ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 15 ottobre 2019

Obiettivi puntati sul Siena International Photography Awards

È la sfida a colpi di click più partecipata al mondo. Solo l’anno scorso sono arrivate in Toscana da centocinquantasei Paesi oltre quarantottomila immagini di fotografi professionisti, dilettanti e amatoriali. La cerimonia di premiazione della nuova edizione, che ha visto ampliarsi i confini con l’invio di fotografie da ben centosessantuno Stati, è ormai alle porte. E on-line è già stato pubblicato il bando per il 2020, la cui macchina organizzativa prenderà il via da domenica 27 ottobre. Ma il giorno prima, sabato 26, si farà un riassunto dell’anno appena trascorso con la cerimonia di premiazione dell’edizione 2019, la quinta dalla sua nascita. Stiamo parlando del «Siena International Photography Awards», che vanta una prestigiosa e qualificata giuria internazionale, nella quale figurano firme di spicco del «National Geographic», ma anche fotografi e picture editor di fama mondiale. Sul palco del teatro dei Rinnovati saliranno, oltre al «SIPA Photographer of the Year», i vincitori delle dieci categorie in concorso: «Creative & Still Life», «Fotogiornalismo», «Viaggi & avventure», «Persone & volti accattivanti», «La bellezza della natura», «Wildlife», «Architettura & spazi urbani», «Sport in azione», «Portfolio Story-Telling» e «Short Documentary Film».
Prenderà così il via nella «città del Palio» un mese dedicato alla fotografia con workshop, photo tour, eventi e nove mostre da non perdere, ospitate nelle location più esclusive della città per lasciarsi ammaliare non solo dalla bellezza degli scatti esposti, ma anche dal fascino di un territorio che ha pochi eguali al mondo.
Cuore pulsante della manifestazione, in programma fino al 1° dicembre, sarà la rassegna «Imagine All The People Sharing All The World», che allineerà negli spazi dell’ex distilleria «Lo Stellino», struttura dei primi del Novecento dal forte carattere industriale, centoquattordici fotografie di novantanove fotografi di trentanove nazionalità diverse, che hanno partecipato alla quinta edizione del contest promosso da SIPA.
La mostra, che permetterà anche di vedere le opere di alcuni premi Pulitzer e dei vincitori più noti del World Press Photo, sarà, inoltre, accompagnata dalle immagini video di alcuni dei reportage più apprezzati degli autori del «National Geographic».
Sempre all’ ex distilleria «Lo Stellino» sarà esposta «Afghanistan Desert Patrol», con le immagini che Philip Coburn ha scattato, nel gennaio del 2010, quando era aggregato all’esercito dei Marines statunitensi a Helmand.
Il fotografo racconta di avere avuto l’impressione di essere quasi dentro un film, tanto tutto sembrava assurdo e surreale: «mangiavamo cibo in scatola e ci lavavano con una bottiglia d’acqua ogni tre giorni, ma l’essenziale era riuscire a rimanere vivi». Il gruppo si spostava su automezzi attraverso il deserto e le pianure afghane, origliando le «chiacchiere» dei Talebani e scoprendo che avevano soprannominato la loro unità i «Guerrieri che Dio protegge» perché consideravano i loro blindati un segno di invincibilità.
Altro appuntamento da non perdere sarà «Above Us Only Sky» alla Basilica di San Domenico, attuale sede del Liceo artistico «Duccio Buoninsegna» di Siena. L’esposizione, che allinea le immagini più belle del concorso «Drone Awards», è la prima collettiva italiana dedicata alla fotografia aerea.
Dalle valli montane scolpite dai ghiacciai alle coste frastagliate circondate da acque luccicanti, fino ai villaggi abbandonati e alle reti di trasporto tentacolari sono numerosi gli scenari con cui i visitatori si potranno confrontare, comprendendo così come gli artisti possano estendere i confini della fotografia tradizionale alla percezione ambientale del nostro tempo.
«Gli scatti esposti -raccontano gli organizzatori- rasentano il confine dell’astratto, sovvertendo le relazioni spaziali e il fattore di scala, creando un’esperienza simultaneamente seducente e disorientante per chi guarda».
A San Domenico sarà visibile anche «Planet vs Plastic», mostra di Randy Olson, uno dei più importanti e storici collaboratori del «National Geographic», che racconta la sfida ambientalista mettendo in scena l’autorevole rigore, la maestosa armonia, il delicato equilibrio e la straordinaria bellezza del nostro pianeta, impegnato nell’ardua lotta di resistenza contro l’inquinamento.
Sempre a San Domenico, nel chiostro, sarà allestita «Life Force: What Love Can Save», personale dell’argentina Constanza Portnoy, che racconta la straordinaria storia di Jorge e Vero, coppia con malformazioni genetiche, che ha dato alla luce la piccola Ángeles. «Il progetto fotografico -spiegano gli organizzatori del festival- cerca di rompere con i preconcetti e gli sguardi di disapprovazione di molti ambienti della società definiti «normali», cercando di illuminare la semplicità e l’autenticità dei rapporti umani». L’obiettivo si è così posato sulla vita quotidiana della famiglia, per raccontare il legame d’amore, il sostegno incondizionato, l’accettazione reciproca e la tolleranza tra i tre, che riescono ad andare avanti, nonostante la condizione di povertà e il ridotto sostegno economico che ricevono.
A San Domenico sarà possibile vedere anche la mostra «Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military», che allinea le fotografie di Mary F. Calvert dedicate alla sua ricerca sugli abusi e sulle violenze sessuali perpetrate all’interno dell’esercito americano.
L’Area Verde Camollia aprirà, invece, le porte alla rassegna «Grandma Divers», nella quale il foto-giornalista Alain Schroeder racconta l'affascinante e poco conosciuta storia della comunità di pescatrici coreane, definite anche come le ultime sirene, dedite già dal 434 D.C. alla tradizionale attività dell’immersione subacquea in apnea in cerca di alghe, frutti di mare di vario genere e di polpi.
Le Haenyeo (letteralmente «donne di mare») rappresentano l’esempio positivo di pesca sostenibile grazie all’estrema conoscenza della vita marina che si tramanda attraverso questo mestiere che recentemente è diventato patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
La pratica di pesca sostenibile si fonda sul rispetto dell’oceano e sul desiderio di condividere armoniosamente con la ricca fauna e l’intensa attività marina. Così attraverso gli scatti di Alain Schroeder conosciamo le immersioni senza bombole di ossigeno e attrezzature tecnologicamente avanzate che hanno permesso alle Haenyeo di sviluppare metodi per navigare nelle profonde acque del mare, partendo da una tecnica di respirazione che permette loro di trattenere il respiro sott’acqua fino a due minuti. Fisicamente impegnative e pericolose, le immersioni in apnea non sono per i deboli di cuore. I pericoli comprendono anche le avversità delle estreme condizioni meteorologiche in cui possono imbattesti quando si immergono per raccogliere alghe, frutti di mare, crostacei e molto altro ancora.
Schroeder le ha volute fotografare con le loro tute di gomma sottile e con i loro vecchi occhiali, con la consapevolezza che le Haenyeo rischiano di diventare una professione del passato perché si tratta di una tradizione che sta lentamente svanendo. Un mestiere che, come racconta il fotografo, promuove uno stile di vita ecologico e sostenibile e che grazie agli sforzi delle comunità locali e del governo, sta portando un rinnovato interesse anche nei giovani, delusi dalla vita urbana e desiderosi di ritornare alle loro radici.
Al mondo del mare -con le meraviglie dei suoi abissi, sempre più messe a rischio dal difficile e contrastante rapporto con l’uomo- guarda anche la mostra «Karma Blu» di Filippo Borghi a Palazzo Sergardi Biringucci.
Tra gli eventi in programma si segnala anche a Palazzo Sergardi l’esposizione fotografica di Antonello Palazzolo, ideatore di «Spazi Sonori», istallazione permanente, laboratorio multimediale e salotto aperto dove suono, immagine e architettura si mescolano naturalmente, contribuendo a una magica percezione multi-sensoriale, nella quale le note di Chopin “incontrano” gli storici pianoforti conservati nella dimora senese, tutti costruiti dalla storica prestigiosa firma Pleyel di Parigi.
Siena International Photography Awards prevede anche workshop e photo tour con escursioni inedite alla scoperta di uno dei territori più fotografati e visitati al mondo con il Chianti.
Da non perdere è, poi, anche l’appuntamento con l’incontro «One Shot Together», quando tutti i partecipanti del concorso si daranno appuntamento in piazza del Campo per una foto ricordo.
Sono, inoltre, previsti appuntamenti di approfondimento con Randy Olson e Melissa Farlow, grandi firme del foto-giornalismo internazionale e storici obiettivi del National Geographic, che daranno vita a un laboratorio di narrazione visiva che documenta la storica città del Palio e la sua gente. Altro momento di approfondimento sarà il workshop con Oliviero Rossi sull’utilizzo della fotografia in ambito psicologico.
Un cartellone, dunque, ricco quello del Siena International Photography Awards, che offrirà l’occasione per guardare al mondo con occhi nuovi, ricordandoci che «una fotografia vale più di mille parole».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mauro De Bettio, «Chasing spirits» ; [fig. 2] Thomas Vijayan,«Krill View» ; [fig. 3] Ignacio Medem, «Natural recycling» ; [fig. 4] SE_Ming, «Li_Colourful mountain 1» ; [fig. 5] Philip Coburn, «Afghanistan Desert Patrol» ; [fig. 6] Constanza Portnoy, «Life Force: What Love Can Save»; [figg.7 e 8] Filippo Borghi, «Karma Blu»

Informazioni utili 
www.festival.sienawards.com

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