «l'esperienza teatrale mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha stimolato a sperimentare anche nel campo della scultura. In alcuni progetti per la scena, soprattutto nel caso di testi classici, ho realizzato grandi macchine spettacolari da cui poi ho tratto vere e proprie sculture. In altri casi ho preso lo spunto da progetti di sculture non realizzate». Macchine teatrali sono, per esempio, quelle costruite per una delle esperienze sceniche più affascinanti del Novecento: l’«Orestea di Gibellina» di Emilio Isgrò, tratta da Eschilo e messa in scena sui ruderi di Gibellina tra il 1983 e il 1985, con la regia di Filippo Crivelli.
Il programma culturale della Fondazione Pomodoro si arricchisce così di un nuovo percorso didattico, in aggiunta a quelli già attivi al «Labirinto» di via Solari 35, alla Fonderia De Andreis di Rozzano, nel centro di Milano con il tour «Pomodoroincittà» e nello stesso Studio Arnaldo Pomodoro, dove ogni mese si svolge un ricco programma di workshop incentrati sulle tecniche della scultura.
Il percorso «Il teatro scolpito» prevede per i prossimi mesi quattro visite guidate, in programma con il seguente calendario: 25 ottobre (ore 11), 8 e 22 novembre (ore 17), 13 dicembre (ore 17).
Questa iniziativa segna un nuovo passo nel progetto globale di conservazione, valorizzazione e promozione dell'archivio e dei suoi contenuti, avviato con la pubblicazione on-going del «Catalogue Raisonné» dell'artista e promosso dalla fondazione milanese con l'obiettivo di favorire una sempre più ampia conoscenza dell'opera di Arnaldo Pomodoro e una piena accessibilità al pubblico del proprio patrimonio materiale e immateriale.
Alla valorizzazione dell'archivio si affianca, poi, quella della collezione attraverso una serie di iniziative diffuse sul territorio, a cominciare dal comodato d’uso triennale del monumentale «Obelisco per Cleopatra», collocato per i prossimi tre anni nel piazzale antistante al Castello Campori di Soliera, nel Modenese.
Per presentare al meglio questo lavoro - progettato nel 1989 in riferimento alla messinscena del dramma storico «La passione di Cleopatra» di Ahmed Shawqi, rappresentato sui ruderi di Gibellina – è stata appena inaugurata a Soliera la mostra «Arnaldo Pomodoro. {sur}face», a cura di Lorenzo Respi. L'esposizione - accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo dedicato alla genesi e all'attuale collocazione dell'«Obelisco» - racconta l'esperienza teatrale di Arnaldo Pomodoro attraverso costumi di scena originali, disegni preparatori, bozzetti scenografici, fotografie e video dello spettacolo «Cleopatra», ma non solo.
Un altro aspetto poco noto dell'attività dell’artista, quello della produzione grafica, sarà, invece, al centro della mostra in programma per novembre alla Galleria d'arte contemporanea «Vero Stoppioni» di Santa Sofia, sull’Appennino Forlivese. L’esposizione, a cura di Renato Barilli, fa seguito alla recente inaugurazione del comodato d'uso quinquennale di un'altra opera monumentale di Arnaldo Pomodoro, «Cono tronco» (1972), da poco collocata sul lungofiume del Bidente nel Parco di sculture all'aperto di Santa Sofia.
Sono, inoltre, in via di definizione altri due importanti comodati di opere, quello al Museo del Novecento di Milano, nell'ambito del nuovo ordinamento della sezione che racconterà il periodo dagli anni Venti agli anni Cinquanta, e quello agli Horti dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia, che sarà aperto al pubblico come oasi naturalistica e spazio d'arte contemporanea a cielo aperto.
Un programma, dunque, fitto di impegni quello che la Fondazione Pomodoro di Milano ha in cantiere nei prossimi mesi per diffondere la conoscenza di un artista-artigiano che al mondo del teatro ha lasciato le macchine di scena per la «Semiramide» di Gioachino Rossini, andata in scena nel 1982 al Teatro dell’Opera di Roma, la spirale metallica e i costumi vivaci e moderni del «Ballo in maschera» di Giuseppe Verdi, presentato a Lipsia nel 2005, e ancora le scene per l’opera «Teneke» di Fabio Vacchi, proposta nel 2007 al teatro alla Scala di Milano. Lavori dai linguaggi e dalle sensibilità diverse che hanno incontrato lo stesso stile, quello di Arnaldo Pomodoro e del suo inconfondibile «teatro scolpito».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1[ Modellino di scena (scala 1:50) | fiberglass patinato, ottone e legno | da: La tempesta di William Shakespeare, regia di Cherif | Palermo, Cantieri Culturali della Zisa, 7 aprile 1998 | Fotografia Dario Tettamanzi, courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro; [fig. 2] Costume di Enea. Tessuto, ottone e fiberglass dorato | da: La tragedia di Didone regina di Cartagine di Christopher Marlowe  | Adattamento e regia di Cherif | Gibellina, Ruderi, 6 settembre 1986 | Fotografia di Pietro Carrieri, courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro; [fig. 3] Cavallo per Didone, 1986, legno, piombo e fiberglass - 36 × 76 × 31 cm | Catalogue Raisonné n. 803 | da: La tragedia di Didone regina di Cartagine di Christopher Marlowe, ddattamento e regia di Cherif | Gibellina, Ruderi, 6 settembre 1986 | Fotografia Studio Boschetti, courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro; [fig.4] Rive dei mari, 1987, fiberglass - 252 × 95 × 29 cm | da: Alceste di Christoph Willibald Gluck, regia di Virginio Puecher | Genova, Teatro Margherita, 26 febbraio 1987 | Fotografia Fondazione Arnaldo Pomodoro; [fig. 5]  Modellino di scena (scala 1:20), ottone patinato, plexiglass e legno | da: Alceste di Christoph Willibald Gluck, regia di Virginio Puecher | Genova, Teatro Margherita, 26 febbraio 1987 | Fotografia Studio Tettamanzi, courtesy Fondazione Arnaldo Pomodoro; [fig. 6]Arnaldo Pomodoro, Obelisco per Cleopatra. Foto Fotostudio Solierese #1; [fig. 7] Cono tronco, Santa Sofia, 2020. Foto: Nicola Andrucci  

Informazioni utili 
Visite guidate Open Studio - Il teatro scolpito. Dove: Studio Arnaldo Pomodoro, via Vigevano 3 - Milano (cit. 061). Quando: 25 ottobre (ore 11); 8 novembre (ore 17); 22 novembre (ore 17); 13 dicembre (ore 17). Durata: 60 min circa. Costo: biglietto intero € 11,00 / ridotto € 8,00; per adulti (dai 15 anni in su). Acquista i biglietti: https://fondazionearnaldopomodoro.it/visita/visita-open-studio-singoli/. Prenota una visita di gruppo: https://fondazionearnaldopomodoro.it/visita/visita-open-studio-gruppi/. Maggiori informazioni su tutte le attività della Fondazione Arnaldo Pomodoro sul sito: fondazionearnaldopomodoro.it

martedì 20 ottobre 2020

«Protect and respect!», quattro mascherine d’artista per il Maxxi di Roma

Sono diventate il simbolo della crisi sanitaria per il Covid-19 e accompagneranno ancora a lungo la nostra quotidianità. Per un obbligo di legge, ma anche (e si spera soprattutto) per rispetto verso gli altri, le mascherine hanno finito per diventare un accessorio imprescindibile. Introvabili nella prima fase della pandemia, oggi sono diventate sempre più originali e hanno inevitabilmente finito per incontrare anche il mondo dell’arte.
Lo scorso maggio la Galleria Contini di Venezia aveva lanciato la sua collezione, con opere, tra gli altri, di Fernando Botero, Manolo Valdés, Pablo Atchugarry e Igor Mitoraj. Poi sono arrivate le mascherine di Independent Republic e di Skira, con soggetti che spaziano dalla «Notte stellata» di Vincent Van Gogh a «La grande onda di Kanagawa» di Hokusai, da «L’urlo» di Edvard Munch a «La Venere» di Sandro Botticelli.
Il connubio tra arte e mascherine si arricchisce ora di una nuova proposta: «Protect and respect!», un’iniziativa di Alcantara a sostegno del Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, fortemente colpito dalla chiusura durante i mesi della quarantena. Quattro gli autori coinvolti: Andrea Anastasio, Gentucca Bini, Elena Salmistraro e Sissi.
Gli artisti hanno lavorato insieme al dipartimento RD del brand italiano, ubicato tra Milano e la cittadina umbra di Nera Montoro, che ha sviluppato soluzioni ad hoc per rispondere agli input creativi e realizzare mascherine filtranti con finalità precauzionale destinate alla collettività. Stampato, tagliato al laser, in colori e decori diversi, l’Alcantara si è dimostrato ancora una volta un medium versatile, capace di ispirare e dare forma alla creatività. Il risultato è a tutti gli effetti una produzione artistica. I quattro progettisti, afferenti a diverse discipline (arte, moda, design), hanno disegnato, nello specifico, oggetti che partono da loro ricerche precedenti sul significato antropologico e simbolico del «mascheramento».
Andrea Anastasio, sensibile artista e designer romano affascinato dallo studio delle poetiche dell’arte concettuale e delle sue potenziali convergenze con l’industrial design, disegna una farfalla iridescente con le ali giuntate al contrario. Nel suo progetto «Battiti» la forma bivalve della mascherina diviene occasione per considerare ciò che in natura ha una morfologia simmetrica e speculare, dalle conchiglie agli uccelli, alle farfalle. Il disegno presenta due ali che vengono cucite per il lato lungo, all’opposto di come avviene in natura, generando un ibrido che fa riflettere sull’azione dell’artificiale sul mondo naturale e sui suoi effetti sull’ecosistema.
Gentucca Bini, stilista e designer milanese, strizza, invece, l’occhio a uno dei rituali che ci manca di più - il bacio - e lo fa con l’ironia. Nel suo progetto «Kiss me Zorro» la componente di gioco identitario della maschera si coniuga con quella protettiva della mascherina. «Tipico costume della tradizione popolare, -raccontano gli ideatori del progetto- Zorro è qui trasformato nell’eroe di una storia a lieto fine, dove l’obiettivo è quello di proteggere gli altri e noi stessi senza perdere il buonumore, con uno spirito che coniuga prudenza e divertimento».
Ha un’anima vivace e colorata e un significato che pesca nell’antropologia culturale «Gargolla», la mascherina firmata dalla designer e artista milanese Elena Salmistraro. L’effetto apotropaico e scaramantico è una delle più forti armi della comunicazione simbolica delle immagini. «I gargoyle delle cattedrali gotiche -raccontano ancora da Alcantara- ne sono un chiaro esempio: la loro funzione statica nell’ingegneria delle cattedrali si accompagna a quella simbolica di repulsione del maligno. Il disegno di questa mascherina recupera con un tratto contemporaneo l’antica finalità, utilizzata qui per esorcizzare un male altrettanto invisibile e per proteggerci dai suoi reali effetti deleteri».
Infine, Alcantara ha incontrato l'universo creativo di Sissi (alias Daniela Olivieri) eclettica artista e sperimentatrice bolognese, la cui ricerca si caratterizza per un’analisi quasi scientifica del corpo umano e per la necessità di ridisegnarne le forme. Le anatomie fantastiche dell’artista prendono possesso di una mascherina con un disegno che vive al limite tra organicità botaniche e fisicità corporee: la sua «Fioritura linguale» è un fiore fatto di lingue che fa anche pensare alla parola repressa o comunque modificata dall’uso di questo dispositivo di protezione, rendendo la nostra comunicazione meno verbale e più simbolica.
Le ali di farfalla di Andrea Anastasio, la maschera di Zorro di Gentucca Bini, il gargoyle protettivo di Elena Salmistraro e il fiore di Sissi sono, dunque, le quattro nuovo proposte di Alcantara, tutte pensate per «proteggersi con arte», ma anche per sfruttare il potere terapeutico della creatività. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] «Gargolla» di Elena Salmistraro; [figg. 2 e 3] «Battiti» di Andrea Anastasio; [fig. 4]  «Fioritura linguale» di Sissi; [fig. 5]  «Kiss me Zorro» di Getucca Bini

Informazioni utili 
Le mascherine di Alcantara sono in vendita presso il bookshop del Maxxi di Roma e on-line nel canale e-commerce ad esso collegato al link: https://www.booktique.info/categoria-prodotto/maxxi-lifestyle/ al prezzo simbolico di 14,90 euro. Ufficio stampa: press@fondazionemaxxi.it | bf@share-pr.it. Per informazioni: www.maxxi.art | www.alcantara.com

lunedì 19 ottobre 2020

«Invisible Lines», giovani fumettisti in viaggio per l'Europa a disegnare l'invisibile

Come si disegna l’invisibile? Prova a rispondere a questa domanda il progetto di alta formazione ideato dal centro di civiltà e spiritualità comparate della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, con la consulenza di Matteo Stefanelli e in partnership con tre realtà europee d’eccellenza attive nel campo dell’illustrazione, della grafica e del fumetto d’autore: l’italiana Hamelin associazione culturale, la casa editrice ceca Baobab Books, e la francese Central Vapeur, un’associazione che riunisce professionisti e professioniste dell’editoria, delle arti visive e del settore educativo.
«Invisible Lines», questo il titolo del programma co-finanziato da Europa Creativa, permetterà a dodici giovani artiste e artisti, specializzati nel fumetto e nell’illustrazione, selezionati attraverso una call internazionale disponibile sul sito www.invisiblelines.eu e aperta fino al 10 dicembre compreso, di seguire un percorso formativo della durata di due anni
Il progetto si articola in tre workshop, condotti da tre grandi artisti – Stefano Ricci, Juraj Horváth, Yvan Alagbé – in Italia, Repubblica Ceca e Francia
Per promuovere l’iniziativa è stata ideata un’immagine guida da David B., maestro del racconto esoterico francese dallo stile raffinatissimo, che ha fatto scuola con il suo modo di intendere il disegno come strumento per indagare il rapporto tra individuo e Storia, tra realtà e finzione. L’immagine raffigura decine di volti – maschere, teste animali e visi umani – che guardano l’osservatore in un’immagine che a ogni sguardo rivela nuovi dettagli e che, se osservata da lontano, rivela un'unica figura.
David B. sarà, inoltre, ospite speciale di uno dei tre workshop: affiancherà Stefano Ricci nell’esplorazione dell’invisibile inteso come elemento di spiritualità insito nel quotidiano.
«Dare forma all’invisibile -raccontano dalla Fondazione Cini- è la sfida filosofica e ancor più estetica a cui saranno chiamati le autrici e gli autori selezionati. In un mondo in cui le immagini si moltiplicano, e spesso distorcono la percezione della realtà, interrogarsi su ciò che non si vede e disegnarlo è un’impresa necessaria. L’importanza dell’invisibile si può cogliere nei fenomeni spirituali e religiosi, spesso considerati in crisi, ma che trovano oggi nuova forza e nuovi spazi. Invisibile è paradossalmente il migrante e il rifugiato, al centro delle rappresentazioni dei media e tuttavia raramente presente con la propria storia e voce. L’invisibile lo possiamo cogliere anche in molti luoghi abbandonati che sono sparsi in tutta Europa, a causa del paesaggio urbano in continua evoluzione».
Queste diramazioni si confronteranno con la specificità di linguaggi come il fumetto e l’illustrazione che raccontano storie ma hanno nello spazio bianco e nell’ellissi il loro DNA.
Ogni tappa del percorso di formazione di «Invisible Lines» esplora una diversa sfumatura del concetto di invisibile. Alla Fondazione Cini il tema sarà quello dell’apparizione. In Repubblica Ceca l’attenzione sarà focalizzata sui paesaggi della regione storicamente abitata dai Sudeti e ora perlopiù abbandonata. I riflettori saranno, quindi, puntati sul’esperienza della migrazione, raccontata attraverso le testimonianze delle migranti e dei migranti del centro di accoglienza Bernanos di Strasburgo, dove i dodici partecipanti saranno raggiunti da un gruppo di autori e autrici scelti da Central Vapeur per la «24 heures de l’illustration #5», una maratona di ventiquattro ore di disegno.
«Invisible Lines» mette in dialogo artisti e artiste con grandi maestri in un percorso di creazione di opere originali. 
Ogni tappa è affidata a un maestro d’eccezione. In Italia si tratta di Stefano Ricci, tra i più importanti artisti italiani contemporanei, che nel suo lavoro ha attraversato linguaggi e stili, dal fumetto all’illustrazione, dalla pittura alla performance. L’architetto e illustratore per l’infanzia Juraj Horváth, vincitore del Most Beautiful Book in the World Award alla Fiera del libro di Lipsia nel 2001, animerà la tappa in Repubblica Ceca; mentre a Strasburgo toccherà al fumettista franco-beninese Yvan Alagbé, fondatore della casa editrice Frémok, tra le più importanti in Francia, che nelle sue storie racconta gli effetti della migrazione e del colonialismo sulla vita di personaggi comuni.
Sotto la loro guida, i dodici giovani talenti scelti produrranno storie disegnate che saranno poi esposte in tre dei principali festival di fumetto e illustrazione in Europa: il bolognese BilBOlbul Festival internazionale di fumetto, Central Vapeur e Tabook Festival.
Le stesse opere saranno poi pubblicate in un volume conclusivo che raccoglierà anche gli interventi critici di un convegno che avrà per tema il rapporto tra visibile e invisibile, tra immagine e mistero.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine guida di «Invisible Lines», firmata da David. B; [fig. 2] Fondazione Giorgio Cini, Venezia; [fig. 3] Stefano Ricci; [fig. 4] Juraj Horváth

Informazioni utili 
www.invisiblelines.eu