ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 22 ottobre 2021

Al via «Florence Biennale». Riflettori puntati sul mondo femminile e sull’«eterno cambiamento»

È l’universo policromo e multiforme della femminilità, fonte di ispirazione per le creazioni artistiche di tutti i tempi e specchio delle trasformazioni del nostro tempo con la rivoluzione sessuale e le battaglie per le pari opportunità, a fare da filo conduttore alla tredicesima edizione di «Florence Biennale. Mostra internazionale d’arte contemporanea e design», in programma dal 23 al 31 ottobre alla Fortezza da Basso di Firenze, nei padiglioni Spadolini e Cavaniglia.
«Eternal Feminine - Eternal Change. Concepts of Femininty in Contemporary Art and Design» è il sottotitolo scelto per questo appuntamento, che gode dell’alto patrocinio del Ministero della cultura e del Parlamento europeo, e al quale prenderanno parte quattrocentosessantacinque espositori, tra artisti e designer, provenienti dai cinque continenti, in gara per aggiudicarsi i premi «Michelangelo» e «Leonardo da Vinci».
In questa edizione ci sarà per la prima volta anche il premio del pubblico, assegnato all’opera più scansionata dagli smartphone dei visitatori. Il sistema di voto, tecnologicamente avanzato, è stato messo a punto nell’ambito con Fynd.art, una piattaforma austriaca per la promozione dell’arte.
Sono, invece, già stati assegnati i premi alla carriera, che vedranno sul podio la celebre stilista e attivista inglese Vivienne Westwood, l’artista piemontese Michelangelo Pistoletto, tra i massimi esponenti dell’Arte povera, e il fotografo milanese Oliviero Toscani, che per l’occasione presenterà un estratto di dodici immagini al femminile del suo progetto «Razza umana», una ricerca fotografica, socio-politica, estetica, culturale e antropologica in atto da dieci anni.
«Florence Biennale» premierà, inoltre, il musicista Max Casacci dei «Subsonica» e la scultrice Paola Crema (in questo caso si tratta di un riconoscimento alla memoria), oltre alla giovane visual artist ungherese Flora Borsi e all’illustratore australiano Jim Tsinganos, entrambi Guests of honour perché vincitori di un concorso internazionale realizzato in collaborazione con «Art Market Magazine» e «Lens Magazine» e creatori dell’immagine coordinata della manifestazione.
Lo special concept di questa edizione verrà approfondito dal lavoro di sessanta artisti, selezionati da Fortunato D’Amico, che esporranno all’interno del Padiglione Cavaniglia. Al centro della mostra sarà collocata l’opera «La Bandiera del mondo - 1+1=3» di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese, che esorta a «pensare globalmente e agire localmente, ad amare le differenze per salvare il femminino che accoglie tutte le biodiversità: il pianeta Terra».
Mentre il musicista e compositore Max Casacci, premio del presidente di questa edizione di «Florence Biennale», creerà il fondale sonoro del Padiglione Cavaniglia grazie al progetto «Earthphonia», un’opera in prima linea nella battaglia per il nostro ambiente, madre di ogni essere e specie. Realizzata esclusivamente con i suoni e i rumori della natura, la partitura musicale si configura anche come un vero e proprio viaggio per il mondo: si comincia con l’aria, gli uccelli e la biodiversità del Delta del Po; si scivola sull’acqua del torrente Cervo a Biella e sulle rocce di un’antica rupe dell’isola di Gozo; ci si tuffa nell'Oceano e si respira la magia dei vulcani delle isole Eolie; si spiano, infine, le api nel buio del loro alverare con il brano «The Queen».
Sara Conforti, altra vincitrice del premio del presidente, proporrà, invece, «Centrosettantaperottanta», progetto di ricerca artistica con installazione site and context specific che coinvolge le donne esplorandone il vissuto attraverso oggetti personali.
Altri ospiti speciali del Padiglione Cavaniglia saranno il designer Fabio Novembre con la sua seduta «Divina» e gli artisti Ercole Pignatelli e Laura Zeni che, insieme con Giuliano Sangiorgi dei «Negramaro», hanno realizzato l’opera «Tappeto volante», impreziosita da «Nudi», un’inedita poesia del cantante pugliese.
Tra i tanti progetti in mostra merita una segnalazione anche la performance «Voi… prigioniere nel bosco delle innocenze…» di Giovanni Ronzoni, dedicata al tema della violenza contro la natura. Si tratta di uno spazio circolare sulla platea di circa nove metri di diametro, dove saranno collocati dodici «massi» riportando dodici poesie di dodici poetesse.
Una riflessione sulla natura verrà proposta in mostra anche dall’artista milanese Enzo Fiore con «Genesi», che ha «ricostruito» «La Vergine delle rocce» di Leonardo da Vinci utilizzando solo materiali naturali (terra, radici, foglie, insetti e resina epossidica su tela). Sullo stesso filone si muoveranno la scultrice Maria Cristina Carlini, che per l’occasione ha realizzato con legno di recupero e ferro la scultura monumentale «Foresta»>, e il progetto di Artiglieria e Change for Planet sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Agenda 2030),che prevede un incontro divulgativo sul tema del cambiamento climatico e un’installazione, «La grande madre», che indaga attraverso uno scenario distopico, l’annientamento della natura sotto la forza distruttrice dell’uomo metropolitano, promuovendo una partecipazione attiva.
Sfogliando il catalogo, pubblicato da Editoriale Giorgio Mondadori, si apprende che saranno presenti a «Florence Biennale» anche Marica Moro con l’installazione «Gold Doll, Stop Violence!», Silvia Capilussi con i suoi lenzuolisospesi.com, Alfredo Rapetti (figlio di Giulio, in arte Mogol), che presenterà un’opera al neon giocata sulle parole «A mare, amare», e Piero Gilardi, uno dei maestri dell’Arte povera, che metterà in mostra il semplice ed evocativo «0 (The Tree)», invito alla riforestazione del pianeta.
«Florence Biennale» presenterà, poi, un grande numero di progetti speciali, tra i quali la tavola rotonda inaugurale «Green fashion e pari opportunità», il progetto web MuDeTo – Museo del design toscano, la mostra «ADI Design Museum in Toscana – 1300 km di design», con alcune eccellenze del made in Italy come la Vespa elettrica o l’Agritube, e la piccola personale di Andrea Roggi sul tema della femminilità, con le opere «Fecunditas» (bronzo, fusione a cera persa e patina a fuoco, altezza 270 cm, 2019), «Insieme per un nuovo mondo» (bronzo, fusione dinamica e patina a fuoco, diametro 100 cm, 2021), «Le nostre radici per un nuovo mondo» (bronzo, fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco, altezza 330 cm, 2020), oltre a «La vita in un bacio» (130x140x130 cm) all’atelier di Aquaflor in Borgo Santa Croce.
Lungo il percorso espositivo della «Florence Biennale», i visitatori potranno ammirare anche un prototipo di supercar tutta rifinita a mano realizzato da Mazzanti Automobili di Pontedera, vera eccellenza dell’abilità manifatturiera italiana.
Non mancheranno nel programma proiezioni cinematografiche dedicate alla questione di genere e al ruolo della donna. Verrà presentato in anteprima nazionale «Can’t stop the sun from shining» di Teresa Mular, toccante racconto della vita di quattro donne di età compresa fra i 94 e i 105 anni. Sarà, poi, possibile vedere «Exorcisms and other supplications» di Georden West, la cui estetica si ispira al lavoro fatto da Le Corbusier sugli spazi religiosi e in particolare sulla Cappella Ronchamp, e «Contaminazione», un progetto nato poco dopo i primi casi della pandemia di Covid-19 in Italia, a cura di Cécile Angelini.
Con dei talk, «Florence Biennale» punterà i riflettori anche su tre donne artiste entrate nel mito: Tamara de Lempicka, Tina Modotti e Frida Kahlo. Intraprendenza, coraggio e passione sono i tratti che le hanno caratterizzate e che le hanno trasformate in simboli per il femminismo internazionale, di ieri e di oggi.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] F. Borsi, Black swan, 2021; [fig. 2] F. Borsi, Swan, 2019[fig. 3] Jim Tsinganos, I Amplify In Silence; [fig. 4] M. Pistoletto, La bandiera del mondo; [fig. 5] Jim Tsinganos, E Pluribus Unum; [fig. 6] Andrea Roggi, La Vita in un Bacio, 130x140x130 cm

Informazioni utili

giovedì 21 ottobre 2021

«Natura senza tempo»: a Roma quattro artisti a confronto con il mondo della botanica

A Roma, poco lontano da piazza Navona e Castel Sant’Angelo, c’è una galleria che espone solo opere dedicate al mondo della botanica. È lo Spazio arti floreali, adiacente all’omonimo Studio arti floreali, che da tempo si occupa di molte discipline collegate ai fiori e alla loro cultura. Al luogo dove, in venti anni di attività, sono stati realizzati workshop, corsi, mostre e molte iniziative culturali, dall’inizio di ottobre si è, dunque, aggiunta una nuova cornice espositiva, restaurata e attrezzata per accogliere mostre, conferenze, presentazioni ed eventi. Si tratta di «cinquantametriquadrati», realizzati con criteri e materiali tecnologicamente avanzati e dotati di un sistema di illuminazione adatto a diversi tipi di allestimento.
Dopo la mostra di apertura, con una rassegna di artisti che operano nel campo dell’acquarello botanico, la galleria di vicolo della Campanella è pronta a inaugurare, il prossimo 23 ottobre, la mostra «Natura senza tempo. Laura Barbarini, Cesare Mirabella, Maurizio Pierfranceschi, Vincenzo Scolamiero», a cura di Bianca Pedace.
«Il tema della natura, reso nuovamente acuto (anche in modo amaro e paradossale) dalla pandemia, - raccontano gli organizzatori - è stato tuttavia già lungamente frequentato dagli artisti, sia pure secondo declinazioni differenti: la poetica del colore di Barbarini e quella di Mirabella, virata verso un'accezione informale, si confrontano in questo ambito con lo spazio architettonicamente scandito di Pierfranceschi e le allusioni metaforiche e poetiche di Scolamiero».
Nella pittura di Laura Barbarini il tema si qualifica in un registro lirico e introspettivo, dipanato in una poetica del colore di diretta ascendenza brunoriana - appresa dunque da una delle fonti maggiori di quella tendenza espressiva - e rinsaldato di recente dal rinnovato contatto con la lezione vangoghiana. Un colore intenso e di lontana eco espressionista affiora con evidenza nelle prove più recenti mentre le opere in mostra, appositamente realizzate, lasciano filtrare, nella consueta attitudine mnemonica ed evocativa, anche una presa diretta visiva. L'osservazione attenta e amorosa della vegetazione giunge a un esito pittoricamente sontuoso e psichicamente vitale, che predica la ciclicità naturale sottraendola, nell'infinità della pittura, alle angherie del tempo.
Inesausto è anche il rapporto con la natura di Cesare Mirabella, che negli ultimi anni ha dedicato molte energie al tema, anche metaforico, del bosco. La coerenza del suo itinerario non impedisce movenze più libere e sciolte, dissigillando energie rinnovate e lasciando erompere una rinata vitalità; forse per questo l'esplosione cromatica, nata dalla natura, si accampa ora in senso eventico e avvolgente. Talvolta, particolari naturali, quasi sempre vegetanti, ingigantiti nella coscienza e pittoricamente trasfigurati, con scioltezza quasi gestuale, si avvicinano a una rimeditazione dell'esperienza informale. Ne deriva, permanendo il rigore, un abbandono all'istinto creativo più fiducioso e vitale, una temperatura più estiva, una nuova «felicità visionaria».
Nella originale operazione pittorica di Maurizio Pierfranceschi, la natura, invece, è spesso presente, prevalentemente riassunta nel colore, steso in modo deciso, e sempre sintatticamente subordinata a una rigorosa impostazione spaziale. Talvolta si tratta di espliciti ripensamenti critici del genere del paesaggio; in altri casi di brani di natura dai confini sfuggenti. Da qui provengono le opere più recenti in cui l'evidente recupero della figurazione dispone sagome - talvolta una silhouette, talvolta un'ombra (una statua?) - di allure enigmatica, in bilico tra narrazione, mito, tradizione iconografica da scena sacra, in spazi architettonicamente concepiti.
Mentre Vincenzo Scolamiero porta avanti la questione di fondo del rapporto tra le arti, declinando in questo caso la sua pittura - altrove in dialogo con la musica - nel confronto con la poesia. Le opere in mostra, appositamente realizzate, sono infatti parte di un ciclo del 2021 dedicato alla poetessa americana Louise Glück. Intitolati «Con qualche parte della terra», i dipinti ci conducono nel cuore di una natura misteriosa e magmatica, in uno spazio altro - il centro o il cuore della terra - o in un tempo diverso, forse originario, nel quale composizione icastica e afflato metaforico convivono in una raffinata ricerca sulla visione.

Didascalie delle immagini 
1. Maurizio Pierfranceschi, Tra i rami, 2021 olio su tela, 40 x 50 cm; 2. Opera di Laura Barbarini; 3. Opera di Cesare Mirabella; 4. Vincenzo Scolamiero, Con qualche parte della terra, cm 100x80, 2021 

Informazioni utili
«Natura senza tempo». Spazio Arti Floreali, vicolo della Campanella, 42 – Roma. Orari: da martedì a sabato: ore 16:00 - 19:30; domenica: 11:00 - 18:00; lunedì chiuso. Ingresso libero. Informazioni: spazio@artifloreali.it o tel. +39.06.6877369. Sito web: https://artifloreali.it/spazio/. Dal 23 ottobre al 14 novembre 2021

mercoledì 20 ottobre 2021

Umbria Factory Festival, riflettori puntati su Dante Alighieri tra nuovi linguaggi e creazioni inedite

È tutto pronto a Foligno, in provincia di Perugia, per la partenza di UFF - Umbria Factory Festival, il progetto multidisciplinare dedicato ai linguaggi artistici e ai processi di creazione contemporanea, ideato nel 2014 da Zut!, che animerà la città per tre week-end, a partire dal 21 ottobre e fino al 12 dicembre.
I filoni tematici che animano la manifestazione, premiata anche del Mic – Ministero della cultura con un contributo, si stratificano e si intrecciano nei diversi linguaggi della creatività, spaziando dal teatro alla danza, dalla musica alle arti visive, dalla sound art al video e alla cultura digitale.
Processi, creazione, linguaggi sono le parole-chiave che guidano la proposta artistica, nella quale si trovano i nomi di compagnie ormai affermate a livello nazionale e internazionale accanto a giovani artisti dell’Umbria e non.
L’obiettivo finale è di restituire il panorama ampio e complesso dello spettacolo dal vivo contemporaneo, anche grazie a residenze, fattive relazioni e scambi costanti e sempre nuovi con altre piattaforme culturali italiane e internazionali. Il tutto – raccontano gli organizzatori – con l’intento di «attivare un moto di incontro e di confronto tra persone, oggetti, linguaggi, culture, provenienti da paesi e geografie diversi, producendo stimoli, sommovimenti culturali di una città, Foligno, che ha necessità di intercettare e interpretare il melting-pot di esperienze e rileggere il presente».
A segnare il debutto del festival sarà, nella sede di Zut!, la prima nazionale dello spettacolo «C’era una volta in Umbria» (giovedì 21 ottobre, ore 18:30 e ore 21:15), di e con Silvio Impegnoso, che narra l’ascesa e il declino di un conterraneo soprannominato il dottor Cavadenti, un personaggio che possedeva un incredibile fiuto per gli affari: «la sua storia - si legge nella presentazione - ci ricorda il bisogno di rischiare per poter essere veramente se stessi, e che è meglio guardare il mondo con la voglia di trasformarlo piuttosto che subirne passivamente gli eventi e le circostanze».
Seguirà un appuntamento con il collettivo Sotterraneo, insignito del premio Ubu (gli Oscar del teatro italiano) per il miglior spettacolo dell’anno nel 2019 e vincitore di numerosi altri premi di respiro nazionale, che sarà in scena a Foligno, sempre negli spazi di Zut!, con «Shakespearology» (venerdì 22 ottobre, ore 19; sabato 23 ottobre, ore 18) un one-man-show, di cui è interprete Woody Neri, che dà voce al Bardo e alla sua opera.
Il primo week-end del festival vedrà ospite anche il gruppo nanou di Ravenna con due progetti sviluppati in occasione del settimo centenario dalla morte di Dante Alighieri, che si avvalgono della commistione tra linguaggi. Venerdì 22 ottobre, alle ore 21:30, l’Auditorium San Domenico farà da scenario a «Canto primo: Miasma/Arsura», un assolo coreografico con Rhuena Bracci che incontra il suono della band OvO, composto da Bruno Dorella e Stefania Pedretti. Mentre sabato 23 e domenica 24 ottobre ci si sposterà all’Auditorium Santa Caterina per la prima nazionale di «Paradiso [Bozzetto SN-003]», terza tappa di un progetto di avvicinamento alla terza cantica dantesca, vista come un altrove abitato da figure leggere ed evanescenti, realizzato per il Ravenna Festival. Lo sguardo dell’artista visivo Alfredo Pirri e la musica di Bruno Dorella si intersecano. L’azione coreografica, firmata da Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci, «sprofonda dentro lo spazio fino a divenirne parte essenziale, assumendone contorni e connotati – si legge nella sinossi dello spettacolo -. Al contempo, lo spazio è luogo, disegno, architettura indipendente dai corpi e dagli oggetti rapportandosi ad essi come una materia elastica che, se urtata, ne assume l’immagine per tornare immediatamente a riprendere la sua fisionomia di materia originaria e distante». L’accesso è consentito per 33 minuti a 33 persone per 3 appuntamenti al giorno, alle ore 19:30, 20:30 e 21:30.
Sabato 23 ottobre, alle ore 22:30, il festival farà anche un’incursione nel mondo del jazz, allo spazio Zut!, con il trio musicale She’s Analog, formato da Stefano Calderano (chitarra), Luca Sguera (piano, synth) e Giovanni Iacovella (batteria, elettronica), il cui metodo di creazione parte da un esile spunto compositivo per arricchirsi di un'improvvisazione sempre più estrema.
Sempre allo Spazio Zut! ci sarà, domenica 24 ottobre (alle ore 17), il reading «Tristessa», di e con Carolina Balucani e Mirco Bonucci: una fiaba acustica su una prostituta tossicomane dalla vita miserabile, donna meticcia di Città del Messico, angelo della desolazione, amata, mai sfiorata e incontrata da Kerouac durante il suo viaggio attraverso il Messico, che sogna di salvarla con la forza del proprio amore ma dovrà scontrarsi con la morfina, rivale imbattibile.
A chiudere il cartellone del primo fine settimana sarà «The Walk» (sabato 23 ottobre, ore 17; domenica 24 ottobre, ore 18), performance itinerante della compagnia italo-australiana Cuocolo/Bosetti - IRAA Theatre, che, dopo il debutto nel 2013 al teatro Metastasio di Prato, è stata presentata nelle maggiori città italiane ed europee (Roma, Milano, Bologna, Firenze, Torino, Parigi, Berlino, Sydney e Melbourne), vincendo anche il Premio Hystrio per l'innovazione. Il pubblico, composto da venticinque spettatori, è invitato a camminare insieme nella città, guidato da una voce, da una attrice e da una storia che parla della perdita di un amico. Al centro del progetto il mistero che tiene insieme viaggio, memoria e narrazione.
Ogni settimana si svolgerà anche «UFF | Notes», un percorso per spettatori under 35 coordinato da tre artiste - Carolina Balucani, Luisa Bosi e Azzurra D'Agostino -, che accompagneranno i partecipanti nella visione degli spettacoli per esplorare i processi alla base della creazione artistica.
Gli ospiti che animeranno Umbria Factory Festival nei successivi week-end di programmazione (11-14 novembre; 9-12 dicembre) saranno Sarteanesi/Bosi/Officine della cultura con «Bella bestia», Ciccioli/Russo/Matrisciano con «La corsa», Progetto Demoni/Ultimi Fuochi Teatro con «Sono solo un uomo», Angelo Campolo/Compagnia DAF con «Sty Hungry/ Indagine di un affamato», Saroos e Andrea Belfi con le loro suggestioni musicali, Muta Imago con «Bartleby», tratto dall’omonimo racconto di Herman Melville: modi differenti per raccontare che cosa avviene nel complesso mondo dello spettacolo dal vivo. 

Didascalie delle immagini
[fig. 1] «The Walk» di Cuocolo/Bosetti - IRAA Theatre; [fig. 2] «C’era una volta in Umbria», di e con Silvio Impegnoso; [fig. 3] «Shakespearology», con Woody Neri; [fig. 4] «Paradiso [Bozzetto SN-003]» di gruppo nanou; [fig.5] «Canto primo: Miasma/Arsura» di gruppo nanou e Ovo; [fig. 6] She’s Analog