ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 9 maggio 2022

Al via a Bologna la quarantacinquesima edizione di «Arte Fiera»

Bologna indossa il suo abito più bello, quello che fa incontrare la storia con i colori e l’energia del contemporaneo, e per una settimana contende a Venezia, dove è in corso la 59esima Biennale con il titolo «Il latte dei sogni», il ruolo di capitale italiana dell’arte. La città felsinea è, infatti, pronta a ospitare la quarantacinquesima edizione di «Arte Fiera», la prima in presenza dopo la pandemia da Covid-19 e la quarta, conteggiando anche il progetto digitale «Playlist» del 2021, curata da Simone Menegoi.
Dal 1974 l’evento mercantile bolognese, il più longevo del settore in Italia, è sinonimo di qualità e non ha mai tradito le aspettative di intenditori ed estimatori rimanendo sempre fedele alla propria vocazione: essere la manifestazione di riferimento per le gallerie italiane e per l’arte italiana del XX e XXI secolo.
Si muove lungo questa strada ben consolidata e apprezzata anche la nuova edizione che, dal 13 al 15 maggio (con preview per gli addetti ai lavori nella giornata di giovedì 12), animerà i Padiglioni 15 e 18 del Quartiere fieristico di Bologna, dove è stato ideato per l’occasione un nuovo percorso di accesso e un inedito allestimento degli stand, più elegante e curato rispetto al passato.
Centoquarantatré, tra cui alcune interessanti new entry, sono le gallerie che saranno presenti in fiera e che sono state chiamate a presentare un numero limitato di artisti, se non addirittura mostre monografiche (ne saranno presenti trentacinque), tanto per i maestri storicizzati quanto per le ultime generazioni.
Accanto alla tradizionale «Main Section», che spazia dal moderno e dall’arte postbellica, fino al contemporaneo di ricerca, e che ha un forte accento sull’arte italiana, il percorso espositivo sarà suddiviso in tre sezioni, curate e su invito, che approfondiranno altrettanti ambiti importanti per l’identità della fiera: l’arte moderna e del Dopoguerra storicizzato («Focus»), la pittura del nuovo millennio («Pittura XXI»), la fotografia e il video («Fotografia e immagini in movimento»).
Con «Focus», sezione introdotta nel 2020 e che quest’anno vede la curatela di Marco Meneguzzo, ci si concentrerà sul periodo tra fine anni Cinquanta e anni Settanta e sulla cosiddetta «arte esatta» (che comprende arte cinetica, arte programmata ed esperienze affini), con particolare attenzione alla scena italiana (ma anche con un audace «sconfinamento» nel mondo della creazione digitale e degli NFT).
Il critico Davide Ferri curerà, invece, la sezione «Pittura XXI», una proposta inedita per le fiere d’arte, giunta quest’anno alla sua terza edizione, che offrirà una panoramica specializzata dedicata al medium artistico più tradizionale, tornato negli ultimi anni al centro dell’attenzione della critica, delle istituzioni e del mercato. Il percorso spazierà dai talenti emergenti agli artisti mid-career italiani e internazionali.
Infine, Fantom - una piattaforma composta da Selva Barni, Benedetta Pomini, Ilaria Speri, Massimo Torrigiani e Francesco Zanot - si è occupata della curatela di «Fotografia e immagini in movimento», sezione giunta alla sua terza edizione, che include a pieno titolo anche il video e che è aperta al dialogo fra fotografia e altri media.
Arte Fiera prevede, poi, un ricco palinsesto di contenuti trasversali, riunito sotto il titolo di «Public program», che offrirà agli addetti ai lavori e al grande pubblico un significativo spaccato dello stato dell’arte del nostro Paese. Tra questi appuntamenti si inserisce l’intervento di Liliana Moro (Milano, 1961), che – dopo Flavio Favelli, Eva Marisaldi e Stefano Arienti – è stata invitata a Bologna per realizzare un’opera inedita, di grandi dimensioni o comunque ambiziosa, da presentare al pubblico negli spazi espositivi. Per rispondere alla commissione, l’artista milanese ha scelto un materiale inconsueto, ma a cui ricorre regolarmente fin dagli anni Novanta: il suono. Ne è nata una grande scultura sonora, elaborata a partire dalla sua stessa voce, di cui i visitatori faranno esperienza nel loro transito dall’ingresso Nord verso i padiglioni.
In questa cornice si inserisce anche la terza edizione del progetto «Oplà. Performing Activities», a cura di Silvia Fanti (Xing), che prevede quattro interventi. Jacopo Benassi (1970) proporrà «Unisex» in uno spazio inatteso come le toilette dell’area Infopoint della fiera. Invernomuto, duo composto da Simone Bertuzzi (1983) e Simone Trabucchi (1982), presenterà la performance immateriale e radiofonica «Vernascacadabra». Muna Mussie (1978), artista eritrea di base a Bologna, metterà in scena «Persona», un incontro con il pubblico mediato dalla pratica del cucino. Infine, Luca Trevisani (1979) proporrà «Ai piedi del pane», intervento inedito al crocevia tra l’attività performativa e scultura metamorfica e biologica, che dà vita a scarpe con suole di pane innestate su tomaie preesistenti, bassorilievi da portare a spasso per gli spazi di Arte Fiera.
Nel «Public program» sono inseriti anche i «Book Talk» dedicati ai libri pubblicati di recente. Tra i protagonisti si segnalano Liliana Moro, Cecilia Casorati, il gallerista Mario Pieroni, Gianfranco Maraniello, Massimo Kaufmann, Marco Meneguzzo, Domenico Quaranta, Valentino Catricalà, Lucilla Meloni, Laura Cherubini e Andrea Viliani.
Infine, Arte Fiera ospiterà nel proprio programma collaterale «Note di sguardi», un progetto di fotografia, ideato nel 2021 da Giovanna Sarti, che vede coinvolti tre quartieri di altrettante città europee: Cervia, Bologna e Berlino. A trentasei artisti internazionali attivi nelle tre città o in zone limitrofe è stato chiesto di scegliere un’immagine proveniente dal loro archivio da stampare in forma di poster e da esporre nello spazio pubblico dei quartieri designati nell’arco di un anno, con cadenza mensile. A Bologna, nel passaggio che collega i due padiglioni fieristici, il pubblico potrà vedere una selezione dei poster realizzati fino ad ora.

Ma in occasione dell’evento mercantile l’intera Bologna si veste a festa. La città ospiterà, infatti, la decima edizione di «Art City», il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali, realizzato sotto la direzione di Lorenzo Balbi, che per tutta la settimana animerà varie location della città e culminerà con la «White Night» di sabato 14 maggio, che prevede l’apertura di tutti gli spazi espositivi fino a tarda notte. Ad affiancare i nove main projects - affidati ad artisti emergenti come Benni Bosetto, Kipras Dubauskas, Mattia Pajè, Emilia Tapprest, a nomi più consolidati come Andreas Angelidakis, Giulia Niccolai, Italo Zuffi e ad artisti internazionali come Carlos Garaicoa e Pedro Neves Marques - alta è l'attesa per lo special project del 2022: l'intervento di Tino Sehgal, curato da Lorenzo Balbi e concepito appositamente per piazza Maggiore, da secoli luogo di incontro e scambio, circondata da palazzi medievali e dall’imponente Basilica di San Petronio. Qui, da venerdì 13 a domenica 15 maggio, quarantacinque ballerini e performer daranno vita a una coreografia ricca di riferimenti alla storia e al passato, un’occasione unica per vivere l’arte in termini di esperienza sociale di scambio reciproco. Un ritorno in grande stile per la cultura cittadina perché la cultura, quella vera, vive grazie alla presenza dell’altro, al confronto con il pubblico.

Didascalie delle immagini
1. Per Barclay, Ballerina “Cathrine”, 2001, courtesy Galleria Giorgio Persano fotografia a colori, 300 x 596 cm; 2. Pier Paolo Calzolari, Studio, 1986, courtesy Repetto Gallery Sale, ferro, bouquet di rose su carta applicata su legno, 51 x 41 x 11 cm; 3. Franco Guerzoni, Affresco in corsa d’opera, 2014, courtesy Galleria Studio G7 stucchi e pigmento in polvere su tavola curva e legni pigmentati, cm 212x158; 4. Giorgio Morandi, Natura morta, 1963. Olio su tela, cm 30 x 35. Courtesy: Tornabuoni arte; 5. Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese, 1965-66. Idropittura su tela, cm 45 x 65. Courtesy: Tornabuoni Arte: 6. Giorgio Morandi, Fiori, 1949. Olio su tela, cm 20 x 18. Courtesy: Galleria d’arte Maggiore

Informazioni utili
Arte Fiera 2022. Dove: Quartiere Fieristico di Bologna, Padiglioni 15 e 18. Ingresso: ingresso Nord della Fiera (da Piazza Costituzione: servizio gratuito di navette ogni 2 minuti). Quando: apertura al pubblico 13-15 maggio 2022; 12 maggio (solo su invito) - press preview ore 11.00-12.00 / preview 12.00-17-00 / vernissage 17.00-21.00. Orari: 13 maggio 11.00-12.00 riservato vip / 12.00-20.00 apertura al pubblico; 14 e 15 maggio 11.00-20.00 apertura al pubblico. Informazioni: tel. 051.282111. Contatti digitali: www.artefiera.it | Facebook @artefiera | Instagram @artefiera_bologna | YouTube http://bit.ly/11qM4ni | Hashtag ufficiale #artefiera2022

domenica 8 maggio 2022

Arriva al cinema il film-evento «Tutankhamon. L’ultima mostra» di Ernesto Pagano

«Vedo cose meravigliose».
Sono passati cento anni da quando l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, fatto un piccolo foro nell’intonaco di copertura di una parete sotterranea nella Valle dei Re, in Egitto, pronunciava questa frase gettando per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza era stracolma di oggetti meravigliosi, un ricchissimo corredo funerario dal valore inestimabile, miracolosamente scampato a saccheggi e distruzioni, che si apprestava a entrare nella leggenda.
Quel giovane elevato al rango di semidio ad appena nove anni e morto prematuramente e inaspettatamente nel 1824 a.C., non ancora ventenne, per un intreccio di casualità, 3342 anni dopo la sua sepoltura, stava per diventare uno dei faraoni più famosi dell’antico Egitto, l’unico capace di guadagnarsi la celebrità per il suo sarcofago d’oro massiccio, per i suoi gioielli, per le sue armi, per le sue gemme, per il suo trono e, ultimo ma non ultimo, per quella leggendaria e misteriosa «maledizione» che sembra aver colpito tutti quelli che parteciparono al ritrovamento della tomba.
A questa storia, che principia il 26 novembre 1922, è dedicato il nuovo film-evento del progetto «La grande arte al cinema» di Nexo Digital, «Tutankhamon. L’ultima mostra», su soggetto e per la regia di Ernesto Pagano, in cartellone nei principali cinema italiani dal 9 all’11 maggio.
Ad accompagnare lo spettatore nel racconto di questa vicenda entusiasmante - che farà tappa anche tra le sale del Museo egizio del Cairo e nelle location di Los Angeles, Londra e Parigi, dove, a partire dal 2018, sono stati ospitati centocinquanta oggetti del tesoro appartenuto al leggendario faraone egizio (l’intero corredo è composto da 5398 manufatti) - sarà Manuel Agnelli, vincitore del David di Donatello per la migliore canzone originale con la sua «La profondità degli abissi», brano inserito nel film «Diabolik» dei Manetti Bros.
Mentre la colonna sonora del progetto cinematografico di Ernesto Pagano, che sarà disponibile da questo maggio su etichetta Nexo Digital, porta la firma di Marco Mirk, che ha realizzato per l’occasione, a suo dire, «musiche orchestrali e sognanti, colorate da chitarre elettriche dilatate e pianoforti arpeggiati», ma anche melodie «più psichedeliche con synth scuri e dal sapore enigmatico» o «più post rock con batterie riverberate e chitarre desertiche». 
 Il docu-film, prodotto da Laboratoriorosso, nasce, inoltre, da un confronto serrato tra Ernesto Pagano e il fotografo Sandro Vannini, conosciuto per il suo lavoro ormai ventennale attorno alle antichità egiziane e, in particolare, alla figura di Tutankhamon. Sono, infatti, sue le immagini che corredano il catalogo della più grande mostra internazionale mai dedicata al «Golden Boy», l’ultima in assoluto che ha acceso i riflettori sul tesoro del giovane faraone perché, per volere del governo egiziano, ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. 
Le fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, unico fotografo ad aver avuto accesso al tesoro liberato dalle sue vetrine, prima della partenza per la tournée internazionale della mostra «King Tut. Treasures of the Golden Pharaoh», raccontano come gli oggetti danneggiati nel corso della Rivoluzione egiziana del 2011 abbiano recuperato le loro fattezze originarie grazie al sapiente lavoro dei restauratori.
Il lavoro di Sandro Vannini, commissionato nel 2017 dalla società Img, è basato principalmente su tecnologie digitali sofisticate e d'avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei patrimoni artistici e culturali. 
Grazie all’incarico ricevuto in esclusiva, il fotografo non ha solo avuto la fortuna di poter «mettere in posa» il tesoro del giovane faraone, ma si è anche trovato nella posizione unica di raccontare dall’interno come viene spostato un capolavoro fragile e prezioso come l’imponente Statua del guardiano del re in legno dipinto e dorato (mai più mossa da quando Carter l’aveva inviata da Luxor al Cairo alla fine degli anni Venti).
Attraverso le spettacolari e rivoluzionarie fotografie di Sandro Vannini si snoda anche la ricostruzione di stralci della vita e del rituale funebre del faraone della XVIII dinastia.
Mentre grazie a uno dei più ricchi archivi fotografici privati del mondo dedicati al tesoro e a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta della tomba e del suo tesoro, l’eco della celebre maledizione di Tutankhamon, i frammenti della storia del giovane faraone.
Come in una macchina del tempo, il docu-film porterà, dunque, gli spettatori a cento anni fa raccontando – anche attraverso interviste a esperti e letture drammatizzate dei diari di Howard Carter – la storia dell’epocale scoperta del 1922, con la conseguente ondata di «Tutmania», che rese un archeologo inglese ostinatamente innamorato dell’Egitto e il suo finanziatore, Lord Carnarvon, due star mediatiche. «Nel 1924, mentre Billy Jones & Ernest Hare – racconta, a tal proposito, il regista - suonavano il primo pezzo ballabile di successo, intitolato «Old King Tut», alla British Empire Exhibition di Wembley veniva aperta al pubblico una ricostruzione della tomba di Tutankhamon capace di attirare folle oceaniche di visitatori». Era l’inizio di una fama che non è mai andata scemando».
Il racconto storico permetterà di arrivare anche all’epoca contemporanea quando il celebre archeologo Zahi Hawass, Ministro delle antichità egizie fino al 2011, trasformò il «Golden Boy» in un ambasciatore d’Egitto nel mondo. Fu in quegli anni che per la prima volta venne fattaa una Tac alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte: proprio alle scansioni di quelle Tac è stato concesso l’accesso esclusivo in occasione del docu-film.
La storia del progetto cinematografico di Ernesto Pagano è, dunque, avvincente ed ha anche una morale. Secondo gli egizi, l’eternità di un uomo finirà soltanto quando non ci sarà più nessuno al mondo a pronunciare il suo nome. Cento anni fa il «Golden Boy», a lungo dimenticato, è ritornato sotto i riflettori. La giostra dei media e delle mostre internazionali, così come dei documentari e dei libri fotografici, continua ancora oggi a vorticare, luccicante e piena di fascino, attorno al suo nome e al suo volto, riscoperto grazie alla folle ostinazione di un uomo innamorato dell’archeologia. La maschera d’oro di Tutankhamon e la scoperta di Howard Carter rimangono e rimarranno ben incise e vive nella memoria dell’umanità. I loro nomi continueranno a essere pronunciati ad alta voce. Saranno consegnati all’eternità.


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sabato 7 maggio 2022

Torino Fringe Festival, un palcoscenico diffuso per oltre duecento eventi all’insegna dell’«Extravaganza»

Era il 2013 quando all’ombra della Mole prendeva vita il Torino Fringe Festival, una manifestazione nata sulla scia dei più importanti festival off europei, incentrata sulla massima accessibilità e sul coinvolgimento del tessuto urbano e sociale della città di riferimento.
Nove anni (e una pandemia) dopo la rassegna, che nel frattempo è entrata a far parte del prestigioso network World Fringe, ritorna ad animare il capoluogo sabaudo, dal centro alla periferia, trasformandolo in un palcoscenico diffuso che ospiterà oltre duecento repliche di spettacoli teatrali, trenta eventi speciali, talk, mostre d’arte, live performance, appuntamenti con linguaggi performativi e audio-visivi innovativi, momenti site-specific di danza, concerti, party e molto altro.
La decima edizione del festival, che ritorna dopo due anni nelle sue consuete date di maggio sarà, dunque, all’insegna dell’«Extravaganza» grazie alla varietà delle espressioni artistiche in cartellone, che vedono accostati nomi noti a quelli di giovani emergenti, e all’eterogeneità degli spazi coinvolti, non solo luoghi «canonici» come teatri e cinema, ma anche birrerie, sale da ballo, stazioni, dimore storiche, mercati, musei, piazze e gallerie d’arte.
Tutto è stato realizzato con l’interno di confermare la nomea del Torino Fringe Festival, a oggi uno dei migliori appuntamenti in Italia dedicati alla Performing Arts e al teatro Off, che negli anni è stato capace di coinvolgere oltre duecentosettanta compagnie nazionali e internazionali per un totale di 1770 repliche in più di 60 spazi di Torino al chiuso e 32 all’aperto che hanno visto la presenza di oltre 100.000 spettatori.
Ad aprire il cartellone sarà, il 7 maggio, il comico Natalino Balasso, che porterà sul palco del neo riaperto cinema teatro Maffei lo spettacolo «Recital», una raccolta di brani tratta dai suoi ultimi lavori.
L’inaugurazione del festival, soprannominata Grand Opening Fringe, si terrà, invece, nella serata del 13 maggio e sarà affidata a Davide Olivieri che, al ToolBox, presenterà «Maia - A Live Cinematic and Interactive Performance»: un’esperienza che attraverso immagini, suoni e tecnologie coinvolgerà i sensi della vista e dell’udito in un percorso che avrà come meta finale una terza dimensione, posta sul confine labile tra sogno e realtà.
Per il Grand Opening Fringe è stato ideato anche un altro evento speciale: il «California Love - Tiny Splendor Show», una mostra realizzata dalla casa editrice indipendente di print-making californiana Tiny Splendor, in collaborazione con Graphic Days e Print Club, che fino al 29 maggio presenterà, negli spazi di ToolBox, un centinaio di opere tra risografie, litografie, serigrafie e zines, create da oltre quaranta artisti internazionali provenienti principalmente dalla California, dal Messico, da East e West Coast degli Stati Uniti.
Il cartellone, che vedrà esibirsi nell’arco di tre settimane oltre cinquecento artisti da tutto il mondo, prevede, poi, tanti appuntamenti in grado di attrarre un pubblico eterogeneo, ma si configura nello stesso tempo, grazie al Fringe in rete nato sul modello dell’esperienza pilota di Edimburgo, come una vetrina nella quale gli operatori possono visionare spettacoli e produzioni da inserire, poi, nelle proprie programmazioni.
Sul fronte del teatro sono in programma ventotto spettacoli, proposti in dieci differenti location, tra prime nazionali, debutti internazionali, prosa, musica, appuntamenti interattivi, stand up comedy e performance adatte a tutta la famiglia.
Gli appassionati di acrobazie, danza e marionette potranno assistere in prima nazionale a «Wir Wollen Nie Nie Nie», performance della compagnia berlinese Raum 305, in scena il 17 e 18 maggio alla Casa del teatro ragazzi e giovani. Da Berlino arriva anche Willy The Clown con il suo «ClownLastShow» (ogni sera, dal 24 al 29 maggio, a Casa Fools) e con la gioia di indossare un naso rosso e di vivere il momento più importante, «il qui e ora». Arrivano, invece, da Amburgo i F.ART Kollektiv, che il 19 e il 20 maggio si esibiranno allo spazio Kairòs con «Enter the Muuve», altra performance in prima nazionale: un tentativo di usare il linguaggio e il corpo per muovere sé stessi e smuovere empaticamente il pubblico.
Molto attesa dal Torino Fringe Festival è, poi, la greca Eliza Soroga, vincitrice dell'International Arte Laguna Prize (Venezia, 2017), che porterà per la prima volta in Italia «My Job interviews», performance interattiva dedicata al mondo multiforme del mercato del lavoro (dal 20 al 22 maggio, sedi varie). Parla, invece, di ambiente «T'es rien sans la terre - T'es rien sans la terre» del francese Aurelie Dauphin, artista del Cirque du Soleil che usa l’arte come strumento d sensibilizzazione, con il desiderio che con la danza, la musica e l’immagine si possa innescare un cambiamento (il 29 maggio, alla Casa del teatro ragazzi e giovani).
Un altro appello a smuovere le coscienze è «XPand Danceforchange» di Club Futuro che, dal 27 al 29 maggio, porta al Torino Fringe Festival un’esperienza di clubbing trasformativo per sensibilizzare i partecipanti sul tema del cambiamento climatico e promuovere la transizione ecologica nel settore della dance music industry.
Non manca nel programma la collaborazione con un altro importante festival teatrale torinese, il «Play with food - La scena del cibo», che porterà sul palco «Il talismano della felicità» con il collettivo «LunAzione», un viaggio immersivo e sensoriale all’insegna del sapore (dal 20 al 22 maggio, a L’Artificio), e il «Pranzo in silenzio» (29 maggio, birreria La Baltea), più che un appuntamento conviviale una pratica meditativa da condividere.
Il programma del Torino Fringe Festival è ricco ancora di tanti altri eventi da scoprire sfogliando la guida e da scegliere in base ai propri interessi e alla voglia del momento. Si riderà, per esempio, con «La supercasalinga» di e con Roberta Paolini, una sorta di avventura da supereroi all’insegna della cura della casa (dal 17 al 22 maggio, a L’Artificio), e con il monologo «Confessioni psicolavabili» di Dario Benedetto (dal 24 al 29 maggio, allo Spazio Ferramenta). Si rifletterà con «Io odio – Apologia di un bulloskin» dei Santibriganti Teatro (dal 17 al 22 maggio, al teatro Giulia di Barolo), «Horror Vacui – Un’indagine paranormale vera ll’85%» (dal 17 al 22 maggio, allo Spazio Kairos) o il monologo «Questa è casa mia» di Alessandro Blasioli, sul terremoto abruzzese (dal 24 al 29 maggio, a L’Artificio). 
Si potranno, poi, scoprire storie vere ridotte per la scena come «r/Place» di e con Matteo Santucci, viaggio che percorre la nascita della più grande opera d’arte collettiva della storia dell’umanità (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A., in prima nazionale), «Cazzima&Arraggia», prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, che racconta le trattative per l’arrivo di Maradona al Napoli (dal 17 al 22 maggio, allo Spazio Kairos) o «L’uomo senza paura» di Enchiridion, sulla vita del pugile Sandro Mazzinghi, nato a Pontedera sotto le bombe della Seconda guerra mondiale e diventato due volte campione del mondo dei pesi medi jr (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A.), solo per fare qualche esempio. Ci sono, infine, anche spettacoli interattivi come «Shakespeare Showdown», che permette di determinare il destino di personaggi come Romeo e Giulietta (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A.; dal 23 al 29 maggio, a Casa Fools) o «Niki e l’onda energetica» (dal 20 al 22 maggio e dal 27 al 29 maggio, al teatro Giulia di Barolo), pensato per i più piccoli. 
Non resta che scegliere il proprio appuntamento preferito, uscire di casa e farsi avvolgere dalla magia del teatro. Ne varrà la pena…

Informazioni utili 
www.tofringe.it