ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 febbraio 2021

«In compagnia del lupo»: Sky Arte racconta «il cuore nero delle fiabe» anche con illustrazioni animate

«Le conosciamo bene, le fiabe. Ce le hanno raccontate così tante volte, sempre le stesse, da bambini, per farci addormentare, che non hanno più segreti. Conosciamo i meccanismi, i colpi di scena, i personaggi, la morale, sappiamo perfettamente chi è il buono e chi il cattivo: il lupo, naturalmente. Ma è davvero così? O forse c’è qualcosa, sotto, dietro, addirittura prima, che non ci hanno mai detto? Qualcosa di diverso, di strano, o anche di oscuro, più bello o più inquietante, che non conosciamo? Insomma: siamo davvero sicuri che il cattivo sia proprio il lupo?» Sono queste le parole scelte da Sky Arte per presentare il suo nuovo progetto televisivo: «In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe», ciclo di otto puntate che vede la conduzione di Carlo Lucarelli e la regia di Antonio Monti.
Da lunedì 15 febbraio, alle ore 21.15, il pubblico andrà alla scoperta di che cosa si svela dietro ai più classici «c'era una volta», alle storie che hanno accompagnato la nostra infanzia, scoprendo – con l’accompagnamento di illustrazioni animate – i risvolti insoliti, avventurosi, talvolta terribili e spaventosi che si celano al loro interno, nella vita dei loro autori, nei fatti di cronaca che le hanno ispirate, nei costumi delle epoche in cui sono nate.
«Da scrittore di noir– racconta il conduttore emiliano, autore di personaggi da romanzo come l’ispettrice Grazia Negro e il commissario De Luca – ho sempre ammirato il lato horror delle fiabe; una concezione un po’ terroristica di una certa pedagogia le riempiva di mostri e fattacci di sangue che hanno sempre fatto fare un salto sulla sedia a tutti i bambini. Dentro però, c’è molto di più. Oltre a personaggi bellissimi e una tecnica narrativa sempre efficace, nelle fiabe c’è la capacità di raccontare il contesto storico in cui sono nate, con le sue problematiche e le sue contraddizioni, attuali adesso come allora. Uno specchio dei tempi e del cuore umano». 
Basti pensare che dietro la storia di «Cappuccetto rosso» - al centro della prima puntata, che avrà come ospite la sociologa Rosa Tiziana Bruno - si nasconde l’ossessione seicentesca per la licantropia. Mentre in «Peter Pan» -di cui si parlerà lunedì 15 marzo, con la scrittrice Simona Vinci - si ritrova il fenomeno delle frequenti morti premature dei bambini nell’Ottocento e il protagonista è un malinconico angelo della morte.
Nella prima puntata, quella del 15 febbraio, a a partire dalle ore 21.45, si andrà anche alla scoperta, in compagnia dell’aviatore e scrittore Alessandro Soldati, di un altro classico amato da grandi e bambini: «Il piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry. La puntata offrirà l’occasione anche per parlare della misteriosa scomparsa dell’autore del libro, probabilmente morto in un incidente aereo.
Si andrà, quindi, alla scoperta, nella serata del 22 febbraio, con lo psichiatra e scrittore Massimo Picozzi, di un personaggio che è diventato un vero e proprio archetipo: «Barbablù», l’uomo che nella fiaba uccide una dopo l’altra le mogli disobbedienti, figura che si ispira alla vita di Gilles de Rais, il serial killer vissuto in Francia nel 1400, raccontato in tante ballate bretoni.
Il 1° marzo è, quindi, in calendario una puntata dal titolo «La Bella E Pedro La Bestia» , che vedrà la presenza dell’antropologo Duccio Canestrini. Durante l’appuntamento si parlerà della storia di un bimbo dal corpo pieno di peli e dall’intelligenza vivace, donato a Enrico II e fatto sposare, all’età di trentasei anni, con la bellissima figlia di una domestica di Caterina de’ Medici, che alla vista del giovane svenne.
La serie televisiva permetterà, poi, di scoprire che ci sono fiabe che nascondono personaggi molto più forti e valorosi di quanto li abbiamo sempre immaginati, come quelle dei fratelli Grimm, in cui le protagoniste sono bambine coraggiose che combattono per cambiare il loro destino. Se ne parlerà lunedì 8 marzo con la scrittrice Simona Vinci. Tra le protagoniste di questa puntata ci saranno anche Biancaneve, che a soli sette anni chiede al cacciatore di lasciarla viva e si avventura nel bosco, e Cenerentola, che si reca a un ballo al quale non è stata neppure invitata con l’intenzione di cambiare il proprio destino.
Infine, in alcuni casi, è la vita stessa degli autori che entra nelle fiabe, come per Hans Christian Andersen, il cui tormento, gli sbalzi di umore e il bisogno di approvazione lo portano a scrivere storie tristi con risvolti angoscianti, come «La piccola fiammiferaia» e «Il brutto anatroccolo». Se ne parlerà lunedì 22 marzo con Barbara Baraldi.
A chiudere la serie sarà, lunedì 29 marzo, una puntata su «Hansel e Gretel», con Duccio Canestrini, racconto dietro cui si nasconde la storia vera di Hans e Grete Metzler, non due bambini ma due fratelli adulti, pasticceri, che volevano appropriarsi della speciale ricetta del panpepato di Katharina Schraderin e che, per questo, l’avevano prima denunciata per stregoneria e poi uccisa, celando il cadavere nella bocca di un forno. Questa storia, come tante altre, ci fa pensare che mai avremmo immaginato da bambini che nelle fiabe, oltre al lupo, agli orchi e alle streghe, potesse esserci qualcosa di ancora più pauroso e inquietante. E invece c'era, anche se rimaneva nascosto: la realtà.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Carlo Lucarelli; [fig. 2] Illustrazione per la puntata su Cappuccetto rosso; [fig. 3] Illustrazione per la puntata su Peter Pan; [fig. 4] Illustrazione per la puntata sul Piccolo principe; [fig. 5] Illustrazione per la puntata sui fratelli Grimm

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venerdì 12 febbraio 2021

«Le plaisir de vivre», in scena al museo Davia Bargellini di Bologna la moda e l’arte del Settecento veneziano

«Fruscii di sete e filati preziosi, fogge e accessori dall’infinita gamma cromatica, sontuosi arredi dai bagliori dorati, inchini leggiadri tra dame agghindate e gentiluomini in spadino»: c’è questo e molto altro all’interno della mostra «Le plaisir de vivre - Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione musei civici di Venezia», che è stata appena inaugurata al Museo Davia Bargellini di Bologna.
Il progetto espositivo - curato da Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica e Chiara Squarcina- costituisce l'apice conclusivo delle celebrazioni per il centenario del museo bolognese, fondato il 30 maggio 1920 da Francesco Malaguzzi Valeri, all’epoca direttore della Pinacoteca di Bologna e Soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna.
Affascinato dalle grandi raccolte museali di arti applicate e industriali che si andavano moltiplicando in Europa sul modello del South Kensington Museum fondato a Londra nel 1852, lo studioso bolognese concepì, cent’anni fa, l’idea di istituire, all'interno di Palazzo Bargellini, un museo autonomo dedicato alle arti decorative, in cui fossero riunite, per scopi didattici e divulgativi, le più alte espressioni della locale tradizione artigianale di pregio.
Per l’allestimento il sovrintendente bolognese propose la strategia espositiva dell'«ambientazione», rievocando gli interni e gli arredi dei palazzi senatori con «oggetti, mobili, quadri legati alle abitudini di vita di cavalieri e dame affaccendati nei rituali della mondanità», ovvero tutte quelle suppellettili emblematiche del «magnifico barocco in cui Bologna trionfò su tutte le città per originalità e freschezza». Per facilitare la comprensione delle opere, Francesco Malaguzzi Valeri scelse, dunque, la rappresentazione quotidiana di «un mondo scomparso» che poteva così «rivivere vividamente nell’immaginazione» dei visitatori nei modi codificati del vivere, parlare, atteggiarsi, divertirsi.
In un’affascinante trama di intrecci e rispondenza, lo «sforzoso e fastoso» Settecento conservato nel museo bolognese, con il suo corredo di «ricchi mobili» e di «ori corruschi», incontra ora modelli di abbigliamento e accessori della moda sia femminile che maschile - abiti, calzature e copricapi d’epoca -, esemplari nel rappresentare lo spirito frivolo e spensierato dei veneziani nel XVIII secolo. Come ospiti attesi e perfettamente a loro agio, questi modelli di abbigliamento - provenienti dal Centro studi di storia del tessuto e del costume annesso al Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia - dialogano così con consoles, cornici, mobili, servizi da tavola in vetro di Murano, oltre al celebre Teatrino delle marionette, tutte testimonianze frutto dell’abilità di artigiani, ebanisti e vetrai operanti nelle botteghe veneziane del XVIII secolo.
Realizzati in tessuti impreziositi da ricami e merletti, i manufatti provenienti dal museo veneziano documentano la straordinaria perizia degli artigiani del tempo nella creazione della lussuosa eleganza per la quale il patriziato della Serenissima andava celebre, così come la solennità del potere ecclesiastico rappresentato da raffinati paramenti sacri prodotti nel territorio lagunare.
Non vi è dubbio che quello del costume costituisca un punto di vista privilegiato per comprendere molti aspetti della vita politica e culturale del periodo, quando, per effetto di una diffusione sempre più ampia dell’influsso della cultura francese e in un momento in cui si afferma la massima esposizione sociale dell’individuo, il gusto per la fastosità del Barocco si evolve in decoro raffinato non privo di leziosità.
L’immagine della vita quotidiana, osservata «dal naturale» e «al vero» nelle calli e negli interni dei palazzi nobiliari, viene ricreata, in mostra, da alcuni dipinti di Pietro Longhi e della sua scuola, tra cui la celebre tela «Lo svenimento» (1760 circa), di proprietà della Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia al Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, che testimonia l'importanza del gioco e la centralità della figura femminile nei riti dei salotti veneziani.
Il tono fra l’ironico e il gioviale, oltre alla presenza in queste «scene di costume», che raccontano le abitudini e i gusti delle famiglie patrizie veneziane, di persone di altri ceti sociali - servitori, domestici, ma anche il sarto, il parrucchiere, il maestro di ballo, di musica o di geografia – richiama alla mente le opere del coevo commediografo Carlo Goldoni, cantore della «piacevolezza del vivere» scandita da buone maniere, buon gusto e divertimento.
Il teatro è un irrinunciabile divertimento per la nobiltà del tempo, anche per quella bolognese, come prova la figura di Francesco Albergati Capacelli per cui lo scrittore veneziano scrisse le commedie brevi «La donna bizzarra», «L’apatista o l’indifferente», «Il cavaliere di spirito», «L’osteria della posta» e «L’avaro».
In questo completo racconto del Settecento trova così collocazione anche il Teatrino delle marionette, acquisito sul mercato antiquario nel 1922. La struttura, dotata di cinque cambi di scena, appare di indubbia matrice bolognese e bibienesca, come attesta lo stemma della famiglia forlivese degli Albicini presente sul prospetto. Di manifattura veneziana sono, invece, le settantaquattro marionette abbigliate con i costumi dell’epoca, coeve, anche se appartenenti a serie diverse. La molteplicità dei personaggi presenti – dame, servette, cavalieri – unitamente alle maschere della Commedia dell’arte – Arlecchino, Pulcinella, Balanzone – lascia chiaramente intendere quanto ampia potesse essere la varietà di spettacoli che poteva prendere vita sul piccolo palcoscenico. Nel suo complesso, la collezione si distingue per essere senza ombra di dubbio la più importante in Italia, insieme a quella di casa Grimani ai Servi a Venezia, ora conservata al Museo Casa di Carlo Goldoni.
Alla fama di Venezia è anche indissolubilmente legata l’arte fragile e luminosa della lavorazione del vetro; la mostra al museo Davia Bargellini diventa così anche l’occasione per presentare in anteprima al pubblico otto pregevoli manufatti, di varia tipologia e funzione, appartenenti alla collezione di vetri Cappagli-Serretti, recentemente donata al Comune di Bologna con la finalità di incrementare le collezioni cittadine. Realizzati da fornaci veneziane e muranesi, questi manufatti documentano in gran parte la diffusione nella prima metà del Settecento del cosiddetto cristallo «ad uso di Boemia», un tipo di vetro con notevoli percentuali di ossido di piombo in aggiunta all’ossido di potassio, lavorabile a caldo secondo la tradizione muranese, da cui si ottiene una maggiore brillantezza.
Grazie alla generosa collaborazione prestata da 8cento Aps, la mostra si prolunga on-line, sulla pagina Facebook dei Musei civici d’arte antica di Bologna, con una serie di quattordici video-clip in cui figuranti in costume danno vita a una suggestiva rievocazione del Settecento attraverso momenti di racconto, danza e lettura. Nelle sale del museo si animano così brevi scene di vita quotidiana con accessori d’epoca, accompagnate da spiegazioni di dipinti e curiosità sui numerosi passatempi settecenteschi. Ogni video è incentrato su un aspetto specifico: il gioco, la vestizione, il trucco, il ventaglio e il suo linguaggio, la musica e i momenti della giornata, oltre a note introduttive sulle ragioni della mostra e le particolarità del museo.
Passeggiando tra le sale del Davia Bargellini sembra così di rivivere quel mondo lontano caratterizzato dalla «piacevolezza del vivere», dalla nobile arte della conversazione frivola, da un’eleganza a tratti leziosa, dagli ultimi sfavillanti sforzi della grandeur veneziana, ridotta ormai a una gabbia dorata che, dietro i ventagli e le maschere del Carnevale, sapeva di volgere al tramonto, lasciando spazio alle suggestioni illuministiche.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ignoto bibienesco, Teatrino per marionette, 1770 circa. Boccascena: legno dipinto, cm 130 × 218. Fondale: tempera su tela, cm 82 × 172. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 34,5. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 25,1. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 2] Pietro Longhi (Pietro Falca) (Venezia, 1701-1785), Lo svenimento, circa 1760. Olio su tela, cm 54 x 65. Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari; [fig. 3] Manifattura veneziana, Sopravveste femminile (andrienne), 775-80 circa. Pékin (cannellato e gros de Tours), broccato. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 5] Manifattura veneta, Dama. Metà XVIII secolo. Legno, seta, paillettes, piombo, filo di ferro, passamaneria. Figura cm 35,5; testa cm 7; braccia cm 14; gambe cm 16. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 6] Manifattura veneziana, Copricapo, XVIII secolo. Gros de Tours, tela, metallo. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 7] Manifattura veneziana, Cassettone, Metà XVIII secolo. Legno intagliato e dorato, h. cm 86 x largh. cm 115 x prof. cm 57,5. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 8]  Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Veduta di allestimento della mostra. Bologna, Museo Davia Bargellini. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Informazioni utili 
Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Museo Davia Bargellini, Strada Maggiore 44 – Bologna. Orari (in vigore salvo ulteriori disposizioni governative): martedì, mercoledì, giovedì h 10-15; venerdì, ore 14-18; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita ore 10-18.30; chiuso il lunedì. Nota: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione, tramite il sito Mida Ticket (www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna), sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat). Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le ventiquattro ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket.  Ingresso gratuito Informazioni: tel. +39.051.236708, museiarteantica@comune.bologna.it. Informazioni su modalità di accesso e misure di sicurezza Covid-19: http://www.museibologna.it/arteantica/documenti/102119. Sito internet: www.museibologna.it/arteantica. Facebook: Musei Civici d'Arte Antica. Twitter: @MuseiCiviciBolo. Fino al 12 settembre 2021

giovedì 11 febbraio 2021

L’Accademia di Francia a Roma accoglie il suo primo fondo dedicato al fumetto

Il 2020 è stato in Francia, per iniziativa del Ministero della cultura, l’anno del fumetto. Nella terra dei croissant e della baguette la «nona arte» è già da tempo un genere letterario con un suo pubblico affezionato: più di otto milioni di francesi - il 15,5% della popolazione – acquistano regolarmente fumetti, rendendo il mercato della «bande dessinée», ovvero delle «strisce disegnate», uno dei più floridi di tutta Europa.
In occasione del lancio del progetto «BD 2020 - Le France aime le 9e art», il ministro Franck Riester aveva invitato le istituzioni culturali a investire su quest’«arte del tratto e del colore» dalle varie forme, dai manga ai graphic novel, che Oltralpe ha visto nascere personaggi come TintinAsterixLucky Luke: «Dobbiamo rendere – aveva dichiarato - la nona arte ancora più accessibile e attraente, dandole più spazio nelle biblioteche e nelle scuole». 
Tra le varie istituzioni che hanno risposto all’appello c’è Villa Medici – Accademia di Francia a Roma, che ha da poco annunciato l’acquisizione di 276 fumetti in lingua francese, che preludono alla creazione di un fondo dedicato che riunirà quasi 200 autori e autrici internazionali.
Nell'ambito di questa operazione, l'istituzione culturale sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma, che ospita in residenze annuali o per brevi soggiorni artisti, creativi e storici dell’arte, si è avvalsa della consulenza della Cité internationale de la bande dessinée et de l'image d'Angoulême (CIBDI), per la selezione dei titoli, e della Librairie française de Rome «Stendhal», per la fornitura delle opere.
Villa Medici ha voluto così riaffermare il suo sostegno agli autori, alle autrici e a tutti gli attori che operano nel settore del libro e contribuire alla diffusione della «nona arte» in tutta la ricchezza delle sue espressioni narrative e grafiche.
L'Accademia di Francia a Roma continua, dunque, con questa acquisizione – si legge nella nota stampa - «il suo impegno a favore della creazione contemporanea, in un processo di convergenza e apertura verso ogni forma artistica, di cui il linguaggio della «bande dessinée» non fa eccezione. Il fumetto, la letteratura e le arti visive continuano anzi a mantenere un fecondo dialogo reciproco e a comporre nuove estetiche che luoghi pionieristici come le residenze d’artista vogliono incoraggiare».
La selezione pilota di questo nuovo fondo porta in primo piano autori e autrici, illustratori e illustratrici di diversa provenienza e disciplina, facendo dialogare i grandi nomi del fumetto con artisti più di nicchia. Fra questi, ci sono, per esempio, gli ex borsisti di Villa Medici François Olislaeger (autore e disegnatore di fumetti, 2019-2020), Lancelot Hamelin (scrittore, 2016-2017), Anne-Margot Ramstein (illustratrice, 2015-2016) e Mathias Énard (scrittore, 2005-2006), ma anche gli ex residenti Catherine Meurisse (autrice e disegnatrice di fumetti, 2015), Isabelle Boinot (artista e illustratrice, 2020), Matthias Lehmann (autore di fumetti, 2020), Régis Lejonc (illustratore, 2019) e Carole Chaix (illustratrice e disegnatrice, 2018).
Questo nuovo fondo integrerà le collezioni della biblioteca dell'Accademia, già ricca di 37.300 volumi, tra cui alcuni fumetti (con opere di ex residenti ed ex borsisti come per esempio JulEugène Riousse e Lisa Bresner), e ambisce a essere progressivamente completato con i progetti dei borsisti, dei residenti, degli artisti ospiti e dei ricercatori, che soggiornano a Villa Medici, con opere provenienti dalla rete francese a Roma (École française de Rome, Institut français Italia) e dal pubblico esterno di lettori della biblioteca.
Questa iniziativa si pone in continuità con le azioni già intraprese dall’Accademia di Francia a Roma per sostenere la creazione di fumetti. Nell'ottobre 2019 l’istituzione ha, per esempio, dato vita, con la Cité internationale de la bande dessinée et de l'image di Angoulême, a una residenza di creazione volta ad accompagnare progetti innovativi di autori e autrici di fumetti. Questo programma di residenza, realizzato in collaborazione con la Société des Auteurs dans les Arts graphiques et plastiques, ha permesso di accogliere a Villa Medici nel 2020 Isabelle Boinot e Matthias Lehmann (nelle ultime due foto). Quest’ultimo ha potuto lavorare al suo progetto intitolato «Chumbo», la storia di una cronaca familiare durante gli anni di piombo della dittatura in Brasile, tra il 1968 e il 1973 (di prossima pubblicazione per Casterman). Isabelle Boinot ha, invece, perseguito il suo progetto intitolato «Toshiyori», un saggio grafico che racconta le sue esperienze e le sue osservazioni sulla società giapponese sotto forma di repertorio etnografico.

Informazioni utili
Biblioteca dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Catalogo online: www.farnese.efrome.it/.Sito web ufficiale: villamedici.it. Per maggiori informazioni e prenotazioni in biblioteca: tel. 06.6761263 o per e-mail all’indirizzo raffaella.carchesio@villamedici.it