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giovedì 10 novembre 2016

Jannis Kounnellis e il teatro di Heiner Müller in mostra a Milano

«Mi piace lavorare per il teatro perché mi piace il teatro, e poi perché era necessario portare sul palcoscenico la stessa rivoluzione che io e i pittori della mia generazione, avevamo portato nella pittura». Così Jannis Kounellis racconta il suo rapporto con il teatro, iniziato nel 1968 con la scena dei sacchi di carbone per lo spettacolo «I testimoni» di Flaminio Bulla, per la regia di Carlo Quartucci, andato in scena al teatro Stabile di Torino.
Da allora l’artista greco, esponente di spicco dell’Arte povera, si è più volte accostato al mondo della scena: nel 1991 ha realizzato i «cani che abbaiano» per il «Mauser» di Heiner Müller, nel 1999 tre grandi treni per l'«Opera Beuys» proposta a Duesseldorf, nel 2000 un sipario di coltelli e una croce rovesciata per «Il Cimarron», con la musica di Hanz Werner Heinze.
L’elenco delle collaborazioni di Jannis Kounellis è proseguito con l’ideazione, nel 2010, di un sipario di pietre legate a corde per il teatro greco di «Elefsina» e con il monumentale sipario «gotico» di lamiere con scranni su tre livelli per il «Loengrin» di Richard Wagner, rappresentato ad Amsterdam nel 2014.
L’ultima sua ideazione per il mondo della scena è del 2015, quando ha lavorato a «Die Hamletmaschine» («La macchina di Amleto»), un dramma postmoderno di Heiner Müller liberamente ispirato all’«Amleto» di William Shakespeare, portato in scena nel dicembre 2015 al Piccolo Teatro d’Europa di Milano.
Il video di questa performance teatrale, realizzata in collaborazione con il regista Theodoros Terzopoulos, è ora in mostra nella sede milanese della Galleria Fumagalli, per la curatela di Annamaria Maggi e Alexandra Papadopulos.

L’opera, realizzata in occasione del ventennale della scomparsa del drammaturgo e poeta tedesco si compone di un’installazione (scena e platea) realizzata dall’artista greco e di una performance nella quale alcuni brani del dramma «Die Hamletmaschine» prendono forma attraverso la voce femminile dell’attrice Sofia Hill, la musica elettronica live di Panagiotis Velianitis e la voce maschile elaborata da Theodoros Terzopoulos.
Il lavoro di Heiner Müller, autore definito negli anni Novanta «il più grande scrittore di teatro vivente», rilegge liberamente l’«Amleto» di Shakespeare, introducendovi anche riferimenti e allusioni al femminismo, al movimento ecologista e al comunismo.
Caratteristica dell’opera, redatta nel 1977, è la frizione della parola poetica con la storia, strutturata in cinque sequenze di monologhi durante i quali il protagonista abbandona il proprio ruolo teatrale per riflettere sul suo essere attore.
L’interprete di «Amleto» si ritrova morbosamente avvinghiato al suo personaggio, alle prese con le proprie passioni e i propri fantasmi. Il suo è un farneticante soliloquio in cui sono messi a nudo, da una parte, l’accantonamento di ogni slancio utopico e, dall’altra, i paradossi della situazione dell’intellettuale moderno, dibattuto tra l’impossibilità di modificare lo stato delle cose e la volontà di trasformarsi in macchina al servizio di chi amministra l’esistente. Il risultato è un racconto frastagliato, senza armonia, come se il mondo interiore dell’interprete del dramma shalespeariano volesse esplodere nell’irruzione accidentale di brandelli di frasi, di suoni appena udibili.
Per questo lavoro Kounellis ha realizzato un’installazione, allo stesso tempo personale e sociale, contro la corruzione e il potere, nel quale compare un Amleto «con la schiena rivolta verso le rovine dell’Europa».
L’artista greco continua così il suo rapporto con il mondo della scena per il quale usa un linguaggio che non è fatto di pennellate, ma di cose vere: i sacchi di carbone, il fuoco, la terra, la lana, i sacchi di juta, le piante, gli animali, rivendicando alla materia artistica una sua verità e un potere di svelamento non privo di rimandi poetici, letterari e simbolici. Una vera e propria drammaturgia, la sua, da intendersi in termini di scrittura scenica, capace di trasformare lo spazio in una «cavità teatrale e umanistica» perché –come afferma lo stesso artista- «è l'uomo il vero punto di vista del teatro, la sua centralità, che a differenza della pittura ha uno svolgimento e una grande immediatezza».

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Jannis Kounellis, Theodoros Terzopoulos, Die Hamletmaschine di Heiner Müller, Il Piccolo Teatro d’Europa, 2015; [fig. 4] Ritratto di Jannis Kounellis

Informazioni utili
Jannis Kounnellis, Theodoros Terzopoulos. Die Hamletmaschine by Heiner Müller. | Presentazione video della performance. Galleria Fumagalli, via Bonaventura Cavalieri, 6 – Milano. Orari: martedì-sabato, ore 11.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: galleriafumagalli.com o tel. 02.36799285. Sito internet: www.galleriafumagalli.com. Fino al 20 dicembre 2016. 


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